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SINTESI IN PRIMO PIANO – 4 luglio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Vaccinazioni, variante Delta e ritorno a scuola;
– Ddl Zan: verso un “testo condiviso”;
– Dl Sostegni- bis : dilazione pagamenti e rinvio scadenze;
– Lavoro: necessarie riforme per la ripresa;
– Migranti: dalla Libia verso l’Italia;
– Vaticano: rinvio a giudizio del cardinale Becciu.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Intervista a Mariastella Gelmini: «Troppi over 60 senza protezione Vanno convinti andando a trovarli anche a casa»
Tema: Vaccinazioni

Come procede la campagna vaccinale, ci sono dosi a sufficienza per i richiami? «La campagna vaccinale sta facendo segnare risultati straordinari: all’inizio della prossima settimana raggiungeremo i 20 milioni di italiani immunizzati (cioè completamente protetti con due dosi). Quasi il 40% della platea dei vaccinandi. Adesso però inizia la fase più difficile, perché con il calare dei contagi diminuisce anche la paura e c’è purtroppo chi pensa di aspettare ancora. E’ un errore drammatico che va scongiurato: se necessario andandoli a trovare a casa. Ci sono ancora troppi ultrasessantenni senza protezione, anche se va detto che, all’interno di questa categoria, gli ultra 80enni e gli ultra 70enni sono largamente coperti, altrimenti, con la variante Delta, staremmo vivendo ben altro film. Sulle dosi il generale Figliuolo ha rassicurato che reggeremo sul trend delle 500 mila vaccinazioni al giorno: c’è un piccolo calo di forniture nel mese di luglio, ma la sostanza non cambia». Vaccini in vacanza: Piemonte e Liguria hanno appena stretto un patto di reciprocità. Lei che ne pensa? «E una buona cosa, però in tante Regioni i turisti non si potranno vaccinare: in questi casi occorrerà organizzare le proprie ferie in base agli appuntamenti presi per ricevere le dosi. Ma è fondamentale moltiplicare gli sforzi sulla fascia d’età 60-70 anni».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Bac Margherita 
Titolo: Intervista a Fabio Ciciliano – «Nel Regno Unito la variante Delta è al 99%: l’Italia deve agire ora con presidi territoriali»
Tema: Variante Delta

Fabio Ciciliano, nel CTS dall’inizio della pandemia, in Spagna e Inghilterra la variante Delta dilaga. Un’altra fase critica? «In Gran Bretagna, l’ex variante indiana sostiene ormai il 99% delle positività con un importante incremento dei numeri che ieri ha fatto registrare quasi 28 mila nuovi casi. In Spagna la situazione è un po’ diversa. C’è una importante recrudescenza della circolazione virale, ma la diffusione della variante Delta si attesta intorno al 15% anche se con una distribuzione molto irregolare, con regioni quasi esenti accanto ad altre con una prevalenza sostenuta». Cosa si prevede in Italia? «In Italia, al momento, è ancora registrata una maggiore prevalenza della variante Alfa (inglese) anche se circa il 22,7% dei casi di positività al SARS-CoV-2 sono sostenuti dalla Delta che, a causa della sua più elevata trasmissibilità, si stima sostituisca nel giro di qualche settimana l’Alfa. II dato positivo & egrave; che, anche grazie alle azioni messe in campo per il contenimento del contagio e alla massiccia campagna vaccinale nazionale, la circolazione virale è a oggi molto bassa, con un’incidenza settimanale inferiore a io casi per 100.000 abitanti». Lo scorso aprile in Umbria i focolai di Gamma, la brasiliana, sono stati tenuti sotto controllo. Dunque questi fenomeni possono essere repressi. «Sarà cruciale il tempestivo e puntuale tracciamento dei contatti con la centralità assoluta dei Dipartimenti di prevenzione territoriale, come è accaduto in Umbria».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Amabile Flavia 
Titolo: Allarme scuola, vaccini subito o a settembre non si riparte
Tema: Scuola e vaccinazioni

Il ministero dell’Istruzione fa sapere di essere in contatto costante con le autorità sanitarie e con la struttura del generale Figliuolo. In realtà, per entrare in una fase operativa, si attende il parere del Cts che dovrà dare un’indicazione sull’uso di mascherine, sul distanziamento, sui trasporti, tenendo presente che rispetto allo scorso anno due sono le principali novità: il personale scolastico sarà quasi totalmente vaccinato e la variante Delta sarà al 90%. Quindi, come avverte il ministro della Salute Roberto Speranza, «la guardia va tenuta alta». Nulla di molto diverso, invece, rispetto a dodici mesi fa su spazi nelle classi o sui mezzi pubblici, dunque il dibattito sulle lezioni in presenza riservate a chi è vaccinato rischia di dilagare. «Io sono favorevole ai vaccini – avverte il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli – Se fosse necessario si potrebbe pensare all’obbligo. Prima però agirei con un’operazione di convincimento nei confronti di chi non vuole vaccinarsi e, in caso di genitori restii, si potrebbe anche riflettere su come dare la possibilità ai giovani più grandi di assumersi la responsabilità della scelta». Se si dovesse decidere di agevolare la scuola in presenza per chi è vaccinato si dovrebbe affrontare la questione della copertura. Finora è stato vaccinato con due dosi il 2, 7% di chi ha tra i 12 e i 19 anni, una percentuale minima.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna 
Titolo: Ddl Zan senza più maggioranza i leghisti cantano (quasi) vittoria
Tema: Ddl Zan

