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COLLEZIONE D’ARTE MENARINI, viaggio fra scienza e cultura | Civiltà del Lavoro 3/2025

14.09.2025

Un precursore eccelso, un innovatore silenzioso, un maestro capace di aprire le porte a una nuova visione del sacro: Cimabue è il protagonista del nuovo Volume d’Arte Menarini, un viaggio tra innovazione artistica, nuova umanità e spiritualità nella pittura di uno dei precursori del Rinascimento. Con questo omaggio il Gruppo Menarini prosegue una straordinaria tradizione editoriale, che dal 1956 racconta i grandi protagonisti dell’arte italiana, rendendoli accessibili anche a un pubblico non specialista.
A firmare l’ultima monografia, edita da Pacini Editore, è la storica dell’arte Miriam Fileti Mazza, per quarant’anni docente alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Il suo lavoro restituisce la figura dell’artista nella sua piena grandezza.
Cimabue, al secolo Cenni di Pepo, rappresenta uno degli snodi fondamentali nella storia dell’arte occidentale. Definito dai critici come il ponte ideale tra la tradizione bizantina e le prime avvisaglie del Rinascimento, ha saputo imprimere nelle sue opere un profondo senso di innovazione e umanità, anticipando quel percorso che avrebbe rivoluzionato per sempre la rappresentazione del sacro.
La sua pittura – così come descritta nel nuovo Volume d’Arte Menarini – va “oltre la fede”, abbracciando il racconto umano del divino. La fede, così, non resta solo una questione di dogma ma diventa esperienza espressiva e partecipativa, costruita attraverso sguardi, gesti e colori inediti per quell’epoca.
Questa monografia, in particolare, si distingue per la ricchezza visiva: il racconto di Cimabue è impreziosito da riproduzioni fotografiche ad alta definizione, che permettono di apprezzare ogni minimo dettaglio delle opere esaminate. Un valore aggiunto che offre al lettore la sensazione di trovarsi a diretto contatto con il capolavoro, annullando la distanza tra osservatore e artista.
La scelta di Cimabue si inserisce in una linea editoriale precisa, che nel tempo ha toccato giganti come Botticelli, Leonardo, Raffaello e Caravaggio. Sono trascorsi quasi 70 anni, infatti, da quando Menarini pubblicò il suo primo volume d’arte. Il titolo era “Il Testimone d’Egitto” e si trattava di un reportage, nella terra delle Piramidi, alla scoperta dei tesori dei Faraoni. Fu così tanto apprezzato dai lettori che l’azienda decise di continuare, anno dopo anno, a pubblicare altri volumi d’arte.
La linea e lo stile, nel corso del tempo, cambiarono. Da racconti e reportage, si passò alla realizzazione di monografie inedite dei grandi pittori e scultori del Rinascimento. A firmare questi libri, alcuni dei più grandi storici dell’arte italiani: Rossella Vodret ha curato il volume su Caravaggio nel 2009, Claudio Strinati è stato l’autore della monografia di Bronzino nel 2010, Antonio Natali ha firmato il volume dedicato a Rosso Fiorentino nel 2006, Marco Versiero ha curato il volume su Leonardo del 2015, Francesco Mancini ha firmato la monografia di Pintoricchio nel 2007, Marco Grassi ha raccontato la vita e le opere di Artemisia Gentileschi nel 2017 e Renzo e Giovanni Villa sono stati gli autori di numerosi volumi, tra i quali si ricordano in particolare Lorenzo Lotto, Tintoretto e Tiepolo.
E così da allora, ogni anno, Menarini seleziona un artista emblematico per offrire un nuovo tassello nella narrazione dell’identità culturale italiana, esprimendo un’idea di bellezza che abbraccia tanto la scienza quanto l’arte. “Portare avanti la tradizione dei Volumi d’Arte Menarini significa coltivare la bellezza come parte della vita quotidiana”, afferma il Cavaliere del Lavoro Lucia Aleotti, presidente di Pharmafin, holding del Gruppo Menarini. Una missione che rispecchia il valore dell’arte non solo come patrimonio, ma come linguaggio condiviso e inclusivo. “Da più di mezzo secolo – continua Aleotti – queste monografie, che si contraddistinguono per il loro linguaggio semplice, avvicinano all’arte anche chi non pensava di potersene innamorare”.
Un progetto, quindi, che non è solo editoriale, ma profondamente culturale e, in un certo senso, civile: perché raccontare l’arte, oggi, significa anche custodire la memoria, stimolare il senso critico, educare alla bellezza. Nel tempo questa vocazione si è arricchita di nuovi linguaggi. Il connubio fra il mondo dell’innovazione e quello dell’arte, entrambi alla base della filosofia aziendale di Menarini, ha dato vita ad un progetto che ormai è conosciuto e apprezzato a livello mondiale: le Menarini Pills of Art di Menarini. Le cosiddette “pillole di arte” sono una serie di brevi video, disponibili in otto lingue, che ripercorrono la storia delle pubblicazioni artistiche di Menarini attraverso uno stile narrativo semplice e coinvolgente. All’interno delle clip si trovano aneddoti su alcune delle opere più famose raccontate nelle monografie. Le telecamere entrano nei musei per rivelare alcuni dei fatti curiosi sulle opere dei più noti pittori rinascimentali, raccontate da storici, curatori o esperti del settore. Un’iniziativa che conferma il legame indissolubile fra l’azienda e il patrimonio artistico italiano. Un ponte tra passato e presente, che unisce la fruizione digitale alla profondità della ricerca storica, senza mai rinunciare al rigore scientifico, né alla passione per il racconto.

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