Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 8 luglio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Scuola, la corsa ai vaccini
– Giustizia, trattativa per la riforma
– La conta dei senatori sul ddl Zan
– Haiti, commando uccide il presidente
– Von der Leyen: Orbán cambi linea sui gay

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Scuola, la corsa ai vaccini – Corsie preferenziali negli hub Il piano per immunizzare i prof
Tema: vaccinazioni
Corsie preferenziali per il personale scolastico negli hub vaccinali. Per cercare chi ancora non è stato immunizzato, per diffidenza o paura, e consentire di riprendere in sicurezza la didattica in presenza a settembre. Nella lettera inviata ieri ai governatori il commissario Francesco Figliuolo chiede di spingere la campagna delle somministrazioni, anche in «maniera proattiva» con il coinvolgimento dei medici di base. Obiettivo: intercettare oltre 200 mila addetti del comparto scuola, tra loro anche gli amministrativi, che risultano non coperti secondo i dati in possesso della struttura commissariale. Numeri alimentati dalle Regioni che confluiscono nell’anagrafe vaccinale nazionale gestita dal ministero della Salute. L’indicazione del generale è condivisa da Luca Zaia, governatore del Veneto, che parla della «necessità di estenderla a tutti i cittadini». Ci sono Regioni in ritardo, con percentuali inferiori all’80% di copertura, soglia m inima ritenuta accettabile in questo momento. Tra loro Sicilia, Sardegna, Calabria, Liguria, Umbria e le province di Bolzano e Trento. Sull’attendibilità di questi dati però non tutti sono pronti a giurare. Tra gli assessorati regionali è iniziato il balletto delle cifre. Interrogati, segnalano numeri discordanti rispetto a quelli contenuti nei report del commissario. Con diversi punti percentuali di differenza, soprattutto in Liguria e Sardegna. Quasi tutti denunciano la mancata uniformità dei database vagliati.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Dusi Elena 
Titolo: Variante Delta, l’ascesa continua “In piazza sì ma tenete le distanze”
Tema: Covid-19
«Togliere la mascherina all’aperto è stata una tappa importante verso l’uscita dalla pandemia. Non compromettiamo il percorso ora con un comportamento imprudente». Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa è attento a distinguere, a quattro giorni della finale degli Europei: «Prudenza non vuol dire paura e festeggiare è giusto dopo tante restrizioni. Ma la mascherina resta obbligatoria anche all’aperto, dove non vengono mantenute le distanze». La partita di domenica potrebbe essere occasione di festa per il coronavirus, oltre che per i tifosi. Ieri il mondo ha superato quota 4 milioni di vittime per Covid. E l’Italia è tornata sopra ai mille contagi (1.010) per la prima volta dal 19 giugno. «Non è pero solo al numero dei casi che dobbiamo guardare» dice Costa. «Ricoveri e terapie intensive restano in calo. Anche se la variante Delta può bucare i vaccini, lo fa in genere senza sintomi gravi e necessi tà di ricovero. Dovremmo usare queste evidenze per spiegare quanto sia importante vaccinarsi, anche per i ragazzi». In Italia ieri le vittime sono state 14, in calo rispetto ai 24 di martedì. Le terapie intensive sono scese a 180, meno 7. I ricoveri sono diminuiti di 37 letti, per un totale di 1.234. Segnali — ancora timidi — che la curva dei contagi (in aumento) comincia a sganciarsi da quella di ricoveri e vittime (in calo). È proprio quello che ci si attendeva dai vaccini e che auspichiamo si ripeta anche da noi, dopo l’esempio della Gran Bretagna. In quel paese i 32.548 contagi di ieri, che ormai fanno parlare di quarta ondata alimentata dalla variante Delta, si sono accompagnati a 33 vittime. «Il percorso verso la normalità in Italia sta procedendo in modo positivo» conferma Costa. «Non possiamo permetterci di complicarlo per mancanza di prudenza».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa – Milella Liana 
Titolo: Giustizia, la sfida del M5S – Giustizia, il M5S contro la riforma “Non la votiamo”
Tema: giustizia

Sulla riforma della giustizia Mario Draghi e Marta Cartabia puntano i piedi. Nessun rinvio del Consiglio dei ministri che si terrà comunque oggi. Anche se il Movimento 5 stelle – dove come sempre volano falchi e colombe – vorrebbe ancora tempo per convincere la ministra della Giustizia che la formula della prescrizione ancora non va bene. Certo non è più quella dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, anche se, come sottolineano in via Arenula, salva un pezzo “prezioso” di quella riforma. Perché comunque la prescrizione si ferma dopo il primo grado. Dopo però, in Appello e in Cassazione, torna a scattare. Parte da qui la reazione negativa dei 5 stelle. Che si manifesta subito, quando la sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina spiega ai suoi qual è il compromesso raggiunto. Nella riunione che alla Camera vede presente anche Bonafede viene fuori il dissenso, «così è un pannicello caldo», esclama un deputato. Certo, & egrave; vero che proprio la prescrizione firmata MSS resta confermata per tutto il primo grado, senza la distinzione tra condannati e assolti che invece era entrata nel lodo Conte bis. Una prescrizione che, fanno notare in via Arenula, avrebbe salvato il processo per le vittime di Viareggio, il caso citato mille volte proprio da Bonafede. Ma nella riunione si manifestano tutte le perplessità sugli altri due gradi di giudizio, quei due anni concessi all’Appello e i 12 mesi per la Cassazione.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Il retroscena – Giustizia, l’ultima trattativa per la riforma Il piano Cartabia per evitare il muro dei 5S – Stop alla prescrizione dopo il primo grado poi tempi stretti Il «lodo» Cartabia
Tema: giustizia

