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SINTESI IN PRIMO PIANO – 6 giugno 2020

RASSEGNA STAMPA DEL 6 GIUGNO 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Governo: stop del Pd al tavolo di Conte, tensione con Franceschini, Guerini e Gualtieri;
– Decreto Scuola: bagarre nell’Aula di Montecitorio;
– Bankitalia: calo Pil tra 9,2 e il 13,1%; per Mattarella, “Bene la Bce, sostiene Ue”;
– Decreto Rilancio: ecobonus, accesso al programma europeo Sure e cassa integrazione;
– Ue: lettera congiunta di Conte e Sanchez, “Riaprite Schengen”;
– Libia, continua l’attacco contro le forze di Haftar; al Serraj chiede l’aiuto dell’Italia.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Ripresa, sfida tra Pd e Conte – Conte e la lite sull’economia «Il Paese non può aspettare»
Tema: Governo: stop del Pd al tavolo di Conte

Slittano gli Stati generali dell’economia, che Giuseppe Conte aveva immaginato per dimostrare ai vertici della Ue che Roma ha un «progetto lungimirante condiviso con tutte le migliori risorse» del Paese. In realtà questo progetto – che condiviso proprio non è e che dovrebbe indicare come l’Italia intende spendere i 170 miliardi del Recovery fund – esiste solo a grandi linee. E il fatto che il premier lo abbia annunciato spiazzando i vertici dei partiti, ha inasprito i rapporti nella maggioranza. Il malumore che covava dalla sera del 3 giugno, quando il premier dal cortile di Palazzo Chigi aveva chiamato a raccolta imprenditori, parti sociali, terzo settore e «singole menti brillanti», è esploso nella riunione con i capi delegazione dei partiti, Franceschini, Bellanova, Fraccaro, Laura Castelli al posto di Bonafede, Cecilia Guerra al posto di Speranza, più Gualtieri e Patuanelli. A metà pomeriggio Conte presenta l’iniziativa come un grande appuntamento nella spettacolare Villa Pamphilij: «Ascolteremo economisti, industriali, ma anche intellettuali. Personalità della cultura, dell’urbanistica, dell’architettura…». Franceschini scuote nervoso la testa e quando è il suo turno, raccontano, attacca: «E una cifra enorme, arrivano quasi 200 miliardi e non abbiamo una strategia per spenderli». Scontro duro, senza precedenti. Il Pd è stufo di improvvisazioni e fughe in avanti e il capo delegazione propone di rinviare a settembre, il tempo di sciogliere i nodi sui dossier da portare al tavolo. «Come si fa a presentarsi davanti ai sindacati e a Confindustria – gioca di sponda Bellanova – se su infrastrutture, Alitalia, Ilva e Autostrade la pensiamo tutti in modo diverso?». E Roberto Gualtieri, piuttosto seccato per essere stato scavalcato: «Se lo chiamiamo Stati generali non possiamo arrivare senza un documento e cavarcela in tre giorni». Conte sulla tempistica non molla: «L’Italia e l’Europa non possono aspettare. Dobbiamo rendere evidente presto il contenuto del nostro Recovery plan, anche prima delle decisioni di Bruxelles».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Pd, processo a Conte – Scintille sugli Stati generali Il Pd a Conte: “Idea infelice”
Tema: Governo: stop del Pd al tavolo di Conte
«E quando hai deciso questi Stati generali, Presidente? Lanci un’iniziativa del genere e non coinvolgi il tuo ministro dell’Economia?». Giovedì mattina, Roberto Gualtieri brandisce il cellulare. Chiama Giuseppe Conte. È infuriato. «Fatta così sembra un’operazione improvvisata. Rischiamo di non essere capiti». Ha scoperto degli Stati generali dai tg. Ha visto il premier intestarsi il piano di Colao senza neanche citare il manager. Proporre il progetto di rinascita come fosse suo, mortificando il lavoro della task force. Nessuno sapeva nulla, nell’esecutivo. La voce circola presto: quei due hanno litigato di brutto. Di più: il Pd è sul piede di guerra. Vuole processare Conte. Se la telefonata è la scintilla, il vertice a Palazzo Chigi diventa il detonatore. Nella sede del governo si ritrovano ieri pomeriggio tutti quelli che contano: il presidente del Consiglio, i capidelegazione, Gualtieri e Patuanelli. L’affondo, stavolta, parte dal ministro più “pesante”. «Scusa Presidente – interviene Dario Franceschini – ci spieghi cosa hai in mente? Davvero vuoi costruire questi Stati generali in cinque giorni? Ti sembra normale disegnare in una settimana il modello di Paese dei prossimi dieci anni? Per noi è meglio rallentare, evitare fughe in avanti. Prendiamoci qualche giorno per costruire meglio l’operazione». E poi, perché non coinvolgere l’opposizione, che non ha ancora ricevuto neanche un invito informale? Dà voce a un malcontento diffuso, Franceschini. Spalleggiato da Gualtieri. ll responsabile dell’Economia sostiene che sarebbe stato meglio prendere il piano Colao, «valorizzarlo, svilupparlo». E invece Palazzo Chigi continua a derubricarlo, a sostenere che non sarà neanche il punto di partenza degli Stati generali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Settegiorni – Una strategia a tappe per poi dire sì al Mes – L’avvertimento del Pd: Bonomi e gli altri senza piano ci sbranano
Tema: Governo: stop del Pd al tavolo di Conte

Il Mes si farà ma per ora non si dice. E se Conte tergiversa non è per motivi di politica interna, per i maldipancia dei grillini, ma per ragioni tattiche legate alla trattativa europea sul Recovery Fund. Il premier vuole evitare che un suo annuncio possa venire sfruttato dai Paesi «frugali» per un gioco al ribasso sulle risorse che sono state proposte dalla Commissione. Ecco il segreto di Pulcinella che accompagna le conversazioni di governo e che aleggia nei colloqui di Conte con i partner europei, ai quali il premier chiede di «sostenere senza cedimenti» il piano presentato dalla von der Leyen. E quando argomenta la sua posizione, avvisando che «non si può delegittimare il lavoro di Ursula», tutti capiscono che il suo obiettivo prioritario è non veder ridotte le risorse. Ché di aumentarle ovviamente non se ne parla. Ma sommando Mes, Sure, l’impegno della Bce a sostegno dei titoli di Stato e un nuovo scostamento di bilancio da chiedere al Parlamento, Conte si ritiene soddisfatto e immagina che il gruzzolo possa garantirgli la permanenza a Palazzo Chigi anche quando arriverà la bufera d’autunno: «Sarò ancora il garante della sicurezza sanitaria e della stabilità economica». Solo che l’idea di sfruttare il tesoretto come scudo personale ha provocato la reazione dei partiti di maggioranza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fregonara Gianna 
Titolo: Ritorno in classe, lite sul plexiglass Orari flessibili e didattica nei musei
Tema: Decreto Scuola: bagarre alla Camera

