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SINTESI IN PRIMO PIANO – 6 luglio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Governance Poll 2020: Zaia è la star dei governatori. Decaro vince tra i sindaci;
– Di Maio preoccupato dalle tensioni Pd-Conte: «Così si va a sbattere»;
– Pronto il Piano Riforme: meno tasse, più treni e buoni Internet;
– Dietrofront di Johnson su Huawei. Pronto a bandire i cinesi dal 5G;
– Il coronavirus torna a fare paura. Nuove ondate in tutto il mondo.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Zaia è la star dei governatori Decaro vince tra i sindaci – Effetto Covid: vola Zaia e cede Fontana Nel Pd cresce Bonaccini, giù Zingaretti
Tema: Governance Poll 2020

L’onda di piena della pandemia investe anche la politica locale. Solleva alcuni leader e ne affoga altri, in un terremoto del consenso che guarda prima di tutto alle regionali di settembre. In un doppio dualismo che nella Lega esalta il presidente veneto Zaia e schiaccia il lombardo Fontana, e nel Pd innalza l’emiliano-romagnolo Bonaccini e fa sprofondare il laziale Nicola Zingaretti. Che, però, è il segretario Dem. L’edizione 2020 del Governance Poll, l’indagine con cui ogni anno Noto Sondaggi misura il consenso degli amministratori locali, distribuisce successi e cadute che oggi vanno oltre i confini regionali. La Lega raccoglie fra i presidenti l’ormai abituale filotto di primati. Al primo posto in questa classifica Luca Zaia è ormai abbonato. Ma il 70% di veneti che si dicono pronti a votarlo sono qualcosa di diverso da un semplice incoraggiamento in vista delle elezioni. Perché il Governance Poll fra i presidenti di Regione si vince di solito con percentuali di poco superiori al 50%. Il primo exploit è stato dello stesso Zaia, con il 62% raccolto l’anno scorso. Ma il 70% ha l’aspetto di un plebiscito, che cancella d’un colpo anche gli insuccessi raccolti dalla battaglia identitaria sull’autonomia. La nuova impennata è ovviamente figlia del Covid, o meglio della determinazione con cul un modello fatto di tamponi a tappeto e sanità territoriale è riuscito fin qui a evitare l’ecatombe lombarda. È proprio il risultato dell’altro alfiere leghista nel Lombardo-Veneto, Attilio Fontana, confermale distanze siderali con Palazzo Lombardia. Con il suo 45,3%, Fontana ottiene un risultato tutto sommato onorevole visto il contesto, che lo sprofonda però al 13° posto su 18 presidenti, lontanissimo dal terzo scalino del podio occupato l’anno scorso e dalle percentuali raccolte sia nelle urne sia nello stesso Governance Poll. La Lega, insomma, può festeggiare il monocolore delle prime tre posizioni, con Fedriga (Friuli Venezia Giulia), e Tesei (Umbria) in fila dietro alla lepre Zaia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Decaro top tra i sindaci Appendino e Raggi ko
Tema: Governance Poll 2020

Quando le difficoltà bussano alla porta di casa, gli italiani cercano le prime risposte dal sindaco. E lo premiano quando le risposte arrivano. Può essere letta in questa chiave la nuova classifica del gradimento che gli abitanti delle città riservano ai loro sindaci, misurato dall’edizione 2020 del Governance Poll. Classifica che incorona Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, con un ampio 69,4%, affiancato sul podio dal messinese Cateno De Luca e da Giorgio Gori, sindaco della Bergamo martoriata dall’epidemia, ex aequo con Marco Bucci che a Genova si è trovato il mandato «invaso» dal crollo del ponte Morandi. Ma accanto agli onori ci sono gli oneri di un ruolo in cui politica e responsabilità individuale viaggiano in una simbiosi che non si incontra in nessun’altra carica pubblica. Perché quando le risposte invece non arrivano, e l’amministrazione continua ad arrancare fra servizi zoppicanti e conti traballanti, i cittadini si arrabbiano, e fanno piovere i «no» alla domanda sulla disponibilità a rivotare il sindaco in carica. Come succede a Leoluca Orlando a Palermo ed a Virginia Raggi a Roma, appaiati all’ultimo posto con un solo decimale di scarto (38,1% contro 38,2%). A far loro compagnia a fondo classifica ci sono Salvo Pogliese a Catania, Giuseppe Falcomatà a Reggio Calabria, Rinaldo Melucci a Taranto e Luigi De Magistris a Napoli, in una lugubre cantilena di default comunali dichiarati ed ereditati, come a Catania e Taranto, o sospesi in battaglie eterne con la Consulta e la Corte dei conti come a Reggio Calabria e Napoli. Ai sindaci va molto meglio che ai presidenti di Regione, fra i quali la sufficienza del 50% arriva solo in 5 casi su 18 (27%). Gli italiani sembrano insomma premiare un modello che nella crisi ha provato a mescolare protagonismo e responsabilità. .
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Il retroscena – Di Maio al Pd: basta tensioni o si va a sbattere – «Così si va a sbattere» Di Maio preoccupato dalle tensioni Pd-Conte
Tema: Tensioni nel governo

