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SINTESI IN PRIMO PIANO – 7 maggio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

Conte accelera le riaperture
Agricoltura: sanatoria sui migranti
Covid-19: ristoratori in piazza contro la riapertura
Bonafede cambia idea sulla scarcerazione dei mafiosi
Pil: Eurozona e Italia a picco
Trump: via alla riapertura nonostante i rischi
Scontro Usa-Cina sul virus

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Intervista ad Alfonso Buonafede – «Mafiosi scarcerati, rischio di infiltrazioni» – «Rischio infiltrazioni, agire subito»
Tema: Bonafede cambia idea sulla scarcerazione dei mafiosi

È una partita cominciata da giorni, da quando ha deciso il ribaltone al vertice dell’Amministrazione penitenziaria. Un’inversione di rotta che, nella testa del ministro della Giustizia, deve avere ripercussioni anche sulle scarcerazioni di detenuti considerati pericolosi: «Al Dap voglio un cambio radicale. Le decisioni vengono prese dai magistrati, ma noi dobbiamo avere massima attenzione su tutti in detenuti, in particolare quelli in alta sorveglianza e 41-bis. È necessario che i nuovi vertici abbiano subito un quadro chiaro e un monitoraggio capillare della situazione delle carceri». Anche perché, spiega Alfonso Bonafede ai tecnici che ha messo al lavoro per scrivere il nuovo decreto, il Paese è entrato in una diversa fase nella gestione dell’epidemia; e se le scarcerazioni sono avvenute per la diffusione del virus e le mancate risposte del Dap su alcuni casi, si può chiedere di riconsiderare le decisioni dei giudici alla luce della mutata realtà.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Longo Grazia 
Titolo: Intervista a Giovanni Tamburino – “Priorità alla salute del detenuto Però adesso vanno riviste tutte le posizioni dei mafiosi”
Tema: Bonafede cambia idea sulla scarcerazione dei mafiosi

Giovanni Tamburino, lei che è stato presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma e Venezia, nonché coordinatore nazionale dei magistrati di sorveglianza e capo del Dap, come valuta l’ipotesi di un provvedimento ministeriale per rispedire in cella i boss scarcerati a causa del coronavirus? «In base alla mia esperienza posso dire che ritengo ragionevole e giustificato che i Tribunali di sorveglianza possano rivalutare la posizione di questi 376 detenuti. Perché è vero che finora i giudici hanno optato per una misura restrittiva diversa dal carcere in base a valutazioni serie e scrupolose, ma è altrettanto vero che la modifica delle condizioni di salute, o del rischio pandemico come in questo caso, non sempre vengono prese in esame per ripristinare il carcere». Considerazione che vale solo per i detenuti al 41 bis, il cosiddetto carcere duro in isolamento, e quelli in Alta sicurezza? «No, è un principio da seguire in generale, quando ovviamente si tratta di questioni di salute e non di diversa progressione trattamentale, nel caso cioè in cui la misura restrittiva è stata ridotta per il progresso, per il miglioramento del comportamento del detenuto». Con il decreto legge 28 del 30 aprile scorso, si è stabilito che i Tribunali di sorveglianza, prima di emettere le ordinanze sui domiciliari dei boss, debbano consultare le direzioni distrettuali antimafia o, nel caso dei 41 bis, la procura nazionale antimafia.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro 
Titolo: Multe ai disperati
Tema: Covid-19: ristoratori in piazza contro la riapertura

La premessa è d’obbligo: non ce l’abbiamo con gli agenti di polizia che ieri a Milano hanno eseguito un ordine stupido, gli ordini si eseguono. Ce l’abbiamo con il burocrate che li ha mandati a sgomberare e multare – quattrocento euro a testa che di questi tempi sono tanta roba – una ventina di civili commercianti che pacificamente, ben distanziati e con mascherina d’ordinanza, avevano organizzato un sit in di protesta contro i ritardi del governo negli aiuti in un’enorme piazza del centro. Non si fa, uno Stato attento e solidale non si accanisce contro la sua parte migliore, applicando alla lettera il cavillo di una legge che impedisce assembramenti. Non può permetterselo uno Stato incapace che per di più ha abbandonato i cittadini e i piccoli imprenditori al loro destino, e ci sorprende che lo permetta il ministro degli Interni Luciana Lamorgese, che è donna sensibile e pacata.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Milella Liana 
Titolo: Boss, Bonafede ci ripensa Ma ora c’è il rischio fuga – Boss, corsa a un decreto per rimetterli in carcere Bonafede sotto attacco
Tema:  Bonafede cambia idea sulla scarcerazione dei mafiosi

