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SINTESI IN PRIMO PIANO – 5 luglio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Coronavirus: allarme nuovi contagi
– Italia cauta negli arrivi dall’estero
– Centro destra in piazza contro il governo
– Lotte di potere
– Manovre sul fisco

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Stampa 
Autore:  Giannini Massimo 
Titolo: L’editoriale – Un Paese di lotta e di sgoverno
Tema: Lotte di potere

Siamo un Paese in lockdown economico: quest’anno bruceremo 9 punti di Pil e quasi un milione di occupati. Siamo un Paese in lockdown sociale: per la prima volta dal dopoguerra, le persone scivolate verso classi inferiori a quella d’origine (26,2%) superano quelle salite verso le classi superiori (24,9%). Il costo insopportabile della pandemia lo pagano i più deboli: giovani e donne, inattivi e precari. E la pandemia non finisce. “Non c’è alcuna seconda o terza ondata: siamo dentro un’ondata permanente”: lo sostiene il virologo tedesco Hendrick Streeck (meglio uno scienziato straniero, dopo la discutibile performance di quelli nostrani, ormai ridotti a gladiatori da colossei televisivi). Molti cittadini si mobilitano: non passa giorno senza che nelle piazze degli 8 mila comuni della Penisola si svolgano manifestazioni spontanee o proteste organizzate, per chiedere sostegno ai redditi e soluzione ai problemi. Molti cittadini cercano requie tra le pieghe della dura estate del Covid, intasando autostrade poco attrezzate e occupando spiagge troppo affollate. Ma su tutti già incombe l’autunno del nostro scontento.
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Testata:  La Verita’ 
Autore:  Capezzone Daniele 
Titolo: Governo nel caos acchiappapoltrone
Tema: Lotte di potere

Il solito Giuseppe Conte prova a giocare la carta della cortina fumogena: autocelebrazioni e annunci, più un po’ di scaricabarile. Tutto al Consiglio generale della Uil, dove il premier ha tessuto le sue stesse lodi cercando di togliersi di dosso le etichette di fragilità e immobilismo: «In questi giorni c’è chiacchiericcio quotidiano, un bla bla costante che spesso affiora anche sulle pagine dei giornali, soprattutto nei titoli, che ci descrive come un governo attendista, incapace di prendere decisioni risolute. La realtà dei fatti dice il contrario. Questo governo ha assunto decisioni che mai sono state prese nella storia repubblicana». Dopo l’autocelebrazione, ecco l’annuncio: il decreto sulle semplificazioni sarà varato la prossima settimana (voci insistenti parlano di un Consiglio dei ministri possibile già lunedì): «Noi siamo quelli, e lo vedrete a inizio settimana, della semplificazione più coraggiosa che sia stata fatta nel nostro Paese. Noi siamo quelli del patto di rilancio piu ambizioso che sia stato mai realizzato». Cosi il premier, forse un omonimo del Conte a cui grillini, Pd, Leu e renziani stanno sbianchettando un articolo al giorno della bozza di provvedimento. Ma, nonostante il fumo di Conte, la realtà parla di una maggioranza impantanata. La possibilità di raggiungere un’intesa per candidature comuni nelle regioni è sempre più fragile: al di là del disimpegno renziano in Puglia e Veneto, i grillini resistono ad alleanze formali. e per il momento resta quasi solo l’ipotesi delle Marche, a meno di colpi di scena sempre possibili. Intanto, nella maggioranza molti si proiettano già sul post voto: se fossero confermati i sondaggi con il centrodestra vincente in 5 regioni su 7, il computo finale delle regioni governate da Lega-Fdi-Fi arriverebbe a 16, con sole 4 regioni per la sinistra.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Il centrodestra torna in piazza e tenta la spallata – Centrodesira in piazza con le sedie distanziate «Via questi incapaci, torniamo alle urne»
Tema: Centro destra in piazza contro il governo

