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Modello ultracentenario che guarda al futuro. Pedranzini: le persone al centro. | Civiltà del Lavoro 6/2023

19.02.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro

 

Quale ruolo hanno le Banche Popolari nell’attuale scenario economico-finanziario?

Lo scenario è tra i più complicati e per questo il ruolo delle banche, in particolare delle Popolari, è oggi più che mai delicato. Possiamo però affermare, e non senza una certa soddisfazione, che il sistema bancario italiano si sta dimostrando estremamente resiliente. La Popolare di Sondrio si è da poco trasformata in S.p.A., ma ha conservato tutte le caratteristiche di Banca Popolare. Da vice presidente dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari posso dire che, nel contesto economico-finanziario dato, le banche associate si sono particolarmente distinte nella difesa e nel sostegno all’economia reale basata sulle PMI, che in Italia realizzano oltre il 70% del valore aggiunto prodotto e l’80% dei posti di lavoro. Basterebbe questo a rendere evidenti la necessità e il valore del contributo del Credito Popolare, modello ultracentenario, ma attuale ed efficace per il presente e il futuro grazie alle sue peculiarità: fedeltà a precisi valori, stretto legame con i territori, parte attiva e integrante delle comunità di riferimento. Questo modello permette di navigare con successo anche nelle avversità del ciclo economico per soddisfare famiglie e imprese, sempre in un’ottica di crescita e di solidità.

In che modo le banche possono favorire la ripresa?

“Banca che fa banca”: così mi piace definire la Popolare di Sondrio. Ecco, le banche che vogliono mettersi a disposizione del Paese e della sua economia per favorirne la ripresa devono “semplicemente” fare banca, ovvero raccogliere il risparmio e farlo fruttare alimentando il ciclo dell’economia e, quindi, contribuire a migliorare la vita economico-sociale delle comunità di appartenenza. Si tratta di comporre un quadro complesso che, nel supportare la crescita, consenta all’imprenditore da un lato, alla banca dall’altro, di dare continuità e prospettive alle rispettive realtà aziendali, con visione lungimirante e con la giusta attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Posto che la sostenibilità del debito è elemento imprescindibile per l’erogazione del credito, occorre che la banca abbia a tener conto degli effetti delle proprie azioni sulla base allargata dei propri stakeholder, sempre nel rispetto delle norme e direttive cui deve essere improntata l’operatività. La banca che mi onoro di dirigere lo ha sempre fatto e lo sta facendo e i risultati, anche quelli di questi ultimi mesi, ci stanno dando ragione.

Come è cambiato negli anni il rapporto con gli utenti?

Il rapporto con i clienti – così mi piace identificare coloro che utilizzano i nostri servizi -, per noi non è cambiato. Il successo ottenuto, misurato nei risultati e nel grado di soddisfazione e di fidelizzazione della clientela, è il frutto di un particolare modo di intendere questo rapporto. Quello che è cambiato sono le modalità della relazione. La tecnologia ha rivoluzionato ogni aspetto della vita e vi sono ancora enormi potenzialità inespresse. Proprio per questo il digitale non va subito, ma governato anche facendo delle scelte in controtendenza, necessarie per immunizzare il sistema dagli effetti negativi che lo stesso processo innovativo, inevitabilmente, porta con sé. Faccio un esempio. Per svolgere il nostro lavoro a favore della comunità, la presenza fisica sul territorio è importante. Se il sistema bancario è orientato alla riduzione del personale e degli sportelli in funzione del contenimento dei costi, dal canto nostro, finché le filiali mostreranno la sostenibilità del proprio conto economico, ne manterremo la funzione, investendo per dare un volto alla banca in una logica “digitalhuman”. Mettiamo a disposizione di queste comunità, oltre alle operazioni di cassa, team di professionisti per le diverse tipologie di consulenza. La convinzione di poter proseguire su questa strada è confermata dal successo di tante aperture, ragionate quanto a ubicazione e organici, fatte negli anni.

Mai avuto paura di non farcela?

No, mi hanno insegnato che si può avere timore, mai paura. La paura è sempre cattiva consigliera, bisogna tenerla lontana. Ho imparato a non aver paura in 45 anni di carriera, tutta interna alla Popolare di Sondrio. Negli oltre 25 anni alla guida di questa banca possiamo dire di aver brillantemente superato insieme la grave crisi finanziaria del 2011, quella pandemica e ora quella legata ai conflitti che insanguinano il mondo. In queste avversità, mantenendo intatto lo spirito di Banca Popolare, ci è stato possibile diventare una realtà bancaria di primo piano, inserita dalla BCE tra le banche più significative a livello europeo. Ho imparato a sostituire la parola “paura” con “resilienza”, affrontando i rischi per coglierne le opportunità anche nelle situazioni più negative, avendo sempre presente il senso di responsabilità sociale e ambientale che deve guidare le scelte di ogni imprenditore.

Con che stato d’animo ha vissuto la nomina a Cavaliere del Lavoro?

Ricevere una così importante onorificenza dalle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella non può che suscitare emozione e gratitudine. C’è poi l’orgoglio di far parte di una comunità coesa, quella della mia banca, che ha voluto collegare questa nomina al mio operato riconoscendo laboriosità, dedizione, attaccamento aziendale e spirito di servizio messi a disposizione del più ampio interesse delle comunità con le quali la banca condivide attività e obiettivi di sviluppo. Il fatto che, prima di me, sia stata conferita soltanto all’allora Presidente e per me maestro, Piero Melazzini, il primo e finora unico esponente della Popolare di Sondrio a ottenerla, mi riempie di gioia, ma anche di tanta responsabilità per affrontare il futuro.

 

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