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SINTESI IN PRIMO PIANO – 9 marzo 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Italia, il triste record: 100000 morti
– Draghi: sprint per vaccini e Recovery
– Oggi la decisione del Cts sul lockdown
– Mattarella: difendere le donne, anche con il lavoro
– J’accuse di Harry e Meghan: razzismo dalla corte
– Papa Francesco: anche i migranti hanno diritti

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cazzullo Aldo 
Titolo: Una lastra con tutti i loro nomi – 100.000 – Le vittime del virus, il lutto di una Nazione
Tema: Italia, il triste record: 100000 morti

«Una morte è una tragedia, un milione di morti è una statistica». Autentica o apocrifa — come quasi tutte le frasi storiche — che sia, la cinica affermazione attribuita a Stalin andrebbe rovesciata. Centomila morti sono centomila tragedie. In fronte a qualcosa di totalmente inatteso e inedito come una pandemia — almeno nell’arco delle nostre vite —, noi italiani abbiamo reagito a volte in modi opposti. A lungo e prevalsa una tendenza a sottovalutare, a sminuire, se non proprio a negare. Si è partiti con le buone intenzioni: la vita continua, Milano non si ferma. Qualcuno ha proseguito con sprezzo della verità e del ridicolo, per poi essere costretto dalla realtà a fare marcia indietro. Altri si ostinano tuttora a fare come se nulla fosse, ad esempio a riunirsi fuori dagli stadi per sostenere la propria squadra che gioca a porte chiuse: tutti hanno visto le immagini di San Siro e di Bergamo, ma la pratica si diffonde pure in provincia. E’ una reazione umana, tentare di mantenere le antiche abitudini; ma alla lunga c’è qualcosa di diabolico in questo perseverare, che è pure una mancanza di rispetto per le vittime e le loro famiglie. Troppe volte abbiamo sentito mormorare che «tanto avevano quasi tutti più di ottant’anni»; come se le vite degli anziani valessero meno, come se il dolore di chi resta non fosse altrettanto straziante. L’altro giorno poi è arrivata la sentenza dell’Istat: l’Italia non ha mai avuto tanti morti — 700 mila — in un anno di pace; dall’inizio della pandemia, si contano 108 mila morti in più rispetto alla media; la drammatica contabilità, purtroppo, coincide con i dati Covid.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Ziniti Alessandra 
Titolo: Oggi il Cts decide sul lockdown – Appuntamenti anche con sms Ipotesi lockdown differenziati
Tema: Cts: possibile nuovo lockdown

II parere del Cts dovrebbe arrivare oggi stesso. Fotograferà la diffusione del virus e cercherà di rispondere a una domanda: servono nuove misure? Qualcosa andrà fatto, dovrebbero sostenere gli scienziati. Soprattutto se il contagio nazionale dovesse superare una soglia critica, che potrebbe essere indicata attorno ai trentamila casi giornalieri. Appena ricevuto il responso, l’esecutivo farà il punto su eventuali nuovi interventi. Prima con la cabina di regia. Poi, nelle ore successive, con un vertice tra Mario Draghi e i capi delegazione di maggioranza. Le opzioni sono sempre le stesse, se si stabilirà di agire, e ruotano attorno al lockdown nazionale. Molto dipenderà dai dati delle prossime 48 ore. Ma è possibile che alla fine si decreti un arancione scurissimo (o rosso) per i feriali, accompagnato dal rosso nei festivi. Ieri, però, è stato il giorno del piano vaccinale. Nella sede del governo il generale Francesco Figliuolo ha partecipato al vertice convocato dal premier Mario Draghi, assieme al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e ai ministri Roberto Speranza e Maria Stella Gelmini. Gli obiettivi fissati dell’esecutivo sono chiari. Innanzitutto portare le Regioni, che si sono mosse finora in ordine sparso, a immunizzare immediatamente tutti gli over 80, le categorie fragili e i disabili, a cui sarà data massima priorità. Subito dopo la fascia dei settantenni. Procedere rispettando rigidamente il criterio anagrafico e gli altri precetti che il governo fisserà nelle linee guida attese per venerdì. Quindi lanciare il vero e proprio piano di vaccinazione di massa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Piano vaccini su due binari per iniettare 60 milioni di dosi
Tema: Vaccini

L’obiettivo resta sempre quello di arrivare a 60 milioni di somministrazioni entro la fine di giugno. Poco meno di 15 milioni con la doppia dose, e quindi pienamente vaccinati. Poco più di 30 milioni con una sola dose, e quindi protetti anche se in modo parziale. Ma dal continuo adattamento del piano vaccinale, dopo ll punto fatto ieri a Palazzo Chigi, si vanno delineando due binari paralleli. I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna continueranno a essere usati per le persone con più di 80 anni e per I fragilíi, categoria già definita da una tabella del programma elaborato dal governo precedente. E che prevede quattordici voci tra le quali i malati oncologici, gli immunodepressi, i disabili, i gravemente obesi. L’altro binario riguarda invece AstraZeneca, che ieri ha avuto l’annunciato via libera anche per le persone con più di 65 anni ma in buona salute. E Janssen, il vaccino della Johnson e Johnson che entro questa settimana dovrebbe essere autorizzato nell’Unione Europea e quindi in Italia. Questi due prodotti saranno utilizzati sia peri lavoratori delle categorie a rischio, ma con un freno alla concorrenza sfrenata di questi giorni fra le categorie, sia per le persone anziane, ma fino ai 79 anni d’età e in buona salute. Mentre sullo sfondo resta il russo Sputnik, non ancora autorizzato come i vaccini cinesi, «suggeriti» ieri da Beppe Grillo. II doppio binario è proprio quello di cui ha parlato il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel giorno in cui l’Italia ha superato il tetto dei 100mila morti dall’inizio della pandemia, quando ha detto che si privilegeranno le «persone più fragili e le categorie a rischio». In ogni caso l’accelerazione che dovrebbe arrivare da aprile in poi dipende in primo luogo dall’arrivo delle dosi promesse. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ricordato che finora AstraZeneca ha consegnato meno del 10% delle dosi pattuite nel primo trimestre.
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Testata:  Stampa 
Autore:  PA.RU. 
Titolo: La corsa al vaccini un milione al giorno – La carica dei 90.000 infermieri “Immunità di gregge in 41 giorni”
Tema: Vaccini