«Penso a questo punto ci sia una maggioranza parlamentare che vuole modificare il ddl Zan». Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista al Senato, canta (quasi) vittoria. I renziani fanno la differenza. Sulla legge contro l’omotransfobia si sono smarcati dai giallorossi. Venerdì hanno presentato modifiche al testo che porta il nome del deputato dem e attivista lgbt, Alessandro Zan, come ha sollecitato il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, il leghista Andrea Ostellari nel tavolo politico di confronto. Italia viva ha riproposto il testo presentato nella passata legislatura da Ivan Scalfarotto, sottosegretario renziano. Ma ora sono sicuri che sia la strada giusta, dopo la nota diplomatica di contrarietà del Vaticano che chiede riformulazioni sin dall’articolo uno del ddl Zan. In un botta e risposta social tra il capogruppo di Iv, Davide Faraone e Zan, il nuovo corso renziano è confermato: via il riferimento all’identità di ge nere; cassato l’articolo 4 sulla libertà d’espressione e religiosa; iniziative contro le discriminazioni nelle scuole sì, ma solo nel rispetto dell’autonomia didattica delle scuole cattoliche paritarie come da Concordato. La “blindatura” della legge contro l’omofobia, così come è stata approvata alla Camera il 4 novembre scorso, non c’è più. Mancano i voti, la maggioranza si ribalta.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  g.c. 
Titolo: Intervista a Franco Mirabelli – Mirabelli “Proposte di Iv irricevibili non si gioca sulla pelle delle persone”
Tema: Ddl Zan

«La fiducia sulla legge contro l’omotransfobia? Non mi risulta che Draghi abbia intenzione di mettere bocca in questa materia. E poi la proposta di mediazione dei renziani è irricevibile. Non giochiamo sulla pelle delle persone per calcoli di tattica politica». Franco Mirabelli, vice presidente del gruppo dem al Senato, sta seguendo in commissione Giustizia il ddl Zan. Mirabelli, i renziani tradiscono il centrosinistra sul ddl Zan? «Io ancora non mi capacito che chi ha votato il ddl Zan alla Camera possa non farlo al Senato. E i renziani a Montecitorio lo hanno votato. Le proposte di mediazione che Italia viva ha presentato sono irricevibili. In particolare quella di togliere all’articolo uno la definizione di “identità di genere”. Sa cosa significa? Non offrire alcuna protezione dalle discriminazioni alle persone transgender. In più è una definizione prevista in tutta Europa ed elaborata dalla Consulta nel 2017. Inoltre è stata vo luta dalla ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, che mi risulta sia renziana».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: Il Carroccio sul ddl Zan “Ok alle modifiche di Renzi Pd dica sì o il premier rischia”
Tema: Ddl Zan

Ormai si può dire che è ufficiale: l’asse tra Matteo Renzi e Matteo Salvini sul ddl Zan è un fatto politico nuovo, la Lega è pronta a convergere sulle proposte di modifica di Italia viva e i numeri in Senato si ribaltano. Lo conferma il capogruppo al Senato del Carroccio, Massimiliano Romeo: «Se la logica della legge è contrastare omofobia e transfobia, per noi va bene». Proprio il testo cui vorrebbe tornare Italia Viva, eliminando la definizione di «identità di genere» invisa alla destra. Il Capitano: ok alle modifiche Iv Alla Lega sta pure bene chiudere un patto e blindare un nuovo testo concordato alla Camera. Poche le distanze con le richieste di Renzi: Italia Viva vuole sopprimere l’articolo controverso sulla libertà di espressione, il Carroccio vuole chiarire che è lecito dire tutto, perché «discriminare va punito, ma l’espressione di un parere va sempre tutelata». Ma la sostanza è che destra e Iv hanno scardinato le certezze di Pd e M5s. Al punto che pure Roberto Fico usa il termine «testo condiviso» quando si augura il via libera al ddl Zan. Martedì il relatore leghista Andrea Ostellari presenterà ai capigruppo un nuovo testo che raccoglie le proposte di modifica. Se i dem faranno muro, la destra mezz’ora dopo voterà contro il calendario che prevede di portare il 13 luglio il ddl Zan in aula, ma Iv siè impegnata a garantire i suoi voti per la calendarizzazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: La linea dei «sette saggi»: da tutti mezzo passo indietro Nel piano B del fondatore i due big e Raggi al vertice
Tema: M5S

La speranza (forte) per il dialogo e un piano B con un tris d’assi nel caso la situazione precipiti di nuovo. Il primo passo è stato quello di trovare un metodo e di scrollarsi di dosso quei «tempi brevissimi» – tre giorni – che Beppe Grillo aveva suggerito. Il comitato dei sette saggi si è confrontato per la prima volta e ha subito inteso che i tempi di una mediazione prevedono un iter più lungo. C’è chi assicura che si tratti di «sette o dieci giorni al massimo»: molte le questioni sul tavolo e troppo delicati gli equilibri da toccare. Ecco perché i mediatori hanno ritenuto corretto stabilire un modus operandi, che risente anche degli impegni istituzionali e delle agende fitte dei sette. Confronti in videocall e massimo riserbo sui contenuti dello statuto, perché «andrà trovata una soluzione che non scontenti nessuno e che permetta al Movimento di ripartire con la fiducia necessaria». Il filo del dialogo è molto sottile e per tenerlo vivo serve una compattezza che i 5 Stelle sembrano avere smarrito da tempo. Ieri le parole di Conte tra i big sono state lette come un segnale di apertura importante. I vertici si mantengono possibilisti: «Vedremo cosa accadrà, non è il momento di fare previsioni, ma quello di lavorare e stare in silenzio». L’unica certezza che è stata stabilita dai sette al momento è che il punto di partenza «sarà lo statuto negoziato tra Conte e Grillo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Conte-Grillo doppio dietrofront. Prove di intesa
Tema: M5S

