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SINTESI IN PRIMO PIANO – 8 aprile 2021

RASSEGNA STAMPA DELL’8 APRILE 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Vaccini: AstraZeneca è sicuro, in Italia agli over 60;
– Copasir: alta la tensione tra Fratelli d’Italia e Lega;
– G20: dal Mef: necessario nuovo scostamento di bilancio per aiutare le imprese;
– Vaccini in azienda: datori di lavoro pronti, per Confindustria “è prova di responsabilità”;
– Vertice di Ankara: lo sgarbo di Erdogan, per Von der Leyen la sedia non c’è;
– Libia: Draghi e la ricostruzione delle relazioni istituzionali.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – D’Argenio Alberto 
Titolo: Il verdetto su AstraZeneca “Meglio dai 60 ai 79 anni” – Ema: può causare trombosi rare
Tema: Vaccini AstraZeneca

Da oggi in Italia «è raccomandato l’uso preferenziale» del vaccino AstraZeneca per le persone di oltre 60 anni, anche se le seconde dosi potranno essere somministrate ai cittadini di ogni età. Inoltre, sempre da oggi, tutti gli italiani tra i 60 e i 79 anni potranno prenotare il composto di Oxford. La decisione del governo guidato da Mario Draghi arriva al termine di una giornata europea convulsa, segnata dal nuovo rapporto dell’Ema sul siero anglo-svedese: «Gli eventi rari di trombosi cerebrale sono effetti collaterali» di AstraZeneca. Dunque il legame tra i decessi registrati in tutta Europa e l’immunizzante esiste. Tuttavia l’Agenzia Ue del farmaco afferma che il rapporto tra rischi e benefici «resta positivo» e non raccomanda alcuna limitazione alle inoculazioni per specifiche categorie o fasce d’età. La decisione spetta ai governi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Nuovi limiti per AstraZeneca: «consigliato» solo agli over 60
Tema: Vaccini AstraZeneca

L’ultima parola sull’uso del vaccino anti Covid di AstraZeneca spetta alle autorità nazionali. Lo ha detto l’Ema, l’Autorità europea per i medicinali, al termine dell’indagine approfondita sul siero anglo-svedese dopo i casi di trombosi che sono stati segnalati in diversi Paesi. E l’Italia ha deciso che sarà ora raccomandato per gli over 60, dopo esser stato consigliato per gli under 55 e poi esteso a tutte le classi di età. Il Comitato per la sicurezza (Prac) ha concluso che i «coaguli di sangue insoliti con piastrine basse dovrebbero essere elencati come effetti collaterali molto rari di Vaxzevria» (il nuovo nome del vaccino di AstraZeneca). Invece non sono state raccomandate misure specifiche di restrizioni al vaccino per ridurre il rischio. «La vaccinazione deve continuare», ha detto la direttrice esecutiva dell’Ema, Emer Cooke. «Al momento non ci sono elementi per non considerare la somministrazione di AstraZeneca in chi ha ricevuto la prima dose di questo vaccino», ha spiegato il presidente del Cts Franco Locatelli, aggiungendo che «questo non è né il funerale né l’eutanasia del vaccino AstraZencea. E un vaccino efficace». «Su 600mila trattati con due dosi di AstraZeneca – ha poi aggiunto il Direttore dell’Aifa, Magrini – nessuno ha mostrato eventi trombotici». «A breve ci sarà una circolare con tutte le indicazioni, dobbiamo essere chiari e netti», ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. I ministri della Salute dei 27 Stati membri, nel video consiglio seguito al pronunciamento dell’Ema, non sono riusciti a mettersi d’accordo per un approccio coordinato all’uso di AstraZeneca, nonostante l’invito della commissaria Ue alla Salute, Stella Kyrialides, «a parlare con una sola voce per aumentare la fiducia del pubblico nelle vaccinazioni».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Le Regioni all’attacco Draghi: correremo per vaccinare gli anziani
Tema: Vaccini, vertice con Gelmini

La botta è forte e il fatto che fosse temuta e in parte annunciata non attutisce il colpo. II vaccino AstraZeneca, sul quale l’Italia ha puntato gran parte delle sue carte per sconfiggere il Covid, è di nuovo nella tempesta. E il timore nel governo è che l’impatto dell’ennesima inversione di rotta si farà sentire, non solo e non tanto sulle somministrazioni, quanto per le conseguenze inevitabili sulla fiducia degli italiani. «Il piano non cambia e il farmaco resta sicuro, ma certo non ci voleva», ha ammesso la ministra Mariastella Gelmini durante l’incontro con le Regioni. Il nuovo cambio di fascia anagrafica costringe il governo a rimodulare in corsa una macchina organizzativa non ancora perfettamente rodata. E spinge Palazzo Chigi ad accelerare íl lancio della campagna di comunicazione pensata per riconciliare i cittadini con il farmaco anglo-svedese e scongiurare defezioni a valanga. II messaggio da dare agli italiani è che Ast raZeneca «è un buon vaccino» e contribuirà a mettere in sicurezza le persone più fragili. Raccontano che Mario Draghi non sia allarmato e che abbia tranquillizzato i ministri: «Questa cosa degli over 60 non ci danneggia, e in linea con la scelta di correre vaccinando le persone anziane». Nel tardo pomeriggio, quando da Bruxelles è arrivata la notizia che l’Ema ha valutato come plausibile – in rarissimi casi – il nesso di causalità tra Astrazeneca e trombosi, il premier ha studiato le contromosse.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Zingaretti – “Potremmo raddoppiare le iniezioni se avessimo le dosi”
Tema: Intervista al Presidente della Regione Lazio

