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SINTESI IN PRIMO PIANO – 31 maggio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Covid, 44 morti: il dato più basso da 7 mesi. A giugno 5 milioni di vaccini a settimana;
– Conte su Di Maio: M5S maturo ma resta intransigente;
– Cala l’uso di contanti: novità in arrivo su lotteria e cashback;
– Recovery, al via il maxi-piano di assunzioni per il reclutamento arriva il “Portale unico”;
– Stabilità e grandi opere. Il premier libico in missione a Roma;
– Accordo anti Netanyahu: «Governo di unità nazionale Vogliamo salvare Israele».

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Covid, 44 morti: il dato più basso da 7 mesi A giugno 5 milioni di vaccini a settimana – Covid, le vittime scendono a 44 Speranza: forse un terzo richiamo
Tema: Emergenza Covid-19

È il dato più basso dal 14 ottobre scorso. A distanza di sette mesi e mezzo si registrano 44 vittime per Covid: la triste contabilità di decessi dall’inizio della pandemia si aggiorna a 126.046. E’ però un altro segnale che stiamo uscendo dall’emergenza, complice l’accelerazione sul piano vaccinale che ha appena messo in sicurezza oltre 11,7 milioni italiani con doppia dose. E’ un numero che però va ponderato. Si tratta di dati domenicali, un giorno in cui tradizionalmente scendono sia i tamponi (ieri 164.495 rispetto ai 247.330 di sabato) e quindi i contagi (2.949 nuovi casi): l’indice Rt, di trasmissibilità del virus, è all’1,8%. In cinque regioni zero vittime: le province autonome di Bolzano e Trento, la Valle d’Aosta, il Friuli-Venezia Giulia, l’Abruzzo e la Basilicata. Diminuisce la pressione sul sistema ospedaliero: sono 1.061 i posti letto occupati in terapia intensiva (34 in meno di sabato, con 27 nuovi ingressi). Serve prudenza, ancora. Ma il peggio è passato. Da oggi tre regioni entrano in zona bianca: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Molise. Perché registrano meno di 50 casi Covid per 100mila abitanti. Oggi è atteso il responso dell’Aifa su Pfizer tra i 12 e 15 anni. Dopo il via libera dell’Ema non dovrebbero esserci sorprese. Servirà anche per far riaprire in sicurezza le scuole da settembre. Il piano delle inoculazioni ormai è a pieno ritmo: la settimana che si sta aprendo si gioverà delle 8,5 milioni di dosi arrivate alle Regioni. A giugno ne sono previste altre 20 milioni, realisticamente 5 milioni a settimana. Sono numeri che consentono di avviare le vaccinazioni anche nelle aziende. Dal 3 giugno sarà permesso, anche se alcune hanno già cominciato. E chiaro però che il grosso delle punture andrà avanti con la vaccinazione anagrafica. Chi si è già prenotato sulle piattaforme, anche nella fascia tra i 30 e i 39 anni appena aperta, probabilmente farà prima con i grandi hub vaccinali della rete costruita dal commissario Francesco Figliuolo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Diamanti Ilvo 
Titolo: Mappe – Il popolo dei no-vax si annida a destra Ma resta minoranza – Il virus dell’antipolitica che combatte la scienza No vax due italiani su 10
Tema: Emergenza Covid-19

Fino ad oggi, circa il 40% degli italiani afferma di essersi vaccinato, senza distinzione di vaccino e di dose (dati coerenti con le informazioni fornite dall’ISS). E il 48% attende la possibilità di farlo. Si tratta di una crescita rilevante rispetto a due mesi fa, quando meno del 10% dichiarava di essersi già vaccinato. L’unico vero elemento di continuità, nel corso dei mesi, è costituito da coloro che non intendono vaccinarsi. Associati a quanti (intorno al 20%) non approvano, comunque, l’obbligo vaccinale per tutti. Insomma, i No-vax. Che associano “l’opposizione all’obbligo vaccinale” alla “resistenza personale”. Infatti, tra coloro che rifiutano il vaccino come “regola” l’indisponibilità a vaccinarsi sale al 40%: 4 volte rispetto alla media generale. Comprensibilmente, in quanto la scelta non dipende tanto dalla disponibilità del vaccino, ma da valutazioni e scelte personali, che riflettono dubbi legittimi, relativi alla sicurezza dei vaccini stessi. Il sondaggio di Demos, però, suggerisce anche altre ragioni. Emerge, infatti, come i No-vax siano caratterizzati, in misura significativa, da convinzioni politiche specifiche. Coloro che non intendono vaccinarsi per scelta personale raggiungono, infatti, il livello più elevato fra gli elettori della Lega (22%) e dei Fd’I (16%). Un orientamento simile si osserva fra coloro che sono contrari al vaccino per principio. All’opposto, un maggior grado di resistenza al vaccino come “terapia preventiva” e come comportamento “regolato per legge” viene espresso dagli elettori del PD. Mentre la base del M5S mostra un atteggiamento più incerto. Sicuramente reticente, di fronte all’obbligo vaccinale, rispetto agli elettori di Lega e Fd’I. Anche se più aperto, in confronto a quelli del PD e di FI. Si tratta di ulteriori tessere che contribuiscono a comporre il mosaico della “democrazia virale”, segnata dall’incertezza e dalla paura.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bozza Claudio 
Titolo: I cambi di casacca di deputati e senatori Sfondato il muro dei 200 transfughi
Tema: Coraggio Italia

