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Partnership pubblico-privato? SEMPRE PIÙ NECESSARIA| Civiltà del Lavoro 2/2025

03.07.2025

Negli ultimi venti anni il settore spaziale ha vissuto una trasformazione senza precedenti, allargando gli orizzonti della scienza, della tecnologia e dell’economia.

Dal primo satellite artificiale mandato in orbita nel 1957, il sovietico Sputnik, e dal primo satellite italiano San Marco, lanciato dieci anni dopo, il settore spaziale ha amplificato il suo raggio d’azione andando ben oltre i confini della pura ricerca e dell’esplorazione: oggi abbraccia anche le sfere della sicurezza, della difesa, dell’ambiente, dell’agricoltura, delle comunicazioni e persino del turismo.

La nascita della Space economy

Lo spazio non è più soltanto un ambiente scientifico ed esplorativo, ma è una opportunità economica, capace di attrarre capitali e risorse, anche quelle umane. Da qui il termine di Space economy.

Recentemente nuovi operatori economici, investitori finanziari, capitali di ventura che non provengono dal tradizionale settore spaziale, sono stati attirati dalle possibilità del settore spaziale e hanno iniziato ad investirci, affascinati dalle sue prospettive di innovazione ma anche dal potenziale di crescita economica. Su tutti Elon Musk, fondatore di Space X, ma senza dimenticare Jeff Bezos, Richard Branson, Paul Allen e tanti altri. Si tratta di imprenditori che hanno accumulato enormi fortune con questa New Space economy basata sul web e sui servizi low cost, sfruttando soprattutto le Low Earth Orbit (Leo), con costellazioni di migliaia di piccoli satelliti.

Europa e Italia: la sfida dell’innovazione

L’Europa e soprattutto l’Italia, grazie anche al disegno di legge Spazio 2024, devono colmare il gap con gli Stati Uniti, passando da una storica manifattura di satelliti e strumenti ad una strategia sempre più basata su nuovi servizi e informazioni via web.

Lo sviluppo della New Space economy in Italia sarà possibile giocando d’anticipo, affrontando tempestivamente e in modo innovativo le sfide poste dalla crescita di tante startup, affiancate dai giganti Thales Alenia Space e Leonardo. Solo con una forma di partenariato, includendo anche il settore pubblico, potremo continuare a ricoprire il ruolo che ci spetta a livello internazionale e che Luigi Broglio ci ha aperto nel 1967.

Il nostro contributo

Att Angelantoni Test Technologies, Gruppo Angelantoni Industrie (fondato nel 1932), progetta e costruisce dal 1952 camere di simulazione ambientale (camere climatiche) destinate ai settori automobilistico, elettronico e aerospazio. Dal 1988 Att fornisce ai clienti del settore anche camere di termovuoto, cioè simulatori spaziali per il test di satelliti o componenti di satelliti.

Si tratta in genere di camere cilindriche, costruite in acciaio inox di forte spessore, capaci di lavorare in un vuoto spinto, dell’ordine di 10-7 bar. All’interno si trova uno schermo, anch’esso cilindrico, in cui viene fatto circolare azoto liquido. Opportuni riscaldatori servono per lavora re a temperature più alte rispetto all’azoto liquido, generalmente fra -180°C e +150°C.

Innovazione sostenibile nei test spaziali

Att ha sviluppato negli ultimi anni una tecnologia innovativa che prevede l’uso di azoto gassoso, non più liquido, che termoregola l’ambiente per irraggiamento, senza più i riscaldatori in camera. Si ottengono così sensibili risparmi energetici, riduzione dei consumi di azoto liquido e migliore uniformità di temperatura nel campo -180°C / +150°C.

Att, con un altro partner italiano, ha da poco installato in Italia una camera di termovuoto capace di operare fino a -192°C utilizzando elio gassoso al posto dell’azoto.

Per quanto riguarda le ultime significative commesse, Att ha da poco consegnato un grande simulatore spaziale da 270 mc. alla Taiwan Space Agency mentre un altro, sempre per il test di grandi satelliti, è in consegna presso Airbus a Tolosa.

Verso il futuro: test integrati e digitali

Per la nuova Space Smart Factory di Thales a Roma in autunno verrà completata l’installazione e il collaudo di una grande camera di termovuoto, da 240 mc, con vuoto 10-7bar e campo di temperatura -173°C / +130°C. La fornitura verrà completata da due grandi camere per prove di antenne satellitari, a pressione ambiente, una da 285 mc con campo -150°C / +180°C e l’altra da 72 mc con campo -50°C / +100°C. Lo sviluppo delle attività spaziali sempre più diffuso e il lancio di costellazioni di microsatelliti ha portato Att a sviluppare Qbe, una camera di termovuoto adatta per startup o centri di ricerca. Caratteristica di questo termovuoto è la forma a parallelepipedo, unica nel suo genere, che favorisce il miglior utilizzo dello spazio interno, una facile ergonomia ed un costo più ridotto.

In piena fase di sviluppo, con un altro partner italiano, anche un sistema test integrato capace di collaudare schede o dispositivi elettronici, destinati al settore spaziale, sottoponendoli a stimolazioni elettriche mentre si applicano stress termici (fino a 100°C / min!) e di vibrazione con shock ripetitivi a 6 gradi di libertà (tecnica HALT & HASS).

 

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