Alla fine Matteo Salvini posta su Facebook un selfie: sul palco di piazza del Popolo c’è lui col pollice in alto accanto a Giorgia Meloni e Antonio Tajani, sorridono tutti, alle loro spalle un tripudio di bandiere tricolori. Messaggio chiaro, il centrodestra è unito, «io mi fido totalmente di Berlusconi», aveva risposto pronto il capo della Lega ai cronisti prima di iniziare. Nessun sostegno dal Cavaliere al governo Conte: anzi, «oggi è un avviso di sfratto», dice Salvini, felice per le 200 mila firme raccolte dalla Lega per sostenere lo stop alle cartelle di Equitalia, al ritorno dei vitalizi e alla sanatoria degli immigrati clandestini. Anche Silvio Berlusconi alla fine è soddisfatto: «II centrodestra ha dimostrato di essere unito quando serve. Noi siamo una coalizione, questo governo no…», lascia trapelare da Arcore, dove ha seguito in tv l’appuntamento romano. In piazza del Popolo, ai gazebo di Forza Italia sono state raccolte «più di 2 mila firme» per nominarlo senatore a vita, dopo le rivelazioni sul processo Mediaset. E presto, nel Paese, sarà lanciata un’altra petizione per chiedere «elezioni subito». Sembrano lontane le polemiche dello scorso 2 giugno, per quel flash mob trasformatosi in ressa, dove saltarono tutte le regole anti-Co- vid. Stavolta il centrodestra ha curato ogni dettaglio: 4.280 sedie distanziate, su ognuna c’è una bandiera tricolore, nessun simbolo di partito, sul palco solo la scritta con lo slogan anti governo «Insieme per l’Italia del lavoro». Ingressi contingentati, mascherine, ai manifestanti viene misurata la temperatura ai varchi.
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Testata:  La Verita’ 
Autore:  Gandola Giorgio 
Titolo: II centrodestra si unisce in piazza il Pd vuole subito spaccarlo – Il centrodestra unito conquista la piazza Ma lo spettro del Mes aleggia fra i sorrisi
Tema: Centro destra in piazza contro il governo

«Non ci farete trasformare le mascherine in bavagli». La sintesi di Giorgia Meloni scalda il popolo di centrodestra nel sabato romano sotto lo striscione «insieme per l’Italia del lavoro». Quattromila persone sedute in piazza del Popolo come in un teatro naturale. senza insegne di partito, con il solo tricolore che sventola. «Abbiamo dovuto contingentare gli inviti. ci mancava poco che ci facessero pagare il biglietto. Curiosamente quando si protesta contro il governo c’e rischio di contagio». Del documento con le proposte di Palazzo Chigi non c’è traccia centri sociali, delle sardine ritornanti, delle organizzazioni gay, degli antifa da diporto impegnati a imbrattare monumenti e a violentare l’intelligenza dei cittadini. Qui la statua più pericolante è quella metaforica dei premier Giuseppe Conte, già di per sé senza piedistallo. L’opposizione è pronta alla spallata. L’effigie bronzea sarebbe pure dadaista: un’enorme pochette che pare un lenzuolo, il volto inutilmente scavato di una comparsa che lancia soldi del Monopoli, con i pantaloni flosci e rimborsati di un Garibaldi sgangherato, appena tornato in posa dopo essersi assentato un attimo dietro una siepe a dare fisiologica prova di sé. È lui il bersaglio di quella parte d’Italia che non tollera più la palude nella quale é precipitato il Paese dopo il Covid.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Susca Giacomo 
Titolo: Il commento – Stavolta non è populismo Cari politici, meno ferie – Ferie poco «onorevoli» nel paese in affanno
Tema: La politica non dovrebbe andare in vacanza

Ma come si fa quest’estate a tirare giù la saracinesca della politica? A spegnere il pc, chiudere l’ufficio e scapparsene al mare? Con tutti i dossier aperti ancora lì sul tavolo in cerca di una soluzione, poi. C’è il Dl Semplificazioni che si complica ogni giorno che passa; c’è il decreto Rilancio, o meglio «Rinvio», che ha assunto un significato vagamente calcistico, nel senso di palla gettata dall’altra parte del campo per prendere tempo; il nodo delle concessioni autostradali da sciogliere mentre si passano le giornate in coda; le vertenze sul futuro dell’Ilva e della Whirlpool, che tengono in ansia migliaia di famiglie; gli 85mila docenti che mancano all’appello per il prossimo anno scolastico, avvolto nell’incertezza… L’elenco è sterminato e serve appena da promemoria. La verità è che bisogna rimettere in piedi un Paese tra le macerie lasciate dallo tsunami Coronavirus. Qualcuno ha paragonato il momento che stiamo vivendo al dopoguerra, e di certo i fautori del boom economico dopo il ’45 non avevano tra le priorità quella di prenotarsi una vacanza. L’ha ribadito ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, davanti a chi questa crisi la sta scontando sulla propria pelle, ovvero i giovani imprenditori: «Mi auguro che quest’anno il Parlamento non vada in ferie, con l’emergenza in atto immagino che saranno più concentrati sul loro lavoro…».
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Testata:  Libero Quotidiano 
Autore:  Becchi Paolo – Palma Giuseppe 
Titolo: Le tentazioni del Cavaliere sulla legge elettorale
Tema: Berlusconi all’attacco

