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SINTESI IN PRIMO PIANO – 7 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– In programma per oggi la firma del presidente Conte al decreto che obbliga all’utilizzo della mascherina anche all’aperto.
– Il ministro dell’Economia Gualtieri annuncia: nel 2021 l’Italia userà 25 miliardi del programma Next Generation Eu.
– Manovra, dalla lotta all’evasione fiscale e ai contanti 6 miliardi per tagliare le tasse.
– Stati Uniti: la sfida di Trump al Covid «L’influenza è più letale» e lancia il duello con Biden. I social network sanzionano il presidente per le frasi fuorvianti sul Covid.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Sì alla mascherina sempre con sé – Manca il numero legale E slitta il decreto anti Covid
Tema: Misure di sicurezza

Da domani bisognerà avere sempre la mascherina e indossarla in presenza di altre persone. Si torna praticamente alla situazione di marzo-aprile. Questo nel tentativo di frenare il numero dei contagi . Ma l’obbligo di mascherina è l’unico provvedimento ad entrare in vigore da subito. Alla Camera infatti ieri è mancato il numero legale. E il nuovo decreto sul quale premier Giuseppe Conte chiedeva la «massima condivisione» da parte di tutte le forze parlamentari è destinato a slittare. Non tutti i partiti sono d’accordo. E anche le Regioni non condividono l’intero pacchetto dei provvedimenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: La mascherina sempre con sé: il nuovo obbligo scatta già domani
Tema: Misure di sicurezza

Regola numero uno: la mascherina deve essere portata sempre con sé. Regola numero due: deve essere sempre indossata all’aperto, a meno che non si stia in un luogo isolato oppure si faccia attività sportiva. È questa la novità principale del decreto che sarà firmato oggi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Di fronte all’aumento dei contagi da coronavirus che sembra non fermarsi, il governo decide che d’ora in poi anche negli spazi esterni sarà vietato stare senza protezione di naso e bocca. Si è deciso pure di aggiungere alla lista dei Paesi per cui sarà obbligatorio fare il tampone quando si rientra in Italia Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Croazia e Repubblica Ceca, come già accade per Malta, Spagna e alcune aree della Francia, Parigi compresa. Ma l’attenzione è tutta per le mascherine, ritenute indispensabili per fermare i contagi quando non c’è il rispetto del distanziamento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Zapperi Cesare 
Titolo: «Noi responsabili basta dirigismo» – «Basta con il dirigismo Conosciamo meglio noi cosa serve ai territori, non siamo irresponsabili»
Tema: Intervista a Luca Zaia

«Nei mesi scorsi le Regioni hanno dato dimostrazione di grande senso di responsabilità. ll Veneto è stato l’avanguardia in tema di test pungidito, tamponi rapidi e in tanto altro. Sappiamo meglio noi cosa serve al nostro territorio […] è anacronistico pensare a provvedimenti rigidi come i binari di un treno. Questo dirigismo è il segno manifesto di una sfiducia nelle Regioni. Spero sia un errore e che ci ripensino perché sarebbe grave se ci trovassimo ancora a questo punto. Lo ribadisco: non nego il ruolo fondamentale dello Stato, ma rivendico il diritto di garantire risposte pronte e adeguate secondo le esigenze dei territori che noi conosciamo meglio di chiunque altro».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ajello Mario 
Titolo: Il vuoto bipartisan delle candidature al Campidoglio – Roma, Zingaretti si arrende: primarie per il dopo Raggi Il centrodestra in alto mare
Tema: Campidoglio

Ormai sembra tramontato il progetto di avere, come candidato Pd e magari perfino in comproprietà con i 5 stelle, una figura di spicco e di respiro nazionale e internazionale da lanciare alla guida di Roma, come la Capitale meriterebbe. Nicola Zingaretti ha collezionato vari no e niente Sassoli, Gualtieri, Enrico Letta, Franco Gabrielli e nemmeno l’ex ministro Riccardi della Comunità di Sant’Egidio (Massimo Bray, numero uno della Treccani, non è stato ancora contattato anche se gira il suo nome). A sinistra ci si rassegna dunque alle primarie dei piccoli: la Cirinnà, Caudo, la Alfonsi e via così, tutti verranno votati sotti gazebo delle primarie probabilmente il 6 dicembre e addio sogni di gloria dem. Ieri Zingaretti s’è arreso: «Non imporrò scelte, decide il territorio».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: È l’ora dei moderati nel centrodestra dopo il flop di Salvini – Tocca ai moderati dopo il flop di Salvini Toti invita a cena il nuovo centrodestra
Tema: Centrodestra