Il decreto scuola che contiene le regole per la maturità e le nuove disposizioni per i concorsi arranca alla Camera per l’ostruzionismo delle opposizioni: potrebbe essere votato oggi o al massimo domani dopo due notti di seduta ad oltranza, litigi, rivendicazioni, persino uno striscione leghista («Azzolina bocciata») srotolato in Aula in una bagarre che non risparmia nessuno. E l’ultimo atto prima della chiusura di quest’anno scolastico, ma segna lo stato dei rapporti tra maggioranza e opposizione in vista delle scelte per l’avvio del prossimo. La definizione delle regole per il ritorno in classe a settembre è faticosa: la settimana prossima il ministero dell’Istruzione dovrebbe pubblicare le linee guida per i diversi scenari sanitari e avviare i «tavoli regionali» per preparare le soluzioni pratiche per la riapertura. Rispetto alle prime indicazioni dei giorni scorsi ci sono già molte precisazioni e anche cambiamenti: la ministra Lucia Azzolina vorrebbe tentare di non dividere più le classi in due o più gruppi come si era ipotizzato. I presidi potranno usare la flessibilità della lunghezza delle lezioni – che potrebbero ridursi fino a 40-45 minuti – e lo scaglionamento degli ingressi a scuola, soprattutto alle superiori: nelle scuole ci saranno così meno studenti in contemporanea. E in classe, per far stare tutti gli alunni in un’aula anche se sono più di 15, si potranno sistemare i divisori in plexiglass, di cui la ministra ha parlato nella riunione a Palazzo Chigi l’altra sera. Una soluzione alla coreana, già pronta in alcune scuole, come l’artistico Manzù di Bergamo che ha allestito i banchi con tre pareti divisorie: la «scatola» di plexiglass potrebbe diventare alternativa all’uso della mascherina in classe, che ha già suscitato molti dubbi. Contro i divisori tra bambini sono anche psicoterapeuti dell’età evolutiva del calibro di Alberto Pellai:«Pensare ai bambini dentro a gabbie di plexiglass mi fa rabbrividire, è come vederli al guinzaglio o con la museruola».
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Testata:  Stampa 
Autore:  FLA.AMA. 
Titolo: Bagarre in Aula sul decreto scuola Anche i sindacati bocciano Azzolina
Tema: Decreto Scuola: bagarre alla Camera

Il decreto Scuola rischia di essere convertito in legge solo all’ultimo istante utile. Il via libera definitivo di Montecitorio arriverà quando mancherà pochissimo alla decadenza: il provvedimento scade domenica ma l’ostruzionismo messo in atto sin da ieri dal centrodestra, in particolare FdI e Lega, sta rallentando di molto i lavori dell’Aula della Camera, ancora impegnata con le dichiarazioni di voto, in una maratona che alla fine durerà per quasi 48 ore. E così il via libera finale del provvedimento che disciplina la chiusura dell’anno scolastico, gli esami di maturità e i concorsi peri precari non è previsto prima della tarda mattinata di domani. L’ostruzionismo ha portato a momenti di grande tensione con la sospensione della seduta quando i leghisti hanno innalzato un striscione dove era scritto «Azzolina bocciata». Una scelta, quella dell’ostruzionismo, criticata dalla maggioranza, con Vito Crimi La Lega mostra uno striscione contro la ministra I 5S: “Irresponsabili” che ha definito «irresponsahili» e «incoscienti» le opposizioni che con l’ostruzionismo farebbero saltare gli esami. «Faremo di tutto per impedirlo, ma è giusto che gli italiani sappiano che livello di incoscienza si sta toccando alla Camera», ha detto Gianluca Vacca (M5s). Ma la preoccupazione che gli esami saltino davvero e che una vittoria parlamentare si risolva in una sconfitta politica ha convinto le opposizioni a non insistere. Non va molto meglio sul fronte della ripresa a settembre. Sono piaciute a pochi le parole della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina durante l’incontro con la società civile tenuto giovedì.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Balduzzi Paolo 
Titolo: L’analisi – La scommessa sull’istruzione: senza piano futuro a rischio
Tema: Decreto Scuola: bagarre alla Camera

La cronaca di questi ultimi mesi ci ha raccontato la storia di un Paese che ha dovuto affrontare molte difficoltà, che ha saputo meritoriamente risolverne alcune ma che non ha voluto occuparsi davvero di altre. Lo sanno bene i 7 milioni di alunni e studenti, di cui oltre 200.000 con disabilità, che da un giorno all’altro hanno perso il contatto con le loro insegnanti, con i loro professori, con i compagni di classe, e che ancora oggi non sanno se, quando e come torneranno in classe a settembre; lo sanno bene le loro famiglie, composte da genitori trasformati improvvisamente in docenti, provvisti di nessuna formazione specifica e armati solo – nella migliore delle ipotesi – di un tablet e di tanta buona volontà; e lo sanno bene i docenti, oggi più di ieri divisi tra chi a distanza ha lavorato in maniera ancor più impegnata e creativa di prima e chi invece si è adagiato, senza che il giudizio e la soddisfazione di alunni e genitori possa mai riconoscere e valorizzare concretamente l’impegno del primi. L’ultimo esempio di questa atavica pigrizia dei legislatore sul tema è la sorte del cosiddetto “decreto scuola” che, per colpevole indecisione e divisione della maggioranza, nonché per colpevole ostruzionismo dell’opposizione, rischia di decadere se non verrà definitivamente approvato entro domenica. E con esso i finanziamenti che, tra le altre cose, dovranno permettere di svolgere in sicurezza gli imminenti esami di maturità. Eppure l’occasione è davvero unica. Lo si è già ormai scritto alla noia, commentando le grandi opportunità che le risorse a disposizione nei prossimi mesi e anni possono offrire al Paese. E avendo sofferto più di tutti in questi mesi, la scuola dovrà a questo punto meritarsi anche le ambizioni più grandi.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Valentini Valerio 
Titolo: Risiko delle nomine
Tema: Nomine presidenze di commissione

Il quadro è di quelli mobili, mutevole al mutare degli umori e dei rapporti di forza all’interno della maggioranza. E di qui a inizio luglio, quando l’assetto delle nuove presidenze di commissione verrà definito, ci sarà ancora di che discutere, di che contrattare. E però un disegno, nella filigrana delle trattative in corso, già s’intravede. Al Senato il rompicapo è in via di risoluzione, e si basa su una divisione a metà delle commissioni. Al M5s ne resterebbero sette, com’è già oggi: anche se non necessariamente le stesse, visto che la ridiscussione sarà generale, e non si procederà solo per singole correzioni. L’altra metà, invece, verrebbe ripartita tra gli altri tre partiti della coalizione di governo. E allora Leu punterebbe alla Giustizia con Pietro Grasso, mentre Italia viva se ne accaparrerebbe due: al che Riccardo Nencini ha fatto già sapere che lui una presidenza la gradirebbe eccome (Lavori pubblici, magari, o in alternativa Istruzione), e visto che il partito di Renzi a Palazzo Madama esiste grazie al simbolo del Psi, la vecchia volpe socialista di Barberino del Mugello qualche chance dovrebbe avercela. Mauro Marino perla Finanze, o in second’ordine Anna Maria Parente perla Lavoro, sembrano destinati a giocarsi l’altro posto di prestigio riservato a Iv. Al Pd ne andrebbero quattro, a questo punto: Dario Stefano, vicecapogruppo, è l’indiziato principale perla guida della commissione Industria, strappandola ai 5 stelle, a meno che i grillini non decidano di promuovere Gianni Girotto cedendo però, a quel punto, la ben più decisiva commissione Bilancio, per la quale, nel Pd, il nome di Stefano risulterebbe comunque spendibilissimo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Amabile Flavia 
Titolo: La disobbedienza delle Regioni I governatori boicottano Immuni
Tema: Immuni, sperimentazione solo in 4 Regioni su 20