Presidente Zingaretti, il Lazio è in cima alla classifica delle Regioni che hanno vaccinato di più. I tagli di AstraZeneca inciderannoe in che modo sui vostri piani? «Noi viaggiamo su una media 26-27mila inoculazioni al giorno, ma se ci fossero ivaccini già oggi ne potremmo fare il doppio e arrivare in tempi brevi a 60mila, pari a 1,8 milioni di dosi al mese. Merito di una rete che nel Lazio conta più di 120 centri vaccinali, circa 2.500 medici di base e i grandi hub». Ma in mancanza di rifornimenti, non si rischia una brusca frenata? «Mi pare evidente che il tema sia l’approvvigionamento. AstraZeneca rappresenta il più importante fornitore della Ue e questo continuo stop and go crea grossi problemi alle Regioni che devono programmare la somministrazione. Noi stanotte abbiamo aperto le prenotazioni ai 64-65enni, nel frattempo stiamo andando avanti con le seconde dosi per quelli più anziani. Sei vaccini non arrivano dovremo s postare gli appuntamenti e non è facile: parliamo di decine di migliaia di persone. Lavoriamo per evitarlo». II governo Draghi aveva promesso di arrivare a 500mila dosi giornaliere entro fine mese. Le pare un obiettivo realistico? «Se si è tutta quella scommessa non ho motivo di dubitare che avesse basi solide. Intanto, però, le case farmaceutiche hanno comunicato tagli e ritardi sulle forniture. Un guaio che riguarda tutta Europa, non solo l’Italia. Aggravato da confusione e mancanza di trasparenza, come dire che un vaccino va bene solo per gli under 65 per poi sostenere l’opposto».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Dal Copasir a Borsa italiana, il fuoco amico della Meloni
Tema: Copasir

Ieri il voto sulla mozione di Fratelli d’Italia per destinare i soldi del cashback ai ristori per le aziende è andato male ma è nel destino di un partito dell’opposizione quello dí perdere in Aula. A sostenere la Meloni c’è stata solo Azione di Calenda ma il punto è riuscire a far breccia tra gli italiani e gli argomenti usati dalla leader di FdI su questo tema, come su altri, hanno una forza politica. Per esempio quando dice che si potevano destinare «quei 5 miliardi per la lotta al contante e la lotteria scontrini» alle attività in crisi, intercetta quel mondo che proprio in questi giorni è sceso in piazza (purtroppo anche con casi di violenza). Insomma, invece di fossilizzarsi solo sul tema delle riaperture, come fa Salvini, lo mette in difficoltà visto che pure lui fino a qualche mese fa sparava a zero contro il cashback. Adesso il Capitano è “stretto” nella nuova maggioranza con Pd e 5 Stelle e la Meloni ne approfitta per far politica a tutto campo evitando quello che era per lei il rischio maggiore: ritrovarsi emarginata per la scelta di stare all’opposizione. E così si lancia in battaglie senza il timore di sfidare l’alleato Salvini come sta succedendo sul Copasir, il comitato di controllo dei servizi segreti, guidata da un leghista – Raffaele Volpi – ma che spetterebbe di regola a un membro dell’opposizione. Oggi è prevista una nuova riunione e il partito della Meloni minaccia di non presentarsi proprio per protestare contro la Lega mentre una mano gli arriva da Letta. Dal FdI dicono che Salvini non voglia mollare la presa sia perché teme il fronte russo – c’è un’inchiesta aperta su presunti legami finanziari del Carroccio con Mosca – sia perché la presidenza del Copasir garantisce rapporti internazionali che i due partiti si contendono.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meloni Giorgia 
Titolo: La lettera a Salvini – Meloni: Matteo, va rispettata la legge Non diamo un’occasione per dividerci
Tema: Copasir

Caro Matteo, da giorni i nostri avversari stanno cercando di far litigare Fratelli d’Italia e Lega. Ormai quasi quotidianamente leggiamo sulla stampa ricostruzioni e articoli che descrivono una presunta divisione tra i nostri partiti. L’oggetto del con tendere ultimamente sarebbe la presidenza del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Stanno tentando di scatenare la rissa tra di noi ma non ci riusciranno. La presidenza del Copasir non è, infatti, un problema tra Fdl e Lega ma riguarda le istituzioni e il rispetto della dialettica parlamentare tra maggioranza e opposizione. Come sai, è la legge 124 del 2007 a stabilire la composizione paritaria del Copasir e che il presidente sia tassativamente eletto tra i rappresentanti dell’opposizione. È una norma di garanzia e controllo, legata alle specificità del compito estremamente delicato affidato a questo organo: il raccordo tra il Parlamento e il sistema di informazione e sicurezz a della Repubblica, tanto nella sua componente politica (presidente del Consiglio e ministri interessati) quanto nella sua parte amministrativa e operativa (Dis, Aise e Aisi). In altre parole, da quando con la citata legge il Parlamento è stato privato del suo compito di controllo, tocca solo al Copasir «vigilare» sull’operato del governo e dei servizi ed è per questo che la presidenza non può essere affidata a un esponente della maggioranza che sostiene il governo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Battaglia aperta sul Copasir Meloni scrive a Salvini – Copasir, alta tensione in Parlamento Fratelli d’Italia minaccia l’Aventino
Tema: Copasir