Berlusconi innocente? Certo, chi mastica un po’ di diritto sa che i tre gradi di giudizio del caso Mediaset-Agrama furono una “porcata”. E che la Cassazione si sia comportata come un “plotone di esecuzione” era evidente sin da subito. Ma per sette anni la narrativa mainstream è stata quella di un Berlusconi “evasore”, un appestato da cacciare a pedate fuori dal Senato. Ciò che non è chiaro, invece, è perché l’intercettazione ambientale tra il “giudice pentito” Amedeo Franco e Berlusconi esca solo adesso, sei anni dopo la registrazione. Fatto sta che due giorni dopo la divulgazione dell’audio Berlusconi è ritornato prepotentemente al centro dell’attenzione, diventando per il governo Conte un’àncora di salvezza cui aggrapparsi, persino con un appoggio esterno o un cambio di maggioranza che veda Forza Italia al fianco di Pd e M5S. Questo è ciò che hanno scritto i giornaloni. In una recente intervista il Cavaliere ha infatti dichiarato di essere pronto ad entrare a far parte di un nuovo governo sostenuto da una nuova maggioranza. Molti hanno pensato ad un Conte ter, anche se nell’intervista Berlusconi specifica che serve un’intesa con gli alleati di centrodestra.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro 
Titolo: Intervista a Silvio Berlusconi – «Cambiare il governo si può» – «Gli alleati ci pensino Abbiamo il dovere di provare a cambiare questo governo»
Tema: Berlusconi all’attacco

Presidente Berlusconi, il centrodestra è tornato in piazza unito dopo un mese dalla manifestazione simbolica del 2 giugno. È andata come pensava? «Mi è sembrata una bella manifestazione, organizzata tra l’altro, come mi ero raccomandato, nel pieno rispetto delle norme sanitarie per evitare contagi. Ho visto una piazza che non si è limitata a fornire una rappresentazione plastica del dissenso del centrodestra e dunque di milioni di italiani nei confronti di questo governo, ma dalla quale sono emerse proposte e, soprattutto, un punto di vista comune. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sono partiti diversi, ma stretti in un’alleanza molto solida basata su valori condivisi e un grande – e moderno – progetto di governo. A Matteo Salvini e Giorgia Meloni mi lega un rapporto di amicizia e di affetto e li ringrazio per avere manifestato ancora una volta nei loro interventi dal palco la loro vicinanza per la drammatica persecuzione di cui sono stato vittima e il loro sdegno per quanto accaduto».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Brachino Claudio 
Titolo: Il commento – La giustizia per il cavaliere arriverà solo con le elezioni
Tema: Berlusconi all’attacco

Forse Proust aveva ragione, le canzoni sono la storia sentimentale di un popolo. Se togliamo i sentimenti e andiamo secchi alla storia, l’Italia non è certo un paese che ama la verità. Berlusconi la chiede come risarcimento delle ingiustizie subite, ma rischia di ricevere l’ennesima ferita. Ho dedicato molte inchieste del mio Top secret ai buchi neri della nostra nazione, Moro, Ustica, Pasolini, solo per fare degli esempi. Nessuna verità del tutto accettabile ancora oggi. Tutto sfugge all’infinito, sia nel tempo breve della cronaca, che in quello lungo della storia, quando le confessioni tardive, l’accesso ai documenti, le rivelazioni possono almeno permettere una ricostruzione «veritiera». In questo caso, ovvero l’intera vicenda giudiziaria del Cav, la materia è ancora troppo calda e la cronaca ha già fallito per motivi deontologici. Il dominio del Giudiziario, inteso come complessiva narrazione di potere, non avrebbe avuto il sopravvento sul Politico da Tangentopoli in poi se non ci fosse stato l’appoggio della narrazione mediatica. Anche per i magistrati la verità dovrebbe essere la stella polare, ma troppe volte abbiamo visto questa stella cadere per terra in mille pezzi. Per ridare a Berlusconi la verità almeno specifica sul processo dei diritti Mediaset, la giustizia italiana dovrebbe mettere in discussione se stessa. Non mi sembra di vedere queste aperture: su una vicenda clamorosa come quella di Palamara, nessun provvedimento strutturale.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Perrone Manuela 
Titolo: Conte: dobbiamo rivedere la Cig Fisco, al via il tavolo sulla riforma
Tema: Manovre sul fisco

Giuseppe Conte rifiuta l’etichetta di «governo attendista, incapace di decisioni risolute»: «La realtà dei fatti è il contrario, fa ridere essere descritti in questi termini. Noi abbiamo preso decisioni ferme e risolute e siamo pronti a prenderne anche in futuro». Rivendica il metodo del confronto continuo. Rilancia la riforma degli ammortizzatori sociali, istituti «che si sono rivelati farraginosi»: «Il meccanismo della cassa integrazione ordinaria, straordinaria, quella residuale, Fis, fondo agricolo, fondi bilaterali è un meccanismo che richiede una manutenzione, una revisione in termini anche di maggiore efficacia ed efficienza». Promette il decreto semplificazioni, per cui assicura controlli e invoca coraggio (messaggio al Pd che su alcune deroghe resiste), «all’inizio della settimana». E infine annuncia a stretto giro la ripresa del tavolo sulla riforma fiscale con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Al Consiglio confederale nazionale della Uil, che sancisce il passaggio di consegne tra il segretario uscente Carmelo Barbagallo e il suo successore Pierpaolo Bombardieri, il premier tira il fiato. Nella cornice della Nuvola di Fuksas, in platea anche i ministri Gualtieri, Catalfo e Provenzano, il vento è più benevolo di quello che infuria tra i partiti della maggioranza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  M.Gu. 
Titolo: Conte: riparte la riforma fiscale – Il premier: «Non sono attendista Ora il tavolo sulla riforma del fisco»
Tema: Manovre sul fisco

