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SINTESI IN PRIMO PIANO – 7 novembre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:
– Conte alle Regioni: non torno indietro
– Iva congelata per le imprese in zona rossa
– Copasir: le Generali restino italiane
– Moody’s conferma il rating dell’Italia
– Usa, Biden ha la vittoria in mano. Ma Trump nega in sorpasso

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Leo Carlotta – Caruso Paola 
Titolo: I contagi salgono ancora, quasi 38 mila in più
Tema: aumentano i contagi

La curva prosegue a crescere. È ancora record di nuovi casi di coronavirus in Italia dall’inizio della pandemia: sono 37.809 i positivi registrati ieri. Ma sale a livelli mai raggiunti anche il numero di tamponi effettuati (234.245, quasi 15 mila in più rispetto al giorno precedente). Le vittime sono 446, una in più rispetto a quelle di giovedì: era da aprile che non si registrava un tal livello di decessi per Covid-19. Dal bollettino del ministero della Salute emerge che il rapporto positivi/tamponi ieri è stato di 16,14% (il giorno precedente 15,69%): questo significa che quasi un sesto dei test eseguiti in tutta Italia ha dato esito positivo. Un ulteriore riscontro della circolazione ormai endemica del virus. Ed è ancora presto per vedere qualche effetto del nuovo Dpcm che istituisce diversi livelli di chiusure. «Questi lockdown sono per due settimane, anche se per me ci vorrebbe più tempo per appiattire la curva epidemica» afferma Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza per l’emergenza che prevede «almeno un mese o un mese mezzo di chiusure» e la probabile istituzione di «nuove zone rosse nelle aree metropolitane». Il totale delle persone attualmente positive di cui si ha certezza sfiora il mezzo milione (499.118, per la precisione). Di questi, la stragrande maggioranza (472.598) sono in isolamento domiciliare. I ricoverati con sintomi, invece, sono 24.005 (749 in più del giorno precedente). Superata la soglia di guardia delle terapie intensive: i posti letti occupati in tutta Italia so-no 2.515, 124 più di giovedì.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele 
Titolo: Terapie intensive quasi al limite altre sette Regioni rischiano la stretta
Tema: aumentano i contagi
Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Calabria, Puglia e Sicilia non resteranno per molto le uniche Regioni zona rossa o arancione. Le misure più restrittive saranno allargate non appena si riunirà nuovamente la Cabina di regia della Protezione civile, che realizza il monitoraggio settimanale coni dati inviati dagli assessorati alla Salute. Di solito l’incontro av-viene di venerdì ma questa settimana il ministro Roberto Speranza ha deciso di dare un po’ più tempo ai tecnici regionali. La Cabina di regia perciò probabilmente si riunirà domani. Successivamente, in base all’andamento degli indicatori, Speranza farà le nuove ordinanze. Sembrano essere esclusi nuovi ingressi in zona rossa. È invece quasi certo, a guardare l’ultimo monitoraggio disponibile e anche l’andamento dell’epidemia nei giorni successivi, che ci saranno passaggi dal giallo all’arancione. Sono sei Regioni e una Provincia autonoma a rischiare di più. Difficilmente la Liguria eviterà l’inasprimento delle misure. Già la scorsa volta era in situazione precaria, con un Rt che la inseriva in uno “scenario 3” e il “rischio”, che raccoglie i 21 indicatori valutati dalla Cabina di regia, alto per carenza dei dati. In questa condizione dovrebbe scattare la zona arancione ma si era deciso di aspettare, proprio in considerazione dei numeri non completi. Nel frattempo, per fare un esempio, l’occupazione di terapie intensive e reparti internistici è passata dal 17 e 30% al 42 e 66%. Pure la Campania, che il suo stesso governatore Vincenzo De Luca vorrebbe arancione, potrebbe essere tra le Regioni per le quali scatterà l’inasprimento, anche se le misure prese nelle scorse settimane qualche effetto potrebbero averlo avuto. Poi c’è la questione Veneto, in una situazione simile alla Liguria per l’incompletezza dei dati.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Settegiorni – E Zingaretti teme uno stop totale dagli esiti incerti – «Natale a rischio emergenza» La paura di un altro lockdown frena lo scontro sul rimpasto
Tema: Covid e vertice di governo
Ecco perché nella maggioranza nessuno può permettersi oggi di mettere in discussione gli assetti di governo: sarebbe lunare parlare di rimpasto. Com’è lunare immaginare che il Parlamento possa impegnarsi in una discussione sulla legge elettorale e addirittura sulla modifica del Titolo V della Costituzione, fumo negli occhi gettato da Palazzo Chigi per scaricare sui federalisti à la carte del centro-destra la responsabilità del gioco allo scaricabarile tra Roma e le Regioni. Infatti ieri, alla segreteria di partito, il leader del Pd ha accennato al tema delle riforme solo per dovere d’ufficio. Sono altre le priorità, a cominciare dall’ansia per la curva della pandemia, ampiamente prevedibile e prevista. Certo non è facile per il premier muoversi tra l’emergenza sanitaria e l’emergenza economica. Il punto è quando le critiche vengono scambiate per disfattismo. Così se Delrio sostiene che la maggioranza «rischia un nuovo 2011» — l’anno della crisi economica e della caduta di Berlusconi — il commento più benevolo dei contiani è che «il capogruppo del Pd vuol fare il ministro». In realtà la crisi di sistema domina ogni discussione, e come racconta allusivo un dirigente dem, «anche ai massimi livelli c’è la consapevolezza che la situazione si va facendo insostenibile». Perciò la riunione a palazzo Chigi tra Conte e i leader dei partiti di governo non poteva produrre alcun risultato, se non rendere manifesto per la prima volta che il premier rappresenta una coalizione e che ci sono degli azionisti a cui far riferimento. La preoccupazione nella maggioranza è che però «nessuno sia in grado di organizzare un processo politico guidato», mentre la situazione lo imporrebbe.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Un vertice di facciata in attesa delle comunali
Tema: Covid e vertice di governo

