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SINTESI IN PRIMO PIANO – 8 settembre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Green pass: la Lega vota no
– Scuole: tamponi salivari a casa
– DDl Zan: mancano i voti
– Afghanistan: terroristi nel governo talebano

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Alta tensione sul green pass – Green pass, strappo in Aula. La Lega vota con Meloni
Tema: Green pass: la Lega vota no

Nel giorno dell’accordo sul green pass che ha portato al ritiro di tutti gli emendamenti dei partiti di maggioranza, scongiurando la questione di fiducia, lo strappo della Lega c’è stato. Un altro. Nell’aula della Camera alle otto della sera i deputati del Carroccio votano con Fratelli d’Italia per abbattere il certificato verde, obbligatorio per i ristoranti al chiuso. A voto segreto l’emendamento non passa, ma la maggioranza perde pezzi: 270 no, 4 astenuti e 134 voti a favore. Troppi, rispetto ai numeri delle opposizioni. E infatti la Lega ha votato a favore, come d’altronde Salvini aveva annunciato. In aula è Dimitri Coin a schierare il partito contro la linea del governo: «Ho il certificato verde perché sono guarito dal Covid ma non intendo scaricarlo perché assolutamente non condivido la misura». È l’ultimo atto di una giornata isterica, cominciata con un accordo e andata poi complicandosi, in un crescendo di reciproche accuse. Enrico Letta attacca: «Gravissimo l’atteggiamento della Lega, non si può stare nella maggioranza e votare con l’opposizione. Atteggiamento irresponsabile, non ha a cuore la salute degli italiani e non è un partner di governo affidabile». Al contrario, sul fronte politico opposto, Giorgia Meloni si dice «contenta» per il regalo della Lega che ha votato gli emendamenti di Fratelli d’Italia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Green Pass, la Lega vota con FdI. Messa: sì negli atenei – Sfida sul Green Pass La Lega tratta ma poi vota contro
Tema: Green pass: la Lega vota no

Il solito Matteo Salvini di lotta e di governo. Nella discussione alla Camera sulla conversione del decreto legge che dal 6 agosto ha reso obbligatorio il green pass per andare al ristorante, al cinema, in palestra, il leader della lega fa il doppio gioco. Ritira dapprima gli emendamenti che aveva minacciato, inducendo il governo a non mettere più la fiducia, ma poco dopo annuncia che voterà le modifiche proposte da Fratelli d’Italia, salvo aggiungere che il governo «rischia zero». Poi alle 20, a voto segreto, l’emendamento di Giorgia Meloni di soppressione del Green Pass non passa, ma ottiene ben 134 voti. Si sospetta che siano in larghissima parte leghisti, visto che Fdi ha appena 37 deputati (che non erano tutti presenti) e l’opposizione non supera quota. «Tutta la Lega ha votato l’emendamento di FdI e quindi contro il governo: 134 voti sono in pratica la somma dei loro voti pià quelli dell’opposizione», denuncia il pd Emauele Fiano. Al netto della tecnica da guerrigliero parlamentare di Salvini la strategia di Mario Draghi però va avanti. Può apparire un paradosso in questo caos ma è così. Già domani potrebbe esserci infatti un Green Pass anche al privato e alla pubblica amministrazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Arachi Alessandra 
Titolo: Ddl Zan, altro rinvio Il dibattito in Senato dopo le Comunali
Tema: DDl Zan: mancano i voti