In auto, in silenzio, verso Marina di Bibbona. Sono partiti nella tarda mattinata di venerdì Luigi Di Maio e Roberto Fico. Solo loro due. Gli unici di cui Beppe Grillo ha deciso di fidarsi. Sono rimasti con lui tutto il pomeriggio, fino a sera inoltrata. Hanno parlato a lungo del passato e del presente del Movimento. Hanno parlato del futuro, anche. Di quel che può rappresentare Giuseppe Conte. Del fatto che lui non sarà mai solo, a guidare. Perché resteranno tutti: il Garante, i dirigenti con ruoli di peso – ministro degli Esteri, presidente della Camera – che hanno dimostrato di avere ancora molto più potere di quanto non ostentino. Se non altro perché, mentre le truppe già si contavano e si trovavano sguarnite, mentre i due generali si voltavano per fare la rassegna e vedevano che a seguirli non c’erano neanche gli uomini considerati più fedeli, Fico e Di Maio hanno trovato una soluzione che potrà consentire a entrambi i contendenti di fare un passo indietro provando a non perdere la faccia. Giuseppe Conte ha riflettuto per una notte prima di dire sì, la mediazione va bene, «ma restino i miei punti fermi. E quindi no alla diarchia, sì a una gestione democratica, non autarchica, del Movimento». L’ex premer ha ripetuto – anche in queste ore – di non aver mai lavorato per una scissione dei 5 stelle.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Zapperi Cesare 
Titolo: Asse sovranista, Giorgetti freddo: non ho letto il manifesto sulla Ue
Tema: Lega-Ue

L’atteggiamento verso l’Europa toma a increspare le acque della Lega. Chi ha visto nella firma di Matteo Salvini della Carta dei valori coni leader di altri 15 partiti sovranisti e conservatori, da Giorgia Meloni a Viktor Orbán, uno scarto rispetto alla più recente linea europeista, concretizzata nell’appoggio al governo Draghi, trova conferma negli imbarazzi, diplomaticamente gestiti con dichiarazioni ad hoc, dei protagonisti. Giancarlo Giorgetti, il leghista più vicino al premier ex Bce, prima si lascia sfuggire a proposito del documento euroscettico un singolare «dico la verità, non ho fatto a tempo a leggerlo», per poi, mentre montavano sospetti e indiscrezioni, precisare che nella Lega la responsabilità della politica estera ora spetta a Lorenzo Fontana: «E’ una persona per bene, credo che abbia lavorato per fare dei passi in avanti. Quindi non penso abbia fatto una cosa sbagliata». Ma per mettere a tacere le voci di dis senso si rende necessaria una telefonata tra Giorgetti e lo stesso Fontana. A cui tocca dare la versione ufficiale: «In Europa l’obiettivo della Lega è quello di avere maggiore forza per incidere. Con il Manifesto siglato nei giorni scorsi possiamo uscire dall’isolamento e ambire ad essere il secondo gruppo per numero di parlamentari in Europa. Vogliamo dialogare con il Ppe per avere nelle istituzioni europee lo stesso schema che governa già in tanti Stati membri».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Banche dati, intesa vicina su 5 miliardi di file
Tema: Fisco

Il contrasto all’evasione passerà sempre di più dall’incrocio delle banche dati per ridurre contestualmente i margini della ricostruzione presuntiva di ricavi e reddito. Un cambio di passo messo nero su bianco nel documento approvato dalle commissioni Finanze di Camera e Senato mercoledì scorso, che rappresenta la base di partenza per il disegno di legge delega per la riforma fiscale. L’indirizzo arriva proprio mentre Entrate e Garante della Privacy sono più vicine a un’intesaper attuare la norma del collegato fiscale alla legge di Bilancio 2020, che consente un utilizzo più ampio nel tempo (otto anni) e nella quantità di dati (non solo quelli strettamente fiscali) della fattura elettronica. Il provvedimento che ha prorogato fino al 30 settembre la possibilità di aderire al servizio di memorizzazione delle e-fatture è stata l’occasione per chiarire che si sta cercando una gestione condivisa dei database in cui dalla data dell’ob bligo di documenti elettronici nelle operazioni tra privati (ossia dal 1° gennaio 2019) si stima siano confluiti circa 5 miliardi di file. Una miniera di informazioni per l’amministrazione finanziaria che sta già utilizzando per individuare, bloccare o contrastare in anticipo l’utilizzo di crediti Iva fittizi o non spettanti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco 
Titolo: Incentivi auto, dote da 300 milioni Pace fiscale a rate fino a ottobre
Tema: Sostegni- bis