Un decreto legge per riportare in galera i mafiosi. Una risposta stizzita a Di Matteo. La mozione di sfiducia del centrodestra contro di lui che sta per materializzarsi al Senato per la penna di Bongiorno e Ghedini, due nemici storici, che scrivono strizzando l’occhio a  Renzi. Per il Guardasigilli Alfonso Bonafede è una giornata difficile. Comincia con due pugni nello stomaco dalle pagine di Repubblica, la lista di 476 mafiosi scarcerati per l’emergenza Covid e l’intervista a Nino Di Matteo. Invece affronta subito la questione bollente dei boss passati dal 41bis al salotto di casa. Pensa a un decreto legge per rispedirli in cella. Soprattutto per non farne uscire altri: una fila che, stando alle indiscrezioni interne, potrebbe essere molto lunga.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – La sfida con Renzi e M5s che il Pd non può perdere
Tema: Agricoltura: sanatoria sui migranti

La nuova battaglia sui permessi di soggiorno e sanatoria per gli irregolari è diventato un caso politico dentro la maggioranza per diverse ragioni. Compare — di nuovo – una minaccia per il Governo con la ministra Bellanova che evocale dimissioni e ottiene la convocazione di Conte a Palazzo Chigi per oggi, poi i grillini che si dividono tra favorevoli e contrari al provvedimento e infine il Pd che da tempo rincorre la discontinuità con le politiche migratorie di Salvini (e relativi decreti) ma che finora ha dovuto sempre cedere e rinviare. Non questa volta però. Per il partito di Zingaretti sul tavolo c’è una questione identitaria che attraversa l’immigrazione, la legalità, le infiltrazioni criminali, il caporalato, le politiche per il Mezzogiorno: tutti fronti dove non può essere scavalcato da Italia Viva o essere succube di Luigi Di Maio a suavolta in competizione con il leader leghista. La missione di salvare i provvedimenti e pure le “bandiere” del Pd è stata affidata al ministro Provenzano che nel vertice di ieri ha cercato di mettere d’accordo la Bellanova e la Catalfo con l’assenso della ministra Lamorgese. Una mediazione ancora in sospeso che si gioca sui tempi dei permessi di soggiorno straordinari.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: Il commento – La politica sospesa – Il virus politico dei microinteressi può logorare un esecutivo che vive sospeso
Tema: Politica in confusione

Le pandemie non invertono il corso delle cose, ma accelerano e amplificano tendenze già in atto: soprattutto nel momento in cui sembrano, lentamente, uscire dalla fase acuta. E così, cala il contagio del Covid-19, ma lievita quasi di rimbalzo in politica il virus della divisione e della confusione. E si assiste al trionfo dei microinteressi, costringendo il governo a spostarsi quotidianamente da un fronte all’altro, senza riuscire a chiudere un solo dossier. Il risultato è che il decreto con gli aiuti finanziari potrebbe slittare alla fine della settimana. Significherebbe certificare un ritardo nella distribuzione delle risorse, che aumenterà la frustrazione dei beneficiari. Ieri il premier Giuseppe Conte, incontrando le imprese, ha detto: «Cercheremo di chiudere il “decreto maggio” in settimana». Ma non si capisce se sia una promessa o un’ammissione delle difficoltà. Il riconoscimento di una fase di «grandi sofferenze» e della necessità di «affrettare le misure» fa pensare alla seconda ipotesi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: E per salvare il ministro Conte convoca i renziani tentati dalla sfiducia
Tema: Politica in confusione

A metà giornata, Giuseppe Conte decide di rilanciare. «Convoco Italia Viva a Palazzo Chigi. Voglio capire se hanno già deciso di rompere, oppure se vogliamo lavorare assieme. Nel secondo caso, sono disposto a ragionare di tutto». Faccia a faccia, il premier e i vertici renziani. Perché anche il Colle, che pure ha blindato l’esecutivo, di certo preferisce un premier che prende in mano la fase due, anche politicamente. E perché la minaccia fatta circolare da Matteo Renzi nelle ultime 48 ore, «aspetto di leggere la mozione di sfiducia a Bonafede, potremmo decidere di votarla», è un rischio troppo grande per l’avvocato giallorosso. Bonafede, appunto. È lui l’anello debole che preoccupa il presidente del Consiglio. È lui ad essere nel mirino della destra. È lui che Renzi ha preso “in ostaggio”, per far ballare l’esecutivo, costringendo Conte ad accettare quello che mai aveva accettato finora: un vertice dedicato solo a Italia Viva. Tutto, pur di salvare il capodelegazione grillino, colui che lo ha introdotto al Movimento aprendogli le porte della politica. Il premier sa di dovere molto al Guardasigilli, ma considera quantomeno un pasticcio la gestione della scarcerazione dei mafiosi per via dell’emergenza Covid. Bonafede gli è apparso insonne, provato, confuso per il colpo inaspettato ricevuto dal pm antimafia che è stato un suo idolo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Riaperture, Conte accelera – Il premier accelera sui negozi «Valutiamo la possibilità di anticipare le riaperture»
Tema: Conte accellera le riaperture