I medici di famiglia puntano i piedi, i sanitari senza lavoro non si arruolano e allora a dare un colpo di acceleratore alla campagna vaccinale arriva la carica dei 269 mila infermieri professionali dipendenti di Asl e ospedali. Pronti a siringare 45 milioni di italiani, ossia a tagliare il traguardo dell’immunità di gregge solo in un mese e mezzo, se ci fossero da subito tutti i vaccini acquistati sulla carta dell’Europa. Vaccini che, però, inizieranno ad arrivare in dosi massicce a partire da aprile, quando verranno implementati gli invii di quelli già approvati e si aggiungeranno 30 milioni di dosi di Johnson&Johnson, che giovedì dovrebbe ricevere il via libera dell’Ema (Agenzia europea del farmaco). Arrivate le dosi servirà però chi le inietta e per ora la fila dei vaccinatori sembra sguarnita. Già con le poche fiale che arrivano oggi, una su cinque resta nei frigo. Quelle di AstraZeneca in particolare, che toccherebbe soprattutto ai medici di famiglia inoculare ai propri assistiti. Ma l’accordo nazionale è stato recepito solo dalla metà delle Regioni e anche in queste i dottori che hanno poi effettivamente aderito sono pochi. Dei tremila medici e 12mila infermieri vaccinatori non dipendenti che avrebbero dovuto assumere le agenzie interinali selezionate dall’ex commissario Domenico Arcuri, ne sono stati arruolati meno della metà. Anche perché di infermieri a spasso non se ne trovano. Ora si proverà a pagare i medici specializzandi, che non basteranno però a colmare i vuoti. Così, sul tavolo del governo, l’Ordine degli infermieri ha calato la sua proposta, correlata di numeri che ieri hanno favorevolmente impressionato la task force sul piano vaccinale.[…]Un vertice in cui si è ribadita la necessità di uniformare i criteri con i quali le Regioni hanno fino ad oggi stilato la lista di chi deve essere prioritariamente immunizzato. E la linea resta quella di procedere per ora con gli ultraottantenni, tre quarti dei quali tra l’altro non ha ancora fatto la doppia dose. Contestualmente vaccinare i due milioni di estremamente vulnerabili, ma poi andare avanti spediti per classi di età, seguendo il «metodo Israele».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo: “I vaccini ci salveranno” – Draghi accelera sui vaccini “Scelte meditate ma rapide la via d’uscita non è lontana”
Tema: Draghi: necessaria unità

Ieri Mario Draghi ha parlato per la prima volta direttamente agli italiani. Lo ha fatto per sette minuti con un video messaggio registrato inviato alla Commissione Pari opportunità in occasione di un convegno per la giornata internazionale della donna. Rigido davanti alla telecamera e a tratti emozionato, mentre leggeva il testo del messaggio ha definitivamente dismesso gli abiti del tecnico-politico per indossare quelli del politico e basta, anche se senza alcun partito di riferimento e senza l’esigenza del consenso facile. Un breve discorso alla Nazione – non del tutto inatteso – a quasi un mese dall’insediamento a Palazzo Chigi. Con il suo stile, il suo linguaggio, le sue cautele. Diretto ed essenziale, senza ricercare formule retoriche. «Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile». E nulla ha ascosto agli italiani: «Ci troviamo di fronte, in questi giorni, a un nuovo peggioramento dell’emergenza sanitaria». Ad un anno dal lockdown, nel giorno in cui i morti per Covid-19 in Italia hanno superato la «terribile soglia» delle centomila persone. Agli italiani (che ha ringraziato per la pazienza e per i sacrifici che stanno facendo in maniera disciplinata), il presidente del Consiglio, ha chiesto di fare la propria parte ma è stato netto nell’attribuire innanzitutto al governo, e ai governi locali, la principale responsabilità nel guidare il Paese fuori dall’emergenza. «Il nostro compito – e mi riferisco a tutti i livelli istituzionali – è quello di salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità. Ogni vita conta. Non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide. Le mie preoccupazioni sono le vostre preoccupazioni. Il mio pensiero costante è diretto a rendere efficace ed efficiente l’azione dell’esecutivo nel tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Draghi: la via d’uscita non è lontana – «Un’accelerazione per tornare presto alla normalità Non è il momento di dividerci»
Tema: Draghi: necessaria unità

