Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 31 maggio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Vacanze, frontiere chiuse agli italiani. Di Maio: «Non siamo un lazzaretto»;
– Liberi di spostarsi, il sì delle Regioni. Ma De Luca e Rossi attaccano ancora;
– Inchiesta sulle zone rosse: I pm e il piano per convocare Conte, Speranza e Lamorgese;
– Appello delle imprese al governo: «I fondi Mes vanno usati subito»;
– Parte l’assalto a Mediobanca, Del Vecchio vuole salire al 20%;
– L’ondata di rabbia travolge gli Usa. Trump preallerta i reparti militari;
– Gli Usa in orbita col razzo di Musk: “Facciamo la storia”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Rebotti Massimo 
Titolo: La battaglia delle vacanze – Frontiere chiuse agli italiani «Non siamo un lazzaretto»
Tema: Covid-19, la riapertura dei confini

«Nessuno ci tratti come un lazzaretto». Le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio definiscono bene la tensione che si è creata tra Roma e alcuni Paesi europei sulla questione delle vacanze in tempo di coronavirus. All’indomani dei primi divieti ai turisti provenienti dall’Italia, il titolare della Farnesina in un post su Facebook risponde: «Bisogna misurare sempre le parole e le azioni. Se qualcuno pensa di trattarci come un lazzaretto allora sappia che non resteremo immobili. La pazienza ha un limite – scrive il ministro degli Esteri -. E per carità, capisco anche la competizione tra singoli Stati, è legittima, a patto però che sia sana e leale». In discussione c’è la stagione turistica, gli spostamenti dei viaggiatori dall’Italia e l’apertura a quelli che arriveranno nel nostro Paese. Di Maio conclude con un messaggio ai «concorrenti» diretti, in particolare Grecia e Croazia: «L’Italia è bella, unica, ha delle meraviglie pazzesche, delle spiagge fantastiche. E molto probabilmente non ha rivali». La «partita» sulla circolazione dei turisti è anche diplomatica e non a caso il ministro annuncia una serie di incontri: mercoledì vedrà a Roma il suo omologo francese Le Drian, al suo primo viaggio all’estero dopo il lockdown. Nei giorni successivi sarà Di Maio invece ad andare in Germania, Slovenia e, infine, in Grecia, probabilmente la visita più delicata visto il no ai turisti italiani annunciato da Atene due giorni fa. «L’ostracismo della Grecia grida vendetta» ha detto ieri sera il governatore del Veneto Luca Zaia. Il leghista è intervenuto sul fronte più caldo: «Questo atteggiamento di Atene – ha rincarato – è suicida perché il nostro bilancio turistico con la Grecia è nettamente a favore loro. Non capisco perché si tenga una posizione del genere, che non ha una base scientifica, tanto meno epidemiologica».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Liberi di spostarsi, il sì delle Regioni Ma De Luca e Rossi attaccano ancora
Tema: Covid-19, la riapertura dei confini

via libera senza condizioni è arrivato dalla maggioranza delle Regioni. Alla fine sembra essersi arreso pure il governatore della Sardegna, Christian Solinas. Di fronte al rischio che i turisti scelgano altre mete per le vacanze, avrebbe deciso di evitare misure drastiche per chi sbarca sull’isola anche se sta pensando comunque di disporre controlli all’arrivo di aerei e traghetti. Ma all’attacco vanno il presidente della Campania Vincenzo De Luca e quello della Toscana Enrico Rossi che se la prende direttamente con il sindaco di Milano, come lui del Pd, Beppe Sala: «Non sono uno sceriffo né voglio raccontare sciocchezze su patenti sanitarie impossibili, ma vedere Fontana e anche Sala così spinti verso le riaperture, dopo il disastro che proprio in Lombardia ha avuto il suo epicentro, mi lascia sbalordito e contrariato». Duro anche De Luca che annuncia di voler «valutare le decisioni del governo in tema di riaperture, quando verranno formalizzate». In realtà la scelta è compiuta, il decreto che dal 3 giugno consente «spostamenti liberi su tutto il territorio nazionale» è già in vigore e il ministro Francesco Boccia – che ieri ha continuato a mediare per evitare strappi – è stato esplicito: «Se ci saranno ordinanze per limitare questa libertà di movimento prevista dalla Costituzione, le impugneremo davanti al Tar». Via libera dunque, con il governo comunque consapevole che il coronavirus non è affatto debellato. Se ci sarà un significativo aumento dei contagi bisognerà prendere misure di contenimento o addirittura tornare indietro.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo – Russo Paolo 
Titolo: Le regioni del Sud aprono ai turisti Niente quarantene
Tema:  Covid-19, la riapertura dei confini