Il nuovo luogo della politica è la «capigruppo dei Ponzio Pilato». Quella che, secondo Ignazio La Russa, si è riunita ieri pomeriggio al Senato, senza sbloccare l’affaire Copasir. E così, la prima riunione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica convocata dopo quasi tre mesi, fissata per oggi alle 14, con ogni probabilità vedrà l’assenza di Fratelli d’Italia. Anche se ieri, a tarda sera, il partito ne stava ancora discutendo. Insomma, una delle commissioni di garanzia che dovrebbero essere guidate dalle opposizioni, dell’opposizione neppure vedrà la presenza. Lavicenda è alla ribalta dalla nascita del governo. Fdl, unico partito d’opposizione, si attendeva che il presidente leghista della commissione sui Servizi Raffaele Volpi cedesse il posto a un proprio esponente: candidato naturale, l’oggi vicepresidente Adolfo Urso. Non è accaduto. Ignazio La Russa la racconta così: «I presidenti delle Camere ci danno ragione, ma dicono che loro non hanno un potere autoritativo. Io credo che non abbiano esercitato il potere di indirizzo e dunque hanno rinviato la questione ai capigruppo». Sennonché, in quella sede, prende la parola soltanto Roberto Calderoli (Lega), per dire che la conferenza non ha titolo per affrontare il problema. Prosegue La Russa: «Dato che nessuno ha preso la parola, evidentemente in imbarazzo, noi abbiamo lasciato la riunione dei Ponzio Pilato».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Intervista a Luciana Lamorgese: «Gli imprenditori non si facciano sfruttare Lo Stato è presente»
Tema: Intervista alla Ministra dell’Interno

«Alle persone che scendono in piana per manifestare io voglio dire che lo Stato c’è e che faremo di tutto per fronteggiare una crisi che colpisce famiglie e imprese. Ma non possono essere tollerate aggressioni e comportamenti violenti». Nel suo ufficio al secondo piano del Viminale la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese guarda i dati sulle manifestazioni degli ultimi giorni In tutta Italia. Rischiamo rivolte? «Dobbiamo monitorare con attenzione tutti i segnali di insofferenza e disagio alimentati da una crisi economica molto lunga. Rischiamo che il disagio sociale possa degenerare ed essere strumentaliarato e di questo dobbiamo esserne consapevoli. Per questo dobbiamo essere uniti». A chi si rivolge? «A tutti. Parlo al cittadini, ai politici, al personaggi pubblici. Le attività economiche sono in grande sofferenza, ma il governo è impegnato su tutti i fronti per fornire risposte concrete alle categorie in difficoltà. Dobbi amo mostrare spirito di coesione nazionale e di reciproca solidarietà». Crede che questo appello possa fermare le infiltrazioni dei gruppi estremisti? «Rimane alta e costante l’attenzione su possibili infiltrazioni di chi intende strumentalizzare il disagio sociale e le difficoltà economiche in cui versano tante famiglie e imprese. Saranno le indagini già avviate dalla magistratura ad individuare i responsabili dei disordini».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Di Matteo Alessandro 
Titolo: Omofobia, è scontro la legge slitta ancora Barricate della Lega
Tema: Legge contro l’omofobia

La legge contro l’omofobia può aspettare, la richiesta di avviare l’esame del provvedimento arrivata da Pd, Leu, Iv, M5s e Autonomie viene per ora stoppata dal presidente della commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari, esponente della Lega, etutto èrimandato alla prossima settimana. Ufficialmente è una questione procedurale, ma la vicenda è chiaramente tutta politica visto che Lega e Fratelli d’Italia sono contrari alle norme che inasprirebbero le sanzioni per chi compie atti violenti o discriminatori per motivi legati alle preferenze sessuali o alla disabilità. Ostellari ha bloccato tutto sostenendo che era impossibile calendarizzare la proposta di legge sostenuta dal centrosinistra e dal Movimento 5 stelle, dal momento che ci sono altre quattro proposte sullo stesso argomento. Tutto il dossier finisce ora nelle mani della presidente del Senato, che dovrà decidere sull’accorpamento dei provvedimenti. «La calendarizzazione del ddl Zan non è tecnicamente procedibile. Lo avevamo segnalato sin da novembre… bastava studiare», scrive beffardo Ostellari su Facebook dopo la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione. Ma, appunto, non è un problema di procedure e basta leggere il commento di Matteo Salvini per capire: violenza e discriminazione vanno sempre colpiti, dice il leader leghista, ma «la legge giustamente già lo prevede».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Se il centrodestra sottovaluta Roma
Tema: Politica e partiti

Se teniamo conto dei recenti sondaggi, il centrodestra continua a essere in testa nel gradimento virtuale degli elettori. Magari in leggero calo: Lega, FdI e Forza Italia – escludendo per comodità la minuscola sigla di Toti – si collocano intorno al 47 per cento. Tuttavia i tre partiti sono lungi dal formare una massa critica. Anzi, i loro dirimpettai, ossia Letta e Conte, il centrosinistra più il M5S, sembrano in queste settimane più rapidi di riflessi nel rivolgersi all’elettorato, nonostante i problemi e le non poche contraddizioni da cui sono afflitti. Non sappiamo se il governo di Mario Draghi durerà fino al termine della legislatura, nel 2023. E’ possibile e anzi auspicabile che sia così, considerando che va rimesso in carreggiata un paese devastato sul piano economico e sociale. Non solo a causa del virus. Ma quale schieramento uscirà più rinvigorito dalla parentesi tecnico-politica, è ancora imprevedibile. Colp isce peraltro l’attitudine del centrodestra, per cui ogni partito gioca per se stesso, come se fossimo ancora in un sistema proporzionale stile Prima Repubblica: senza un’idea condivisa del paese che nel ’23 potrebbe anche decidere di affidarsi a Salvini, Meloni e agli amici di Berlusconi. In sostanza, senza una proposta coordinata per il futuro. Si dirà che è inevitabile, visto che Fratelli d’Italia è all’opposizione di Draghi, mentre Salvini è coinvolto in pieno nel governo, con un ruolo di responsabilità strategica (lo Sviluppo Economico). Peraltro il leghista si sente stretto ed è irrequieto. Ma come risolve la sua inquietudine?
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Franco: pronti allo scostamento, ripresa dal secondo trimestre
Tema: L’incontro del G20

