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Viaggio nell’industria del packaging emiliano che riparte a pieno regime

E poi c’è chi la fase 2 se l’è già fatta in casa, ed è pronto a ripartire a pieno regime. Nel distretto del packaging emiliano, che produce quelle macchine automatiche veloci e complicatissime che servono a dosare o impacchettare tè, farmaci o sigarette, contendendosi il primato d’innovazione coi cugini tedeschi, aziende e sindacati hanno costruito protocolli che possono servire da modello per l’Italia che riparte: turni scaglionati, stipendi pieni anche per chi sta a casa, mascherine e guanti, percorsi differenziati, codici Qr e misurazione della temperatura, assistenza ai figli e, in qualche caso, anche test sierologici.

Si tratta di aziende come Gd, Ima o Marchesini. Inserite nei codici Ateco autorizzati a lavorare, anche perché molte riforniscono chi produce medicinali o vaccini, queste piccole grandi multinazionali dell’automazione non hanno mai spento del tutto i motori. Qui sta il cuore della produzione nazionale: secondo Ucima, l’associazione di settore, in Emilia-Romagna ci sono 230 aziende con 17.800 dipendenti, che generano un fatturato annuo superiore ai 5 miliardi (sugli 8 totali dell’Italia). L’export è all’80%.

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