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Zambon, missione Usa «obiettivo 1,1 miliardi» Ilaria Villa al timone

27.04.2023

Elena Zambon, 58 anni e 4 figli, presidente della casa farmaceutica fondata dal nonno Gaetano 117 anni fa a Vicenza e della quale e azionista alla pari (2596 a testa) con le due sorelle (nel board) e il fratello, ha chiamato perla prima volta una donna, Ilaria Villa, alla guida operativa dell’azienda, che ha sede centrale e laboratori a Bresso, vicino a Milano, dal 1961. «Ho scelto abilità e competenze», precisa la presidente, che dice di non avere «mai perseguito la parità di genere, è venuta naturale». Oggi però nel comitato esecutivo di Zambon ci sono 4 donne e 4 uomini, mentre sono donne 115196 dei 2.800 dipendenti a livello globale (2.470 nel business Pharma). Piuttosto a Zambon interessa «assumere giovani», che «sono nativi digitali» e «la digitalizzazione impatterà su tutto il mondo della salute, incluse le case farmaceutiche, che dovranno riconsiderare il loro ruolo da produttori di farmaci a fornitori di servizi», dice. «Siamo una knowledge company sfidata di continuo dall’innovazione, che non sai mai quando e come nasce. Possiamo solo creare le condizioni perché le persone possano esprimersi al meglio».

II bellissimo campus di OpenZone, progettato nel 2019 da Michele de Lucchi per ospitare 33 aziende, molte start-up, oltre a Zambon, serve a questo: «Favorisce le collisioni casuali, questa sede rappresenta l’impresa aperta. Siamo una community dove le persone sono al centro, unite da un rapporto di fiducia e di collaborazione». E coccolate dal programma «Benvivere», introdotto nel 2007, che garantisce visite mediche, mensa su un laghetto nel verde, biblioteca con giornali, libri e pianoforte a coda e la possibilità di prendere lezioni, palestra, parrucchiera, osteopata e navetta gratuita dalla metro. Ilaria Villa, 49 anni e due figli, è arrivata in Zambon a maggio 2022 e ora, dopo la nomina ad amministratrice delegata, avrà il compito di guidare la nuova fase di sviluppo.

L’obiettivo del nuovo piano strategico al 2027? Portare Zambon Spa «a 1,1 miliardi di fatturato nel 2027, un Ebitda (margine lordo) pari al 2596 del fatturato entro 112027, grazie ai farmaci contro le malattie rare, che potrebbero pesare fino al 5096 sui ricavi, e alla spinta del mercato americano, sul quale ci prepariamo a sbarcare», anticipa la manager monzese. Per questo sono stati «previsti 490 milioni di investimenti in ReD e ulteriori 164 milioni in impianti tecnologici da qui al 2027». E’ un bel salto rispetto ai 765 milioni di ricavi e 153 milioni di Ebitda (2096 del fatturato) con cui Zambon ha chiuso 112022, anno che ha segnato «il ritorno alla normalità», con una crescita del 20% sul 2019, dopo i turbolenti 2020 e 2021, quando il fatturato è caduto a 638 milioni per due anni, a causa di «un portafoglio storico fortemente esposto alle malattie respiratorie», che negli anni della pandemia sono drasticamente diminuite con il distanziamento e l’uso della mascherina. E hanno provocato la frenata dei farmaci per contrastarle, come il Fluimocil, lanciato da Zambon nel 1965 e ancora il suo «best seller». Zambon punta molto sul mercato Usa, che «rappresenta 11 4% della popolazione mondiale e assorbe il 4096 del valore del farmaco». Sta costruendo una filiale in New Jersey. «ll primo vero lancio sarà Bos», anticipa l’ad.

La sigla sta per sindrome da bronchiolite obliterante, una malattia respiratoria rara: i risultati dello studio clinico sono previsti entro il secondo trimestre del 2024. Un secondo farmaco, in fase di studio 3, riguarda invece una terapia per la bronchiectasia non legata alla fibrosi cistica. «Le malattie rare sono di nicchia, ma hanno una posizione scientifica di valore: vogliamo trasformare il valore clinico in valore economico sia dalla prospettiva aziendale che della società», sostiene. Il primo passo sarà l’autorizzazione della Fda, l’autorità di controllo Usa, subito dopo è prevista la richiesta all’Ema, per lo sbarco in Europa. Poi potrebbero esserci Giappone e Canada». Se investe per trasformarsi in un nuovo player delle malattie rare «attraverso nuove acquisizioni», come è stata ad esempio Breath nel 2019, a cui è collegata la nuova molecola per la Bos, Zambon non dimentica di sviluppare il portafoglio storico, individuando nuove formulazioni, perché «è innovazione anche individuare nuove formulazioni, come l’uso della molecola del Riluzolo per la Sla per via sublinguale, che lanceremo in Germania. Una grande differenza per chi ‘non riesce deglutire», dice la presidente.

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Articolo pubblicato il 22 aprile da Il Corriere della Sera

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