Una cena per tentare di risorgere dalle ceneri. Un’impresa, nel centrodestra, coi numeri ai quali è ridotta Forza Italia e quel che resta dell’area moderata, non sovranista della coalizione. Giovanni Toti e Mara Carfagna ci credono, si sono convinti che quello spazio politico ci sia. E si rivedranno ancora una volta questa sera in un ristorante romano: non più un faccia a faccia come quello della scorsa settimana, ma un convivio allargato a parlamentari berlusconiani ormai in fuga. Tutta la galassia di centrodestra, archiviata la mezza sconfitta delle regionali e il tonfo delle amministrative, adesso è in movimento. Ed è, per dirla con Giancarlo Giorgetti, un «movimento verso il centro». Parlare alla pancia del Paese non basta più, non bastano le citofonate di Matteo Salvini, i comizi contro gli immigrati: la gente ha altre paure. Non basta il corpo del capo offerto a migliaia di selfie. La scalata ai consensi si è fermata qui: questo dice il doppio voto dell’ultimo mese. Nella voragine lasciata dal polo moderato e con la leadership in difficoltà di Salvini, ecco che qualcosa si agita al centro. Lo impongono i numeri: Forza Italia nella sua roccaforte campana è passata dal 19 al 5, in Veneto è quasi sparita, come pure in Liguria, dove la lista di Giovanni Toti ha prosciugato tutto, si è affermata al 23 e ha scavalcato perfino la Lega. La cena di stasera è solo l’inizio di un percorso che dovrebbe portare alla nascita di un nuovo partito di ispirazione liberale e popolare entro la fine dell’anno. Toti e Carfagna, i due ex coordinatori forzisti, ne saranno i leader di riferimento.
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Gualtieri: dai fondi europei avremo 25 miliardi nel 2021
Tema: Fondi europei
L’Italia utilizzerà 25 miliardi del programma Next generation Eu nel 2021: 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti dal Recovery fund più altri 4 di finanziamenti per la coesione (React Eu). Nel 2022 le risorse che l’Italia chiederà all’Europa saliranno a 37,5 miliardi. Nel 2023 toccheranno il picco (41 miliardi) per cominciare poi una lenta discesa: 39,4 miliardi nel 2024, 30,6 nel 2025 e 27,5 nel 2026. La scansione è contenuta in una tabella inserita nel testo della NaDef (Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza) approvata dal consiglio dei ministri lunedì notte e illustrata ieri dal titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri. Gualtieri non ha sciolto il nodo del Mes, i prestiti Ue per altri 36 miliardi che potrebbero essere chiesti per la sanità. Né del resto poteva farlo, visti i contrasti nella maggioranza. Ma, pur confermando la sua posizione favorevole, ha invitato a «sdrammatizzare» il tema per due motivi. Primo, il solo fatto che il Mes sia disponibile, ancorché non utilizzato, ha contribuito a «stabilizzare» i tassi di interesse e a ridurre lo spread. In questo senso, ha detto con un battuta, «è come se lo avessimo già usato». Secondo, il Mes «esiste per due anni e, come dice Klaus Regling (direttore del fondo, ndr), non scade come lo yogurt». Mes o non Mes il ministro è convinto che le risorse disponibili col Next generation Eu e la manovra per il 2021 che il governo presenterà tra un paio di settimane rimetteranno il Paese sul sentiero della crescita, aprendo allo stesso tempo una «prospettiva graduale ma credibile di riduzione del debito».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Dalla lotta all’evasione e ai contanti fino a 6 miliardi per tagliare le tasse
Tema: Manovra economica