«Sono preoccupato». Il ministro degli Esteri, già capo del M5S, Luigi Di Maio lo riferisce ad alcuni parlamentari fedelissimi e l’oggetto delle sue apprensioni è lo stato di salute della maggioranza. Di Maio sarebbe stato raggiunto da voci di insoddisfazioni sempre più accese da parte del Partito democratico nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Proprio il premier resta sulla graticola. Da giorni sono emerse le voci che parlano di una sua possibile sostituzione, di un cambio in corsa del presidente del Consiglio, pur nella continuazione della legislatura. Tra i sospettati ci sono esponenti dem come il ministro Dario Franceschini, il sempre attivissimo leader di Italia Viva Matteo Renzi e lo stesso Di Maio che, secondo i sospetti dell’entourage di Conte, ambirebbe a sedersi sulla poltrona di Palazzo Chigi. Magari tra agosto e settembre, approfittando delle difficoltà che potrebbero esserci con la probabile sconfitta alle Regionali e la questione controversa dell’utilizzo o meno del fondo salva Stati Mes. Di Maio smentisce ambizioni personali e anzi, parlando con i suoi, si propone come mediatore: «Non capisco i toni sempre più accesi tra Pd e Conte, su tematiche che potrebbero risolversi in modo più franco e trasparente». Il ritorno alle urne è considerata un’opzione irrealizzabile: «Tornare ora al voto sarebbe impensabile. C’è un Paese in ginocchio dopo una crisi sanitaria senza precedenti e dobbiamo solo rimboccarci le maniche, tutti, in questo momento. Se c’è un nodo da sciogliere si scioglie, non possiamo lasciare il governo impigliato ai cavilli di qualcuno. Il Paese è in stallo, invece di guardarci allo specchio bisogna intervenire in maniera concreta». Non è un mistero che le ultime uscite del premier abbiano irritato fortemente alcune aree del Movimento. Per esempio, le parole pronunciate sulla necessità di allearsi alle prossime Regionali con il Partito democratico.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Amministrative la scelta di Grillo 5 Stelle e Pd uniti – Grillo prepara un nuovo messaggio “Alleatevi con il Pd nelle regioni”
Tema: Tensioni nel governo

L’ultima volta che, in estate, Beppe Grillo ha detto la sua, ha cambiato la storia politica dell’Italia. Ha fatto andare di traverso il mojito a Matteo Salvini e ha battezzato il governo M5S-Pd. Ed è pronto a farlo di nuovo, a breve. Il capo politico pro-tempore Vito Crimi, uno dei pochi che con il garante del M5S ha contatti costanti, sta dicendo a parlamentari e ministri di farsi trovare pronti: «Prima della fine di luglio Beppe farà una delle sue uscite». Al netto della sua imprevedibilità, quello che nel governo sanno è che Grillo – forse addirittura da Roma – manderà un messaggio che potrebbe dare una svolta alle estenuanti trattative sulle Regionali di settembre, per le quali Pd e M5S faticano a creare un progetto comune. Le conseguenze di una sconfitta potrebbero essere disastrose per il governo nazionale. Questa è la posta in gioco e il comico ce l’ha ben presente. Anche perché gliel’ha spiegata Conte, e in qualche modo pure il leader dem Zingaretti, il quale, secondo fonti del M5S, avrebbe avuto contatti con Grillo. Le bocche restano cucite perché gli attivisti grillini restano ipersensibili sull’argomento, in gran parte riluttanti alle ragioni della politica nazionale e all’idea di andare a braccetto con il partito che sul territorio è stato spesso il più acerrimo avversario. Ma la storia è cambiata una volta e può cambiare ancora. A maggior ragione se il pericolo si ripresenta uguale a se stesso. La disfatta sarà quantificabile in regioni. Dato per inarrivabile il Veneto, dove il leghista Luca Zaia si gioca il trionfo bulgaro, e date per vinte Toscana e Campania che il Pd già governa, restano in bilico Marche, Liguria e Puglia. Sono le tre regioni dove i dem chiedono il soccorso del M5S.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rivara Lavinia 
Titolo: Intervista a Dario Franceschini – Franceschini: Conte e maggioranza non si toccano, grave dividersi alle Regionali – Dario Franceschini “Per il Pd Conte non si tocca e neanche la maggioranza Grave dividersi alle Regionali”
Tema: Tensioni nel governo

Tra possibili sconfitte alle Regionali, un referendum che può delegittimare l’attuale Parlamento, una Confindustria ostile e una crisi post Covid definita dallo stesso ministro dell’Economia Gualtieri «devastante», l’orizzonte autunnale del governo appare sempre più cupo. Eppure Dario Franceschini, numero uno del Pd nell’esecutivo e ministro della Cultura, non vede alternative a questa coalizione e dopo settimane di tensioni con il premier ora cerca di fare piazza pulita di sospetti e veleni: per i dem – dice – Conte non si tocca. Ministro Franceschini, iI governo supererà le forche caudine di settembre? «Da tutte le crisi, anche dalle più drammatiche, possono emergere delle opportunità. Nel lockdown abbiamo visto un Paese coeso e solidale. Ecco, ora dobbiamo essere tutti capaci di essere così anche di fronte alla sfida della ricostruzione. Abbiamo molti elementi favorevoli, dalla svolta totale delle politiche europee, che sono certo la Merkel rafforzerà nel semestre di presidenza tedesca della Ue, alle risorse mai viste messe a disposizione dei singoli Paesi. Poi la consapevolezza delle forze sociali che non è tempo di contrapposizioni tra lavoratori e imprese ma di fare ognuno la propria parte per la crescita e la salvaguardia dei posti di lavoratori. Tutto questo non va sprecato». Quindi non pensate che serva un altro premier? «Mai pensato. Anzi voglio dirlo senza margini di ambiguità: io apprezzo moltissimo il lavoro di Conte, come ha guidato il governo in uno dei passaggi più difficili della storia della Repubblica e come cerca sempre il punto di equilibrio in una coalizione inevitabilmente complicata, perché nata tra avversari alle elezioni. Anche per questo deve essere chiaro che per noi non esistono né un altro premier né un’altra maggioranza in questa legislatura. Ogni nostra parola, anche quando appare critica, è per migliorare l’azione del governo, non per indebolirla».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Zingaretti contro il fuoco amico «Sono picconatori da salotto»
Tema: Pd