Per migliaia di piccole imprese stremate dal lockdown, ogni giorno ulteriore di attesa rischia di avvicinare il collasso definitivo. Le pressioni delle categorie produttive si sono fatte insostenibili per il governo, già sommerso dalle voci dissonanti che si alzano nella maggioranza e tra i presidenti delle Regioni. E così Giuseppe Conte si è convinto a rivedere la tempistica delle riaperture. Il presidente del Consiglio, intervistato dall’Agi, ha detto che «continuando con il senso di responsabilità sin qui dimostrato, in molti territori si potranno anticipare le riaperture già nei prossimi giorni di maggio». Il pressing è fortissimo, l’intero comparto del commercio denuncia di essere in ginocchio. E Conte, incontrando Rete Imprese Italia, prova a rassicurare la categoria: «Dal governo non c’è alcuna volonta di protrarre questo lockdown residuo. Se c’è la possibilità di anticipare qualche data, possiamo anche valutare delle aperture ulteriori». In alcune Regioni i bar, i ristoranti, i parrucchieri e i centri estetici potranno alzare le saracinesche due settimane prima dell’e giugno, cioè già il 18 maggio.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Brera Paolo_G. – Ziniti Alessandra
Titolo: Le regioni a contagio zero pronte a riaprire “Bar, ristoranti e parrucchieri al via dal 18”
Tema: Conte accellera le riaperture
Ieri al traguardo tanto ambito non è arrivato nessuno. Nessuna delle sei regioni italiane che hanno già raggiunto il non solo simbolico “contagi zero” è riuscita a ripetere la performance che fa punteggio pieno, per presentarsi alla prima valutazione del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico con le carte in regola per ottenere la riapertura anticipata di negozi, bar, ristoranti e parrucchieri. Ma la corsa è iniziata, le pressioni aumentano e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia fatica a imporre la linea della prudenza alle Regioni, che vorrebbero accelerare i tempi. «Tutti noi vogliamo arrivare alle differenziazioni territoriali. Dal 18 maggio molte attività potranno riaprire, ma lo si dovrà fare in sicurezza, e le Regioni che decideranno di farlo senza il rispetto delle linee guida Inail se ne assumeranno la responsabilità», ha detto ieri per arginare i salti in avanti dei governatori. Ogni Regione prepara il suo percorso con autonomia. Anche dal premier Conte, dopotutto, arriva un ideale beneplacito al gioco d’anticipo: «Se c’è la possibilità, possiamo valutare aperture ulteriori». «Stiamo lavorando su bar, ristoranti e parrucchieri», conferma il ministro Boccia. Con un occhio puntato a nuovi positivi e ricoverati: se continuerà la discesa, saremo presto più liberi.
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Testata:  Repubblica 
Titolo: Il punto – Un ministro sbagliato – Il ministro sbagliato nel governo stanco
Tema: Bonafede cambia idea sulla scarcerazione dei mafiosi

In altri tempi la vicenda dei capi della malavita scarcerati in massa avrebbe provocato le dimissioni del ministro della Giustizia per responsabilità politica oggettiva. E forse avrebbe dato la spinta decisiva alla caduta del governo. Nella Repubblica dei Cinque Stelle il guardasigilli per ora resta al suo posto e si sforza di rimandare in carcere i boss come uno che si affanna a rimettere nel tubetto il dentifricio spremuto. Ma è impossibile non vedere che nelle ultime ore l’esecutivo Conte ha sofferto un altro colpo alla sua credibilità, stavolta sul terreno assai delicato dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini. Pur volendo accantonare per un attimo le polemiche sulle mascherine mancanti o sui sussidi economici fantasma, resta un senso d’incertezza il cui fondo è tutto politico. L’intesa tra Pd e M5S è fragile e lo diventa ogni giorno di più.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Signore Adalberto 
Titolo: Il retroscena – Dopo il pressing del Colle Renzi frena e perde pezzi – Il Quirinale stoppa Renzi che ora frena sulla crisi e teme di perdere pezzi
Tema: Politica in confusione

Va avanti a scatti Matteo Renzi. A volte bruschi, a volte più gentili, un po’ come capita alle macchine quando stanno finendo la benzina. Perché se da un lato affonda colpi sul governo, dall’consapevole di quanto sia complicato arrivare davvero fino in fondo e staccare la spina a un esecutivo che proprio lui ha fortemente voluto dopo l’improbabile crisi agostana aperta da Matteo Salvini. Così, se ieri in pubblico la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova – capodelegadone di Italia viva nel governo – continuava a minacciare le dimissioni sulla regolarizzazione dei migranti, in privato l’ex premier cercava di abbassare i toni e rassicurare soprattutto i suoi gruppi parlamentari. Che, seppure zeppi di fedelissimi alla causa, iniziano a nutrire qualche dubbio sulla strategia da guastatore indefesso imboccata dal senatore di Rignano. Un approccio che in un momento così delicato per il Paese – con la crisi sanitaria non ancora alle spalle e quella economica solo alle porte – viene considerato un filino sopra le righe. Al punto che dentro Italia viva c’è chi rimpiange di avere lasciato il Pd e c’è pure chi non esclude di tornare a bussare al portone di largo del Nazareno.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta – Trovati Gianni 
Titolo: Conte: valutiamo l’anticipo per la riapertura dei negozi – No di Confindustria e Ance al taglio ore con pari salario
Tema: Conte accelera le riaperture