La lotta all’evasione e cashless daranno risorse per l’intervento sulle tasse previsto per il prossimo anno: i proventi saranno inseriti nel nuovo fondo per la riduzione delle tasse. Con l’intervento di altre risorse l’operazione potrebbe contare su 5-6 miliardi. Lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ieri in un conferenza stampa, ha detto che è necessario un nuovo «patto sociale» con i contribuenti basato sulla restituzione alla collettività di quanto evaso. Il ministro del Tesoro ha precisato quali saranno i pilastri dai quali arriveranno i finanziamenti. Essenzialmente due: «Il miglioramento delle entrate con la compliance e la lotta evasione». Quest’anno per la grave crisi economica e il blocco degli accertamenti dovuto al lockdown i proventi del contrasto all’evasione sono precipitati di 6,8 miliardi rispetto al 2019 e anche per il 2020 le stime sono state corrette al ribasso per circa 3 miliardi. Ma nel 2021 il gettito della lotta all’evasione dovrebbe tornare intorno ai 5,22 miliardi che potrebbero essere in buona parte “spesi” per una prima sforbiciata alle tasse.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Tre anni per la riforma del fisco
Tema: Riforma fiscale
Il tema fiscale domina ovviamente il panorama dei collegati alla manovra, cioè le riforme che il governo intende instradare sulla corsia preferenziale della sessione di bilancio. Ma il quadro disegnato dalla Nadef è ricchissimo, e quest’anno prevede ben 22 collegati: in un programma a tutto campo che spazia dagli ammortizzatori sociali al salario minimo, su cui continuano a piovere le critiche di Confindustria, dallo smart working nella Pa e al nuovo testo unico degli enti locali. Nel lungo elenco non ha però trovato spazio la delega sulla riforma delle pensioni: che in ogni caso dovrà impegnare il governo sia per evitare lo scalone in arrivo a 2021, con il tramonto di «Quota 100» confermato nelle scorse settimane dal premier Conte, sia per rispondere alle Raccomandazioni Paese della Commissione Ue che sono parte integrante dei criteri d’esame per il Recovery Plan. Ci vorrà comunque ancora tempo per vedere attuato il nuovo fisco. La riforma si svilupperà «nel prossimo triennio», spiega il ministro dell’Economia Gualtieri nell’introduzione alla Nadef. E prima di tutto il governo dovrà decidere se il nuovo assetto somiglierà al modello tedesco, gradito al ministero dell’Economia, o sarà disegnato partendo dal nuovo sistema di aliquote su cui punta una parte della maggioranza.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Il patto salva-Recovery Sì all’anticipo del 10% ma servono conti in ordine
Tema: Ecofin

«Siamo pronti a mettere da parte le nostre richieste di cambiamento per accettare questo compromesso che mi sembra equilibrato». Durante la riunione dell’Ecofin, il ministro Roberto Gualtieri ha accantonato le obiezioni avanzate nelle riunioni preparatorie dal governo italiano sul nuovo regolamento della “Recovery and Resilience Facility”, lo strumento che è il cuore del Recovery Fund. Troppo alto il rischio di rimanere impigliati in un braccio di ferro con i Paesi nordici, meglio accontentarsi della proposta di mediazione tedesca e procedere spediti. Visto che di ostacoli da superare ce ne sono ancora molti e il rischio di ritardare la partenza del piano è sempre più alto. E così, al termine della riunione, il titolare del Tesoro si è detto «soddisfatto» per il «compromesso positivo». Il testo scritto dalla presidenza tedesca è stato approvato a maggioranza qualificata: contrari i Paesi Bassi, l’Irlanda e il Lussemburgo. Ora dovrà essere negoziato con il Parlamento Ue. Gualtieri ha spiegato che il Recovery Plan italiano avrà un valore di 205 miliardi di euro: più di 80 arriveranno sotto forma di sovvenzioni, il resto attraverso prestiti. Potenzialmente l’Italia avrebbe a disposizione più di 120 miliardi di euro di “loans”, ma la Commissione dovrà valutare la richiesta per verificare che l’ammontare sia «ragionevole e plausibile in base alle riforme e agli investimenti in linea con i criteri» fissati dal regolamento. Nulla è scontato.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: «Industria decisiva per la ripartenza» – Mattarella: «La ripartenza dell’industria è decisiva»
Tema: Made in Italy

«La ripartenza dell’industria dopo il blocco imposto dalla pandemia, mentre ancora il mondo intero si trova ad affrontare l’emergenza sanitaria, è decisiva per il nostro sistema Paese». Lo ha sottolineato ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato a “Made in Italy: the restart – Il rilancio dell’economia italiana nel mondo post Covid”, organizzato da Sole 24 Ore Financial Times, evento digitale con oltre 10 mila utenti collegati. «L’Europa rappresenta per l’Italia l’unica dimensione possibile per garantire stabilità e affrontare le sfide dei prossimi anni», ha spiegato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha rilanciato il messaggio della recente assemblea generale: «Occorre subito una strategia di medio e lungo termine per il supporto al rafforzamento della crescita ed al recupero della produttività. Un grande patto per l’Italia». I lavori del forum on line proseguiranno fino a domani. Oggi i protagonisti sono i settori trainanti del made in Italy sui mercati internazionali.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Alfani Guido 
Titolo: I poveri della pandemia
Tema: Povertà