Nicola Zingaretti e la sua squadra provano a giocare in contropiede. Da giorni infatti al Nazareno guardano con sospetto alle mosse di Stefano Bonaccini che ieri sulla Stampa ha chiesto di dare un’identità maggiormente riformista al Pd. Dove vuole andare a parare? E veramente in atto il tentativo da parte del governatore dell’Emilia-Romagna di lanciare un’Opa sul partito? Magari in autunno, se la situazione politica si complica e le Regionali non vanno bene per il centrosinistra. Sotto osservazione anche chi, come il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, dimostra di apprezzare le uscite di Bonaccini (è di ieri un suo tweet in questo senso che dicono abbia molto irritato il segretario). Pure le voci di un ingresso di Zingaretti al governo, siccome provengono dallo stesso Pd, hanno fatto scattare un campanello d’allarme al Nazareno. Perciò il leader dem e i dirigenti a lui vicini sono passati all’offensiva. E anche un modo per mobilitare gli elettori e i simpatizzanti a sostegno del segretario, che «si batte per vincere le destre», e contro i suoi detrattori. Ha cominciato l’altro ieri notte Andrea Orlando con un tweet a commento dell’ennesimo sondaggio che dà i dem a pochi punti di distanza dal partito di Salvini: «Da questi numeri emerge in modo evidente che senza tre scissioni il Pd sarebbe pari alla Lega. Ai volenterosi dirigenti che sollevano obiezioni sulla leadership del partito consiglierei di orientare meglio i loro strali». Giorgio Gori, il primo ad aver pubblicamente chiesto un cambio della guardia al Nazareno, ha subito ironizzato così: «Pensa il Psi, se nel ’21 non avesse subito la scissione di Livorno a quest’ora dove stava…». Poi è stata la volta di Matteo Orfini: «Peccato che per rincorrere Salvini chiudiamo i porti come lui». Un’allusione niente affatto velata alla vicenda della Ocean Viking.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: L’apertura di Berlusconi, il no di Salvini
Tema: Centrodestra

«L’intervista di Silvio Berlusconi al direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, non è un attentato all’unità del centrodestra – dice Antonio Tajani, il vicepresidente di Forza Italia – Infatti non mi ha chiamato nessuno per protestare, né Giorgia Meloni né Matteo Salvini…». Ma cosa ha detto ieri Berlusconi? Che «la via maestra per noi rimane il voto», ricorda Tajani, però il Cavaliere ha aggiunto pure che «se alcune forze politiche fossero disponibili a dare vita a un governo diverso e migliore di questo, forse sarebbe il caso di parlarne». «Non un governissimo, un governo di unità nazionale», precisa Tajani. Del resto, Salvini su questo punto ha già detto di no. «La via maestra è il voto», ha ribadito anche ieri il leader della Lega. E pure Giorgia Meloni, sabato da piazza del Popolo a margine della manifestazione unitaria del centrodestra, ha già chiuso la porta a «un governo arlecchino, giallo, rosso e blu…». «L’idea però è un’altra – spiega Tajani – Starà al presidente della Repubblica sciogliere le Camere e mandarci al voto, ma se non lo farà noi non possiamo restare fermi. Il centrodestra unito deve prendere l’iniziativa e provare a proporre un nuovo governo alternativo a sua guida, magari con l’appoggio esterno dei moderati dei 5 Stelle, che pure ci sono. Di certo, però, non c’è alcun accordo sottotraccia col Pd. E solo un’ipotesi, ma discutiamone insieme…». A chi ieri però ha chiesto a Salvini se teme un’intesa tra FI, Pd e 5 Stelle su legge elettorale e Mes, con Berlusconi che apre a un nuovo governo, il capo del Carroccio ha risposto secco: «I dibattiti surreali sulla legge elettorale, sul Mes e sui giochini non mi appassionano. Sono sicuro che il centrodestra sarà compatto».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Lorenzo Fontana – «Se il Cavaliere farà da stampella a questo governo sarà la sua resa»
Tema: Centrodestra

