Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 19

INTERVENTO
CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
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che, fra tutti gli asset competitivi e tutte le potenzialità
del nostro Paese, noi ne abbiamo una in particolare, che
forse è la più sottovalutata di tutte. Mi riferisco al nostro
patrimonio non solo artistico, ma soprattutto educativo e
di cultura. Un volano e una spinta straordinari con i quali
non solo possiamo aumentare i flussi turistici, migliorare
le nostre città, riqualificare le nostre periferie, valorizzare
il patrimonio monumentale, ma anche restituire al brand
e al marchio made in Italy e all’immagine dell’Italia quel
valore intrinseco, che rappresenta il vero riposizionamen-
to sulla scala del valore aggiunto che altri paesi hanno sa-
puto fare avendo molto me-
no di noi, ma essendo stati
molto più bravi nella capa-
cità di fare sistema.
Se pensiamo al valore intrin-
seco del “made in France”,
del “made in Swiss”, del
“made in Germany”, ci ac-
corgiamo di come riescano
a posizionare i loro prodotti
sul mercato a margini mol-
to più alti rispetto a quello
che hanno e noi che siamo
detentori di questo patrimo-
nio, non sapendolo valoriz-
zare, non solo perdiamo una
opportunità, ma creiamo un
avviamento negativo.
Lo stato in cui versano le cit-
tà italiane contribuisce non
solo a disamorare i visitato-
ri e gli stranieri, ma a crea-
re un sentimento di disaf-
fezione verso l’intero made
in Italy. Da questo punto di
vista, per una ragione di carattere economico, industriale
e imprenditoriale ma che ancor prima è di responsabili-
tà per quello che noi abbiamo ereditato dai nostri padri,
dobbiamo impegnarci di più e in maniera forte e consa-
pevole su questo terreno perché questo è il nostro grande
asset competitivo. Altri paesi hanno il petrolio, altri ancora
hanno risorse naturali. Noi abbiamo arte e cultura, questo
è il nostro grande patrimonio di risorse. Esse rappresenta-
no non solo un valore dal punto di vista del bene comu-
ne, ma rappresentano anche un enorme vantaggio com-
petitivo sul quale noi possiamo e dobbiamo impegnarci.
Con la ricchezza di questa eredità, se sappiamo davvero
portare avanti un percorso di riforme forte, serio e consa-
pevole sul piano economico e soprattutto sociale e istitu-
zionale, abbiamo un’importante carta da giocare, ma ab-
biamo poco tempo.
Le emergenze sulle quali dobbiamo confrontarci in Europa
e nel mondo sono molteplici, la crisi che l’Europa vive è
realmente dura e la necessità che l’Italia giochi un ruolo
importante in questo momento è veramente significativa
e questo può essere fatto attraverso azioni.
Non è solo un problema di comunicazione o di negozia-
to, bensì di costruzione di
un progetto e di una iden-
tità ed è soprattutto avere
il coraggio di affrontare no-
di e questioni sulle quali per
troppo tempo in tanti pae-
si europei si è preferito per-
seguire l’interesse di breve
periodo, soprattutto quello
di carattere mercantile, ri-
nunciando invece a quelle
che sono le ragioni di me-
dio e lungo periodo, sulle
quali davvero noi possiamo
costruire un modello più so-
stenibile di pace, sviluppo e
benessere.
Io so che su questo tema
i Cavalieri del Lavoro sono
fortemente impegnati e co-
nosco la tradizione di cultura
e di grande intelligenza che
questa Accademia esprime:
sui valori della pace e del-
la valorizzazione della cul-
tura, della promozione del benessere e della sostenibili-
tà sociale e civile – che sono i valori fondanti della nostra
storia – siamo tutti chiamati a lavorare affinché diventino
patrimonio e consapevolezza di tutti, a partire da chi ha
la responsabilità di governarci nel corso dei prossimi me-
si in una fase così difficile e così complessa.
È un tema sul quale dobbiamo rendere partecipi il siste-
ma Paese e tutti i colleghi e gli interlocutori appartenenti
al nostro mondo economico e istituzionale, anche di altri
paesi, perché è una causa comune che potremo vincere
solo se tutti insieme andremo nella stessa direzione.
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