Parla in occasione della giornata delle donne, ma si rivolge al Paese, ai cittadini, al suo stesso governo. Rimarca «il peggioramento dell’emergenza sanitaria», ma lancia un messaggio di speranza, «si intravede una via d’uscita, non lontana». Ringrazia gli italiani, di ogni categoria, per la loro pazienza, per gli sforzi profusi contro il Covid, italiani che meritano fiducia, ma insieme «all’impegno del governo a conquistarsela». Anche perché «non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile». In 7 minuti di videomessaggio Mario Draghi coglie l’occasione della Giornata Internazionale della donna per lanciare un messaggio che è anche alla Nazione, in un momento in cul sembrano possibili, forse necessari, ulteriori sacrifici, chiusure, zone rosse. Ma soprattutto afferma più volte che è lo stesso governo, da lui presieduto, ad essere sotto esame, a dover fare il proprio mestiere «ogni giorno» in modo più rapido ed efficace: «Ognuni deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus. Ma soprattutto il governo deve fare la sua. La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l’accelerazione del piano dei vaccini, una via d’uscita non lontana. Voglio cogliere questa occasione per mandare a tutti un segnale vero di fiducia. Anche in noi stessi». E in questo discorso che è rivolto al cittadini e allo stesso tempo ai suoi ministri, a sé stesso, in una simmetria continua di responsabilità fra governanti e cittadini, occorre ringraziare prima di tutto: tutti gli italiani «per la loro disciplina, la loro infinita pazienza, soprattutto coloro che soffrono le conseguenze anche economiche della pandemia», ma anche «gli studenti, le famiglie e gli insegnanti che sopportano il peso della chiusura delle scuole, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, le forze armate, la Protezione civile e tanti altri lavoratori in prima linea per la loro incessante opera».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Zacchè Marcello 
Titolo: Il commento – Messaggio all’Italia, debutto di Draghi Sprint sul Recovery: due mesi per rifarlo – Cambio di passo su fondi ue e vaccini bella differenza rispetto a Conte
Tema: Draghi: necessaria unità

L’audizione parlamentare di ieri del ministro del Tesoro Daniele Franco ha dato l’impressione che il piano per ricevere i fondi europei debba essere sostanzialmente riscritto. Sì, c’è continuità con il lavoro del precedente governo, ma è la cornice. Quello che ci sta dentro, invece, va fatto nei prossimi due mesi. Un po’ come sta avvenendo con i vaccini: la nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo al posto di Domenico Arcuri ha segnato non solo il punto di rottura con uno dei persona chiave, oltre che il più discusso, del governo Conte bis, ma soprattutto ha permesso la rifondazione dell’intera campagna vaccinale a livello nazionale. Vaccini e Next Generation Eu: i due temi da cui dipende il futuro del Paese, vale a dire il benessere degli italiani negli anni che verranno dopo la pandemia, erano e sono le priorità del nuovo governo, la sua ragion d’essere. E tutti coloro che sospettano ancora adesso che la staffetta Conte-Draghi sia stata una manovra esclusivamente politica, hanno ora la possibilità di toccare con mano la sostanza di una chiara e positiva discontinuità. Da vaccini e Recovery è partito Draghi perché queste sono le priorità. La prima è l’unica strada per porre fine al singhiozzo delle varie gradazioni dei lockdown il prima possibile, possibilmente con l’estate. La seconda, il cosiddetto Recovery, è l’opportunità unica e irripetibile per la nostra economia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Mattarella: difendiamo le donne cominciando dal lavoro – Mattarella: “Dignità per le donne Disparità e violenza hanno una sola radice”
Tema: Mattarella: difendere le donne

Tutto si tiene, alla fine, inestricabilmente. «Perché disparità economiche, discriminazioni e violenze sono tutte figlie della stessa radice», ricorda il presidente Sergio Mattarella con voce grave al Quirinale, in un discorso nobile m favore delle donne. Il presidente cita una per una le dodici vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno. «Un fenomeno impressionante che interroga la coscienza del nostro Paese», scandisce in diretta tv. Delitti figli di un’arretratezza culturale, che affonda le sue radici anche nelle diseguaglianze. Che fare? «Politiche per la famiglia, sostegno alla maternità, potenziamento dei servizi, conciliazione con i tempi di lavoro e con quelli di cura rappresentano un elemento di fondamentale importanza per la crescita», propone il Presidente. Il Covid ha colpito soprattutto le donne. «Secondo l’Istat abbiamo 440 mila lavoratrici in meno rispetto a dicembre. Sono a rischio un milione 300mila posti di lavoro. L’occupazione femminile è tornata ai livelli del 2016, ben al di sotto del 50 per cento raggiunto per la prima volta nel 2019». Peggiora «la qualità del lavoro, con un picco di contratti part-time e a tempo determinato». E l’Inail «ha messo in luce che quasi il 70 per cento dei contagi denunciati sui posti di lavoro riguarda le donne, sopratutto nel settore sanitario». Le donne, ricorda Mattarella, arrivano ancora troppo poco «ai livelli apicali di imprese e società pubbliche e private. La sola libertà di accesso agli impieghi pubblici e privati non risolve il problema dell’occupazione femminile, di fronte a una evidente disparità di progressione di carriera e nella ingiustificabile differenza di retribuzione. Per non parlare delle discriminazioni sul posto di lavoro, in forme che talvolta rasentano la costrizione e la violenza». Sono temi che Mattarella porta avanti con molta forza da anni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  M.T.M. 
Titolo: Pd, il pressing per Letta segretario «Un leader vero, non un reggente»
Tema: Pd