«In autunno le divisioni all’interno del governo esploderanno». E il centrodestra, sarà unito o diviso? «Non posso dire se effettivamente ci sia compattezza, però me lo auguro – risponde Lorenzo Fontana, eurodeputato della Lega, ex ministro della Famiglia e degli Affari europei nonché vice di Matteo Salvini -. Abbiamo bisogno di fare squadra con intellettuali d’area, è in atto uno scontro tra identità e globalismo che condizionerà i prossimi decenni. E serve che tutte le forze siano unite in questa battaglia di civiltà contro il nuovo totalitarismo globalista». Tanti nel centrodestra temono che il Cavaliere sia pronto a sostenere Conte. Lei si fida? «Considero Berlusconi una persona molto intelligente. Mi auguro che abbia voglia di continuare a combattere per un’Italia libera e che non si consegni nelle mani di chi, per 25 anni, ha tentato di distruggerlo sotto il profilo umano, morale, politico ed economico. Se facesse la stampella a questo governo sarebbe una resa per lui». Come spiega la tensione nei rapporti tra Salvini, Meloni e Tajani che si notava dietro le quinte di piazza del Popolo? «Non ero dietro le quinte. Di sicuro il centrodestra è formato da sensibilità diverse. Forza Italia è nella maggioranza europea, che negli anni non si è certo distinta per grandi risultati a favore del nostro Paese. In Fratelli d’Italia noto troppe venature nazional-centraliste, retaggio del passato e che la fanno essere ancora una forza omologatrice e non identitaria. Poi ci siamo noi, che siamo identitari e antiglobalisti per eccellenza. Quindi le differenze ci sono eccome». Salvini è ancora il leader giusto per fare la sintesi? «Non c’è il minimo dubbio. Bisogna essere bravi a fare sintesi per governare. Sintesi che non è pensabile se qualcuno pensa di fare accordi con Pd e Cinque Stelle».
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Meno tasse, più treni e buoni Internet Così il piano per la Ue – Fisco, revisione di Irpef e Iva Pronto il Piano Riforme
Tema: Piano nazionale di riforma

«È assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica sia seguita da una depressione economica. Non vi è tempo da perdere, e le notevoli risorse che l’Unione europea ha messo in campo devono essere utilizzate al meglio». Con queste parole il ministro Gualtieri, sintetizza il «Programma nazionale di riforma» (Pnr), cioè il piano che di solito viene allegato al Def di aprile, e che quest’anno arriva in ritardo a causa della pandemia. Ma questo Pnr traccia anche «le linee essenziali» del Recovery Plan, il piano che servirà al governo per chiedere gli aiuti nell’ambito del Next generation Ue, scrive Gualtieri. Risorse decisive. All’Italia, infatti, secondo la proposta della presidente Ursula von der Leyen, potrebbero andare 173 miliardi, di cui 82 a fondo perduto. Il Pnr si baserà «sul rilancio degli investimenti, su un incremento della spesa per ricerca e istruzione e su riforme mirate ad incrementare la competitività, l’equità e la sostenibilità». L’obiettivo è un livello di investimenti pubblici «superiore al 3% del Pil», contro il 2,3% del 2019. Altre risorse arriveranno, dice il governo, dalla lotta all’evasione e da una revisione della spesa pubblica. Sui prepensionamenti con Quota 100, che scadono a fine 2021, il governo «valuterà le scelte in materia alla luce della sostenibilità anche di lungo periodo del sistema previdenziale e del debito pubblico». Il Pnr, è articolato su «tre linee strategiche: modernizzazione; transizione ecologica; inclusione sociale e territoriale, parità di genere». Saranno rafforzati gli investimenti su telecomunicazioni, ferrovie, strade, ponti, aeroporti, porti e intermodalità. Tra gli obiettivi: «un Paese completamente digitale», con la previsione di un contributo alle famiglie per le connessioni veloci e l’acquisto di tablet e pc; treni ad alta velocità per garantire «tempi di accesso a Roma non superiori a 4 ore e mezza».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico – Massaro Fabrizio 
Titolo: Giù le tasse ma il condono non ci sarà
Tema: Piano nazionale di riforma

Meno tasse per lavoratori e imprese, ma niente condoni. Semplificazioni per sbloccare i cantieri e rilanciare gli investimenti pubblici in infrastrutture materiali e immateriali. Digitalizzazione di tutte le scuole e niente “classi pollaio”. Assegno unico per i figli e sistema fiscale che agevoli le famiglie. Politiche di genere per promuovere l’occupazione femminile, facilitare la conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, ma anche un salario minimo orario per garantire il potere d’acquisto dei lavoratori non protetti dal contratto nazionale. Sono alcuni degli obiettivi indicati dal governo nel Piano nazionale di riforma. Il documento sarà approvato dal consiglio dei ministri e poi inviato a Bruxelles. Disegna un ampio ventaglio di interventi per rilanciare l’economia e modernizzare la pubblica amministrazione, il sistema sanitario e quello scolastico. Interventi che saranno finanziati anche dalle risorse europee, dopo che le proposte della commissione europea saranno approvate da tutti gli Stati membri, come auspica il governo Conte. Con la prossima manovra di Bilancio il governo varerà l’attesa riforma complessiva del Fisco, che riguarderà le imposte dirette e indirette. Il Pnr non scende nei dettagli, ma è noto che i tecnici lavorano a una riduzione delle aliquote e degli scaglioni dell’Irpef, cosi come è da tempo allo studio una revisione dell’Iva. Della riforma farà parte, come scrive nelle premesse al Pnr il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, «la revisione delle imposte ambientali e l’abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi». La riforma del Fisco, prosegue il ministro, sarà «improntata all’efficienza, all’equità e alla progressività», niente tassa piatta (flat tax) dunque.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Fibra ottica in tutte le scuole e più linee ad alta velocità per rilanciare l’economia
Tema: Piano nazionale di riforma