Un vertice giusto nel momento sbagliato. E infatti non è accaduto nulla in quella riunione a Palazzo Chigi tra Conte e i leader di maggioranza se non mostrare una coesione di facciata. Naturalmente non c’era niente di vero in quelle dichiarazioni – «si va avanti fino al 2023» – rilasciate da Zingaretti o da Crimi per la semplice ragione che il tempo della politica è sospeso. E questo vale soprattutto perl a coalizione che sostiene il Governo visto che sono dentro un’emergenza dagli esiti del tutto imprevedibili sul doppio fronte: sanitario e finanziario. Quando e come se ne uscirà è la domanda che tiene paralizzate le divisioni. E anche la mossa di Renzi di chiedere entro un mese un patto di legislatura è un diversivo: che senso ha fare un accordo prima di Natale se non si sa nemmeno come si arriverà alla primavera? Un interrogativo che riguarda la tenuta economica e sociale del Paese perché è lì – eventualmente – che le lacerazioni torneranno ad emergere. Semmai quel nuovo “patto” a cui sembra alludere Renzi potrebbe riguardare le comunali, unico appuntamento elettorale previsto fino al 2023, sempre che la legislatura vada a scadenza naturale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Se il patto promesso è solo per durare
Tema:

Mai come nelle ultime ore è apparso chiaro il paradosso italiano. Da un lato la caotica confusione nel rapporto tra Stato e Regioni, con le sue molteplici cause. Dall’altro, l’ingessatura degli equilibri politici: ingessato il governo, timoroso anche di un modesto ricambio di ministri (il “rimpasto”); ingessata la legislatura; e in definitiva ingessata anche l’opposizione, confinata in un ruolo testimoniale nel quale peraltro trova una certa convenienza. In definitiva, viviamo una doppia condizione: per un verso, il massimo disordine nel Paese, fatto di paura per il dilagare del virus, di incertezze su chi deve decidere cosa tra centro e periferie, nonché di timore per l’esplodere della crisi sociale intrecciata con il dramma sanitario. Per l’altro verso, galleggiamo su una forma di stabilità precaria ma tenace, in virtù della quale uno dei governi più deboli della storia recente è anche uno dei meglio puntellati, forte della sua stessa fragilità e soprattutto della mancanza di alternative, vale a dire soluzioni diverse che nessuno o quasi ha voglia di andare a cercare. Dall’unità nazionale alle elezioni anticipate da concordare prima del semestre bianco. La gestione della strategia anti-Covid è probabilmente, al netto della propaganda di ogni colore, né ottima né pessima
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Intervista a Giuseppe Conte – Conte alle Regioni: non torno indietro – «Chi ora rifiuta le tre fasce ci porta a sbattere Serve unità»
Tema: scontro Governo-Regioni
Il premier Conte al Corriere ribadisce che sulle tre fasce «non si torna indietro». Anche perché l’alternativa a questo sistema «è chiudere ancora una volta il Paese con danni enormi per tutti». E poi attacca: «Chi ci accusa di agire sulla base di discriminazioni politiche è in malafede».«Sono sei mesi che l’ISS sta sperimentando, insieme alle Regioni, questo meccanismo di monitoraggio. Le Regioni lo alimentano con i dati inviati periodicamente e ne certificano i risultati attraverso i loro rappresentanti che fanno parte della cabina di regia». I presidenti delle regioni rosse e arandoni, Fontana, Cirio, Spire e Musumeci, si sentono presi a schiaffi dal governo. «Nessuno ha mai messo in discussione, prima di adesso, questo meccanismo e rifiutarlo significa portare il Paese a sbattere contro un nuovo lockdown generalizzato. I cittadini della Lombardia, del Piemonte, della Valle d’Aosta, della Calabria, non ne trarrebbero nessun beneficio». Salvini accusa il governo di fare scelte politiche per «punire» le giunte di centrodestra e premiare quelle di centrosinistra. Alla domanda se la destra cerca la spallata Conte risponde: «Chi ci accusa di agire sulla base di discriminazioni politiche è in malafede. Non c’è nessuna volontà di penalizzare alcune aree a discapito di altre. Non c’è alcun margine di discrezionalità politica nell’ordinanza del ministro Speranza. Le Regioni sono parte integrante di questo meccanismo». L’asse tra Zingaretti e Renzi rafforza il sospetto che parte della maggioranza lavori a un governo di unità nazionale? «Che ci sia maggiore intesa tra le forze di maggioranza e i loro leader è il mio stesso auspicio. La coesione è la premessa necessaria per modernizzare il Paese e vincere le sfide che ci attendono di qui alla fine della legislatura» rispode il premier
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: Intervista ad Andrea Orlando – Orlando: sulla Sanità serve un nuovo patto – “Dopo la crisi serve una riforma per evitare questo scaricabarile”
Tema: scontro Governo-Regioni

Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, è stato il primo, già questa estate, a parlare di una riforma del Titolo V della Costituzione sulle materie appannaggio delle Regioni. E dopo quanto successo in queste settimane torna sul tema, proponendo un «patto di solidarietà tra governo, sindaci e governatori». Una tregua obbligata, così come serve un’intesa forte con le opposizioni, per scrivere insieme le norme in questa fase, «con una commissione bipartisan e regole di ingaggio precise». Speranza ha detto che tutto è stato deciso con le Regioni. Ma gli italiani hanno visto uno spettacolo ben diverso. Come risolvere il nodo? «La pandemia è uno stress test e ha messo in evidenza i limiti del nostro sistema istituzionale. Non si può pensare che di fronte a un nemico che aggredisce in modo simmetrico 20 sistemi regionali, ci siano 20 risposte diverse. Usiamo la metafora della guerra al virus: non si è mai visto un Paese combattere la guerra con criteri federalisti, non ci può essere disallineamento se c’è un nemico comune. Va aperto un ragionamento sul Titolo V per il ripensamento della delega di alcune funzioni. Si ripropone il nodo di una clausola di supremazia dello Stato su alcuni temi, la soluzione meno dolorosa, inserita nell’ipotesi di riforma del 2016».
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  Palombi Marco 
Titolo: Intervista a Domenico Arcuri – “Tutte scelte condivise: assurdo che le Regioni protestino solo adesso” – “Sistema condiviso Assurda la protesta delle Regioni ora”
Tema: scontro Governo-Regioni

Domenico Arcuri, Commissario all’emergenza sottolinea che “le misure prese sono necessarie, ma non è detto che siano sufficienti”. Eppure le Regioni si lamentano. “Non capisco perché, visto che hanno condiviso, approvato e implementato per mesi questo famoso sistema coi 21 parametri. Un sistema, peraltro, basato in larga parte su dati forniti dalle Regioni stesse e che ha due finalità: comprendere a che punto è l’epidemia nei vari territori e prevederne l’evoluzione”. Per alcuni governatori produce decisioni arbitrarie o basate su dati vecchi. “Nessuno è contento di subire chiusure, ma questa mi pare una discussione di maniera o basata su presupposti sbagliati come l’anzianità dei dati: se, com’è vero, l’epidemia corre, i numeri della settimana successiva potranno essere anche peggiori”. La Calabria ha minacciato di impugnare il Dpcm… “Spero non lo faccia. Certo, anche questo potrebbe sollevare riflessioni sul sistema istituzionale italiano, uno Stato federale di fatto”.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Ludovico Marco 
Titolo: «Generali strategiche, restino italiane» – Copasir: le Generali restino italiane, presenza francese crescente in finanza
Tema: relazione Copasir
Ci sarebbe un «rischio strategico e di rilievo per l’interesse nazionale» se Assicurazioni Generali fosse ceduta ad Axa, il colosso internazionale francese delle polizze. L’allarme è contenuto nella relazione del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sulla tutela degli asset finanziari nazionali. Assicurazioni Generali «possiede 63 miliardi di euro di titoli», ma con l’acquisizione del Leone di Trieste, Axa «arriverebbe a detenere complessivamente 85,5 miliardi di euro di titoli italiani, pari al 3,5 per cento di tutto il debito pubblico italiano». La minaccia francese, ma anche cinese e russa, sul sistema bancario e assicurativo sta diventando molto seria. Mai condotta prima d’ora, l’indagine sugli asset strategici finanziari nazionali rivela molte criticità. «La situazione emergenziale provocata dal Covid-19 rischiadiprodurre effetti esiziali sul sistema finanziario e creditizio del Paese» si legge nel documento, relatori Enrico Borghi (Pd) e Francesco Castiello (M5S), del comitato parlamentare. Il Copasir, dunque, considera una sciagura l’eventuale acquisizione di Generali da parte di Axa. Incluso «il tema dei dati personali sensibili, come quelli sulla salute o sulla situazione reddituale e patrimoniale dei sottoscrittori di polizze». Quelli di«cittadini italiani potrebbero essere trasferiti, trattati e conservati su database e server collocati al di fuori del territorio italiano».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Greco Andrea 
Titolo: Sui crediti deteriorati autorità in allarme ma banche ottimiste
Tema: relazione Copasir
Banchieri a rischio confusione. I conti vanno bene, ma i loro regolatori – da Ignazio Visco di Bankitalia ad Andrea Enria della Bce solo negli ultimi giorni – li avvisano di «prepararsi al peggio», a una «crisi senza precedenti che farà vittime», per le perdite da decine di miliardi che già frollano nei crediti in essere e mangeranno capitale dal 2021. Ieri anche il Copasir, in una relazione al Parlamento che ha calcato la mano sui rischi di stabilità delle aziende strategiche, ha detto la sua, chiedendo alla Bce e all’Ue di ripensare la nuova norma del calendar provisioning, che si applica ai crediti erogati da marzo 2019, ne impone la progressiva svalutazione fino al 100% in 3 anni ed «è destinata, se non opportunamente ridefinita, a determinare gravi e pesanti ripercussioni sugli istituti bancari italiani, con ricadute sul sistema economico e sociale».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Iva congelata per le imprese in zona rossa
Tema: tasse sospese
Contributi a fondo perduto più pesanti per bar e pasticcerie nelle Regioni rosse e arancioni: l’indennizzo del primo decreto Ristori viene aumentato dal 150% al 200% di quanto preso col dl Rilancio. Lo prevede il decreto legge Ristori bis inviato ieri sera al preconsiglio dei ministri. II provvedimento, che vale oltre 2 miliardi, sospende ritenute e pagamenti Iva di novembre per tutte le attività nelle zone rosse; nelle zone arancioni e gialle solo per le attività chiuse. Per i contribuenti lsa (Indici sintetici di affidabilità) nelle zone rosse slitta al 31 aprile 2021 l’acconto Ires e Irap, indipendentemente dal calo del fatturato. Per le attività nelle zone rosse e arancioni sospesi i contributi previdenziali per due mesi, nelle zone gialle per uno. Credito d’imposta sugli affitti nelle zone rosse, dove viene tolta anche la seconda rata Imu. Previsti 100 milioni per il Terzo settore. Bonus baby sitter di mille euro nelle zone rosse e congedi parentali se i figli sono in didattica a distanza.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Ristori bis, tasse rinviate per le attività chiuse – Zone rosse, tutte le tasse sospese per le attività chiuse
Tema: tasse sospese
Il meccanismo pensato dal nuovo decreto legge è in linea con quello introdotto dal decreto Ristori 1, che nelle scorse ore ha avviato i primi bonifici per 964 milioni di euro destinati a oltre 211mila imprese come annunciato dal ministro dell’Economia Gualtieri. Anche il bis seguirà un meccanismo automatico, che articola l’entità dell’aiuto parametrandola al contributo della scorsa primavera, raddoppiato nel caso degli esercizi chiusi. Nel caso di bar e pasticcerie, per esempio, l’aiuto del decreto Ristori 1, pari a una volta e mezza quello di primavera, sarà integrato con un altro 50 per cento. Chi non è entrato in quel primo giro, in particolare perché ha un volume d’affari sopra i 5 milioni annui, dovrà invece presentare domanda seguendo il modello che sarà reso disponibile dall’agenzia delle Entrate. L’intero meccanismo sarà sottoposto ai controlli antimafia per evitare di far finire risorse pubbliche nelle mani della criminalità organizzata. Nel pacchetto fiscale non si fa largo per ora lo stop alla Tari, che quindi rischia di dover essere pagata in formula piena anche dalle attività chiuse.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Bassi Andrea 
Titolo: Scuola, mille euro per i figli a casa – Tasse rinviate, ristori più alti e 1.000 euro per i figli a casa
Tema: tasse sospese