Con 300 milioni di finanziamento tornano fino al 31 dicembre gli incentivi per l’acquisto di veicoli euro 6 o elettrici. Per il via libera definitivo occorre attendere ancora 48 ore, ossia quando la commissione Bilando della Camera voterà gli emendamenti al decreto Sostegni bis concordati e riformulati tra maggioranza e Governo. Si tratta di circa una cinquantina di interventi mirati e finalizzati a sostenere i settori che maggiormente hanno risentito della crisi economica innescata dal Covid-19. Il settore dell’automotive è tra questi e da tempo sollecita un intervento mirato per rimettere in moto le compravendite di veicoli meno inquinanti ed ecologici. Altra novità dell’ultima ora e in corso di definizione, almeno nei dettagli, riguarda un’altra forma di rottamazione: quella delle cartelle esattoriali. Chi infatti ha aderito alla cosiddetta rottamazione ter o al saldo e stralcio della “Pace fiscale” del Governo giallo-verde, dovrebbe versare in unica soluzione le rate fino ad oggi sospese entro il 31 luglio prossimo (termine che cadendo di sabato sposta l’adempimento al 2 agosto come primo giorno feriale). Come ha annunciato ieri la vicemistra all’Economia Laura Castelli, per evitare il versamento in unica soluzione di tutte le rate è pronto un nuovo emendamento riformulato da maggioranza e governo con cui le sei rate verrebbero diluite fino al 31 ottobre.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Di Branco Michele 
Titolo: Cartelle esattoriali, dall’esecutivo un decreto per spalmare i pagamenti in scadenza ad agosto – Cartelle esattoriali, spunta l’ipotesi di spalmare i pagamenti di agosto
Tema: Sostegni-bis

Governo al lavoro per andare incontro ai contribuenti alle prese con le rate arretrate della “pace fiscale”. Nel decreto Sostegni-due le forze di maggioranza stanno infatti lavorando su una norma che permetta di spalmare l’accumulo di rate che si è prodotto, e che dovrebbe esser pagato entro il 2 agosto. Lo ha annunciato il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, a proposito della scadenza per i versamenti delle rate 2020. A proposito della rottamazione delle cartelle, Castelli ha precisato che l’esecutivo «sta ipotizzando di spalmare il più possibile queste rate, su più mesi, per permettere alle persone in maniera più agevole di effettuare i pagamenti delle tasse». Il decreto – ha specificato l’esponente dei 5Stelle – sarà in parlamento entro il 9 luglio e quindi penso che, già nella giornata di martedì, saremo in grado di annunciarlo. L’ingorgo delle rate è il risultato dello stop all’attività di riscoss ione delle imposte che è iniziato, causa pandemia, l’8 marzo dell’anno scorso e che è stato ulteriormente prolungato fino al 31 agosto alcuni giorni fa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  An. Duc. 
Titolo: Bonus di 100 euro per cambiare tv Nessun limite di reddito per chiederlo
Tema: Sostegni

Il bonus tv previsto dal decreto Sostegni può valere fino a 100 euro e lo sconto sarà a disposizione di tutti nell’arco di pochi giorni. Nelle ultime ore il ministero dell’Economia e il ministero dello Sviluppo economico hanno predisposto il decreto attuativo che disciplina le regole per l’erogazione del bonus, una volta pubblicato in gazzetta ufficiale e trascorsi 15 giorni sarà perciò possibile utilizzare lo sconto per l’acquisto di una nuova tv. La sostituzione dei televisori, del resto, è necessaria per tutti gli apparecchi che non sono idonei alla ricezione di programmi televisivi con i nuovi standard trasmissivi, standard che diventeranno operativi a partire dal 2022. Per questo il bonus sarà disponibile fino al 31 dicembre 2022, salvo che il fondo con lo stanziamento da circa 250 milioni non si esaurisca prima. Secondo un’analisi Auditel-Ipsos nelle case degli italiani ci sono 9 milioni di tv non compatibili con la nuova tecnologi a nelle case degli italiani. Perciò dato che il bonus si traduce in uno sconto del 20% sul prezzo finale d’acquisto compreso di Iva (fino a un massimo di 100 euro), le risorse del fondo non potranno bastare per tutti. Certi sono invece i tre requisiti per beneficiare dell’incentivo: la residenza in Italia, il pagamento in regola del canone Rai e la rottamazione di un televisore.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Intervista a Jamie Dimon: «È il momento d’investire in Italia»
Tema: Jp Morgan in Italia

Jamie Dimon, chairman e ceo di JP Morgan, vede l’Italia In occasione della sua visita a Milano, per inaugurare la nuova sede, il numero uno di una delle più grandi banche al mondo ha rilasciato un’intervista esclusiva, toccando tutti i temi più scottanti, dall’inflazione al tapering, dall’Unione bancaria all’M&A, dal Recovery Fund all’euro digitale. Quanto è importante l’talia per JP Morgan? Lei è venuto dagli Stati Uniti per l’inaugurazione della nuova sede a Milano: è la conferma del vostro impegno qui? “Quando stabiliamo la nostra presenza in un paese, ci impegniamo sempre in un’ottica di lungo termine. Siamo in Italia da più di 200 anni e ad oggi contiamo oltre 180 risorse con una copertura complessiva del tessuto economico e finanziario del paese, dai clienti corporate, agli istituzionali ai privati. Sicuramente l’Italia è un paese che sta attraversando una fase di rinnovata espansione economica, avrà una buona cre scita quest’anno e trarrà ulteriori vantaggi dalla eccezionale leadership del Primo Ministro Mario Draghi, figura che gode di un forte apprezzamento sia in Italia che nel panorama europeo ed intemazionale”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: Regole Ue, doppia riforma per evitare asimmetrie tra stati
Tema: Regole Ue

