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Rosso: L’Italia deve ripartire da istruzione e rigore morale

04.07.2020

Partendo dalla rilettura dell’Apologo sull’onestà di Italo Calvino, una professoressa di Perugia, Gabriella Giudici, scrisse nel 2012 sul suo blog un post che diventò virale. Non fece numeri da influencer della moda, ma fu ripostato da migliaia di utenti. Il post circola ancora, al contrario di molti interventi sui social delle celebrità del momento, meteore del cyberspazio. Riflettendo sul testo apparso nel 1980, uno degli ultimi interventi di Calvino sulla stampa, Gabriella Giudici scriveva: «Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere». Alla malinconica lucidità di Calvino potremmo aggiungere il “pessimismo della ragione” di Luigi Pirandello, che ne 11 piacere dell’onestà, seppure coi toni della commedia, si concede il lusso di far trionfare il rigore morale sull’opportunismo. Lo spirito ligure di Calvino e la sicilianità di Pirandello: li citiamo perché rappresentano un fil rouge del nostro complicato Paese ed interpretano, entrambi, l’attuale sentire di Renzo Rosso, fondatore di Diesel, unico marchio di jeanswear che sia riuscito a competere con gli americani, e poi di Otb (che sta per Only the Brave, solo i coraggiosi), una delle poche holding italiane della moda. Rosso è imprenditore e creativo: ancora oggi, superati i 6o anni, conserva l’entusiasmo e la voglia di farsi guidare dall’istinto, solo in parte addomesticato dalla razionalità e, inevitabilmente, dall’esperienza. Rosso è tra le “menti brillanti” invitate dal premier Giuseppe Conte agli Stati generali di Villa Pamphili, per un intervento a porte chiuse che il fondatore di Diesel spera non sia caduto nel vuoto. I suoi toni schietti sono proverbiali. Lo stesso vale per i costanti richiami alla concretezza che fa quando si rivolge ai politici.

Cosa l’ha spinta ad accettare un invito a un summit che di concreto sembrava avere poco?
Credo sia presto per valutare gli effetti, che io ovviamente spero siano positivi, di quei giorni di incontri e confronti a Roma. Più un problema è complesso, più è importante la fase di analisi e se gli Stati generali fossero serviti a questo, a studiare per comprendere, ne sarei felice. Ho accettato l’invito del premier perché nessuno è autorizzato a tirarsi indietro in un momento così difficile. Mi è stata data completa libertà, ho fatto un intervento razionale e passionale insieme. Con spirito di servizio e mettendomi a disposizione per quello che sono e che ho imparato in tanti annidi impegno imprenditoriale. Aggiungo che il mio settore, la moda, a sua volta ha attraversato crisi e cambiamenti. Alcuni nodi sono stati risolti, su altri stiamo lavorando: nessuno può pensare di non avere niente da imparare o, non sia mai, di essere perfetto.

Ma al Governo, al Paese, cosa consiglierebbe?
Senza condizionale: consiglio di analizzare i problemi, darsi degli obiettivi a breve e medio termine, quantificare le risorse economiche necessarie per raggiungerli e soprattutto individuare le persone più qualificate alle quali assegnare compiti di responsabilità. Non lo ripeterò mai abbastanza: l’Italia deve  darsi tre parole d’ordine. O meglio, una parola ripetuta tre volte. Competenza, competenza, competenza.

Leggi sul Sole 24 Ore 

 

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