Prolungata per il 2021 la moratoria sui debiti dei Paesi fragili, emissione di nuovi diritti speciali di prelievo per 650 miliardi: sono i principali impegni assunti dai ministri e governatori delle banche centrali del G20 sotto la regia italiana. Franco ha confermato l’ennesimo scostamento di bilancio per “un nuovo decreto con aiuti a imprese e cittadini”. Il Governatore Visco: “Efficaci le misure di supporto all’economia, saremo cauti nel rimuoverle”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: Visco: «Ritiro graduale dagli aiuti e vaccini a tutti per evitare nuovi rischi»
Tema: L’incontro del G20

I piani di vaccinazione nazionali devono proseguire con intensità fino alla totale copertura delle popolazioni suscettibili di contagio. È questa la pre-condizione per un ripresa forte e duratura delle attività e dell’economia, ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella conferenza stampa di chiusura del secondo meeting G20 dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali. Visco ha osservato che il successo della campagna vaccinale è legato al lato dell’offerta ma anche «dalla domanda di essere vaccinati, che non è altissima». Mentre sulle misure di sostegno messe in atto dal governo e su quelle che seguiranno, Visco ha detto che all’interno del G20 e sulla base dei monitoraggi effettuati resta elevata la cautela: «Le misure di supporto sono state efficaci. Saremo quindi cauti nel rimuoverle, perché anticipare la rimozione potrebbe essere un qualcosa di complesso. ll nostro monito raggio porterà ad un approccio mirato e selettivo e, data l’elevata incertezza, si agirà con gradualità e sulla base dei dati che via via saranno disponibili». Le prospettive della recovery italiana non sono diverse da quelle dell’Europa, e che il Fondo monetario in gennaio ha indicato attorno al 4,2% per l’anno e al 3,6% per il 2022. «Le previsioni di Bankitalia – ha detto Visco – sono in fase di revisione ma tutto dipende, ha insistito, dal successo della campagna vaccinale».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Tasse congelate e più sostegni per rispondere ai commercianti
Tema: Le rassicurazioni del Ministro Franco

Ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco, durante la conferenza stampa seguita al G20 di Roma, ha inviato messaggi rassicuranti: «Auspichiamo una graduale riapertura di tutte le attività nei prossimi mesi», ha detto. Ha aggiunto di attendere «una ripresa dell’economia nel secondo trimestre con una accentuazione nella seconda metà dell’anno» e ha annunciato un nuovo decreto Sostegni supportato da uno scostamento di bilancio che, secondo fonti parlamentari arriverebbe ormai a 30 miliardi. La risposta di governo e maggioranza passerà anche per il decreto Sostegni 1, da 32 miliardi, varato nei giorni scorsi e ora in discussione al Senato. Quattro i punti di intervento: il primo è la sterilizzazione della Tosap, la tassa sul suolo pubblico che gli esercizi pagano sui tavoli all’aperto. Il secondo è un intervento sull’Imu degli alberghi, fino ad oggi a macchia di leopardo ed affidato ai Comuni, che dovrebbe aiutare a bloccare un costo fisso in assenza di clientela. Il terzo riguarda il credito d’imposta che i negozianti possono ricevere a fronte del pagamento degli affitti: è scaduto a dicembre scorso e ad aprile scade anche quello speciale per le attività ricettive. Infine si parla anche di un rinnovo del credito d’imposta per la sanificazione scaduto nel dicembre scorso: ritenuto non più necessario in presenza di chiusure sembra possa essere utile nelle zone dove è consentito l’asporto e dunque c’è personale al lavoro.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Vaccini a maggio in 500 aziende
Tema: Vaccini in azienda

Il nuovo canale messo a disposizione dalle imprese servirà alla vaccinazione diretta dei lavoratori che «a prescindere dalla tipologia contrattuale» prestano la loro attività in azienda. I datori di lavoro, singolarmente o in forma aggregata, con il supporto delle associazioni di categoria, potranno predisporre i punti straordinari di vaccinazione anti Covid per i lavoratori che ne facciano richiesta, o rivolgersi a strutture sanitarie private o alla rete Inail. L’accordo di martedì notte tra governo, Inail, il commissario straordinario per l’emergenza Covid e le parti sociali ha fissato regole comuni a livello nazionale, i requisiti minimi per l’adesione in sicurezza da parte di imprese, grande distribuzione organizzata, studi professionali. «Possiamo tornare a guardare al futuro – ha commentato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando -, pensare alla messa in sicurezza di milioni di lavoratori. È un passo importante nella direzione della ripresa della normalità». In pole position ci sono circa 450-500 imprese delle quasi 7.500 che hanno risposto all’appello di Confindustria, ed hanno le strutture per ospitare le vaccinazioni. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha rivolto un «ringraziamento a tutte le imprese che, con un gesto di solidarietà, hanno messo a disposizione le proprie sedi come hub vaccinali; è la dimostrazione di come gli imprenditori in 111 anni di Confindustria, abbiano sempre dato una risposta».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzè Rita 
Titolo: Intervista a Maurizio Stirpe – Stirpe (Confindustria): «Datori di lavoro pronti, prova di responsabilità delle parti sociali»
Tema: Vaccini in azienda