Il ddl Zan è stato rinviato, se ne parlerà dopo le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre prossimo, se tutto va bene. Nella riunione dei capigruppo di ieri al Senato la legge contro l’omotransfobia non è stata messa in calendario per la settimana in corso e adesso il suo futuro diviene sempre più incerto. C’è da fare lo slalom tra gli impegni dell’aula di Palazzo Madama che da qui a fine anno lasciano ben poche finestre libere. « Mi sono sorpreso, hanno rinviato il ddl Zan a dopo le elezioni. Dove è finita l’urgenza?» il commento a caldo del vice presidente del Senato Ignazio La Russa alla fine della riunione dei capigruppo. II calendario deciso nella capigruppo è stato votato all’unanimità e dunque anche il partito di La Russa, Fratelli d’Italia, si è espresso a favore. II punto è che calendarizzare il ddl Zan in questa settimana sarebbe stato rischioso per tutti i partiti. In Aula ad attendere la legge c’è la richiestadi non passare agli articoli, un voto che se ottenesse la maggioranza sarebbe la morte della legge. Se invece non passasse sarebbe un punto a favore verso l’approvazione. Con le campagne elettorali in corso non si sarebbe potuto valutare il numero dei parlamentari presenti in aula, di tutti gli schieramenti. Si è deciso quindi di lasciare libera questa settimana, di calendarizzare per la prossima settimana il green pass e subito dopo impegnare l’emiciclo di Palazzo Madama sulla riforma del processo civile e penale. Quindi arrivano le elezioni e la legge di Bilancio ad ottobre da votare entro la fine dell’anno. Poi, da gennaio, il Parlamento convocato in seduta comune per le elezione del presidente della Repubblica. E poi? Le incognite sul proseguimento della legislatura sono tante.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cesaretti Laura 
Titolo: Addio ddl zan – Zan, il grande bluff del Pd Addio al ddl sull’omofobia
Tema: DDl Zan: mancano i voti

Ricordate il ddl Zan? Ecco, scordatevelo: ieri, con l’avallo del Pd, è stato rinviato sine die. Ed è assai improbabile che riemerga dalle secche del Senato, se non profondamente cambiato. Fino a un mese fa la legge contro l’omotransfobia sembrava la priorità numero uno nell’agenda politica del Pd: «Su questo andremo avanti, punto – giurava a luglio Enrico Letta – chi ci vuole attrarre in un pantano di negoziazioni vuole solo far saltare una legge necessaria e urgente». Lo slogan «Ddl Zan subito» veniva ripetuto senza tregua sui social dalla propaganda dei partiti della sinistra, le accuse di ostruzionismo omofobico contro la destra che ne ostacolava l’approvazione si sprecavano Poi, con l’avallo del Pd, il ddl è stata rinviata a dopo le vacanze, prima che l’aula di Palazzo Madama iniziasse a votarlo. Alla ripresa dei lavori, secondo quanto avevano promesso i dem, la legge sarebbe dovuta tornare immantinente all’attenzione del Senato: «Chiederemo subito la calendarizzazione», avevano giurato i dirigenti parlamentari del Pd. Ieri era finalmente l’occasione, con la prima conferenza dei capigruppo post-vacanze, convocata per decidere il calendario con la legge anti-omotransfobia in testa alla lista dei provvedimenti rimasti in sospeso. Ma il Pd non solo non ne ha chiesto l’inserimento all’ordine del giorno, ma si è anche detto contrario alla richiesta in tal senso fatta dal capogruppo di Iv Davide Faraone. Risultato: di ddl Zan non si parlerà più fino a ottobre inoltrato, dopo il secondo turno delle amministrative.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Salvini-Meloni e l’ipotesi di un patto sul voto anticipato
Tema: Voto anticipato

C’è chi sostiene che la mossa di Salvini di votare gli emendamenti della Meloni sul green pass, sia la prova di un accordo tra i due per cominciare a convergere su uno scenario di elezioni anticipate con Draghi al Quirinale. Può darsi ma i calcoli restano ancora tutti virtuali in attesa delle amministrative di ottobre che consentiranno i primi veri ragionamenti sul “che fare” di quell’incrocio magico tra i destini del Colle e della legislatura. In ballo ci sono Roma e Milano, Napoli e Torino e gli esiti saranno un fattore condizionante perché portare alle urne è innanzitutto una prova di leadership e richiede – quantomeno – di avere alle spalle un riscontro positivo con gli elettori. Al momento, la Meloni è l’unica che cerca apertamente la sfida non solo perché è all’opposizione ma perché ha i numeri dalla sua parte e potrebbe guidare i suoi al voto con la promessa di riportarli tutti in Parlamento nonostante la legge sul taglio dei seggi. Il test della Capitale potrebbe raffreddare i suoi piani ma comunque – anche qui – è l’unica che può contare su un rapporto fiduciario stretto con i suoi parlamentari. Lanciarsi nell’avventura delle urne ha come pre-condizione il fatto che i gruppi ti seguano soprattutto se il rischio è non riavere il posto o non arrivare ai Política 2.0 Salvini-Meloni e l’ipotesi di un patto sul voto anticipato 4 anni e sei mesi necessari per la pensione. La domanda allora è se pure Salvini abbia le mani libere nel decidere uno snodo così strategico.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Corrado Anna 
Titolo: Il rispetto e i diritti dei vaccinati
Tema: Vaccinazioni