Mediare e trovare sintesi che mettano tutti d’accordo significa trattare fino all’ultimo momento disponibile, ed evitare — per quanto possibile — occasioni di rottura. Anche per questo Marta Cartabia ha rinunciato senza problemi alla riunione della cosiddetta «cabina di regia» sulla riforma della giustizia convocata per ieri. Meglio affrontare un solo passaggio a rischio, il consiglio dei ministri previsto per oggi, e arrivarci con una soluzione più affinata possibile. Si tratta infatti di uno dei tornanti più complicati nel cammino del governo, affrontando la materia più scivolosa per la maggioranza che sostiene Draghi, tanto larga quanto divisa sulle modifiche al processo penale necessarie per ottenere il via libera dell’Europa al finanziamento del Piano di ripresa e resilienza. E in quest’ottica, anche un rinvio di poche ore può tornare utile ad aggiustare un codicillo, rifinire una norma o cancellare una parola che potrebbe urta re la suscettibilità di un partito o dell’altro. Del resto la ministra della Giustizia poteva presentare direttamente gli emendamenti al testo già in discussione alla Camera senza l’avallo formale dell’esecutivo riunito intorno al premier, ma Cartabia e Draghi hanno deciso di inserire questa tappa intermedia per impegnare il governo nel suo insieme, e quindi i partiti che lo appoggiano. Sperando così di evitare le insidie e i tranelli parlamentari che metterebbero in forse la tenuta della maggioranza e — soprattutto — i miliardi del Recovery plan. Il principale nodo da sciogliere resta quello della prescrizione cancellata dopo la sentenza di primo grado. Non tanto per il peso effettivo che quella norma chiamata «riforma Bonafede», introdotta al tempo del governo Conte i, ha attualmente sul sistema giustizia, quanto perché è diventata una bandiera grillina che il Movimento non ha intenzione di veder ammainare. Come invece vogliono fare tutti gli altri partiti della coalizione.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Vigilia di dubbi a Palazzo Chigi sui rischi legati alla giustizia
Tema: giustizia

L’appuntamento fissato per il Consiglio dei ministri di oggi, programmato per sdoganare il pacchetto Cartabia, è stato preceduto da mille incertezze e tatticismi perché il clima si è fatto perfino più complicato di prima. Nel senso che dopo la rottura tra Conte e Grillo e i tentativi di mediazione in corso, lo stallo è totale. Nessuno, nemmeno tra i “governisti” del Movimento, diceva di sentirsela di assumere una posizione chiara visto che, nel negoziato che c’è stato fin qui, su alcuni punti della riforma si trovava un accordo con alcune “correnti” ma non con altre. Un gioco a incastri complicato. E soprattutto nessuno titolato a prendersi la responsabilità di parlare per tutti. O almeno per la maggioranza dei gruppi. Alcune voci in Parlamento, ieri, descrivevano un senso di frustrazione tra grillini e la tentazione di far saltare il banco della giustizia e in effetti non c’è stata la cabina di regia che precede i Consigli dei ministri (a maggior ragione quando si tratta di questioni spinose). La versione ufficiale parla di un’agenda fitta di riunioni della ministra della Giustizia sul dossier delle carceri. Ma c’è un’altra versione, ufficiosa, che racconta di una precisa intenzione di saltarla per non creare imbarazzo nei rappresentanti del 5 Stelle impegnandoli in un “sì” o un “no”. In pratica, un modo per attenuare la valenza politica di questo passaggio per lasciare che sia, poi, II Parlamento il luogo del giudizio e della dialettica nei partiti e tra loro.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 

Autore:  Buzzi Emanuele – Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – «Siamo all’ultimo miglio» La tregua nel M5S, Conte e Grillo trattano
Tema: M5S

Un intero partito col fiato sospeso, in attesa di sapere come finirà il duello tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. «Siamo all’ultimo miglio», è l’ambasciata ufficiosa che filtra dal tavolo (virtuale) dei sette «saggi». I segnali sono positivi, l’intesa non sembra lontana. Ma incollare i cocci del Movimento è un lavoro paziente e preciso e ogni vibrazione anche minima rischia di far saltare tutto. Prova ne sia la celerità con cui, nel tardo pomeriggio di ieri, Luigi Di Maio si è affrettato a smentire una indiscrezione di Dagospia che accreditava una telefonata di 120 secondi dell’ex premier a Grillo, che sarebbe avvenuta su impulso del ministro degli Esteri per cercare la distensione. «Non c’è stata alcuna telefonata», ha voluto chiarire l’inquilino della Famesina, convinto che qualcuno abbia interesse a fare girare «ricostruzioni strumentali» per creare tensioni tra i 5 Stelle, già piuttos to agitati per la battaglia sulla giustizia che si sta combattendo nella maggioranza. Qualche ora prima, a margine delle comunicazioni alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, era stato lo stesso Di Maio a fare il punto sulla trattativa. Una dichiarazione luci e ombre, in cui il ministro chiedeva ai pontieri di spendersi con tutte le energie per il dialogo, diceva di credere «fortemente» nella mediazione — per la quale molto si è speso — e invitava gli addetti ai lavori a fare esercizio di sano realismo: «Non dobbiamo sottovalutare le difficoltà, ma vi posso assicurare che tutti e sette ci stiamo impegnando in grande sintonia nella ricerca di una soluzione. La situazione non è semplice, per questo continueremo a dare il massimo per il bene del Movimento». Quasi un appello alle parti in lotta a non fare colpi di testa, strappi o marce indietro, ora che il traguardo è vicino. Da quel che trapela, Beppe Grillo avrebbe (quasi) accettato di rinunciare al potere di mettere bocca sulle nomine e orientare la comunicazione del M5S. E Giuseppe Conte, che in virtù del nuovo Statuto sarà presidente e non capo politico, dovrà acconciarsi a convivere in qualche modo con il garante. «Siamo all’85%, abbiamo superato altre criticità», dicono nel M5S.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Ddl Zan, conta sul filo Decisivi la tenuta di Iv e il soccorso forzista
Tema: ddl Zan