«I governatori del Sud hanno ceduto al pressing degli operatori turistici», sostiene un dirigente del Pd. E sarà così, visto che a tre giorni dalla totale riapertura del Paese, fissata per il 3 giugno, solo uno – cioè il governatore campano Vincenzo De Luca – minaccia le maniere forti. «Non si comprende il perché di un’apertura generalizzata», ringhia irritato. «Si prendono decisioni non sulla base di criteri oggettivi, ma sulla base di spinte e pressioni di varia natura». Ecco l’accusa. Che per il momento non produce però forzature. «Adotteremo, senza isterie, controlli e test rapidi per prevenire il sorgere di nuovi focolai». Anche il governatore sardo Christian Solinas mette le mani avanti e tratta col governo per superare l’impasse del patentino sanitario impraticabile e poter chiedere almeno un’autocertificazione: per far entrare i turisti che garantiscono di non avere avuto sintomi e contatti a rischio. E del resto anche il ministro per le Regioni, Francesco Boccia, che ieri ha sentito uno ad uno i governatori, insieme al ministro della Salute Speranza starà con gli occhi ben aperti sui dati fino al 2 giugno e oltre. «Ma dobbiamo ora cominciare una fase di convivenza con il virus», dice Boccia. Facendo capire dunque che anche aspettando una settimana in più per riaprire tutto, poco cambierebbe in questa nuova dimensione di convivenza col Covid. Per ora, quindi, molti mal di pancia ma nessuna contromisura.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Landro Armando 
Titolo: L’ipotesi di sentire i ministri – I pm e il piano per convocare Conte, Speranza e Lamorgese
Tema: L’inchiesta sulle zone rosse

II premier Giuseppe Conte, il ministro della Salute Roberto Speranza, quello dell’Interno Luciana Lamorgese. Ma anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. È a loro che la Procura di Bergamo potrebbe recapitare convocazioni per sentirli come persone informate sui fatti, sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano, Val Seriana. Al momento non ci sono richieste, «stiamo ricostruendo i fatti e non ho nulla da aggiungere», dice il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota. Ma presto i pm potrebbero trovarsi a un bivio: andare avanti, fino alle convocazioni da notificare a Roma e a Palazzo Chigi, oppure spedire tutto alla Procura della Capitale, per competenza territoriale. I magistrati devono ancora definire come procedere. L’intenzione, al momento, è di completare l’acquisizione di informazioni sul territorio bergamasco e lombardo, dopo le audizioni dell’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e del presidente lombardo Attilio Fontana. Tra le persone ancora da sentire ci saranno, per esempio, il presidente regionale di Confindustria Marco Bonometti, per capire se le presunte pressioni sulla politica contro la zona rossa (smentite da Fontana) ci siano state o no, ma potrebbero essere anche convocati imprenditori della Val Seriana, dove si concentrano aziende dai fatturati di rilievo. Definito il quadro e ricostruite le diverse posizioni sul territorio, la Procura dovrà decidere se trasmettere gli atti e le informazioni acquisite sulla mancata zona rossa ai colleghi di Roma oppure se procedere, scavando ancora, e chiamando eventualmente Palazzo Chigi per una convocazione.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – La linea del premier: non c’è argomento contro il governo Fontana poteva agire
Tema: L’inchiesta sulle zone rosse

Conte rifarebbe tutto, l’ha detto molte volte e non ha cambiato idea. Anche sulla tempistica delle zone rosse il presidente del Consiglio non sembra avere ripensamenti, né lo preoccupano le indagini della Procura di Bergamo sulla mancata chiusura dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, colpiti in pieno dall’epidemia tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Venerdì il governatore della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, è stato ascoltato come testimone e ha buttato sull’esecutivo giallorosso la responsabilità delle mancate chiusure: «Era pacifico che la decisione spettasse al governo». E quasi le stesse parole ha usato il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota: «Da quel che ci risulta è una decisione del governo». I magistrati potrebbero sentire come testimoni i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese e lo stesso Conte. Dal suo staff spiegano che il presidente non ha ricevuto alcuna convocazione e rimandano alla linea difensiva indicata dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia: «Anche la Regione poteva istituire la zona rossa, come previsto dall’articolo 32 della legge 23 dicembre 1978 numero 833». Cioè la storica legge che ha dato vita al Servizio sanitario nazionale. Il rimpallo di responsabilità tra governo locale e nazionale è destinato a continuare, con il suo inevitabile strascico polemico. La Lega dice di avere «i documenti che sbugiardano Conte e i suoi dossier anti-Lombardia» e rimprovera Boccia, «che ha accusato la Lombardia di non aver voluto fare le zone rosse». Ma il ministro degli Affari regionali non replica e anzi assicura che «con il presidente Fontana c’è massima collaborazione anche in queste ore». Palazzo Chigi risponde con una lunga «Nota di chiarimento».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Renzi Matteo 
Titolo: Renzi: una nuova Tangentopoli? La politica vigili
Tema: L’inchiesta sulle zone rosse