Il Partito democratico è ancora sotto choc per le traumatiche dimissioni di Nicola Zingaretti. II segretario ha fatto capire ai vertici del partito di essere pronto a «favorire una soluzione per rilanciare i dem». II che significa che non farà niente per ostacolare l’individuazione di un nome per la sua successione. Anzi. «Basta polemiche», esorta infatti Zingaretti. Ma l’onere di trovare il nuovo leader spetterà agli altri, ossia ai capicorrente della maggioranza che ha fin qui guidato il Pd. Ma il rischio è quello che alla fine si vada a una sorta di «re travicello» che duri solo qualche mese. Un pericolo su cui Dario Franceschini ha dato l’allarme ai suoi: «Dobbiamo eleggere un segretario che duri almeno un anno, che ci porti alle elezioni amministrative, che gestisca una maggioranza di governo complicata come l’attuale. Non esiste che si vada a un reggente provvisorio. Abbiamo bisogno di eleggere in Assemblea nazionale un segretario il più autorevole possibile che ci guidi fino al congresso». Un identikit che sembra corrispondere perfettamente a Enrico Letta, su cui infatti il pressing dei dem è fortissimo.
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  De Carolis Luca 
Titolo: 5S, Conte vuole una segreteria di “nomi nuovi” – Conte, il piano per la segreteria senza i soliti big
Tema: M5S

L’avvocato che si è fatto rifondatore vuole e deve riscrivere regole e struttura dei Cinque Stelle. E visto che c’è, intende anche rinfrescare le gerarchie. Perché Giuseppe Conte ha quell’idea, una segreteria di sua fiducia con volti (sostanzialmente) nuovi, insomma non inzeppata dei soliti big. E a suggerirgliela, dicono, è stato Beppe Grillo. D’altronde proprio con il Garante, come rivelato dal Fatto, domenica scorsa Conte ha discusso del futuro prossimo del Movimento, facendogli visita nella sua villa a Marina di Bibbona in Toscana. In riva al mare, hanno fatto il punto. E l’avvocato se lo è sentito ripetere dal Garante: “Giuseppe, dobbiamo puntare su facce nuove”. Un concetto che Grillo ha ripetuto anche ia diversi 5Stelle. Vuole una segreteria o direzione con 5Stelle finora non in primo piano, il fondatore, anche per tranquilizzare il corpaccione parlamentare.
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Economia e finanza

Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Recovery, l’Italia perde 5 miliardi – Recovery Plan, all’Italia 5 miliardi in meno Franco: “Cambiare passo”
Tema: Recovery

II monito del ministro dell’Economia Daniele Franco arriva con voce pacata ma ferma «Dobbiamo cambiare passo, non possiamo subire battute d’arresto». Di fronte a sei commissioni parlamentari riunite “da remoto”, con la bagarre iniziale di Fratelli d’Italia, la prima sortita del “numero uno” di Via Venti Settembre traccia le linee politiche ed operative del documento che con oltre 200 miliardi in sei anni potrebbe portarci, a fine percorso, ad un ritorno al miraggio di una crescita superiore al 3% annuo. Naturalmente «se si faranno le riforme», annota il ministro. Bisogna fare presto anche perché nel frattempo la nostra fetta di torta di Recovery Fund, a causa del ricalcolo di quanto abbiamo perso di Pil, si è ridotta di 5 miliardi: dai previsti 196,5 agli attuali 191,5. La quota complessiva, ReactEu compreso, scende dunque da 209,5 a 204,5. L’Italia ha bisogno come il pane dei grandi progetti messi insieme dalla lunga gestazione del Recovery Plan culminata nella bozza del 12 gennaio, cui Franco ha riconosciuto «moltissimi elementi di solidità» e dalla quale si sta ripartendo per quella che di fatto è una riscrittura. Da completare in fretta: se vogliamo avere l’anticipo del 13% e i fondi dopo l’estate abbiamo solo due mesi di tempo (il termine è il 30 aprile) e dobbiamo considerare che la crisi di governo ha fermato i lavori per un paio di mesi. L’emergenza Covid spesso ci fa dimenticare le questioni strutturali del Paese e Franco, ministro tecnico, li ha ricordati: «Cronico problema di crescita», divari allarmanti che penalizzano Sud, donne e giovani. Morale: il Recovery Plan può aiutarci ad «accrescere il potenziale di sviluppo» con digitalizzazione, green ed inclusione sociale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: «All’Italia 191,5 miliardi, i fondi in estate»
Tema: Recovery

I finanziamenti europei del Recovery fund non arriveranno prima della «fine dell’estate» e saranno leggermente inferiori al previsto, alla luce dei calcoli aggiornati sulla base del regolamento Ile «emanato a febbraio», ha spiegato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, in audizione in Parlamento. In tutto, fino al 2026, arriveranno all’Italia non più 196 miliardi, ma 191,5. Il taglio di 4 millardi e mezzo peserà sulla parte prestiti, che quindi scenderà da 127 a 122,5 miliardi. Le prime risorse saranno pari al 13% del totale, ha aggiunto Franco, quindi circa 25 miliardi. Franco ha spiegato che il governo sta lavorando a partire dalla bozza di Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) approvata il 12 gennaio dal governo Conte. Un piano, ha detto Franco, che costituisce «una solida base di partenza», ma che andrà rafforzato negli «obiettivi strategici» e nelle «riforme» che ne assicurino l’effettiva realizzazione. Andrà poi scritto il capitolo della governance, che il ministro ha annunciato sarà «robusta» e in capo allo stesso dicastero dell’Economia, «che si coordinerà con le amministrazioni di settore cui competono le scelte sui singoli progetti» e con le autonomie territoriali. Al Tesoro, ha detto Franco, «ci sono già 5o dirigenti e funzionari che a tempo pieno si dedicano al piano», invitando anche gli altri ministri a dotarsi di strutture simili «in tempi rapidi». Il ministro ha infatti ricordato che l’Ue erogherà i soldi agli Stati solo dopo aver verificato che l’attuazione dei progetti indicati nei Recovery plan proceda secondo il cronoprogramma indicato nello stesso piano. Una sfida «complessa» per l’Italia, ha ammesso Franco, ricordando la scadente performance sui fondi strutturali europei per il 2014-2020, che avrebbero consentito di attivare interventi per 73 miliardi di euro: «a fine 2020, erano state impegnate risorse per soli circa 50 miliardi ed erano stati spesi soltanto 34 miliardi».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Ristori: calcolo su base annua ma indennizzi per due mesi – Nuovi ristori con base annuale ma l’indennizzo è per due mesi
Tema: Ristori

