Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 7 marzo 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Vaccini, un protocollo per unificare le Regioni. In campo Poste italiane;
– Pd, Zingaretti al bivio: “Ora chiarezza”. Per la successione spunta anche Letta;
– Lega e Forza Italia: «Via le cartelle sotto i 5mila euro»;
– Golden power, il Covid moltiplica per quattro i tentativi di scalata;
– Recovery plan, è polemica sulla consulenza di McKinsey al Tesoro;
– La Ue chiederà agli Usa di sbloccare l’export di dosi AstraZeneca;
– Il Papa dialoga con l’ayatollah «Sicurezza per i cristiani. Ora basta guerre».

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Stretta per evitare il lockdown Zone rosse, cambiano le regole
Tema: Emergenza Covid-19

Il nuovo Dpcm entrato in vigore ieri potrebbe subire modifiche già la prossima settimana. Se dopo sette giorni dall’applicazione delle regole la curva epidemiologica continuerà a salire dimostrando che le misure di contenimento non sono sufficienti a fermare l’avanzata del Covid-19 determinata dalle varianti, il governo valuterà se inserire ulteriori restrizioni come suggerito dagli scienziati. In particolare il passaggio automatico in zona rossa a fronte di un contagio settimanale di 250 persone ogni 100 mila abitanti. È il parametro che i governatori possono adesso utilizzare per chiudere le scuole. Una soglia critica che diventerebbe invece l’indicatore primario per rendere obbligatorio il lockdown locale. La situazione è grave e domani, in occasione della Festa della donna, il presidente del Consiglio Mario Draghi invierà un messaggio – probabilmente video – alla commissione Pari opportunità per sottolineare la necessità di essere vicino a chi soffre per la pandemia, per dare un segnale di speranza alle famiglie. Sarà la prima uscita pubblica dall’arrivo a Palazzo Chigi, dopo la scelta di non illustrare il Dpcm lasciando ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari regionali Mariastella Gelmini il compito di annunciare la strategia del governo. Ancora ieri gli esperti del Comitato tecnico scientifico sono tornati a sottolineare che le misure previste adesso non sono sufficienti, soprattutto guardando la progressione dei contagi: l’ultimo bollettino registra 23.641 nuovi casi e 307 morti. I report consegnati al governo parlano di «terza ondata già in atto», segnalano che la prossima settimana le varianti estere del virus potrebbero essere prevalenti al 70% e dunque «difficilmente gestibili».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Covid, il piano di Gelmini contro le Regioni fai da te – Vaccini, un protocollo per unificare le Regioni In campo Poste italiane
Tema: Emergenza Covid-19

Il mandato di Mario Draghi agli uomini che guidano la macchina dell’emergenza sui vaccini sta diventando ogni giorno più chiaro, nonostante la complessità dell’obiettivo. Per farsi trovare pronti quando a breve, entro fine aprile, arriveranno circa 7 milioni di dosi nuove, e ancora di più nelle settimane successive, bisognerà innanzitutto trovare una coerenza nel caos delle Regioni, e individuare anche gli strumenti per realizzarla. Regole comuni, un protocollo che faccia sintesi e una piattaforma unica che ridarà a Poste italiane un ruolo centrale per la divulgazione delle informazioni, a partire dal sistema di prenotazioni. Soluzioni che sembrano facili solo sulla carta come possono benissimo testimoniare il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il nuovo commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo. Il confronto con gli enti locali di due giorni fa è stato istruttivo anche se sfiancante: al di là del col ore politico ogni regione è un mondo a sé, un pezzo autonomo di un mosaico che è difficile comporre assieme. Per questo, d’accordo con Curcio e Figliuolo, al termine della riunione il ministro degli Affari Regionali Maria Stella Gelmini ha chiesto a Stefano Bonaccini, a capo dei governatori, ad Antonio Decaro, presidente dei sindaci e a Michele De Pascale dell’Unione delle Province, un documento unico che raccolga criticità e richieste sulla distribuzione e la somministrazione dei vaccini, e che possa funzionare da base del protocollo che conterrà le linee guida generali sull’immunizzazione di massa. Si accelera intanto sui vaccini: entro fine aprile arriveranno circa 7 milioni di dosi nuove, e ancora, di più nelle settimane successive. E’ partita la caccia a 80mila vaccinatori, tra medici, specializzandi e volontari. E il ministro della Salute, Roberto Speranza, è ottimista: «Saremo più forti nei prossimi mesi nella sfida al virus» .
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Dusi Elena 
Titolo: Ospedali sotto assedio – Ospedali, torna l’assedio allarme in undici regioni per le terapie intensive
Tema: Emergenza Covid-19

Ospedali, si torna in modalità d’emergenza. Attività ordinarie di nuovo sospese, posti letto riconvertiti per curare il Covid. Riprendono i trasferimenti dei pazienti fra gli ospedali. È stata riattivata la Cross: il sistema della Protezione Civile che trasporta i malati da una regione all’altra. Dismessa dopo la prima ondata, mai usata nella seconda, dal 17 febbraio ha già spostato 15 malati: 12 dal Molise, 2 dall’Umbria e 1 dalle Marche, soprattutto verso Lazio e Puglia. «Stiamo stringendo i denti, trasferiamo alcuni pazienti dagli ospedali più impegnati verso le strutture vicine. La pressione è in aumento» dice da Napoli Antonio Postiglione, direttore del Dipartimento per la salute della Campania. «Avevamo ripreso l’attività chirurgica, sia pur nell’incertezza. Ora tutto si sta fermando di nuovo» aggiunge da Brescia Alessandro Vergallo, presidente di Aaroi (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri ita liani). La situazione non dovrebbe migliorare per 10-15 giorni. Secondo il monitoraggio di Istituto superiore di sanità e ministero della Salute di venerdì, l’occupazione media delle rianimazioni è passata dal 24% al 26% in una settimana e si avvicina alla soglia di allarme del 30%.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Roberto Speranza – «Misure più dure per le varianti» – «L’impatto delle varianti chiede misure rigorose Dalla crisi un nuovo partito»
Tema: Emergenza Covid-19