Si legge di tutto in tema di vaccini anti Covid 19, di green pass, di obbligo vaccinale, della possibilita di scegliere di non vaccinarsi, delle strategie da mettere a punto per la ripresa alla vita e ancora di diritti fondamentali calpestati. Non si parla, invece, del «popolo dei vaccinati», dei loro diritti nel bilanciamento con quelli di chi decide, volontariamente, di non vaccinarsi. Il Tribunale amministrativo regionale di Roma, in sede monocratica, si è appena pronunciato, ritenendole legittime, sulle disposizioni ministeriali che disciplinano per il personale scolastico il possesso della certificazione verde per la ripresa dell’attività professionale. Proprio sul tema del reclamato diritto del personale scolastico a non essere vaccinato il giudice amministrativo ha chiarito, premessa la difficoltà di configurarlo come diritto alla salute, che questo non può avere né valenza assoluta né può considerarsi intangibile, dovendo essere contemperato con altri diritti fondamentali e interessi pubblici tra cui quello, inerente alla salute pubblica, a circoscrivere l’estendersi della pandemia e quello di assicurare il regolare svolgimento dell’essenziale servizio della scuola in presenza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Logroscino Adriana 
Titolo: Figliuolo: «Prime dosi già all’82%» Ancora scoperto un 50enne su 5
Tema: Vaccinazioni

L’80 per cento di immunizzati entro fine mese, obiettivo dichiarato all’inizio della campagna vaccinale e a portata di mano, ma che «potrebbe non bastare». E la preoccupazione per quel milione e ottocentomila 50-59 enni — quasi un quinto del totale — che manca all’appello. II commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo fa il punto sottolineando, come già prima di lui il presidente del Consiglio e il ministro per la Salute, la bella lezione data dai ragazzi. «Su centomila prime inoculazioni ieri, il 30% ha riguardato la fascia 12-19 anni» La ripresa dopo l’estate, potrebbe avere un impatto sui contagi. E preoccupa l’effetto che una più alta circolazione del virus può determinare sui non vaccinati adulti, i più esposti a conseguenze gravi in caso di infezione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fregonara Gianna 
Titolo: Scuola e controlli «I test salivari vanno estesi» – Scuola, più controlli sugli under 12 «I test salivari vanno estesi»
Tema: Rientro a scuola e vaccinazioni

Due miliardi investiti, 60 mila assunzioni a tempo indeterminato e i supplenti annuali in cattedra già dal primo giorno di scuola «in anticipo di quaranta giorni su quello che avviene di solito». II 92 per cento del personale vaccinato, oltre il 50 degli studenti dai dodici anni in su. Il piano di test salivari a campione per monitorare la diffusione del virus tra i più piccoli, che non si possono vaccinare. E la piattaforma per controllare il green pass del personale. Sono le novità con le quali iI ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, parlando prima alla Camera e poi al Senato, spiega la strategia del governo per affrontare quello che sarà un altro «anno difficile»: «Dobbiamo stare in allerta ma con gli interventi fatti saremo in grado di gestire la presenza, ehe è necessaria». II primo scoglio — dal 13 settembre — resta quello del controllo dei green pass del personale in modo automatico. I presidi hanno verificato in questi giorni che con la App si perde troppo tempo. Aspettano l’applicazione che indichi loro ogni mattina chi ha íl bollino «verde» e può entrare e chi invece è in rosso e dovrà essere contattato per chiarire se non è in regola e deve restare a casa con assenza ingiustificata da segnare sul portale Sidi o se c’è stato qualche problema di registrazione. Bianchi ha promesso che il 13 sarà tutto a posto ma la piattaforma ancora non è stata consegnata.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – Tensioni e trattative, rischia di slittare la cabina di regia sul certificato verde
Tema: Green Pass