Lo scontro sui ristori bimestrali ipotizzati dalle prime bozze del decreto intitolato ai «Sostegni» ora in programma per venerdì al consiglio dei ministri spinge le quotazioni di un meccanismo di calcolo alternativo. Che guarda alle perdite subite dalle partite Iva nel 2020 rispetto al 2019: ma non amplia, di fatto, l’orizzonte di copertura degli aiuti statali, che rimarrebbe ancorato a un periodo di due mesi. Vediamo perché. La tensione nel governo era salita nei giorni scorsi dopo le prime ipotesi che parametravano la nuova tornata di aiuti alle perdite subite da autonomie microimprese nei primi due mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2019. Un’architettura del genere avrebbe archiviato il tema, promesso da tutti i partiti negli atti parlamentari, del meccanismo «perequativo» per aiutare chi era stato penalizzato o ignorato dai ristori dell’anno scorso.Lo stesso effetto non si avrebbe con il meccanismo alternativo studiato dal governo: la base di calcolosarebbe rappresentata dalla perdita media mensile subita nel 2020 rispetto al 2019. Il risutato sarebbe moltiplicato per due. E a questo “valore doppio” sarebbero parametrati gli aiuti (sotto forma di bonifici o crediti d’imposta a scelta dell’interessato), articolati in quattro fasce e non nelle tre disegnate dalle prime bozze.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco 
Titolo: Fisco, pensioni e ammortizzatori: serve trovare 15 miliardi
Tema: Fisco

Almeno per ora gli sforzi sono concentrati tutti sulla definizione e il perfezionamento del cosiddetto decreto “sostegni” in arrivo, il primo con connotati economici dell’era Draghi. Ma dietro le quinte di questo provvedimento, con cui saranno indirizzati su vaccini, ristori, Cig, reddito d’emergenza e cartelle esattoriali i 32 miliardi dello scostamento di bilancio approvato a gennaio dal Parlamento, si sta già cominciando ad abbozzare il copione del documento di economia e finanza da presentare tra un mese. AI netto del quadro macroecronomico da rivedere e degli obiettivi programmatici da correggere rispetto alla Nadef dello scorso autunno, e al netto anche delle ulteriori risorse per i ristori selettivi da recuperare e della partita con Bruxelles sul Recovery plan da chiudere sempre ad aprile; già si ipotizza che il governo potrebbe essere chiamato a individuare una dote aggiuntiva da almeno 15 miliardi per dare solidità all’annunciato riordino degli ammortizzatori sociali, rendere credibile l’avvio della riforma fiscale ed evitare lo scalone previdenziale che si affaccia a fine anno con la fine della sperimentazione triennale di Quota 100. Al momento si tratta di stime uffidose da valutare con attenzione nelle prossime settimane prima di completare il complesso mosaico del Def. Ma con il trascorrere dei giorni il ventaglio delle opzioni per trovare i fondi necessari si sta già restringendo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Miccinesi Marco 
Titolo: Fisco, la riforma deve puntare su semplicità e lealtà reciproca
Tema: Fisco

Parlare di fisco ancora nel pieno della crisi generata dal Covid evoca sentimenti di ansia e di angoscia, pensando alle difficoltà economiche dei contribuenti gravati anche dal peso delle tasse. È giusto intervenire d’urgenza per tutte queste situazioni, ma insieme è necessario guardare al fisco nella prospettiva della ripresa, che è la prospettiva del Recovery Plan. L’attenzione si rivolge subito a quella riforma tributaria che lo stesso piano europeo indica fra le cose fondamentali da fare, insieme alle riforme della pubblica amministrazione e della giustizia. Una riforma per aver un fisco a prova di futuro. Le linee guida elaborate in seno al laboratorio per il Recovery allestito dall’Università Cattolica si muovono in questa direzione. Puntano a costruire le basi per una riforma globale e organica che, insieme alla razionalizzazione e semplificazione dell’intero sistema tributario, innalzi a nuovi livelli la relazione fra contribuente e fisco, nel segno di un vero e proprio patto di fiducia fra cittadino e amministrazione. Le misure additate hanno come obiettivo la certezza immediata del carico tributario, e quindi il superamento del rischio di accertamenti successivi alla presentazione della dichiarazione, con le connesse sanzioni amministrative e penali. La via è quella della collaborazione reciproca fra contribuente e fisco, dove a entrambi viene richiesta lealtà e trasparenza, e al fisco di abbandonare la funzione repressiva per assumere saldamente e a tutto campo la funzione di indirizzo del contribuente verso il corretto adempimento del suo dovere tributario.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bentivogli Marco – Ichino Pietro – Valente Lucia 
Titolo: Come proteggere il lavoro
Tema: Lavoro

