Menu

DIFESA COMUNE Accelerare sulla strada dei volenterosi | Civiltà del Lavoro 3/2025

04.08.2025

Nel recente Convegno di Venezia uno dei temi di maggiore attualità è stato quello della difesa europea ed è opportuno riprenderlo da queste colonne per sviluppare ulteriori spunti e riflessioni.
In effetti, nei primi anni di vita della Comunità europea, su impulso di visionari uomini di Stato del calibro di Adenauer, Spaak e De Gasperi, era stato concepito il progetto della Comunità europea di difesa (Ced). Purtroppo, nel 1954 quel progetto venne affossato dal Parlamento francese, fortemente influenzato dal generale De Gaulle, in base al sogno antistorico di una nuova “grandeur” della Francia.
Da allora i paesi europei hanno beneficiato in gran parte delle strutture della Nato, limitandosi a collaborare in una posizione sostanzialmente subalterna con la grande potenza militare degli Stati Uniti, e i tentativi di riprendere il tema di una difesa europea hanno prodotto risultati concreti assai modesti.
Negli ultimi anni il quadro geopolitico è decisamente mutato: la guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, il drammatico riacutizzarsi del conflitto mediorientale dopo la strage terroristica del 7 ottobre 2023 e, per ultimo, l’elezione alla presidenza Usa di Donald Trump, sostenitore di un progressivo disimpegno dal teatro europeo, hanno convinto la Ue a varare molto opportuna mente il Programma “Readiness 2030” da 800 miliardi di euro e la Nato a decidere la crescita degli investimenti e il riequilibrio delle spese militari tra gli Stati Uniti e gli altri paesi.
Tutto ciò ha riacceso decisamente il dibattito sulla difesa europea, cioè su come realizzare una politica di deterrenza dei paesi dell’Unione in una certa misura autonoma rispetto agli Stati Uniti. Quante risorse sono state destinate nel 2024 alla difesa dai maggiori paesi del mondo? La spesa dei 27 paesi dell’Ue è stata di 326 miliardi di euro, cioè l’1,9% del Pil; gli Stati Uniti hanno speso 842 miliardi di euro, pari al 3,5%; la Cina (dato stimato) ha speso 216 miliardi di euro, pari al 1,7%, e la Russia (dato stimato) oltre 220 miliardi di euro, pari al 7% del Pil.
Non si può pertanto affermare che l’Unione spenda poco in termini assoluti, pur se lontanissima dalla spesa degli Usa. Il problema maggiore è che queste risorse vengono spese a livello nazionale, quindi con notevoli sprechi, duplicazioni e inefficienze. Basti pensare che nell’Unione sono presenti circa 180 differenti sistemi d’arma (aerei, navi, carri armati, etc.) a fronte di una trentina degli Usa. Ciò genera inevitabilmente maggiori costi, scarsa compatibilità e molto spesso rende più agevole acquistare da paesi terzi, specialmente dagli Usa, limitando l’autonomia strategica dell’Unione. Problemi analoghi si riscontrano nelle forze armate europee riguardo agli standard tecnici, alle procedure operative, ai sistemi logistici e di manutenzione, ai programmi di addestramento e, aspetto più importante di tutti, alle catene di comando. Tutto ciò è ancora realizzato soltanto su base nazionale, quindi con divari notevoli tra i paesi europei, e rende assai problematica qualsiasi azione comune. Infine, occorre precisare che dei 326 miliardi spesi dai 27 paesi Ue solo 102 sono per investimenti e appena 13 per ricerca e sviluppo; ciò limita fortemente la capacità di innovazione e la competitività delle imprese europee del settore.
Come affrontare la sfida epocale di creare una difesa europea? Purtroppo, l’esperienza dei meccanismi istituzionali dell’Ue rende scettici sulla possibilità di varare un progetto di difesa che superi le resistenze di tutti i 27 paesi dell’Unione, i quali esercitano su molti temi importanti il paralizzante potere di veto.
L’unica strada che rimane, se si intendono ottenere risultati concreti in tempi relativamente brevi (7/10 anni), è quella che i paesi leader dell’Europa comincino a lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo storico.
È la strada che hanno iniziato da alcuni mesi Francia, Germania, Polonia e Regno Unito – Paese che su questo tema strategico ha deciso saggiamente di unirsi ai paesi Ue – e che è stata chiamata “dei volenterosi”.
È fortemente auspicabile che questo gruppo possa essere integrato a breve da altri paesi dell’Unione e in particolare dall’Italia. Se nei prossimi anni riuscissero ad ottenere risultati significativi, la forza di attrazione nei confronti degli altri paesi europei sarebbe inarrestabile, come del resto è già avvenuto sul progetto dell’euro. Quali questioni dovrebbero essere affrontate in via prioritaria?

  • Promuovere ovvero acquisire sistemi comuni di armamento (droni, caccia, difesa antimissilistica, etc.), incentivando la produzione da parte delle aziende europee;
  • iniziare l’adozione di standard comuni per gli equipaggiamenti, le procedure e la formazione del personale;
  • scegliere tecnologie comuni riguardo alla cybersicurezza, all’Intelligenza artificiale, all’intelligence antiterroristica, ai sistemi satellitari;
  • programmare la realizzazione di un comando operativo comune, che in caso di gravi minacce esterne possa intervenire in maniera rapida ed efficace.

È ovvio che queste operazioni vadano realizzate in stretto coordinamento con la Nato, poiché qualunque tipologia di difesa europea non potrà mai prescindere dalla alleanza indissolubile con gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali.
In conclusione: realizzare un sistema integrato di difesa europeo è un processo assai complesso e difficile. Occorrerà superare antiche diffidenze, orgogli nazionalistici, e impegnarsi su progetti di lungo respiro.
Saranno necessarie una forte e duratura volontà politica e una notevole duttilità per farsi reciprocamente concessioni anche impopolari. Tuttavia, è indubbio che se l’Europa riuscisse a realizzare una forte difesa comune conquisterebbe un peso geopolitico incomparabilmente maggiore rispetto all’attuale, spingerebbe decisamente verso il sogno degli Stati Uniti d’Europa e con la sua storia millenaria e la sua straordinaria cultura darebbe un contributo decisivo al progresso e alla pace del mondo.

Sfoglia l’articolo

Scarica la rivista completa

SCARICA L'APP