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SINTESI IN PRIMO PIANO – 6 giugno 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Vaccinazioni: Italia seconda in Europa
– Divorzio M5S- Casaleggio: le mosse di Conte
– Nasce la tassa globale per le Big Tech
– Seid: uccidersi a vent’anni per il razzismo

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: Retroscena – Il Movimento in piazza per presentare la svolta – Il M5S ora pensa alla piazza per presentare la svolta Le (future) mosse di Davide
Tema:  Divorzio M5S- Casaleggio

La svolta arriva nel primo pomeriggio: i tecnici mandati dal Movimento a Milano stanno lavorando per trasferire i dati degli iscritti. È il via libera alla rifondazione Cinque Stelle. L’accordo tra Rousseau e M5S è chiuso, lo hanno siglato Davide Casaleggio e Vito Crimi, ma l’operazione richiede qualche ora, il tempo — da una parte e dall’altra — per preparare post e comunicati e per espletare le formalità relative alle dovute garanzie da parte del tesoriere Claudio Cominardi. A fine giornata i tecnici prendono possesso di quel 10% di informazioni necessarie per organizzare la votazione in modo da inaugurare il nuovo corso (per completare il passaggio ci vorranno settimane). L’accordo — come anticipato dal Corriere — si chiude su circa 250 mila euro da versare nelle casse di Rousseau: un addio secco, senza più votazioni o altro. Non solo nell’intesa sono previste una serie di manleve legali per tutelare sia i Cinque Stelle sia l’associazione milanese (secondo le indi screzioni l’Authority e il M5S hanno dato garanzie per il trasferimento dei dati). Dietro le quinte si è mosso soprattutto Beppe Grillo, che ha fatto da garante per entrambi i duellanti. Giuseppe Conte e Casaleggio si sono poi accordati telefonicamente nei giorni scorsi, ma il vero lavoro è stato svolto dagli emissari.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Stefanoni Franco 
Titolo: Rivoluzione M5S Casaleggio lascia Conte: ora riparto – Conte ottiene i dati: subito il voto sul leader Addio di Casaleggio: non è più il Movimento
Tema: Divorzio M5S- Casaleggio

Si separano le strade di M5S e Rousseau. I Cinque Stelle da una parte, in possesso dei dati degli iscritti che permetteranno loro di convocare l’assemblea e modificare lo statuto aprendo alla leadership di Giuseppe Conte. E dall’altra Davide Casaleggio, presidente di Rousseau, che sceglie il taglio netto lasciando il M5S. Dopo mesi di scontri, le due controparti accettano il compromesso. Con le informazioni a disposizione, ottenute in seguito a una transazione favorita dell’intervento del Garante della privacy, l’ex premier ieri ha annunciato l’avvio di una «nuova storia»: «L’attesa è finita, inizia il nostro secondo tempo. Sarà aperta una fase per le osservazioni degli iscritti ed entro il mese di giugno ci sarà la votazione online su statuto e leadership. Nei prossimi giorni il progetto politico sarà rivelato e discusso». Conte rischiava di non riuscire a insediarsi penalizzando l’intero M5S in vista delle amministrative di ottobre. «Ci siamo rivolti al Garante della privacy, ottenendo la consegna dei dati entro cinque giorni», ha scritto, «così da avviare il nuovo percorso su un’altra piattaforma telematica, che terrà vivo il filo diretto con i nostri attivisti. Dopo tanti anni di collaborazione era giusto che tutto si concludesse con un accordo. I debiti non si discutono, si onorano: avevo dato la mia parola, ho fatto seguire i fatti».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Vaccini, la corsa dell’Italia – Il record di 600 mila dosi in 24 ore Così in tre mesi l’immunità di gregge
Tema: Vaccinazioni, l’Italia seconda in Europa

