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“La rivoluzione del rinnovamento” di Fabio Storchi | Civiltà del Lavoro 6/2023

19.02.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro

 

“Il mio nome è Fabio Storchi, appartengo a una famiglia reggiana, di Campagnola, che per secoli ha lavorato la terra. Da ragazzo uno dei miei compiti era portare ogni giorno al caseificio del paese, con un carrettino attaccato alla bicicletta, alcuni bidoni di latte prodotto dalle nostre mucche. Quel carrettino con i suoi bidoni è oggi la metafora della più grande lezione appresa nella mia vita: nessuno di noi ha un destino segnato e ciascuno di noi è sempre l’artefice della propria vita”. Un anonimo bidone e quel carrettino diventano per Storchi la cifra della lezione che più di tutte ne ha segnato l’esistenza: determinazione, coraggio e lavoro fanno di un uomo la persona che è.

In “La rivoluzione del rinnovamento. I miei anni in Finmeccanica”, scritto insieme a Daniele Marini e Domenico Gribaudi, il Cavaliere del Lavoro fa un cenno alla propria storia per mettere in primo piano gli anni del rinnovo, anzi del “rinnovamento”, del contratto dei Metalmeccanici tra il 2015 e il 2016. Storchi è stato presidente di Federmeccanica dal 2013 al 2017. Insieme a Stefano Franchi, Direttore generale dell’associazione delle imprese del settore aderenti a Confindustria, Storchi è stato uno dei protagonisti della trattativa. Una molla decisiva della “svolta” compiuta con il Contratto del 2016 fu il rifiuto di proseguire sulla strada degli accordi separati. Un rifiuto che non solo ha unito le tre sigle sindacali, ma proveniva, in modo convinto, anche e proprio dalla Federmeccanica. “In fabbrica non si fa innovazione se non c’è il contributo di tutti”, ricorda Storchi. E qui nasce l’idea di concepire la trattativa periodica per definire contenuti del contratto di categoria non come l’ennesima manifestazione di uno scontro ma come l’occasione per ridefinire i ruoli reciproci.

Il volume è una guida preziosa anche sul senso di fare imprese e dell’essere imprenditori. Tra cui l’“arte di apprendere”. “Dopo una vita passata in azienda credo di aver compreso che ogni organizzazione è in costante trasformazione e che nessuno può avere il controllo totale di un simile processo. Nel corso del tempo – scrive Storchi – anche nel mio settore, la meccanica e meccatronica industriale, ho visto emergere nuovi modelli di business, nuovi prodotti, nuove soluzioni, nuovi competitor, per non parlare poi delle tecnologie. Spesso mi chiedo come è stato possibile non essere sopraffatto da un ecosistema interno ed esterno così complesso e così difficile da interpretare giorno per giorno. Quel che posso dire in proposito è che piano piano e con fatica ho via via imparato ad apprendere”.

Aiutano a comprendere e a pesare il senso dei concetti in gioco i contributi di Annalisa Magone, Enzo Rullani, Maurizio Sacconi, Maurizio Stirpe e Tiziano Treu.

“Oggi – spiega per esempio Enzo Rullani – siamo arrivati a una svolta: grazie all’intelligenza flessibile delle nuove tecnologie digitali, la complessità ha cessato di essere la bestia nera da tenere fuori dai processi produttivi. Al contrario, con l’uso degli automatismi e algoritmi digitali, la crescita della complessità sta diventando una sistematica fonte di valore, in tutti i casi in cui non ci si limita a moltiplicare gli standard di successo, ma si sfrutta l’intelligenza degli algoritmi”.

 

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