La rotta non cambia. Mario Draghi è stato chiaro e netto e non tornerà indietro, collaboratori e ministri lo descrivono «determinato» ad andare avanti sulla linea tracdata: green pass sempre più esteso e obbligo vaccinale all’orizzonte, anche se potrebbe non servire mai. Il numero di italiani immunizzati deve crescere ancora, per scongiurare altre limitazioni delle libertà personali. Però nelle ultime ore, complice la tempesta parlamentare che ha visto la Lega protagonista, a Palazzo Chigl la macchina che da giorni lavora all’estensione del green pass è sembrata rallentare la corsa. «Se c’è una frenata è dovuta alle ultime salvinate», è la deduzione di un esponente del governo, preoccupato perché la cabina di regla sul green pass, da più parti attesa per domani, rischia di slittare. Di conseguenza il Consiglio dei ministri potrebbe dedicarsi ad altri dossier. Non è una frenata, assicurano ai piani alti del governo. Eppure non è più scontato che il super certificato verde veda la luce entro la fine di questa settimana.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio 
Titolo: Doppio flop Regioni e navigator – Politiche attive, soltanto 1.330 assunti su 11.600 Regioni in forte ritardo
Tema: Lavoro e Navigator

Per il piano di rilancio delle politiche attive che il governo sta mettendo a punto, che oggi viene illustrato alle parti sociali, restano almeno due grandi nodi da sciogliere che rischiano di rallentarne il cammino. Da un lato c’è il forte ritardo delle regioni nel potenziamento dei centri pubblici per l’impiego, che rappresentano il canale d’accesso al programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), lo strumento principale nei piani del Governo. Dall’altro, è ancora tutto da definire il link con le agenzie private per il lavoro, più performanti dei Cpi, che al momento restano ancora alla finestra. Questa volta, almeno sulla carta, non è un problema di risorse. Per le politiche attive e il potenziamento della rete di 550 centri per l’impiego il Pnrr mette a disposizione circa 5 miliardi. A decorrere da quest’anno, ci sono 464 milioni di euro annui per l’assunzione di 11.600 nuovi operatori, con l’obiettivo di passare dalle attuali 8mila unità a circa 2omila. A ciò si aggiunga un piano straordinario di investimento sulla formazione degli operatori, anche di quelli già in servizio, sui sistemi informativi, sull’ammodernamento delle infrastrutture, per oltre 1 miliardo di euro. Ebbene, a due anni dai primi stanziamenti, il quadro delle assunzioni è in fortissimo ritardo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Navigator in cerca di proroga: «Lavoro arduo, non buttateci via»
Tema: Lavoro e Navigator

Poco più di un terzo (il 34,1%)dei percettori del reddito di cittadinanza occupabili (1.150.152) al 30 giugno è stato preso in carico dai centri per l’impiego e ha sottoscritto un patto peril lavoro, il primo step del percorso d’attivazione. Si tratta di 392.292 persone, a cui si aggiungono 3.727 impegnate in tirocinio. In 152.673 aveva un rapporto di lavoro al lo febbraio. L’ultimo report di Anpal evidenzia il fallimento del reddito di cittadinanzasulfronte delle politiche attive, rafforzando la necessità di un deciso cambio di passo che il governo dovrebbe imprimere, con il piano su cui sta lavorando il ministro Orlando. In questo contesto per i 2.481 navigator ancora attivi nei centri per l’impiego (rispetto ai 2.798 origina) si avvicina il termine del 31 dicembre, quando scadrà il contratto di collaborazione con Anpal servizi. Una parte ha deciso di candidarsi per gli 11.600 posti a tempo indeterminato che le regioni stanno bandendo per potenziare gli organici dei centri per l’impiego (che hanno 8mila dipendenti). Ma di fronte ai ritardi piuttosto generalizzati delle regioni nelle assunzioni (si veda l’articolo di sopra), le associazioni dei navigator premono per ottenere dal governo una nuova proroga, sarebbe la secondavisto che in origine la scadenza contrattuale era fissata per fine aprile: «Con le nuove assunzioni che tardano ad arrivare – sostiene Antonio Lenzi responsabile comunicazione di Anna, associazione nazionale dei navigatori- i centri per l’impiego si troverebbero dal 1° gennaio con quasi 2.500 persone in meno, auspico che il ministro Orlando prenda in considerazione la richiesta di una proroga. Pensiamo che non vada perso il patrimonio di contatti che abbiamo stabilito con i beneficiari del reddito di cittadinanza e le aziende in questi due anni di attività».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo: Il Reddito resta ma Draghi lo cambierà – Draghi non tocca la misura ma vuole azioni più forti per favorire l’occupazione
Tema: Reddito di cittadinanza