Chiudere il nuovo decreto indennizzi non è stato semplice. Ma alcuni punti fermi ci sono. I ristori nelle zone rosse salgono. Quelli di Bar, gelaterie e pasticcerie aumenteranno del 50%. Significa che il contributo passerà dal 150% di quello incassato a luglio, al 200%. Cosa significa in soldi? Un Bar che fattura fino a 400 mila euro l’anno e che si trova in zona rossa, avrà un sostegno che si avvicinerà ai 4 mila euro circa, contro i 3 mila euro di un Bar che invece non è in zona rossa. Una gelateria passerà da un aiuto di 3.400 euro a uno di 4.600 euro circa (sempre se in zona rossa). «Stiamo lavorando per estendere i ristori anche a categorie come i fotografi, le lavanderie industriali e altre ancora», ha detto ieri il relatore del primo decreto ristori, Vincenzo Presutto. Le categorie aggiunte in realtà sono 19, tra cui molte che avevano lamentato l’esclusione. Ci sono le rosticcerie, gli interpreti, i fuochi d’artificio e persino tatuatori e sexy shop. Poi ci sono i Centri commerciali. Come noto per la grande distribuzione ci sarà l’obbligo di chiusura sabato e domenica. Le attività che si trovano all’interno dei Centri avranno un indennizzo pari al 30% di quello erogato a luglio. Tornano anche le misure per le famiglie costrette dalla chiusura delle scuole nelle zone rosse ad avere i figi a casa. Due le misure previste che valgono per i ragazzi delle scuole medie e solo nelle zone rosse: il congedo straordinario al 50% di stipendio per i genitori che decidono di stare a casa e il bonus baby sitter. Questa volta l’assegno sarà di mille euro, sarà erogato sempre dall’Inps tramite il libretto famiglia e non potrà essere cumulato con il congedo Covid.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: BTp Futura, tassi minimi garantiti per fedeltà – BTp Futura, al via l’emissione per finanziare i costi della crisi
Tema: titoli di Stato
Se confrontati con la prima edizione di luglio i tassi minimi garantiti nella scala del secondo BTp Futura presentati ieri sono ovviamente più modesti. Ma il premio offerto dal sistema di garanzie pensato al Mef per attrarre i piccoli investitori continua a essere consistente. Anzi, cresce. Perché il nuovo titolo ha una vita più breve, otto anni contro i 10 del debutto estivo, ma non cambia i parametri per l’incentivo alla fedeltà riservato a chi tiene il BTp in portafoglio fino alla scadenza e soprattutto entra in un mercato che nel frattempo ha visto scendere i rendimenti e permette al Tesoro di collocare a tassi negativi scadenze fino a 5 anni. Va letto in questo contesto il programma dei rendimenti presentato ieri dal Mef per il nuovo Futura, che seguono un meccanismo step up analogo a quello del primo giro. Il minimo garantito sarà dello 0,35% per i primi tre anni, salirà allo 0,6% nel triennio successivo e chiuderà gli ultini due anni all’1 per cento. Anche in questo caso, per ora la certezza assoluta riguarda solo la prima delle tre tappe, perché i numeri delle due successive potranno essere ritoccati al rialzo alla fine del collocamento se le condizioni di mercato lo richiederanno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ducci Andrea 
Titolo: I tassi del Btp futura fino all’1% Il collocamento al via lunedì
Tema: titoli di Stato
 E previsto un premio fedeltà per chi acquista all’emissione e detiene il titolo fino alla scadenza degli 8 anni, il premio sarà pari all’1% del capitale investito, ma potrebbe aumentare fino ad un massimo del 3% dell’ammontare sottoscritto(tutto dipenderà dal tasso di crescita annuo del Pil nel periodo di vita del titolo). I proventi dell’operazione saranno interamente destinati, così come nel caso del Btp Italia e del precedente Btp Futura, a finanziare le misure per fare fronte all’emergenza sanitaria e la crisi economica. Le due precedenti emissioni hanno garantito complessivamente circa 20 miliardi di euro. Il contesto che per ora consente all’Italia di finanziarsi a costi relativamente bassi, sebbene a fronte di una forte crescita del debito pubblico, registra la scelta di Moody’s di lasciare invariato il rating sull’Italia
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cellino Maximilian – Trovati Gianni 
Titolo: Moody’s conferma il rating dell’Italia – Borse, settimana record Moody’s conferma l’Italia
Tema: la giornata dei mercati