La nascita di Coraggio Italia innesca un’altra rivoluzione negli equilibri politici e la mappa del Parlamento cambia ancora in maniera sensibile. Snocciolando i dati sui gruppi di Camera e Senato, emerge infatti che, dopo le elezioni politiche del marzo 2018, oltre 200 parlamentari hanno cambiato casacca. Il quadro è chiaro: 138 deputati e 65 senatori non fanno più parte del partito o del movimento con il quale erano stati eletti. Un totale di 203. Il «muro dei 200» e stato superato d’un colpo (con 23 cambi di casacca alla Camera) con la nascita di Coraggio Italia, movimento guidato dal governatore della Liguria Giovanni Toti sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, costituito in gran parte da fuoriusciti da Forza Italia. E presto il bilancio del «trasformismo» potrebbe ulteriormente salire ben sopra quota 203, visto che, in settimana, è attesa la nascita di Coraggio Italia anche a Palazzo Madama, dove la quota minima per formare un gruppo è di 10 senatori (alla Camera è di 20), ma le regole sono più stringenti. Da inizio legislatura, il Movimento Cinque Stelle è il partito che detiene il record di addii: 60 a Montecitorio e 33 al Senato. Una disgregazione che, oggi, ha portato i 93 ex grillini a riaccasarsi in tutti i partiti presenti in parlamento. Forza Italia è invece al secondo posto con 37 addii ufficiali (27 alla Camera e 10 al Senato). A ruota il Partito democratico, con 31 parlamentari persi (rispettivamente 18 e 13), confluiti in gran parte in Italia viva con Matteo Renzi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Democrazia e Europa i valori da coltivare Il 2 giugno di Mattarella
Tema: 2 giugno, il discorso di Mattarella

Una riflessione storico-politica sui 75 anni della Repubblica, ma con lo sguardo rivolto al futuro, perché la democrazia è una pianta che va innaffiata e curata ogni giorno. Il 2 giugno, alle ore 19,30, Sergio Mattarella pronuncerà un discorso importante, della durata di venti minuti, dal cortile d’onore del Quirinale, alla presenza del premier Mario Draghi e di tutto il governo. Il capo dello Stato ci teneva particolarmente a questa ricorrenza, che è l’ultima del suo settennato, e che tuttavia si svolgerà in tono minore: niente parata militare ai Fori imperiali, chiusi i giardini del Quirinale, che prima della pandemia venivano aperti al pubblico, con la possibilità per i cittadini di poter salutare il Capo dello Stato. Annullato, per il secondo anno consecutivo, anche il ricevimento delle personalità della politica, dell’economia e della cultura. È un bilancio sullo stato della nostra democrazia, quello che farà Mattarella. Un’analisi su cosa ha rappresentato il 2 giugno 1946 per il nostro Paese con l’invito a coltivare la memoria e le radici. La pandemia ha messo in difficoltà le istituzioni, ma lo Stato, come dimostra il piano delle vaccinazioni, sta superando anche questa durissima prova. L’altro ingrediente del discorso è il multilateralismo, su cui Mattarella in questi anni ha insistito spesso: senza sarebbe stato molto più arduo venire a capo del virus. La Ue, dopo tanti passi falsi, ha ritrovato lo spirito dei padri fondatori. Un Paese da solo, non ce la può fare più, occorre rendere più solida la vocazione europeista. Su questa visione c’è perfetta consonanza con Mario Draghi, che l’altro giorno, al Global Solutions Summit, ha usato parole identiche: non è più possibile risolvere i problemi globali con soluzioni nazionali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Zapperi Cesare 
Titolo: Conte su Di Maio: M5S maturo ma resta intransigente
Tema: M5S