Chiuso da un anno nella trincea della guerra al virus, Roberto Speranza ha voglia per un giorno di «togliersi il camice e ragionare di politica». Ma mentre il ministro della Salute parla della sinistra da rifondare, i dati allarmanti del Covid lo richiamano in battaglia. Perché, dopo esserci fatti cogliere di sorpresa dalla seconda ondata, non riusciamo a fermare la terza? «La seconda non è mai finita, assistiamo a una ripresa molto forte dovuta all’impatto delle varianti, che ci sta portando a misure sempre più restrittive sui territori». Imporrete coprifuoco anticipato e lockdown nazionale, almeno nei weekend? «Abbiamo confermato il modello per fasce perché ci sono situazioni geografiche molto diverse. È chiaro che monitoreremo giorno per giorno l’evoluzione epidemiologica, adattando le misure alla luce delle varianti». Sui vaccini l’Italia è in grave ritardo. Figliuolo farà meglio di Arcuri? &laqu o;I nostri numeri sono in linea con Germania e Francia. Figliuolo farà un gran lavoro, che ci consentirà di accelerare ancora di più la campagna quando finalmente avremo molte più dosi». Gelmini al posto di Boccia sposta a destra la mediazione tra rigoristi e aperturisti? «Io sono rigorista perché sono realista. Ricevo chiamate preoccupate dei governatori, che stanno firmando ordinanze restrittive anche da zone rosse. Gelmini è molto consapevole della serietà della situazione». Lei si augura che Zingaretti torni in sella? «Il grido di dolore di Zingaretti ha tolto il velo alle contraddizioni del Pd e aperto una crisi che riguarda tutti i progressisti. Quello che c’è oggi non basta e quello che serve ancora non c’è. Con il virus che ha stravolto le esistenze, anche il nostro campo deve profondamente cambiare».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Bitale Giovanna 
Titolo: Pd, Zingaretti al bivio: “Ora chiarezza” Per la successione spunta anche Letta
Tema: Pd

«Preside’ hai fatto bene ad andartene». «Preside’ troppo hai resistito in quel covo di vipere». Nicola Zingaretti si è appena congedato da Sergio Mattarella, cui ha fatto da Cicerone nella Nuvola di Fuksas trasformata dalla sua Regione in un grande hub vaccinale. Nonostante la mascherina, in tanti lo riconoscono, dai finestrini abbassati gli urlano parole di incoraggiamento. Un calore mai avvertito, neanche dopo aver vinto le primarie, che ricompensa l’amarezza delle ultime settimane, culminata nel clamoroso «mi vergogno» pronunciato per annunciare le dimissioni. Non ci ha ripensato, Zingaretti. O almeno «non ancora», confidano i suoi, tuttora fiduciosi di fargli cambiare idea. Convinti che il pressing dei circoli, gli appelli delle federazioni regionali, la marea di militanti che scrivono o chiamano per chiedergli di restare possano prima o poi aprire una breccia. Far vacillare il muro che per adesso sembra resistere a ogni soll ecitazione: «Io ho fatto il mio, ora tocca a voi», ha risposto il governatore del Lazio ai tanti che anche ieri hanno provato a sondarlo. Non solo per la spericolatezza della manovra: a dieci giorni dall’addio dovrebbe farsi confermare o farsi eleggere in assemblea, come se nulla fosse successo, col rischio di perdere la faccia dopo il pesante j’accuse che ha accompagnato la sua uscita di scena. Il problema è pure che lo stato maggiore del partito non l’ha presa bene: dipingere il Pd come una sentina di veleni, popolato da dirigenti che pensano solo alle poltrone, ha fatto calare il gelo intorno a lui. Rendendo più complicato un eventuale ritorno. Contro il quale, però, viste le difficoltà del momento, nessuno opporrebbe resistenza.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Foschi Paolo 
Titolo: La nuova provocazione di Grillo: guido il Pd, al M5S non sono iscritto
Tema: M5S

«Mi propongo per fare il vostro segretario elevato del Partito Democratico». Beppe Grillo ha fatto irruzione con una provocazione nel dibattito interno al centrosinistra terremotato dalle dimissioni di Nicola Zingaretti e al tempo stesso ha lanciato una proposta: «Mettete 2050 nel vostro simbolo, come sarà nel nostro prossimo con Conte» ha scritto sul proprio Blog rivolgendosi al Pd, con un chiaro riferimento all’orizzonte temporale indicato all’ex premier Giuseppe Conte per scrivere il progetto per il futuro del Movimento 5 Stelle. Poi, però ha esteso l’invito «a tutti i partiti». E Luigi Di Maio ha subito raccolto l’assist: «2050 entrerà nel nostro simbolo». Il comico, osserva chi lo conosce bene, ha inteso così, giocando con le parole, rilanciare il dialogo lungo l’asse Pd-5 Stelle. «E tutta la notte che sogno, che mi sveglio di notte, penso a dieci progetti, venti contemporaneamente, scrivo fogli, f oglietti, ho la mente disordinata, nell’entropia, seconda legge della termodinamica» inizia il post, intitolato Elevata supplica , «io non sono iscritto al Movimento, non sono riuscito a votare. Mi ero iscritto al Pd qualche anno fa, vi ricordate alla sezione di Arzachena, poi mi dettero indietro i soldi e la tessera, e Fassino fece la sua premonizione dicendo: si prenda, si faccia un partito. Poi vedo la situazione del partito democratico, vedo la nostra, vedo una coalizione di forze antagoniste che devono governare insieme, capitanate da una personalità diciamo straordinaria come può essere Draghi».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: FdI, un caso le frasi di un pentito Meloni: è la macchina del fango
Tema: FdI – Inchiesta sulla campagna elettorale del 2013 a Latina