Il governo teme il peggio per l’economia italiana. Lo scrive il ministro Pd dell’Economia Roberto Gualtieri nella premessa al Piano nazionale di riforme (Pnr) che sarà esaminato dal prossimo Consiglio dei ministri: «È assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica sia seguita da una fase di depressione economica. Non vi è tempo da perdere». Ecco perché il Pnr si presenta quasi come una premessa del Recovery Plan italiano che il governo annuncia di voler presentare alla fine di settembre assieme alla Nadef, la nota di aggiornamento del Def. Quel Piano per la Ripresa è cruciale perché consentirà all’Italia di usufruire di ingenti risorse europee, la fetta più importante dei 750 miliardi messi a disposizione da Bruxelles. Nel Pnr il governo Conte invece si limita ai titoli, pur significativi. Ammette intanto che all’Italia servono 32 miliardi per le Infrastrutture sanitarie. Annuncia che destinerà altri 7 miliardi in tre anni – lo 0,4% del Pil – a ricerca e istruzione, 3 miliardi extra all’edilizia scolastica in 3 mila interventi, assumerà più insegnanti di sostegno di ruolo, porterà la fibra ottica entro 2 anni in tutte le scuole statali superiori e medie, oltre che nelle scuole primarie e dell’infanzia delle “aree bianche”, quelle dove la banda ultralarga è inesistente. L’obiettivo è «adottare forme sistemiche di teledidattica» e rivedere i criteri di numerosità nelle scuole per «evitare le classi pollaio». Nei prossimi 4 anni il governo punta poi a un livello di investimenti superiore al 3% del Pil, spinti da trasporto (“piano smart mobility”) e telecomunicazioni (banda ultralarga e 5G). Sarà possibile raggiungere Roma da tutta Italia con l’alta velocità ferroviaria in massimo 4 ore e mezza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ferraino Giuliana 
Titolo: Intervista a Luciano Vescovi – «L’ennesimo proclama E che fine hanno fatto le proposte di Colao?»
Tema: Piano nazionale di riforma

«Il Piano nazionale di riforma? Sono rimasto un po’ spiazzato da questa accelerazione. Di domenica. Abbiamo perso 10 giorni per gli Stati Generali sull’economia a Villa Pamphilj, ora abbiamo l’impressione di avere un altro piano minestrone. Sono ancora proclami. Prima bisogna fare, poi annunciare. La commissione Colao ha presentato un bel piano, l’ho letto tutto, c’erano molte cose interessanti: perché non se ne parla più? Mi dispiace dirlo, ma questo Paese si merita di avere i vincoli europei»», sbotta Luciano Vescovi, imprenditore edile e presidente di Confindustria Vicenza. Secondo il ministro dell’Economia Gualtieri bisogna evitare che la crisi pandemica sia seguita da una depressione. Non c’è tempo. «Temo che la fretta sia legata al fatto che ormai siamo in campagna elettorale per le Regionali di settembre e c’è la pausa estiva. Ma in pausa da che, visto che siamo rimasti fermi per 3 mesi? Nel mondo non si ferma nessuno. La verità è che facciamo tanto gli schizzinosi sul Mes e invece dovevamo chiederlo un mese fa. Forse abbiamo la memoria corta: l’anno scorso per fare una manovrina da 14 miliardi, perché gli altri 16 dei 30 complessivi erano a debito, siamo impazziti. Ora abbiamo una quantità enorme di risorse, grazie all’Europa: vogliamo accontentare tutti?».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Covid, lo tsunami abbatte anche il pil delle Regioni – Tsunami Covid sul pil delle regioni
Tema: Bankitalia fotografa l’impatto del Covid-19

Il Covid ha colpito soprattutto il Nord del Paese, la Lombardia ed il Veneto, il Piemonte e l’Emilia, ha affondato il turismo e la manifattura, congelato consumi interni ed export, ma i suoi effetti nefasti si sono fatti sentire anche più a Sud, persino in aree colpite magari marginalmente dalla pandemia. La fotografia che ha scattato la Banca d’Italia, che ha completato la pubblicazione dei suoi rapporti annuali sull’economia delle venti regioni italiane, ci restituisce un’immagine molto simile a uno tsunami, un’onda anomala e violentissima che da Nord a Sud ha travolto la nostra economia, le imprese e le famiglie, ha avuto un impatto fortissimo sul mercato del lavoro e messo alle corde le finanze locali, soprattutto nelle zone dove l’epidemia ha fatto aumentare in maniera significativa la spesa sanitaria. In Piemonte il blocco attività superiore alla media nazionale, in Liguria è stato colpito dalla crisi ben l’85% delle imprese (industria e servizi) con meno di 20 addetti mentre in Lombardia la cig è aumentata di venti volte rispetto al 2019. Il Veneto è la regione che forse pagherà il conto più salato, e ha accusato il colpo anche l’Emilia Romagna, interrompendo sei anni di crescita continua dell’occupazione. Val d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana e Sicilia soffrono il crollo del turismo, patisce di meno il Lazio, grazie alla forte presenza della Pubblica amministrazione, di industrie farmaceutiche ed alimentari. Al Sud, e in particolare in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, aumenta il rischio povertà e i giovani, già ai margini del mercato del lavoro, vedono allontanarsi ancora di più la possibilità di trovare una sistemazione.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Amoruso Roberta 
Titolo: Appalti, procedure più veloci – Semplificazioni in Cdm accordo sugli appalti e nuovo abuso d’ufficio
Tema: Accordo sugli appalti