Restano possibilisti i gruppi parlamentari che spingono per correggere la legge Zan: un compromesso si può ancora raggiungere prima del suo approdo in aula, martedì prossimo. Al contrario di M5s e Pd, granitici nel difendere il testo approvato in prima lettura alla Camera. E perciò decisi ad andare alla conta. Sulla quale, in realtà, tutti i partiti si stanno già esercitando: per misurare le rispettive forze in campo, convincere gli incerti, individuare eventuali franchi tiratori. D’accordo, favorevoli e contrari, su una cosa soltanto: «Con lo scrutinio segreto sarà un terno al lotto». Nessuno sa pero di preciso quando inizierà. Per prima cosa la presidente Casellati dovrà aprire i termini per depositare gli emendamenti, che a giudicare dalle premesse saranno migliaia, in gran parte targati centrodestra. Ma ci saranno pure quelli di Italia viva, illustrati l’altro ieri al tavolo della mediazione fallita. &laquo ;Noi formalizzeremo le nostre tre proposte di modifica per arrivare a un testo che ricalca il ddl Scalfarotto presentato nel 2018 a Montecitorio», annuncia Davide Faraone, «per noi l’unico in grado di passare con una maggioranza ampia. E non chiederemo il voto segreto». Ben sapendo che c’è già chi è pronto a farlo. La Lega, innanzitutto, ma non solo. Per ottenerlo bastano 20 senatori. E lì comincerà la roulette russa. «Tanto lo sanno tutti che il grosso del dissenso si annida nel Pd e fra i 5S, sono loro che al riparo dell’urna affosseranno la legge», prevede il capogruppo renziano. Sulla carta, l’ex coalizione giallorossa parte in vantaggio sul centrodestra unito. La vera incognita è rappresentata dal Misto, dove siedono 46 senatori di estrazione assai diversa.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: «Ddl Zan, balla una trentina di voti» In Senato caccia ai franchi tiratori
Tema: ddl Zan

Dicono dal Pd: «Bisognerà vedere se Italia viva presenterà o meno gli emendamenti». Nell’attesa Matteo Renzi insiste e nella consueta e-news la mette così: «La Lega ha fatto ieri con il senatore Ostellari una proposta che la fa uscire dall’ostruzionismo: è un punto di partenza sul quale si può lavorare e trovare un accordo. Come pure l’accordo è a portata di mano sul testo di Ivan Scalfarotto. Andando al muro contro muro, invece, può darsi che la legge salti all’ultimo miglio, affossata a scrutinio segreto. Io penso che convengano a tutti equilibrio, prudenza e buon senso». Replica il ministro del Lavoro Andrea Orlando: «E finita la fase dei giochetti. È giunto il momento di assumersi le responsabilità». Appare chiaro che l’ex premier andrà avanti. La novità di giornata è che i renziani non chiederanno i voti segreti. Fatto sta che il pallottoliere del Senato sale e scende a seconda dell’interlocutore che si incontra. Sulla carta, al netto di franchi tiratori, il ddl Zan può contare su 168 voti a favore e 151 contrari. Dal gruppo dem assicurano che non ci saranno defezioni. Valeria Valente nutre da sempre dubbi sulla legge ma assicura che il suo voto non sarà mai in discussione: «Mi atterrò alle indicazioni del mio gruppo perché in questo momento si è azzerato lo spazio per un confronto di merito». Su 38 del Pd l’impressione è che soltanto 5 potrebbero essere i voti in dissenso. Tra questi i cattolici Stefano Collina, Mino Taricco, Andrea Ferrazzi, Assuntela Messina e Vincenzo D’Arienzo. Il gruppo più indecifrabile resta quello dei 5 Stelle. Anche qui dai vertici si ostenta sicurezza: «Siamo compatti». Nella migliore delle ipotesi Radio Senato ne annovera 5, di franchi tiratori.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Jerkov Barbara 
Titolo: Intervista a Matteo Salvini – «Ddl Zan, Pd irragionevole preferisce far saltare tutto»
Tema: ddl Zan

