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INVESTIMENTI E RIFORME per combattere gli sprechi | Civiltà del Lavoro 1/2025

19.05.2025

“Recenti indagini dell’Eurobarometro mostrano come, nel 2024, la salute sia la seconda priorità per i cittadini europei. La salute è addirittura la principale questione di politica economica in un gruppo relativamente ampio di paesi, quali Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Portogallo e Ungheria”. È quanto si legge nell’introduzione di uno degli ultimi numeri della Rivista di Politica Economica, dedicato alle prospettive dei sistemi sanitari. Da questa considerazione partiamo per un confronto con Gabriele Pelissero, professore emerito di Igiene all’Università di Pavia e presidente dell’Aiop, l’associazione che rappresenta le aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e le aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato.

 

Presidente Pelissero, la salute rappresenta una delle priorità più sentite dalla popolazione, specialmente dopo la pandemia. Dal suo punto di vista, come valuta il sistema sanitario nazionale nel suo complesso?

Il nostro Servizio sanitario nazionale, nel recente passato, ha subito una pressione straordinaria sulla rete ospedaliera e ha richiesto azioni di riorganizzazione e rimodellamento dell’offerta che non hanno eguali nella storia moderna.

La pandemia ha evidenziato la necessità di un ripensamento profondo, di un rafforzamento strutturale e di un maggiore investimento in prevenzione, assistenza territoriale, ma anche nella rete ospedaliera, soprattutto per quanto riguarda le terapie intensive.

In Italia abbiamo, malgrado questi limiti, un Ssn di altissima qualità che opera attraverso le sue due componenti pubblica e privata, la cui integrazione deve essere valorizzata e promossa.

Resta, però, innegabile che il livello di risorse destinate alla sanità sia ancora inadeguato rispetto alle esigenze del Paese. Il rapporto spesa sanitaria pubblica-Pil è costantemente diminuito a partire dal 2014, con l’ovvia eccezione del periodo Covid-19, con una progressiva riduzione delle risorse disponibili in termini reali.

È fondamentale invertire questa tendenza e garantire un adeguato finanziamento al Ssn, anche con visioni innovative.

 

L’ultimo monitoraggio sui Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr) diffuso dal Ministero della Salute segnala che nel nostro Paese gli aspetti più critici restano la prevenzione e l’assistenza sul territorio. In che modo la sanità privata può venire in supporto?

L’Aiop è un’associazione che in larga parte rappresenta strutture che assicurano prestazioni ospedaliere e da questo punto di vista il monitoraggio condotto da anni con Agenas mostra l’altissima qualità e la migliore performance rese dalle realtà private accreditate, che risultano più aderenti agli indicatori Pne (Programma nazionale esiti, ndr).

Per quanto attiene le attività a valenza territoriale previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, abbiamo più volte lamentato che il precedente governo ha escluso la collaborazione con la nostra componente e questa è sicuramente una delle ragioni del difficile decollo delle nuove realtà territoriali, case di comunità e ospedali di comunità.

Nonostante questo, continuiamo a confermare la nostra disponibilità e interesse ad ampliare le offerte di prestazioni anche in ambito extra-ospedaliero: significative sperimentazioni in tal senso sono già operative nelle regioni che hanno chiesto il nostro contributo.

 

Nello stesso rapporto emergono anche disparità territoriali, con alcune regioni, soprattutto al Sud, meno performanti. In che modo si può intervenire?

Non vogliamo che esista una sanità di serie A e una di serie B. Questo vuol dire però intervenire in maniera strutturale, con investimenti mirati e con delle riforme che, per esempio, mettano un freno a inefficienze e sprechi. In quest’ottica, le strutture di diritto privato del Ssn – per le loro caratteristiche intrinseche – rappresentano un modello di gestione responsabile dei finanziamenti pubblici: parliamo di strategie manageriali e di performance aziendali tali da poter tradurre i fattori produttivi in risorse economiche. E questa può essere un’importante opportunità proprio per le regioni del Sud.

 

Quale contributo può dare la digitalizzazione per migliorare l’assistenza sul territorio?

La digitalizzazione è una leva fondamentale per migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza sanitaria a tutto tondo. Gli strumenti di telemedicina, così come le nuove frontiere connesse all’Intelligenza artificiale, potranno consentire una presa in carico più tempestiva e personalizzata dei pazienti. Grazie alla ricerca, della quale siamo i primi sostenitori, siamo consci che tutto ciò che permette di migliorare la scienza e la tecnica medica è un’occasione per rendere sempre più efficace il management dell’assistenza in ogni setting di cura.

 

In base ai dati Ocse, in Italia il numero dei medici è sostanzialmente in linea con Francia e Germania, mentre a mancare sono soprattutto gli infermieri. Che cosa si dovrebbe fare per accrescere il loro numero?

Oggi paghiamo una errata programmazione del fabbisogno di personale sanitario, che ha carattere pluridecennale e di cui sentiremo gli echi ancora per tanto tempo.

Detto questo, sicuramente occorre migliorare le condizioni contrattuali di tutte le figure coinvolte – tema rispetto al quale, per quanto riguarda la sanità privata, chiediamo che il governo, rinvenendo le coperture necessarie, ci consenta di rinnovare i Ccnl – dando maggiori spazi di libertà, perché si sentano più professionisti e meno impiegati.

Nell’impegno a valorizzare proprio la figura dell’infermiere, è stata giusta la scelta fatta in passato di portare la formazione al più alto livello possibile, quello universitario con due gradi di laurea. Noi produciamo infermieri di alta specializzazione con grande capacità professionale. Ora serve una figura intermedia perché i bisogni di un paziente ricoverato sono molteplici e le esigenze di vita quotidiana non sono più di competenza di infermieri con alta specializzazione.

Questi percorsi però richiedono tempo, ecco perché è comunque positivo che oggi sia consentito di riconoscere i titoli dei professionisti stranieri con una procedura accelerata, come prevede la recente normativa in materia, che dovrà sicuramente essere prorogata per molti anni.

 

Uno dei temi principali che Aiop e le associazioni de gli erogatori privati stanno affrontando è relativo agli aggiornamenti tariffari. Perché opporsi al recente aggiornamento delle tariffe della specialistica?

Il nuovo tariffario della specialistica ambulatoriale e protesica è semplicemente inadeguato e prevede remunerazioni che rendono le prestazioni insostenibili.

Abbiamo fatto ricorso e chiesto di costruire un tariffario fondato su analisi econometriche precise, che coprano correttamente i costi del personale che le offre, che considerino la grave crisi energetica e inflazionistica degli scorsi anni, oltre alle innovazioni intervenute e che, quindi, consentano alla struttura di avere le tecnologie e le apparecchiature migliori all’interno di spazi sicuri, sani e adatti ad accogliere i nostri pazienti.

Ogni operazione di senso contrario non può che tradursi nella perdita di qualità delle stesse prestazioni o, peggio ancora, nella mancata erogazione delle stesse.

È assolutamente fondamentale, per la tenuta del Ssn, che un analogo errore non venga commesso anche per le tariffe sui ricoveri ospedalieri.

 

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