Giuseppe Conte vuole ribaltare l’immagine di un premier attendista e indeciso, che non prende «decisioni risolute» e non riesce a chiudere i tanti dossier che ha sul tavolo. Attaccato dalle opposizioni, pressato dalla sua stessa maggioranza e criticato da tanti commentatori, il capo del governo prova a smontare il «chiacchiericcio quotidiano», il «bla bla costante e continuo» che rischia di sommergerlo. E, per dimostrare di guidare il governo dei fatti e non quello degli annunci, anticipa le prossime mosse: riforma del fisco e decreto Luglio. Nell’auditorium della Nuvola di Fuksas, dal palco del Consiglio confederale nazionale della Uil che ieri ha eletto segretario Pierpaolo Bombardieri, il premier se la prende con i titoli dei giornali e propone all’opinione pubblica la sua realtà dei fatti: «Questo governo ha preso decisioni mai assunte nella storia repubblicana, definito illiberale. Fa ridere…». E ancora, con tono quasi seccato: «Noi siamo quelli dei protocolli di sicurezza più solidi e intransigenti, siamo quelli della semplificazione più coraggiosa — lo vedremo a inizio settimana, garantisce Conte dopo tanti sofferti rinvii —. Siamo quelli del piano di rilancio più ambizioso che sia stato mai illustrato». A pochi giorni dal tour europeo tra Lisbona, Madrid e Berlino, per cercare un accordo sugli aiuti del Recovery Fund in vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio, Conte deve ricompattare la maggioranza e ricostruire la sua immagine, sul fronte interno e su quello internazionale. Il premier si gioca tutto, il ruolo dell’Italia in Europa, il suo futuro politico e soprattutto il destino del Paese, uno dei più colpiti dalla furia del virus.
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Testata:  Tempo 
Autore:  Sangalli Carlo 
Titolo: L’unica ricetta per il rilancio è tagliare Iva e tasse sul lavoro – Meno tasse per ripartire
Tema: Meno tasse

E’ ormai davvero lunga la sequenza delle previsioni che cercano di misurare l’impatto dell’emergenza sanitaria, divenuta emergenza economica e sociale, sulla crescita e sull’occupazione, sugli investimenti e sui consumi. Tra le stime più recenti e più severe vi è, ad esempio, quella del Fondo monetario internazionale, che giunge a prevedere, per l’anno in corso, una contrazione del Pil del nostro Paese del 12,8%. Sul versante dei consumi, poi, l’indicatore di Confcommercio segnala a maggio una caduta nel confronto annuo del 29,4%. E la caduta dei consumi si presenta particolarmente rilevante nella filiera turistica, nei trasporti ed in larga parte del commercio. Bastano, così, pochi dati a confermare la necessità e l’urgenza di misure che sostengano i consumi e la domanda interna nel complesso, anche attraverso provvedimenti di riduzione delle aliquote Iva. E bastano, ancora, questi dati a motivare l’ulteriore nostra richiesta di rafforzare una strategia di sostegno pubblico al settore produttivo incentrata su indennizzi robusti da riconoscere in maniera proporzionale alle perdite subite ed accompagnata da congrue moratorie fiscali, da meccanismi realmente efficaci di accesso al credito, da misure di supporto per gli affitti commerciali. In questo contesto siamo a fianco delle imprese più penalizzate dall’emergenza sanitaria.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cassinis Alessandro 
Titolo: Autostrade, code infinite Il grande ingorgo italiano blocca anche l’Adriatico
Tema: Dossier Autostrade

