Sempre più frequentemente l’opinione pubblica si interroga sul futuro del Servizio sanitario nazionale, sottoposto da anni a fortissime tensioni principalmente a causa del finanziamento da molti giudicato insufficiente, della scarsità di professionisti sanitari e dal progressivo invecchiamento della popolazione. Le liste d’attesa sono il risultato evidente delle difficoltà in cui versa il Ssn e spingono sempre più un numero crescente di cittadini a cercare risposte nella sanità a pagamento, che viene erogata nelle strutture di diritto pubblico attraverso l’attività intramoenia, e nelle strutture private.
Questa situazione già ora pone rilevanti questioni riguardo l’equità, che è uno dei valori fondanti il Ssn. Da più parti si levano appelli alla difesa del Servizio sanitario nazionale universalistico e solidaristico che condivido poiché sono convinto che il nostro Ssn sia uno degli asset strategici e irrinunciabili della Repubblica Italiana.
Senza poter prevedere nei prossimi anni un significativo incremento della quota di Pil destinata al fondo sanitario nazionale, è necessario individuare strategie efficaci per preservare questo indispensabile asset e renderlo capace affrontare le molte sfide all’orizzonte. Alcuni commentatori suggeriscono che per salvare il Ssn sia necessario combattere e limitare la sua componente di diritto privato, attribuendo a questa l’indebolimento del sistema nel suo complesso a causa delle risorse ad essa dedicate. Questa soluzione, di matrice più ideologica che tecnica, porterebbe il sistema stesso al collasso in tempi rapidissimi. Il contributo della sanità di diritto privato, infatti, secondo il XXI rapporto Censis/Aiop Ospedali & Salute 2023 è vicino ad un terzo del totale delle prestazioni. La percentuale di giornate di degenza a carico del Ssn erogate da strutture accreditate di diritto privato è il 29,8%. Il calcolo degli indici di peso medio e di case-mix evidenzia che queste prestazioni sono mediamente più complesse di quelle erogate nelle strutture di diritto pubblico.
Secondo gli ultimi dati disponibili (2021) il peso medio delle prestazioni effettuate nelle strutture accreditate di diritto privato era 1,47 contro 1,38 per le strutture di diritto pubblico, ed il case mix delle strutture di diritto privato era 1,05 contro 0,98 nelle strutture pubbliche. Questo alto volume di prestazioni, connotate da complessità media superiore a quelle delle strutture pubbliche, ha assorbito solo il 13% della spesa ospedaliera complessiva.
Da questi dati si comprende come la proposta di eliminare o limitare la componente di diritto privato del Ssn, che è estremamente efficiente oltre che efficace, comporterebbe un notevole aumento dei costi per il sistema nel suo complesso determinandone rapidamente l’insostenibilità. Al contrario un aumento delle prestazioni affidate alle strutture accreditate di diritto privato si rifletterebbe in un risparmio che libererebbe risorse da destinare subito alla lotta alle liste d’attesa e anche, eventualmente, all’ampliamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), che definiscono quali prestazioni sono comprese fra quelle erogate dal Ssn. Avendo studiato i sistemi sanitari di molti paesi, mi sono convinto che i sistemi sanitari composti solo da strutture di diritto pubblico come quelli composti solo da strutture di diritto privato non riescono a raggiugere buoni livelli di salute pubblica quanto invece i sistemi misti come quello italiano. La virtuosa competizione che si instaura quando soggetti di natura differente collaborano alla realizzazione di un piano sanitario condiviso mette a vantaggio dell’intero sistema ogni differente competenza e punto di forza.
Per questo, a mio parere, il Sistema sanitario nazionale italiano è stato capace di ottenere ottimi punteggi nelle classifiche internazionali nonostante lo scarso finanziamento. Secondo il rapporto Health at a Glance di Oecd 2024, nel 2022 in Italia la spesa sanitaria assorbiva in totale il 9% del Pil contro la media Ee di 10,4%. Le strutture di diritto privato investono in infrastrutture e tecnologie senza ricorrere a finanziamenti pubblici e sostengono un notevole carico fiscale che contribuisce al reperimento delle risorse attraverso le quali il Sistema sanitario viene finanziato. Per evitare che nei prossimi anni si assista ad un rapido deterioramento dei risultati di salute pubblica fin qui garantiti e per rendere disponibili a tutti i nuovi farmaci e le nuove tecnologie, a mio parere, è necessario affermare, con pragmatismo e senza ideologie, un paradigma di collaborazione e partnership tra pubblico e privato al fine di elaborare strategie sostenibili e che rispondano sempre più ai bisogni che mutano e si evolvono dei cittadini; le strutture accreditate di diritto privato sono a completa disposizione per fare la propria parte come è stato fin dalla costituzione del Ssn nel 1978.