«Sì, è vero, sono amico di Costantino Di Silvio detto Cha Cha. Quello che voi chiamate il boss. E allora?», eccepisce al telefono Pasquale Maretta, 49 anni, commercialista, ex tesoriere di Fratelli d’Italia alla Camera, già plurindagato e pure arrestato, nel 2018, per riciclaggio, bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e vari altri reati tributari. «Sono amico di Di Silvio nel senso che ci vado al bar – continua Maretta – ma non ho mai fatto affari con le famiglie dei rom di Latina né li ho mar presentati a Giorgia Meloni per la campagna elettorale del 2013. Questa è una storia inventata». «È partita la macchina del fango contro l’unico partito di opposizione», è stata la reazione, ieri, durissima, della leader di FdI, dopo che il quotidiano La Repubblica ha rivelato la testimonianza di un collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo, davanti ai pm antimafia romani. Secondo il pentito Riccard o, Fratelli d’Italia, nel 2013, avrebbe fatto avere al clan nomade Travali di Latina 35 mila euro («in una busta del pane») per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maretta, all’epoca candidato FdI alla Camera e amico di vecchia data del boss Costantino Di Silvio. Maretta, però, smentisce tutto: «Questo Riccardo, con cui non ho mai avuto niente a che fare, è lo stesso che raccontò ai magistrati che io, da presidente del Latina, andai a Milano al calciomercato a comprare giocatori con una valigia piena di 5 milioni di euro. Ma vi pare che i calciatori si acquistino così? La verità è che durante quella campagna Giorgia Meloni venne a Latina due volte: una volta ad incontrare a Borgo Carso imprenditori di alto profilo e la seconda in un teatro davanti a 2 mila persone. Ma non c’erano rom e non le ho mai presentato nessuno…».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Carratelli Niccolo 
Titolo: Renzi non si piega è di nuovo a Dubai dagli amici sceicchi – Renzi e il ritorno tra gli sceicchi Mistero sulla missione a Dubai
Tema: Polemiche su Renzi a Dubai

Il ritorno dagli sceicchi. Proprio in quel pezzo di mondo che, poco più di un mese fa, lo aveva scaraventato al centro delle polemiche politiche. Ma questa volta Matteo Renzi non è andato nell’Arabia Saudita del principe Bin Salman, bensì a Dubai, dov’è atterrato ieri con un volo privato. Il viaggio non è stato annunciato né pubblicizzato, il motivo della trasferta non è noto. Sappiamo, però, che esattamente due anni fa, nel marzo del 2019, Renzi era stato a Dubai per partecipare al Global education and skills Forum, la “Davos dell’educazione”, organizzata dalla Fondazione Varkey, legata a doppio filo al governo degli Emirati Arabi. E proprio da una holding riconducibile al governo degli Emirati erano partiti, tra il 2014 e il 2016, due donazioni da 75mila euro complessivi alla fondazione Open, la cassaforte del renzismo. La stessa holding che in seguito ha preso la quota di maggioranza di Toscana Aeroporti, presieduta da Marco Carrai, il migliore amico del senatore di Rignano, che è anche nel direttivo della fondazione renziana. I legami economici con Dubai, quindi, ci sono. Poco più di un mese fa, mentre in Italia si consumava la crisi di governo da lui stesso innescata, Renzi era a Riad, per partecipare a una conferenza sull’innovazione e conversare amabilmente con il principe ereditario Mohammad bin Salman, che secondo l’intelligence americana è il mandante dell’omicidio del giornalista del Washington Post Kashoggi. Le parole ossequiose rivolte da Renzi a Bin Salman, il riferimento all’Arabia Saudita come «il luogo giusto per un nuovo Rinascimento», sono ancora al centro del dibattito politico. I suoi rapporti con i sauditi oggetto anche di interrogazioni parlamentari.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Giornale 
Autore:  Zurlo Stefano 
Titolo: Il sistema riparte – Veleni di mafia contro Berlusconi La difesa del Cav «Nessuna prova»
Tema: Inchieste su Berlusconi

Il fantomatico peccato originale di Silvio Berlusconi. I suoi presunti rapporti con Cosa nostra agli albori delle sue fortune, quando i capitali mafiosi avrebbero cementato le fondamenta dell’impero. Chiacchiere. Veleni e indagini aperte e richiuse non si sa più quante volte. Così anche l’inchiesta nata dalle dichiarazioni dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano toma a nuova vita, annunciata con squilli di tromba da un servizio dell’Espresso. Sembra incredibile ma i racconti a rate dei due boss, soprattutto di Giuseppe, appartenenti al gotha di Cosa nostra, offrono ancora spunti investigativi per gli investigatori che hanno avuto tutto il tempo di verificarne il carattere sibillino, allusivo, scivolosissimo e in conclusione l’inaffidabilità. Giuseppe Graviano è stato sentito in gran segreto nei mesi scorsi dai magistrati di Firenze che hanno riesumato un filone sulle stragi, tema che per i Graviano vale una collezione di ergastoli. Già che c’era il boss ha spiegato che il nonno era socio d’affari del giovane Silvio. Peccato che di tutta questa complessa architettura non si trovi traccia. La letteratura sul peccato originale del Biscione è sterminata ma è tutto un inseguirsi di voci, confidenze, ipotesi poi sempre smentite dagli accertamenti della magistratura. «L’unico documento certo – ironizza il parlamentare – è la lettera del Graviano del 2013 all’allora ministro Lorenzin in cui prospettava che fin dal 1994 gli inquirenti gli avrebbero proposto straordinari vanta processuali se avesse, a suo dire, falsamente accusato il presidente Berlusconi». Oggi, invece, Graviano parla e spinge perché le sue dichiarazioni siano conosciute da tutti.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Ludovico Marco 
Titolo: Nel 2020 quadruplicati i tentativi di scalata agli asset strategici – Golden power, il Covid moltiplica per quattro i tentativi di scalata
Tema: Golden Power