Legge Zan, alla fine si andrà in aula al Senato senza intesa. Siete riusciti, grazie all’assist di Italia viva, a silurare la riforma, come accusa il Pd, onorevole Salvini? «Premessa: la Lega lavora giorno e notte per dare risposte agli italiani su taglio delle tasse e creazione di lavoro, altri da mesi si occupano solo di ius soli e ddl Zan. Ognuno ha le sue priorità, per carità. Detto questo, io gli aumenti di pena per chi discrimina, offende o aggredisce due ragazzi o due ragazze che si amano le approverei oggi stesso. Letta e il Pd invece insistono con l’ideologia, non ascoltando nemmeno gli inviti al dialogo della Santa Sede: la responsabilità dell’eventuale bocciatura della legge è tutta della sinistra. La Santa Sede, molte associazioni di lesbiche e di femministe, realtà gay, tutto il centrodestra, Italia Viva e parecchi parlamentari di sinistra, tutti invitano al dialogo. Ma Pd e 5Stelle non sentono ragioni, piuttosto che una nu ova legge preferiscono buttare tutto a mare. È incredibile e irragionevole».  I sostenitori della legge dicono che in realtà la Lega l’ha sempre sabotata, che la vostra promessa di mediazione è solo di facciata. Cosa risponde? «La Lega è al governo per risolvere i problemi, non per crearli. Abbiamo chiesto e ottenuto il rinvio delle cartelle esattoriali di Equitalia, la cancellazione dell’Imu per 100mila famiglie con le case occupate da altri, la conferma della flat tax per le partite Iva fino a 65.000 euro, lo stop a tasse su risparmi e conti correnti. Tutto frutto di lavoro e mediazione, come vorremmo fare con la legge Zan. Ripeto, se Letta non si fida della Lega, penso si debba almeno fidare della richiesta di dialogo arrivata dal Santo Padre».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: L’Ue rialza le stime di crescita sull’Italia: +5% – Bruxelles: Eurozona a livelli pre crisi già alla fine dell’anno
Tema: stime Ue sulla crescita
La Commissione europea ha espresso ieri ottimismo sulla ripresa economica nella zona euro, rivedendo in netto rialzo le previsioni di crescita nonostante le ansie provocate da nuove varianti del virus Covid-19. Secondo l’esecutivo comunitario, l’economia dell’unione monetaria potrebbe tornare ai livelli pre-pandemia virale già alla fine di quest’anno anziché all’inizio del prossimo, come previsto in precedenza. Nel contempo, Bruxelles è sembrata cauta sulle prospettive d’inflazione. «Questa prospettiva si basa sul presupposto che le restrizioni saranno ulteriormente allentate nella seconda metà dell’anno, e che rimarranno marginali tra la fine del 2021 e nel 2022», ha spiegato in una conferenza stampa a Bruxelles il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, che ha precisato di non vedere attualmente nuove restrizioni in vista. «La revisione al rialzo della crescita relativa al 2021 è la più elevata in oltre 10 anni», ha aggiunto. In pillole, Bruxelles prevede una crescita nella zona euro del 4,8% nel 2021 e del 4,5% nel 2022. I dati sono stati rivisti al rialzo di 0,5 e di 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni di maggio. «Il prodotto interno lordo reale dovrebbe tornare al suo livello pre-crisi nell’ultimo trimestre del 2021. Per l’area dell’euro, questo è un trimestre in anticipo rispetto a quanto previsto nelle previsioni di primavera», ha spiegato la Commissione europea.  Sul fronte italiano, la crescita è prevista del 5,0% nel 2021 e del 4,2% nel 2022. «L’attività economica si è dimostrata più robusta del previsto», spiega la Commissione europea nel suo rapporto trimestrale. «I dati relativi al settore manifatturiero e ai sondaggi tra imprese e consumatori suggeriscono che la crescita reale del Pil ha guadagnato ulteriore slancio nel secondo trimestre e dovrebbe rafforzarsi notevolmente nella seconda metà dell’anno».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Tra un anno l’Italia tornerà ai livelli pre-Covid Gentiloni: “Una crescita da boom economico”
Tema: stime Ue sulla crescita
Secondo il commissario Paolo Gentiloni, le nuove stime economiche diffuse ieri dall’Ue fotografano addirittura «una crescita da boom economico» per l’Italia. Ma la vera sfida sarà mantenere un percorso di crescita costante e duraturo perché «non possiamo accontentarci di tornare ai livelli striminziti pre-crisi», quando il nostro Paese si distingueva puntualmente per essere il fanalino di coda nella classifica europea del Pil. Per Bruxelles saranno decisive le riforme che Roma si è impegnata ad attuare nel quadro del Recovery, al momento non conteggiate nelle tabelle preparate dai tecnici Ue. Il + 5% previsto dalla Commissione fa registrare un dato addirittura migliore di quello della media Ue e dell’Eurozona (4,8%), anche se ovviamente va considerato l’effetto-rimbalzo (nel 2020 il Pil è italiano è crollato dell’8,9%, mentre quello dell’intera Ue soltanto del 6%). Però è un dato di fatto che, rispetto alle prev isioni di maggio, l’accelerata italiana sia più forte rispetto alla media dei Ventisette (dall’ultima rilevazione l’Italia guadagna otto decimali di Pil) . Questo perché all’inizio dell’anno le attività economiche hanno ripreso a correre più del previsto e l’andamento della situazione sanitaria, grazie anche alla vaccinazione, ha permesso di far ripartire i consumi e ravvivato il settore dei servizi. L’inflazione (1,4%) è invece nettamente inferiore a quella della media Ue (2,2%) e anche a quella dell’Eurozona (1,9%), mentre il prossimo anno calerà leggermente (1,2%). In questo quadro, le previsioni della Commissione dicono che l’Italia tornerà ai livelli pre-crisi attorno al terzo trimestre del 2022. Un po’ prima del previsto, ma non troppo, visto che alcuni Paesi recupereranno il terreno perso già entro la fine di quest’anno. Le previsioni per il 2022 si fermano infatti al 4,2% per l’Italia, due decimali in meno rispetto alle ultime stime.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio 
Titolo: Riforma degli ammortizzatori: la dote di partenza è 8 miliardi
Tema: lavoro
Il nodo risorse continua ad essere il principale ostacolo sulla via della riforma degli ammortizzatori sociali. Al centro dell’incontro di un’ora e mezza di ieri mattina con il ministro dell’Economia, Daniele Franco, la bozza elaborata dal titolare del Lavoro, Andrea Orlando, che punta ad ampliare dal 1 gennaio 2022 la copertura dei trattamenti di integrazione salariale alle piccolissime imprese, con il superamento della cassa integrazione in deroga e il ricorso a due soli strumenti: la cassa integrazione ordinaria e straordinaria. La bozza del ministero del Lavoro prevede che, per le imprese che occupano fino a 15 dipendenti, i trattamenti di assegno ordinario e di integrazione salariale straordinaria non possono superare la durata massima complessiva di 12 mesi in un quinquennio mobile. II problema è che questa operazione di ampliamento delle tutele significa in prospettiva far pagare la contribuzione a chi finora ha potuto contare sulla copertua da parte della fiscalit à generale: girano diverse ipotesi di aliquote (si ragiona intorno allo 0,6%  con una copertura iniziale da parte dello Stato attraverso le risorse da trovare in legge di Bilancio, per poi far pagare i datori di lavoro. Si pone anche un problema di equità, considerando che le aziende industriali fino a 50 dipendenti versano un contributo per il finanziamento mensile della Cigo pari all’ 1,70%, per le aziende con oltre 50 dipendenti l’aliquota è al 2%, mentre industria e artigiani edili versano il, 47% per gli operai.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Lavoro a termine: saltano le clausole per legge, saranno decise dai contratti collettivi – Lavoro a termine, le causali affidate ai contratti collettivi
Tema: lavoro