L’app Immuni è stata lanciata accompagnata da mille polemiche e altrettante prese di distanza. E alla fine la gran parte delle Regioni sta provvedendo da sé lanciando le proprie app o comunque seguendo le proprie strategie. Già a fine aprile l’Alta scuola di economia e management dei servizi sanitari dell’Università Cattolica di Milano aveva calcolato che esistevano quasi 90 app in 17 regioni. Erano soprattutto strumenti di telemedicina per permettere ai medici di monitorare a distanza chi aveva contratto il virus o aveva altre patologie e aveva bisogno di controlli. Poi però le Regioni hanno iniziatoa concentrarsi su qualcosa di più preciso, le app per tracciare i contagi. Il Veneto ha annunciato a fine aprile di avere allo studio un’app regionale di tracciamento. Luca Zaia insisteva per renderla obbligatoria poi ha cambiato idea: tre giorni fa ha detto che Immuni «non funziona» e che sul suo territorio stanno pensando invece alla biosorveglianza «che permette di sapere chi sono i positivi, dove sono e con informazioni precise». In Friuli Venezia Giulia il presidente Massimiliano Fedriga a fine maggio ha ritirato la disponibilità a partecipare alla sperimentazione di Immuni. Erano stati i primi a sviluppare un’app di tracciamento dei contagi già agli inizi di aprile. Era praticamente pronta a essere lanciata ma la Regione decise di fermarla all’ultimo minuto perché allora intorno all’app del governo sembrava che dovesse esserci l’unità del Paese. Un mese dopo di quest’unità resta poco.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Veltroni Walter 
Titolo: Idee&inchieste – Ma chi decide il ritorno alla normalità? – Il Paese deve tornare alla normalità Ci vuole il coraggio di decidere quando
Tema: Virus, sacrifici e futuro

Chi avrà il coraggio civile e la responsabilità istituzionale di dire, quando si potrà, che lo stato d’emergenza è finito e che si può ritornare a una vita davvero normale? Ci è voluto molto tempo, troppo tempo, per percepire la penetrazione del virus tra noi – ora si scopre che circolava da gennaio – e molto per decidere, giustamente, di determinare, attraverso il lockdown, quella barriera alla diffusione del contagio che ha, evidentemente, funzionato. Tanto ha funzionato che da settimane, ormai, la velocità della curva dell’epidemia ha dapprima rallentato e ora sembra quasi essersi arrestata. In molte regioni italiane infatti siamo già da giorni a contagi zero. Non bisogna abbassare la guardia, il virus può ripresentarsi in autunno o in inverno, e bisogna mantenere anche in futuro elementari norme igieniche come il lavarsi spesso le mani etc. Tutto vero. Ma quale è il momento in cui qualcuno deciderà che si può tornare a lavorare, intraprendere, imparare e insegnare, relazionarsi con gli altri secondo quella «normalità» della vita umana che non può essere considerata un’anomalia o un pericolo ma, semplicemente, il primo obiettivo da riconquistare? Il primo, inalienabile. Non è naturale usare le mascherine, non darsi la mano, non abbracciarsi, non poter condividere un luogo di lavoro, una classe scolastica o un evento culturale.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Santilli Giorgio 
Titolo: Ecobonus, l’assalto di 413 emendamenti – Ecobonus, 413 emendamenti per allargare sconti e beneficiari
Tema: Decreto Rilancio, sull’Ecobonus 413 emendamenti

Dal Parlamento arriva la conferma che l’ecobonus al 110% è la partita decisiva del decreto rilancio: sono ben 413 gli emendamenti all’articolo 119 che chiedono di riscrivere o integrare il super-bonus per i lavori di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici. Tra le novità più rilevanti di questa prima proposta di Pd, M5s, Leu e Italia viva: l’allargamento dell’ambito di applicazione dello sconto fiscale alle seconde case (esclusi castelli e ville di lusso), agli alberghi e agli immobili vincolati; l’allungamento di un anno, fino al dicembre 2022, del periodo utile per realizzare (e fatturare) i lavori; l’attenuazione del vincolo del doppio salto di classificazione energetica Ape che non sarebbe più dirimente per l’accesso al 110% per gli interventi di isolamento termico (il cosiddetto cappotto) e per la sostituzione delle caldaie; la possibilità di approvare gli interventi condominiali attraverso assemblee online. Da questa valanga di emendamenti uscirà vivacizzata anche la dialettica fra Parlamento e governo, in particolare saranno íl Mef e la Ragioneria che per ora hanno messo a disposizione del Parlamento 800 milioni per le modifiche e dovrebbero trovare eventuali risorse aggiuntive per allargare platea e strumenti del superbonus. Certo è che il governo non ha tardato a mandare un chiaro segnale di disponibilità alle modifiche con il sottosegretario a Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro: «Accolgo con favore le proposte trasversali volte a estendere il Superbonus al 110% per l’efficientamento energetico e le misure antisismiche fino al 2022, anche a tutte le seconde case. È ed è sempre stato questo il mio obiettivo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Effetto lockdown sulle entrate fiscali: calo di 5,6 miliardi – Versamenti sospesi e lockdown: entrate giù di 5,6 miliardi, Iva -37%
Tema: Fisco, giù export e investimenti
II lockdown e il rinvio dei versamenti fanno crollare le entrate del primo quadrimestre del 4,4% con una variazione negativa di 5,6 miliardi di euro. A pesare sono soprattutto i mancati incassi delle imposte indirette, con l’Iva che per il solo mese di aprile, in piena chiusura da Covid e con l’autoliquidazione rinviata per i soggetti più danneggiati dall’emergenza sanitaria, ha perso oltre 3,6 miliardi (-37,7%) di cui poco meno di 3 miliardi solo sugli scambi interni (-334%). Non è andata meglio per l’Iva sulle importazioni che con la crisi dei prodotti energetici ha fatto registrare 800 milioni di minori entrate nei primi 4 mesi dell’anno (-17,8% rispetto allo stesso periodo del 2019). Dalla breve analisi dei dati riportata nella nota tecnica del dipartimento delle Finanze emerge che a soffrire il calo dell’Iva sugli scambi interni sono stati tutti i settori produttivi con particolare riguardo all’industria che fa segnare un meno 19,4% nel primo quadrimestre, il commercio con un – 18% e poi i servizi con -14 per cento. Per restare sul fronte delle imposte indirette a soffrire il calo di gettito è anche l’imposta di registro la cui perdita rapportata ai primi quattro mesi del 2019 è di oltre 400 milioni pari a -24,8 per cento. Non va meglio alle accise sui prodotti energetici, sul gas e sull’energia elettrica che complessivamente arretrano di oltre 1,3 miliardi di euro, con il balzello sul gas che da solo perde il 21,7% rispetto al primo quadrimestre del 2019. Profondo rosso anche per il mercato del gioco. È il solo settore industriale, insieme agli impianti sciistici di risalita, che non è ancora entrato del tutto nella cosiddetta fase 3 dell’emergenza Covid e che per Dpcm , salvo decisioni contrarie dell’ultima ora, resterà chiuso fino al prossimo 14 giugno. L’allarme rimasto inascoltato delle associazioni di categoria e dei concessionari del gioco pubblico si è tradotto per le casse dell’Erario in una perdita nei primi 4 mesi dell’anno di oltre 1,8 miliardi euro.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Mattarella: bene l’azione della Lagarde – Mattarella: «Grande apprezzamento per la Bce, sostiene la ripresa Ue»
Tema: Colloquio Visco-Mattarella