C’è un numero ora diventato decisivo. Perché ci permette di calcolare quando usciremo dall’emergenza senza alcun dubbio: 50 milioni. Come le dosi da somministrare per raggiungere l’immunità di gregge del Paese. Fissata al 70% degli italiani residenti (42 milioni) a cui aggiungere almeno il 70% dei 2,3 milioni di ragazzi, tra i 12 e i 15 anni, di cui è stata appena consentita dall’Aifa la «copertura» con Pfizer. L’ufficio statistico della struttura commissariale, guidata dal generale Francesco Figliuolo, è al lavoro. Perché aver somministrato 604.689 dosi venerdì 4 giugno, nuovo record della campagna vaccinale, apre scenari inediti. E circolano nuove proiezioni che permetterebbero persino di anticipare a fine agosto il raggiungimento per l’immunità collettiva al verificarsi di due condizioni ineludibili. Le incognite sono due: 1) che anche tra giovani, ormai fino ai 12 anni, il vaccino diventi un’assoluta priorità da non dover (né poter) procrastinare. Se l’adesione alla campagna diventasse il più possibile su larga scala — anche tra chi non è a rischio letalità Covid — a quel punto l’obiettivo sarebbe raggiungibile secondo un banale calcolo algebrico; 2) che le forniture di vaccini — previste copiosissime da luglio in poi (al ritmo di 31 milioni al mese fino a fine settembre) — siano rispettate anche in previsione dei via libera al vaccino tedesco Curevac (a mRna) che arricchirà gli approvvigionamenti. Figliuolo ritiene che il target centrato venerdì dimostra che ormai le Regioni sono in grado di raggiungerlo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Foschini Giuliano 
Titolo: In un giorno 600 mila dosi Siamo secondi in Europa – Vaccini, il nuovo balzo 600 mila in un giorno e secondo posto Ue Figliuolo: “Avanti così”
Tema: Vaccinazioni, l’Italia seconda in Europa

Se il ritmo sarà confermato, o meglio ancora implementato come la struttura commissariale promette, tra cento giorni l’Italia raggiungerà l’immunità di gregge, cioè il 70 per cento della popolazione vaccinata. Significherebbe cominciare l’autunno senza la paura di una nuova ondata. «Significa — dicono dalla cabina di regia del ministero — avere praticamente la certezza di essere usciti dall’incubo». L’euforia è figlia dei dati degli ultimi giorni che ha toccato, nelle ultime 24 ore, il record delle 600 mila somministrazioni. «Bene, ma andiamo avanti così» ha detto il generale Francesco Figliuolo agli uomini della struttura commissariale. Dando numeri importanti a livello internazionale, con l’Italia al secondo posto assoluto in Europa in termini di popolazione interamente vaccinata, subito dopo la Germania e davanti a Francia e Spagna. Uno dei fattori chiave dell’incremento delle somministrazioni «risiede nell’aumento dei punti vaccinali, che sono oggi 2.659 in Italia. A questi se ne stanno aggiungendo oltre 800 realizzati da imprese, aziende e grande distribuzione». Nuovi hub, quindi. Ma soprattutto, rispetto alla prima fase, finalmente disponibilità di dosi. Come promesso.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Berlusconi frena: l’unità con la Lega soltanto un’idea – Berlusconi frena “L’unità con la Lega è solo un’idea”
Tema: Alleanza di destra

È rimasto stupito, Silvio Berlusconi. Dopo aver chiesto via Zoom ai suoi parlamentari di «valutare con grande attenzione» il patto federativo fra Forza Italia e Lega, aveva messo in conto qualche malumore, la scontata opposizione della frangia interna storicamente ostile a Matteo Salvini. Ma certo non si aspettava che nel partito esplodesse una mezza rivolta: con buona parte della truppa, specie quella eletta al Sud, decisa ad ostacolare l’Opa lanciata dal leader padano attraverso la costituzione di gruppi unici in entrambe le Camere. Né poteva immaginare che i transfughi Toti e Brugnaro, anziché cedere alle sirene nordiste, si mettessero di traverso: pronti ad approfittare della liquefazione azzurra per ingrossare la neonata Coraggio Italia, accogliendo fra le sue fila i malpancisti contrari a quello definito da tanti «un progetto di annessione». Perciò al mattino il Cavaliere, infastidito pure dall’accelerazione impressa da Salvini, alza il telefono e digita il numero di Mara Carfagna, da anni trincea forzista contro le spinte filo-leghiste e icona dei ribelli. È a lei che l’ex premier chiede di intercedere per rassicurare tutti, spiegando che «quella della federazione è solo un’idea su cui si rifletterà». Tradotto: nulla è ancora deciso.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Severgnini Beppe 
Titolo: Meritiamoci la libertà – La libertà di rincasare (ufficialmente) a mezzanotte ma con buon senso
Tema: Coprifuoco: serve responsabilità