Pomeriggio di fuoco, a Porto Sant’Elpidio comincia il solito calvario. Sono le 14 e ci sono già quattro chilometri di coda verso Sud per riduzione della carreggiata. A sinistra l’Adriatico attira come un miraggio i vacanzieri del primo sabato di luglio, ma è un miracolo innestare la seconda marcia. Trenta chilometri più avanti un altro cantiere: coda fra Grottammare e San Benedetto del Tronto. E poi ci si ferma dopo Val Vibrata, e tra Roseto degli Abruzzi e Pescara… L’A14, la dorsale delle vacanze più trafficata d’Italia, è un’eterna scommessa persa, un mazzo di tarocchi truccato dove l’automobilista pesca sempre la carta dell’Appeso. Siamo sul mare opposto, ma la concentrazione di ostacoli ricorda la Liguria paralizzata dalle chiusure delle gallerie: un caos senza ragione. Doveva essere un’estate da dopoguerra, italiani in vacanza in giro per l’Italia soprattutto in auto per paura del contagio, e invece le autostrade li intrappolano in un labirinto di lavori in corso e deviazioni. La protesta dilaga. Centinaia di persone manifestano a Masone, a nord di Genova, contro i disagi causati dai cantieri, che anche ieri hanno rallentato il traffico. Slogan basici: «Autostrade vergogna», «Senza strade e senza treni in Liguria non ci vieni», «A26, lasciate ogni speranza voi che entrate». Su Facebook il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, accusa il Ministero dei trasporti di cambiare le regole delle ispezioni come se volesse boicottare la Liguria e quindi danneggiare tutto al Nord-Ovest. Confindustria Genova parla di «stato di emergenza» e scrive alla ministra dei Trasporti Paola De Michell per avvertirla delle «enormi ripercussioni sull’intero sistema economico». Sul mare opposto, sedici sigle delle categorie economiche e dei sindacati abruzzesi mandano una lettera al Ministero per denunciare la paralisi dell’A14.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sculli Roberto 
Titolo: Autostrade scrive al governo “Diteci cosa fare con il nuovo ponte” – Lettera di Autostrade al commissario “Siamo pronti a gestire il nuovo ponte”
Tema: Dossier Autostrade

Così come è stato per la revoca della concessione, annunciata a più riprese e mai arrivata in porto, così rischia d’essere per il nuovo ponte di Genova. Risucchiato nelle stesse pastoie e negli stessi equilibrismi politici, che hanno caratterizzato tanto il governo 5 Stelle – Lega, che ha disegnato il percorso della ricostruzione con il decreto Genova, quanto l’attuale esecutivo giallorosso. Chi gestirà l’infrastruttura che sostituirà il ponte Morandi, collassato il 14 agosto del 2018? La risposta non è per nulla banale e i tempi per definire il tutto si stanno assottigliando, sempre che non si voglia rischiare di rimandare l’apertura, prevista nei primi dieci giorni d’agosto. Sul punto, le danze le ha aperte il commissario Marco Bucci, che prima ha parlato apertamente del problema e poi nell’incontro organizzato da Anci Liguria sulla paralisi delle autostrade, ha sollecitato il ministro dei Trasporti Paola De Micheli, che ha assicurato di farsene carico. Ad accendere l’iniziativa di Bucci una lettera della stessa Autostrade per l’Italia, inviata il 30 giugno, in cui si rammentava la prassi per il passaggio di consegne della nuova infrastruttura. Una comunicazione che ha una doppia valenza: da un lato, costruire il percorso per l’affidamento della nuova infrastruttura, che – chiunque sia il nuovo gestore – richiede alcuni passi rituali e non può essere istantaneo. Dall’altro è evidente che Aspi, anche in quest’ultimo sviluppo, intenda rafforzare il suo ruolo di concessionario: Autostrade per l’Italia infatti, ad esempio col pronto pagamento di tutte le spese di ripristino e gli indennizzi – imposta per legge ma che avrebbe dovuto sostenere comunque, in forza della convenzione – si è sempre mossa nella direzione di confermare, nella sostanza, il suo ruolo di gestore della rete.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Malpica Massimo 
Titolo: Autostrade, i renziani incalzano Giuseppi: «Ora spieghi il caos»
Tema: Dossier Autostrade

Il traffico impazzito sulle autostrade liguri continua, complici i cantieri e i lavori di manutenzione, ma la situazione scatena una ridda di polemiche politiche e di accuse incrociate tra Autostrade per l’Italia, Aiscat e Mit. Il governatore ligure Toti se la prende con chi si è deciso ad aprire i cantieri solo ora, e non durante il lockdown, Autostrade ricorda che manutenzioni e ispezioni a tappeto sono scattate in seguito alle prescrizioni del Mit di fine maggio, l’Aiscat denuncia le regole «speciali» imposte dal Mit solo in Liguria. E mentre code e ingorghi funestano anche il primo ponte di luglio a Genova e dintorni, con presidi di protesta ai caselli (anche ieri lunghe code peggiorate dall’arrivo dei turisti, mentre 600 persone al casello di Masone, sulla A26, hanno manifestato contro il caos-autostrade), Italia Viva mette nel mirino il premier. «Invece di andare al cinema, Conte farebbe bene ad andare in tv a spiegare a famiglie, lavoratori, aziende perché da settimane le autostrade della Liguria sono nel caos, con disagi pesantissimi. I cittadini meritano spiegazioni, scuse e risarcimenti», twitta il deputato Michele Anzaldi. Il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, chiede addirittura la testa del ministro Paola De Micheli. «Sono settimane che la Liguria è bloccata, isolata da code chilometriche per cantieri infiniti. Per tutta la settimana ci sono state colonne infinite di camion, oggi venti chilometri. Questo blocco sta tagliando le gambe al Porto di Genova e al turismo ligure, con gravissime ripercussioni economiche». In serata la replica del ministro: «Il Mit -spiega – a fine maggio non ha modificato in alcun modo gli obblighi e le modalità di ispezione delle gallerie. I disagi si esauriranno nei prossimi giorni».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Riforme, debito pubblico e pensioni Quelle domande di Merkel a Conte
Tema: Riforme, debito pubblico e pensioni