È stato nel corso di una telefonata con il Governatore di Bankitalia Visco, all’indomani della scelta di Francoforte di estendere il programma speciale per la pandemia di altri 600 miliardi, che Sergio Mattarella ha espresso «grande apprezzamento per le ulteriori decisioni assunte dalla Bce sotto la guida di Christine Lagarde». Un segnale preciso del capo dello Stato che nel rendere pubblico il suo commento riconosce quanto sia fondamentale il ruolo della Banca centrale per l’Italia e chiude anche una polemica che aveva avuto con la presidente della Banca centrale. Era l’11 marzo e da poche settimane l’Italia combatteva contro il Covid quando Mattarella reagì con asprezza alle parole del numero uno Bce che aveva detto «non Capo dello Stato. Sergio Mattarella siamo qui per ridurre gli spread», infiammando i mercatie accendendole fibrillazioni sui nostri titoli. Lui le rispose a tono: «Si attende, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, solidarietà e non mosse che possano creare ostacoli». Ecco, il suo commento di ieri segna la fine di quella “fase 1” dell’Europa fatta di incertezze e sospensioni – mentre l’Italia, per prima, sperimentava il lockdown – e rimarca la svolta avvenuta tra Bruxelles e Francoforte in questi tre mesi. Un cambio di paradigma profondo che non c’era stato nella precedente crisi finanziaria europea. ora è scesa in campo la Commissione e gli aiuti, cospicui, sono il primo segnale di una condivisione. Ma è soprattutto il programma straordinario per la pandemia (Pepp) della Bce che ha subito messo in campo una rete protettiva sui Paesi più fragili sul fronte del debito pubblico come il nostro. È questa, insomma, la ragione per cui Mattarella ha fatto sapere del suo «grande apprezzamento perle ulteriori decisioni assunte dalla Bce sotto la guida di Christine Lagarde. Insieme alla Commissione Ue sostiene con efficacia l’impegno per la ripresa delle economie dei Paesi Ue».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ducci Andrea 
Titolo: Giù export e investimenti, la caduta dei consumi (-26%)
Tema: Fisco, giù export e investimenti

Un calo del Prodotto interno lordo nel 2020 che potrebbe oscillare tra il 9,2 e il 13,1%. A indicarlo sono le previsioni macroeconomiche di Bankitalia, confermando così lo scenario prospettato la scorsa settimana dal governatore Ignazio Visco, durante le sue considerazioni finali. II quadro delineato dagli economisti di Bankitalia prefigura due diversi esiti per l’economia italiana: nel primo viene ipotizzato uno scenario cosidetto base (l’epidemia sotto controllo, seguita nei prossimi mesi da una graduale ripresa), mentre la seconda ipotesi contempla un contesto di maggiore difficoltà con sviluppi «più negativi che potrebbero in particolare manifestarsi a seguito del protrarsi dell’epidemia o della necessità di contrastare nuovi focolai, con ripercussioni sulle decisioni di spesa dei cittadini e di investimento delle imprese». L’esito in questo secondo caso si tradurrebbe in una frenata a doppia cifra dell’economia, con un calo della ricchezza nel paese pari al 13,1%. Per adesso si tratta di proiezioni e Bankitalia rimanda per un’analisi più puntuale alla pubblicazione del Bollettino economico del prossimo 10 luglio. Intanto la stima dello scenario di base formulato da Palazzo Koch indica un rimbalzo per il prossimo biennio, con una crescita del Pil nel 2021 e nel 2022 rispettivamente del 4,8 e del 2,5%. Nei prossimi mesi del 2020 reconomia italiana sconterà, secondo Bankitalia, soprattutto «le ripercussioni della contrazione della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportamenti più cauti di famiglie e imprese». L’istituto guidato da Visco, che ieri è stato ricevuto al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, stima inoltre che le misure predisposte dal governo nei decreti «Cura Italia» e «Rilancio» contribuiranno a ridurre la contrazione del Pil nella misura del 2%.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Il piano Colao: Stato digitale e lotta alla burocrazia “pigra” Covid, scudo penale alle aziende
Tema: Il documento della task force

Per ora, sulla scrivania di Giuseppe Conte ci sono sei slide con disegnini bianchi, rossi e verdi. Anzi sette. La prima, è la copertina delle “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022” proposte dal “Comitato di esperti in maniera economica e sociale” guidato da Vittorio Colao. Quelli che il premier ha in mano da alcuni giorni sono i titoli di un report più ampio che, al netto di nuove discussioni dentro a una task force cosi composita, dovrebbe essere presentato entro stasera. «Mi serve entro domenica», ha detto Conte al manager. Che oggi gli consegnerà trenta pagine di sintesi e oltre 100 schede con proposte operative. Al centro della prima pagina, c’è una bandiera italiana con i grandi temi che le girano intorno: Rivoluzione verde e transizione ecologica; Inclusione e uguaglianza; Digitalizzazione e innovazione. Tutti declinati a seconda dei diversi settori: le imprese come motore dell’economia; le infrastrutture e l’ambiente come volano del rilancio; turismo, arte e cultura; la Pa alleata dei cittadini; istruzione e formazione per tutti; individui e famiglia in una società più inclusiva ed equa. Ma a parte quelli che sembrano brevi cenni sull’universo, ci sono alcune proposte destinate a far discutere. Un’idea che piacerà alle aziende, ma non ai sindacati, prevede di «escludere il contagio da Covid dalla responsabilità penale del datore di lavoro». Nella parte Imprese si insiste poi sulla liquidazione dei crediti delle aziende nei confronti della Pa e si invita a valutare un anticipo dei tempi di pagamento per i lavori pubblici. Tutto questo per soddisfare il primo obiettivo messo nero su bianco: «Intervenire urgentemente per difendere l’occupazione, garantire liquidità e rafforzare la capitalizzazione delle imprese». Tra gli strumenti, ci sono incentivi al reshoring, cioè a riportare le aziende in Italia, con particolare attenzione a quelle che hanno maggiore tecnologia, attraverso meccanismi di decontribuzione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Intervista ad Antonio Misiani – «Il Salva Stati? Le risorse ci servono Si guardi ai fondi Ue senza pregiudizi»
Tema: Fondo Salva Stati

