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Ugo Salerno: A lezione dal ponte. L’esperienza Genova

01.06.2020

Pochi giorni dopo il crollo del ponte Morandi, in un agosto torrido che aveva precipitato Genova in uno stato di incredulità, il sindaco Marco Bucci aveva parlato della necessità di «una reazione collettiva» e della capacità di trovare «un’opportunità» in quello che sembrava solo un immenso e insanabile disastro. La parola, «opportunità», aveva destato scalpore. Ma, restando incalcolabile il lutto, si è rivelata una parola usata con criterio manageriale. La ricostruzione del ponte Morandi condotta con velocità mai vista in Italia, secondo uno schema di semplificazione procedurale con la nomina di Buccia commissario, non ha prodotto solo il «modello Genova», ma ha anche rappresentato un banco di prova per le imprese chiamate all’opera, consentendo una crescita professionale, la creazione di know how, l’ampliamento dei propri mercati.

Nella sfida per la demolizione di quel che rimaneva del ponte Morandi e per la costruzione della nuova «creatura», il ponte-nave disegnato dall’architetto genovese Renzo Piano, si sono misurate non solo grandi società come il consorzio costituito da Fincantieri e Impregno, ma anche imprese d’eccellenza di medie e piccole dimensioni.

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