L’invito di Ursula von der Leyen è di poche righe, ma anche la sua brevità è un programma politico preciso. Qualche giorno fa la presidente della Commissione si è fatta forte dei poteri che le dà l’articolo 324 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e, in vista del vertice del prossimo 17-18 luglio sul Recovery Fund, ha convocato per martedì i vertici del sistema: la cancelliera Angela Merkel (la Germania ha la presidenza di turno), il presidente dell’europarlamento David Sassoli e infine Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo. In poche righe, von der Leyen ha così già detto molto. Con l’aggiungere il nome di Michel solo con una nota a mano, la presidente della Commissione lascia trapelare tutto il fastidio suo e di tanti altri per come l’ex premier belga si sta dimostrando inefficace e velleitario nel mediare fra i governi europei. E prendendo l’iniziativa lei stessa la presidente tedesca rende chiaro che vuole a un accordo fra le capitali che non di discosti troppo dalla proposta della Commissione stessa: 750 miliardi di euro nel Recovery Fund, dei quali 50o in trasferimenti diretti di bilancio, soprattutto ai Paesi che la pandemia ha messo in ginocchio. Von der Leyen è determinata a chiudere il negoziato fra i 27 leader il 18 luglio o, al più tardi, a un nuovo vertice entro la prima settimana di agosto. Lo è anche la cancelliera Merkel.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Graziosi Alessandro 
Titolo: Intesa-Ubi: così l’Ops riapre il risiko bancario – Intesa-Ubi, così l’offerta riapre il risiko bancario
Tema: Intesa-Ubi

Parte domani, a cinque mesi dall’annuncio, l’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo sul i00%di Ubi Banca. Salvo proroghe l’offerta si concluderà il 28 luglio. Intesa Sanpaolo punta al 66,7% del capitale per poter procedere alla fusione in assemblea straordinaria. Ma ha già fatto sapere che accetterà anche il 50%più un’azione. La parola passa agli azionisti di Ubi, decisive saranno le fondazioni Cr Cuneo e Monte di Lombardia. Comunque vada a finire, l’offerta innesca un processo più ampio di aggregazione che coinvolgerà l’intero sistema bancario, a cominciare da Banco Bpm e Monte di Paschi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: Gli italiani rimasti ai margini – I cittadini ai margini della società dei due terzi
Tema: Cittadini ai margini

Una nuova società dei due terzi: così si presenta oggi l’Italia, alla vigilia dell’autunno più difficile della sua storia repubblicana. L’immagine dei due terzi fu “inventata” negli anni 8o del Novecento da uno scienziato sociale e politico tedesco, Peter Glotz: intendeva descrivere la divisione tra “garantiti” e “non garantiti” che aveva messo in crisi la coesione nei Paesi europei e posto fine alla “golden age” socialdemocratica. Ma mentre allora il motivo dell’esclusione era prevalentemente salariale, oggi il terzo della società rimasto fuori soffre di forme del tutto nuove e diverse di disuguaglianza. Spulciando tra le cifre dell’ultimo rapporto Censis si scopre infatti che sono un terzo i percettori di reddito che hanno visto ridursi le proprie entrate a causa del Covid-19 (dipendenti in cassa integrazione, titolari di attività retail, ristoratori e baristi, partite Iva), mentre i restanti due terzi hanno continuato ad avere flussi in entrata pressoché identici, e anzi hanno risparmiato di più per i minori consumi. Ma, allo stesso tempo, un terzo sono anche le case sotto gli 85 metri quadrati, in cui cioè la quarantena non può davvero essere stata una vacanza.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Trump-show ignorando il virus – Trump-show al 4 luglio: fuochi d’artificio e nessuna mascherina
Tema: Trump sfida il Coronavirus il 4 luglio

Il nemico della Storia, dei valori e del popolo; in una parola la minaccia per l’America si chiama «fascismo di estrema sinistra». E’ la formula che Donald Trump ha lanciato sotto lo sguardo di pietra dei quattro presidenti scolpiti nel Mount Rushmore, venerdì 3 luglio, vigilia dell’Independence Day. In questo fine settimana di pandemia galoppante, Trump ha progettato il rilancio politico, in diretta televisiva, con l’aiuto dei fuochi d’artificio e della pattuglia acrobatica della Marina, i Navy Blue Angels. Prima nel South Dakota e poi ieri sera a Washington. II virus? In pochi tra suoi supporter indossavano la mascherina. Ma Il presidente è sicuro: «Solo quattro mesi fa stavamo facendo meglio di ogni altro Paese, poi siamo stati colpiti da questa terribile piaga cinese. Ma siamo sulla strada di una grande vittoria», annuncia in un video.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Il 4 Luglio di Trump divide gli Usa “Il nemico è il fascismo di sinistra”
Tema: Trump sfida il Coronavirus il 4 luglio

