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Robot e intelligenza artificiale, fine del lavoro? Incontro con i candidati al Premio Alfieri

21.03.2018

“Qui di fronte c’è il Museo della Scienza con tutti gli strumenti di Galileo. Ecco, se pensiamo solo per un attimo agli incredibili cambiamenti che l’invenzione del cannocchiale ha comportato nelle nostre vite, c’è da chiedersi cosa ci permetteranno di vedere le nuove tecnologie e fino a che punto trasformeranno non solo il nostro modo di lavorare ma anche il nostro modo di percepire il mondo”. Il tema è suggestivo e terribilmente concreto e le parole di Piero Neri, presidente del Gruppo Toscano dei Cavalieri del Lavoro, colgono nel segno.

“Robotica e intelligenza artificiale. Opportunità e rischi per il lavoro nel prossimo futuro” è la traccia intorno a cui si sviluppano gli interventi della giornata di presentazione, tenuta lunedì 21 marzo a Firenze presso l’Auditorium della Camera di Commercio,  del Premio Alfieri del Lavoro, destinato ogni anno ai 25 studenti più meritevoli studenti d’Italia. Insigniti dell’onorificenza al Quirinale, gli Alfieri ricevono il titolo insieme ai neo  Cavalieri del Lavoro nominati dal Presidente della Repubblica. Per promuoverne la conoscenza nelle scuole la Federazione nazionale dei Cavalieri organizza ogni anno dei “tour” sul territorio.

Nativi digitali, i ragazzi hanno antenne particolarmente sensibili ai nuovi scenari della quarta rivoluzione industriale, consapevoli, anche un po’ per istinto, del fatto che se non ci si prepara a gestirla si finirà per subirla. “Dopo la rivoluzione delle macchine del XIX secolo – continua Neri – e quella elettronica del XX secolo, che in modo diverso hanno segnato l’automazione di molti processi di lavoro, oggi assistiamo alla robotizzazione della produzione. Nel settore navale, che conosco meglio, oggi si assiste a una costante diminuzione degli operai a bordo in fase di costruzione, e non è più un miraggio l’ipotesi di inaugurare navi senza equipaggio con risparmi incomparabili di costi e spazi”.

L’uomo diventa antiquato? “Non è così – avverte Stefano Possati, Presidente Gruppo Emiliano-Romagnolo dei Cavalieri del Lavoro – ogni cambiamento sembra innaturale per chi lo subisce, non per chi lo pone in essere. Una grande nazione manifatturiera e con radicate conoscenze scientifiche come la nostra non deve aver paura, ma scommettere su se stessa. L’uomo non diventa superfluo per il semplice fatto che la trasformazione del lavoro così come oggi lo conosciamo fa da preludio a nuove professioni, a nuovi modi di generare valore”.

A dare forza alla visione di Possati è Paolo Dario, coordinatore del Dottorato in Biorobotica della  Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, centro di eccellenza mondiale negli studi sulla cognizione artificiale. “Molti hanno paura del futuro – spiega – ma ci sono paure vere e paure fittizie. I robot schiavizzeranno gli esseri umani? Falso. Diventeremo più poveri? Dipende, si tratterà di capire come gestiremo la questione dell’ accessibilità alla robotica. Andremo incontro al divario robotico: chi ha robot e chi non ne ha. L’Italia in questa partita ha un vantaggio enorme”. Lo scienziato non si riferisce (solo) alla tecnologia, alla qualità della scuola ingegneristica e informatica, fa riferimento alla cultura umanistica, ai saperi classici spesso considerati meno che sopravvivenze archeologiche. E invece uno degli aspetti più importanti dello sviluppo della robotica sta nella capacità di generare programmi e metodi che sappiano moltiplicare la potenza collaborativa delle macchine. Gestire quantità enormi di dati senza imparare a collaborare con un “partner cognitivo” serve a poco, l’intelligenza è un fenomeno soprattutto relazionale e in questo senso l’apporto di filosofi, psicologi, linguisti è altrettanto fondamentale di quello di ingegneri e sistemisti.  “Oggi si parla tanto di Smart City, ma la prima e ineguagliata città intelligente era la Firenze del Rinascimento. Nel 1506 passeggiavano da queste parti Michelangelo, Leonardo e Raffaello. Forse un po’ meglio di quelli che oggi passeggiano nella Silicon Valley. E non lo dico io ma l’Harvard Business Review. Ragazzi, sono cittadini smart a rendere tale la città e non solo il contrario”.