D. II segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha detto che i prestiti europei del Mes vanno presi subito e senza se e senza ma. Immagino lei sia d’accordo. R. «Le condizioni del Mes sono molto convenienti per l’Italia, che usufruirebbe addirittura di un tasso di interesse negativo sui prestiti fino a 7 anni e di poco più di zero su quelli fino a 10 anni, a fronte di tassi sui Btp del debito pubblico italiano dell’1,7%. Inoltre, non ci sono condizioni di altro tipo, se non che la spesa riguardi direttamente e indirettamente la sanità. L’Italia potrebbe ottenere in questo modo fino a 36 miliardi di euro. Si tratta di una opportunità molto importante per rafforzare il sistema sanitario». D. Il premier, Giuseppe Conte, ha però detto che prima vuole vedere i regolamenti, anche se questi in realtà ci sono, tanto che Cipro ha già deciso di chiedere i prestiti. R. «Leggere le carte e guardare al merito è sempre una cosa buona e giusta. Ciò detto, per i motivi illustrati prima, credo ci siano tutte le condizioni per una decisione positiva». D. Quando? L’Italia ha urgenza di soldi, giusto? R. «Guardi, l’articolo 36 del decreto Rilancio autorizza il ministero dell’Economia a stipulare gli accordi per accedere al programma europeo Sure, che per l’Italia può valere una ventina di miliardi di prestiti coi quali finanziare la cassa integrazione, e ai fondi per la liquidità alle pmi della Bei, che potrà erogare fino a 40 miliardi. Poi contiamo sul Recovery fund, dal quale potrebbero arrivare risorse molto importanti (circa 173 miliardi per l’Italia) anche se sappiamo che i tempi sono più lunghi perché serve l’approvazione all’unanimità negli organismi europei».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Il cavaliere solitario – Il cavaliere solitario al bivio del Mes
Tema: Mes

L’argomento di tutti gli euroscettici, fino a ieri avversari più o meno espliciti della moneta unica, è diventato il seguente: poiché la Banca centrale europea ha deciso, per bocca della sua presidente Lagarde, di allargare in misura imponente il programma di acquisti di titoli di Stato, perché mai insistere con il ricorso al Mes e al fondo Recovery? Approfittiamo della Bce, vendiamole i nostri Btp in gran quantità (pur nei limiti, che pure esistono, dell’iniziativa di Francoforte) e così evitiamo le trappole che nell’Europa del Nord vorrebbero imporci con il piano salva-Stati. S’intende che questa tesi, suggestiva in apparenza, è piuttosto contraddittoria. Nel momento in cui esalta il ruolo della Banca e plaude alla sua autonomia, l’euroscettico di ieri si scopre super-europeista e riconosce che nell’area dell’Unione, pur attraverso un percorso tortuoso, stiamo assistendo a un evento fuori del comune. Le vecchie battaglie anti-euro vengono seppellite nel cassetto dei ricordi e si sceglie di puntare perla prima volta sul successo di un progetto europeo, anziché sul suo fallimento. Tuttavia resta una distinzione che fa tutta la differenza: l’intervento della Bce e bene; il Mes invece è male. Per cui nelle prossime settimane si disputerà molto intorno alla questione, tutt’altro che secondaria. Il Pd sostiene da tempo che bisogna chiedere il Mes senza perdere altro tempo. Ed è una posizione che ormai non ammette giravolte. Anche Conte, come sempre abile opportunista, è più che convinto di farvi ricorso, ma attende la fine del negoziato sul Recovery. Inoltre è molto prudente per non irrigidire i Cinque Stelle prima del tempo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Intervista a Nunzia Catalfo – “Cig garantita per tutto il 2020” – “Cassa integrazione fino a dicembre Attiviamo subito i 20 miliardi dell’Ue”
Tema: Ammortizzatori sociali per evitare tensioni sociali

La «grande sfida», spiega il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, è quella di «riuscire a mettere sia le imprese che i lavoratori come in una bolla, per proteggerli dagli effetti della crisi e poter tornare al più presto possibile alla situazione pre-Covid, se non addirittura in condizioni migliori». Per questo è pronta ad allungare sino a fine anno la cassa integrazione, con un’attenzione particolare ai settori che continuano a presentare difficoltà, utilizzando i 20 miliardi che l’Europa ci metterà a disposizione col programma Sure. Catalfo non vede all’orizzonte il rischio che esplodano nuove tensioni sociali, «perché – dice – con tutti gli interventi messi in campo abbiamo voluto sostenere l’economia ed i lavoratori e tutelare le famiglie. È chiaro che adesso dovremo fare investimenti ed altri interventi». A cosa pensa? «Bisogna fare attenzione ai settori che stanno subendo e subiranno di più la crisi, come il turismo e alcuni settori industriali, che avranno più difficoltà degli altri comparti. Per questi andranno previsti nuovi interventi ed andranno predisposti specifici piani strategici». I sindacati chiedono di allungare sino a fine anno la cassa integrazione… «Per molti settori si dovrà certamente investire ancora in strumenti di sostegno al reddito, ma poi c’è anche il Fondo nuove competenze, che consente una temporanea rimodulazione delle ore di lavoro ed una formazione di qualità del lavoratore, che può essere utilizzato».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tamburini Fabio 
Titolo: Intervista a Matteo Del Fante – Del Fante: «E-commerce e digitale spingono Poste» – «E-commerce e digitale spingono i conti di Poste»
Tema: Poste Italiane: sviluppo digitale

L’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze pesanti anche per il gruppo, ma è stata l’occasione per una crescita importante di due aree di attività: l’ecommerce e il digitale, con l’accelerazione dei trend previsti dal piano industriale 2018-2022». Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, fa un primo bilancio post Covid-19, mentre l’aggiornamento dei numeri aziendali è previsto nell’ultimo trimestre dell’anno. «In settori cruciali siamo in anticipo sugli obiettivi di quasi due anni», spiega, sottolineando che «sono stati raggiunti traguardi impensabili fino a pochi mesi fa». Oggi il gruppo, sempre secondo Del Fante, «smista giornalmente in Italia circa i milione di pacchi, lo stesso numero del picco di consegne del Natale scorso». Altrettanto forte è il trend di sviluppo del digitale, aggiunge, «dove nell’ultimo anno abbiamo speso 750 milioni tra investimenti, manutenzioni e aggiornamento delle piattaforme». Può fornire qualche numero sulla rapidità di crescita? “I volumi di traffico e delle transazioni nei mesi di pandemia sono stati in forte aumento: +50 per cento del traffico voce rispetto alle previsioni del piano industriale, +50 per cento dell’utilizzo dei canali digitali, + 50 per cento il rilascio delle identità digitali SPID (servizi per i pagamenti digitali della Pubblica amministrazione, ndr), +100 per cento del traffico dati, +50 per cento dell’utilizzo di reti terzi su cui abbiamo deciso di puntare, in particolare quella della Federazione italiana tabaccai”. La pandemia ha modificato le abitudini di vita creando nuovi consumi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tria Giovanni 
Titolo: Bussola & timone – L’Italia che non sa investire – L’Italia che non ha imparato a investire
Tema: Investimenti

Forse, parafrasando la famosa frase del presidente americano John Fitzgerald Kennedy “non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, chiedi cosa puoi fare tu per il tuo Paese”, qualcuno potrebbe iniziare a chiedersi non quello che l’Europa può fare per l’Italia, ma quello che può fare l’Italia per l’Europa. Domanda legittima di fronte al rapido cambiamento delle prospettive europee. azione della Bce, l’accordo franco-tedesco che ha sbloccato la successiva proposta complessiva della Commissione sul Recovery Fund, e infine la potenza di fuoco dell’azione della Germania sul piano nazionale, rappresentano nel loro insieme un mutamento di prospettiva che non risponde solo alla necessità di contenere, prima, e riparare, dopo, i danni della pandemia nei vari Paesi, ma deriva anche dal prendere atto, soprattutto da parte della Germania, che è cambiato il contesto internazionale in cui tutti i Paesi europei dovranno operare. Il possibile rimbalzo economico, dopo il crollo del Pil e dell’occupazione che si sta progressivamente manifestando in Europa in tutta la sua gravità, pur con qualche differenza tra i vari Paesi, dipenderà molto, infatti, anche da quello che accadrà nel resto del mondo. Le catene produttive internazionali che caratterizzano l’iper-globalizzazione che abbiamo vissuto negli ultimi decenni determinano un effetto di “contagio” delle conseguenze economiche della pandemia che trasmette shock di offerta e shock di domanda da un Paese all’altro attraverso il commercio internazionale.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Fornero Elsa – Nicodano Giovanna 
Titolo: Il database della crisi economica
Tema: Database crisi economica