Cambiare modi e toni va bene, è un passaggio del processo di cambiamento, ma Giuseppe Conte ci tiene a non essere scavalcato da nessuno. Nemmeno da Luigi Di Maio. Lo si capisce dal post che ha pubblicato ieri sera su Facebook. L’ex premier la prende alla larga, ma si nota che vuole dire la sua in modo più compiuto dopo le polemiche, anche interne al Movimento Cinque Stelle, scoppiate dopo le scuse del ministro degli Esteri all’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, assolto dall’accusa di turbativa d’asta che nel 2016 l’aveva portato in carcere. Conte parte da una premessa: «Il Movimento Cinque Stelle sta completando un processo di profonda maturazione collettiva al fine di presentare al Paese una proposta politica fortemente innovatrice, mirata a realizzare una società più equa e solidale, che consenta il pieno sviluppo della personalità di ognuno e garantisca migliori opportunità di vita a tutti». Ma poi vira sul tema caldo: «In questo nuovo corso, riconoscere come errori alcuni toni e alcuni metodi usati in passato – come ha fatto Luigi Di Maio –  vuol dire segnalare, anche all’esterno, alcuni fondamentali passaggi di questo importante processo di maturazione collettiva». Ed ecco lo stop a chi pensa di cambiare pelle: «Il Movimento sta maturando, certo, ma non archivierà la forza e il coraggio delle sue storiche battaglie per cambiare il Paese. Saremo una forza aperta, accogliente. Ma anche intransigente».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Conte, altolà a Di Maio sulla prescrizione – L’affondo di Conte “Sulla prescrizione il M5S non cederà”
Tema: M5S

Secondo Giuseppe Conte il dibattito scatenato dal mea culpa di Luigi Di Maio sta scivolando verso un grosso fraintendimento. Perché un conto è prendere le distanze dalla gogna mediatica verso indagati, imputati, condannati, un altro pensare che il M5S possa abbandonare principi e battaglie sulla giustizia che lo caratterizzano da sempre. Il clamore suscitato dalle parole di Di Maio dopo l’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti e il gelo di una fetta di parlamentari e attivisti storici hanno convinto Conte a uscire con un lungo post per chiarire meglio lo spirito che guida il «nuovo Movimento». «Garantiremo il massimo del rispetto alla dignità di ogni persona tenendo sempre fermo il massimo rigore nel pretendere rispetto delle istituzioni e dei più alti principi dell’etica pubblica e della trasparenza». La sintesi politica la offre con parole ancora più nette chi ha parlato con lui nelle ultime ore: «Basta giustizialismo mediatico, certo, ma questo non significa che il M5S cederà sulla prescrizione». Il che vuole dire che i margini per un compromesso sono stretti, anche alla luce delle due proposte sulla prescrizione avanzate dalla commissione per la riforma del processo penale che la ministra Marta Cartabia ha affidato all’ex presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi. Non vanno nella direzione giusta, secondo i 5 Stelle, insoddisfatti anche sulla parte dell’inappellabilità da parte del pm e su quella dell’azione penale affidata al Parlamento. Così si complica la strada per il governo di Mario Draghi, alle prese con la tagliola fissata dall’Europa per accelerare gli elefantiaci tempi della giustizia italiana. Senza riforma, i rubinetti del Recovery fund si chiuderebbero.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Intervista a Matteo Salvini – Salvini: parlerò con Letta sullo stop ai licenziamenti – «Prorogare lo stop ai licenziamenti Pronto a confrontarmi con Letta»
Tema: Intervista a Salvini

«Sto lavorando a un asse tra Europa e Africa, un’alleanza tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Incontro ambasciatori e mi confronto con primi ministri, l’obiettivo è evitare che nei prossimi mesi gli arrivi siano nell’ordine delle centinaia di migliaia…». Segretario, con Enrico Letta su che cosa potreste confrontarvi? «Per esempio, sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare». Non teme che il suo elettorato produttivo, non solo al nord, possa essere decisamente contrario? «Io incontro domani il presidente di Confindustria e peraltro gli imprenditori li sento quotidianamente. Loro chiedono di poter tornare a lavorare a parità di condizioni con una concorrenza spesso straniera. Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando le casse integrazione e mette finalmente regole al commercio online e fa pagare le tasse ad Amazon, Google, e a tutte le altre multinazionali, credo che la possibilità di evitare i licenziamenti ci sia. In questi giorni ho sentito cose da matti…». Per esempio? «Ho fatto un incontro con i lavoratori dello spettacolo… A lei pare normale che durante il Covid si siano dati milioni di euro a giganti come Disney o Warner? Milioni. A multinazionali miliardarie. Io credo che Draghi potrebbe intestarsi un provvedimento che metta regole più certe sulla concorrenza, avrebbe la forza per farlo anche con l’Europa. Sarebbe bello se l’Italia fosse il paese che corregge la rotta di un’Europa fin qui forte con i deboli e debole con i forti».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Aquaro Dario – Parente Giovanni 
Titolo: Cala l’uso di contanti: novità in arrivo su lotteria e cashback – Lotteria e cashback al primo tagliando
Tema: Lotteria degli scontrini e cashback