ll coprifuoco alle 23 è stato sconfitto dai vaccini e dalla primavera, che in Italia è più convincente di qualsiasi decreto legge. Giovedì e venerdì sera, poco prima di mezzanotte, Milano era festosamente movimentata, come molte altre città d’Italia, e senza eccessi apparenti. Lungo la Darsena cinque auto della polizia erano ferme, distanziate, i lampeggianti azzurri nel buio tiepido. Un modo per ricordare la teoria e la pratica, la regola e la comprensibile eccezione. Domani sera il coprifuoco in zona gialla si sposta alle ore 24, tra poco — lunedì 21 giugno, primo giorno d’estate — scompare del tutto. Sarebbe bene che ognuno di noi — fino ad allora, e anche oltre — usasse buon senso e tolleranza: i controllori come i controllati, anche quelli che hanno una finestra aperta su una piazza. Non viviamo normalmente da quindici mesi: neppure l’estate 2020, piena di ricordi regole e ansie, si può ritenere normale. E’ inevitabile — stavo per scrivere: umano — che sentiamo la voglia di uscire e stare con gli altri. L’Italia è una società socievole e tattile. La rinuncia a chiacchiere e abbracci è stata più dolorosa che altrove. Ho la sensazione che le autorità se ne rendano conto, a cominciare dal governo. L’ormai celebre «rischio calcolato», di cui ha parlato Mario Draghi a metà aprile, calcolava anche questo: se non si fosse creata una valvola di sfogo, l’Italia sarebbe esplosa. La riapertura graduale dei luoghi d’incontro — resa possibile dal ritmo delle vaccinazioni — rappresentava una necessità psicologica, non solo economica.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Milella Liana 
Titolo: La Giustizia assume per smaltire gli arretrati Così accelerano i processi
Tema: Nodo Giustizia

È “la scommessa” che diventa realtà. Il magistrato non sarà più solo con i suoi processi. Manager di se stesso. E purtroppo dei suoi inevitabili ritardi. Niente a che vedere con i colleghi inglesi, americani, tedeschi e francesi. Più celeri, certo. Proprio perché possono contare sui loro assistenti che preparano il lavoro, mentre lui lo pianifica e lo conclude. Adesso, con quello che è stato battezzato “l’ufficio del processo”, il nostro giudice, civile o penale che sia, cambierà vita. E cambierà l’efficienza della giustizia italiana. È la grande scommessa del Recovery plan. Che in Consiglio dei ministri, venerdì sera, ha fatto una tappa decisiva. Un miliardo e 657 milioni per 16.500 assunzioni per tre anni. L’ufficio del processo esce dal libro dei sogni dei magistrati che l’hanno studiato, proposto, sperimentato, e diventa realtà. Novità tanto importante che la Guardasigilli Marta Cartabia sta già programmando un tour negli uffici giudiziari per presentare la “scommessa”. E il suo predecessore Alfonso Bonafede la ringrazia per aver proseguito, “nella continuità”, il suo lavoro.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  l. m. 
Titolo: Assunzioni, l’Anac accusa il governo “Passo indietro sulla corruzione”
Tema: Assunzioni

E’ angosciata, al telefono, la voce di Giuseppe Busia. Il presidente dell’Anac, l’Autorità Anticorruzione, è in allarme da venerdì sera, dopo la riunione del Consiglio dei ministri, perché teme «che adesso, con tanti soldi e quindi tante tentazioni, venga indebolita l’Anac e questo sarebbe un errore». A farlo sarebbe il governo, anche se dopo la protesta di Busia fonti di palazzo Chigi fanno sapere che «non viene pregiudicata alcuna competenza dell’Anac». Eppure le critiche di Busia sono molto puntuali. Riguardano, se le bozze del decreto che lo stesso Busia ha avuto modo di leggere fossero confermate, «il rischio di aprire la strada al passaggio di competenze in materia di anticorruzione da un’autorità indipendente qual è l’Anac agli uffici governativi». Perché i piani anticorruzione e la verifica degli adempimenti in materia di trasparenza passerebbero dall’Anac al ministero della Funzione Pubblica retto da Renato Brunetta.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Di Donfrancesco Gianluca 
Titolo: Nasce la tassa minima globale – Al G7 primo (e storico) accordo sulla tassa minima globale
Tema: Nasce la tassa globale per le Big Tech

Molto resta ancora da definire, in una riforma complessa, che riscrive le regole della tassazione delle multinazionali e dei servizi digitali e che coinvolge 139 Paesi. Dopo quasi dieci anni di negoziati, il passo avanti è però innegabile, «storico», come lo definiscono i ministri delle Finanze del G7, che ieri a Londra hanno raggiunto un accordo di principio su una minimum tax globale di «almeno il 15%» sui redditi d’impresa. È questo solo uno dei capitoli dell’intesa, quello che sta più a cuore agli Stati Uniti: “digitale” o no, se una multinazionale (per esempio americana) sposta i profitti in paradisi fiscali o in Stati a basso prelievo (come l’Irlanda), potrà essere tassata dal Paese dove ha la propria sede (per esempio negli Usa) per la quota che manca a raggiungere l’imposta effettiva minima del 15 per cento. C’è poi un secondo capitolo, sul quale l’intesa è stata possibile grazie a una concessione da parte di Washington: in base al comunicato finale, per «le multinazionali più grandi e più redditizie», «almeno il 20% dei profittiche superano un margine del 10%» potranno essere tassati nei Paesi dove vengono realizzate le vendite. Si rovescia così il principio della tassazione dove le imprese sono fisicamente presenti. Adeguare il Fisco internazionale alla smaterializzazione delle transazioni economiche, propria dell’era digitale, è la linea rossa dei grandi Paesi europei.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: La tassa globale per i colossi del digitale «Passo storico» – I «Grandi» raggiungono l’intesa: più tasse per i colossi globali
Tema: Nasce la tassa globale per le Big Tech

