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Nucleare, accordo Enel-Newcleo su ricerca e utilizzo delle scorie

14.03.2023

Al via la collaborazione tra Enel e la torinese Newcleo sul fronte dello sviluppo di tecnologie nucleari di ultima generazione. Il principale gruppo italiano nel campo dell’energia e la società fondata da Stefano Buono si alleano dunque e firmano un Accordo di Cooperazione «in base al quale perseguiranno l’opportunità di lavorare insieme sui progetti di tecnologia nucleare di quarta generazione di Newcleo, che mirano a fornire una fonte di energia sicura e stabile, nonché ridurre significativamente gli esistenti volumi di scorie radioattive, attraverso íl loro utilizzo come combustibile per reattori». Nata nel 2021, la società, che ha all’attivo un 200 ingegneri nucleari tra Torino, la Francia e il Regno Unito, destinati a diventare 50o entro l’anno, sta lavorando allo sviluppo di una famiglia di reattori innovativi, che riducono significativamente i volumi esistenti di scorie radioattive e di plutonio ed eliminano la necessità di estrarre uranio dal sottosuolo.

«Vogliamo operare nel mondo dei reattori nucleari e non solo vendere le licenze – spiega il ceo Stefano Buono – e il fatto di avere un operatore esperto per noi è importante». L’accordo con Enel rappresenta un passaggio industriale fondamentale, costruito nel tempo, capace di accelerare e dare consistenza al progetto della società che conta di lanciare un nuovo round di aumento di capitale a breve – ha raccolto 400 milioni di euro dalla sua fondazione – per sostenere l’investimento capital intensive. Le tappe del progetto In una prima fase la collaborazione con Enel prevede la creazione di gruppi di lavoro dove ingegneri di Newcleo e di Enel lavorano insieme, l’accordo poi riconosce all’Enel un’opzione come primo investitore nel primo impianto nucleare che Newcleo costruirà fuori dall’Italia. Il primo passo del piano industriale di Newcleo sarà la progettazione e la costruzione di un mini reattore – Lead Fast Reactor – da 3o MWe in Francia entro il 2030, seguito rapidamente da un’unità commerciale da 200 MWe nel Regno Unito. Newcleo inoltre investirà direttamente in un impianto di manifattura di MOX – Mixed uranium/plutonium Oxide, derivante da scorie nucleari esistenti – per alimentare i suoi reattori. «Entro il 2026 – aggiunge Buono – vogliamo realizzare un modello di reattore in Italia, non nucleare ma elettrico, che ci servirà per testare sistemi e componenti nel processo di licencing con le autorità di sicurezza». L’ambizione è di accendere il primo reattore nucleare in Inghilterra nel 2032.

La collaborazione con Enel «L’innovazione è fondamentale per lo sviluppo di tecnologie in grado di garantire energia pulita, affidabile, accessibile e il più possibile indipendente da fattori geopolitici. Per questo motivo, continuiamo a esplorare qualsiasi area del mix energetico» ha dichiarato l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace. La collaborazione con Newcleo, ha spiegato Starace, rappresenta l’ultimo esempio di una ricerca nel campo dell’energia delle migliori società con cui collaborare per lo sviluppo delle tecnologie pulite del futuro. «Siamo impazienti di accompagnare newcleo nel suo sfidante e promettente percorso per fornire elettricità a emissioni zero in modo sicuro, economico e sostenibile» aggiunge Starace. Enel ha dalla sua l’esperienza di società che già oggi gestisce centrali nucleari e dispone di una capacità nucleare di oltre 3,3 GW in Spagna, oltre a detenere una partecipazione di circa 1133% nella società slovacca Slovenské elektrárne che ha collegato alla rete il primo dei due generatori a turbina dell’unità 3 della centrale nucleare di Mochovce, la seconda centrale di nuova costruzione ad essere collegata alla rete europea in 15 anni.

Due gli elementi innovativi della tecnologia dei reattori Newcleo: l’utilizzo di piombo nei reattori e la possibilità di utilizzare, come combustibile, i rifiuti nucleari esistenti. «La nostra tecnologia permette di produrre come rifiuto derivante dal processo di produzione di energia, fino ad un GigaWatt elettrico all’anno, soltanto 90o chilogrammi di scorie di più bassa pericolosità, pari a circa un metro cubo» spiega Buono.

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Articolo pubblicato il 14 marzo da Il Sole 24 Ore

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