Il Discorso della Montagna di Donald Trump segna una svolta nella campagna elettorale. Il nemico è “il fascismo dl sinistra”, una “rivoluzione culturale” che vuole cancellare la memoria storica dell’America, demonizzare ll passato, ribaltare i principi della nazione. Scompaiono dall’orizzonte il coronavirus e la crisi economica. La vera posta in gioco è l’anima della nazione, l’identità collettiva. A quattro mesi dall’elezione presidenziale, Trump imposta una campagna d’opposizione centrata sui valori: riprendiamoci l’America. La sua Montagna, è il celebre Mount Rushmore nel South Dakota dove sono scolpite le figure di quattro padri della patria, i presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt: tutti in vario modo sotto accusa in quest’epoca di revisionismo storico, attacchi alle statue, critica del passato, promossa dalle proteste contro il razzismo, in particolare dopo la morte di George Floyd. Trump usa la sua visita al monte-monumento per rilanciare un tema che aveva già usato a proposito delle statue demolite o vandalizzate: io sono il presidente degli americani fieri della nronria patria e della sua storia. «Il caos violento – dice Trump – che abbiamo visto nelle strade di città governate dalla sinistra, è il risultato di anni d’indottrinamento fanatico e di pregiudizi nella scuola, nel giornalismo, in altre istituzioni culturali. Ai nostri figli insegnano a odiare il proprio paese, attaccano la memoria di Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt». Il presidente elenca i pilastri della “sua” America: i principi della civiltà giudeo-cristiana; il valore della famiglia; il diritto-dovere di proteggere i propri confini; la sicurezza e l’ordine. «Questo è ció che siamo, e in questo che noi crediamo. ll nuovo fascismo di estrema sinistra attacca le statue per cancellare la storia americana. Non ci lasceremo tirannizzare, umiliare, o intimidire da questa cattiva gente».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: La paura del virus sulla nave dei migranti “Tamponi a bordo”
Tema: Allarme nuovi contagi

Tamponi a bordo alla ricerca di eventuali positivi e domani il trasferimento sulla Moby Zaza, la nave quarantena ferma al largo della Sicilia, per i 14 giorni di isolamento fiduciario. Sperando che lo screening tra i 180 migranti soccorsi dieci giorni fa nel Mediterraneo dal team di Sos Mediterranée, non allunghi la lista dei contagi dopo i 28 sulla Sea Watch e gli 8 sulla Mare Jonio. Per questa volta, grazie alla coincidenza della fine quarantena (prevista per oggi) per i 208 migranti ospitati dal 21 giugno sulla Moby Zaza, la soluzione per lo sbarco in sicurezza della Ocean Viking ( dopo dieci giorni di attesa e la dichiarazione venerdl dello stato di emergenza da parte del comandante) è stata trovata dal Viminale senza far scendere a terra le persone salvate e dunque senza scatenare le proteste di sindaci e cittadini, come accaduto nei giorni scorsi in Sicilia. Ma sbarchi e Covid, con il dilagare dell’epidemia sull’altra sponda del Mediterraneo, è l’ultimo incubo che turba il sonno del governo soprattutto alla vigilia di quella che potrebbe essere la riunione decisiva per le modifiche ai decreti sicurezza.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  a.z. 
Titolo: Intervista a Roberto Ammatuna – Il sindaco “Pronto ad accoglierli ma per la sicurezza di tutti meglio la quarantena in mare”
Tema: Allarme nuovi contagi

Dalla sua stanza di sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna (Pd) scruta con ansia l’orizzonte mettendo in conto che nelle prossime ore potrebbe veder comparire la Ocean Viking. Sindaco, se i 180 migranti dovessero essere fatti sbarcare a Pozzallo sarebbe preoccupato? «Proprio nelle scorse ore è stato in fretta e furia svuotato l’hotspot al porto trasferendo gli altri migranti che erano in quarantena. L’accoglienza è sempre stato il fiore all’occhiello di Pozzallo ma, adesso da sindaco e medico quale sono, dico che al dovere di far scendere presto a terra queste persone devastate fisicamente e psicologicamente che arrivano dalla Libia, dobbiamo coniugare il dovere di rassicurare i nostri cittadini che hanno paura di un possibile contagio nel momento in cui queste persone vengono fatte scendere a terra». E allora? Quale soluzione possibile suggerisce? «Tamponi a bordo subito per tutti i migranti. Parlo da sindaco ma anche da medico che ha lavorato alla Asp. E tecnicamente possibile effettuare i tamponi sulla Ocean Viking e, in futuro, su altre navi che dovessero arrivare. E se non fossero disponibili subito un numero così elevato di tamponi si potrebbero farei test sierologici per avere intanto un’indicazione e agire di conseguenza».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Prodi Romano 
Titolo: L’analisi – Perché l’Europa ha fatto meglio di Cina e Usa contro il Covid
Tema: Lotta al Covid

