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Proteggere mari e oceani i “polmoni” del pianeta. Intervista a Cleopatra Doumbia Henry, presidente della World Maritime University| Civiltà del Lavoro 3/2023

08.11.2023

Articolo pubblicato nella rivista n.3/2023 di Civiltà del Lavoro

 

Gli oceani sono estremamente importanti per tutti noi. Senza gli oceani, ovviamente, l’umanità non potrebbe esistere”. Una premessa basilare, quella da cui ha preso avvio l’intervento di Cleopatra Doumbia Henry, presidente della World Maritime University, ospite al convegno dei Cavalieri del Lavoro. Intervistata dalla giornalista Tonia Cartolano, Doumbia ha spiegato: “Voglio riferirmi all’acqua più in generale: acqua da sorgenti, fiumi, mari e oceani. Oggi l’impatto del cambiamento climatico si estende al di là delle risorse idriche e include, naturalmente, i mari e gli oceani che coprono circa il 75% della superfi cie della Terra. Come agli uomini servono cuore e polmoni sani per sopravvivere, la Terra dipende da oceani e mari in buone condizioni. Questi vasti corpi d’acqua funzionano da sistema respiratorio del pianeta, generando ossigeno che sostiene la vita, assorbendo efficientemente anidride carbonica e altre sostanze. Numerosi fattori contribuiscono a elevati livelli di inquinamento marino”.

Da qui il richiamo agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (Unsdg) che, come spiega Doumbia, “chiamano all’azione immediata tutte le parti in causa: nazioni, organizzazioni e persone singole per un futuro migliore e più sostenibile per tutti”. “L’Unsdg 14 si intitola ‘Conservare e usare in modo sostenibile oceani, mari e risorse marine per lo sviluppo sostenibile’ – ha affermato – ed enfatizza la conservazione e l’uso responsabile dei nostri oceani e mari. Ridurre i rifiuti marini negli oceani è un obiettivo chiave al pari degli obiettivi relativi al cambiamento climatico e alle emissioni di gas serra oltre che degli inquinanti atmosferici. L’Unsdg 7 tratta dell’energia moderna sostenibile, affidabile e a buon mercato, e a ciò si aggiunge l’Unsdg 13, che si concentra sulle attività urgenti per combattere il cambiamento climatico.

Dobbiamo attuare pratiche sostenibili per gli investimenti e lo sfruttamento delle risorse negli oceani, rafforzare la resilienza delle nostre comunità costiere per ridurre l’impatto del cambiamento climatico e trovare il giusto equilibrio tra la conservazione della natura e la gestione delle zone di pesca”. Un riferimento specifico è arrivato a proposito del Mar Mediterraneo che – ha spiegato Doumbia – include il 7,5% della biodiversità marina mondiale e ha una grande importanza per 15% del traffi co marittimo globale e per il 20% del prodotto marino lordo globale. Sfortunatamente, è anche uno dei mari più inquinati d’Europa. Si stima, ad esempio, che ogni giorno vi si scarichino circa 730 tonnellate di plastica. La popolazione costiera e il turismo ispirato a modelli economici “take-make-waste” sono il catalizzatore principale per i rifiuti plastici nella regione mediterranea.

La plastica ovviamente si trova in tutti i mari e gli oceani. Ci sono stati progressi nel trattamento delle acque reflue, ma è importante intensificare i nostri sforzi per migliorare le attività orientate alla gestione dei rifiuti”. “Quali sono le sfide che dovrà affrontare l’industria marittima” – ha chiesto Cartolano. Sicuramente la decarbonizzazione, ha risposto la presidente della World Maritime University: “Già oggi, con oltre l’80% del carico a volume e del 70% a valore, l’industria marittima è la modalità di trasporto più efficiente dal punto di vista energetico.

L’Organizzazione Internazionale del Trasporto Marittimo (Imo) ha già impegnato la comunità marittima internazionale a ridurre le emissioni di gas serra annuali totali di almeno il 50% entro il 2050 rispetto al 2008, portando avanti gli sforzi per eliminarle entro la fine del secolo. Le navi future dovranno essere sostenibili, ma le navi avranno sempre bisogno di energia. Soddisfare queste necessità richiede una combinazione di misure di efficienza energetica innovative e di fonti energetiche sostenibili. Design innovativo delle navi, elettrifi cazione, recupero del calore residuo, e riduzione della resistenza aerodinamica tramite sistemi per scafo e lubrificazione dell’aria, e nuovi sistemi contro le incrostazioni biologiche e antivegetativi sono solo alcune delle tecnologie che ridurranno le necessità energetiche delle navi”.

A proposito dei sistemi di alimentazione per le navi, Doumbia ha spiegato che “le fonti energetiche fossili attuali dovranno essere progressivamente sostituite da carburanti a zero carbonio, mentre si prevede che l’energia rinnovabile derivante da sistemi solari ed eolici direttamente a bordo delle navi diverrà un contributo importante alle future necessità energetiche marittime. Al fine di osservare i regolamenti internazionali relativi al contenuto di zolfo, le navi potranno comunque installare sistemi di depurazione dei gas di scarico, o scrubber, che possono aiutare a eliminare gli ossidi di zolfo dalle emissioni di scarico prima di essere rilasciate nell’atmosfera. A ogni modo, questi sistemi di scrubbing spesso usano acqua marina per la rimozione dello zolfo, risultando naturalmente nello scarico di acque reflue inquinate nell’ambiente.

Un altro inquinante significativo emesso dalle navi è il protossido d’azoto, che contribuisce alla formazione delle alghe tossiche nelle acque costali e nei laghi interni”. “L’inquinamento causato dagli scarichi degli scrubber e dalle acque reflue ed emissioni – ha aggiunto Doumbia – può essere mitigato o interamente eliminato adottando carburanti alternativi più puliti. I porti del futuro potranno svolgere anch’essi un ruolo importante nel ridurre le emissioni serra, migliorando l’efficienza energetica, includendola in porti e terminali”. “Ha appena partecipato a Londra a un incontro dell’Imo. Avete raggiunto qualche conclusione?” – ha chiesto infine Cartolano. “Siamo impegnati in importanti discussioni su dove andremo in futuro – ha risposto Doumbia –.

Ma posso testimoniare che negli ultimi anni si sta lavorando tantissimo. Se consideriamo la Imo nel suo complesso, vediamo che c’è grande forza di trazione. Ma deve essere mantenuta. Non è solo qualcosa che si avvia e si porta avanti e si lascia da parte per poi tornarci in futuro. Tutti noi dobbiamo prendere la staff etta e correre. Non dobbiamo lasciare rallentare la trazione. Dobbiamo agire subito. Non c’è un domani. C’è ora”, ha concluso la presidente della World Maritime University.

 

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