Lotteria degli scontrini e cashback si avviano al tagliando di metà anno. Mentre i pagamenti elettronici continuano a crescere, nonostante le chiusure o le restrizioni di orario dei negozi obbligate dalle misure anti-Covid e al di là di ogni forma di incentivo, come testimoniano le statistiche di Bankitalia. La riffa di Stato, partita solo a febbraio dopo tanti rinvii, sta per allargare il gioco: tra dieci giorni, il 10 giugno, alle estrazioni mensili (dieci premi da 100mila euro per gli acquirenti e dieci da 20mila per gli esercenti) si aggiungeranno quelle settimanali per cui sono stati previsti premi ulteriori rispetto ai 15 già preventivati per acquirenti e consumatori. Il programma cashback vede invece all’orizzonte il traguardo del primo semestre “pieno”, dopo la sperimentazione di Natale. A fine giugno si chiuderà il periodo per il calcolo dei rimborsi di 150 euro per chi ha eseguito almeno 50 pagamenti digitali nel semestre. E del supercashback da 1.500 euro per i 100mila che hanno fatto più operazioni senza contante. Le misure rientrano entrambe nel piano statale di incentivi al cashless, rafforzato in questo 2021. Gli ultimi dati di Bankitalia mostrano come gli strumenti alternativi al contanti siano avanzati in termini assoluti già durante il 2020. I pagamenti su Pos con carte di debito, lo strumento più diffuso, sono stati quasi 2,5 miliardi: 30 milioni in più del 2019, malgrado le varie restrizioni. E malgrado il naturale boom dell’e-commerce. Basti pensare che, se nel secondo trimestre 2020 questi pagamenti sono stati solo 521 milioni (rispetto ai 598 dello steso periodo 2019), nel terzo trimestre, all’uscita dai lockdown, sono “esplosi” a 702 milioni (+10% dei 638 milioni di un anno prima). E nel quarto trimestre hanno proseguito nella crescita.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Padula Salvatore 
Titolo: L’analisi – Contro l’evasione incentivi mirati per uso delle card – Contro l’evasione servono incentivi all’uso delle card più mirati
Tema: Lotteria degli scontrini e cashback

E’ prematuro azzardare un bilancio sui risultati della lotteria degli scontrini e dell’operazione cashback, ovvero sulle due iniziative finalizzate da un lato a incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici e dall’altro a contrastare fenomeni di evasione fiscale, in particolare la mancata registrazione di incassi da parte di soggetti che operano verso i consumatori finali. A ben vedere, in quest’ultima fase si è un po’ affievolito il legame tra cashback e lotteria degli scontrini, da una parte, e contrasto dell’evasione dall’altra. Con la legge di Bilancio 2021, cashback e lotteria sono diventati entrambi parte integrante del Piano Italia cashless, visto che solo gli acquisti effettuati in modalità tracciabile possono partecipare – su richiesta del consumatore-acquirente – alle estrazioni dei premi della lotteria. Si tratta di una scelta che se da un lato si è mossa nella giusta direzione di incentivare l’uso e la diffusione della moneta elettronica, dall’altro lato ha indebolito la suggestione che la lotteria degli scontrini – come è accaduto in altri Paesi (non sempre con risultati positivi) – potesse diventare uno degli strumenti per favorire l’emersione di incassi non correttamente registrati dagli esercenti: chi paga un acquisto in contanti non può partecipare alla lotteria degli scontrini e non ha quindi alcun incentivo che lo induca a chiedere all’esercente l’emissione dello scontrino (o del suo equivalente). I pagamenti fatti con carte difficilmente vengono occultati. Quelli in contanti si prestano maggiormente ad alimentare il sommerso. E così sarà anche per il futuro. Certo, il consumatore è “spinto” a utilizzare la carta, con la quale ottiene due benefici (il cashback e la partecipazione all’estrazione della lotteria), ma bisognerà capire quanto questi incentivi saranno veramente determinanti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dell’Oste Cristiano 
Titolo: Sanità, affitti, ristrutturazioni Lievitano gli sconti Irpef – Spese mediche, cedolare e lavori in casa: la corsa ai bonus fiscali
Tema: Bonus fiscali