L’interdipendenza ha cambiato le relazioni tra economia e politica, richiedendo agli Stati membri dell’Ue di agire insieme per crescere (così riducendo il loro debito). Però, se è vero che l’interdipendenzaè una condizione strutturale della politica europea, è anche vero che essa può avere effetti diversi sugli Stati che ne sono coinvolti. Dani Rodrik, economista della Harvard Kennedy School, argomentò (in un celebre saggio del 2007) che gli stati sono divenuti prigionieri di un inevitabile (inescapable) trilemma. Se scelgono la crescita integrandosi nell’economia globale sono costretti a rinunciare alla propria sovranità oppure a ridimensionare la propria democrazia, se vogliono invece preservare queste ultime debbono accettare di ridurre la propria partecipazione all’integrazione economica sovranazionale. Se consideriamo l’esperienza dell’Eurozona, le cose non sono andate così. Nella crisi finanziaria del decennio scors o, il trilemma si è dimostrato “evitabile” per alcuni stati (dell’Europa del nord) e “inevitabile” per altri stati (dell’Europa del sud). Ciò fu dovuto (interalios) alle regole dell’Eurozona, regole che non furono stabilite in Cielo ma sulla terra dei rapporti di forza (anche culturali) tra gli Stati.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Intervista a Luigi Sbarra – «Patto per l’Italia con le imprese Subito le riforme per il lavoro»
Tema: Lavoro

«L’accordo che abbiamo trovato dopo il lungo negoziato con il premier Mario Draghi sul blocco dei licenziamenti è stato un segnale importante – sottolinea il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra -. Un primo passo in quella necessaria stagione di concertazione di cui il Paese ha bisogno dopo annidi disintermediazione sterile e di sottovalutazione del ruolo delle parti sociali. Per questo l’appello che la Cisl fa oggi al presidente del consiglio, alla Confindustria ed alle altre associazioni datoriali è quello di far tesoro di questa intesa, e di rispettarla fino in fondo. Andiamo avanti insieme verso la costruzione di un vero patto sociale per il lavoro, la crescita, le riforme economiche, in modo da far ripartire il paese in un clima di condivisione e di coesione». Per il numero uno della Cisl, il paese deve ripartire dal lavoro «stabile, sicuro, di qualità, soprattutto per giovani e donne, le realtà sociali più colpite dal la crisi. I diritti e le tutele vanno garantiti ed estesi in tutti i luoghi di lavoro, a partire dai settori della logistica e della gig-economy dove spesso – ha detto Sbarra – prevale uno sfruttamento legalizzato fatto di cottimo e di contratti pirata.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Le aziende e i lavoratori: la mappa dei settori Chi è in ripresa e chi rischia
Tema: Lavoro

Dopo quasi sedici mesi, il 30 giugno è finito il divieto di licenziamento economico nell’edilizia e nell’industria manifatturiera (con l’eccezione del settore tessile, del calzaturiero e della moda). Il blocco resta invece per il resto dell’economia, in particolare i servizi, fino a ottobre. C’è il rischio di un’ondata di espulsioni dal mondo del lavoro? Fra maggio 2020 e maggio di quest’anno – cioè fra il mese dopo il lockdown più duro e i dati più recenti – il ricorso alla cassa integrazione guadagni (Cig) è calato di circa l’80% nella media dei 59 settori settori produttivi ai quali l’Inps eroga questo sussidio. L’analisi del «Corriere» si basa sui dati relativi alle ore autorizzate di Cig a qualunque titolo dall’Istituto di previdenza («Osservatorio Cig»), incrociati con i dati dell’Istat sul numero dei dipendenti negli stessi settori. La stima non può essere precisissima, perché i dati dell’isti tuto statistico sugli occupati per settore sono meno aggiornati di quelli dell’Inps. Ma gli ordini di grandezza sono chiari. Intere filiere sono già tornate a livelli di utilizzo della cassa integrazione simili o in alcuni casi persino uguali o inferiori a quelli che registravano prima della pandemia. Insomma vanno come o meglio che a gennaio 2020. Fra questi si contano l’agricoltura, le costruzioni, la fabbricazione di macchine, di mobili, di articoli in gomma e plastica, di prodotti di metalli, oltre all’industria del tabacco e del legno e al noleggio di macchinari
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzè Rita 
Titolo: L’Europa mette al bando piatti e bicchieri usa e getta L’Italia (per ora) resta ferma e punta a un ripensamento
Tema: Direttiva Ue su plastica