Una ristrutturazione del sistema globale di tassazione «che si fa una volta al secolo», l’ha definita il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni: i ministri delle Finanze del G7, i maggiori Paesi industrializzati, hanno raggiunto ieri a Londra un accordo per introdurre una tassa globale sulle aziende multinazionali di «almeno il 15 per cento». In più, il 20 per cento dei profitti delle grandi compagnie che eccedono il 10 per cento di margine verrà allocato ai Paesi dove quei guadagni sono effettivamente realizzati e lì tassati: in questo modo, si metterà fine alla pratica di dichiarare profitti in paradisi fiscali in cul c’è solo un domicilio legale. «E’ un passo storico verso una società più giusta ed equa per i nostri cittadini», ha commentato Il primo ministro italiano Mario Draghi. «I vincitori di questa crisi devono dare il loro contributo», ha detto Gentiloni — che ha partecipato alla riunione londinese — alludendo ai giganti del settore tecnologico, ossia Amazon, Google, Facebook, che hanno visto i loro profitti balzare alle stelle grazie ai cambiamenti di abitudini introdotti dalla pandemia e dai lockdown. La «global tax» diventerà operativa fra qualche anno: solo in quel momento — ha spiegato il ministro italiano per l’Economia, Daniele Franco — i Paesi che hanno introdotto una «digital tax», fra cui l’Italia, la elimineranno. Questo era stato un punto di attrito fra Stati Uniti ed europei: gli americani chiedevano il superamento immediato della «digital tax», che colpisce soprattutto le loro aziende. «Se ne è parlato a lungo ed è stato trovato l’accordo su quella linea. Si è sbloccato un dibattito che durava da anni», ha fatto notare Franco.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Orlando Luca 
Titolo: L’Italia riparte, il motore è lombardo – Ordini, export e fiducia Dalla Lombardia la spinta per il Paese
Tema: La ripartenza italiana

Ottantuno trattori al giorno. Ma solo perché in termini produttivi andare oltre non si può. La saturazione dell’impianto Sdf di Treviglio, ormai da settimane arrivato al limite della propria capacità realizzativa, non è un’eccezione, legata alla ripresa decisa della domanda globale di meccanizzazione agricola. Rappresenta piuttosto la spia di un movimento ampio, che riporta la Lombardia su un sentiero di crescita sostenuto. Testimoniato dal dati del primo trimestre, così come dai racconti puntuali di molti imprenditori. A partire da chi opera a cavallo di più settori, come le minuterie metalliche, indicatore prezioso per tastare il polso al sistema. «Mai avuto così tanti ordini, e infatti ho dovuto assumere in pochi mesi 15 persone», spiega Laura Colombi, dell’omonimo mollificio lecchese, 350 clienti, in rotta per il nuovo record storico di ricavi a quota 13 milioni di euro. «Il nodo è nella disponibilità di materie prime – spiega l’imprenditore bergamasco Raffaele Meles – perché dal punto di vista del lavoro non ci sono problemi: abbiamo ordini che coprono quasi sei mesi e lavoriamo anche il sabato». Scenario forse estremo ma non infrequente, guardando ai dati medi della regione, con le imprese del territorio a registrare ordini in grado di saturare la produzione per 74 giorni lavorativi, 17 in più rispetto a quanto accadeva dodici mesi prima. Dai dati registrati da Unioncamere emerge in effetti una spinta soprattutto prospettica, non scaricatasi ancora appieno in termini produttivi, anche se la saturazione degli impianti sale a ridosso del 74%, non distante dai livelli di inizio 2020.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Negri Giovanni 
Titolo: Con il Pnrr partono le assunzioni anche per l’ufficio del processo
Tema: Pnrr