Per il terzo venerdì di fila il debito italiano supera senza notizie negative l’appuntamento con il rating. Ieri è stato il turno di Moody’s, che ha confermato il Baa3 con outlook stabile, seguendo la stessa scelta compiutal a scorsa settimana dalla canadese Dbrs (BBB-high con outlook negativo) mentre quindici giorni fa Standard&Poor’s aveva dato una sorpresa positiva ritoccando da negativo a stabile l’outlook che accompagna la sua tripla B. La tornata autunnale si chiuderà il 4 dicembre con Fitch, la più imprevedibile delle agenzie come mostrato dal downgrade arrivato a sorpresa in piena prima ondata epidemica che ha collocato i BTp italiani a BBB- con outlook stabile. Ma fin qui gli esami hanno confermato quella sorta di stato di sospensione prodotto dalla crisi del Coronavirus: che porta il debito italiano a livelli inediti, ma apre a Francoforte un ombrello in grado di evitare sorprese finché è attivo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Galvagni Laura 
Titolo: Autostrade, ipotesi sconto sulla revisione dei pedaggi – Infrastrutture Autostrade, trattative sulle tariffe, possibile sconto sui pedaggi – Autostrade, trattativa al nodo tariffe Ipotesi sconto sulla revisione pedaggi
Tema: Autostrade

Si va verso una settimana cruciale per il destino di Atlantia e soprattutto della controllata Autostrade per l’Italia. È possibile, infatti, che nei prossimi giorni venga trovata la quadra con il ministero delle Infrastrutture e con il ministero dell’Economia e delle Finanze sul piano economico finanziario della concessionaria. Questa, almeno, è l’ambizione delle parti in causa. Come è noto il pef è tornato al vaglio delle parti dopo la “bocciatura” inflitta dall’Art (l’Autorità di regolazione dei trasporti) al documento inizialmente concordato tra società e governo. Sono fondamentalmente tre i nodi che vanno affrontati e sciolti. Innanzitutto l’esecutivo deve decidere se Aspi dovrà mantenere gli standard di manutenzione precedenti al crollo del Ponte Morandi, circa 280-300 milioni l’anno, oppure aumentare la capacità fino ai 7 miliardi previsti al 2038. Altro tassello è l’indice di recupero della redditività sull’automazione che, nelle ambizioni dell’Art dovrebbe essere di circa un 2,2% all’anno per i prossimi cinque anni. Questo porterebbe a un dato cumulato del 10,1% che, tradotto, vorrebbe dire circa un migliaio di persone fuori dal perimetro del gruppo. Troppe, ragion per cui si potrebbe dimezzare il valore dell’indice oppure decidere di spalmare l’intervento su dieci anni. Infine il tema Covid. L’Art vuole che il rischio traffico sia a carico del gestore. Di fronte tuttavia a un evento di portata epocale come il Covid, nel caso in cui i ricavi dovessero scendere al punto da non poter garantire la manutenzione, sarebbe giustificabile il ricorso al meccanismo del recupero traffico. Questo, però, a parere dell’Art dovrebbe venir disciplinato dal ministero delle Infrastrutture all’interno di un regolamento da applicare a tutti i gestori.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pons Giovanni 
Titolo: Vivendi e Mediaset bloccate da veti incrociati e governo
Tema: media
Dal quartier generale di Vivendi, a Parigi, non commentano le ultime, iniziative del governo italiano in materia di regole sulle partecipazioni di controllo nei media. E, tra l’altro, ci tengono a precisare che il gruppo francese controllato da Vincent Bolloré non ha mai avuto intenzione di scalare Mediaset, men che meno adesso. Bensì Vivendi ha acquistato una partecipazione in Borsa che sfiora il 30% del Biscione per avere più potere contrattuale nel contenzioso nato in seguito al mancato acquisto di Mediaset Premium, nella primavera 2016. Dunque la notizia dell’emendamento del governo al Dl Covid  che dà all’Agcorn la possibilità di avviare un’istruttoria su eventuali aggregazioni nel settore radiotelevisivo, non li disturba più di tanto. Anche se dietro di esso Vivendi vede un tentativo tutto politico da parte del governo di tenersi buono Silvio Berlusconi nel caso Forza Italia diventasse determinante per la tenuta dell’esecutivo. L’emendamento prevede che Agcom sia tenuta ad avviare entro sei mesi un’istruttoria per verificare l’esistenza di effetti distorsivi in caso di operazioni sensibili. Come nell’evenienza di una scalata, peraltro assai improbabile visto che la Fininvest detiene quasi il 50% delle azioni Mediaset. Più che altro Bolloré è interessato a sapere, dopo il verdetto della Corte di Giustizia Ue dello scorso 3 settembre, se le sue azioni Mediaset che già possiede potranno votare in assemblea. Un 29% che sicuramente può far sentire il suo peso, anche nella formazione del consiglio di amministrazione da cui finora i francesi sono stati tenuti fuori.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Conti Paolo 
Titolo: Intervista a Luigi Abete – Abete: gli aiuti alla cultura? Nei musei fermi 165 milioni
Tema: aiuti alla cultura