A indicare una delle possibile conseguenze “umanistiche” dell’esplosione dell’intelligenza artificiale è il Cavaliere Fabrizio Bernini, Presidente Zucchetti Centro Sistemi. Fondata nel 1985 come software house, Bernini l’ha condotta oggi a essere una delle aziende più innovative nei mercati internazionali della robotica e dell’automazione con cinque diversi ambiti di specializzazione: Automation, Healthcare, Green Innovation, Robotics, Software. Il robot rasaerba, Ambrogio, tanto per fare un esempio, lo ha inventato lui. Da 18 anni sul mercato, Ambrogio si prende cura di ogni tipologia di prato e in completa autonomia. “Abbiamo presentato l’ultimo modello a Bruxelles pochi mesi fa, nessuno ha parlato di lame e accessori meccanici, si è parlato solo di IoT, di connettere al meglio il robot con tutti gli oggetti e le persone con cui avrà a che fare”. L’intelligenza di un oggetto sta nella sua relazionalità. “Oggi un robot tagliaerba – sottolinea con un po’ di provocazione – dovrebbe avere una figura giuridica, perché se si guasta il motore l’oggetto chiama il tecnico e gli spiega il problema. Non c’è persona che intermedia, decide il robot. Questo accadrà a tutti i robot”. Essere contro i robot è come essere contro i mulini a vento. Sistemi nuovi richiedono lavori nuovi. “Sto cercando gente con conoscenze nuove, ho enormi quantità di dati e ho bisogno di persone in grado di spiegarmi cosa farne”.

Chiudono la giornata il prof. Sebastiano Maffettone, direttore del Dottorato in Political Theory della LUISS di Roma e Coordinatore del Comitato scientifico del Collegio “Lamaro Pozzani”, e il Prof. Piero Polidoro  Ricercatore in Semiotica della Lumsa di Roma. Nel corso dell’incontro è stata presentata anche l’attività del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani”, istituito a Roma dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro con l’obiettivo di offrire a studenti particolarmente meritevoli un percorso culturale caratterizzato dall’eccellenza e da significative occasioni di crescita personale. In “missione” a Firenze tre laureati del Collegio così salutano i loro quasi coetanei. “Oggi abbiamo l’onore di essere da quest’altra parte e poterci riconoscere nei vostri occhi. È uno spettacolo bellissimo”. Ad ascoltarli anche quei “geniacci” della quarta B dell’Iti di Livorno, vincitori del premio “Zero Robotics”, competizione internazionale di programmazione di robotica aerospaziale promossa dal Mit, che si basa sulla programmazione di speciali robot denominati Spheres, satelliti artificiali simil-sferici,  per un programma adattabile ai robot della stazione aerospaziale in orbita intorno alla Terra.


Rassegna web

→ Il Sole 24 Ore, Le aziende hanno bisogno di giovani e innovazione

→ Il Tirreno, Piccoli geni 4.0 crescono. E’ il nuovo Rinascimento

Piero Neri (Presidente Gruppo Toscano Cav. Lav.): Nostri giovani alfieri di innovazione

Stefano Possati (Presidente Gruppo Emilia-Romagna Cav Lav): Nessuna paura del futuro

Paolo Dario (Biorobotica - S. Anna di Pisa): La robotica ha fame di umanesimo

Fabrizio Bernini (Cav. Lav - presidente Zucchetti Centro Sistemi): I robot diventeranno soggetti giuridici

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