Spazio ai contratti collettivi per disciplinare i contratti a tempo determinato. Sotto la spinta degli ultimi dati Istat sull’occupazione, che hanno indicato chiaramente come i contratti a termine siano oggi il motore della ripresa, il governo ha aperto alla prima, vera, modifica al decreto Dignità, che da luglio 2018 ha irrigidito la disciplina del lavoro a tempo (somministrazione inclusa) assoggettandolo a rigide causali legali. La novità è contenuta in un emendamento al decreto Sostegni bis, condiviso dall’esecutivo, e approvato ieri dal Parlamento. La disposizione cambia l’articolo 19 del dlgs 81 del 2015, rivisto dal dl 87, aggiungendo la possibilità per i «contratti collettivi di cui all’articolo 51 del Dlgs 81» (quindi contratti nazionali, territoriali e aziendali) di poter disciplinare i contratti a termine. Oggi il decreto dignità è stato appena scalfito dagli ultimi provvedimenti emergenziali, che consentono i rinnovi pe r una sola volta senza causali fino a dicembre. Con questo emendamento, il dl 87 si modifica in modo strutturale. Con la modifica approvata dal Parlamento, con una larghissima maggioranza, si introduce un nuovo comma all’articolo 19, che prevede che si possano attivare contratti a tempo anche per le «specifiche esigenze previste dai contratti collettivi di cui all’articolo 51». D’ora in avanti, quindi, si consente alle parti sociali, che meglio conoscono le singole realtà produttive, di individuare le ipotesi in cui è possibile apporre un termine al contratto. Il passo avanti è significativo, come spiegano gli esperti. Con l’emendamento messo a punto dalla maggioranza e condiviso dal governo «si restituisce alla contrattazione collettiva (anche aziendale) la regolazione dei rinnovi e delle proroghe dei contratti a termine» ha detto Arturo Maresca, ordinario di diritto del lavoro all’università la Sapienza» di Roma.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: «Tutti insieme come la Nazionale per rilanciare il Paese»
Tema: Confindustria
 Insieme, per rilanciare il paese, con uno spirito di squadra, come quello della Nazionale di calcio. «Ho sempre detto e ripetuto da quando sono presidente di Confindustria che serve un Patto per l’Italia. Partiti istituzioni, imprese, sindacati, terzo settore, tutte le forze della società devono mettere da parte le contrapposizioni identitarie e i veti incrociati che negli ultimi dieci anni si sono susseguiti». Carlo Bonomi usa l’immagine del nostro calcio e del gioco di squadra per rinnovare l’appello a mettersi insieme e costruire l’Italia del futuro, parlando al Tg5. Le possibilità per ripartire ci sono tutte, «per tomare ad essere un paese importante nello scacchiere mondiale, dal punto di vista politico ed economico. Stiamo vivendo un momento magico». Ma è importante «la finalità», cioè dare risposta alle disuguaglianze: di genere, di territorio, di competenze e generazionale. «Se falliamo in ques to obiettivo, falliremo non solo nella progettualità del Pnrr, ma anche nello scaricare a terra le risorse, nelle riforme, falliremo nel dare una risposta ai cittadini che hanno tanta attesa nella ripartenza e nell’uscita da questo momento drammatico». Nell’attuazione del Pnrr è fondamentale la partnership pubblico-privato: il Piano prevede una forchetta di crescita tra l’1,8 e il 3,6%, dovuta solamente agli interventi pubblici. «Il potenziale degli investimenti privati deve essere un fattore di crescita ulteriore, per creare più ricchezza e rispondere al problema del debito pubblico emergenziale». La manifattura ha sostenuto la crescita nel 2020, «oggi c’è la prospettiva di una crescita oltre il 5%, quando l’abbiamo detto ci hanno guardato in modo esterrefatto, ora lo sostengono in molti». La crescita esponenziale «sarà dettata dalla capacità di innestare nel sistema produttivo la grande trasformazione digitale.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Greco Andrea 
Titolo: Parte il cloud di Stato pronta la prima offerta di Cdp-Tim-Leonardo
Tema: digitalizzazione