L’attesa delle modifiche europee sugli aiuti si incrocia con le tensioni nella maggioranza. E i tempi che si allungano complicano la gestazione della maximanovra. Ieri è stato il turno delle imprese, che con Confindustria e Ance hanno risposto con un «no» secco all’ipotesi di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, ipotesi poi ridimensionata in giornata dalla stessa ministra del Lavoro Catalfo. Ma dagli interventi per le imprese alla regolarizzazione dei migranti sono tanti i capitoli aperti nell’ex decreto Aprile, in un elenco che tra le altre cose comprende il reddito di emergenza, le misure perla famiglia e la moratoria per legge dei tributi locali (rischia di saltare, mentre 200 milioni sono in arrivo per i Comuni delle «zone rosse»). Il fattore tempo è cruciale, sul piano politico ma anche su quello pratico perché il ritardo nell’approvazione investe il rifianziamento di ammortizzatori sociali e sostegni al reddito. Anche per questo il premier Conte ieri è tornato a spingere per un’approvazione in settimana: l’obiettivo, che di giorno in giorno sdrucciola, ora punta a sabato. Ma resta ambizioso perché il decreto ha bisogno dell’intesa europea sulle modifiche al Quadro Temporaneo sugli aiuti di Stato, e di un’accelerazione decisa nel lavoro tecnico sulle norme di un testo che promette di essere ciclopico anche nelle dimensioni.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Rogari Marco 
Titolo: Fisco e contributi, rinvio a settembre per i pagamenti di oltre 20 miliardi – Tre mesi di tasse e Iva sospese, si torna a pagare il 16 settembre
Tema: Tassazione sospesa

La ripresa dei versamenti di tasse e contributi sospesi nei mesi di marzo, aprile e maggio “prenota” in calendario la data del 16 settembre 2020. Uno slittamento in avanti che trascina con sé anche i pagamenti degli avvisi bonari, delle cartelle esattoriali e degli accertamenti in scadenza dal 2 marzo scorso al prossimo 31 maggio. Per l’ufficialità manca ancora il via libera del Consiglio dei ministri a quello che doveva essere il decreto di aprile e che si è ora trasformato nel decreto di maggio. Una vera e propria manovra da oltre 100 articoli, su cui il Governo e la maggioranza che lo sostiene sono alla continua ricerca di un’intesa per garantire nuovi aiuti a famiglie, professionisti e imprese. Queste ultime nell’incontro di ieri hanno chiesto all’esecutivo una sospensione ben più lunga perilversamento di tasse e contributi, almeno a fine anno.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Crisi epocale: Eurozona -7,7%, Italia-9,5% – Nell’Eurozona un crollo del 7,7% Mercato unico in pericolo
Tema: Pil: Eurozona e Italia a picco
La Commissione europea ha avvertito ieri che in assenza di una risposta concertata alivello comunitaria la crisi economica provocata dalla pandemia influenzale potrebbe lasciare serissimi strascichi, tra cui «distorsioni gravi» del mercato unico così come «radicate divergenze economiche, finanziarie e sociali tra i Paesi della zona euro». Bruxelles prevede una caduta dell’economia dell’unione monetaria del 7,7% nel 2020 e un rimbalzo del 6,3% nel 2021. In una conferenza stampa a Bruxelles, il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha definito la recessione «la peggiore nella storia dell’Unione». Ha anche precisato che «la gravità della recessione così come la forza della ripresa saranno irregolari», vale a dire differenti da Paese a Paese. «Un piano di rilancio ben coordinato e finanziato rafforzerebbe la nostra risposta comune e mitigherebbe i rischi economici», ha poi aggiunto, riferendosi anche a un eventuale fondo per gli investimenti azionari. La pandemia influenzale ha congelato l’attività economica nei Paesi dell’Unione europea, obbligati a rispettare un confinamento provante sia da un punto di vista sociale che industriale. L’impatto, secondo Bruxelles, sarà notevole, tanto che l’esecutivo comunitario non si aspetta che l’Unione possa recuperare entro la fine del 2021 la perdita subita in questi mesi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Europa, la pandemia rischia di aumentare le disparità tra Paesi
Tema: Pil: Eurozona e Italia a picco

«In Europa la pandemia potrebbe lasciare cicatrici permanenti». Ma in alcuni Paesi più che in altri. È allarme «disparità» quello lanciato ieri dal commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, presentando le nuove previsioni economiche di Bruxelles. Numeri da guerra per il 2020, con un crollo «storico» della zona euro pari al 7,7%. Ma è soprattutto 2021a preoccupare: anche se ci sarà un rimbalzo del +6,3%, non tutti i Paesi torneranno a un’attività economica pari a quella dell’epoca pre Covid. Lo farà la Germania, che il prossimo anno avrà un’espansione dell’1% superiore al 2019. Non succederà altrettanto nell’Europa meridionale, in particolare in Italia, che «avrà bisogno di più tempo». Nel nostro Paese, pur con un rimbalzo del 6,5%, l’economia resterà di 2,75 punti inferiore a quella dello scorso anno. In Spagna di 2,5 punti, come in Olanda. In Francia la perdita sarà di un punto. «Recessione e ripresa saranno disomogenee, ci sono differenze tra Paesi», l’allarme di Gentiloni per il quale il virus potrebbe allargare la forbice competitiva tra i partner della zona euro. Divergenze tali da rappresentare «una minaccia per mercato interno ed eurozona».
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Testata:  Stampa 
Autore:  M.Bre. 
Titolo: Europa, recessione senza precedenti Solo la Grecia farà peggio dell’Italia
Tema: Pil: Eurozona e Italia a picco

