Civiltà del Lavoro, n. 1/2016 - page 9

CIVILTÀ DEL LAVORO
I - 2016
Luigi Roth
ESSERI
UMANI
4.0
Come molti di noi, posso dire di aver vissuto due rivolu-
zioni industriali, quella della produzione “tradizionale” e
quella dell’Information technology, dell’elettronica. Una ri-
voluzione, quest’ultima, che non mi è appartenuta nel suo
senso più profondo, anche se è entrata a far parte della
vita e del modo di concepire il lavoro e le relazioni. Oggi
però, avvicinando quella che tutti indicano come “quarta
rivoluzione industriale”, Industry 4.0, ho una sensazione
positiva. Non solo per quanto riguarda il tema del lavoro,
ma per l’uomo, soggetto di questa rivoluzione e non sol-
tanto consumatore, utilizzatore di dispositivi, mano d’o-
pera sostituibile.
Certo, un’industria automatizzata e interconnessa, nella
quale il valore aggiunto sarà il flusso di comunicazione
continuo tra l’interno e l’esterno della struttura produtti-
va, in rete con i milioni di dispositivi che gestiscono infor-
mazioni, è uno scenario che può sembrare inquietante. Al
World economic forum di Davos 2016 si è preso atto dei
milioni di posti di lavoro che si perderanno, nei prossimi
anni, per effetto di questa rivoluzione, ma anche dei po-
sti di lavoro che nasceranno dalle nuove discipline, dalle
opportunità che questa svolta oggi ci pone di fronte. L’I-
talia è sostanzialmente in pareggio, anche se questo è un
“triste” calcolo, perché esclude alcune persone dal mon-
do produttivo, perché hanno competenze inadeguate, e
ne integra di nuove, più adatte al nuovo scenario. Ci so-
no Paesi in Europa che pagheranno prezzi ben più elevati.
Proprio perché il nucleo di questa rivoluzione 4.0 non so-
no tanto gli strumenti quanto i dati, l’interpretazione delle
informazioni, l’apporto dell’uomo è indispensabile: i dati,
da soli, hanno potenzialità limitate se non vengono valo-
rizzati attraverso l’analisi.
L’uomo è al centro perché questa rappresenta una rivolu-
zione di processi, non solo di strumenti, e il suo apporto
di pensiero critico e creatività, al di là del mero compito
di controllo dei sistemi, può essere straordinario. L’uomo
è al centro, infine, perché le immense potenzialità del-
la ricerca, grazie ai dati a disposizione, porteranno a mi-
gliorare la qualità della vita e delle prestazioni, la salute
e l’healty ageing.
Siamo di fronte a un cambiamento estremamente impor-
tante, una grande opportunità per contrastare il declino
dell’Europa, riqualificando l’antica industrializzazione in
una nuova. Ma siamo di fronte a un delicatissimo cambia-
mento culturale: l’industria 4.0 richiede esseri umani 4.0.
Questo è il punto. La produzione personalizzata richiede
persone capaci di risolvere problemi sempre differenti.
Non basteranno i “soliti” schemi della formazione ad ade-
guare il personale delle aziende, ad aprire la mente alla
creatività e all’autonomia, per quelle persone che sono
state addestrate a eseguire acriticamente compiti puntua-
li, che identificano il lavoro con la fatica fisica e non con
la fatica intellettuale.
La formazione è un tema chiave, per gestire nel modo
giusto questo cambio di paradigma.
Noi Cavalieri del Lavoro possiamo dire e fare molto, per-
ché ciascuno di noi, nella sua storia, ha innovato, cambia-
to degli schemi, ha saputo agire con coraggio per rendere
grande la propria azienda, la propria attività.
Ecco perché dobbiamo ragionare insieme, particolarmen-
te coloro tra noi che hanno a cuore la formazione dei gio-
vani ai valori dell’imprenditorialità e già fanno molto in
questo campo (abbiamo esempi eccellenti) per proporre
dei modelli e delle idee, esse stesse, 4.0.
EDITORIALE
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