Il Reddito di cittadinanza non si tocca. Sarà rafforzato nell’azione di contrasto alla povertà e sarà collegato alle politiche attive del lavoro, ma non sarà superato. Ribaltando lo schema: il reddito a valle degli interventi per favorire l’occupazione e non il contrario, come in parte si è pensato di poter fare tre anni fa circa quando l’istituto è stato approvato dalla precedente maggioranza giallo-verde del Conte I, cioè M5S e Lega. È questo il perimetro entro il quale il governo ha deciSi va verso un sistema di ammortizzatori sociali uguali per tutti, che costerà fino a 10 miliardi sodi giocare la partita sul tagliando al Reddito di cittadinanza, nonostante le divisioni (molto elettorali e poco sul merito) tra le forze politiche di maggioranza. D’altra parte, quando lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto di condividere «il concetto» alla base del reddito ha fissato un paletto che difficilmente potrà essere rimosso. L’Italia è arrivata penultima, prima solo della Grecia tra i Paesi europei, a dotarsi di uno strumento per sostenere le fasce della popolazione più povere, sarebbe poco comprensibile privarsene tanto più che durante il biennio della pandemia il reddito è stato importante per sostenere i meno abbienti, in particolare nelle regioni meridionali. Si parte dalle politiche attive del lavoro, il grande assente strutturale nel mercato del lavoro italiano. Ed è grazie alle risorse europee che nel Recovery Plan si trovano 5 miliardi per provare a reinserire nel mercato del lavoro 3 milioni di persone ricorrendo alla leva della formazione e della riqualificazione professionale. Nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sono indicati i percorsi per rendere occupabili (il piano si chiama Gol, Garanzia di occupabilità dei lavoratori) soprattutto giovani e donne che coinvolgeranno direttamente le Regioni, visto che le politiche del lavoro sono ripartite con lo Stato centrale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Amato Rosaria 
Titolo: Il Reddito di cittadinanza a 3,5 milioni di persone e la metà dei poveri è senza
Tema: Reddito di cittadinanza

Quasi un milione e mezzo di famiglie, tre milioni e mezzo di persone, con un importo medio per nucleo di 579 euro: è questa la platea del Reddito di cittadinanza secondo l’ultimo aggiornamento dell’Inps, pubblicato alla fine di agosto e che riguarda i primi sette mesi di quest’anno. La misura è partita nell’aprile 2019: il primo anno sono stati spesi 3,825 miliardi, l’anno scorso poco più di 7, ancora da quantificare l’ammontare definitivo di quest’anno, ma le previsioni erano di una spesa di quasi 18,3 miliardi nel triennio. Sotto accusa fin dalla sua adozione, perché “disincentiva il lavoro” e adesso tornata sotto il fuoco incrociato di FdI, Lega e Italia Viva, per il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo la misura «in alcuni contesti pub essere considerata un successo», e secondo uno studio della Banca d’Italia ha avuto il merito di ridurre il numero di poveri assoluti e, soprattutto, di attenuarne la condizione di bisogno. Eppure, rileva la Caritas nell’ultimo rapporto annuale, il Reddito non raggiunge oltre la metà dei poveri, il 56% degli aventi diritto. E al contrario, beneficia famiglie che in effetti non sono povere, quota che rappresenta il 36% dei percettori. Un dato che da solo basterebbe a motivare una revisione della misura, che il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha pero difeso con fermezza dagli attacchi degli ultimi giorni. A cominciare da quello della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che lo ha definito «metadone di Stato». «Ha funzionato come contrasto alla povertà. Dobbiamo ripensare a come armonizzare lo strumento», ha replicato Orlando. Al lavoro da diversi mesi, per capire cosa non funziona e cosa va cambiato nell’impostazione della misura, il Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, previsto già dal decreto di istituzione del sostegno, ma istituito solo nel marzo di quest’anno.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Italia e Germania i motori per costruire la nuova Europa – Italia e Germania i motori della crescita per l’Europa del futuro
Tema: Italia e Germania