Da ieri, 3 luglio, è entrata in vigore la direttiva europea che mette al bando piatti e posate usa e getta. Un bene per l’ambiente. Ma la sostenibilità ha almeno due facce. Quella ambientale ci guadagna, quella sociale ci perde, soprattutto nel nostro Paese, leader nel settore dell’usa e getta con il 6o% del mercato europeo. Al momento le imprese del settore sono una sorta di limbo. Per il recepimento della direttiva in Italia si parla del mese di ottobre. Fino ad allora di fatto le nuove regole non entreranno in vigore nel nostro Paese. Intanto una trattativa è in corso tra il nostro ministero della Transizione ecologica, guidato da Stefano Cingolani, e l’Unione europea. Obiettivo: ottenere modifiche alle linee guida attuative della direttiva stessa. Il 14 giugno Cingolani ha mostrato ottimismo, dicendo che «l’accordo con Bruxelles è già trovato». Ma il merito del confronto è complesso. La direttiva Ue vieta l’uso di tutte le sto viglie monouso, siano esse fatte con plastica, bioplastiche e carta plastificata. Non a caso si chiama SUP (Single Use Plastic): il suo obiettivo è ridurre drasticamente l’utilizzo stoviglie usa e getta, indipendentemente dal materiale, per limitare quel genere di rifiuti che spesso finiscono nel mare e si aggregano fino a formare isole galleggianti vaste come interi Stati.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Intervista a Peng Aiguang – «Sul 5G aperti a partnership Il progresso non ha passaporto»
Tema: 5G

La madre di tutte le battaglie, ma anche un salto tecnologico. In un mondo tagliato digitalmente in due essere cinesi e fare impresa in Occidente nel settore delle telecomunicazioni è un esercizio da saltimbanchi. Su queste infrastrutture viaggiano le informazioni sensibili e strategiche di istituzioni governative e multinazionali. Segreti industriali, spionaggio cyber, interferenze geopolitiche, intrusioni informatiche, rischio di porte di accesso invisibili. La cinese Zte, il colosso cinese delle telecomunicazioni a rischio blocco sull’installazione di apparati nel mercato Usa, ha bisogno di accreditarsi. Quotata a Shenzhen, si è aperta al mercato dei capitali, risponde sicuramente a più sofisticati controlli sulla governance d’impresa rispetto alla connazionale Huawei che il passaggio sul listino non l’ha mai fatto. Peng Aiguang, numero uno di Zte sui mercati Europa e Usa, non lo dissimula. Preoccupati per l’ipotesi di blocco negli Usa? «Vedremo nei fatt i. L’azienda è sempre aperta e trasparente. Collaborativa, attenta soltanto alle esigenze dei clienti. Disponibile a realizzare partnership in un settore talmente variegato che non ha passaporti. Dove la tecnologia è tedesca, cinese, americana, inglese, italiana. E anche il progresso non ha steccati».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Lungo la rotta dei migranti 800 annegati da inizio anno
Tema: Migranti

L’ennesima tragedia del mare uccide 43 migranti partiti dalla Libia e diretti in Italia. La denuncia arriva dalla Mezza Luna Rossa tunisina. «I Guardiacoste tunisini hanno soccorso i 127 migranti che si trovavano a bordo di un battello affondato al largo della città costiera di Zarzis, nel sud est della Tunisia, nella notte tra venerdì e sabato. Di loro, 84 sono stati salvati, ma gli altri 43 sono spariti tra le onde», dichiarano i responsabili locali. Aiutano le partenze il mare calmo e le temperature elevate. Sono condizioni ottimali per gli scafisti che operano sia dalla Tunisia che dalla Libia. Nel caso di quest’ultimo incidente, il battello, carico soprattutto di giovani uomini sudanesi, eritrei, bengalesi ed egiziani, era salpato da Zuwara, uno dei centri più importanti dei trafficanti di uomini nella Libia occidentale. I cadaveri di altri 14 migranti sono invece stati rivenuti ieri sulla spiaggia libica di Zawia. Tra loro anche una donna e un bambino. «Rappresentano un triste monito per ricordare che ancora tante persone annegano nel Mediterraneo, naufraghi invisibili, in assenza di un efficace e responsabile ricerca e soccorso di Stato», denuncia il portavoce in Libia dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni Safa Msehli. Le statistiche del traffico di esseri umani via mare per l’Italia sono del resto in leggero aumento rispetto al recente passato, anche se molto inferiori ai picchi di qualche anno fa.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Linardi Giorgia 
Titolo: I 43 morti in mare che ci riguardano – Il silenzio dell’Europa di fronte al Far West in mare
Tema: Migranti

Sulle bare delle sette donne recuperate a poche miglia da Lampedusa qualcuno ha appoggiato un ramoscello di finocchietto selvatico in fiore. Per le vittime di un altro naufragio awenuto lo stesso giorno al largo della Tunisia con almeno nove vittime non ci sarà nemmeno quello, e tanto meno per i 14 corpi ritrovati sulle spiagge di Zawyia, o gli almeno 43 morti del naufragio di ieri al largo di Zarzis. A Lampedusa le forze dell’ordine continuano a lavorare allo stremo per gestire arrivi incontrollati che non vengono più nemmeno formalmente definiti come soccorsi, ma operazioni di polizia per il contrasto all’ingresso irregolare sul territorio italiano. Intanto il governo continua con la politica del fermo navi Ong – ieri è stato il turno di Msf – rinunciando a un’attività di soccorso che potrebbe alleviare la pressione sull’isola di Lampedusa. Il governo intanto è assente: non dispiega persone e mezzi sufficienti per un ingaggio della guardia costier a più a Sud, dove avvengono le segnalazioni di persone in pericolo che lì vengono abbandonate, salvo essere respinte in Libia o riuscire ad arrivare in qualche modo a Lampedusa. La settimana scorsa, da un barcone si sono accasciate sul molo persone che non mangiavano né bevevano da giorni. Potevamo andare loro incontro.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Vecchi Gian_Guido 
Titolo: Il cardinale Becciu sarà processato «Fondi dei poveri usati per gli affari»
Tema: Vaticano