Il popolo dei bonus diventa ogni anno più numeroso: sono sempre di più i contribuenti che monetizzano gli sconti fiscali nelle dichiarazioni dei redditi. La conferma arriva dalle statistiche 2020, pubblicate giovedì scorso dal dipartimento delle Finanze. Se si analizzano le agevolazioni più utilizzate dalle persone fisiche, si nota che 16 bonus su 20 hanno visto crescere il numero dei beneficiari rispetto al 2014 (l’ultima campagna dichiarativa prima dell’introduzione della precompilata). Tra gli aumenti maggiori – in valore assoluto – ci sono quelli della detrazione sulle ristrutturazioni edilizie (+3,3 milioni di beneficiari) e sulle spese mediche (+2,7 milioni) e quelli della cedolare secca per i canoni contratti a canone di mercato (+0,9 milioni) e a canone concordato (+0,7 milioni). Certo, le statistiche delle Finanze fotografano una realtà pre-pandemia, perché si riferiscono alle dichiarazioni presentate nel 2020 e relative all’anno d’imposta 2019. Ma sono utili per inquadrare una delle sfide più delicate che il Governo e il Parlamento si troveranno a dover fronteggiare nel definire la riforma fiscale promessa all’Europa nell’ambito del recovery plan. È un dato di fatto che negli ultimi anni i contribuenti italiani hanno preso via via più confidenza con i bonus. Assecondati – in questo – dall’irrefrenabile tendenza della politica a introdurre (e annunciare) nuove agevolazioni ad ogni manovra di bilancio.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Amato Rosaria 
Titolo: Premi ai funzionari che si impegnano di più sul Recovery Plan
Tema: Recovery Plan

Dopo il decreto Semplificazioni, adesso tocca alle norme sul reclutamento. In settimana il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta presenterà prima ai sindacati e poi in Consiglio dei ministri il decreto con le norme sulle assunzioni degli esperti per l’attuazione del Pnrr, ma anche per il miglior funzionamento dei concorsi, la digitalizzazione e l’organizzazione degli uffici pubblici. Un piano di norme che include anche lo sblocco del salario accessorio, da lungo tempo chiesto dai sindacati, al fine di costruire un sistema di “premialità a fasce” che permetta di riconoscere i meriti dei dipendenti che collaborano alla realizzazione degli obiettivi fissati dalle amministrazioni. E a proposito di obiettivi, arriva un ulteriore elemento di semplificazione: i vari “piani” che i dirigenti devono redigere periodicamente sull’organizzazione, le performance, lo smart working, la transizione digitale, diventeranno un “Piano unico”. Le norme sul reclutamento riguardano in primo luogo gli esperti. del Pnrr, che verranno assunti con contratti triennali per la redazione e la contabilizzazione dei progetti: i 350 già individuati dal ministero dell’Economia, le altre centinaia che verranno richiesti dagli altri ministeri, ma poi ci saranno anche le procedure per le amministrazioni locali. Tutti i concorsi, nazionali, locali, per assunzioni triennali o a tempo determinato, saranno visibili in un unico portale del reclutamento, dove potranno anche essere inseriti gli “alti profili” che verranno individuati attraverso la collaborazione con gli ordini professionali e le università. Qualcuno ha parlato di un meccanismo simile a quello di Linkedin, ma in realtà fonti vicine al dossier assicurano che non si tratterà in nessun caso di assunzioni dirette: ci sarà sempre una procedura comparativa che includerà almeno una prova orale.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Recovery, al via il maxi-piano di assunzioni per il reclutamento arriva il “Portale unico”
Tema: Recovery Plan