«Nel nostro Paese si procede spesso in modo scoordinato. O ci si concentra solo sull’emergenza, come in questi giorni. O ci si occupa solo di progettare il futuro. Dovremmo riuscire, nella situazione attuale, a tenere insieme le due esigenze». Luigi Abete parla come presidente dell’Aicc – Associazione imprese culturali e creative che aderisce a Confindustria. Si tratta di un notevole comparto economico-culturale. Comprende i settori della gestione museale, della produzione e organizzazione delle mostre, della logistica e dell’editoria per l’arte e per i musei. Le imprese associate (dati 2018) sono impegnate in 26 musei statali e garantiscono prodotti e servizi per il 46,72% delle istituzioni museali dello Stato e impiegano oltre diecimila addetti tra diretti e indiretti. Partiamo dall’oggi. I musei sono stati chiusi con il nuovo Dpcm come già tra marzo e maggio nella prima ondata Covid. Il ministero per i Beni e le attività culturali ha previsto sostegni per i mancati introiti dei musei nel primo lockdown. Ma non tutto funziona come dovrebbe, spiega Abete: «Il decreto Rilancio ha destinato 165 milioni per il mancato sbigliettamento dei musei statali. La norma è stata deliberata e i fondi sono stati regolarmente destinati dal ministero dell’Economia a quello dei Beni culturali e infine ai singoli musei. Si tratta di istituzioni autonome e in virtù di quell’autonomia non c’è nessuno che si prenda tecnicamente la responsabilità di destinare la quota parte del finanziamento alle aziende che si occupano della gestione museale. Parliamo di ristori che riguardano ancora il primo lockdown».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tria Giovanni 
Titolo: Bussola & Timone – Più risorse e meno ideologia – Più risorse e meno ideologia per salvare le imprese italiane
Tema: Covid e coesione sociale

Non è possibile mantenere coesione sociale, politica e istituzionale di fronte alla pandemia se non si condividono due obiettivi fondamentali e, possibilmente, i metodi per perseguirli. Il primo obiettivo è la minimizzazione dei costi del Covid-19, sia i costi umani, in termini di salute, sia i costi economici. Il secondo, altrettanto fondamentale, è la ripartizione equa di questi costi. Perciò che riguarda l’obiettivo della minimizzazione dei costi umani non si può pensare che non ci sia condivisione e non si può neppure pensare che non vi sia condivisione sull’obiettivo dell’equità. Non è altrettanto univoca l’opinione che gli obiettivi riguardanti la salute degli italiani siano stati sempre perseguiti in modo efficiente, soprattutto di fronte alla seconda ondata del contagio. Ma non siamo esperti del tema e diamo per scontato che si stia cercando di fare, oggi, il possibile, anche se è abbastanza evidente che ci sia stata una sottovalutazione dei problemi e una qualche distrazione circa la preparazione delle strutture sanitarie e dei servizi pubblici essenziali (scuole e trasporti pubblici) alla”convivenza” con il virus e al contenimento della sua diffusione. Ciò ha qualche riflesso anche sul perseguimento dell’equa distribuzione dei costi umani di salute tra i cittadini nella misura in cui i ritardi di adeguamento del sistema sanitario complessivo, e la mancata mobilitazione di tutte le risorse disponibili a questo scopo, evidentemente vengono maggiormente pagate dalle zone più deboli del Paese.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: Usa, Biden ha la vittoria in mano Trump insiste: «Elezioni rubate» – La vittoria nelle mani di Biden, ma Trump non si rassegna
Tema: elezioni Usa