Blocco dei licenziamenti e cassa integrazione Covid hanno svolto una funzione molto importante per contenere la perdita di posti di lavoro nella pandemia. Ma a un anno dall’inizio dell’emergenza una loro proroga indiscriminata rischia di produrre danni maggiori rispetto ai benefici. Il puro e semplice rinvio, anche solo di pochi mesi, aumenterà la portata della “deflagrazione” al momento della rimozione del blocco. Occorrono invece misure differenziate per situazioni differenziate. Vediamo più da vicino alcune possibili piste di lavoro. Quando è certo che il lavoro non riprenderà, prolungare il divieto di licenziamento danneggia non solo le imprese, ma anche le persone, cui si offre solo la prospettiva di inerzia, quindi di allontanamento progressivo dal mercato del lavoro. È più utile per le une e per le altre, in questi casi, che si consenta la cessazione dei rapporti di lavoro, si riattivino gli assegni di ricollocazione e si aumentino entità e durata del trattamento di disoccupazione. Per esempio alzando i tetti attuali della Naspi (e della Dis-Coll riservata ai collaboratori) e allungandone la durata massima.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio 
Titolo: Lavoro, sbloccati i contratti a termine – Deroghe, allo studio la proroga per rilanciare il lavoro a termine
Tema: Lavoro

Gli ultimi dati sul lavoro hanno acceso una spia rossa all’interno del governo.112020, secondo le ultime elaborazioni Istat e ministero del Lavoro, si è chiuso con 393mila occupati a termine in meno, e 1,4 milioni di contratti temporanei scaduti e non rinnovati (si veda approfondimento sul Sole 24 Ore di ieri). Un campanello d’allarme, in vista anche della stagione estiva, e della programmazione di nuove assunzioni, in settori, dal turismo alla ristorazione, colpiti profondamente dalla crisi sanitaria e che sperano di rialzare un po’ la testa. A questi motivi, si aggiunga il fatto che ormai da mesi le assunzioni sono praticamente ferme al palo, ragion per cui i tecnici di Mef e del ministero del Lavoro, su pressing di quasi tutta la maggioranza, stanno pensando, nel prossimo decreto Sostegni, di modificare nuovamente il decreto dignità, sterilizzando le causali, almeno su proroghe e rinnovi dei contratti a termine. L’attuale normativa semplificata scade infatti il 31 marzo e senza interventi, si rischia dal 1° aprile di dover applicare su tutti i rapporti a tempo determinato, somministrazione inclusa, le norme rigide, previste dal Dl 87 che scoraggiano l’utilizzo di questi contratti da parte delle imprese, esponendole al rischio di contenzioso. Con le prospettive di incertezza economica che gravano sulle aziende, un appello alla politica è arrivato anche dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, per avere regole più semplici che favoriscano le assunzioni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Amato Rosaria 
Titolo: Per ringiovanire la Pa assunzioni entro un mese
Tema: Pubblica amministrazione

«Siamo in una fase nuova, quella del Recovery, del rilancio e della resilienza. Bisogna abbandonare l’epoca dei blocchi del turnover, dei tetti riferiti a indicatori anacronistici, delle rigidità contrattuali»: nell’incontro di ieri con l’Anci il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha già anticipato, in sintesi, i temi dell’audizione parlamentare di oggi, e dell’accordo con i sindacati di domani, al quale parteciperà anche il premier Mario Draghi. Perché le assunzioni nella Pa sono una premessa indispensabile per la predisposizione e l’efficacia del Piano nazionale di Ripresa e di Resilienza. Gli enti locali hanno perso in dieci anni 212 mila dipendenti, l’età media supera i 50 anni. È anche per questo che il governo si è affrettato già in queste prime settimane a trovare le risorse (si stimano in circa 700 milioni) per andare incontro a una delle richieste che Cgil, Cisl e Uil avanzano da tempo, e che aveva paralizzato le trattative per il rinnovo dei contratti: la “riclassificazione” delle funzioni dei dipendenti. Un nuovo inquadramento che preveda da un lato il riconoscimento dei ruoli acquisiti negli anni ma mai formalizzati, per via del blocco della contrattazione, e dall’altro l’immissione di nuove figure, nuove professionalità.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Meghan, accuse choc «Razzismo dai reali» – «Temevano il colore di nostro figlio»
Tema: Harry e Meghan accusano i reali

E’ stato il razzismo il filo conduttore della dirompente intervista televisiva di Meghan e Harry: un’accusa, diretta contro la famiglia reale, destinata a lasciare pesanti conseguenze. La duchessa del Sussex ha rivelato che un membro di casa Windsor aveva espresso «preoccupazioni» sul possibile colore della pelle di suo figlio Archie: che il piccolo, insomma, potesse risultare «troppo scuro». La coppia non ha voluto nominare il «colpevole», anche se poi lo stesso Harry ha precisato che non si tratta né della regina né del consorte Filippo (noto gaffeur): ma in questo modo il sospetto plana su tutto il resto della famiglia reale. Il principe ha poi rincarato la dose, asserendo che la decisione di lasciare la Gran Bretagna è stata dovuta «in larga parte» al razzismo subito, che lui ha attribuito non tanto alla società britannica quanto all’influenza velenosa dei media, la sua vera ossessione. La questione è così grave che è stata sollevata più volte nel corso della conferenza stampa pomeridiana di Boris Johnson dedicata al Covid: il premier, tuttavia, si è limitato a esprimere «la più grande ammirazione» per la regina ma si è trincerato dietro un ripetuto «no comment».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Guerrera Antonello 
Titolo: “Noi fuggiti dal razzismo di corte” – L’accusa di razzismo scuote tutto il Regno
Tema: Harry e Meghan accusano i reali