L’Europa piomba in una «recessione storica che non ha precedenti dalla Grande Depressione», riconosce il commissario Paolo Gentiloni. Una situazione «che avrà conseguenze economiche e sociali gravi». Quest’anno il Pil della zona euro perderà il 7,7%e sarà solo parzialmente cornpensato dalla ripresa prevista nel 2021 (+6,3%). Ma la recessione sarà tanto profonda quanto asimmetrica perché non tutti i Paesi saranno colpiti allo stesso modo: secondo le previsioni della Commissione Ue, il Pil italiano segnerà un -9,5%. Soltanto la Grecia farà peggio (-9,7%) .«Per evitare che aumentino le disparità, servirà subito un Recovery Plan» avverte il vicepresidente Valdis Dombrovskis. Il problema è che il piano per il rilancio resta ancora lontano. La Commissione ha rinviato nuovamente la presentazione, che con ogni probabilità non avverrà prima del 20 maggio. E cosl il tema non finirà sul tavolo dell’Eurogruppo in agenda domani. I 19 ministri dell’Eurozona dovrebbero invece riuscire a chiudere l’intesasul Mes in modo da lanciare la nuova linea di credito dal 1° giugno. Secondo fonti Ue l’accordo è molto vicino.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: La Corte tedesca non ferma i piani Bce – La sentenza della Corte tedesca non ferma gli acquisti della Bce
Tema: Corte tedesca contro BCE

La Bce resta totalmente determinata ad assicurarsi che la politica monetaria sia «trasmessa a tutte le parti dell’economia e in tutte le giurisdizioni», cioè gli Stati dell’area dell’euro, operando all’interno del mandato. È questa l’indicazione prospettica scandita dalla Banca centrale europea poche ore dopo la sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ha sollevato rilievi sulla parziale possibile illegalità del programma di acquisti di titoli di Stato (Pspp) nel Qe1 e Qe2. La lotta contro la frammentazione, provocata dalla crisi della pandemia da coronavirus, resta dunque confermata dalla Bce, e con essa, implicitamente, lo strumento principe per frenare divergenze e spread: il programma pandemico Pepp, complementare al Pspp. La Bce va dunque avanti. La sentenza della Corte tedesca non ha impatto diretto sulla banca centrale guidata da Christine Lagarde, che è un’istituzione europea soggetta alla Corte di giustizia europea: Lussemburgo, a differenza di Karlsruhe, non ha riscontrato nel Pspp alcunaillegalità rispetto a mandato e Trattato.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Dopo l’affondo dei giudici tedeschi Lagarde conta sulla Bundesbank e sul sostegno di Merkel
Tema: Corte tedesca contro BCE

Jens Weidmann è schierato da mesi accanto a Christine Lagarde. E non solo per la charme offensive avviata dalla presidente della Bce nei confronti della Bundesbank sin dall’insediamento, un po’ per uscire dall’ombra di Mario Draghi, un po’ per l’esigenza di reintegrare l’azionista di maggioranza – la Germania – in un consesso in cui si era sempre più isolata. Ma, a partire da marzo, è stata la grande pandemia ad annullare le consuete obiezioni dei “falchi” verso le mosse straordinarie della Bce: anche la Bundesbank è perfettamente consapevole delle apocalittiche dimensioni della crisi. Quando Lagarde ha varato un nuovo piano di emergenza da 750 miliardi di euro, togliendo via via tutti i paletti per essere sicura di poter comprare anche titoli italiani a sufficienza, i distinguo sono stati irrisori. L’ortodossia ordoliberale tedesca, però, ha deciso di vendicarsi altrove. La decisione dei giudici di Karlsruhe di considerare il “quantitative easing” «sproporzionato», dunque un’azione di politica economica e non più solo monetaria, e di giudicare una sentenza della Corte europea carta straccia, getta non solo Lagarde, ma anche la Bundesbank, il governo Merkel e il Parlamento, in un dilemma enorme. Schiere di giuristi a Francoforte e Berlino si stanno già rompendo la testa su da farsi: l’esecutivo e il Bundestag sono stati esortati esplicitamente a pronunciarsi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Boeri Tito – Perotti Roberto 
Titolo: Il commento – Come proteggere le piccole aziende – Piccole imprese da salvare
Tema: Pmi le più colpite da Covid-19