La pandemia quadruplica le minacce ai nostri asset strategici. Bastano due cifre a dirlo senza possibilità di smentita. Nel 2019 le notifiche inviate dalle aziende a Palazzo Chigi per la valutazione dell’esercizio del golden power sono state 83. L’anno scorso sono schizzate a 341, più di quattro volte tanto. Nel 2021 da gennaio a oggi sono arrivate già 54 notifiche nelle stanze della presidenza del Consiglio dei ministri dove siede il gruppo di coordinamento interministeriale per i poteri speciali. Un assalto senza tregua. Tema, senza dubbio, all’attenzione degli uffici del presidente del Consiglio Mario Draghi. E dell’autorità delegata ai servizi di informazione e sicurezza, prefetto Franco Gabrielli. La Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2020, appena pubblicata, delinea i connotati di questo 2020 drammatico anche per la tenuta e la sicurezza delle nostre aziende più importanti. Trasmessa in Parlamento, unico atto pubblico del comparto intelligence, il documento mette in rilievo informazioni e analisi non classificate ma soprattutto significative per le scelte di governo. La platea delle imprese da tutelare con lo scudo protettivo contro le scalate ostili è stata allargata. Il settore 5G, tra l’altro, è stato tra i primi a essere coinvolto nell’aggiornamento delle norme. Il veto all’accesso straniero è stato esercitato proprio con il 5G. Un fatto resta certo: le insidie per le nostre grandi imprese strategiche sono molte, in crescita, pericolose. Nella relazione in Parlamento del comparto intelligence le indicazioni sono precise. «Gli sconvolgimenti dell’economia globale del 2020 hanno costituito un catalizzatore del rischio per il Sistema Paese».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: Prestiti garantiti per le imprese, soluzione ponte con bad bank – Imprese, contro la mina prestiti in campo la bad bank del Tesoro
Tema: Imprese in crisi

L’uscita dal tunnel della pandemia ancora non si vede. Interi settori produttivi, servizi, edilizia, turismo, ma anche ristorazione e commercio, fanno fatica a immaginare quando potrà arrivare una ripresa. Intanto, però, molti di loro hanno preso un prestito garantito dallo Stato. Per due anni si pagano solo gli interessi con tassi molto bassi, è vero. Ma dodici mesi sono già trascorsi e si avvicina a grande velocità il momento in cui andrà in ammortamento il capitale. E poi vanno considerate anche le nuove regole sulla riclassificazione dei crediti a Npl: basta anche non pagare gli interessi per pochi mesi e si innesca il circolo vizioso. In molti casi, l’impellenza di rimborsare le rate potrebbe cogliere le aziende con le saracinesche ancora abbassate o che sono state aperte da troppo poco tempo. Se il credito non verrà rimborsato la banca dovrà riclassificarlo a Npl e poi iniziare le procedure per escutere le garanzie, rilasc iate attraverso il fondo per le Pml gestito o Mcc e dalla Sace. Il passaggio successivo inevitabile sarebbe nuovo debito per lo Stato: 144 miliardi complessivi per 1,77 milioni di domande sono i prestiti gestiti dal fondo per le Pmi. Da questa prospettiva nasce una riflessione in corso ormai da diverse settimane al ministero dell’Economia si sta studiando una soluzione che eviti l’impatto per le casse pubbliche ma soprattutto, al contempo, consenta di guadagnare tempo e tenere in vita attività che con il ritorno a una situazione normale sarebbero di nuovo redditizie. La soluzione alla quale si sta pensando si chiama Amco: la bad bank pubblica che gestisce i crediti deteriorati. La percorribilità del suo utilizzo è ancora in fase di verifica. Domani incontro tra i tecnici del Mise, del Mef e della Cdp per nuovi strumenti a supporto delle imprese già in crisi.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fotina Carmine – Tucci Claudio 
Titolo: Nel decreto Sostegni 500 milioni ai lavoratori delle aziende in crisi
Tema: Dl Sostegno
Il Fondo di garanzia per le piccole imprese, piattaforma che in un anno ha registrato 1,77 milioni di domande da parte di aziende che altrimenti sarebbero state soffocate dall’indebitamento. E, salendo di un piano, per le imprese di maggiori dimensioni, gli strumenti per il salvataggio delle crisi aziendali. Con una novità dell’ultima ora: nel decreto Sostegno il governo è pronto a rifinanziare con 500 milioni il Fondo occupazione, che serve per sostenere lavoro e reddito, inclusi gli strumenti di sostegno necessari per completare, nelle crisi industriali più difficili, riconversione e reindustrializzazione dei siti produttivi. Parte di questi fondi serviranno alla nuova Ilva, che secondo i primissimi calcoli avrà necessità di 330 milioni di euro per salvaguardare il più possibile l’occupazione nei prossimi 4 anni, il tempo necessario per raggiungere i massimi produttivi della nuova società, partecipata anche da Invitalia. È su questi fronti che si stanno muovendo i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, guidati, rispettivamente, da Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando. I prossimi mesi si annunciano duri, e il governo, sempre nel decreto Sostegno, ha già annunciato l’intenzione di voler prorogare blocco dei licenziamenti, in scadenza al 31 marzo, e cassa integrazione d’emergenza, entrambi fino al 30 giugno (costo stimato 5-6 miliardi, la cig Covid-19 potrebbe poi proseguire fino a fine anno per le realtà più in affanno, terziario, turismo e commercio).
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Negri Giovanni 
Titolo: Codice della crisi, slitta di un anno l’allerta delle Entrate
Tema: Dl Sostegno