Per realizzare i 300 progetti de Pnrr e mettere a terra i 230 miliardi di progetti previsto dal Recovery plan e dal fondo complementare serviranno migliaia di assunzioni nella pubblica amministrazione, sia a livello centrale, nei ministeri, sia a livello territoriale, nei comuni, nelle province e nelle Regioni. Per questo il governo, col nuovo decreto atteso in settimana, ha deciso di giocare la carte del digitale e far decollare il Portale unico del reclutamento pubblico ed un maxi-piano di assunzioni. «Serviranno decine di migliaia di ingegneri, informatici, responsabili gestionali» ha annunciato sabato sera in tv il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Il cui obiettivo è garantire massima trasparenza ma anche procedure molto rapide, «per fare le opere nei tempi previsti dall’Europa, altrimenti non ci darà i soldi». La conta dei fabbisogni è in corso: al ministero dell’Economia, cui spetterà il governo dell’intera macchina, dall’istruzione delle pratiche alla rendicontazione dello stato di avanzamento di programmi e lavori, stando all’articolo inserito nel decreto Semplificazioni di venerdì e poi stralciato, andranno 350 unità di personale dirigenziale (da assumere per un minimo di 36 mesi a 50mila euro l’anno), per potenziare gli uffici della Ragioneria generale. Il ministero dell’Innovazione digitale, per mettere in piedi il suo «Transformation office», farà richiesta di 350 addetti, circa 200 il ministero per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili chiamato a sua volta a fornire assistenza tecnica a tutta la filiera che si occupa di Pnrr (sia sul fronte dell’attuazione che del monitoraggio).
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marrone Cristina 
Titolo: Quali sono le varianti più diffuse nel pianeta e quanto dovrebbero preoccuparci davvero?
Tema: Emergenza Covid-19

L’Organizzazione mondiale della Sanità e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC)elencano quattro varianti che destano preoccupazione, le cosiddette Voc (Variants of concern). Sono la variante inglese (B.1.1.7) oggi dominante in Europa; la sudafricana (B.1.351); la brasiliana (P.1), e il secondo ceppo dell’indiana (B.1.617.2). Altre otto varianti (tra cui la nigeriana e altri due ceppi dell’indiana) sono classificate di interesse (VOI). Esistono ipotesi scientifiche, ma ancora incerte, che potrebbero avere un impatto sulla trasmissibilità, gravità e immunità del virus. Sotto monitoraggio un’altra ventina di varianti. L’inglese e l’indiana hanno dimostrato di avere maggiore trasmissibilità; l’africana potrebbe indurre un parziale effetto di «immune escape» nei confronti di alcuni anticorpi monoclonali che potrebbe interessare anche una lieve riduzione dell’efficacia dei vaccini; non ci sono invece certezze che la brasiliana possa causare un elevato numero di reinfezioni come emerso in un primo momento. Tuttavia le varianti che si sono generate finora sono figlie naturali dell’adattamento del virus all’uomo e nessuna di esse è particolarmente rilevante nel rendere i vaccini approvati meno efficaci. Se non fermiamo la circolazione del virus (grazie alla vaccinazione)non possiamo però escludere che in futuro possa comparire un ceppo parzialmente resistente ai vaccini che tenderebbe a diffondersi anche in un mondo vaccinato. Ma al momento questa variante fortunatamente non c’è.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais – Lombardi Anna – Santelli Filippo 
Titolo: Le domande aperte sul laboratorio di Wuhan – Test segreti e contagi Tutti i dubbi che restano sul laboratorio di Wuhan
Tema: Emergenza Covid-19

Novanta giorni per scoprire la verità. Tre mesi per far luce sulle origini della pandemia che in un anno e mezzo ha provocato oltre 170 milioni di contagi nel mondo, uccidendo tre milioni e mezzo di persone. Il presidente americano Joe Biden ha chiesto all’intelligence un report esaustivo entro fine agosto: dove gli 007 dovranno indicare «possibili direzioni d’indagine e domande specifiche da rivolgere alla Cina» tenendo «sempre informato il Congresso». L’ordine di Biden arriva dopo la lettera pubblicata su Science alla vigilia dell’assemblea dell’Organizzazione mondiale della Sanità, dove 18 scienziati chiedono una nuova inchiesta «obiettiva e imparziale» lamentando le troppe carenze del rapporto di 313 pagine pubblicato a marzo dagli esperti dell’Oms dove solo quattro cartelle sono dedicate all’ipotesi del virus fuggito dal laboratorio di Wuhan, la città dove tutto è cominciato, possibilità definita «altamente improbabile». I sospetti sull’Istituto di virologia di Wuhan, l’unico in Cina a contenere un laboratorio di biosicurezza di massimo livello (Bsl-4), a qualche chilometro di distanza dal mercato dov’è emerso il primo grappolo di contagi, sono vecchi quanto la storia del virus.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frattini Davide 
Titolo: Accordo anti Netanyahu «Governo di unità nazionale Vogliamo salvare Israele»
Tema: Israele

