Menu

Innovazione, l’importanza della follia | Civiltà del Lavoro 6/2023

03.02.2024

di Fabrizio Bernini

Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro

 

Viviamo tempi complessi; parallelamente ai terribili conflitti in Europa e nel Medio Oriente, dei quali ancora non vediamo la fine e che sembrano inquinare sempre più il mondo sotto plurimi aspetti, si sta passando da rivoluzioni tecnologiche e importanti transizioni sociali, che segnano un punto di rottura con il recente passato.

Parlando da imprenditore che ha fondato la sua azienda sulla leva dell’innovazione, è fondamentale acquisire maggiore coscienza e consapevolezza della velocità del cambiamento. Siamo passati da un analfabetismo di massa all’Intelligenza artificiale. Dalla prima alla terza rivoluzione industriale sono trascorsi oltre 250 anni; dall’inizio di questo millennio, invece l’imprenditore contemporaneo ha vissuto una tripla transizione al cubo – industria 3.0, 4.0 e oggi 5.0 – che significa transizioni totali di tipo digitale, energetico e sostenibile. Trasformazioni continue che portano ad uno stravolgimento del fare impresa e del mercato e che ovviamente hanno portato ad un’attenzione e sensibilità del consumatore verso prodotti digitali e sostenibili.

Una volta la vita utile di un bene poteva arrivare anche a dieci anni: lo si metteva in produzione e per lungo tempo era sufficiente per rimanere competitivi. Oggi occorre trasformare ed evolvere i beni e servizi offerti, altrimenti la nicchia conquistata viene occupata da altri che hanno avuto maggiore creatività e capacità d’innovazione. È quindi opportuno cavalcare l’onda delle trasformazioni tecnologiche e saperle integrare ai propri prodotti o sistemi. Imprenditori, tecnici amministrativi, marketer e commerciali, devono interagire e mettere a fattor comune varie tecnologie per cercare una multidisciplinarietà nei vari segmenti di mercato.

Proprio per questo motivo, per sviluppare e gestire al meglio progetti nell’ambito dell’Intelligenza artificiale, all’interno della mia azienda abbiamo costituito il Laboratorio della Follia, che si distaccherà dal Laboratorio delle Idee, l’area Ricerca & Sviluppo nata nel 2007. Il Laboratorio della Follia sarà composto da giovani ingegneri e creativi, che proveranno a realizzare soluzioni folli, azzardate, fuori dagli schemi in materia di IA.

I sistemi di IA sono progettati per capire il proprio ambiente, mettersi in relazione con quello che percepiscono, risolvere problemi e agire verso un obiettivo specifico adattando il proprio comportamento, analizzando gli effetti delle azioni precedenti e lavorando in autonomia. Enormi sono le potenzialità di questa tecnologia, ma è anche opportuno saperla interpretare e applicarla in funzione dei vari mercati di riferimento.

Abbiamo già alcuni prodotti sul mercato come la nuova gamma di Ambrogio, il robot rasaerba, che si basa su innovativi sistemi di navigazione autonomi e senza fili equipaggiati con sensoristica avanzata (sistemi di visione, radar e ultrasuoni). Abbiamo sviluppato chatbot addestrati sulla manualistica dei nostri prodotti per la casa, come appunto i prodotti robotici da giardino oppure gli inverter fotovoltaici e i sistemi di accumulo Azzurro, ma anche soluzioni per le imprese come gestionali e contabilità di magazzino, sistemi di automazione e tracciabilità. Stiamo inoltre lavorando su nuovi progetti di data analysis e fault prevention per aumentare la forza dei sistemi di assistenza e di predittività.

Saper coniugare le nuove tecnologie come l’Intelligenza artificiale al concetto di sostenibilità, resilienza e capitale umano, sarà però la vera sfida dell’Industria 5.0. È tuttavia necessario non limitare il significato di sostenibilità, che deve essere interpretato come il benessere della società che garantisce sviluppo e crescita con attenzione alla salute del pianeta, al benessere sociale ed economico delle persone. I criteri Esg che codificano e indirizzano le strategie aziendali responsabili giustificano il perché si fa business o perché si fanno certe scelte di investimento spostando quindi il baricentro delle strategie dell’impresa dal cosa o dal come.

Questo succede soprattutto in Italia, e nella vecchia Europa che – anche se meno ricca – è oggi decisamente più sostenibile dell’Asia o degli Stati Uniti; credo che sarà un nuovo punto di riferimento per le prossime generazioni, che preferiranno vivere nel vecchio continente per uno stile di vita più conforme alle proprie aspettative. Nel contempo, però, diventa importante ritornare a fare una forte politica industriale nazionale ed europea, affinché i valori e i criteri Esg – in osservanza dei 17 obiettivi Onu – diventino parametri di valutazione in termini di tassazione: impresa più virtuosa, maggiori investimenti sostenibili e una conseguente tassazione inversamente proporzionale.

Questo per rimanere competitivi e premiare chi rispetta le norme e crea ricchezza. Ricordando che non possiamo avere mercati aperti per tutti con obiettivi e regole diverse. In conclusione, è sicuramente meno rilevante il prodotto in sé o la metodologia attraverso la quale gestiamo l’impresa, piuttosto che il motivo che spinge un imprenditore ad assumere rischi e continuare a fare sacrifici. Il “perché” si può trasformare in un sogno da condividere con coloro i quali condividiamo una comunanza di valori.

Sfoglia l’articolo

Scarica la rivista completa

SCARICA L'APP