Potrebbe decollare l’ufficio del processo, a quasi 7 anni dalla sua formale istituzione. Con il decreto legge approvato venerdì sera dal Consiglio dei ministri infatti viene messa nelle mani del ministero della Giustizia la possibilità di assunzione, nel contesto del Pnrr, di 16.500 addetti da destinare in 2 scaglioni alla struttura di supporto all’attività giurisdizionale. La previsione è quella di un periodo di ingaggio di 2 anni e 9 mesi per il primo scaglione e di 2 anni per il secondo. Alla Cassazione saranno destinati 400 addetti, mentre alla giustizia amministrativa ne saranno assegnati 326. Necessaria la laurea in giurisprudenza, ma una quota, da definire nel bando di concorso che dovrà essere formalizzato, sarà destinata ai laureati in economia e commercio e scienze politiche. Il periodo trascorso nell’ufficio del processo costituisce titolo per l’accesso al concorso per magistrato ordinario; equivale ad un annodi tirocinio professionale per l’accesso alla professione di avvocato e di notaio; vale come un anno di frequenza dei corsi della scuola di specializzazione per le professioni legali.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: La governance del Pnrr e il governo dell’Italia – La regìa del Pnrr e il governo dell’Italia
Tema: Pnrr

Non potevano mancare le critiche. Il 31 maggio scorso è stato pubblicato il Decreto-Legge n. 77, relativo alla “Governance del Piano nazionale di rilando e resilienza (Pnrr)”, in cui si afferma la centralità del premier nel governo di quest’ultimo. Di qui, le critiche («Mario Draghi sta acquisendo troppo potere»). In realtà, il Decreto Legge risponde ad una necessità sistemica, mettere il Paese nella condizione di definire e implementare un Piano di dimensioni storiche (complessivamente, 24o miliardi di euro da utilizzare entro i prossimi sei anni). Non si può governare un processo di queste dimensioni senza una tecnologia decisionale adeguata. Vediamo come stanno le cose. Il Decreto-Legge definisce una struttura decisionale basata su una chiara assegnazione dei poteri e delle responsabilità. Poiché il successo del Pnrr costituisce un interesse nazionale, spetta necessariamente a Mario Draghi, in quanto premier (appunto, primus super pares) della coalizione di governo, garantirne la coerenza. Il decreto prevede una gestione del Pnrr simile a quella di altri Paesi All’interno della Presidenza del Consiglio è istituita una Cabina di regia, con un ruolo di Indirizzo politico e funzionante a geometria variabile, composta dal premier (che la presiede su base permanente) e dai ministri di volta in volta competenti sulle specifiche politiche pubbliche in questione. La Cabina di regia è supportata da una Segreteria tecnica, il cui compito è preparare le decisioni e seguirne l’implementazione. Il premier è dotato di poteri sostitutivi nel caso l’una o l’altra unità amministrativa, coinvolte nella realizzazione del Pnrr, non rispettino i tempi previsti o non perseguano gli obiettivi stabiliti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco 
Titolo: Pensioni, ipotesi uscita a 64 anni per tutti (con calcolo contributivo) – Pensioni, Corte conti: uscita anticipata unica Soglia a 64 anni
Tema: Pensioni

Nei primi nove anni di vita della legge Fomero, dall’inizio del 2012 alla fine del 2020, il ripetuto ricorso al sistema delle “deroghe” ha aperto la strada a oltre 71mila nuovi pensionamenti anticipati, “salvaguardie” degli esodati comprese. E, scorporando i 79.260 assegni liquidati nello stesso periodo con lo strumento dell’Ape sociale e dell’Ape volontario, questitrattamenti hanno pesato per il 18,7% sul totale delle pensioni erogate, con una punta del 33,7% nel biennio scorso sotto la spinta di Quota 100 (quasi il triplo del +12% registrato fino al 2018). A quantificare, sulla base di dati Inps e di alcune stime, il flusso di pensioni sgorgato dalle varie brecce aperte nella riforma del governo Monti è la Corte dei conti. Ma nel rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica i magistrati contabili non si limitano a fotografare l’andamento della spesa previdenziale, che nel «prossimo biennio potrà rappresentare un rilevante elemento critico per i conti pubblici».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Ludovico Marco 
Titolo: Le rotte cinesi delle truffe nelle città d’arte – Da Venezia a Firenze, le rotte e i traffici illeciti dalla Cina alle città d’arte
Tema: Truffe e contaffazioni dalla Cina