Gentile direttore, durante il lockdown, il Suo giornale, come gli altri principali mezzi di informazione, ha puntualmente seguito e divulgato l’evoluzione del numero dei contagiati, dei guariti, dei deceduti, dei tamponi. Questo Bollettino quotidiano dell’emergenza sanitaria è stato decisivo per permettere agli italiani non soltanto di conoscere meglio la pandemia ma anche di migliorare i propri comportamenti in funzione antivirus, adeguandosi al distanziamento e all’uso delle mascherine. Parallelamente, si sono messe in luce debolezze ed eccellenze sanitarie, in una comparazione utile ad affinare le risposte istituzionali. La tempestività e la correttezza dell’informazione ha contribuito così a raggiungere un obiettivo vitale e condiviso. Con l’affievolirsi dell’emergenza sanitaria si è però aperta una nuova emergenza, quella economica, fatta di imprese che non sono in condizioni di riaprire; di lavoratori che non sanno cosa accadrà al loro posto di lavoro, formalmente in cassa integrazione ma spesso senza avere ancora ricevuto alcun pagamento. Si è determinata così una diffusa carenza di liquidità, a livello sia di famiglie, sia di imprese; con interi settori in crisi, dal turismo alle attività culturali, al trasporto aereo. Spetta alla politica economica fronteggiare questa seconda emergenza, che ha conseguenze meno evidenti ma potenzialmente non meno dolorose di quelle della malattia e per la quale la speranza di un vaccino disponibile in tempi brevi è ancora più tenue che per il vaccino anti-Covid. ll ruolo dei media nonètuttaviameno importante, anzi. ll governatore della Banca d’Italia, nella sua Relazione annuale, ha elogiato la risposta tempestiva della politica monetaria della Bce e mostrato di apprezzare le decisioni del nostro governo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Carfagna Barbara 
Titolo: Tutela della privacy – Tutti i rischi che corriamo con l’identità digitale – Tutti i rischi delle identità digitali
Tema: Tutela della privacy

Nell’era digitale abbiamo protetto la privacy, ma solo quella individuale, legata alla nostra identità. Ora dobbiamo lasciar andare la vecchia idea di identità e la vecchia idea di protezione della privacy che hanno dominato finora se non vogliamo ritrovarci tra qualche anno impreparati, come siamo oggi, di fronte a uno strapotere delle aziende digitali – che gestiscono dati e identità online-che gli Stati iniziano a capire solo ora. La trasformazione è profonda e ci coinvolge tutti. L’identità digitale non è nome e cognome su un passaporto digitalizzato. L’identità digitale si definisce in base ai nostri comportamenti, e non è singola ma plurale. Ognuno in rete ha più identità. Una login con il nome; una anonima per un account gestito da più persone; un’identità collettiva (gli abitanti di un quartiere); temporanea (quelli che aderiscono ad un gruppo online). Ognuno può avere più identità digitali che cambiano nel tempo, magari contraddicendosi, come avviene nella vita di una persona; solo che nel digitale gruppi di appartenenza e cambiamenti rimangono registrati. Noi, come una rotonda immateriale, diventiamo la rete di interazioni che ci attraversa. Lo hanno capito bene artisti come Salvatore Iaconesi, filosofi come Luciano Floridi, sociologi come Massimo De Felice. Prima però lo hanno capito le aziende del tech, che possono fare grandi profitti senza dover invadere la nostra privacy personale (pratica che li ha esposti a innumerevoli attacchi).
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Conte e Sanchez alla Commissione: «Riaprite Schengen» – Sanchez e Conte alla Ue: seguire criteri comuni nelle riaperture
Tema: Lettera a Von der Leyen

I Paesi dell’area Schengen sono alla ricerca di una qualche forma di coordinamento nella riapertura dei confini interni. Spagna e Italia hanno scritto una lettera congiunta a Bruxelles per chiedere «criteri comuni e trasparenti» nelle scelte nazionali. «Molti Paesi membri sostengono l’idea di estendere le restrizioni alle frontiere esterne per altre due settimane», dal 15 giugno al 1° luglio, ha riassunto ieri la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, dopo una riunione ministeriale. Alcuni Governi, come quello greco, vorrebbero permettere l’arrivo di cittadini da Paesi terzi fin da metà mese. I motivi sono legati al turismo e anche alla presenza di estese comunità greche che vogliono tornare nel loro Paese d’origine in estate. Altri Governi, come quello francese, hanno invece chiesto una nuova proroga della limitazione di viaggio, dal 15 giugno al 1° luglio. Hanno spiegato che tenere chiuse le frontiere esterne per altre due settimane è un modo per accompagnare l’attuale progressiva riapertura delle frontiere interne. Peraltro, la situazione epidemiologica in alcuni Paesi, come l’India o il Brasile, è tutt’altro che rassicurante. La scelta sulla riapertura delle frontiere è nazionale. Il prolungamento di due settimane del divieto di arrivo da Paesi terzi, se non per viaggi essenziali, «è stato proposto per facilitare un coordinamento», ha detto ieri la segretaria di Stato croata Terezija Gras, il cui Paese esercita la presidenza dell’Unione. Da capire quale posizione assumerà la Grecia, che rumoreggia. La Commissione europea pubblicherà linee-guida la settimana prossima, ricordando che la riapertura deve farsi in modo coordinato e non discriminatorio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: «Riaprire le frontiere insieme» L’appello di Italia e Spagna all’Ue
Tema: Lettera a Von der Leyen

Al momento i Paesi si stanno muovendo in ordine sparso. Al termine della videoconferenza dei ministri dell’Interno, la commissaria Ue Ylva Johansson ha spiegato che «torneremo al pieno funzionamento dell’area Schengen non più tardi di fine giugno», molti Paesi toglieranno le restrizioni già il 15 giugno, ma alcuni «dicono di non essere pronti a farlo» e di aver bisogno di valutare ulteriormente la situazione epidemiologica. Mentre l’apertura delle frontiere esterne all’Ue è stata rinviata al primo luglio. Per Conte e Sánchez l’obiettivo finale dovrebbe essere il pieno ripristino della libertà di movimento tra tutti gli Stati membri che «dovrebbe essere interrotta in modo giustificato solo in base ai criteri oggettivi e chiari stabiliti dall’Ecdc con gli Stati membri». Le frontiere sono di competenza esclusiva degli Stati e la Commissione non ha alcun potere se non le raccomandazioni. I due premier hanno anche chiesto che «i trasporti siano regolati da protocolli di sicurezza sanitaria armonizzati e concordati da tutti». I ministri dell’Interno hanno anche affrontato il tema migranti. L’Italia con Spagna, Grecia, Malta e Cipro ha presentato un documento perché la Commissione nel suo nuovo Patto sulla Migrazione «superi il criterio della responsabilità del Paese di primo ingresso» e preveda «un meccanismo di ricollocamenti obbligatori».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Paci Francesca 
Titolo: L’Europa dei confini Ancora un mese di stop agli italiani
Tema: Lettera a Von der Leyen