Chi gli è vicino lo descrive stupefatto, Angelo Becciu non pensava potesse accadere. E invece è successo ciò che ancora poche settimane fa era impensabile: per la prima volta un cardinale andrà a processo, davanti a giudici laici, nel Tribunale dello Stato Vaticano. il Papa ha dato il suo assenso. Il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, ha disposto la «citazione a giudizio» del porporato e di nove altri indagati per lo scandalo sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato (a cominciare dalla vicenda del palazzo londinese di Sloane Avenue) negli anni in cui Becciu ne era Sostituto (dal 2011 al 2018). ll processo comincerà il 27 luglio, la Segreteria di Stato si è costituita parte civile e ha scelto come avvocato l’ex Guardasigilli Paola Severino. Le indagini erano iniziate il 19 luglio 2019 e la richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata dall’ufficio del Promotore di Giustizia, guidato da Gian Piero Milano, oltre cinquecento pagine di atto d’accusa intorno a quello che i pm vaticani definiscono «un marcio sistema predatorio e lucrativo». Becciu è accusato di peculato, abuso d’ufficio anche in concorso e «subornazione». Becciu dice che «finalmente sta arrivando il momento del chiarimento e il Tribunale potrà riscontrare l’assoluta falsità delle accuse e le trame oscure che evidentemente le hanno sostenute e alimentate».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rodari Paolo 
Titolo: Il via libera ai pm vaticani Così il Papa ha ripreso il controllo della Curia
Tema: Vaticano

La mole di documenti raccolta dai magistrati vaticani ha convinto Papa Francesco a dare il proprio assenso al rinvio a giudizio del cardinale Angelo Becciu. Senza il suo benestare, arrivato verosimilmente poco dopo la metà di giugno, il porporato non avrebbe potuto andare a processo. Si tratta, in questo senso, di una mossa storica – Becciu sarà il primo cardinale ad andare a processo nel Tribunale dello Stato vaticano – ma che insieme non nasconde alcuna volontà di fare giustizia a buon mercato: il Papa è il primo ad essere addolorato della vicenda. La sua amicizia e paternità nei confronti del cardinale sardo rimangono intatte. L’ha dimostrato alla vigilia della Pasqua scorsa, mantenendo la tradizione di andare a pranzo a casa sua. Per Francesco, insomma, vale sempre il principio giuridico fondamentale della presunzione di innocenza, ma nello stesso tempo vuole che la giustizia faccia il suo corso in modo autonomo. La svolta è in una maggiore assunzione di responsabilità da parte del Papa stesso, che ha compreso che, per evitare gli scandali, ci deve essere il suo controllo e la sua azione. Fu per riformare la Chiesa partendo dalle sue finanze, del resto, che Bergoglio venne eletto nel conclave del 13 marzo del 2013. I cardinali sconfissero le cordate italiane e si concentrarono su di lui, un cardinale argentino.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Geroni Attilio 
Titolo: Intervista ad Achim Steiner (Onu): «Con le misure anti pandemia diseguaglianze aumentate»
Tema: Intervista all’amministratore dell’Unpd

«La crisi pandemica è stata, in un certo senso, «anche un momento Onu, un grande momento di multilateralismo». Ne sa qualcosa Achim Steiner, Amministratore del United Nations Development Programme (Undp), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di lotta alla povertà, riduzione delle diseguaglianze e di sviluppo sostenibile. In Italia nei giorni scorsi per partecipare al G20 dei ministri degli Esteri, Steiner sarà anche al G20 di Venezia dei ministri finanziari che si terrà a Venezia il 9 e 10 luglio. In questa intervista parla molto di «diseguaglianza vaccinale», dello squilibrio che si è venuto a creare tra la copertura ottenuta nei Paesi più ricchi e quella, infinitamente inferiore, dei Paesi più poveri: «Le nazioni più industrializzate in molti casi hanno vaccinato quasi il 70% della popolazione – dice – mentre in Africa alla fine di giugno questa quota era inferiore al 2 per cento ». «La possibilità di finanziare le economie è un elemento fondamentale nella risposta alla crisi pandemica – continua Steiner -. Le nazioni più ricche hanno mobilitato migliaia di miliardi per essere in grado di assorbire gli shock economici e sociali indotti dalla diffusione del Covid: aiuti diretti ai cittadini, misure di welfare, pacchetti di stimolo. Quelle più povere hanno invece visto esaurirsi prestissimo il loro spazio di manovra nella spesa pubblica, con conseguente collasso delle rispettive economie, crollo delle entrate fiscali».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Perelli Castellani Daniele 
Titolo: L’ultima minaccia di Lukashenko migranti come arma contro Bruxelles
Tema: Migranti-Lituania