Il testo definitivo arriverà oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato per le 22. Probabilmente il via Iibera alla svolta sulla corsia preferenziale negli appalti arriverà con la formula «salvo intese». Fino all’ultimo si lavorerà sui ritocchi ma l’accordo politico di massima sul nuovo schema, c’è. Scatterà dunque un regime straordinario per gli appalti, fino al 31 luglio 2021, con affidamenti senza gara per le opere fino a 150.000 euro e procedure abbreviate, comprese le procedure negoziate senza gara fino a 5,2 milioni di euro. In quest’ultimo è prevista la consultazione di almeno cinque operatori, in base alle soglie, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti, con individuazione degli operatori in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici. In particolare per importo tra 350.000 e un milione di euro la consultazione deve riguardare almeno dieci operatori, che diventano quindici per i lavori tra 1 milione e 5,2 milioni, la soglia europea. L’ultimo accordo politico si è consumato invece sulle grandi opere per importi che superano la soglia europea. Il Decreto prevede una corsia di gare semplificate per tutte le opere oltre 5,2 milioni di euro. Ma non ci dovrebbe essere, invece, l’ulteriore corsia preferenziale aperta da una lista di infrastrutture urgenti indicate da uno o più Dpcm del governo su consultazione del Mit.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Baltimora: corde, urla e applausi In mare la statua di Colombo
Tema: Le proteste negli Usa

A Baltimora un gruppo di attivisti ha festeggiato il 4 luglio buttando a mare la statua di Cristoforo Colombo, tra applausi e grida di gioia. Un’azione probabilmente pianificata. Sabato sera un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo di protesta. Anche qui, continuano le marce, i sit-in, dopo l’uccisione di George Floyd da parte della polizia, il 25 maggio scorso. Verso le 21 il cielo si illumina coAbstract Primo Piano Poste del 6 LUGLIO 2020

n i fuochi d’artificio: il monumento viene imbragato con lunghe funi e poi tirato giù da molte persone, con uno strappo secco. Le immagini sembrano arrivare da un Paese in rivolta, non dal pacifico Maryland: la statua si spezza di netto, piomba a terra con fragore e infine viene gettata nella baia. L’attuale sindaco, Bernard Jack Young, non si è scaldato più di tanto. Ha fatto dire al suo portavoce, Lester Davis, che «d’abbattimento della statua di Colombo fa parte di un processo di riesame sul significato di questi monumenti che sta avvenendo a livello nazionale e globale». Non la pensa così Joe Biden, il candidato alla presidenza per i democratici, lo stesso partito del sindaco. Il 30 giugno scorso Biden diceva: «Il governo ha la responsabilità di proteggere le statue di Colombo, Washington e Jefferson». Donald Trump è andato oltre, trasformando «la distruzione delle statue», pianificata dal «fascismo di estrema sinistra», in un tema chiave della campagna elettorale: «Difenderemo, proteggeremo e preserveremo lo stile di vita americano iniziato nel 1492 con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Carolis Paola 
Titolo: Dietrofront di Boris, Londra pronta a bandire Huawei
Tema: Gran Bretagna – Cina

Mentre si inaspriscono sulla scena internazionale i rapporti tra Cina e Regno Unito, la partecipazione di Huawei alla rete 5G in Gran Bretagna sembra in bilico: nonostante il via libera annunciato da Boris Johnson a gennaio, il governo britannico, stando a quanto ha anticipato ieri la stampa, potrebbe rivedere il ruolo del colosso cinese. Le sanzioni statunitensi, che proibiscono a Huawei di utilizzare tecnologie basate su brevetti americani, potrebbero aumentare i rischi di un coinvolgimento del gruppo nell’infrastruttura domestica del Regno Unito. La GCHQ l’agenzia governativa che si occupa dell’intelligence e della cibersicurezza, sta riesaminando la situazione e dovrebbe presentare un rapporto all’esecutivo già nei prossimi giorni. In un’intervista con l’Evening Standard, il premier aveva dato voce ai suoi dubbi. «Non voglio una situazione in cui l’infrastruttura nazionale potrebbe essere controllata da un’agenzia di stato potenzialmente ostile. Dobbiamo valutare come procedere con grande attenzione». In risposta a indiscrezioni secondo le quali un dietrofront del governo sarebbe imminente, Matt Hancock, ministro della sanità, ha precisato ieri a Sky News che il primo nullaosta del governo «era accompagnato da condizioni». «Sono sicuro – ha aggiunto – che il Consiglio nazionale per la sicurezza (presieduto dal premier, ndr) valuterà se queste condizioni esistono e prenderà la decisione giusta».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Guerrera Antonello 
Titolo: Dietrofront di Johnson su Huawei Pronto a bandire i cinesi dal 5G
Tema: Gran Bretagna – Cina

La benedizione al clamoroso dietrofront di Londra arriva dall’ex capo dei servizi segreti britannici MI6, John Sawers, al Financial Times: «Sì, anche io avevo detto che l’accordo con Huawei era ragionevole. Ma ora non lo è più. Non ci sono più le condizioni di sicurezza. Gli ultimi sei mesi hanno rivelato la vera natura del presidente cinese Xi Jinping, molto più di quanto mostrato negli ultimi sei anni: la crisi di Hong Kong, le sanzioni contro l’Australia per l’inchiesta sul Covid, gli attacchi al confine indiano per intimidire New Delhi nei rapporti con Usa e Giappone. È la tattica del “lupo guerriero”», spiega Sawers, riferendosi ad alcuni film cinesi con le forze speciali di Pechino che sconfiggono mercenari occidentali. «La Cina deve capire che la pagherà se proverà a imporre suoi standard agli altri Paesi». E così la Cina è sempre più lontana da Londra. Perché oramai pare imminente: entro due settimane il Regno Unito annuncerà la revoca della concessione al colosso hi-tech cinese Huawei per lo sviluppo della rete telefonica ultraveloce 5G. Ufficialmente, a causa delle recenti sanzioni americane contro Pechino. Quindi ora il governo Johnson pensa sia meglio recidere il legame con Huawei – che prevedeva il 35% di appalto della linea 5G in Uk grazie ai costi limitati e l’alta tecnologia dei cinesi – incluso lo smantellamento delle infrastrutture già esistenti entro il 2027. Furia di Huawei: «La politica del Regno Unito è dettata dagli Stati Uniti di Trump. Ma non erano un Paese indipendente?». Ambigua la Francia: il capo della cybersecurity Guillaume Poupard ha annunciato ieri che Parigi «non adotterà un veto totale» come Londra, «ma scoraggeremo gli operatori a instaurare nuovi rapporti con Huawei».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Il coronavirus torna a fare paura Nuove ondate in tutto il mondo
Tema: Emergenza Covid-19