Il saccheggio dei centri storici avanza inesorabile. A Venezia decine e decine di bottege storiche diventano improbabili negozi di falso made in Italy. Crescono a vista d’occhio. Intestati a cinesi o relativi prestanome. La merce arriva da Firenze e Prato. Molte attività sono seguite a Roma da diversi consulenti fiscali, commerciali e finanziari compiacenti. Ma la traccia di rotte e traffici dalla Cina per l’Italia passa per i grandi porti internazionali. Il Pireo in Grecia, Koper in Slovenia, Rotterdam e Amburgo. Non solo merci: sono grandi movimentazioni economiche e finanziarie. L’allerta si fa così molto più ampia. I dossier al comando generale della Guardia di Finanza guidata dal generale Giuseppe Zafarana si accumulano uno sopra l’altro. La conquista di Venezia è diventata l’inizio di un filo investigativo lunghissimo. Prima ha portato i finanzieri in tutto il Veneto. Lì un terzo delle imprese cinesi non presenta nessuna dichiarazione fiscale. Un terzo dichiara reddito pari a zero. La metà del rimanente denuncia redditi inferiori a 6mi1a euro. Lo scenario non deve far torto alle aziende sane e i numerosi investimenti fatti dalla Cina in Italia in piena regola. Le imprese italiane partecipate da gruppi cinesi «sono in tutto 760 e la loro occupazione è di poco superiore a 43.700 unità, con un giro d’affari di oltre 25,2 miliardi di euro» sottolineava un recente rapporto del Copasir.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: La spinta del governo dietro alla riforma Draghi: “Ora più equità”
Tema: Draghi e la tassa sui Big Tech

«Saluto con grande soddisfazione l’accordo sulla tassazione delle multinazionali raggiunto a Londra. È un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per cittadini». A sera il premier Mario Draghi esprime così il suo plauso per il risultato raggiunto al G7 dei ministri delle Finanze a Londra. «La proposta si basa su due pilastri: un’aliquota minima di almeno il 15 per cento per tutte le multinazionali e l’intenzione di tassare il 20 per cento della quota eccedente il dieci per cento dei profitti nei Paesi in cui vengono realizzati», ha spiegato il ministro dell’Economia, Daniele Franco. Quanto ci vorrà?, gli hanno chiesto. «Alcuni anni», ha ammesso con realismo. E l’accordo vero e proprio dovrà essere sancito dal G20 a Venezia tra un mese, che si terrà sotto l’egida della presidenza italiana. La soddisfazione di Palazzo Chigi deriva dl fatto che l’Italia ha fatto la sua parte.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Guida Nato, Londra candida Theresa May ma spunta il nome di Letta – Per la guida della Nato è sfida italo-inglese “Tocca a una donna”
Tema: Guida Nato

«America is back again». L’America è tornata. Se si dovesse scegliere una sintesi per spiegare il senso del prossimo vertice della Nato che si terrà tra una settimana a Bruxelles, questa sarebbe la più efficace. Dopo la parentesi di Donald Trump, infatti, l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca ha cambiato sostanzialmente l’atteggiamento degli Usa rispetto all’Alleanza Atlantica. E proprio per questo motivo il summit del 14 giugno sarà di fatto anche lo “start” per dare il via alla successione dell’attuale Segretario generale, Jens Stoltenberg. L’ex primo ministro norvegese è alla guida del Patto ormai da sette anni. Il suo mandato si chiuderà il prossimo anno. E per i piani alti della gigantesca cittadella militare di Bruxelles, costruita con una curva architettonica di vetri, è partita già la corsa alla sostituzione. L’input non è avversato da Washington che aspetterà la fine del quadriennio di Stoltenberg e non si oppone affatto ad un segno di discontinuità anche per quanto riguarda l’organizzazione militare nordatlantica. Il casting dunque è iniziato. I contatti sulla selezione sono partiti. E stanno coinvolgendo, in maniera del tutto informale, in primo luogo le cancellerie dei trenta Paesi alleati.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Battistini Francesco 
Titolo: Roma sospende il via libera all’ambasciatore di Minsk, fedelissimo di Lukashenko
Tema: Lukashenko

La lettera con le credenziali è ancora lì. Tutti l’hanno letta, nessuno la tocca. Ed è probabile che resti dov’è. A evitare che il postino la recapiti al Quirinale, per il necessario gradimento del presidente Mattarella. Perche il caso di Anatoly Glaz, il nuovo ambasciatore in Italia nominato direttamente dall’ultimo tiranno d’Europa, Aleksandr Lukashenko, per il ministro Luigi Di Maio è qualcosa di più d’un imbarazzo. E quanto di peggio potesse arrivare: il fedelissimo portavoce del ministro degli Esteri blelorusso, l’eterno enfant prodige che a 27 anni faceva già da consigliere diplomatico al dittatore e solo una settimana fa stava su tutte le tv del mondo, a giustificare il dirottamento del volo Ryanair e l’arresto d’un giornalista scomodo. «Uno come Glaz non può essere accreditato come diplomatico», dicono dall’entourage di Svetiana Tlchanovskaja, la leader dell’opposizione fuggita a Vilnius. «Ho informazioni sul fatto che il governo italiano stia considerando le credenziali — dichiara al sito Linkiesta l’ex ministro Pavel Latushko, esiliato in Polonia —. L’Ue ha ammesso che Lukashenko è un dittatore. E l’Italia cosa fa? Accoglie la nomina del suo portavoce come ambasciatore? Sareste i primi in Europa ad accettarlo da un governo illegittimo. Vi rendete conto di come questo ci farebbe sentire?».
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Testata:  Espresso 
Autore:  Bianchi Federica 
Titolo: I ragazzi dei sobborghi di Minsk in lotta contro il regime di Lukashenko
Tema: Lukashenko

