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Prysmian abbassa la tensione

10.01.2023

Dalla teoria alla pratica Trasformare le idee in oggetti, mettere a terra, come si dice oggi, è il momento più critico di ogni percorso progettuale. Se poi si tratta di passare dalle aule di una università, il posto dove è nata l’idea, alle officine di produzione di una società quotata in Borsa, il percorso si farà ancor più accidentato. L’avventura di Roberto Candela inizia all’università di Palermo, dove era titolare della cattedra di Elettrotecnica alla facoltà di Ingegneria. «L’insegnamento è passione. Passione per la materia che si insegna e che ti porta ad esplorare nuovi aspetti — dice Candela —. È stato così che nel 2006, assieme a tre colleghi, Antonio Di Stefano, Giuseppe Fiscelli e Costantino Giaconia, siamo arrivati a brevettare un sensore per la misurazione delle scariche. All’epoca, oltre ad insegnare, avevo una consulenza con Prysmian che durava già da un paio d’anni. Parlai del nostro brevetto in azienda, che decide di acquistarlo nel dicembre del 2009. Da allora abbiamo sviluppato altri ventiquattro brevetti che compongono una offerta completa nell’analisi del funzionamento dei cavi. I cavi, in sé, sono stupidi, ma attraverso i nostri brevetti, riusciamo ad analizzarne da remoto lo stato di salute, capire se funzionano bene, se funzionano al massimo della loro capacità e se sono in grado di resistere a possibili sollecitazioni». Per un gruppo come Prysmian, uno dei colossi mondiali nella produzione di cavi ad alta tecnologia ed elevata capacità guidato dalla fondazione dall’amministratore delegato Valerio Battista, i brevetti sviluppati dal team di Roberto Candela — che nel frattempo, era 112012, ha lasciato l’insegnamento universitario — sono il naturale completamento di un percorso che sposta il focus
dell’azienda dal prodotto al servizio.

Come a Washington
Soprattutto perché i software messi a punto sanno individuare, con la precisione di un metro, il punto in cui intervenire preventivamente su cavi lunghi centinaia di chilometri. Ora, il passo successivo, che vede Prysmian, per la prima volta nella propria storia, entrare nel mercato consumer, proponendo la declinazione dei brevetti del professor Candela pensata per le famiglie. La stessa tecnologia che oggi monitora le reti elettriche di Washington e Singapore e l’interconnessione elettrica Eleclink che passa nel tunnel della Manica tra Gran Bretagna e Francia messa a guardia di casa. «Si chiama Pry-Cam Home — spiega Candela — e tecnicamente rappresenta il passaggio dall’alta alla bassa tensione. Si tratta di un apparecchio che ognuno può installare a casa propria e che consente, tramite una app sul telefonino, di avere costantemente il controllo della propria rete elettrica domestica. Questo consentirà di avere un report istantaneo delle condizioni delle proprie apparecchiature, dal televisore alla lavatrice, di prevenire guasti e anche di risparmiare sui consumi energetici».

Dal cavo al servizio
Prysmian sta focalizzando un nuovo target: diventare un fornitore completo del servizio cavo in alta tensione e arrivare a farlo anche in bassa. Pry-Cam I come è lo strumento per avvicinarsi all’obbiettivo. Integrata nell’impianto di casa riesce a monitorare istantaneamente il funzionamento, fornendo una serie di dati di notevole importanza, dal consumo alla qualità dell’impianto. I dati, che vengono conservati nella app del telefonino, sono poi archiviati per giorno, settimana e mese. La tecnologia permette di misurare anche l’eventuale dispersione dell’impianto, ovvero quella quota di energia che viene pagata dall’utente perché a valle del contatore ma che non arriva alla funzione finale, dato che si perde a causa di cavi vecchi o mal tenuti. La dispersione è un indicatore di un possibile cattivo funzionamento dell’impianto e di cavi spesso inadeguati o rovinati. Soprattutto, Pry-Cam fornisce un report preciso sullo stato dell’impianto di terra, fondamentale elemento di sicurezza che però raramente viene monitorato e che, proprio per la sua natura, è da un lato soggetto a possibili distacchi, dall’altro insostituibile elemento di sicurezza. «È un passo in avanti importante — spiega Candela — un prodotto che non ha veri competitor, perché altri vendono tecnologie simili, ma Prysmian è l’unica a fornire un servizio completo. Soprattutto siamo orgogliosi di un prodotto interamente realizzato in Italia: stampiamo le schede a Trieste e anche le plastiche sono realizzate nel nostro Paese. Dal software alle viti è tutto made in Italy». Con quaranta dipendenti a Palermo e altrettanti in Svizzera, che nel 2022 hanno generato per Prysmian electronics un business di circa 34 milioni di euro.

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Articolo pubblicato il 9 gennaio da L’Economia

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