Joe Biden dice che non festeggerà fino a quando non sarà contato l’ultimo voto. Invita i suoi sostenitori a restare calmi e ad avere pazienza. Virtù dei forti in questo interminabile spoglio delle elezioni americane, arrivato al Day 4 nell’anno del Covid a causa dei tanti voti postali da contare. I numeri dicono che Biden è vicinissimo alla vittoria. Nancy Pelosi, la speaker della Camera, terza carica dello Stato, lo chiama «il presidente eletto Biden». Con 253 grandi elettori già sicuri sui 270 che servono per vincere la Casa Bianca, il candidato democratico è avanti secondo le proiezioni in Arizona (11 grandi elettori), Nevada (6) e soprattutto Georgia (16), determinanti per  sancire il vantaggio  definitivo su Trump. Biden è passato in vantaggio anche in Pennsylvania a scrutini ancora in corso, roccaforte democratica conquistata per un soffio, lo 0,6%, dal presidente repubblicano nel 2016 che sta passando di mano con un ampio margine destinato ad allargarsi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: I discorsi da vincitori di Biden e Harris Trump nega il sorpasso: combatterò – Biden conduce negli Stati chiave I numeri gli danno la presidenza
Tema: elezioni Usa

Lo spoglio delle schede non è ancora terminato, ma la tendenza appare chiara: l’ex numero due dl Barack Obama sta superando nello sprint finale Donald Trump negli ultimi quattro Stati in bilico: Arizona, Nevada, Pennsylvania, Georgia. I margini sono ristretti, ma ormai appaiono consolidati. Il dato politico incontestabile è che Biden ha recuperato I voti persi da Hillary Clinton nel 2016. Ha ricostruito il cosiddetto «Blue Wall», il corridoio che porta verso il Nord industriale del Paese: Pennsylvania, Wisconsin, Michigan. Inoltre potrebbe espugnare due bastioni tradizionali del Sud repubblicano e della cultura conservatrice americana: Arizona e Georgia, dove però è probabile che si vada al riconteggio delle schede, visto che i due concorrenti stanno arrivando quasi appaiati al traguardo. In Georgia chi perde con un distacco inferiore al 5% può chiedere di ricontrollare le schede. I repubblicani hanno fatto sapere che lo faranno. Nel tabellone finale Biden potrebbe raggiungere quota 290 delegati o 306, se si sommano anche i delegati della Georgia. Ben al di la dunque del numero magico, 270, la soglia minima della maggioranza, considerando che sono 538 i rappresentanti del Collegio elettorale. Ma The Donald non accetta l’esito delle urne. Come previsto da settimane, il presidente in carica ha già scatenato la guerriglia giudiziaria, presentando una serie di ricorsi con la speranza che il contenzioso finisca davanti alla Corte Suprema di Washington. È chiaro che Trump confida sulla maggioranza dei giudici conservatori (6 contro tre) rafforzata dalla recente nomina di Amy Coney Garrett. A Washington, anche tra i repubblicani, aumenta lo scetticismo. In pochi credono che Donald Trump riuscirà a ribaltare per via giudiziaria il risultato che sta emergendo dalle urne.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Flores D’Arcais Alberto 
Titolo: I repubblicani divisi sulla fedeltà al leader – Trump non arretra ma ora i big del partito gli voltano le spalle
Tema: elezioni Usa

I voti che arrivano dagli Stati non ancora assegnati gli stanno togliendola Casa Bianca sotto i piedi, ma Donald Trump non molla di un centimetro. Il suo obiettivo è chiaro, fare in modo che il presidente degli Stati Uniti venga scelto dai nove giudici della Corte Suprema (maggioranza repubblicana 6 a 3) alla fine di una lunga battaglia giudiziaria. Gioca una carta molto pericolosa, che rischia di incendiare le piazze di un’America mai così divisa nell’ultimo secolo, quella di andare avanti ad ogni costo, senza “concedere” (come vorrebbe il tradizionale fair-play) la vittoria a Biden. La task force di centinaia di avvocati al suo servizio sta intentando cause non solo negli Stati non ancora “chiamati” nella colonna democratica o in quella repubblicana, ma anche in Wisconsin e Michigan, già da giorni assegnati a Joe Biden. Cause che pero non hanno avuto alcun successo. «Con l’attacco dei Dem della sinistra radicale al Senato repubblicano, la Presidenza diventa ancora più importante!». Su Twitter The Donald detta la linea ai suoi, ma inizia a perdere pezzi importanti tra i vertici del Grand Old Party al Congresso
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ajello Mario 
Titolo: Intervista a Silvio Berlusconi – Berlusconi: «Joe, alleato strategico» – «Biden alleato strategico, Nato e Cina sfide comuni»
Tema: elezioni Usa
Con Trump, Berlusconi non s’è mai preso. Su Biden invece ci punta, anche per ricostruire quel rapporto tra Stati Uniti e Europa che al Cavaliere sta a molto cuore. In più, è la versione di Silvio, la sconfitta di The Donald e l’affermazione del suo avversario sono la dimostrazione che si vince al centro. Lì dove si colloca, nel campo dei moderati, Forza Italia. Berlusconi ha vissuto, via tivvù, la partita americana come se la guardasse da vicino e il risultato lo trova piuttosto ottimista per quello che avverrà tra le due sponde dell’Oceano. E lo conferma nella sua convinzione: una destra alla Trump non è quella capace di raccogliere, anche qui da noi, la maggioranza dei consensi. Presidente, come crede che sarà l’America di Joe Biden? «Ciò che conta è che i rapporti transatlantici si consolidino per affrontare alcune grandi sfide: dalla tutela dei comuni interessi commerciali con la Cina al consolidamento della Nato, dalla lotta al terrorismo islamico alla pace nel Mediterraneo ed in Medio Oriente con la tutela dei diritti di Israele, dalla difesa della democrazia e della libertà in paesi sudamericani come il Venezuela allo sviluppo del continente africano libero da ingerenze di Pechino». Come cambieranno i suoi e i vostri rapporti con gli Stati Uniti? «L’America per noi è un grande alleato strategico, con il quale condividiamo valori e interessi. La vicinanza e la gratitudine verso gli Stati Uniti, da sempre garanti della libertà nel mondo, non verranno mai meno».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sforza Francesca 
Titolo: Intervista ad Anthony Gardner – “Attenzione all’Ue e su Russia e Cina cambierà poco”
Tema: elezioni Usa

