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Intesa Confindustria-Abi, nuove garanzie per migliorare il credito

11.04.2018

di Antonio Patuelli

Dopo un lungo periodo di congiuntura economica par­ticolarmente debole, per l’Italia possiamo finalmente par­lare di ripresa. I principali indicatori economici concorde­mente indicano l’inversione di tendenza e, tra questi, in particolare il progressivo aumento degli investimenti privati a testimonianza della rinnovata fiducia delle imprese per il nostro Paese, che va oltre la positiva contingenza della politica monetaria espansiva della Banca centrale europea.

La crescita dell’economia in Italia è sostenuta dalle ban­che. I prestiti a famiglie e imprese sono in crescita costan­temente da due anni. Con impegno le banche stanno ge­stendo la questione dei crediti inesigibili o difficilmente esigibili, conseguenti alla recessione. In un solo anno le sofferenze nette sono diminuite di oltre 20 miliardi, scendendo a 64,4 miliardi di euro, registrando una riduzione del 26%. una riduzione del 26%. Questo trend positivo continuerà anche nel 2018 con le operazioni di cessione di portafo­gli crediti annunciate e l’accelerazione delle procedure di recupero da parte delle banche. Anche i flussi dei nuovi crediti deteriorati rallentano sen­sibilmente: in rapporto al totale dei finanziamenti scendo­no all’1,7% a fronte di un valore intorno al 4% nel 2015.

La crisi finanziaria ha tuttavia prodotto l’inasprimento del­le regole di vigilanza in materia di requisiti minimi di ca­pitale per le banche, per cui oggi alle banche è chiesto dalle competenti autorità, a parità di condizioni, un ac­cantonamento di capitale per il rischio di credito molto superiore rispetto a quanto accadeva prima della crisi fi­nanziaria, iniziata nel 2008. Per le banche c’è, quindi, l’esigenza di gestire con ancor maggiore attenzione le proprie esposizioni creditizie attra­verso una ancor più attenta selezione dei soggetti finanziati e/o un migliore o più ampio impiego di strumenti di miti­gazione del rischio, coerenti con la disciplina di vigilanza.

In questo senso, una corretta politica in favore dell’accesso al credito deve dunque considerare la necessità di raffor­zare la valenza economica delle garanzie per i creditori, in particolare attraverso il miglioramento dell’efficacia e della rapidità dell’azione di recupero. Si tratta di un tema di particolare rilievo per il nostro Pae­se dove, secondo il Rapporto Doing Business 2017, la du­rata delle procedure di recupero del credito per via giudi­ziale è più che doppia di quelle di Germania e Spagna e quasi tripla rispetto a Francia e Regno Unito. Per ridurre la distanza rispetto ai principali paesi europei la Repubblica italiana ha adottato una serie di provvedi­menti rilevanti proprio per favorire il recupero dei crediti attraverso l’escussione delle garanzie, che stanno inizian­do ad esplicare i loro effetti»

Inoltre, la natura strategica del processo esecutivo trova conferma nella recente pubblicazione della circolare del Consiglio superiore della Magistratura contenente le “Li­nee guida sulle buone prassi nel settore delle esecuzio­ni immobiliari”. Le indicazioni operative, frutto della sperimentazione pra­tica, che le linee guida contengono e che costituiscono possibili soluzioni rimesse all’attenzione dei giudici dell’e­secuzione, contribuiranno sicuramente a rendere più ef­ficiente ed efficace il processo esecutivo. La risoluzione, infatti, tocca fasi e snodi del processo esecutivo determi­nanti al fine di ridurre i tempi dello stesso e di soddisfare nel minor tempo possibile i diritti dei creditori, avute co­munque sempre presenti le esigenze di tutela del patri­monio del debitore.

In questo contesto, al fine di rendere maggiormente fles­sibile il sistema delle garanzie nell’ottica di accelerarne i tempi di escussione, si inserisce il recente decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, convertito nella legge 30 giugno 2016, n. 119, che introduce due nuove forme di garanzia, rappresentate dal “Finanziamento alle imprese garanti­to da trasferimento di bene immobile sospensivamente condizionato” e dal “Pegno mobiliare non possessorio”. La prima (ovvero il finanziamento alle imprese garantito da trasferimento di bene immobile) ha l’obiettivo di ga­rantire l’efficace escussione in via stragiudiziale della ga­ranzia immobiliare per il recupero del credito, in alterna­tiva alla procedura esecutiva ordinaria.

