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Stefano Possati, la grande marcia nella Silicon Valley

04.09.2021

Un piede è nella Silicon Valley dove i sensori fabbricati a Bologna controllano che le batterie destinate anche a Tesla funzionino alla perfezione. Ma i suoi sistemi di rilevamento, le apparecchiature di misura e di controllo qualità il gruppo Marposs le fornisce alle industrie di tutto il mondo. E non solo dell’automotive. Come dire che non ci sono solo Stellantis, Renault, il gruppo Volkswagen, tutte le case americane (l’azienda è sbarcata a Auburn Hills nel 1963, ancora prima della Chrysler) e i costruttori giapponesi come Toyota tra i clienti dell’azienda di Bentivoglio, vicino a Bologna, con i suoi 3.500 dipendenti (1.300 in Italia), una pattuglia di 3oo ricercatori, venti stabilimenti nel mondo e un fatturato che sfiora mezzo miliardo di euro. Ora l’azienda chiude un’acquisizione in Germania, rilevando Movomatic dal colosso Jenoptik. «Le competenze e le tecnologie sviluppate per l’industria dell’auto ci hanno spinto a studiare nuove applicazioni in altri mondi, come l’aeronautica e ora anche il biomedicale, un settore che mio figlio Francesco sta facendo crescere».

Stefano Possati, 7o anni, seconda generazioni di imprenditori emiliani, è il presidente dell’azienda che si trova a una trentina di chilometri dalla Ducati di Borgo Panigale e dalla Ferrari di Maranello. Insomma, è uno degli attori industriali della Motor Valley emiliana, tra i più grandi della meccanica ma che ha puntato molto sullo sviluppo del 4.o. «Noi il 4.0 non solo lo usiamo sui nostri impianti ma siamo produttori di macchine con una rete di sensori che consentono il dialogo e lo scambio di dati con altre macchine». E da protagonista della meccanica Possati è impegnato nella rivoluzione verde avviata dall’automotive. «La posizione dell’Unione europea, in particolare di Francia e Germania, è molto più “radicale” di quella americana, più incerta. I costruttori europei vogliono procedere spediti verso la conversione green», dice l’imprenditore che in realtà — racconta — ai sistemi di controllo per il motore elettrico lavora già da almeno sei anni. «Si può uscire più forti dal cambiamento e dalle crisi. Noi negli ultimi tempi abbiamo sviluppato anche la tecnologia per le ispezioni e il monitoraggio delle batterie che funzionano con le celle combustili per l’idrogeno in vista dello sviluppo di nuove energie alternative destinate alla mobilità sostenibile». Marposs è parte integrante di quel tessuto che sta preparando lo sviluppo della E Valley, accelerata in primavera dall’alleanza tra Faw, il più grande produttore di auto cinese e Silk Ev, specializzata nell’ingegneria e nel design di auto, che hanno firmato una joint venture con base a Reggio Emilia per la progettazione e produzione di vetture di alta gamma full electric e plug-in proprio nel distretto dove sono nati alcuni dei marchi più noti dell’automotive, come Ferrari, Maserati, Lamborghini e Dallara. La strada che ha imboccato l’azienda di Bentivoglio è quella tipica delle imprese emiliane « Il modello è aggregativo, le aziende si integrano per supportare il cambiamento», sottolinea Possati, figlio di Mario che ha fondato l’azienda nel 1952. Ma il cambiamento, da impresa che negli anni ‘6o produceva sistemi per il controllo a campione dei componenti di auto a gruppo che lavora nei motori del futuro ed esplora altri settori, è stato possibile anche grazie alle acquisizioni: «È una campagna di shopping che ha visto l’acquisto di una ventina di aziende in settori complementari e le altre che sono state cruciali per la diversificazione».

Ora compra Movomatic in Germania — mercato che è un po’ simbolico perché lì suo padre fondò la prima sede estera— che porterà altre competenze nel monitoraggio e nella misurazione dei pezzi meccanici mentre vengono prodotti. È la seconda acquisizione che ha realizzato negli ultimi 12 mesi, quelli più difficili della pandemia e delle chiusure obbligate.

«Ma è proprio in questi periodi che agire è importante», sostiene Possati che nel 2020 ha acquistato la maggioranza della milanese Edc che produce sistemi di collaudo per motori elettrici. «Gli investimenti più recenti sono andati a rafforzare proprio il settore elettrico. Se non avessimo svolto nel tempo questa fitta campagna di shopping, oggi avremmo circa il 40% di ricavi in meno e, forse, più di una difficoltà a stare sul mercato», spiega ancora l’imprenditore, la cui azienda negli ultimi sei anni ha investito tra i 250 e i 300 milioni. E che ora guarda al biomedicale, forte di un margine operativo annuo di gruppo tra i115 e 111896 dei ricavi. L’altra voce chiave nel bilancio degli impegni è la ricerca. «Investiamo circa 115% del fatturato all’anno nei centri in Italia e in Germania. Ci lavorano ingegneri, informatici, fisici statistici, abbiamo fame di queste competenze — racconta Possati — perché lavoriamo sull’intelligenza artificiale basata anche su reti neurali che simulano l’apprendimento di un bambino. Con i dati e l’esperienza la facciamo evolvere, crescere. Mapertrovare giovani talenti un’azienda deve impegnarsi molto, a tutti i livelli. Serve una governance affidata a manager. E anche per questo, 20 anni fa, la nostra famiglia ha deciso di affidarsi a manager esterni ma cresciuti internamente», spiega l’imprenditore che al suo fianco ha il ceo Alessandro Strada.

Alla domanda se Marpos sarà un’azienda familiare e privata per sempre, risponde senza avanzare dubbi: «Siamo aperti alla Borsa o all’ingresso di investitori Istituzionali ma l’operazione deve avere un senso industriale, oltreché dimensionale, perché sappiamo bene che piccolo non è bello ed è un concetto che non ha consistenza. Marposs è comunque la più grande in Europa nel suo settore. E non ha problemi di passaggio generazionale. Sarà mio figlio Francesco a svolgere in futuro il ruolo di referente per gli azionisti. Una scelta condivisa con i miei fratelli Edoardo e Alberto.

CORRIERE ECONOMIA – 30 Agosto 2021 

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