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Frandino, il gin degli inglesi è cuneese. Un cocktail da 80 milioni

22.02.2021

Quel che resta del miracolo economico italiano si trova in un cocktail preparato a Saluzzo, i cui ingredienti sono gli stessi degli anni ’50: coraggio, perseveranza, tecnologia e un pizzico di follia. Perché, se oggi più 5o% del mercato europeo dei distillati alcolici per gin e vodka è in mano a un’azienda dell’agri-foodtech piemontese, lo si deve a un imprenditore 78 enne che ha ribaltato le leggi della fisica del capitalismo familiare per imporre la sua visione del mondo e dell’impresa.

Fino a due anni fa il Cavaliere del Lavoro Mario Frandino era uno dei tanti capitani d’industria con i capelli grigi pronto a godersi la meritata pensione. E così quel patrimonio che in mezzo secolo di lavoro si è guadagnato. Invece Frandino ha fatto quello che quasi nessuno fa (a Torino c’è l’eccezione di Giorgio Marsiaj con Sabelt). Perché ha riavvolto il nastro della storia e si è ricomprato la sua azienda. Così Sedamyl, l’impresa di Saluzzo che lui ha trasformato da piccola distilleria di frutta in un colosso, 430 milioni di fatturato e 300 dipendenti, e poi ceduta in parte a soci francesi, è tornata al 100% italiana.

«Dicono che i debiti allungano la vita. Le banche ci hanno concesso fiducia e io sono tornato in sella, la voglia di lavorare non mi manca». Frandino ha staccato un assegno da 220 milioni di euro per ricomprare la società che nel corso degli anni aveva condiviso in 4 joint venture con altrettanti soci, a volte utili, altre ingombranti. «Per crescere bisogna sapere anche farsi da parte. E io l’ho fatto — spiega l’imprenditore — Ma c’è un momento in cui per fare il salto di qualità ci vuole un uomo solo al comando, qualcuno che ama davvero il prodotto, l’azienda e il territorio». Liquidati i francesi di Tereo con un sorriso, un pingue bonifico, ma anche con un sospiro di sollievo, Frandino ha continuato mettere mano al portafogli.

«Investiamo almeno 10 milioni l’anno in tecnologia e nei processi produttivi. Noi trasformiamo il grano in distillati. E il Piemonte non è un produttore di grano tenero. Dobbiamo comprare le materie prime in Ungheria, Francia e Romania il che ci rende i costi operativi molto alti. La tecnologia deve essere sempre all’avanguardia». Materie prime che arrivano dall’estero,
processate in Piemonte (un milione di tonnellate di grano l’anno) e poi spedite all’estero; dagli scarti energia rinnovabile che frutta 13o milioni di ricavi.

A Saluzzo, 165 dipendenti, c’è il cuore e la mente del gruppo Sedamyl, l’ex Pmi che oggi sfida nel campo degli amidi e dei distillati giganti come Cargill e Roquette. A forza di andare controcorrente Sedamyl ha sfidato anche il mercato e la pandemia. Questa volta per un maxi investimento da 8o milioni di euro per ingrandire uno stabilimento nello Yorkshire, in Inghilterra, che genererà 75 posti di lavoro. «Uk è un mercato di riferimento. La Brexit impone investimenti diretti onde evitare i dazi. E lì ci sono i clienti più importanti: Diageo e Bacardi. Il mercato del gin e della vodka».

In Uk a governare l’azienda c’è Elena Frandino, figlia di Mario. Che spiega: «Questi sono tempi difficili e impegnativi per tutti a causa della pandemia. Siamo contenti di poter annunciare un piano di crescita nel Regno Unito e in Italia che ci consentirà di rafforzarci sui mercati». Non solo alcol distillato. Sedamyl produce amidi e glutine per l’industria delle bevande, alimenti, nutrizione animale. E sforna anche proteine perla fermentazione del pane. Con la speranza che il coraggio di investire possa lievitare anche altrove. Per un nuovo miracolo italiano.

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