Israele ripiomba nello stato di emergenza da coronavirus e proibisce gli assembramenti con più 50 persone, mentre gli scienziati avvertono che gli «ospedali rischiano il collasso». Lo Stato ebraico è tornato di colpo nel clima di marzo. Ma la seconda ondata, o «secondo picco», investe tutta la regione mediorientale, e persino Paesi che sembravano aver vinto il Covid-19, come Corea del Sud e Australia. Un brutto risveglio per Netanyahu, dopo aver tutto sommato gestito bene il primo impatto. La marcia indietro è stata imposta dall’esplosione dei contagi, ben 1.138 soltanto il 2 luglio, dall’aumento dei ricoverati, 335 ieri, un record, e ancor più dal tasso di contagio, balzato al 5%. Eli Wazman, del Weizmann Institute, ha avvertito il Consiglio nazionale di sicurezza che «il numero di pazienti gravi è destinato a crescere fino a mettere a rischio il funzionamento degli ospedali». Finora Israele ha registrato 29 mila casi e 326 morti, mentre nei territori palestinesi sono saliti a 4.250, con 14 vittime. La seconda ondata ha investito in pieno anche l’Iran. Sabato ci sono state 163 vittime, il massimo da marzo. Il numero di contagi è salito a 240 mila, i morti sono oltre 11 mila e il governo ha decretato l’uso obbligatorio della mascherina. Tutta la regione è in emergenza. L’Arabia Saudita ha visto salire il numero dei contagi a oltre 200 mila, gli Emirati a 50 mila, mentre in Asia meridionale è l’India nel ciclone, con 24.850 casi in un giorno e 680 mila in totale, al terzo posto dopo Stati Uniti, Brasile e Russia. Il conteggio mondiale ha superato gli 11,3 milioni di contagi e i 530 mila morti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frattini Davide 
Titolo: «Ospedali pieni» Netanyahu dichiara lo stato d’emergenza
Tema: Emergenza Covid-19

«Stato di emergenza». Le parole che Benjamin Netanyahu usa per aprire la riunione settimanale del governo sono le stesse che un gruppo di esperti gli ha inviato per lettera solo 24 ore prima. Gli scienziati avvertono che Israele ha a disposizione pochi giorni per riuscire a contenere la diffusione del Covid-19, «gli ospedali rischiano di collassare per il numero troppo alto di pazienti gravi». Sembra marzo. Invece un mese fa Netanyahu e i suoi ministri hanno considerato l’emergenza superata: il Paese ha riaperto dopo la quarantena, sono rimaste alcune regole di tutela collettiva, come indossare la mascherina. Il premier discuteva con altri leader internazionali di come favorire il turismo tra le nazioni che stavano gestendo al meglio la pandemia, adesso Israele è stato inserito dall’Unione Europea nella lista dei Paesi a cui tiene chiuse le frontiere. Il primo ministro sceglie di accusare i cittadini in diretta televisiva – in sintesi: è colpa vostra, non siete stati cauti – ed è pronto a reintrodurre le limitazioni alla vita quotidiana. Il parlamento ha votato la legge che dà ai servizi segreti l’incarico di pedinare attraverso i telefonini gli infetti e chi sia entrato in contatto con loro. Attraverso il tracciamento digitale sono già state messe in quarantena 30 mila persone, molte si lamentano che nelle ore del presunto «contatto» erano in casa da sole. Gli analisti fanno notare che sono stati il premier e il ministro delle Finanze, minimizzando gli avvertimenti dei medici, a spingere per il ritorno totale alla normalità, dopo aver azzeccato le prime decisioni e aver bloccato la diffusione.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  M.Ev. 
Titolo: Dopo Usa e Brasile i focolai dei Balcani il nuovo fronte è alle porte dell’Italia
Tema: Emergenza Covid-19

