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Navigare sostenibile – L’intervento in collegamento dalle Hawaii del velista Giovanni Soldini| Civiltà del Lavoro 3/2023

07.11.2023

di Giovanni Soldini

Articolo pubblicato nella rivista n.3/2023 di Civiltà del Lavoro

 

Buongiorno a tutti, sono qui per portare una testimonianza “sostenibile” perché con Maserati, da sei-sette mesi stiamo navigando senza avere a bordo un motore a scoppio, quindi zero benzina, zero diesel, solo con l’energia dei pannelli solari più un piccolissimo eolico. Siamo partiti da La Spezia il 17 dicembre, dalle Canarie, abbiamo fatto una regata transoceanica fi no a Granada, poi siamo andati ad Antigua, altra regata, poi a Panama, in Messico, nel Mare di Cortez, poi in California, San Diego, Los Angeles. Abbiamo appena fi nito la Transpac, la regata da Los Angeles alle Hawaii. Tutto ciò avendo a bordo tutti gli strumenti della barca, una centralina meteorologica che analizza i dati di superfi cie di salinità, temperatura e quantità di CO2 alla superfi cie del mare, ad un hertz, per registrare questi dati una volta al secondo. Già solo la macchina ci aumenta i consumi del 30%, a bordo di Maserati ci sono due computer, uno industriale che gestisce tutte le informazioni e gli strumenti del vento. Ci sono dei consumi importanti.

Alla fi ne, per spingere la barca in porto con l’elica ci vuole tanta energia. Abbiamo messo a punto un sistema che rimane sempre in equilibrio e tendenzialmente siamo sempre sicuri di arrivare in un porto con la batteria carica al massimo. Questo grazie ad un grosso impianto di pannelli, 3 kw installati e un piccolo eolico che, in realtà, usiamo solo nei mesi invernali, quando c’è poca luce. L’impianto dei pannelli ci dà l’energia necessaria al consumo della barca, più un plus, che serve a caricare la batteria.

Questo ha comportato un cambio culturale perché abbiamo cominciato ad essere molto più attenti ai consumi e con un minimo di attenzione li abbiamo ridotti del 35-40%. Ci ha abituato a dare molto più importanza all’energia che è, alla fi ne, quello che dobbiamo fare tutti anche a casa e in tutto il mondo, visto che abbiamo immesso in atmosfera una quantità di CO2 folle negli ultimi 150 anni, determinando l’eff etto serra: la Terra è destinata a scaldarsi ad una velocità completamente pazza rispetto a quello che è stato nei secoli e nei millenni passati. Stiamo parlando di 10-15 volte la velocità normale con cui la Terra si è scaldata e raff reddata negli ultimi 60 milioni di anni.

La barca è un piccolo mondo. Per andare dall’altra parte del pianeta con una barca a vela tutti i problemi ambientali si ricreano a bordo: la pattumiera è un problema, l’energia è un problema primario, l’acqua dolce è un problema grandissimo e un bene preziosissimo. La grossa diff erenza è che in barca ci sono poche persone, le decisioni possono essere prese in maniera netta e molto semplice e quindi i problemi si possono aff rontare a risolvere più facilmente. Io navigo da quarant’anni, sicuramente il mare è molto cambiato.

Quando ero bambino avevamo il problema del catrame, ricordo che andavo in spiaggia a Camogli e poi mia madre o mia zia passavano il tempo ad inseguire me e i miei cugini per pulirci i piedi dal catrame. Quella piaga pazzesca degli anni ‘70 alla fi ne è stata sconfi tta grazie ad un accordo internazionale, ci siamo messi tutti d’accordo, abbiamo deciso che eff ettivamente era molto stupido utilizzare gli stessi serbatoi per trasportare il petrolio appesantendo la nave con l’acqua di mare. Quindi abbiamo cominciato a fare le navi con il doppio fondo, tendenzialmente con serbatoi dedicati ad appesantire la nave diff erenti da quelli con il catrame. Sembrava una sfi da impossibile, ma che in realtà abbiamo vinto con una certa facilità.

Penso che molti problemi legati alla sopravvivenza del pianeta, alla fine, possono essere risolti tramite un accordo e una collaborazione globale in cui si fanno delle regole che devono essere valide dovunque, compreso in mezzo al mare, perché uno dei grossi problemi è che alla fine le regole non le fa nessuno e nessuno le fa rispettare. Il mare aperto è considerato terra di nessuno, il primo che arriva fa quello che vuole.

Questa è una cosa che deve cambiare perché, comunque, il mare è sette decimi della superfi cie della Terra, su questo pianeta ormai siamo otto miliardi di persone, c’è sempre meno spazio. Dobbiamo quindi darci delle regole intelligenti per poter sopravvivere tutti quanti e gestire le risorse e rispettare l’ambiente con un certo standard uguale per tutti. Bisogna dare molto più valore alle risorse e consumarne di meno, creando zone protette ferree dove la fl ora e la fauna marine si possano riprodurre.

L’obiettivo di difendere il 30% dei nostri mari posto dall’Onu è fondamentale e deve comprendere anche i mari profondi al di là dei limiti nazionali. È un obiettivo minimo che, se non riusciremo a rispettare, renderà la vita sul pianeta molto diffi cile nel futuro.

 

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