Slitta l’entrata in vigore dell’allerta. Almeno per quanto riguarda le segnalazioni promosse dall’amministrazione finanziaria. La misura è contenuta nella bozza di decreto legge Sostegni in via di presentazione al Consiglio dei ministri della prossima settimana. Il rinvio, si sottolinea, è deciso in una prospettiva di emergenza, come quella determinata dall’epidemia Covid, e ha come obiettivo quello di evitare il proliferare di segnalazioni alimentate dall’agenzia delle Entrate di irregolarità nell’adempimento degli obblighi tributari, Iva in particolare, compiute da imprese oggetto magari di interventi di sostegno. Per effetto dello slittamento, i primi inadempimenti che potranno essere oggetto di segnalazione da parte del Fisco saranno relativi al periodo gennaio-marzo del 2023, la cui liquidazione Iva scade al 16 maggio del medesimo anno. Una presa d’atto, in buona sostanza, di quanto sottolineato più volte in questi mesi da più parti, e cio&egra ve; che l’attuale debutto dell’allerta fissata al 1° settembre prossimo, in un periodo che vedrà presumibilmente i bilanci delle aziende alle prese con l’onda d’urto della pandemia, potrebbe risolversi in un moltiplicarsi di segnalazioni, di difficile gestione innanzitutto e di esito incerto poi. Ora, lo slittamento di fatto di un anno delle segnalazioni via Fisco, se rappresenta un significativo segnale di attenzione a queste preoccupazioni, rischia però di non rispondere alla necessità di intervento sistematico.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Giornale 
Autore:  Borgia Pier_Francesco 
Titolo: Lega e Forza Italia «Via le cartelle sotto i 5mila euro» – Rottamazione cartelle, pressing di Fi e Lega: «Via sotto i 5mila euro»
Tema: Rottamazione fiscale

Cresse l’ottimismo sul piano economico di Draghi. E la componente formata da Lega e Forza Italia vede rispettate alcune richieste avanzate ancor prima della formazione dell’esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce. A cominciare dal tema fiscale. Tanto che Matteo Salvini ha annunciato che nel Dl Sostegno, cui sta lavorando l’esecutivo, potrebbe entrare una norma tanto cara a Lega e Forza Italia. «Azzerare decine di milioni di cartelle esattoriali sotto i cinquemila euro» questo l’impegno che il governo, secondo Salvini, dovrebbe prendere. «Evidentemente- spiega il capo del Carroccio – non è un aiuto ai grandi evasori, ma una scelta a favore di famiglie e piccole imprese già in difficoltà e adesso ancora più in crisi. Il governo ci sta lavorando, per la Lega è una priorità e un atto di giustizia». Una postilla, questa, che sembra già rispondere alle critiche e ai dubbi che da più parti si sono levati all’annuncio salviniano. A cominciare dal mondo sindacale, per voce del vicesegretario generale della Cgil Gianna Fracassi che usa il termine «condono». «No a nuovi condoni – dice la sindacalista – perché sarebbe una doppia beffa per chi paga regolarmente le tasse. Primo perché si dà un messaggio sbagliato in un Paese che ha 110 miliardi di evasione fiscale e poi perché lo si fa a debito. Il che vuol dire che chi paga regolarmente le tasse si accolla anche il debito di chi non lo fa».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G. Tr. 
Titolo: Recovery, polemica su McKinsey Franco: gestione a ministero e Pa
Tema: Recovery plan

Una bufera sulle consulenze ha agitato la vigilia del debutto parlamentare di Daniele Franco come ministro dell’Economia, atteso domattina al Senato per l’audizione sul Recovery Plan. Oggetto del contendere la notizia, pubblicata dal Fatto Quotidiano e da Repubblica, di un contratto firmato nei giorni scorsi fra il Governo e McKinsey, grande nome americano della consulenza strategica, che riguarda i lavori sul Piano. La polemica ha investito il ministero dell’Economia, che ha affidato la consulenza ed è stato tempestato di accuse e di richieste di chiarimenti sui rischi di “esternalizzare” il piano a una multinazionale Usa. Accuse e richieste, questo il punto politico, arrivate anche dalla maggioranza. Il Mef è intervenuto nel pomeriggio per chiarire i termini della questione. Il contratto con McKinsey, 25mila euro più Iva e quindi sotto la soglia che impone la selezione pubblica, riguarda «l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next Generation gi à predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monítoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano». Finalizzazione che ha bisogno di accelerare per superare i ritardi che fra le incertezze sulla governare nel Conte 2 e lo stallo della crisi politica hanno rallentato il cammino del Pnrr. Ma «gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano – spiega sempre la nota ministeriale – restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: Recovery plan, è polemica sulla consulenza di McKinsey al Tesoro – Recovery, polemiche su McKinsey Il Mef: consulenza da 25 mila euro
Tema: Recovery plan

Erano in pochissimi, al governo, a sapere del reclutamento del colosso americano della consulenza strategica aziendale McKinsey per il rush finale della riscrittura e stesura del Recovery Plan. Operazione interamente gestita dall’asse Palazzo Chigi-Mef. Insomma, dal premier +Draghi e dal ministro dell’Economia Daniele Franco. Pochi, troppo pochi secondo l’ala sinistra del Pd che è letteralmente insorta. Come quella anti draghiana del Movimento, Sinistra italiana e Giorgia Meloni. Appena letta la notizia, il numero due del Pd, il ministro del Lavoro Andrea Orlando, chiama il collega del Mef Daniele Franco per chiedere chiarimenti. Il capo dell’Economia gli spiega i termini dell’accordo, poi messi nero su bianco in una lunga nota. Il Pd è privo di un segretario ma non di una dirigenza politica, che a questo punto chiede di essere maggiormente coinvolta. Ecco perché Orlando e Franco concordano un incontro già in questo inizio settimana per approfondire i pros simi passaggi nella definizione del Recovery Plan. C’è pochissimo tempo a disposizione, hanno spiegato da via XX Settembre, il piano deve essere riscritto, varato dal Cdm, approvato dal Parlamento e infine inviato a Bruxelles entro il 30 aprile. Poco conta per ex ministri e sottosegretari dem, i quali intervengono nel giro di pochi minuti uno dopo l’altro elevando una formale protesta. «Se lo schema è cambiato, va comunicato e motivato al Parlamento», dice l’ex viceministro Antonio Misiani, oggi senatore. Ancor più duro, con allusione al “governo dei migliori”, l’ex ministro Giuseppe Provenzano: «Un po’ di chiarezza? Dobbiamo richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali. C’è una norma, si attui».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Alitalia, sindacato sul piede di guerra “Niente tagli, ora Draghi ci convochi”
Tema: Dossier Alitalia