In particolare, essa prevede che le parti possano stringe­re un patto in base al quale, in caso di inadempimento del debitore, è traferita al soggetto creditore la proprietà di un immobile o di altro diritto immobiliare posto a ga­ranzia del finanziamento, sulla base di un prezzo stimato dal tribunale, purché al debitore sia corrisposta l’eventua­le differenza tra il valore di stima dell’immobile e l’am­montare del debito. La condizione sospensiva di inadempimento si considera avverata al momento della comunicazione al creditore del valore di stima dell’immobile da parte del perito nomi­nato dal tribunale ovvero al momento dell’avvenuto ver­samento all’imprenditore della citata differenza positiva.

Il pegno mobiliare non possessorio consente, invece, alle imprese di conferire in garanzia beni mobili, anche imma­teriali, destinati all’esercizio dell’impresa e crediti derivanti da o inerenti a tale esercizio, con il vantaggio per il debi­tore di continuare a utilizzarli per l’esercizio dell’impresa. Al fine di favorire l’utilizzo dei due strumenti di garan­zia in discorso, l’Abi e la Confindustria hanno sottoscritto il 12 febbraio scorso uno specifico accordo che contiene, nella prima parte, alcune previsioni specifiche all’istitu­to del finanziamento garantito da trasferimento di bene immobile; nella seconda, una serie di impegni per le due associazioni in termini di valorizzazione delle nuove for­me di garanzia.

Sul nuovo istituto del finanziamento garantito da trasferi­mento di bene immobile, l’accordo prevede che, qualora le parti decidano di avvalersene e lo stesso consenta una più certa, rapida ed efficiente escussione della garanzia per la banca, quest’ultimo sia accompagnato dal ricono­scimento di condizioni di finanziamento più favorevoli per l’impresa (ad esempio, in termini di ammontare, durata o riduzione del costo). La previsione della garanzia in parola può peraltro essere associata ad una contestuale concessione di ipoteca per permettere il ricorso alle procedure esecutive ordinarie.

Ferma restando l’autonomia negoziale delle parti, l’accor­do propone anche una serie di previsioni che possono es­sere utilizzate per una migliore implementazione dell’isti­tuto. Tali previsioni sono state elaborate anche sulla base degli approfondimenti svolti in materia dal Consiglio na­zionale del Notariato nello studio “Recenti riforme in te­ma di garanzie del credito bancario”. In particolare, l’accordo prevede che nell’ambito dei sin­goli contratti di finanziamento, qualora il valore di stima dell’immobile determinato dal tribunale non sia soddisfa­cente per le parti (in quanto si discosti da una determi­nata soglia rispetto al valore del bene stimato all’atto del finanziamento, ovvero ad altri parametri contrattualmen­te individuati), sia possibile per i contraenti interrompere unilateralmente l’esecuzione del patto.

Peraltro, in presenza di una stima dell’immobile superiore all’ammontare del debito inadempiuto, si afferma la possi­bilità che i contraenti procedano alla vendita dell’immobi­le dato in garanzia avvalendosi di un soggetto specializza­to, ad un prezzo non inferiore al valore di stima effettuata dal perito del tribunale; ciò consente all’impresa di mas­simizzare il ricavo dalla vendita, limitando al tempo stes­so per la banca il rischio di acquisire un immobile difficil­mente rivendibile al prezzo di acquisizione.

Abi e Confindustria sono impegnate a istituire uno speci­fico gruppo di lavoro che approfondisca gli aspetti tecni­ci delle possibili previsioni in discorso, nel pieno rispetto della normativa sulla tutela della concorrenza. Lo stesso gruppo di lavoro provvederà ad approfondire le tematiche affrontate dall’accordo anche al fine di promuovere linee guida per la valorizzazione di tale strumento. Nella seconda parte dell’accordo, sono previsti una serie di impegni per Abi e Confindustria volti, tra l’altro, a favo­rire l’ottimizzazione della regolamentazione di vigilanza relativa ai due nuovi strumenti di garanzia e l’adozione di nuove misure organizzative che intervengano sulle attua­li procedure di escussione delle garanzie. Infine, le due associazioni si impegnano a promuovere l’i­stituzione del registro informatico dei pegni non posses­sori, secondo quanto previsto dal citato decreto legge n. 59 del 2016.


Antonio Patuelli è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2009 per il forte sviluppo dato alla Cassa di Risparmio di Ravenna, capogruppo dell’omonimo Gruppo Bancario, di cui è presidente. Dal 2013 ricopre la carica di presidente dell’Associazione Bancaria Italiana.

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