Quando si comincerà a vaccinare in azienda? «Con il protocollo che abbiamo firmato martedì sera siamo nelle condizioni di partire non appena l’autorità commissariale per l’emergenza Covid ci darà il via – risponde il vicepresidente di Confindustria con delega alle Relazioni industriali Maurizio Stirpe -. Le aziende sono pronte». In Francia e Germania sono già partite… «Da poco per la verità. In questa fase il vero problema è la scarsità dei vaccini. Andiamo orgogliosi di queste linee guida. Confindustria si è spesa da mesi e con forza per arrivare al risultato. Dopo il protocollo del 24 aprile 2020 su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, quello firmato l’altro ieri sui vaccini in azienda è un’importante prova di maturità e responsabilità delle parti sociali. Inoltre ci sono 400 imprese che stanno mettendo a disposizione i loro siti produttivi per le vaccinazioni di massa g estite dall’autorità sanitaria. Molte di più si erano candidate, l’autorità ha scelto le aree dove mancavano punti di riferimento logistici». Un vaccino fatto a un trasfertista ventenne vuol dire una fiala in meno per un settantenne a rischio? «No, guardi, le cose non stanno così. Intanto sarà l’autorità commissariale a dire quando sarà il momento di partire. Poi non dimentichiamo che lo sforzo delle imprese aiuta anche il resto della comunità: le vaccinazioni in azienda alleggeriranno il peso sui centri vaccinali pubblici. Sottolineo inoltre che l’operazione per le aziende ha un costo visto che riceveremo i vaccini dalle Asl ma tutto il resto è a carico nostro».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Landini: no licenziamenti fino a ottobre: “Vietare fino a ottobre tutti i licenziamenti”
Tema: Lavoro

Prorogare il blocco dei licenziamenti al 31 ottobre per tutti. Superare il doppio binario – che svincola le grandi imprese già dal primo di luglio – e avere una data unica. E’ quanto chiedono al governo Cgil, Cisl e Uil, allarmate dai dati sull’occupazione, dalle code dei nuovi poveri per i pacchi di cibo, dalle proteste di piazza di piccoli esercenti sempre più esasperati da chiusure e mini-ristori, dalle tante crisi aziendali irrisolte. La richiesta dei sindacati arriva il giorno dopo i nuovi numeri Istat: quel milione di occupati persi in un annodi pandemia da sommare a 717 mila inattivi in più, tra i quali si nascondono molti potenziali disoccupati, oggi protetti dall’ombrello della Cassa integrazione, oltre agli scoraggiati da prospettive nulle di lavoro. Precari, giovani, donne, autonomi su tutti. Ma anche uomini in Cig a zero ore di imprese decotte. Un milione e 700 mila lavoratori da riqualificare quanto prima. E da rimettere in carreggiata in tempo per i ntercettare il treno dei nuovi investimenti verdi e digitali foraggiati dal Recovery, quando arriverà. Ecco il punto, quando il blocco dei licenziamenti finirà: la rete di sostegno e rilancio è piena di buchi. La riforma degli ammortizzatori non c’è. Quella delle pensioni neppure, ma le aziende hanno bisogno di scivoli ora più che mai. Le politiche attive sono incagliate. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando in un mese ha attivato tutti i tavoli con le parti sociali. Ha anche chiesto, come primo atto, all’Anpal e al suo presidente Mimmo Parisi di riavviare l’assegno di ricollocazione, fino a 5 mila euro che finiscono ai centri per l’impiego o alle agenzie private se riescono a trovare un posto al disoccupato.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Intervista ad Andrea Orlando: “Nelle piazze disagio vero ora più risorse a chi ha patito di più”
Tema: Lavoro

«Avere imprese dove il Covid è superato – dice il Ministro del Lavoro Andrea Orlando – significa avere imprese che possono affrontare in modo diverso la competizione». Quanto alle proteste di questi giorni ed alle tensioni sociali «non può che esserci preoccupazione» aggiunge. «Credo che ci sia un comprensibile malessere che cresce, che in alcune frange si radicalizza e del quale in qualche modo si nutre chi tenta di strumentalizzarlo. La nostra reazione deve essere di fermezza nei confronti degli atti di illegalità, ma anche di grande attenzione per quello che c’è dietro cercando di migliorare la capacità di intervento». La risposta del governo? «Più tempestività e più risorse a chi a patito di più. Selezionando con attenzione i soggetti, sia per i nuovi sussidi come per una eventuale ulteriore proroga degli ammortizzatori». Ma secondo Lei perché tutto questo su ccede proprio adesso? «Perché si somma la sofferenza alla sofferenza di questi mesi. Gli sforzi dei mesi scorsi sembravano coronati dalla fine di un incubo, poi purtroppo abbiamo visto che l’incubo si è ripresentato e dai canti sui balconi si è passati alla depressione e ad un malessere che ora va interpretato politicamente. Quindi nessuna tolleranza per chi viola ma anche nessuna minimizzazione di questo disagio». Ma il governo come risponde? «La risposta politica deve essere in due direzioni: innanzitutto evitare di fare discussioni su aperture e chiusure – affidiamoci davvero alla scienza e apriamo quando i numeri migliorano non quando piace a noi – e dall’altro più tempestività e più risorse nel sostegno alle imprese, accelerando sul fronte dei vaccini e moltiplicando i punti di vaccinazione per essere pronti quando arriveranno le dosi. Perché sarebbe un paradosso se all’aumento delle forniture non corrispondesse un aumento della potenza di fuoco».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Intervista a Paolo Bombardieri (Uil): obiettivo zero morti sul lavoro
Tema: Lavoro