Esuberi, vendita a pezzi della compagnia, piano industriale. I sindacati non ci stanno e vanno alla carica contro il governo. Chiedono la convocazione di un tavolo di crisi, altrimenti sono «pronti alla mobilitazione». Cgil, Cisl e Uil sono in allarme per come si sta definendo il futuro di Ita, la newco che erediterà le attività di Alitalia. L’azienda che sta prendendo forma è piccola: 45 aerei (ne volavano 104 prima della pandemia) e poco meno di 5 mila dipendenti, rispetto ai 10.500 attuali. Dopo il primo vertice di venerdì in videoconferenza tra i ministri Daniele Franco, Enrico Giovannini, Giancarlo Giorgetti e la Commissaria Ue, Margrethe Vestager, l’apprensione delle categorie si è trasformata in rabbia. La «discontinuità» incentivata da Roma e Bruxelles per spacchettare la società con il pericolo di trasformarla in «un vettore regionale» lascia presagire una trattativa molto dura. L’antip asto si è avuto già due settimane fa in piazza Montecitorio dove tutte le sigle sindacali si sono ritrovate per manifestare. Il tempo stringe e il mese di marzo sarà cruciale per la liquidità 10.500 i lavoratori di Alitalia. Il segretario generale della Uil trasporti Claudio Tarlazzi spiega: «Siamo molto preoccupati perché i soldi a disposizione oggi non sono sufficienti nemmeno se si dovesse fare una trattativa privata», ovvero un percorso più veloce rispetto alla gara, per il passaggio degli asset dalla vecchia Alitalia ad Ita.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: L’Europa apre il confronto sul proprio futuro
Tema: Ue

Giovedì scorso, i leader dei principali partiti parlamentari europei hanno approvato la Dichiarazione congiunta che promuove la Conferenza sul futuro dell’Europa (CoFuE). Una volta che tale Dichiarazione verrà approvata da tutti i ministri dei governi nazionali (avverrà nei prossimi giorni), la macchina della CoFuE si metterà in moto. Per un anno, i cittadini europei verranno coinvolti in una discussione pubblica, organizzata in conferenze plenarie e panels nazionali e locali, su “come costruire un’Europa più resiliente”. Nel frattempo, sotto la pressione della pandemia, l’Unione europea (Ue) ha intrapreso percorsi inediti di riforma, per dotarsi delle capacità di policy con cui affrontare il dopo-pandemia. Di ciò, però, risulta poco o punto nella Dichiarazione congiunta. Quest’ultima solleva aspettative sul futuro che sono al di sotto di ciò che sta avvenendo. Potremmo chiamarlo il paradosso delle aspettative rovesciate. Come risolverlo? Cominciamo da ciò che sta avvenendo, considerando tre policies cruciali per la resilienza dell’Ue, come la politica di vaccinazione economica e di sicurezza. Per quanto riguarda la politica di vaccinazione, l’Ue ha mostrato di saper controllare i nazionalismi vaccinali, ma al prezzo di indebolire la sua azione esterna. È probabile che siano stati commessi errori nella negoziazione con le società farmaceutiche da parte della Commissione, ma è certo che la gestione insoddisfacente della politica vaccinale europea sia dovuta a ragioni strutturali e non soggettive.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R. Mi. 
Titolo: La Ue chiederà agli Usa di sbloccare l’export di dosi AstraZeneca
Tema: Covid-19, vaccini

La Commissione Ue solleciterà gli Stati Uniti affinché permettano l’esportazione nel Vecchio Continente di milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca, al fine di colmare le carenze di approvvigionamento nella Ue e rispettare i contratti di fornitura. Inoltre, l’Unione europea vuole anche che Washington garantisca un libero flusso delle spedizioni delle componenti necessarie alla produzione europea, in particolar modo quelle per i vaccini di nuova generazione, a mRNA. Le intenzioni europee sono state rivelate ieri dal Financial Times che ha citato una dichiarazione rilasciata dalla Commissione Ue. «Confidiamo di poter collaborare con gli Stati Uniti per garantire che i vaccini prodotti o confezionati negli Stati Uniti per l’adempimento degli obblighi contrattuali dei produttori di vaccini con la Ue saranno pienamente onorati» ha scritto il quotidiano britannico. Secondo funzionari europei, la Commissione «intende sollevare la questione nelle prossime di scussioni transatlantiche volte a rafforzare la collaborazione nella lotta contro il Covid-19. La battaglia dell’Unione europea per ottenere le dosi di vaccino concordate con AstraZeneca l’estate scorsa si sta facendo sempre più aspra.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Bac Margherita 
Titolo: L’Ue adesso chiede l’aiuto degli Usa «Liberi le esportazioni di AstraZeneca»
Tema: Covid-19, vaccini

L’Europa scende a patti con gli Usa per arrivare a una forma di collaborazione sui vaccini. Secondo il Financial Times «l’Ue solleciterà gli Stati Uniti a consentire l’esportazione di milioni di dosi del preparato di AstraZeneca». Diventa sempre più urgente il problema delle forniture, promesse dagli accordi presi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e mai consegnate nelle quantità indicate nei contratti. Non resta che appellarsi a Washington affinché garantisca un libero flusso delle spedizioni. Se ne parlerà, afferma il Financial Times, nelle prossime discussioni transatlantiche. Domani il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, responsabile degli aspetti industriali della produzione vaccini, incontrerà in videoconferenza Jeffrey Zients, coordinatore del team incaricato alla Casa Bianca della lotta al Covid-19. Non è in agenda, pare, la questione del blocco da parte dell’Ital ia dell’esportazione di 250 mila dosi di AstraZeneca, destinate all’Australia, infialate nello stabilimento di Anagni A dicembre, dopo l’approvazione del prodotto Pfizer- Biontech da parte dell’agenzia dei farmaci americana, la Fda, l’allora presidente Trump ordinò alle aziende manifatturiere di esportare solo dopo aver assicurato i lotti necessari alla popolazione americana. Il suo successore Biden ha spinto ancora di più siglando a febbraio ulteriori accordi con Pfizer e Moderna per altri 400 milioni di dosi. E in questi giorni sono partite le inoculazione col vaccino monodose Johnson&Johnson, appena licenziato da Fda. In questa situazione critica, Bruxelles cerca di trovare una forma «di cooperazione» al di là dell’Atlantico.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: I medici no vax agitano Parigi Il ministro: ci mettete a rischio
Tema: Covid-19, vaccini