Chiuso in un angolo dalle sanzioni occidentali, Aleksandr Lukashenko prova a reagire giocando con le frontiere: spalanca ai migranti quella con la Ue, ma sigilla quella con l’Ucraina. La prima mossa il presidente bielorusso l’aveva annunciata il 22 giugno. «Vogliono che li proteggiamo dai contrabbandieri e dai trafficanti di droga – aveva detto riferendosi agli europei – anche al di là dell’Atlantico ci chiedono di non far entrare in Europa materiale nucleare. Eppure non fanno che strangolarci e uccidere la nostra economia». Memore della lezione del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che da anni usai profughi siriani come arma di ricatto per negoziare con Bruxelles, lunedì ha sospeso un accordo con l’Ue per fermare l’emigrazione illegale. Ha aperto i 678 chilometri di confine con la Lituania e permesso a centinaia di migranti di entrare nell’Ue dalla porta baltica. Sono arrivati 150 solo tra giovedì e venerdì, 410 a giugno, 600 in tutto negl i ultimi mesi: 401 iracheni, e poi iraniani, siriani, turchi e bielorussi stessi. Venerdì la Lituania – che ospita la leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya – ha dichiarato lo Stato d’emergenza, portando la partita sul tavolo di Bruxelles. «C’&egra ve; un disegno, e ha motivi politici» ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, mentre sul confine arrivavano i primi uomini dell’agenzia Frontex, incaricata di monitorare i confini Ue, e il presidente dell’Europarlamento David Sassoli twittava: «Qualcuno gioca di nuovo con le vite delle persone».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Orbán “il cinese” così l’Ungheria apre ai fondi di Pechino
Tema: Ungheria

A sud di Budapest, una sinuosa ansa del Danubio nasconde uno dei progetti più controversi di Viktor Orbán. A pochi passi dalla stazione di Kozvagohid, camminando lungo i binari del tram, si scopre una vecchia area industriale dismessa che è ormai invasa da alberi, cespugli e capannoni abbandonati. Nulla fa presagire che in quell’area sonnacchiosa e inselvatichita l’Ungheria pianifichi il primo, gigantesco campus universitario cinese in Europa. Nei sogni di Orbán, a est del fiume simbolo della Mitteleuropa di Franz Kafka e di Johann Strauss, di Claudio Magris e Joseph Roth, dovrà sorgere entro i prossimi tre anni l’ateneo Fudan, capace di ospitare 8mila studenti e 500 accademici su un’area di 520mila metri quadri. Un progetto megalomane da 1,5 miliardi di euro di cui la parte da leone, 1,3 miliardi, sarà finanziata dalla Cina. E finanziata vuol dire, secondo il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, che «lascerà persi no i nostri nipoti pieni di debiti». Lo schema è ormai rodato. È lo stesso che Pechino utilizza per infilare il cappio al collo a molti Paesi coinvolti nella “Via della Seta”. Di cui l’Ungheria è sempre stata, a detta della stessa Cina, «il pilastro». Péter Krekó, direttore del Political Capital Institute di Budapest, non a caso ha messo in guardia, nei giorni dello scontro frontale a Bruxelles tra Orbán e il Consiglio Ue sulle violazioni dei diritti Lgbtq+, dall’altra grande emergenza ungherese: «Orbán vuole combattere la battaglia di Bruxelles invece di combattere la battaglia di Fudan».
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Testata:  Corriere della Sera 

Autore:  Romano Sergio 
Titolo: Dietro il pugno duro a Hong Kong la grave crisi (esistenziale) cinese
Tema: Cina

Nella crisi di Hong Kong vi è un imbrogliato intreccio di i fattori storici, politici ed economici. Dopo essere stata una delle più fiorenti penisole der mari della Cina meridionale e una perla economico-finanziaria dell’Impero britannico, 14 città, nel 1997, è stata solennemente restituita a uno Stato cinese che era diventato, dalla fine della Seconda guerra mondiale, la patria di un comunismo alquanto diverso da quello della Unione Sovietica. Nei negoziati che precedettero la restituzione, gli inglesi sperarono di avere convinto i cinesi a permettere che il territorio di Hong Kong godesse di una certa autonomia amministrativa e di una forte libertà economica. Era nell’interesse della Cina, anche se comunista, lasciare un po’ di libertà a una città che avrebbe certamente contribuito, con la sua esperienza, a riempire le casseforti dello Stato comunista. Ma Pechino aveva altre preoccupazioni. Temeva che un’isola capitalista nel cuore d el Paese non si sarebbe limitata a fare affari e avrebbe contagiato l’intera società.
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Testata:  Messaggero
Autore:  Orsini Alessandro
Titolo: Addio all’Afghanistan scatta il pericolo Isis
Tema: Afghanistan
L’Isis   rischia di espandersi in Afghanistan, anzi, secondo il governo russo, questa espansione sarebbe già in corso. La notizia non stupisce gli studiosi di terrorismo: l’Isis non ha mai smesso di martoriare l’Afghanistan, ma l’allarme del ministro degli Esteri russo assume un significato nuovo perché cade mentre i soldati americani abbandonano la base di Bagram, riconsegnata al governo di Kabul. Si tratta di un abbandono altamente simbolico: la base di Bagram, 69 km a nord di Kabul, nella provincia di Parwan, è stata la principale base dell’occupazione americana. A Bagram sono transitati più di 100 mila soldati americani. La notizia inquietante è che gli Stati Uniti hanno smantellato 15 mila attrezzature e dispositivi militari, anziché consegnarle al governo democratico. La paura è che possano cadere nelle mani dei talebani o che tutti quei mezzi possano essere loro venduti nel mercato nero dagli afgani stessi. Queste parole del New York Tim es destano una certa impressione: «La quantità di anni americane catturate, comprate o rubate dagli islamisti è talmente grande che se i talebani dicessero che hanno più mitragliatori americani M16s che Kalashnikov russi, sarebbe difficile confutarlo&raq uo;.
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