Harry e Meghan hanno scelto “l’opzione nucleare”. L’onda d’urto è devastante a Londra. Perché l’intervista dei duchi ribelli a Oprah Winfrey è molto più esplosiva di quella di Diana, con la quale ieri Meghan ha condiviso lo stesso braccialetto di diamanti e l’abissale disagio umano nella “gabbia” della Casa Reale, che l’ha spinta persino «a pensare al suicidio». Ma, a differenza dell’intervista di “Lady D” 26 anni fa, stavolta, come ha detto Jonny Diamond della Bbc, si tratta di una«coltellata, seppur avvolta nel velluto, dritta al cuore della monarchia». I duchi del Sussex hanno esplicitamente accusato la monarchia e mezzo Paese di razzismo, argomento incandescente nel Regno Unito dell’assoluto “politically correct” e della storia imperiale e coloniale. Stando al loro racconto, qualcuno tra i Windsor temeva un colore della pelle «troppo scuro» del nascituro Archie, «nemmeno nominato principe dalla Regina», a differenza di George, Louis e Charlotte, figli di William e Kate, che «mi ha fatto piangere», ha rivelato Meghan. Non solo: il razzismo oltremanica, secondo Harry perpetrato dai tabloid, «è stata la ragione principale» della loro fuga negli Stati Uniti, «e la mia famiglia non ha fatto nulla per proteggere Meghan dagli attacchi razzisti dei media». A differenza, aggiungerebbero i maligni, dell’ovatta reale che ha protetto il principe Andrea, figlio di Elisabetta e accusato di aver violentato una minorenne nello scandalo sessuale di Jeffrey Epstein. Per questo il Paese, e soprattutto la monarchia britannica, sono sotto shock.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Accattoli Luigi 
Titolo: «Migrare è un diritto Viaggiare è vivere» – Francesco: «Il viaggio? E’ stato come uscire di prigione»
Tema: Papa Francesco: anche i migranti hanno diritti

Vivissima conversazione del Papa con i giornalisti ieri, durante II volo di dentro dall’Iraq: ha detto che questo viaggio «è stato per me rivivere», ma ha ammesso che stavolta si è «stancato molto di più» perché «gli 84 anni non vengono soli». Sui rischi pandemici del contatto con le folle ha confidato candidamente che si è rimesso alla protezione divina. Ha accennato alle accuse di eresia che riceve per il dialogo con l’Islam e ha molto lodato Al Sistani: «Un grande, un saggio, un uomo di Dio». Ha risposto anche a domande sulla pace e le armi, sul perché non va in Argentina, sulle migrazioni e sulle donne che sono «più coraggiose degli uomini: sono loro che portano avanti la storia». Un giornalista ha chiesto se l’incontro con Al Sistani costituisca un secondo passo nella sua strategia di dialogo con l’Islam dopo la dichiarazione di Abu Dhabi del 2019: «Possiamo dire che questo sarebbe il secondo e ce ne saranno altri. E importante il cammino della fratellanza. Credo che sia una strada anche culturale. II Concilio Vaticano II ha fatto un passo grosso in questo e tante volte si deve rischiare per fare questo passo. Sapete che ci sono alcune critiche: che il Papa non è coraggioso, è un incosciente che sta facendo dei passi contro la dottrina cattolica, che è a un passo dall’eresia, ci sono dei rischi. Ma queste decisioni si prendono sempre in preghiera, in dialogo, chiedendo consiglio, in riflessione. Non sono un capriccio».[…]Inevitabile la domanda sugli iracheni costretti a migrare: «La migrazione è un diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare. Questa gente non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare, ma non sanno come farlo. E non possono migrare perché il mondo ancora non ha preso coscienza che la migrazione è un diritto umano».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rodari Paolo 
Titolo: Intervista a Papa Francesco – Papa Francesco “Il doppio diritto dei migranti” – Papa Francesco “Migrare è un doppio diritto il mondo lo deve capire”
Tema: Papa Francesco: anche i migranti hanno diritti
Confessa di essersi stancato in questo viaggio «molto di più che negli altri» anche peri suoi 84 anni. Ma che sentiva «il dovere» di partire «pur consapevole dei rischi». Dice di essersi sentito «in prigione» in questi mesi di pandemia e che poter stare con la gente è «rivivere». Annuncia una visita in Ungheria e il desiderio di andare in Libano. Davanti alla distruzione dell’Isis in Iraq si è domandato: «Chi vende loro le armi?». Mentre si è commosso per una madre che ha perso il figlio per colpa dell’Isis, ma che offre il suo «perdono». Racconta che l’incontro con A Mosul, mentre ero in una chiesa, mi sono chiesto: chi vende le armi a questi distruttori? Abbiano la sincerità di dirlo ee al-Sistani, «un saggio», gli ha fatto «bene all’anima» e dice che la migrazione è «un diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare». Francesco parla con i giornalisti sul volo di ritorno da Bagdad rivelando anche il suo pensiero su Alan Kurdi, il bimbo naufragato con il fratello e la madre sulle coste turche nel settembre 2015 mentre con la famiglia tentava di raggiungere l’Europa: «Questo bambino è un simbolo di una civiltà di morte».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrogiacomo Daniele 
Titolo: Brasile, condanne annullate: ora Lula può ricandidarsi
Tema: Brasile

Luiz Inácio Lula da Silva torna in campo. Esce pulito dalla lunga vicenda giudiziaria che lo ha inseguito per tre anni. Il giudice del Tribunale Supremo Federale Edson Fachin ha annullato tutti i quattro processi in cui il padre della sinistra brasiliana è imputato. Il motivo è di procedura: il Tribunale che lo ha giudicato e condannato prima a dieci anni e poi in appello a 17, dei quali 580 giorni scontati in carcere, era incompetente. Si azzera tutto. La decisione era nell’aria, il Supremo era chiamato a pronunciarsi sull’ultimo ricorso della difesa. Le rivelazioni di ThelntercpetBrazil avevano svelato un rapporto diretto tra il giudice Moro e il pool dei pm dell’inchiesta Lava Jato. Il primo suggeriva ai secondi quali prove trovare e come usarle nello scontro che avevano con il due volte presidente del Brasile. Il Di Pietro brasiliano, con quei messaggi su Telegram, aveva messo in discussione la sua imparzialità. L’accanimento era più che un sospetto. Lula si è sempre proclamato innocente, ma si è fatto il carcere uscendo a testa alta quando gli sono stati concessi i domiciliari.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Mosseri Daniel 
Titolo: Il dopo Merkel fa paura Il suo partito ora rischia una batosta elettorale
Tema: Germania: il dopo Merkel