Metti un’estate on the road attraverso l’Europa. Fino a pochi giorni fa sembrava fantascienza, una specie di gioco dell’Oca in cui a ogni frontiera si saltava un giro lungo una quarantena, o, nella peggiore delle ipotesi, si rinculava fino al punto di partenza. Adesso si può. Anzi, si potrà. Secondo i ministri degli esteri Ue, riuniti ieri in video-conferenza, a partire dal primo luglio dovremmo riprendere tutti (o quasi) a circolare liberamente nell’area Schengen. Non è domani ma almeno abbiamo un traguardo. In realtà, sottolineano i malevoli dediti piuttosto a enfatizzare le differenze politiche e epidemiologiche, più che di una risposta al sollecito a farpresto, inviato per lettera dai governi di Roma e Madrid alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si tratta di un rinvio, perché, spiega la commissaria europea degli Affari interni Ylva Johansson, cede alla pressione di molti ministri dell’Interno prorogando di fatto la chiusura delle frontiere esterne fino a luglio. Per il momento, scavallato il prossimo fine settimana, gli italiani, che dal canto loro hanno già aperto le porte a tutti, saranno ammessi in Germania, dove ieri, il ministro degli esteri Luigi Di Maio, alla prima trasferta diplomatica dopo la chiusura, ha ottenuto dal suo omologo Heiko Maas la conferma della riapertura dei flussi turistici tedeschi verso l’Italia il 15 giugno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: La Libia a Sarraj (con Erdogan) – La rivincita di Sarraj: si riprende la Libia con l’aiuto dei turchi Haftar in ritirata
Tema: Libia

La Turchia prevale alla grande in Libia. I suoi alleati nel governo di Accordo nazionale a Tripoli guidato dal premier Fayez Sarraj riprendono in pieno il controllo della Tripolitania e addirittura si posizionano per avanzare verso est. Due giorni fa avevano posto fine a oltre 14 mesi di assedio della capitale e ieri mattina hanno liberato Tarhuna, una delle maggiori roccaforti di Haftar posta a un’ottantina di chilometri più a sud. Il successo appare completo e più rapido del previsto. Era stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan l’autunno scorso a impegnarsi per il pieno sostegno militare alla pletora di milizie legate a Sarraj. I suoi droni e missili antiaerei, oltre a migliaia di mercenari siriani addestrati e pagati da Ankara, hanno garantito le vittorie degli ultimi tempi. Ora la Turchia diventa il maggior partner militare ed economico di Tripoli. I disegni neo-ottomani di Erdogan raccolgono un nuovo successo nell’ex provincia persa sin dai tempi dell’invasione coloniale italiana del 1911. E le intese firmate a fine novembre con Sarraj per lo sfruttamento delle rispettive acque territoriali arbitrariamente allargate paiono destinate a creare non pochi attriti con i Paesi mediterranei. L’Europa è assente, messa in disparte. Anche l’Italia, che pure da poche settimane guida la nuova missione navale europea «Irini» volta a monitorare il rispetto dell’embargo Onu contro rinvio di aiuti mi stranieri in Libia, resta marginale, ridotta ad un ruolo secondario.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  C.Man 
Titolo: Libia, Serraj conquista una roccaforte di Haftar
Tema: Libia

Continua l’attacco dell’esercito di Tripoli contro le forze del generale Khalifa Haftar. La ritirata da Tarhuna, ultima sua roccaforte in Tripolitania se si esclude Al Sufra, a ridosso del confine con la Cirenaica, può rappresentare il punto di svolta nella crisi in Libia a favore della ripresa del dialogo e di una soluzione politica. La presenza di numerosi aerei russi nella zona controllata dal feldmaresciallo aveva fatto intravedere la possibilità di un attacco massiccio da parte sua, ma dopo la perdita della base aerea di Al Wattya, dell’aeroporto internazionale di Tripoli e infine di Tarhuna, il comandante dell’Esercito nazionale libico si è visto costretto a cercare la via del dialogo, spinto anche dal suoi sponsor russi. Nello stesso momento, il presidente del governo riconosciuto dall’Onu Fayez al Serraj ha chiesto al premier Conte, l’aiuto dellitalla per sminare i territori lasciati dagli uomini di Haftar. Palazzo Chigi sembra intenzionata a offrire questo sostegno: la stabilizzazione della Libia resta tra le nostre priorità. E la prossima settimanavertici militari e politici potrebbero incontrarsi per decidere come intervenire. Sembra esclusa la possibilità dl inviare gli uomini del Genio, tra massimi esperti a livello internazionale. Più percorribile la strada di un intervento italiano per assoldare contractor che intervengano sul territorio.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Anziano spinto a terra dalla polizia Il video che infiamma le proteste
Tema: Usa, continuano le violenze

Il clima è rovente negli Stati Uniti, dove alle proteste perla morte dell’afroamericano George Floyd in seguito al violento arresto da parte di quattro agenti, se ne sovrappongono di nuove. Apartire da Buffalo, nello stato di New York, dove un poliziotto ha spinto un manifestante facendolo cadere. L’uomo, un 75 enne bianco, ha sbattuto la testa: la macchia di sangue che da sotto il capo si allargava sul selciato di Niagara Square è stata ripresa in diretta da una emittente locale. La sequenza è eloquente: un altro poliziotto tenta di soccorrerlo ma viene dissuaso da un terzo agente. La giornalista viene allontanata. L’uomo viene trasportato in ospedale dove viene riscontrata una lacerazione e una concussione alla testa, le sue condizioni sono gravi, riferisce il sindaco della città, Byron Brown, che si è detto «profondamente turbato» dal video, diventato virale sui social. L’autore del gesto è stato sospeso e l’intera squadra si è dimessa. Implacabile Andrew Cuomo: «La polizia deve difendere i cittadini e se stessa. Ma ci sono casi di abuso di potere che devono finire, si deve cambiare. Quando è troppo è troppo. Fermare gli abusiva fatto per d ifendere la maggior parte dei poliziotti che compie nel migliore dei modi il suo lavoro», ha aggiunto il governatore. «Abbiamo bisogno sia di sicurezza sia dei diritti civili e delle proteste, dobbiamo cambiare il comportamento delle persone». Anche Bill de Blasio mette in guardia le forze dell’ordine: «Tutti gli agenti scoperti a maltrattare i manifestanti saranno sospesi», dice il sindaco di New York
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Guaita Anna 
Titolo: “Muro” di Trump alla Casa Bianca – Quattro chilometri di muro Trump blinda la Casa Bianca
Tema: Usa, il «muro» di Trump