«Oggi, il 40% del personale sanitario nelle residenze per anziani e il 30% negli ospedali è vaccinato. Non basta, nel momento in cui abbiamo stock del vaccino AstraZeneca ancora disponibili nella maggior parte delle strutture. (…) Ve lo domando per voi stessi, i vostri cari, i francesi: se non siete ancora vaccinati, fatelo rapidamente. Ne va della nostra sicurezza collettiva», scrive il ministro Olivier Véran a tutti i professionisti della Sanità. La lettera aperta del ministro ha posto nel modo più chiaro ún problema che da qualche giorno complica la campagna di vaccinazione in Francia: i medici e gli infermieri sono restii a farsi vaccinare. Dopo le esitazioni e i ritardi delle prime settimane il governo francese, alle prese con la diffusione delle varianti, punta tutto sui vaccini per evitare un nuovo lockdown. Solo che, a sorpresa, i primi a sembrare riluttanti e a non mostrare grande voglia di collaborare sono non pochi medici e infermieri negli ospedali. «Solo uno su tre è vaccinato. Non è normale», aveva detto già giovedì scorso il premier Jean Castex durante la conferenza stampa settimanale. Il ministro della Sanità non esclude di ricorrere alla vaccinazione obbligatoria ed è pronto a ricorrere al Consiglio nazionale di etica, prima tappa nel percorso verso un vaccino imposto a medici e infermieri. Secondo Thierry Amouroux, portavoce del sindacato nazionale degli infermieri, «trasformare il personale medico in capri espiatori è ignobile, serve solo a mascherare l’incompetenza del governo nel combattere l’epidemia e nel gestire la campagna di vaccinazione».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Vecchi Gian_Guido 
Titolo: Il Papa dialoga con l’ayatollah «Sicurezza per i cristiani» – Il Papa e l’ayatollah «Non c’è pace senza fratellanza»
Tema: Viaggio in Iraq

Nel secondo giorno in Iraq papa Francesco ha incontrato l’ayatollah Al-Sistani. Il Pontefice ha esortato a non tacere davanti al terrorismo. Sicurezza e pace per i cristiani invocate anche dal leader religioso sciita. Raccontano che il grande ayatollah si sia alzato per andare ad accogliere Francesco sulla soglia, cosa che non aveva mai fatto per nessuno. Il senso del viaggio del Papa in Iraq è tutto nell’immagine di questi due uomini che si guardano negli occhi, uno in veste bianca e l’altro nera. Ed è importante che la più alta autorità degli sciiti di Najaf, considerati più moderati di quelli iraniani, abbia espresso «preoccupazione per i cittadini cristiani che dovrebbero vivere come tutti gli iracheni in pace e sicurezza, e nel pieno rispetto dei loro diritti costituzionali», come hanno fatto sapere i suoi portavoce, in un colloquio incentrato «sulle grandi sfide che l’umanità deve affrontare in quest’epoca a causa di i ngiustizie, oppressione, povertà, persecuzione religiosa e intellettuale e soppressione delle libertà». Francesco di lì a poco lo sillaberà nella piana di Ur, primo Papa in duemila anni nella terra di Abramo: «Aa questo luogo sorgivo di fede, affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione». Così quella di ieri è stata un’altra tappa decisiva, e preparata da mesi, nella strategia del dialogo di Bergoglio.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Agasso Domenico 
Titolo: Il Papa e l’Ayatollah “Ora basta guerre” – Al Sistani in piedi davanti a Francesco “Ora basta guerre”
Tema: Viaggio in Iraq

Jorge Mario Bergoglio avrebbe potuto attendere l’Ayatollah Al Sistani a Baghdad, il loro sarebbe stato comunque un incontro senza precedenti. E invece vola sui 160 chilometri che separano la capitale irachena da Najaf, città santa degli sciiti, per bussare alla porta del leader spirituale che quasi mai riceve visite. Ieri, tunica e turbante neri, a casa ha accolto un uomo vestito di bianco. Un Papa. E nei 45 minuti insieme il Pontefice e l’Ayatollah stipulano il patto cattolico-sciita che può aprire scenari di pace non solo per l’Iraq, ma per tutto il Medio Oriente. Tra cani anti-esplosivo ed enormi metal detector, Francesco percorre le strade dei pellegrini sciiti che giungono da tutto il mondo. Qui si trova la tomba di una delle figure più riverite dell’islam, Ali ibn Abi Talib, cugino e genero di Maometto. Il Pontefice viene accolto all’ingresso della residenza del 90enne Grande Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani dal figlio Mohammed Rida, che lo accomp agna nella sala dove si tiene il colloquio privato a telecamere spente. Il dialogo è intenso. Francesco evidenzia «l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità», racconta il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni. C’è anche un ringraziamento ad Al Sistani: «Assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  GIO.STA. 
Titolo: Nella terra del Patriarca Abramo ebrei e caldei sono scomparsi
Tema: Viaggio in Iraq