«Non sarà stata violata la legge ma la vicenda resta altamente immorale». Le parole consegnate alla Bild da Lars Klingbeil, segretario generale del partito socialdemocratico (Spd), riassumono bene la reazione di tanti tedeschi davanti allo scandalo in cui è coinvolto Nikolas Löbel. Il deputato della Cdu, il partito di Angela Merkel, ha ammesso che la sua azienda ha intascato 250mila euro in commissioni su contratti per l’acquisto di mascherine. Un guadagno ottenuto grazie alla mediazione condotta fra il Land Baden-Württemberg e due aziende locali. Purtroppo per Löbel, il Land in questione va al voto domenica prossima e la vicenda è finita nell’occhio del ciclone. Klingbeil ha sollecitato la restituzione di un guadagno ottenuto mentre sul Paese veniva imposto un lockdown severissimo, con scuole e negozi chiusi ormai dallo scorso 16 dicembre. Questi comportamenti, ha concluso l’esponente della Spd, «distruggono la fiducia nella politica». Furiosa con il collega anche Susanne Eisenmann, la candidata premier della Cdu nel ricco Land meridionale: «E’ inaccettabile – ha affermato – che i parlamentari si arricchiscano durante questa grave crisi».
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Testata:  Italia Oggi 
Titolo: Sui vaccini von der Leyen attaccata da Weber, un pezzo grosso del Partito popolare. Avanza l’Ue del gattopardo – Sui vaccini von der Leven è attaccata dal centro (Weber) e da sinistra (Aubry), mentre avanza l’Ue del gattopardo
Tema: Europa e Vaccini

La gestione fallimentare di Ursula Von der Leyen nella fornitura dei vaccini anti-Covid ai 27 paesi dell’Unione europea ha messo in moto giochi di potere che potrebbero portare a cambiamenti di rilievo nella governance europea, favorendo l’avvento del nuovo asse Macron-Draghi. Tra i numerosi critici della presidente della Commissione Ue, ha colpito, soprattutto, l’intervento del suo connazionale, Manfred Weber, presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, che in un’intervista al Corriere della sera ha elogiato il premier italian per avere decretato il blocco dei vaccini Astrazeneca destinati all’Australia, dove «ci sono dieci casi al giorno e non ci sono morti». Un elogio in cui molti hanno letto, tra le righe, anche una presa di distanze dalla Von der Leyen, che si aggiunge a precedenti dissapori politici tra i due. Non è un mistero che, nelle elezioni europee del 2019, Weber era lo spitzenkandidat del Ppe per la nuova presidenza della Commissione Ue. Ma subito dopo le elezioni, Macron pose il veto sul suo nome e propose quello di Von der Leyen, che era ministro della Difesa a Berlino e non si era neppure candidata al Parlamento europeo. Così, con il placet di Angela Merkel, Weber dovette accontentarsi del ruolo di capogruppo del Ppe. I giochi di palazzo, tuttavia, prevedono che a metà del mandato, come di consueto, l’attuale presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, dovrà passare la mano, e che il successore potrebbe essere proprio Weber. E poiché due tedeschi a capo di due delle tre istituzioni Ue che contano (Commissione, Parlamento e Consiglio) sono decisamente troppi, non è escluso che l’anello debole, questa volta, diventi la Von der Leyen, sul cui operato in materia di vaccini fioccano le richieste di commissioni d’inchiesta nel Parlamento europeo.
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Testata:  Giornale 
Autore:  De Remigis Francesco 
Titolo: Bataclan, scovato a Bari il complice dei terroristi: era in carcere da 2 anni
Tema: Bataclan: uno dei complici in carcere a Bari

Un mix di inefficienza e controlli colabrodo. Su cui l’Italia è chiamata a rispondere ancora una volta. L’ultima frontiera della lotta al terrorismo passa da un’ammissione di responsabilità. Quelle relative al nostro Paese sul tragico attacco al Bataclan del 13 novembre 2015. Ieri è stato notificato il provvedimento di fermo a un algerino di 36 anni per partecipazione a organizzazione terroristica. Ma, in realtà, l’arresto disposto dalla Dda di Bari ha aperto un vaso di Pandora, da cui si evince che l’Italia ha accolto l’Isis senza accorgersene. Le indagini hanno infatti accertato l’attività di supporto diretto di Adunane Touami (alias Tomi Mahraz) agli autori delle stragi di Parigi: al teatro, allo Stade de France e in altri blitz in nome di Allah. Ma c’è di più: l’algerino «ospite» dello Stato italiano sarebbe «componente di una cellula» Isis che operava in Francia, e prima ancora su suolo belga. Un soldato. Un falsario con collegamenti in Siria e Nordafrica mescolato tra i migranti. Secondo le indagini, lui ha fornito documenti fittizi ai terroristi del Bataclan. Ma stava scontando una pena di 2 anni per un suo falso documento. Dal Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino, fino al Cpr di Bari. Qui la Digos fiuta la sua fuga. La Dda dispone quindi il 18 giugno 2019 un fermo per uso e fabbricazione di documenti contraffatti.
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