Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 15

INTERVENTO
CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
15
persegue i propri
interessi naziona-
li perdendo di vi-
sta l’interesse co-
mune dell’Europa,
siamo in contrad-
dizione.
Abbiamo bisogno
di una politica e di
una strategia co-
mune dell’ener-
gia, che oggi non è ancora un problema perché è a bas-
so costo e siamo in una situazione di assoluta eccedenza
di offerta rispetto alla domanda, ma dall’altro lato è stata
e continuerà a essere in futuro uno dei grandi elemen-
ti strategici e uno dei grandi rischi che noi avremo anche
dal punto di vista della sicurezza.
Abbiamo bisogno di far leva sulle sinergie comuni per so-
stenere attività infrastrutturali indispensabili per collega-
re i mercati e rendere più possibile un’integrazione e un
movimento non solo di consumatori e di popolazioni, ma
anche di merci e di prodotti, adeguati per essere vera-
mente un grande mercato unico.
Abbiamo bisogno di realizzare una vera, grande politica
europea sulla ricerca e sull’innovazione perché solo con-
centrando le poche risorse che ciascun paese riesce a met-
tere insieme in un unico e grande progetto di innovazione
europea possiamo competere con paesi come gli Stati Uni-
ti o come la Cina, che sono in grado di mobilitare milioni
di ingegneri l’anno
o miliardi di inve-
stimenti che cia-
scuno di noi, co-
me piccolo paese
europeo, non è in
grado di fare.
Abbiamo biso-
gno soprattutto di
comprendere che,
se l’Europa non di-
venta nuovamente una grande opportunità sul piano della
competizione, non può produrre posti di lavoro, non può
soddisfare le proprie tensioni sociali interne e le proprie
nuove emergenze e tanto meno può affrontare il grande
panorama delle complessità che abbiamo ai nostri con-
fini: quelle crescenti e quelle anche più recenti dei flussi
migratori, delle tensioni della guerra e del terrorismo e
di un Medio Oriente che si infiamma.
Per queste ragioni il tema vero sul quale l’Europa deve
trovare una nuova direzione di marcia non è solo quello
tecnocratico, burocratico e tanto meno regionalistico, ma
è innanzitutto istituzionale e ancor prima politico. E quin-
di, nel momento in cui oggi si dibatte se fare o meno un
superministro, dovremmo domandarci a cosa serve oggi
un superministro se noi non abbiamo una visione storica
e una prospettiva più seria di come realizzare una mag-
giore unità d’Europa almeno su questi temi fondamentali.
Oggi l’ideale, di cui io sono personalmente portatore, di
»
OGGI L’IDEALE DI UN’EUROPA PIÙ
UNITA DAL PUNTO DI VISTA POLITICO
E ISTITUZIONALE È LONTANO,
MA NON C’È DUBBIO
CHE NOI DOBBIAMO ANDARE
IN QUELLA DIREZIONE
Il Presidente Antonio D'Amato con Alberto Quadro Curzio, Presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei
copertina 1...,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14 16,17,18,19,20,21,22,23,24,25,...copertina 4
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