«I nostri due paesi devono essere protagonisti della nuova Europa, più forte, più incisiva e più inclusiva. Noi siamo con la Francia motori dell’Europa». I “due paesi” sono l’Italia e la Germania e Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, è seduto accanto al collega tedesco, Siegfried Russwurm, numero uno di Bdi. Si è appena concluso l’undicesimo Forum italo-tedesco, con la firma della dichiarazione congiunta. Nel pomeriggio Bonomi e Russwurm sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, ed hanno consegnato al premier il documento, in un incontro che è durato circa un’ora. «Proposte concrete perla rotta che deve essere Intrapresa sia dai nostri governi, sia dall’Europa intera». Da realizzare «attraverso un partenariato stretto con il mondo dell’industria, che riteniamo imprescindibile». Germania e Italia, i due primi paesi manifatturieri europei: «l’industria non è il problema, ma è la soluzione», ha sottolineato Bonomi, mentre Russwurm, ascoltando la traduzione, annuiva.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ducci Andrea 
Titolo: Famiglie più ottimiste, ma calano i redditi
Tema: Redditi in calo

Cresce la fiducia delle famiglie sulla situazione economica e sulle prospettive offerte dal mercato del lavoro. II quadro emerge dalla quinta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane, condotta da Bankitalia alla fine del mese di aprile. L’analisi segue le rilevazioni effettuate nei precedenti mesi di febbraio e di marzo ed evidenzia un cambio di prospettiva: in aprile ad attendersi un peggioramento del quadro generale nei successivi dodici mesi è il 38% delle famiglie (rispetto al 46% precedente). Una differenza di otto punti che si traduce nel valore più basso da quando è iniziata la rilevazione, in piena pandemia, nella primavera del 2020. A progredire è anche l’aspettativa sul mercato del lavoro. Il miglioramento delle attese è avvenuto, spiega BankItalia, «a fronte di una sostanziale invarianza delle valutazioni sul proprio reddito familiare e sui comportamenti di consumo e risparmio». I dati certificano inoltre che il 70% del nuclei familiari si attende per il 2021 un reddito in linea con quello del 2020, mentre un sesto ritiene che sarà inferiore.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Rosa Federico 
Titolo: Cloud Italia, piano da 6,7 miliardi per digitalizzare i servizi pubblici
Tema: Cloud

Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao alza il velo sulla “Strategia Cloud Italia” per l’evoluzione tecnologica delle infrastrutture digitali della Pubblica amministrazione e l’adozione del modello cloud computing per i servizi pubblici. «II cloud italiano dev’essere una casa sicura per i dati degli italiani — ha spiegato il ministro — che si devono poter fidare della Pa e dall’altro lato tutte le amministrazioni devono potere dare rapidamente e a costi ragionevoli i servizi per i cittadini». Nel progetto del governo «c’è un po’ spazio per tutti, c’è un grande muro europeo, poi c’è un giardino, poi c’è una casa con diverse stanze di cui qualcuna con muri spessi tipo cassaforte e altre normali — ha spiegato Colao —. Molti troveranno modo di contribuire a questó disegno, italiani e non italiani ma l’Italia prende il controllo delle regole di comportamento in giardino e fuori casa». Per realizzare la Strategia Cloud Italia sul tavolo ci sono i fondi del Pnrr: «6,7 miliardi, compresi la migrazione dei dati della Pubblica amministrazione. La parte specifica sul Polo strategico nazionale invece è 1,9 miliardi».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Sulla crisi afghana telefonata Draghi-Xi A Kabul terroristi nel nuovo governo – Nasce il governo dei Talebani Ricercati e terroristi tra i ministri
Tema: Afghanistan: terroristi nel governo talebano