Le piccole imprese sono state particolarmente colpite dal lockdown. Quelle con meno di 5 lavoratori contano per circa un quarto del lavoro dipendente, ma per il 40 per cento dei lavoratori rimasti a casa anche dopo il 4 maggio. Cosa hanno fatto sin qui i decreti varati dal governo per loro? Il decreto Cura Italia ha esteso a loro la copertura della cassa integrazione. Qui la rapidità era essenziale. Purtroppo gli strumenti previsti a questo scopo, la cassa integrazione in deroga e il fondo di integrazione salariale, non sono adatti a situazioni di emergenza: hanno processi troppo macchinosi, resi ancora più lunghi dal comportamento dilatorio di molte regioni (scandaloso, anche in questo campo, quello della Lombardia). Il risultato è che molti piccoli imprenditori hanno dovuto anticipare, magari indebitandosi, la cassa integrazione dei propri dipendenti per marzo e aprile, un risultato paradossale nel momento di più acuta crisi di liquidità per queste aziende.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bonanni Andrea 
Titolo: Aiuti di Stato, beffa per l’Italia
Tema: Pmi le più colpite da Covid-19

Mentre il mondo politico italiano si sta dilaniando sul dilemma se utilizzare o meno i 36 miliardi di prestiti del Mes, Bruxelles ha autorizzato a fine aprile aiuti di stato straordinari alle imprese europee per oltre 1.900 miliardi di euro. Di questi, circa la metà sono pagati dalla Germania e destinati al tessuto produttivo tedesco.
All’indomani della crisi finanziaria dello scorso decennio, Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Olanda e Belgio salvarono e ristrutturarono il loro sistema bancario iniettandovi migliaia di miliardi di soldi pubblici. L’Italia non lo fece, vantando le virtù delle proprie banche (Tremonti). Quando poi il sistema creditizio italiano andò in difficoltà, l’Europa aveva ormai chiuso la possibilità degli aiuti pubblici e il prezzo della crisi fu pagato dagli investitori privati. Adesso rischiamo di subire, sul fronte degli aiuti di stato, la stessa beffa che subimmo allora sul fronte bancario. Ma anche in questo caso non sarà colpa della Germania e degli altri Paesi che sanno sfruttare le opportunità offerte dall’Europa, quanto piuttosto di una classe politica italiana che fatica a mettere a punto una strategia condivisa in materia. Mentre Berlino e le altre capitali del nord si orientano verso una politica di sostegno al credito, che lascia libere le imprese e tutela anche le banche, una fetta della nostra maggioranza di governo interpreta la questione degli aiuti di stato come un cavallo di Troia per tornare all’Iri e ai carrozzoni pubblici. In questo modo, però, non si aiuta la produttività delle imprese.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: Eurozona la sola Bce non basta
Tema: Corte tedesca contro BCE

Bundesverfassungsgericht. È il nome, non proprio facile da pronunciare, della Corte Costituzionale tedesca che martedì scorso ha pubblicato una sentenza di non poco conto per il futuro dell’Unione europea. Certo, le conseguenze economiche e politiche di tale sentenza non sono ancora chiare. I mercati finanziari hanno per ora reagito in modo misurato: il tasso di interesse sui Btp è aumentato solo di 20 punti base. Ma, talvolta le implicazioni economico-politiche di certi eventi emergono solo nel tempo. Vale quindi la pena di guardare la sentenza da vicino. La se ntenza riguard a le operazioni di Quantitative Easing (QE), ossia gli acquisti di titoli, soprattutto pubblici, da parte della Bce. Questi acquisti sono intrapresi per stimolare l’economia: quando la Bce compra titoli dalle banche, la liquidità di queste ultime aumenta il che permette un aumento dei prestiti. per capire le implicazioni della sentenza, è anche utile ricordare che gli acquisti della Bce sono eseguiti dalle banche centrali nazionali: solitamente la Bundesbank compra bund tedeschi, la Banca d’Italia Btp italiani e così via.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: Trump: la task force guiderà la Fase 2 Tentazione di ritorsioni contro la Cina
Tema: Trump: via alla riapertura nonostante i rischi

«La Cina avrebbe potuto prevenire la morte di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo», ripete Mike Pompeo. «Avrebbe potuto risparmiare al mondo di sprofondare in una crisi economica. Avevano una scelta e invece hanno coperto l’epidemia a Wuhan», dice il segretario di Stato facendo eco di nuovo alle accuse lanciate da Donald Trump contro Pechino. Ma né il presidente e né il capo della diplomazia hanno spiegato quali siano le «prove evidenti» di cui parlano da giorni. Continuano le voci su imminenti ritorsioni economiche da parte della Casa Bianca. La Cina che continua a smentire le accuse, ricordando che l’Oms ha escluso che il virus sia stato creato in laboratorio. L’ambasciatore cinese chiede di interrompere il pericoloso «gioco dello scaricabarile sul coronavirus». Trump ha deciso la sua strategia per riaprire il Paese e passare subito alla”Fase due”, anche se questa decisione, ha detto, potrebbe causare maggiori infezioni e morti per la pandemia. In questa partita il presidente si gioca la rielezione e questo è ilprezzo da pagare: «Ci potrebbero essere più morti, il virus passerà con o senza unvaccino. Ma noi dobbiamo riaprire il nostro Paese, e dobbiamo riaprirlo subito», ha spiegato nella sua prima uscita in Arizona, durante la visita agli stabilimenti Honeywell che producono mascherine made in Usa.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pompetti Flavio 
Titolo: Trump: ripartire, anche con più morti – Trump: «Riapriamo presto anche se avremo più morti»
Tema: Trump: via alla riapertura nonostante i rischi