La Uil lancia la campagna «Zero morti sul lavoro», coinvolgendo testimonial del mondo dello sport, dello spettacolo e della cultura. Da Ciro Immobile ad Ambra Angiolini, da Gabriele Gravina a Luca Pancalli. Ciascuno si è fatto fotografare mentre fa il gesto Ok con le dita, accanto allo slogan «Zero morti sul lavoro? Ok», e condividerà questa immagine sui propri profili e pagine social. Perché questa iniziativa? «Perché – risponde il segretario generale, Pier Paolo Bombardieri – pensiamo che il tema della sicurezza sul lavoro sia strategico. Lanciamo questa campagna ora perché quando c’è una grande crisi, come quella che stiamo vivendo, c’è la tendenza a trascurare questo terna. E invece molti lavoratori sono morti di Covid anche perché, soprattutto all’inizio, i dispositivi di sicurezza non c’erano o erano inadeguati. Inoltro, temiamo che quando ci sarà la ripresa, la questione dell a sicurezza sul lavoro venga sacrificata».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grassia Luigi 
Titolo: lstat: il 45% delle aziende rischia di arrendersi
Tema: Rapporto Istat

Un limone completamente spremuto: dopo un anno di Covid, il sistema italiano delle aziende non ha più risorse, e se la ripresa economica non arriva presto, assisteremo a fallimenti a catena, e non basteranno né i sostegni né i ristori a evitare il disastro. Dal Rapporto 2021 dell’Istat sulla competitività dei settori produttivirisulta che solo l’11% delle aziende è classificabile come «solido», mentre il 45% appare «strutturalmente a rischio» e il 44% risulta comunque «fragile», pur resistendo (con grande fatica). A causa del lockdown il valore aggiunto (che è quello su cui si reggono le imprese, e in definitiva lo scopo della loro esistenza e del loro funzionamento) è diminuito dell’11,1% nell’industria, dell’8,1% nei servizi, del 6,3% nelle costruzioni e del 6,0% nell’agricoltura. La paralisi dei viaggi ha massacrato tutte le attività legate (in modo diretto o indiretto) al turismo: la quota dei titolari di impresa che segnalano seri rischi di chiusura è particolarmente elevata nelle agenzie di viaggio (oltre 73%), in quelle impegnate in attività artistiche o di intrattenimento (oltre 60%), nel trasporto aereo (59%) e nella ristorazione (55%). Quanto al comparto industriale, risultano in particolare difficoltà le aziende della filiera della moda: abbigliamento (oltre il 50%), pelli (44%), tessile (35%); questo perché ci sono state meno occasioni di uscire con gli abiti nuovi, e la voce di spesa corrispondente è stata fra le prime a essere tagliata.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: Centrodestra diviso sul cashback E la maggioranza apre alle modifiche
Tema: Cashback

«È bizzarro vedere delle forze politiche che non votano una mozione che hanno prima sottoscritto» commenta nel salone Garibaldi il senatore Giovanbattista Fazzolari (FdI) che se la prende con Forza Italia e Lega. Da pochi minuti si è concluso l’esame di una mozione che avrebbe voluto eliminare il cashback. Una votazione che per qualche ora fa tremare il centrodestra ma anche l’intera maggioranza che sostiene il presidente del Consiglio Mario Draghi. Sintesi delle puntate precedenti. II 26 gennaio Fratelli d’Italia presenta una mozione con cui si chiede al governo di «sospendere il piano di cashback per sostenere la ripresa delle categorie commerciali più colpite dalle misure anticovid». A quel punto gli alleati della Meloni rilanciano: «CI vogliamo essere anche noi. Scriviamo una mozione unitaria». Si aggiungono dunque le firme dei leghisti Massimiliano Romeo, Alberto Bagnai, Stefano Candiani, Gianmarco Centinaio; degli azzurri Annamaria Bernini, Lucio Malan, (379. 004) dall’inizio del programma cashback prima dello scorso Natale Gigi Vitali. Peccato che dopo qualche giorno il quadro politico muta: nasce l’esecutivo Draghi, Lega e FI entrano al governo, mentre Meloni si sfila e va all’opposizione. E la mozione? La mozione approda in aula al Senato nella giornata di ieri. Per evitare che finisca male la maggioranza prepara una contromossa, un ordine del giorno generico utile a tenere insieme le varie anime, da una parte Lega e FI, contrarie al cashback, e dall’altra Pd e M5S, favorevoli alla misura.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Erdogan umilia von der Leyen (e la politica estera europea)
Tema: Vertice di Ankara

Gaffe diplomatica, affronto politico o sgarbo sessista? Ancora una volta la diarchia alla testa dell’Unione europea, delicato espediente per garantire un complesso equilibrio istituzionale, è stata occasione di polemiche e imbarazzo a livello internazionale. Un breve video pubblicato per rendere conto della recente visita ufficiale di martedì ad Ankara del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha provocato reazioni vivaci, rimbalzando su Twitter e Facebook. Vi si vede la signora von der Leyen confinata in un sofà mentre il suo compagno di viaggio troneggia in poltrona accanto al padrone di casa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Dalle labbra della presidente della Commissione affiora una malcelata espressione di disappunto. Il portavoce Eric Marner ha commentato: «La presidente è rimasta sorpresa. Ha deciso di ignorare la circostanza e di dare la priorità alla so stanza. Ma questo non significa che non dia importanza all’incidente (…) La signora von der Leyen si aspetta di essere trattata secondo le regole del protocollo e ha chiesto ai suoi servizi di assicurarsi che questo tipo di incidente non si ripeta in futuro».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca – Ricci Sargentini Monica 
Titolo: L’offesa a von der Leyen lasciata senza sedia
Tema: Vertice di Ankara