Nella terra di Abramo le tre religioni abramitiche rischiano di ridursi a una soltanto. Il drammatico esodo dei cristiani segue quello degli ebrei, che hanno visto rimpicciolirsi la loro comunità fino a poche unità fra gli anni Quaranta e Sessanta. I seguaci di Gesù sono ancora 250 mila ma rappresentano appena lo 0,6% dei 42 milioni di abitanti, quando nel secondo dopoguerra erano ancora il 12%. Per il Vaticano è un prosciugamento tanto più doloroso in quanto i cristiani d’Iraq sono fra le chiese più antiche, con una storia bimillenaria. Il loro annientamento in Terra Santa è una minaccia esiziale e a loro modo lo avevano capito anche i fanatici dell’Isis che avevano fatto della pulizia etnica a Mosul la cifra della loro politica. I jihadisti avevano giurato di «conquistare Roma» per instaurare il loro dominio mondiale e invece vedranno arrivare oggi il vescovo di Roma nella ex “capitale del Califfato”. Allora la lette ra “nun”, che stava per “nasranin”, termine dispregiativo per i cristiani, marchiava le case da confiscare, e la minoranza in città è passata da 50 mila a poche centinaia nel giro di tre anni. La ripresa è ancora lentissima, a differenza dalla Piana di Ninive, dove a Qaraqosh, come a Bartella o Tell Sqot, la comunità si è in parte salvata e comincia a tornare. Ma il grosso dell’esodo è definitivo e ha accelerato soprattutto dopo l’invasione americana del 2003. Nella feroce dittatura di Saddam Hussein i cristiani erano in parte risparmiati, a differenza di sciiti e curdi, ma il caos e le lotte settarie che sono seguite hanno spinto milioni di famiglie a fuggire in Europa e Nord America.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: La maratona di Biden: passa il piano di aiuti «Così dimezzeremo la povertà in America»
Tema: Usa

I moderati impongono gli ultimi tagli alle spese per l’assistenza. La Casa Bianca fa sapere che va bene così e nella notte tra venerdì e sabato il pacchetto anti-Covid è pronto. Il Senato lo ha approvato ieri mattina, con il «sì» dei 50 democratici e il «no» di 49 repubblicani (un assente). E’ la prima manovra economica della nuova amministrazione: 1.900 miliardi di dollari. Joe Biden commenta dallo Studio Ovale, subito dopo il voto del Senato: «E’ un piano storico che dimezza la povertà in questo Paese. Avremo i mezzi per contrastare la pandemia, per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà. La manovra rilancerà l’economia; si stima che verranno creati 6 milioni di posti di lavoro. Ed è anche la dimostrazione che la democrazia è capace di funzionare, di prendere misure concrete. Adesso mi aspetto un passaggio rapido alla Camera. Tutti i sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza d ei cittadini attende questi interventi. Inoltre il mondo si sta muovendo rapidamente, soprattutto la Cina. Ma l’America sarà ancora lo Stato guida». I 1.900 miliardi sono distribuiti sostanzialmente su quattro capitoli. Circa 85 miliardi serviranno per potenziare la campagna di vaccinazione, il tracciamento dei contagi e per assumere altro personale sanitario. Altri 350 miliardi andranno agli Stati e alle amministrazioni locali più in difficoltà con la pandemia.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Orsini Alessandro 
Titolo: Atlante – Khashoggi e il rapporto tra Biden e bin Salman
Tema: Caso Khashoggi

L’omicidio di Khashoggi ha sconvolto il mondo occidentale. Biden, interpretando questo sentimento collettivo, ha introdotto una serie di sanzioni contro alcuni sauditi, ritenuti responsabili dell’orrenda mattanza, avvenuta nel consolato saudita a Istanbul, il 2 ottobre 2018. La decisione di Biden è stata accolta come una conferma del suo progressismo o, se si preferisce, del suo essere di sinistra. II che desta il massimo stupore. Non vi è, infatti, alcun progressismo nella mossa di Biden, semmai conservatorismo. Biden ha “conservato” un principio fondamentale della vita politica internazionale, che si riassume come segue: “Nessuno tocchi i capi di Stato, se sono amici”. Biden ha punito tutti, tranne il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, che, in base alle evidenze raccolte dalla Cia, meriterebbe di essere sanzionato per primo e con maggior vigore. La domanda è: perché Biden ha agito da progressista verso i responsabili minori e da conservato re verso il responsabile maggiore? La risposta è semplice. Gli analisti della Casa Bianca gli hanno spiegato che le sanzioni contro Mohammed bin Salman avrebbero creato una grave rottura tra lo Stato saudita e lo Stato americano. E così Biden si è ricordato di una seconda legge della politica internazionale, secondo cui la vita dello Stato è più importante della vita dei cittadini, tant’è vero che i cittadini vengono mandati a morire al fronte per difendere gli Stati.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Fra.Gia. 
Titolo: I missionari: «Attanasio trucidato su commissione»
Tema: Omicidio dell’ambasciatore Attanasio

Quando è stato ucciso l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista congolese Mustapha Baguna su una delle strade più pericolose del Nord Kivu, in Congo, le autorità congolesi hanno indicato come responsabili i miliziani dell’Fplr, il Fronte patriottico di liberazione del Ruanda, un movimento ribelle, composto in gran parte da hutu ruandesi. La pista però non sembra quella giusta, dicono i missionari comboniani. II direttore di Nigrizia, padre Filippo Ivardi Ganapini, in un lungo e dettagliatissimo articolo costruito in base alle testimonianze di coloro che vivono nella zona si è fatto una idea precisa. L’ambasciatore – «un uomo integro e inviso perché voleva andare a fondo delle cose» – era evidentemente venuto a conoscenza di troppe informazioni su quello che accade in una delle aree più ricche dell’Africa, oggetto di controllo e sfruttamento da parte del Ruanda «per conto terzi» . «Fonti ruandesi verificate nel dettaglio e confermate da diversi congolesi contattati – afferma il religioso – invitano a guardare oltre confine, verso il vicino Ruanda e si spingono ad affermare che l’ambasciatore italiano nella Rd Congo è stato assassinato nell’operazione “Milano”, preparata nella guarnigione marina di Butotori dal colonnello Jean Claude Rusimbi, ex militare nella rivolta guidata da Laurent Nkunda, signore della guerra indagato dalla corte internazionale per crimini contro l’umanità, oggi uno dei responsabili dell’intelligence ruandese nella regione militare del Nord Kivu».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

CORRIERE DELLA SERA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA REPUBBLICA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA STAMPA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL MESSAGGERO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL GIORNALE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

SCARICA L'APP