Riaprire le attività economiche e sociali degli Usa avrà un costo forse elevato di vite umane, ma il presidente Trump è pronto ad accettarlo pur di far ripartire l’economia del paese. Lo ha detto nel corso di un’intervista durante la visita in Arizona martedì sera, e lo ha ripetuto ieri dalla Casa Bianca «La gente vuole tornare a lavorare e a produrre, ignorarlo potrebbe essere ugualmente rischioso». Trump si è auto congratulato per quanto ha fatto in risposta all’epidemia: «E’ stato forse il mio miglior lavoro», come se fosse ignaro che gli Stati Uniti sono il primo paese al mondo nel contagio con un terzo del numero totale, e conducono l’amara classifica dei decessi (più di 71000). Il ministero del Lavoro ha appena contato venti milioni di posti scomparsi nel solo mese di aprile, il dato più grave della storia degli Usa. Sarà compito della task force governativa orientare le scelte degli amministratori in tema di riaperture, o almeno questo sembra l’orientamento riguardo alla squadra dei 22 specialisti che Trump ha messo insieme sotto la guida del vice presidente Mike Pence. Quest’ultimo aveva detto che il ruolo della task force è ormai esaurito e che Trump la scioglierà prima della fine di maggio. Poi è arrivato il ripensamento presidenziale. Alcuni degli esperti si sono riuniti ieri a porte chiuse alla Casa Bianca ma tra loro non c’era il dottor Anthony Fauci, l’esperto epidemiologo che la prossima settimana risponderà al senato, e che due giorni fa aveva contraddetto il presidente sull’ipotesi che il Covd 19 sia stato fabbricato in laboratorio dai cinesi. Le riaperture stanno già causando ripentimenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Tra terapie e vaccini, la squadra dei 42 italiani in prima linea con Fauci
Tema: Usa: molti italiani nella task force anti Covid-19

C’è anche un pezzo di Italia nella corsa americana al vaccino e alle cure anti virus. Sono ricercatori, medici, professori impegnati nelle più importanti istituzioni pubbliche e private degli Stati Uniti. Nelle ultime settimane alcune di queste figure sono diventate presenze familiari per il pubblico italiano. A cominciare dalla virologa Ilaria Capua, docente all’Università della Florida a Miami. Oppure Alessandro Vespignani, 55 anni, nato a Roma, fisico informatico, direttore del «Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems», alla Northeastern University di Boston. Da circa dieci anni è uno dei massimi esperti di «epidemiologia computazionale» e i suoi modelli matematici sono un riferimento obbligato nel confronto internazionale. L’ambasciata italiana a Washington ha messo insieme una lista di 42 specialisti in posizioni chiave negli Usa, ma che fanno anche da ponte con il mondo scientifico del nostro Paese. Alla fine la cooperazione concreta passa e si sviluppa attraverso i talenti e le esperienze personali. Nel mezzo della pandemia è diventato cruciale il ruolo del più grande centro di ricerca degli Stati Uniti, il National Institutes of Health (Nih) di cui fa parte il Niaid, il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, sede a Bethesda, pochi chilometri da Washington. Il Niaid è guidato da Anthony Fauci, virologo della task force della Casa Bianca.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bremmer Ian 
Titolo: Usa e Cina, due colossi con i leader indeboliti Così la pandemia riapre la guerra fredda
Tema: Usa-Cina: nuova guerra fredda?

Incalzati dall’insistenza crescente dei loro Paesi per la riapertura dell’economia, in questo momento i leader mondiali subiscono forti pressioni per trovare un difficile equilibrio su tre fronti: tutelare la salute dei cittadini, far ripartire i settori produttivi e assicurare il proprio futuro politico. Questo è certamente il caso del presidente americano, Donald Trump, che si prepara a lanciare la sua campagna elettorale per la rielezione in autunno. Ma, a sorpresa, vediamo comparire su questa lista anche un altro leader mondiale oggi in affanno, ovvero il presidente cinese Xi Jinping: una nuova realtà che rischia di inasprire i rapporti tra Usa e Cina, spingendo i due Paesi verso la guerra fredda. Xi Jinping dovrebbe essere immune a questo genere di pressione politica. La Cina non è un Paese democratico e Xi ha impiegato gli anni trascorsi fin qui al vertice della nazione per consolidare il suo potere con misure straordinarie. Persino la costosa guerra dei dazi con gli Usa non è riuscita a scalfire il suo prestigio politico in patria. Ma le manovre di insabbiamento e depistaggio sul coronavirus, messe in atto da Pechino sin dall’inizio della crisi, hanno contribuito enormemente alla diffusione della pandemia, sia in Cina che nel resto del mondo, provocando dannosi contraccolpi alla leadership cinese in patria e all’estero.
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Testata:  Mf 
Autore:  Costantini Francesca 
Titolo: La pandemia fa salire alle stelle la tensione Cina- Usa
Tema: Usa-Cina: nuova guerra fredda?