La grande “nuvola sovrana” per custodire i dati informatici della pubblica amministrazione si avvicina. Lunedì i vertici del Tesoro hanno indetto una riunione con il ministro per l’innovazione tecnologica Vittorio Colao ed esponenti di Cdp e Sogei, due gruppi pubblici in lizza per realizzarla. Al loro fianco sono i probabili partner privati – come traspare dalle esternazioni dei vertici di Leonardo e di Tim – che apporteranno saperi tecnici e vedono un ricco affare avvicinarsi. Nei prossimi giorni la cordata delle due società pubbliche e due private potrebbe avanzare una proposta al governo, difficile da battere dati i nomi, anche se nelle retrovie si agitano concorrenti agguerriti, tra i quali Amazon, Vodafone, Microsoft. II progetto, siglato Psn (Polo strategico nazionale), è di evidente importanza per modernizzare il Paese, la cui digitalizzazione è frenata da una mole di dati pubblici stoccati in modo obsoleto e poco interconnesso. Già il govern o Conte provò a promuovere, a fine 2019, un piano per creare l’architettura “cloud” sovrana, indicando Cdp come proponente del servizio. Oggi quel progetto è piuttosto cambiato, perché ricade nella cornice del Pnrr, che gli assegna 900 milioni ma impone tempi stretti: il modello proposto dal governo Draghi alla Commissione europea è di un partenariato pubblico-privato, per cui il ministero di Colao attendeva proposte formali entro fine giugno. Finora non ne sarebbero arrivate, ma la mossa della cordata targata Cdp appare prossima, con la Cassa nel ruolo di investitore perno. Poi il governo valuterà l’interesse pubblico e indirà la gara, aggiustando il tiro sui dettagli.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Zatterin Marco 
Titolo: Intervista a Enrico Giovannini – “Autostrade da rifare, giù i pedaggi” – “Il Pil corre, ma attenti alle materie prime pedaggi tagliati per i disagi in autostrada”
Tema: autostrade
Nelle previsioni con cui Bruxelles certifica il rimbalzo dell’economia nazionale Enrico Giovannini trova parecchi spunti di riflessione sul cantiere Italia. «L’orientamento è favorevole», riassume, soddisfatto eppure preoccupato per rischi che non mancano, come il ritorno della pandemia che non vorremmo mai, i prezzi delle materie prime alle stelle e le troppe incognite sull’export. Parla di Tav e di investimenti, è il suo portafoglio e la sua esigenza. «I soldi sono già qui», assicura, e gli interventi verranno subito, su bus, trasporti e strade. A proposito. E una estate micidiale per chi corre sulle varie «A» nazionali. «Non è una tempesta estiva, dobbiamo esserne coscienti», ammette il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Servono correttivi. Così, ricorda, da lunedì Aspi ha ridotto o azzerato alcuni pedaggi in Liguria per compensare i disagi. «Abbiamo 15 c oncessioni da rinegoziare – spiega il professore -.  Proporremo ai gestori di adottare questa pratica, ovunque si renda necessario».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Tropeano Maurizio 
Titolo: Tav, via libera a lavori per 3 miliardi Telt: “Ora, bisogna semplificare l’iter”
Tema: Tav

«Il traguardo raggiunto assume un significato straordinario perché, solo due anni fa, l’opera, che pure stava avanzando, sembrava a rischio di blocco». Così Mario Virano, direttore generale di Telt, sintetizza il percorso che ha portato ieri il Cda della società italo-francese ad assegnare 3,1 miliardi di lavori per scavare l’80% del tunnel lungo 57,5 chilometri del collegamento ferroviario ad alta velocità Torino-Lione. Ma le conseguenze di quello stop and go imposto dal primo governo Conte (sostenuto da M5S e Lega), su pressing del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, si riflettono sul ritardo, circa 6 mesi, con cui sarà aggiudicato un altro miliardo di lavori sul lato italiano. Sfasamenti ed effetto Covid, poi, faranno slittare al 2032 il passaggio dei treni veloci sulla nuova linea.  Adesso eesta da capire se quella «pausa di riflessione» avrà delle conseguenze sulla possibilità per l’Italia di ottenere 750 milioni di nuovi fondi Ue legati alla tratta nazionale. Il parlamento europeo ha infatti approvato il via libera all’aumento del contributo di Bruxelles fino al 50% della spesa sostenuta dai singoli Stati ma per farlo è necessario partecipare ad un bando che sarà aperto a settembre e per superare la selezione sarà necessario avere i progetti pronti e con la copertura finanziaria.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Farina Michele 
Titolo: L’agonia violenta di Haiti Il presidente ucciso in casa – Assassinato in casa da un commando il presidente di Haiti
Tema: Haiti
Sparano alle ambulanze, rapiscono le suore, taglieggiano i poveri. Le gang sono il terrore di Haiti, ma non fanno notizia. Ci voleva l’assassinio del presidente della Repubblica per portare all’attenzione del mondo l’onda lunga di violenze impunite che sta spazzando il Paese più disastrato delle Americhe così come fanno i cicloni dei Caraibi che ciclicamente lo devastano.  La violenza condiziona la vita di 11 milioni di abitanti che ancora non si sono rialzati dall’impatto del terremoto del 2010. E questa agonia inosservata a fare da sfondo a un evento raro come l’omicidio di un presidente in carica, in un Paese dove persino al dittatore Jean-Claude Duvalier detto Baby Doc fu permesso di rientrare dall’esilio e morire nel suo letto nel 2014 per una crisi cardiaca. Il destino ha riservato un’altra fine a Jovenel Moïse, 53 anni appena compiuti: all’una della notte scorsa è stato ucciso nella sua villa a Pelerin 5, tra le case dei ricchi di Petionville sul le colline della capitale Port-au-Prince (la moglie Martine è stata portata in ospedale in condizioni gravissime). A darne notizia per radio è stato il primo ministro Claude Joseph, che lo stesso presidente aveva licenziato il giorno prima. Il sostituto, un neurochirurgo 71enne vicino all’opposizione, non ha fatto in tempo a giurare. E così è stato il politicamente redivivo Joseph, nominato premier nell’aprile di quest’anno, a dichiarare lo stato di emergenza e a impersonare lo Stato rimasto senza il suo leader controverso, quel «presidente Banana» (soprannome frutto delle sue attività commerciali) che era salito al potere dopo le contestate elezioni del 2016 e che al potere voleva restarci cambiando la Costituzione, con un referendum a lungo vagheggiato e sempre posticipato che gli avrebbe forse permesso di presentarsi per un secondo mandato. Un leader autoritario che da un paio d’anni governava per decreto, grazie al rinvio delle elezioni legislative, e che agli inviati del Congresso Usa raccontava di recente di voler reintrodurre a Haiti un vero esercito (dissolto nel 1994).
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Guanella Emiliano 
Titolo: Ucciso in un raid in casa il presidente Moïse “Sicari stranieri”, Haiti precipita nel caos
Tema: Haiti