Il segnale che possano farcela, che in sette-otto giorni il regno di Benjamin Netanyahu possa implodere, sta nelle parole del primo ministro al potere da dodici anni molto più che negli annunci dei suoi avversari. Ripete che entrare in un governo di sinistra per un politico di destra significa capitolare; avverte che senza di lui nessuno difenderà il Paese da Hamas o dall’Iran, che gli americani a Washington non rispetteranno Israele. Di fatto sa di avere fino alla settimana prossima per convincere i deputati più vicini alla sua ideologia, per fermarli prima che schiaccino il bottone verde e diano il loro consenso alla coalizione nascente. Quello che ha pigiato Bibi è il bottone del panico, spera ancora di portare il Paese alle quinte elezioni in 2 anni e mezzo, intanto resterebbe il capo del governo. Naftali Bennett proclama l’opposto in diretta televisiva: farà tutto quello che è possibile per evitare il voto, ribadisce che in questo momento serve unità. Così l’alleanza mette insieme la destra nazionalista di Bennett, alla guida del partito dei coloni, e di Gideon Sa’ar, fuoriuscito dal Likud di Netanyahu; il centro rappresentato da Yair Lapid e Benny Gantz; la sinistra storica dei laburisti e di Meretz. Un patto cementato dall’obiettivo di rimuovere il primo ministro eletto per la prima volta nel 1996. «Dobbiamo lavorare come un gruppo – dice Bennett – per riportare Israele sulla sua strada naturale. Ci concentreremo su quello che può essere realizzato invece che litigare tutto il giorno sull’impossibile».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Magrì Fabiana 
Titolo: Governo di unità, Bennett premier Netanyahu: “In scena la frode del secolo” – Governo di unità in Israele cala il sipario su Netanyahu
Tema: Israele

Dopo dodici anni da capitano, Benjamin Netanyahu si vede spinto verso la panchina dall’ex alleato Naftali Bennett. Che – ha reso ufficiale ieri sera in diretta dalla Knesset – accetta di allearsi con il centrista Yair Lapid, attualmente incaricato dal presidente Reuven Rivlin di formare l’esecutivo. «Ala BeYadai», «Ci sono riuscito». Adesso il leader di Yesh Atid – C’è Futuro – può pronunciare al cospetto del capo dello stato la formula rituale che significa «sono in grado di costituire un governo». Cosa che non è in grado di fare Netanyahu, ha assicurato il numero uno di Yamina. «Chi esibisce l’alternativa di un esecutivo di destra, mente», ha aggiunto. Come dire, «non ho avuto altra scelta». E, mette in guardia: «Netanyahu intende trascinare tutto il campo nazionalista verso la propria Masada personale». Ma il premier uscente non si rassegna facilmente, non fino a quando riterrà che ci sia ancora spazio di manovra. Ha fatto sua l’ultima parola, nell’ennesimo appello della giornata, dallo stesso pulpito dell’ormai nemico giurato. Insiste a definire «di sinistra» quello che Bennett ha chiamato «governo di unità nazionale». Parla di «frode del secolo». Sottolinea lo scandalo di un primo ministro entrante, Bennett, espressione di un partito che ha guadagnato sei seggi alle elezioni. E non si capacita della propria esclusione: «Gli israeliani che mi hanno scelto con 2 milioni e mezzo di voti, volevano me come premier»
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Brera Paolo 
Titolo: Stabilità e grandi opere Il premier libico in missione a Roma
Tema: Vertice libico