La Cina ha sfidato il segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, invitandolo a presentare prove a sostegno della sua affermazione secondo cui il coronavirus proverrebbe da un laboratorio cinese. Il commento della portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, rappresenta la reazione ufficiale del governo di Pechino alla dichiarazione di Pompeo. Si tratta anche dell’ultimo tentativo della Cina di contrastare le mosse dell’amministrazione Trump tese a dare all’esecutivo cinese la colpa per la diffusione dell’epidemia, che ha infettato oltre 3,6 milioni di persone in tutto il mondo. Domenica scorsa Pompeo ha dichiarato di aver visto «enormi prove» che dimostrano che il virus ha avuto origine in un laboratorio di Wuhan, la città cinese dove il coronavirus è stato identificato per la prima volta alla fine dell’ anno scorso, senza dare pert) ulteriori dettagli. «Prove enormi? Allora ce le mostri», ha detto Hua, aggiungendo che «Pompeo non può presentare alcuna prova perché non ne ha nessuna. Penso che la questione dovrebbe essere gestita da scienziati e professionisti invece che da politici». Negli ultimi mesi i rapporti tra Cina e Stati Uniti sono peggiorati a causa della pandemia: i due Paesi si sono incolpati reciprocamente per l’origine del Covid19 senza presentare prove chiare.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: La giornata – La Russia programma la ripresa in tre fasi
Tema: Anche la Russia in fase 2

Anche la Russia prova a impostare una mappa per uscire dal blocco imposto dal coronavirus. L’allentamento delle restrizioni avverrà in tre fasi: nella prima verranno consentite passeggiate e attività motoria; nella seconda riapertura di scuole e servizi, nella terza parchi, piazze e attività ricreative. Date ancora da definirsi, ma dal 12 maggio industria e costruzioni inizieranno a rimettersi in moto. Secondo il sindaco di Mosca, Serghej Sobjanin, la diffusione dell’epidemia si è stabilizzata: l’aumento quotidiano dei casi di contagio (più di 10mila in tutto il Paese da quattro giorni, un totale di 165.929 malati e 1.537 decessi) è dovuto per il sindaco all’alto numero di test effettuati nella capitale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Dall’Europa tre miliardi ai Balcani “Ma ora stop alle intese con Xi e Putin”
Tema: Aiuti Ue ai Balcani

Oltre tre miliardi per combattere il coronavirus. Ma anche per scacciare l’ombra di Cina e Russia, che nella regione giocano la loro partita per guadagnare influenza a scapito dell’Unione. Si può riassumere così il summit di ieri tra i vertici delle istituzioni europee e i leader dei Balcani occidentali. A Serbia, Kosovo, Montenegro, Albania, Bosnia e Macedonia del Nord andranno soldi e aiuti insieme ad una reiterata, e rinforzata, promessa di un futuro nella Ue. Ma in cambio dovranno smetterla di flirtare con Xi Jinping e Vladimir Putin. Il vertice si sarebbe dovuto tenere a Zagabria, ma il coronavirus ha costretto i leader a traslocare in remoto. Così come ha cambiato l’agenda del summit. Da anni l’Europa è contraddittoria con i Balcani occidentali, lavora per sminare le costanti tensioni nazionaliste ma poi non è conseguente sulle promesse di adesione.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Masseri Daniel 
Titolo: Merkel battezza la Fase 2 «Se i casi salgono si chiude»
Tema: Via alla Fase 2 in Germania

La cancelliera Angela Merkel ha aperto la conferenza stampa alle 15.20, con due ore abbondanti di ritardo sull’orario previsto. La circostanza ha fatto pensare a qualche dissidio sorto durante la lunga teleconferenza fra la guida del governo federale e i 16 presidenti dei Länder, e più probabilmente fra alcuni di questi. Alla fine la leader tedesca si è presentata davanti ai giornalisti accompagnata come ormai è tradizione dal governatore della Baviera, Markus Söder, e dal sindaco-premier di Amburgo Peter Tschentscher. «La prima fase della pandemia è dietro di noi e siamo all’inizio della seconda», ha esordito Merkel facendo subito capire che tirava aria di novità. E cosi è stato: la cancelliera ha dapprima rivendicato i risultati ottenuti sotto la sua guida – «14 giorni fa abbiamo sperato che dopo la prima riapertura avremmo visto numeri bassi e oggi vediamo numeri bassi» – quindi ha elencato le nuove misure di allentamento. Fra le quali la riapertura di tutti i negozi, la possibilità per una persona (sempre la stessa) di visitare un anziano ricoverato. E il numero di contagi a settimana, su 100mila abitanti, oltre i quali in Germania saranno obbligatoriamente reintrodotte le misure restrittive. La soglia sarà valutata provincia per provincia.
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