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Ugo Salerno, il velista d’impresa

08.10.2021

Il capo di un’azienda e il comandante di una barca a vela hanno più cose in comune di quante se ne possano immaginare.

Devono avere ben chiaro, prima di tutto, dove vogliono andare. E per tutti e due è fondamentale sapere sfruttare il vento a disposizione.

Lo sa bene Ugo Salerno, presidente e amministratore delegato di Rina. L’ex Registro italiano navale, a cui deve il nome, è oggi una realtà presente in 70 Paesi nel mondo. Rispetto al 1861, quando nacque assieme al Regno d’Italia, è cambiato tantissimo. Oggi è un’azienda privata e una società per azioni. Ed è un gruppo diversificato che abbraccia i mondi della certificazione navale, aziendale e ambientale. Si occupa anche di consulenza ingegneristica, digitalizzazione, difesa, cybersecurity, energie rinnovabili, decarbonizzazione e idrogeno. E se è così, lo deve in primo luogo a un timoniere ispirato che ne traccia la rotta da quasi vent’anni. Napoletano, ma genovese d’adozione, Salerno si porta dentro la passione per le navi e il mare fin da ragazzino, quando, a otto anni, prese confidenza con la navigazione spingendo una barca a remi. “Avendo la fortuna di avere genitori poco apprensivi potevo farlo spesso”, scherza. “Ho sempre avuto la passione per il mare. Anzi, ormai ho il dubbio che nel mio sangue ci sia un po’ di acqua salata”. Più tardi, a 16 anni, è arrivato l’amore per la vela, che ancora oggi pratica ogni volta che il lavoro glielo permette. Legame con il mare che non si esaurisce neppure in inverno, quando raggiunge il suo piccolo punto d’appoggio a Ischia. Sposato, con una figlia ormai adulta, Salerno ama viaggiare, leggere e sognare. E ha trasmesso il suo modo di essere anche in Rina, azienda di cui dice di essere innamorato. “Mi sono occupato di navi fino al 1994 e per molti anni ho collaborato con Rina”, racconta. “Di conseguenza, quando sono arrivato, conoscevo già molto bene la realtà”. A poco più di 22 anni, nel 1976, Salerno fu il più giovane laureato dei corsi di ingegneria dell’Università di Napoli. Su proposta dei professori, e a fronte di una borsa di studio come assistente, rimase ancora per qualche mese. Poi la prima folata d’ispirazione, che lo portò prima a lavorare come commerciale in Ibm per alcuni mesi, poi a trasferirsi in Liguria, per approdare al cantiere di Genova Sestri Ponente come ingegnere. “Lavoravo assieme ad altre tremila persone. Per me ha rappresentato un’ottima palestra”. Nel 1980 si trasferì a Ravenna per entrare in Ferruzzi, dove si occupava della gestione tecnica della flotta. Otto anni più tardi tornò a Genova come direttore esercizio flotta di Bulkitalia, società del gruppo Coeclerici. E qui trascorse 14 anni, durante i quali ricoprì incarichi di crescente responsabilità fino a diventare nel 1996 amministratore delegato di Coeclerici Shipping, Coeclerici Logistics e vice presidente di Coeclerici Trading. Nel 2002 ecco la chiamata di Rina. Al suo arrivo trovo un’azienda che viveva serie difficoltà, dopo che nel 1999 l’Unione europea aveva sancito la fine del regime di monopolio e l’aveva messa in concorrenza con gli altri principali registri mondiali. In quello stesso periodo, poi, l’azienda si trove, al centro di una crisi reputazionale, risolta negli anni a seguire, dovuta al naufragio di una nave al largo della Bretagna. Salerno, affiancato da una squadra di validissimi collaboratori, è stato protagonista del riscatto dell’azienda, capace prima di risollevarla per poi promuovere il cambiamento che l’ha portata all’assetto attuale. “Nel 2011, in occasione dei 150 anni di attività, abbiamo fatto alcune considerazioni. Allora non raggiungevamo i 200 milioni di ricavi e dovevamo scegliere se competere con realtà molto più grandi nel mondo della certificazione, oppure differenziarci per evitare lo scontro frontale. Abbiamo pensato quindi di proporci ai nostri clienti come azienda dotata anche delle competenze per fare altro. Così acquisimmo la società genovese D’Appolonia, un marchio noto nel mondo della consulenza ingegneristica, che oggi è diventata Rina Consulting. Quando l’abbiamo presa, faceva 80 milioni di ricavi. Oggi è sopra i 200”. In campo ingegneristico il gruppo è stato e sarà protagonista nella realizzazione di grandi opere. È stato coinvolto, per esempio, nella costruzione del viadotto Genova San Giorgio, il nuovo ponte sul Polcevera che ha sostituito il Ponte Morandi, crollato nell’estate del 2018. Nelle scorse settimane ha vinto l’appalto per il project management della nuova diga foranea di Genova.

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