Nel suo momento più delicato il governo libico di transizione è sbarcato ieri sera in forze a Roma per un bilaterale decisivo con istituzioni e imprese italiane, accolto a Ciampino dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio reduce dalla sua nona missione a Tripoli appena conclusa. Col premier Abdulhamid Dbeibah sono sbarcati sette ministri, otto considerando l’interim della Difesa in capo al premier. Stamattina, prima dell’incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi a palazzo Chigi, parteciperanno alla Farnesina a un Forum economico con più di trenta grandi gruppi industriali pubblici e privati in prima linea nella ricostruzione. L’Italia e l’Europa hanno finalmente una linea definita sul fronte libico, trasformato da Russia e Turchia in un terreno di battaglia e di conquista militare ed economica. Il primo punto nell’agenda italiana – premessa per la ricostruzione a beneficio delle nostre aziende e per il controllo delle frontiere con la gestione delle migrazioni e la tutela dei diritti umani, temi di cui oggi pomeriggio Dbeibah parlerà con Draghi – è rafforzare la stabilità libica. Dunque sostenere il governo di transizione che accompagni il Paese alle elezioni democratiche di dicembre. Oggi Roma tenderà la mano a Dbeibah. Sul tavolo ci sono tre accordi: transizione energetica, con contributi importanti per le fonti rinnovabili e impianti solari nel Fezzan; protezione dei beni archeologici; il terzo, più complesso, lo scambio di detenuti. Sul piano politico Roma lavora in sintonia con Francia e Usa, che premono in chiave anti-terrorismo e anti-russa. E l’Italia traina Tripoli verso accordi di partenariato europeo, per arrivare a un vero accordo quadro sulle migrazioni come quello sottoscritto con la Turchia. Ma Roma e Tripoli oggi rimettono in campo un altro tassello decisivo: quello economico, con priorità già in parte finanziate con gli accordi Amicizia firmati da Berlusconi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Massolo Giampiero 
Titolo: L’Europa ora si unisca su Tripoli – Ai libici serve l’Europa
Tema: Vertice libico

La visita del primo ministro libico Dbeibah oggi a Roma e poi a Parigi è importante. Avviene dopo il reset delle relazioni italo-francesi su Libia, Mediterraneo e Sahel scaturito dal colloquio tra i presidenti Draghi e Macron a margine del Consiglio Europeo della scorsa settimana. Sancisce, in qualche modo, l’avvio di una fase nuova: quella della consapevolezza di aver perso entrambi sul fronte libico (noi per eccesso di timidezza, i francesi per aver sbagliato alleato) e dell’impegno comune a contenere ulteriori danni. Stabilizzare il Mediterraneo centro-orientale (e la regione del Sahel appena più a sud) è una priorità evidente: ne va del controllo dei flussi migratori, del contrasto al terrorismo jihadista, della gestione delle rotte energetiche. Troppo per non lavorare con più sintonia tra europei, senza dimenticare il nostro interesse nazionale, e troppo soprattutto per lasciare l’impresa nelle mani solo dei turchi e dei russi. Una forte iniziativa europea, poi, a sostegno della ripresa socio-economica e tecnologico-produttiva della Libia potrebbe aiutare a persuadere le parti libiche della convenienza dei “dividendi della pace”. Vanno in questa direzione la missione di Dbeibah, accompagnato da molti ministri, e quella congiunta di venerdì scorso a Tripoli del ministro Di Maio con l’omologo maltese e con il commissario europeo per il vicinato. L’Italia, forte del trattato di amicizia e partenariato con la Libia del 2008 ha tutto l’interesse a promuovere e guidare questi processi. In nome dell’Europa, ma anche in nome proprio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Titolo: L’Onu chiede un’inchiesta sui morti di Cali
Tema: Colombia

L’Alta commissaria per i diritti umani Michelle Bachelet ha chiesto un’inchiesta indipendente sui fatti di Cali in Colombia, dove nel corso delle proteste contro il presidente Ivan. Duque ci sono stati 13 morti, e dove è stato schierato l’esercito con ben 7.000 uomini. «E’ essenziale che i presunti responsabili di queste morti o dei ferimenti, inclusi funzionari governativi, siano soggetti ad un’inchiesta rapida, efficace, indipendente, imparziale e trasparente. E che i responsabili ne rispondano», ha detto Bachelet. Il sindaco di Cali Jorge Ivan Ospina, parlando a una radio locale, ha definito la situazione dell’ordine pubblico «gravissima».
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Testata:  Stampa 
Titolo: Macron: “Via le truppe dal Mali se prevale l’islamismo radicale”
Tema: Francia – Mali

La Francia è pronta a ritirare le sue truppe dal Mali qualora il Paese africano prendesse la strada dell’islamismo radicale. Lo ha detto il presidente Emmanuel Macron in un’intervista pubblicata dal «Journal du dimanche». Nel Mali i militari hanno effettuato il secondo colpo di Stato in nove mesi. Il presidente della Transizione del Mali Bah N’Daw e il primo ministro Moctar Ouane sono stati rilasciati un paio di giorni dopo che i militari golpisti guidati da Assimi Goita li avevano deposti con la forza e detenuti nella base militare di Kati il 25 maggio scorso. Nell’operazione Barkhane sono impegnati oltre 5 mila militari francesi. La Francia sostiene il Mali che fa fronte dal 2012 a un’offensiva jihadista soprattutto nel Nord del Paese.
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