Quando e come usciremo definitivamente dalla pandemia in corso nessuno lo può dire con precisione, anche perché in alcune zone sembra ritirarsi, mentre in altre si espande in modo sempre più vigoroso. L’unica cosa certa è che interessa ormai la totalità del pianeta. La battaglia contro il Covid-19 condiziona quindi la politica di tutti I Paesi. Tuttavia le misure economiche adottate per uscire dalla crisi, pur presentando modalità d’azione diverse da Stato a Stato, vanno nella stessa direzione. Le strategie sul come gestire i diritti e gli obblighi delle persone durante la pandemia sono invece state e sono ancora estremamente differenti. Nel campo economico, infatti, anche se non vi è stato alcun accordo, gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa hanno preso la stessa decisione di allargare le maglie del credito e intensificare gli aiuti e I sussidi ai cittadini e alle imprese, cosa da evitare il collasso del sistema economico. Da questo punto di vista si può quindi convenire che la pandemia, pur avendone mutato molti aspetti, non ha radicalmente spezzato una certa uniformità di comportamenti ormai consolidati.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Del Re Pietro 
Titolo: Morire di bancarotta a Beirut – Nel Libano in bancarotta anche l’esercito non ha più cibo
Tema: Situazione critica in Libano

In pieno giorno, un uomo s’è sparato in bocca in una delle strade più trafficate della città, mentre altri due hanno scelto d’impiccarsi in casa Una ventina di cassonetti sono stati dati alle flamme e l’attivista Wassef Haraké, difensore dei manifestanti arrestati nel corso della rivolta popolare scoppiata il 17 ottobre 2019, è stato brutalmente aggredito. L’esercito è stato costretto a togliere la carne dal rancio dei soldati e la svalutazione della lira libanese ha ormai raggiunto picchi da primato. È questo l’ultimo bollettino settimanale della crisi finanziaria che da mesi sta strangolando il Libano a causa del fallimento delle sue banche, il che non era accaduto neanche durante la guerra civile tra il 1975 e il 1990. In pieno negoziato con il Fondo monetario internazionale, chiamato d’urgenza al capezzale di uno Stato ormai in bancarotta, il direttore generale del ministero delle Finanze, Alain Bifani, s’è dimesso per «non essere complice di un governo assente». Secondo l’economista Cyrille Rizk, presidente del think tank Kulluna Irada (Siamo pieni di volontà) i libanesi sono come a bordo di un aereo che sta precipitando con ai comandi piloti che non muovono un dito per raddrizzare la rotta: «I piloti sono ovviamente i nostri politici che hanno rinunciato a risolvere una crisi che si sta rivelando apocalittica».
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Testata:  Giornale Controstorie 
Autore:  Clausi Chiara 
Titolo: Prima la crisi poi il virus Il Libano è in bancarotta
Tema: Situazione critica in Libano

Una Beirut più buia che durante la guerra civile. L’effervescenza e vitalità della capitale si sono spente sotto i colpi del coronavirus e della più grave crisi economica degli ultimi trent’anni. Il quartiere residenziale di Achrafieh è irriconoscibile. Caffè, ristoranti, negozi alla parigina, cinema d’essai come lo storico Metropolis, hanno chiuso per sempre, i vialetti alberati e con fiori coloratissimi, puntellati da bougainville fucsia, jacarande viola, hibiscus rosa, sono vuoti. A sera, dopo le 19, cala ancora il coprifuoco. Nelle stradine del quartiere di Sursock o di Mar Nicolas si incontrano pochi dei suoi abitanti, tutti con mascherina e guanti. Anche il suq è irriconoscibile. L’ex premier Rafik Hariri, ucciso nel 2005, l’aveva ricostruito dopo la guerra alla maniera del Golfo, palazzi nuovi in stile levantino e griffe internazionali, Valentino, Dior, Chloé, Annani. Ora hanno la saracinesca abbassata, come pure Aishti, cinque piani di marchi di lusso di proprietà di un imprenditore libanese. È una Beirut inedita, che nega il suo rinomato spirito e dinamismo. La maggior parte delle imprese ha chiuso a metà marzo per arrestare la diffusione del virus. Ma il Paese dei Cedri era in crisi economica già prima della pandemia, con un settore bancario privo di liquidità e una moneta in caduta libera. II 7 marzo il governo ha deciso di non rimborsare una prima tranche di debito, come non era accaduto neppure durante la guerra civile, e ha dichiarato default. La Svizzera del Medio Oriente è in bancarotta. Ora migliaia di aziende potrebbero non riaprire mai più.
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