L’aumento della povertà è una delle poche certezze che abbiamo circa le conseguenze economiche e sociali della crisi innescata da Covid 19. Alla scala globale, la pandemia causerà un’interruzione del percorso verso l’eradicazione della povertà estrema. Secondo le stime di giugno della Banca Mondiale, stime che probabilmente andranno riviste al rialzo, Covid 19 causerà un aumento tra i 70 e i 100 milioni di unità delle persone in condizioni di povertà estrema, ovvero con un reddito giornaliero inferiore a 1,9 dollari. Tali cifre sarebbero molto più elevate qualora si impiegasse una definizione meno restrittiva di povertà, e in questa prospettiva non vi sono dubbi che Covid 19 porterà a un aumento dei poveri anche nei Paesi più sviluppati.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Riparte la campagna-show di Trump: «Il Covid non è peggio dell’influenza»
Tema: USA

Donald Trump alla riscossa. Mettendo in dubbio, ancora una volta, la gravità della pandemia, nonostante lui stesso non possa essere considerato fuori pericolo (almeno fino alla prossima settimana) e la Casa Bianca sia al centro di contagi. A conferma del terremoto che il virus sta provocando a Washington, gli interi vertici delle forze armate americane sono da ieri entrati in quarantena, a cominciare dal capo degli stati maggiori riuniti Mark Milley. Il Pentagono ha rivelato che sono stati esposti al Covid a causa di un vicecomandante della guardia costiera risultato positivo. Il presidente americano – che vede crescere nei sondaggi il vantaggio dal rivale democratico Joe Biden – rientrato alla Casa Bianca dall’ospedale non ha perso tempo per fare ripartire la sua macchina elettorale per una corsa tutta in salita.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: La sfida di Trump: «Sarò al duello tv» Giù nei sondaggi – Trump: «Voglio il duello tv» I vertici militari in quarantena
Tema: USA

Il presidente Trump ha ripreso anche ad attaccare il rivale Joe Biden, i democratici e «le fake news» su altri temi: dall’aborto all’economia. Trump tenta la rimonta che, stando ai sondaggi, ora appare difficile. L’ultima rilevazione commissionata dalla Cnn dà Biden in netto vantaggio a livello nazionale: 57% contro il 41% attribuito al presidente. Trump vuole bruciare i tempi del recupero: «Sono pronto a sfidare Biden nel dibattito televisivo del 15 ottobre». Ma si vedrà. Ieri il suo medico personale Sean Conley ha fatto sapere che «nella giornata di martedì non ha avuto sintomi», ma il paziente speciale non è ancora fuori pericolo. Intanto tra i due vice, che si sfidano stasera, scoppia la polemica sulla barriera di plexiglass: Kamala Harris la chiede per protezione, Mike Pence è contrario.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Nicastro Andrea 
Titolo: Due presidenti e un voto truccato Scoppia la rivolta in Kirghizistan
Tema: Kirghizistan
Il Kirghizistan, la piccola Svizzera dell’ex impero sovietico, si è svegliata ieri con due aspiranti presidenti e il caos nelle strade: polizia evaporata, Parlamento devastato, carceri svuotate, seicento feriti, banche chiuse. Anche le miniere d’oro, unica fonte di export, sono state fermate. Il presidente ufficiale, Sooronbay Jeenbekov, è accusato dalla piazza (e dagli osservatori europei) di aver truccato le elezioni di domenica per regalare a fratello, parenti e amici la maggioranza dell’assemblea. Quando Jeenbekov ha visto montare la protesta, non ha difeso il voto, anzi, ha fatto invalidare l’intero processo e ora promette nuove elezioni. Non è detto però che ci sia ancora qualcuno disposto ad obbedirgli. Il secondo presidente è Almazbek Atambayev, predecessore del primo sulla poltrona più importante delle «montagne celesti». L’anno scorso aveva resistito all’arresto per settimane, barricato nel suo villaggio-fortino e protetto da centinaia di armati. Liberato lunedì notte dal carcere a furor di popolo, ha già varato un governo parallelo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: Panorama – Rivolta in Kirghizistan, nuova crisi per Mosca
Tema: Kirghizistan

Nella serata di ieri il presidente Jeenbekov – che ha proseguito la linea di riavvicinamento alla Russia avviata dal predecessore – ha accennato alla possibilità di farsi da parte, senza però chiarire a quali condizioni e a favore di chi. Dopo aver proclamato l’indipendenza dall’Urss nel 1991, in 15 anni il Kirghizistan ha assistito alla cacciata di due presidenti: Askar Akayev nel 2005 e Kurmanbek Bakiyev nel 2010. E ora Mosca, già alle prese con la Bielorussia e la guerra in Nagorno-Karabakh, vede nascere nell'”estero vicino” una nuova crisi: ieri l’ambasciata russa a Bishkek ha invocato una soluzione «legale» del confronto.
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