Un primo ministro che figura nella lista Onu dei sospetti terroristi, il leader della rete terroristica Haqqani agli Interni e un ministro della Difesa figlio del Mullah Omar. Sarebbe questo il nuovo Governo dell’Afghanistan in cui «sono tutti rappresentati» secondo il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid. L’incarico di primo ministro è stato affidato al Mullah Muhammad Hassa Talebani Zabihullah Mujahid. Poco conta che il suo nome figuri nella lista Onu di persone designate come «terroristi o associati a terroristi». II mullah Abdul Ghani Baradar, alias Baradar Akhund, è il vice politico del leader dei talebani Akhundzada. Ha combattuto contro i sovietici e da una madrasa che avrebbe creato a Kandahar con il mullah Omar sarebbe poi arrivato a contribuire a fondare il movimento dei talebani. Era cognato e uno dei comandati più fidati del mullah Omar. Tramite un suo portavoce l’Onu ha fatto sapere di non impegnarsi nel riconoscimento dei governi che «e’ questione che riguarda gli Stati membri». La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki ha chiarito che gli Usa non hanno «alcuna fretta» di riconoscere i talebani come Governo ufficiale dell’Afghanistan, e che il riconoscimento «dipenderà dalle loro azioni». Sul fronte europeo il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli ha spiegato che «siamo ben lontani da un riconoscimento dei talebani in Afghanistan, ma un dialogo che possa consentire, ad esempio, l’apertura di corridoi umanitari credo che sia uno sforzo che debba essere fatto». Nel frattempo in Italia prosegue l’azione diplomatica del premier Mario Draghi per tentare di convocare un G20 straordinario tra la fine di settembre e i primi di ottobre sulla crisi afghana.
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Autore:  Nicastro Andrea 
Titolo: Linea dura di Kabul: terroristi e ricercati nel governo dei talebani – Talebani, vecchia guardia al governo: il premier nella lista nera dell’Onu
Tema: Afghanistan: terroristi nel governo talebano

I «nuovi talebani moderati» sono gli stessi intollerabili e terroristi di 20 anni fa. Hanno solo qualche chilo e qualche pelo bianco in più. Li abbiamo combattuti per 20 anni e adesso ci dovremo sedere con loro a trattare se non vogliamo che l’Afghanistan cada nella fame, ci sommerga ancora di più di eroina e produca milioni di profughi pronti a bussare alle porte dell’Europa. Sempre senza considerare la possibile riapertura delle scuole per shahid, gli attentatori suicidi. Il crollo del governo filoamericano di Kabul e, prima, la decisione unilaterale di Washington di ritirarsi dal Paese mostrano il cartellino del prezzo. Ed è salatissimo. Modello iraniano II governo annunciato ieri è solo provvisorio. Ma l’impianto è evidente. Al di sopra di qualsiasi carica politica c’è il capo del movimento degli studenti del Corano, Mullah Hibatullah Akhundzada. Un leader «religioso» che ha l’ultima parola su tutto perché unica stella polare del governo è la concezione talebana della sharia, la legge islamica, risciacquata in urf, dowd e deen (costumi, tradizione e fede) del Pashtun Wall (il Codice tribale). Il modello istituzionale sembra simile a quello iraniano. Invece della Guida Suprema della Repubblica islamica di Teheran qui c’è un capo che forse avrà prima o poi il titolo di Emiro, ma che è comunque il vertice di una serie di equilibri tribali e militari che ricalcano quelli di chi ha combattuto per venti amni per tornare al potere. Avrebbe dovuto essere un governo «inclusivo», aggettivo suggerito dai negoziatori Usa per tranquillizzare le varie minoranze etniche e religiose del Paese, invece, è una sorta di mono colore: una sola etnia, quella pashtun, e un unico gruppo di potere, quello che ha sostenuto la guerriglia, gli attentati e le stragi di civili in tutti questi anni.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Bruxelles chiede alla Corte Ue sanzioni contro la Polonia
Tema: Polonia

Peggiora drammaticamente il rapporto tra Bruxelles e Varsavia dopo che ieri la Commissione europea, per la prima volta, ha chiesto alla Corte europea di giustizia di imporre sanzioni finanziarie contro la Polonia per non avere rispettato una decisione della magistratura comunitaria. La diatriba giunge mentre Bruxelles ancora non ha dato il via libera al piano polacco di ripresa economica a causa di perduranti dubbi sul modo in cui il denaro verrebbe speso. La decisione comunitaria giunge dopo che il 14 luglio scorso la Corte aveva chiesto alla Polonia di sospendere il lavoro di un organismo disciplinare associato alla Corte suprema polacca e dedito al controllo del lavoro dei magistrati. Secondo la magistratura comunitaria, la piena indipendenza dei giudici polacchi è oggi in forse, anche per via della nuova sezione disciplinare. Bruxelles ha parlato della necessità di «penalità giornaliere». All’inizio di agosto, le autorità polacche avevano promesso di ricostituire l’istituzione sotto accusa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Stato di diritto, ora l’Europa chiede la multa per la Polonia
Tema: Polonia