Quando Julya ripensa alle sue notti in carcere ha freddo. Il pavimento su cui ha condiviso il sonno con altre 18 ragazze, in una cella fatta per cinque, era gelato. E sporco. Ma l’odore che le è rimasto appiccicato sulla pelle, e che non va via, nemmeno a mesi di distanza, e anzi ha preso a macchiarle i pensieri, è quello della paura. «Devo andarmene, non posso più restare qui», ripete su Telegram, il social media diventato unico canale di comunicazione con il mondo esterno per l’opposizione bielorussa: «Se mi rimettono dentro ci rimarrò almeno due anni». Sono migliaia i ragazzi e le ragazze che, diventati adulti sulle autostrade della Rete, la vita tranquilla in una palazzina grigia alla periferia di Minsk non la vogliono più. «Così non possiamo più vivere», spiega Julya, 31 anni, che per sei ha lavorato come modella e ha viaggiato in Europa: «Ho visto molte vite diverse e so che anche la nostra può essere migliore di quella ad acqua e patate che i vecchi chiamano “stabilità”». Le nuove generazioni vogliono libertà e salari decenti «perché 100 euro al mese non lo sono», e soprattutto, vogliono prendere in mano il proprio futuro. Avevano votato lo scorso agosto perché se ne andasse il dittatore Alexander Lukashenko, dopo 26 anni di pugno duro. Ma lui non ne ha voluto sapere.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrogiacomo Daniele 
Titolo: L’ultimo comunista e la figlia del dittatore Resa dei conti in Perù
Tema: Perù

Un maestro leader sindacale e la figlia prediletta di un dittatore. L’alfiere del riscatto dei contadini emarginati nelle province delle Ande e il simbolo della classe media motore della straordinaria crescita economica del paese. L’ultimo comunista del Continente e la donna che ha tenuto in ostaggio le istituzioni su cui pesa una richiesta di condanna a 30 anni per corruzione. Due mondi diversi, due visioni opposte. Il cambiamento e la continuità. Mai come in questa domenica il Perù è chiamato a decidere il suo futuro. Si sfidano al ballottaggio per la carica di presidente Pedro Castillo, 51 anni, candidato di Perú Posible, dal 1995 maestro di una scuola elementare a Chota; e Keiko Fujimori, 46 anni, la più giovane e prima donna candidata come presidente, leader di Fuerza Popular, figlia di Alberto, l’ingegnere di origini giapponesi che per dieci anni governò con il pugno di ferro il Paese andino, sconfiggendo il terrorismo di Sendero Luminoso, poi condannato a 25 anni per crimini di lesa umanità e corruzione. Anche qui, come prima in Brasile e poi negli Usa, i social sono stati decisivi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Guanella Emiliano 
Titolo: Il maestro socialista e la figlia del dittatore Perù al bivio tra crisi e corruzione
Tema: Perù

Gli ultimi sondaggi, per quel che possono servire in un Paese polarizzato e con un’altissima diffidenza dell’opinione pubblica verso la lasse politica, pronosticano una lotta all’ultimo voto tra due modelli completamente diversi per il Perù. Il maestro rurale e sindacalista Pedro Castillo è in leggero vantaggio, la sua volata finale potrebbe arrivare dalle periferie, le regioni lontane da Lima o i quartieri più marginali della capitale. Keiko Fujimori, invece, si fa forte dell’appoggio dell’establishment, anche di quelli che l’hanno sempre criticata. Stanno con lei quasi tutti i candidati moderati o conservatori esdusi al primo turno, gran parte della stampa e persino Mario Vargas Uosa, che fu sconfitto da papà Alberto trent’anni fa e che ha sempre descritto il fujimorismo come il cancro del Perù. Per il Nobel della Letteratura il pericolo maggiore ora è il «tuffo bolivariano» di Castillo, il suo nazionalismo socialista ed i suoi proclami di interventi dello Stato sull’economia; Keiko non è più la figlia del presidente despota e corrotto, ma diventa l’ultimo bastione della libertà contro il comunismo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Molinari Maurizio 
Titolo: Editoriali – Perchè Kabul fa paura alla Cina – Se l’Afghanistan fa paura a Pechino
Tema: Cina-Afghanistan