Finisce così nel sangue la parabola rocambolesca e rovinosa di Moïse, un imprenditore del settore agricolo di 53 anni arrivato al potere da outsider al termine di un’elezione molto contestata dall’opposizione che ha denunciato i brogli in due differenti votazioni, con il Paese rimasto in bilico per tutto il 2016. Moïse si impose la prima volta nel febbraio 2016, ma di fatto si insediò solo un anno dopo. Per questo intendeva restare fino a febbraio 2022, mentre per i suoi rivali il suo mandato di cinque anni era già scaduto. Solo una delle numerose irregolarità in uno Stato, il più povero delle Americhe e dei Caraibi, segnato da violenza, instabilità, terrore. Il premier Joseph ha promesso alla popolazione che i responsabili dell’omicidio saranno arrestati presto e ha assicurato che esercito e polizia hanno il controllo della situazione. Ma tutti sanno che non è così. Gli Stati Uniti e la Oea (Organizzazione Stati Ameri cani) si sono detti preoccupati, il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunisce oggi d’urgenza. Moïse era accusato dai suoi nemici di autoritarismo, voleva cambiare la Costituzione con un referendum a settembre per inserire pure la possibilità di un secondo mandato presidenziale, il suo. Giunto al potere promettendo un periodo di pace e serenità, è stato accusato di corruzione.Tra gli scandali in cui era coinvolto, un affaire di forniture gonfiate di greggio con la Petrocaribe. Era accusato di perseguitare gli avversari. Denunciando dei tentativi di golpe dei poteri forti, ha chiuso il Parlamento e da un anno governava per decreto.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Von der Leyen, ultimatum a Orbán: via la legge sui gay o userò tutti i poteri
Tema: Ungheria
La pazienza dell’Ue nei confronti dell’Ungheria sembra finita, anche se le forze nazionaliste e conservatrici ancora difendono il premier Viktor Orbán (ma non sono, al momento, la maggioranza). La legge di Budapest entrata in vigore ieri, che vieta la diffusione ai minori di contenuti o rappresentazioni in cui si parli di omosessualità e discrimina la comunità Lgbtiq, è «la linea rossa», come l’hanno definita la maggior parte dei Leader Ue all’ultimo Consiglio europeo, che non andava oltrepassata. Ultimo terreno di scontro la plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo, dove la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, há ribadito che «se l’Ungheria non aggiusterà il tiro, la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati». La replica di Budapest è arrivata dal portavoce di Orbán: «II cosiddetto dibattito al Parlamento Ue sulla legge sulla protezi one dell’infanzia in Ungheria è stata una parata da circo, un nuovo livello di imperialismo coloniale e morale, un attacco all’Ungheria e Orbanofobia». II capo di gabinetto del premier, Gergely Gulyas, ha denunciato «una campagna senza precedenti da parte dell’Ue» e ha sottolineato che «Bruxelles non può dire chi dovrebbe crescere i bambini e come». E la ministra della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha assicurato che la legge non sarà ritirata. Per von der Leyen la legge ungherese «usa la protezione dei bambini, per la quale siamo tutti impegnati, come pretesto per discriminare severamente le persone a causa del loro orientamento sessuale» e di nuovo l’ha definita «vergognosa».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Von der Leyen: Orbán cambi linea sui gay
Tema: Ungheria

Sia von der Leyen che il commissario all’Economia Paolo Gentiloni hanno confermato la vincolante relazione tra i fondi Ue e il rispetto dello stato di diritto da parte dei Paesi beneficiari. Insomma, i 7,2 miliardi di euro del Pnrr destinati all’Ungheria rischiano di non arrivare a destinazione. Il governo di centrodestra del paese dell’Est, che vanta ottime relazioni sia con la Lega che con Fratelli d’Italia, sembra pero intenzionato al muro contro muro. «La questione della tutela dei minori è di massima importanza e Bruxelles cerca invano di portare attivisti Lgbt all’interno di scuole e asili — è la replica di Gergely Gulyas, a capo della cancelleria di Orbán — L’educazione e la tutela dei minori sono regolati dalla Carta europea dei diritti fondamentali e la Ue non pub dirci come crescere i figli». Tra la maggioranza del parlamento europeo e il governo ungherese «c’è un divario di civiltà», considerazione che in effetti è condivisa da entrambe le parti. Gruppo socialista, verdi, sinistra radicale e liberaldemocratici a questo punto confidano nelle sanzioni. «La nostra reazione deve essere durissima — sottolinea l’europarlamentare pd Pierfrancesco Majorino — Chi attacca la comunità Lgbt deve essere colpito da sanzioni e azioni
mirate. Non bastano le parole».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Dopo l’addio degli Usa, i taleban si riprendono l’Afghanistan – Afghanistan il futuro perduto
Tema: Afghanistan