Due poltrone per tre presidenti. Si è trasformato in un incidente diplomatico l’incontro tra Recep Tayyip Erdogan e i rappresentanti dell’Unione europea Ursula von der Leyen e Charles Michel. Giunti ad Ankara per far ripartire le relazioni tra la Ue e la Turchia, ma anche per esternare la loro preoccupazione per il ritiro del Paese dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne lo scorso 20 marzo, la presidente della Commissione e il presidente del Consiglio europeo si sono trovati di fronte a uno sgarbo protocollare: nella sala del sontuoso palazzo presidenziale c’erano solo due poltrone con le rispettive bandiere alle spalle. Michel e Erdogan non hanno esitato e si sono seduti davanti a von der Leyen, stupita, in chiaro imbarazzo e irritata. Alla fine la leader europea ha fatto un cenno con la mano destra e, mugugnando un «ehm» di disapprovazione, si è posizionata su un divano di fronte al ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, che pe rò è al di sotto di lei nel protocollo diplomatico. L’increscioso episodio, immortalato dal video ufficiale dell’incontro, è subito rimbalzato sui social con l’hashtag #sofagate. In molti si sono chiesti come mai Michel non abbia reagito. «Von der Leyen si aspetta di essere trattata secondo le regole protocollari e ha chiesto ai suoi di fare in modo che questi di incidenti non si ripetano mai più» ha spiegato ieri il portavoce della Commissione, Eric Marner, sottolineando che la presidente «ha scelto di concentrarsi sulla sostanza dei problemi». Per Carlo Marsili, ex ambasciatore italiano in Turchia, «quando si prepara una visita ci sono due parti che decidono che succede: uno è il protocollo locale, in questo caso turco, l’altro quello dell’ambasciata della delegazione ospite».
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Cerretelli Adriana 
Titolo: L’analisi – Una Europa che arranca dietro Biden
Tema: Ue-Usa

Doveva segnare l’ora della riscossa collettiva, del grande rimbalzo economico dopo un anno da incubo. Invece, avvertono Fmi e ministri finanziari del G-20, il 2021 rischia di essere l’anno della ripresa selettiva, una gara tra chi corre e chi arranca, tra chi ha battuto il Covid e chi continua a subirlo. Festival di divari e diseguaglianze crescenti tra paesi sempre più ricchi e paesi sempre più poveri, un potenziale di destabilizzazione che potrebbe minare la già precaria stabilità finanziaria del “disordine” mondiale. In questo quadro dai troppi chiaro-scuri a colpire di più è il torpore dell’Europa rispetto al dinamismo degli Stati Uniti. La sua lentezza di riflessi di fronte alle crisi sembrava finalmente smentita dalla fulminea operazione Recovery del luglio scorso, invece conferma una continuità allarmante. Altro che “sleepy” Joe: Trump si era sbagliato di grosso sul rivale. In meno di tre mesi, l’America di Biden non solo ha bru ciato le tappe della vaccinazione di massa ma ha dato una formidabile scossa all’economia: un pacchetto di stimoli da 1.900 miliardi di dollari e un piano da oltre 2.000 per finanziare nuove infrastrutture, che si aggiungono al 3.000 miliardi del predecessore. E così già a metà anno l’economia Usa ritroverà il livello di crescita pre-pandemia mentre l’eurozona dovrà attendere il 2022 per arrivarci.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Brera Paolo 
Titolo: Intervista a Abdullah al Lafi: “Fuori i mercenari stranieri L’Italia ci aiuti a ricostruire la Libia”
Tema: Libia

Il Consiglio presidenziale libico – l’organo collegiale della presidenza della Repubblica, con un presidente e due vice nominati in rappresentanza delle tre regioni del Paese e vincolati a firmare collegialmente gli atti – non ha un ufficio: «È in costruzione», come tutta la Libia. Abdullah al Lafi, il vice in quota Tripolitania, uno degli uomini più potenti della nuova Libia, ci riceve in una saletta ben protetta da uomini dei Servizi in un grande hotel di Tripoli. Con la visita di Draghi, che lei ha incontrato subito dopo il premier Dbeibah, ricomincia una storia comune tra Italia e Libia? «Mi lasci ringraziare il governo italiano per l’aiuto in questi anni. La pace interna finalmente raggiunta dipende anche da questo. La conferenza di Palermo è stata importante, e anche il sostegno nella Conferenza di Tunisi. Non c’è dubbio che il legame sia strettissimo: ci consideriamo la terza spiaggia dell’Italia, interessata sia alla nostra evoluz ione politica che a quella economica e sanitaria. Come presidenza della Libia vogliamo rafforzare questo rapporto in ogni modo e in tutti i comparti». II processo democratico in corso scongiurerà il rischio che tornino guerre e caos. La Libia è stremata, è la volta buona? «Questo governo riunisce nel segno della pace due precedenti governi divisi. È un passo decisivo nella nostra storia, e ci dà possibilità nuove. La guerra non tornerà. Con un sistema di potere riunificato, non è più un’opzione. L’appoggio dell’Italia e di altri ci aiuta a metterla alle spalle».
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Testata:  Tempo 
Autore:  Mazzoni Riccardo 
Titolo: Draghi in Libia sulle orme di Silvio E la sinistra perde la testa
Tema: Libia