Stati Uniti e Nato lasciano l’Afghanistan, i taleban sono convinti di poterlo riconquistare in fretta e questa volta è la Cina a temere di più l’instabilità cronica della nazione che ingoia gli imperi. E’ la decisione del presidente americano Joe Biden di porre fine alla ventennale missione militare in Afghanistan entro il prossimo 11 settembre — anniversario degli attacchi di Al Qaeda contro Washington e New York nel 2001 — a riproporre lo scenario di Kabul genesi e teatro di nuovi temibili conflitti. Il passo di Biden ha innescato un ritiro accelerato delle rimanenti truppe Usa e Nato, italiani inclusi, e quando l’ultimo reparto avrà lasciato l’Afghanistan — forse già il 4 luglio — la sorte del governo guidato da Ashraf Ghani dipenderà solo e unicamente da un esercito di 300 mila effettivi addestrato e armato dalla Nato. Se l’Afghanistan fa paura a Pechino Questa volta è la Gina a temere di più l’instabilità cronica della nazione che ingoia gli imperi Sulla carta è una forza militare che non ha rivali locali in grado di sfidarlo e, inoltre, pub contare sul sostegno di una popolazione — per tre quarti sotto i 30 anni — in gran parte nata e cresciuta dopo la caduta del regime medievale dei talebani del Mullah Omar nell’ottobre del 2001.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Colarusso Gabriella 
Titolo: Raisi senza avversari sfida con poche sorprese per guidare l’Iran
Tema: Iran

Ho provato la povertà, non ne ho solo sentito parlare» dice Ebrahim Raisi col suo turbante nero e il tono dimesso in una campagna elettorale che sembra la riedizione di quella del 2017, quando si presentò contro il riformista Hassan Rouhani come il candidato “degli ultimi” e dei “devoti”, ma perse. Questa volta potrebbe essere diverso: tra dodici giorni gli iraniani saranno chiamati a scegliere il loro presidente ed Ebrahim Raisi è il candidato “forte”, il favorito di una competizione che diversi osservatori non considerano né libera né aperta. A fine maggio il consiglio dei Guardiani, che è controllato dalla Guida Suprema Ali Khamenei, ha selezionato i candidati escludendo tutti i moderati e i riformisti più noti. I sette ammessi si sono confrontati ieri nel primo dibattito televisivo, cinque sono conservatori e ultraconservatori: il vice speaker del Parlamento, Amir Hossein Ghazizadeh Hashemi e il parlamentare Alireza Zakani, l’ex comandante dell’esercito dei Guardiani della rivoluzione, Mohsen Rezaei e l’ex negoziatore nucleare Saeed Jalili. Gli altri due sono un tecnocrate, l’ex banchiere centrale Abdolasser Hemmati e l’ex viceministro del governo riformista di Mohammad Khatami, Mehralizadeh. Tutti protagonisti alla stessa maniera, sulla carta, ma in realtà gli occhi erano puntati sul superfavorito: colui che, salvo sorprese, vincerà.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Orsini Alessandro 
Titolo: Atlante – Le imprese italiane all’estero da difendere
Tema: Imprese italiane all’estero

Una delle qualità migliori della Repubblica Italiana è lo scrupolo con cui segue i propri cittadini vittime di tragiche circostanze all’estero. Nel ministero degli Esteri, esiste una macchina ben collaudata, che si mette in moto per tirare fuori dai guai gli italiani più sventurati. La diplomazia italiana ne fa una questione di orgoglio identitario: siccome non conta nei teatri di guerra, è come se volesse riscattarsi raggiungendo l’eccellenza in questioni di pace e mediazioni. Al cittadino comune è impossibile incontrare gli uomini che siedono ai vertici della Repubblica, ma gli diventa facilissimo se finisce in un carcere infernale di Khartoum, capitale del Sudan. E’ il caso di Marco Zennaro, un imprenditore di Venezia, che ha visto mobilitarsi i Luigi più importanti d’Italia: Luigi Di Maio, ministro degli Esteri; Luigi Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero, che, da Roma, si è recato in un carcere a Khartoum; Gianluigi Vassallo, ambasciatore italiano in Sudan. I tre, e la vice ministra Marina Sereni, hanno chiesto alle autorità sudanesi di lasciare che Zennaro rientri in Italia oppure di lasciarlo agli arresti in albergo, visto che nessuno ha capito perché sia stato arrestato.
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