Anthony Gardner, oggi analista del Gruppo Brunswick, è stato ambasciatore degli Usa presso la Ue fino al 2017 e tra le sue mani sono passati i maggiori dossier, dal trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip), poi naufragato ne12016, fino alle sanzioni alla Russia seguite alla crisi in Ucraina, che videro una sua stretta collaborazione con Biden. In attesa che l’ultimo voto sia stato contato, accetta di dire la sua, «con tutte le cautele del caso». Ambasciatore, con Trump l’era del multilateralismo sembrava finita. Le cose cambieranno? «Sicuramente e non sarebbe un “regalo” o una concessione, perché il multilateralismo è negli interessi americani. Sono fiducioso che il veto messo sulle nomine al Wto verrà ritirato e che la partecipazione all’Oms sarà ripresa in considerazione. Torneremo alla normalità». Gli Usa continueranno a chiedere all’Europa più sostegno per la Nato? «Il fatto che Trump abbia usato dei toni più aggressivi su questo tema non cambia la sostanza: il punto non è solo arrivare al 2% di spesa per la difesa, ma discutere come questi soldi sono spesi. Alcuni Stati, non faccio nomi, usano il 70% del budget per stipendi o pensioni di funzionari, e questo è inaccettabile. Non ci sono solo le operazioni di difesa in senso stretto, ma anche l’impegno per il contenimento delle migrazioni o per la difesa dell’ambiente». Da mercoledì gli Usa sono fuori dall’accordo di Parigi. Ci sarà un cambio di marcia? «Senza dubbio. Il problema è che il Senato temo rimanga ai repubblicani, e questo limita i margini di manovra del Presidente»..
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Macron vuole rifondare gli accordi di Schengen – Terrorismo, Macron vuole rifondare Schengen
Tema: terrorismo
 Rifondare Schengen. Anche per contrastare il terrorismo islamista. Dopo gli attentati a Conflans-Sainte-Honorine, dove è stato ucciso il professore Samuel Paty, a Nizza e, fuori dalla Francia, a Vienna, Emmanuel Macron lancia una nuova iniziativa europea. A dicembre la Francia porterà al consiglio d’Europa una proposta per «rifondare profondamente», ha detto il presidente, il trattato di Schengen, anche con l’obiettivo di integrare le politiche di sicurezza dell’Unione. «Sappiamo farlo per la moneta – ha detto – dobbiamo farlo per la sicurezza». La motivazione è nella natura stessa del terrorismo islamista. «Il rischio terrorista è dappertutto, le reti (organizzative, ndr) sono globali. I terroristi si organizzano oggi in maniera globale con reti Internet, reti sociali ma anche inviando agenti attraverso le frontiere. Questo impone all’Europa di intensificare la sua risposta». È stata quindi respinta l’idea delle opposizioni di sospendere Schengen o, addirittura, di modificare la Costituzione per rispondere alla sfida. Macron evita di confondere terrorismo e immigrazione «Penso che sia falso dire che il problema del terrorismo sia riconducibile a quello dell’immigrazione; ma saremmo inefficienti nel dire che non c’è una parte del terrorismo che possa essere legato a una forma di immigrazione», ha aggiunto in un colloquio con i giornalisti sull’aereo presidenziale.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  D’Amato Giuseppe 
Titolo: Il giallo di Putin: «Ha il Parkinson» – Il mistero di Putin «Ha il Parkinson, dovrà dimettersi»
Tema: Russia

Le rivelazioni di un politologo aprono la scena a un giallo su Vladimir Putin: «Ha il Parkinson, dovrà dimettersi». Ma il Cremlino smentisce: «Una sciocchezza, il presidente sta bene». La fonte moscovita, specializzato in scoop giornalistici, è Valerij Solovej, già responsabile del Dipartimento delle Pubbliche relazioni presso la prestigiosa università per diplomatici (Mgimo) fino al 2019, quando ha terminato il suo incarico. Il famoso politologo afferma che “la famiglia” – in particolare le due figlie Maria e Caterina – spingerebbero per una rapida uscita di scena.
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