Vent’anni devono sembrare un battito di ciglia nel cuore di quell’Asia che ha visto passare una dozzina di imperi. Nessuno si è fermato. Gli americani ci hanno provato, in nome della guerra al terrorismo, dopo il massacro dell’11 settembre. Ma vent’anni, in un regime democratico, senza una chiara vittoria all’orizzonte, sono troppi. Donald Trump aveva promesso con enfasi la fine della «guerra infinita». Joe Biden, senza troppa pubblicità, ha riportato a casa i suoi soldati, giusto in tempo per festeggiare il Quattro di luglio. I pessimisti civ edono un «ritorno alla casella di partenza», con i taleban già alle porte di Kabul. Il ritiro dalla più grande base afghana, a Bagram, ha assunto i colori di una fuga, un «effetto Saigon» che rischia di diffondere il panico, con l’incubo di un nuovo regno del terrore in stile Mullah Omar. Le forze afghane hanno assunto il controllo della gigantesca città militare, due piste di atterraggio, negozi, ristoranti. Con un pizzico di ingratitudine gli ufficiali hanno raccontato che gli americani «hanno staccato la luce e se ne sono andati via di notte». Una mossa per evitare che qualche «talpa taleban» avvertisse i terroristi dei movimenti delle truppe. Ne hanno approfittato i saccheggiatori locali. Lord George Curzon sosteneva che l’Afghanistan «è facile da invadere, difficile da governare, pericoloso da lasciare». Un secolo e mezzo dopo è ancora vero. Va detto che i taleban hanno finora mantenuto la parola e non hanno attaccato le forze della Nato dopo gli accordi di Doha del febbraio 2020. Hanno però avvertito che non tollereranno la presenza di militari stranieri dopo settembre, data del ritiro definitivo, neppure a Kabul. Gli analisti locali sono convinti che aspetteranno almeno «sei-otto mesi» prima di assaltare la capitale.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Emirati, l’Italia riapre Ridotto l’embargo sulla vendita di armi
Tema: commercio armi

Il governo italiano ha deciso di ridurre il peso dell’embargo adottato in gennaio contro l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Con una mossa condivisa da Palazzo Chigi e dal ministero della Difesa, il ministero degli Esteri con una brevissima nota dello “Dama” (ufficio autorizzazioni materiali d’armamento) ha comunicato alle aziende che avevano già permessi di esportazione verso Riad e Abu Dhabi che il “congelamento” di gennaio è stato revocato. A questo punto le prime ad essere sbloccate sarebbero le consegne dei ricambi per gli aerei MB339 della pattuglia acrobatica degli Emirati, aerei simili a quelli delle Frecce tricolori italiane. La decisione della Farnesina è il primo tentativo italiano di frenare la crisi politica nata fra Italia ed Emirati dopo la decisione di gennaio del governo Conte di bloccare le vendite già autorizzate. L’embargo era stato votato da una mozione del Parlamento e sostenuto dal premier Giuseppe Conte e da l ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il governo italiano voleva aderire alla campagna internazionale contro la vendita di armi che venivano utilizzate nel conflitto nello Yemen. Non era stata calcolata la reazione furiosa dei dirigenti di Arabia Saudita ed Emirati. In particolare il principe emiratino Mohammed bin Zayed ha risposto annullando contratti commerciali con l’Italia e avviando una serie di ritorsioni politiche contro Roma. La mossa più significativa è stata la chiusura dell’accesso per la Difesa italiana alla base aerea di Al Minhad: l’aeroporto emiratino è stato utilizzato per anni dall’Aeronautica italiana per i rifornimenti e i trasferimenti logistici verso l’Afghanistan e verso il Kuwait. Ieri alla Camera il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha detto che al momento la Difesa si appoggia a un base in Kuwait, ma «guarda con attenzione alle iniziative diplomatiche per recuperare un alleato strategico» come gli Emirati.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Leo Carlotta 
Titolo: «Patrick Zaki italiano»: via libera anche dalla Camera
Tema: il caso Zaki
Dopo gli appelli e le manifestazioni della società civile, ora è il Parlamento a inviare un messaggio all’Egitto sulla vicenda di Patrick Zaki. Con la sola astensione di Fdl, la Camera ha approvato ieri la mozione per il conferimento della cittadinanza italiana allo studente dell’università di Bologna detenuto in Egitto dal 7 febbraio 2020. Tre mesi fa era stato Palazzo Madama a dare il via libera allo stesso testo voluto dal Pd con la presenza in Aula anche della senatrice a vita Liliana Segre. La mozione impegna il governo a verificare le condizioni per l’attribuzione della cittadinanza e a monitorare con la rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, «lo svolgimento delle udienze e le condizioni di detenzione». Dopo il sì della Camera, il governo ha dato parere favorevole alla mozione. La cittadinanza, nel caso specifico, non è legata a vincoli familiari, ma ad un interesse eccezionale dello Stato e deve essere proposta dal Viminale , di concerto con la Farnesina, deliberata dal Consiglio dei ministri e infine approvata dal Quirinale. Finora, comunque, l’esecutivo sull’ipotesi cittadinanza è stato prudente. Dopo il caso Regeni ha preferito la via diplomatica, potendo contare anche su una risoluzione dell’Europarlamento. Ma dopo mesi di proroghe della custodia in carcere, le condizioni fisiche e psicologiche di Zaki — che rischia una condanna fino a 25 anni con l’accusa di propaganda sovversiva e istigazione al terrorismo — si sono fatte allarmanti come denunciato più volte da Amnesty ed altre ong.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

CORRIERE DELLA SERA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA REPUBBLICA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA STAMPA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL MESSAGGERO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL GIORNALE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA VERITA’
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

SCARICA L'APP