Scegliendo come prima missione all’estero la Libia, Draghi ha posto un tassello importante per restituire all’Italia il ruolo di interlocutore privilegiato dopo annidi sciagurata inazione politica e diplomatica nel Mediterraneo. Ora si può finalmente aprire una nuova stagione di investimenti, dalla ricostruzione dell’aeroporto internazionale alla transizione energetica, fino alla grande autostrada dalla Tunisia all’Egitto. Che il nuovo governo stia tornando protagonista in un Paese storicamente strategico per i nostri interessi nazionali dovrebbe essere motivo di unanime soddisfazione, soprattutto tra le forze di maggioranza. E invece Pd e Leu hanno storto la bocca a causa del ringraziamento che Draghi ha rivolto alla Guardia costiera libica per il controllo dell’immigrazione clandestina e per i salvataggi che sta conducendo in mare. Un approccio del tutto pragmatico, visto che la Guardia costiera unificata sotto la guida del nuovo governo è sicuramente più affid abile di quella a cui il governo rossogiallo di Conte aveva confermato i finanziamenti, e quindi le polemiche scatenate in queste ore appaiono ipocrite e pretestuose. Anche perché Draghi non ha omesso di trattare il tema dei diritti umani, sul quale sarà necessario siglare un nuovo accordo. Ma c’è un altro motivo per cui la sinistra ha mal digerito l’indiscutibile successo diplomatico della visita del premier, che ha cancellato l’umiliante sceneggiata di Conte e Di Maio inginocchiati a Bengasi davanti al generale Haftar per ottenere la liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo. Il «piano Italia» di Draghi è infatti un dossier in gran parte ereditato dall’agenda dell’ultimo governo Berlusconi, la cui politica estera – fino all’attacco alla Libia imposto dalla troika Obama-Sarkozy-Napolitano – aveva saputo preservare il ruolo centrale dell’Italia nel Mediterraneo.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Bernardini Emiliano – Rosana Gabriele 
Titolo: Boicottaggio dei Giochi, la Cina minaccia ritorsioni Biden resta senza alleati
Tema: Olimpiadi 2022

Boicottare le Olimpiadi invernali di Pechino 2022. La provocazione lanciata nei giorni scorsi dagli Stati Uniti però non sembra aver riscosso consensi. «Un approccio coordinato sarebbe non solo nel nostro interesse ma anche in quello dei nostri alleati e partner» aveva sottolineato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price in linea con quella che è la strategia delineata dal presidente Joe Biden che punta a alzare “un muro occidentale” contro la Cina. In particolare la protesta prende corpo dalle richieste fatte da diversi gruppi di attivisti e politici repubblicani basandosi in parte sulle denunce di Ong e Paesi che accusano la Cina di perseguitare i musulmani uiguri, anche con la reclusione in campi di internamento dove i membri della minoranza sono sottoposti, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, a vari abusi. Salvo poi fare un dietrofront nella giornata di ieri: «Non abbiamo discusso e non stiamo discutendo alcun boicottaggio coordina to con gli alleati e i partner» ha rimarcato con forza la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. C’è anche un precedente che riguarda proprio gli Stati Uniti. Fu durante la Guerra Fredda quando gli Usa guidarono un boicottaggio nel 1980 delle Olimpiadi di Mosca dopo che l’Urss, nel 1979, aveva invaso l’Afghanistan, e il blocco sovietico rispose quattro anni dopo con un boicottaggio delle Olimpiadi di Los Angeles. L’annuncio ha fatto chiaramente molto rumore. Ma si è anche scontrato con silenzi e gelo sia da parte degli alleati chiamati in causa sia da parte del mondo dello sport. Da subito il comitato olimpico americano ha ribadito la propria opposizione al boicottaggio dei Giochi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Zonca Giulia 
Titolo: “Berlino e Tel Aviv insieme per le Olimpiadi del 2036” La Germania oltre la storia
Tema: Olimpiadi 2036

Le Olimpiadi del 1936, le prime con il viaggio della fiaccola che ancora oggi si ripete, le sole che hanno un film famosissimo firmato Leni Riefenstahl, i Giochi del mito Jesse Owens e quelli che 100 anni dopo la Germania vorrebbe finalmente superare con una candidatura insieme con Israele. Berlino-Tel Aviv 2036, due città e una data che fanno tremare la storia, non ci sarebbe modo di vivere un anniversario che nessuno vuole celebrare e che pure è entrato nella memoria, nell’alfabeto dei Cinque Cerchi. E allora il comitato olimpico tedesco tenta una mossa quasi impossibile e lancia una visione ai posteri: «Il 1936 non si può ricordare, non si può cancellare, bisogna prendersi le responsabilità e mostrare quanta strada abbiamo fatto da allora e quanta ne possiamo fare insieme». Non è una provocazione ed è ancora prematuro chiamarlo progetto, così i vertici dello sport lo battezzano «sogno di pace», gi à più della suggestione con cui tutto è iniziato. A Pasqua il «Berliner Morgenpost» ha ospitato un intervento di Richard Meng, il Malagò tedesco, e Frank Kowalski che ha diretto gli ultimi europei di atletica a Berlino. Insieme hanno osato e non si sono neanche troppo nascosti dietro i messaggi di fratellanza: «Sappiamo bene che accostare un altro 36 a Berlino può suonare oltraggioso, però se ragionassimo in modo opposto e cambiassimo rotta invece di restare nell’imbarazzo, senza sapere che cosa farne, sarebbe un grande gesto».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: Mosca: «Non agiremo se non sarà necessario»
Tema: Escalation in Donbass

Per due Paesi impegnati ad affrontare l’emergenza virus e la conseguente crisi economica, non dovrebbe esserci un momento peggiore per rischiare un’escalation. Eppure nel Donbass ucraino si fa sempre più forte il pericolo di un ritorno alla guerra scoppiata nel 2014 e che da allora non è mai stata risolta, malgrado un fragile regime di tregua Alle violazioni del cessate il fuoco – per le quail ucraini e separatisti filo-russi si accusano a vicenda – Mosca ha risposto con una mobilitazione che interessa la Crimea e le regioni immediatamente confinanti con l’Ucraina Una dimostrazione di forza, probabilmente rivolta più che a ogni altro alla nuova amministrazione americana, a cui la Russia manda a dire che non accetterà variazioni dello status quo nel Donbass. «Non abbiamo alcuna intenzione di intervenire nel conflitto in Ucraina, no, ma a seconda di come vanno le cose prenderemo misure concrete», ha chiarito ieri Nikolaj Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo. Mosca nega di avere una presenza militare diretta nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, e gli osservatori sono divisi sulla possibilità che l’aumento della tensione possa davvero sfociare in una nuova guerra.
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