«E finalmente Trump ebbe il suo muro». Questo il commento più ricorrente ieri sui media americani dopo l’annuncio che la Casa Bianca è stata circondata da una barriera d’acciaio nero, alta due metri e mezzo. i.a recinzione si snoda per quasi quattro chilometri non solo a contenere la residenza presidenziale, e anche il giardino e il prato che ne fanno parte, ma anche I due parchi – il Lafayette Square e l’Ellipse – che si trovano rispettivamente davanti all’ingresso e sul retro del palazzo. Al di là delle battute più o meno ironiche che si sono sprecate su tutti i social, con il paragone con il muro al confine con il Messico mai veramente costruito, la presenza di questa recinzione, che si aggiunge ai blocchi di cemento e alle inferriate già esistenti, danno alla Casa Bianca un’aria chiusa e minacciosa. Solo pochi commentatori conservatori lo vedono come una manifestazione di “legge e ordine” e un segno di forza del presidente. In genere, e senza tener conto della sinistra la cui opposizione a Trump e a tutto quello che fa è scontata, la decisione di recintare la Casa Bianca come una fortezza ha avuto immediate reazioni negative, proiettando l’immagine di un presidente solo e isolato. Dopo le critiche venutegli da alti e rispettati esponenti militari e da alcuni influenti senatori repubblicani, ieri c’è stato per di più un secondo capitolo nello scontro con Twitter, il social preferito da Trump. Il network ha disattivato un video elettorale caricato da @TeamTrump che nel ricordare George Floyd contrapponeva le manifestazioni pacifiche alle scene di violenza.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Nessun passo avanti Su Brexit con Londra si rischia il «no deal»
Tema: Brexit

Stentano a fare progressi i negoziati tra Londra e Bruxelles su un nuovo accordo di partenariato tra l’Unione europea e il Regno Unito. Critico del premier britannico Boris Johnson, il capo-negoziatore comunitario Michel Barnier ha spiegato ieri a Bruxelles che è necessario un «nuovo impulso politico». Ciò detto, le parti restano fiduciose in un accordo, pur di evitare una uscita catastrofica della Gran Bretagna dal mercato unico. «Al termine di un quarto round negoziale, questa settimana, devo dire la verità in qualità di negoziatore per l’Unione europea – ha detto Barnier durante una conferenza stampa -. Non vi sono stati progressi significativi». Lamentandosi dell’atteggiamento poco costruttivo da parte di Londra, ha aggiunto che «non è possibile continuare in eterno in questo modo, tanto più che il Regno Unito si rifiuta di chiedere un prolungamento della fase di transizione». La Gran Bretagna è uscita formalmente dall’Unione il 31 gennaio scorso. Tuttavia, l’intesa tra le parti prevede un periodo di transizione durante il quale il Regno Unito rimane nel mercato unico e nell’unione doganale. Questo periodo, da utilizzare idealmente per la messa a punto di un accordo di partenariato con cui gestire i rapporti futuri, viene a scadere il 31 dicembre prossimo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Il corsivo del giorno – Negoziati sulla brexit, fidarsi di Londra è sempre più difficile
Tema: Brexit

Coperto dal clamore della pandemia, il negoziato sulla fase 2 della Brexit sta scivolando inesorabilmente verso il precipizio. Ieri si è conclusa l’ultima fase di colloqui (a distanza): «Non ci sono stati progressi significativi», ha annunciato il capo negoziatore europeo, Michel Barnier, perché «non è questione di metodo ma di sostanza». In pratica, ha accusato Barnier, il governo di Londra si sta rimangiando gli impegni presi alla fine dello scorso anno, quando Boris Johnson aveva sottoscritto una «Dichiarazione politica» nella quale si fissavano i termini dei rapporti futuri fra Gran Bretagna e Unione europea. Nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, Barnier ha riletto punto per punto i passaggi del testo che era stato accettato da Johnson: e che ora viene disatteso. II nodo del contendere è il cosiddetto «level playing field», quella parità di condizioni che Londra si impegnava a mantenere per non trasformarsi in una specie di paradiso offshore alle porte della Ue e praticare dunque una concorrenza sleale. Ma a Downing Street la vedono in maniera diversa: per loro, la Dichiarazione politica fissava solo i parametri generali della discussione, senza implicare che tutto ciò che menziona debba finire per forza nei Trattati finali. Una interpretazione singolare, che in pratica riduce quegli impegni a carta straccia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Del Re Pietro 
Titolo: Tolleranza e rigore i due volti dell’Olanda spiazzano l’Europa
Tema: Olanda

Il Paese della tolleranza e delle libertà civili, che per primo ha legalizzato i matrimoni gay e dov’è sbocciata la democrazia più compiuta d’Europa, dove perfino le prostitute pagano le tasse e dove la marijuana la compri al bar. Per molti, l’Olanda corrispondeva soltanto a questo cliché fino a quando, nella risposta europea alla tragedia del coronavirus, il premier Mark Rutte s’è tramutato nel paladino della politica più rigorista, soprattutto nei confronti di Spagna e Italia. E allora, gli stessi che li avevano idealizzati, vedono oggi i Paesi Bassi come una terra di spacciatori e un paradiso fiscale per le multinazionali, governati da politici ingenerosi e smodatamente fiscali. Ma la nazione dei tulipani e dei mulini a vento, per restare nei luoghi comuni, ha davvero due anime così distinte? «No, non ci sono due Olande, e queste apparenti contradizioni sono i due lati della stessa medaglia, le due facce di una nazione che non è certo il Paese dei sogni. Ma gli italiani devono capire è che negli ultimi anni agli olandesi sono stati imposti durissimi sacrifici per rispettare le regole di bilancio, con grossi tagli alla scuola e alla sanità», spiega la scrittrice Rosita Steenbeeck. «Le scelte di Rutte e del suo ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, sono dettate da imperativi di politica interna: da un lato per non prestare il fianco alle destre sovraniste, che contano sul sostegno del 30 per cento degli elettori; dall’altro, pensando alle legislative del prossimo marzo, per blandire chi davvero considera gli italiani degli scansafatiche».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Allegri Michela 
Titolo: Lo scandalo del palazzo di Londra il Vaticano arresta il broker Torzi – Palazzo a Londra, il Vaticano arresta l’imprenditore Torzi
Tema: Vaticano

Le accuse sono pesanti e potrebbero costargli, secondo la legge Vaticana, fino a 12 anni di carcere: estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, per la compravendita dell’immobile londinese di Sloane Avenue. Sono queste le contestazioni mosse dall’ufficio del Promotore di giustizia del Tribunale Vaticano nei confronti del broker Gian luigi Torzi, finanziere italolondinese. Al termine di un interrogatori durato ore, il pg Gian Piero Milano e l’aggiunto Alessandro Diddi hanno spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura. Adesso Torzi è detenuto presso la caserma del Corpo della Gendarmeria. La notizia, in serata, è stata anticipata dall’Adnkronos. II palazzo al centro dell’inchiesta è un antico magazzino di Harrods che si trova quartiere di Chelsea, uno dci più esclusivi della capitale inglese, a due passi dallo snodo della Tube di South Kensington. Un immobile di pregio, costruito nel 1911 e che, all’epoca, serviva come deposito. Si trova al civico numero 60 di Sloane Avenue, tempio mondiale dello shopping, tra le vie più chic e costose di Londra. Poi la ristrutturazione negli anni Novanta: adesso dietro alla facciata – originale – in mattoni, si trovano grandi vetrate. L’acquisto del palazzo da parte del Vaticano risale al 2014, attraverso i fondi provenienti dall’Obolo di San Pietro, ma l’operazione di compravendita – per nulla vantaggiosa – prosegue fino al 2019. Un paio di anni fa le quote del fondo sottoscritto dalla Segreteria di Stato avevano già perso 18 milioni di euro rispetto al valore dell’investimento iniziale.
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