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Salini: Ripresa, piano infrastrutture da 100 mld

20.05.2020

Un piano da 103 miliardi che può valere fino a 322 miliardi di impatto positivo sull’economia. Un vero e proprio Progetto Italia che vada oltre le opere strategiche. Questo ci vuole per il paese. Ne è convinto il ceo di Webuild, Pietro Salini, che in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, traccia le linee guida di un disegno davvero ambizioso e di fatto messo già nero su bianco: far ripartire l’Italia con un maxi rilancio infrastrutturale. «I soldi ci sono, definiamo nuove regole, senza inventarci nulla ma usando quelle europee. Non perdiamo quest’occasione, ci troviamo di fronte a una crisi epocale dagli effetti devastanti. Dobbiamo combattere questo mostro creando fiducia e lavoro», ha esordito l’imprenditore.

Parliamo di una cifra enorme, siamo un paese già fortemente indebitato come possiamo sostenere un intervento di spesa pubblica di tale portata?
I denari ci sono, certo se li impieghi per finanziare la spesa corrente non produci nulla di buono ma se li usi per fare investimenti il discorso cambia radicalmente. Possiamo contare complessivamente su 158 miliardi utilizzabili per le infrastrutture tra fondi strutturali europei, fondi di sviluppo e coesione, il meccanismo europeo di stabilità e i social bond. Tutti denari, peraltro, che proprio per la particolarità della situazione in cui ci troviamo, hanno un costo prossimo allo zero. Siamo in un periodo di interessi negativi, praticamente ti pagano per indebitarti. Se non ora quando? Credo che la percezione della crisi in cui rischia di cadere il paese sia ancora molto modesta. Ma il nostro nemico è la disoccupazione. È un mostro che possiamo combattere solo creando fiducia e lavoro e per questo vanno attivati strumenti di rilancio anticiclici che possano sopperire alla futura carenza di domanda. L’Italia è un grande esportatore e proprio per questo rischia di pagare più di altri questo scenario avverso: mancherà la domanda interna ed estera. E l’unico modo per rilanciarla sono le opere pubbliche? Questo genere di interventi ha un moltiplicatore che può essere superiore alle 3 volte. Questo significa che se mettiamo in agenda la voce per 103 miliardi possiamo avere ricadute positive sul Pil per oltre 32o miliardi, che equivalgono peraltro alla creazione di 2,5 milioni di posti di lavoro.

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