Via terra o via aerea. Da Est, ma anche da Ovest. Stranieri che entrano o rientrano nel nostro Paese, ma anche tanti italiani che per varie ragioni erano all’estero e tornano a casa. Come gli esperti dicono da tempo, uno dei problemi di questa pandemia è che non e in sincrono nel mondo, se l’Italia ha forse superato i giorni più bui, altre nazioni, come gli Stati Uniti o il Brasile, oggi registrano 40-50mila casi al giorno, tra l’altro anche a causa del lassismo assecondato da chi li governa che rasenta il negazionismo. Si fa presto a dire: ma le frontiere sono chiuse, chi entra poi deve restare in quarantena. Il sistema non sta funzionando, dal Lazio al Veneto. sono centinaia i casi di persone che hanno portato in Italia il virus da fuori. E i focolai si moltiplicano. Quali sono le aree del mondo in cui l’epidemia sta galoppando? Una è molto vicina all’Italia. I Balcani. I dati sono davvero poco incoraggianti: in Serbia ci sono stati ieri 302 casi (il 50 per cento in più dell’Italia in un paese che ha un decimo degli abitanti), tanto che la Grecia ha deciso di proibire gli arrivi da Belgrado. Il Kosovo ha avuto 178 casi in un giorno, ma in totale ha poco più degli abitanti della Liguria. 141 casi in un giorno in Bosnia (3,3 milioni di abitanti). Segnali negativi anche da Macedonia, Albania e Montenegro. Anche dall’Est Europa arrivano segnali poco incoraggianti: la Romania viaggia a 400 casi giornalieri, ma in generale i dati sono in aumento anche in Bulgaria, Moldavia e Ucraina (per non parlare della Russia). Nell’Est Europa stanno vivendo una fase dell’epidemia che era più o meno quella dell’Italia di qualche settimana fa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Allarme Ue: Microsoft ci controlla i dati
Tema: Protezione dei dati

Il testo è uscito senza annunci, al punto da passare quasi inosservato. Eppure il Supervisore europeo per la protezione dei dati (Edps) ha redatto una requisitoria feroce, che va al cuore di una delle contraddizioni dell’Unione europea in questi anni: Bruxelles cerca di contrastare lo strapotere dei colossi statunitensi delle tecnologie, proprio mentre si affida ad essi perché non esistono in Europa imprese in grado di fornire servizi simili. Il risultato – accusa il Supervisore europeo – è che oggi i dati personali, legali, finanziari, politici e commerciali dei 46 mila funzionari delle istituzioni europee, dalla Commissione alla Banca centrale europea, sono nelle mani di Microsoft. Lo sono sulla base di accordi che lasciano al gruppo fondato da Bill Gates ampia discrezionalità di trattarli e esportarli dove crede e, in molti casi, di utilizzarli in violazione delle stesse norme europee sulla privacy: senza che le istituzioni europee ne abbiano sufficiente controllo e senza che sappiano dove esattamente alcuni dei dati vengono custoditi al di fuori del territorio stesso della Ue. Questa almeno è la conclusione un rapporto pubblicato da Edps, al termine di una lunga indagine «di propria iniziativa»
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Testata:  Stampa 
Autore:  Giantin Stefano 
Titolo: Xenobofo, anti-aborto e populista Il blitz di Skoro sul voto in Croazia
Tema: Elezioni in Croazia

Potrebbe essere un controverso ex cantante, icona del folk riciclatosi in politica e alfiere della destra più nazionalistica, l’ago della bilancia del prossimo governo in Croazia, anche se con minor peso del previsto. È quanto suggeriscono le proiezioni (sul 36% delle schede scrutinate) dopo la chiusura delle urne per le elezioni parlamentari. Elezioni che, invece del pareggio pronosticato dai sondaggi, hanno disegnato un quadro a sorpresa. A prevalere sono stati i conservatori dell’Hdz del premier uscente Andrej Plenkovic, che potrebbero conquistare ben 69 seggi su 151 – tanti, ma non sufficienti a governare da soli – anche se un altro pugno di voti potrebbe arrivare dai voti delle minoranze e della diaspora. Molto staccata la coalizione di centrosinistra Restart (43 seggi). A decidere i giochi del futuro governo potrebbe essere dunque il nuovo Movimento Patriottico di Miroslav Skoro, nazionalisti sovranisti che potrebbe aggiudicarsi ben 15 seggi, preziosissimi per formare una nuova maggioranza, con alta probabilità assieme all’Hdz. Ma chi è, Miroslav Skoro? Secondo i critici, è un radicale, su posizioni anti-migranti e anti-abortiste, con all’archivio canzoni patriottiche dedicate all’ex generale Ante Gotovina, un «falco» durante le guerre jugoslave, spesso indulgente verso gli orrori del regime ustascia durante la Seconda guerra mondiale, espressione di una fetta comunque consistente dell’elettorato croato, sensibile alle sirene di populismi e nazionalismo
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nizza Sharon 
Titolo: Sabotato l’impianto di Natanz, sospetti iraniani su Israele
Tema: Iran – Israele

Diverse esplosioni misteriose avvenute in Iran nell’arco di otto giorni, di cui tre in strutture legate al programma nucleare, potrebbero elevare il livello di tensione nella regione. La prima è del 26 giugno: immagini satellitari indicano che ha riguardato la base missilistica di Khojir alla periferia di Teheran. Il 2 luglio una deflagrazione al complesso nucleare di Natanz e due giorni dopo un incendio nella centrale elettrica di Zargan ad Ahvaz, che rifornirebbe la centrale nucleare di Darkhovin. Inizialmente la reazione iraniana è stata “incidenti”. Ma ieri il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana ha riconosciuto il «danno ingente all’impianto nucleare di Natanz, che potrebbe rallentare la produzione di nuove centrifughe» e specificato che la crucialità del sito impone di fare «attente valutazioni in vista di decisioni strategiche». Venerdì la Reuters ha riportato i commenti di tre funzionari iraniani, anonimi, secondo cui l’esplosione a Natanz sarebbe il risultato di un cyberattacco israeliano. Un altro alto funzionario ha parlato di «reazioni» se fosse confermata un’azione di sabotaggio. «Per quanto sia suggestivo parlare di attacchi seriali, io mi concentrerei su Natanz, il cuore del programma nucleare iraniano», ci dice il professor Uzi Rabi, dell’Università di Tel Aviv.
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