Resta atta la tensione tra Ue e Polonia sulla supremazia dei diritto dell’Ue rispetto alle norme nazionali: la Commissione ha deciso di chiedere alla Corte di giustizia europea di imporre sanzioni pecuniarie a Varsavia per il mancato rispetto della sentenza del 14 luglio emessa dalla stessa Corte sulle misure ad interim per la salvaguardia dell’indipendenza dei giudici (l’ordinanza riguarda il funzionamento della Camera disciplinare della Corte suprema polacca). Bruxelles ha chiesto una multa glornaliera fino a quando le misure imposte dall’ordinanza non saranno attuate.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Degli Innocenti Nicol 
Titolo: La riforma del welfare nel Regno Unito costerà 12 miliardi ai contribuenti
Tema: Regno Unito

La riforma del sistema di assistenza sociale in Inghilterra costerà 12 miliardi di sterline all’anno ai contribuenti, ma il prezzo politico potrebbe essere ancora più alto per Boris Johnson. Presentando il nuovo piano in Parlamento ieri, il premier britannico ha ammesso che l’annuncio viola la sua tripla promessa agli elettori di non aumentare le imposte sui redditi, i contributi previdenziali o l’Iva. «Nessun Governo conservatore vuole aumentare le tasse, e voglio esere sincero e ammettere che sto infrangendo le promesse elettorali -, ha detto Johnson -. Non lo faccio a cuor leggero, ma nessun programma di Governo prevedeva una pandemia globale». Le nuove misure genereranno 36 miliardi di sterline nel prossimi tre anni. In prima istanza gran parte dei fondi di emergenza sarà utilizzata per ridurre le liste d’attesa del Servizio sanitario nazionale (Nhs), che si sono molto allungate durante la pandemia e comprendono 5,5 milioni di persone con il rischio che il numero lieviti a 13 milioni senza interventi rapidi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Weber rinuncia al dopo Sassoli – Parlamento e Consiglio il risiko delle nomine Ue Sassoli in corsa per il bis
Tema: UE

Da oggi parte ufficialmente il grande Risiko delle poltrone europee. Tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo, infatti, alcune delle più importanti cariche dell’Ue vanno a scadenza per il check di metà mandato: a partire dalla presidenza dell’Europarlamento ora occupata dall’italiano David Sassoli fino alla presidenza del Consiglio al momento affidata al belga Michel. Una “corsa” in cui le composizioni delle famiglie politiche (in primo luogo popolare e socialista) e quelle dell’appartenenza nazionale si sommano in un equilibrio molto delicato. Da oggi, dunque, è scattato lo start. Perché da oggi? Perché il capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, ha fatto sapere di rinunciare al suo obiettivo: ossia scalzare Sassoli. L’accordo stipulato nel 2019, infatti, prevedeva la staffetta tra l’italiano e l’emergente popolare. Quel patto, pero, si è incrinato col tempo. Di certo non sta reggendo dinanzi ai tanti cambiamenti intercorsi nell’Unione negli ultimi 30 mesi. E appare poco combinabile rispetto ai dati originari.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Draghi incassa l’apertura della Cina al G20 straordinario
Tema: G20

Nonostante le attese della vigilia, non è ancora il passo decisivo. Ma è di certo un passo in avanti che avvicina il G20 straordinario sull’Afghanistan, lascia trapelare a sera Palazzo Chigi. Perché il presidente cinese Xi Jinping durante la telefonata con il premier Mario Draghi non ha chiuso all’ipotesi. E anzi, apre al percorso diplomatico verso il summit. Ora, le diplomazie spenderanno i prossimi sette giorni per limare la bozza di piattaforma comune da sottoporre ai Venti. A metà della prossima settimana, poi, sarà convocata una riunione dei ministri degli Esteri. Se tutto dovesse filare liscio, saranno loro a bollinare il progetto e permettere alla Presidenza italiana di convocare il vertice. I tempi restano stretti. L’idea è quella di provare a ospitare la riunione il prossimo 29 settembre, oppure al più tardi entro il 7 ottobre. La ragione è semplice: bisogna attendere gli sviluppi dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si terrà nella quarta settimana di settembre, ma senza finire troppo a ridosso del G20 “ordinario” del 30 e 31 ottobre a Roma. Al telefono con Xi, Draghi insiste soprattutto su un punto: «Occorre una soluzione multilaterale». Per costruirla, serve il colosso asiatico. Il leader cinese non si mostra ostile all’opzione, trapela dal governo, ed è già un risultato.
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