“Il nostro Paese ha davanti una formidabile sfida economica e occupazionale. Ma ho paura che, in assenza di una forte capacità reattiva della politica, l’Italia dovrà affrontare anche la risposta popolare scatenata da una serie di inchieste che i media potrebbero presentare come «la nuova Tangentopoli». La mia è un’impressione nata leggendo i resoconti di quanto accaduto e ricordando l’insegnamento di qualche saggio collega del passato: quando la politica è debole, si guarda alla magistratura quasi per conferirle un acritico potere di supplenza. E più i leader politici sono deboli, più le notizie di scandali – veri o presunti – deflagrano e si impongono nella mente dei cittadini e nel dibattito pubblico. Gli strumenti di protezione individuale, vale a dire le mascherine, sono arrivati attraverso percorsi a dir poco rocamboleschi. Le zone d’ombra della «querelle mascherine» sono moltissime e, quando le indagini della magistratura partiranno, la portata degli scandali dipenderà da come il sistema della comunicazione deciderà di raccontarli. Non facciamoci illusioni, peraltro: non saranno solo le mascherine a rendere più lento e difficoltoso il lavoro nei tribunali. In questo paese, che ha condannato penalmente amministratori comunali per non aver aggiornato i piani di emergenza di alcune strutture pubbliche o per disastro colposo in occasione di recenti alluvioni, siamo sicuri che, davanti a ciò che è accaduto e agli oltre trentamila morti, qualche pm non vorrà indagare sulle responsabilità della classe politica, nella conduzione dell’emergenza? La definizione delle zone rosse, la tempistica delle chiusure, il periodo di preparazione tra la prima notizia di contagi a Wuhan e il paziente uno di Codogno, la gestione della Protezione civile, il rapporto tra regioni e Stato centrale, ma anche tra regioni e comuni: sono, a mio avviso, tutte scelte politiche, soggette a discrezionalità politica e dunque valutabili in sede politica.”
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Le toghe tra divisioni e riforma Come si gioca il match tra correnti
Tema: Magistratura

Senza il coronavirus, l’Associazione nazionale magistrati avrebbe già un nuovo parlamento e un nuovo governo. Le elezioni del Comitato direttivo centrale (Cdc) e della Giunta esecutiva centrale (Gec), come si chiamano nel gergo della nomenklatura togata, sarebbero dovute avvenire a marzo, e il «caso Palamara» esploso un anno fa avrebbe avuto il suo peso. L’infezione ha fatto slittare tutto a fine maggio, poi ancora a ottobre, tenendo in piedi la vecchia Gec a sua volta infettata dal «caso Palamara bis»: dopo la diffusione delle chat tra l’ex presidente indagato per corruzione e molti altri colleghi, è entrata in crisi per le accuse reciproche di reazioni non adeguate tra la sinistra di Area e i centristi di Unità per la costituzione. La Gec resta in carica per gestire l’ordinaria amministrazione, che nel frattempo s’è rifatta straordinaria. Come dimostra il comunicato del capo dello Stato (e presidente del Consiglio superiore della magistratura), tornato a denunciare «la degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati». Governo e maggioranza sono al lavoro sulla riforma dell’organo di autogoverno dei giudici, e quel che resta dell’Anm sarà chiamata a dire la sua. Con i gruppi impegnati da un lato a fronteggiare le modifiche in cantiere, e dall’altro a fronteggiarsi tra loro in vista delle elezioni non più rinviabili. Il nuovo vertice di Unicost (gruppo di cui Palamara è stata la guida riconosciuta, anche senza cariche ufficiali) proporrà un percorso verso una «assemblea costituente, nel segno di una forte discontinuità con il passato anche recente», che non preclude alcun esito.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Giornale 
Autore:  Macioce Vittorio 
Titolo: Il patto per il potere tra la sinistra e i pm – Il ruolo di Mani Pulite: così la sinistra preparò la scalata al potere con un patto con i pm
Tema: Magistratura

Nei giorni dello scandalo per l’intreccio di interessi tra magistratura e potere, riemergono le radici di un sistema ambiguo. Negli anni di Mani pulite, gli ex Pci furono informati in anticipo dell’inchiesta che avrebbe spazzato via i partiti della prima Repubblica. La magistratura sta vivendo una sorta di nemesi della storia. Non è più un potere sacro. La dignità si sta offuscando, l’autorità perde peso. E quello che è già successo ai partiti, al Palazzo, alla politica. Li vedi come sono, senza corona e senza scettro. Da vicino. Le intercettazioni creano questo effetto. Dissacrano. Ti spogliano, ti svelano, ti mettono in piazza e mostrano il retroscena del potere. Quando questo accade le mani non appaiono mai pulite. Non è questione di colpa o di innocenza, ma di come racconti quello che accade. La nemesi è appunto questa. L’inchiesta di Mani. Pulite lascia aperta una domanda. Fu un caso o dietro c’era un canovaccio, una sceneggiatura? Le conseguenze politiche si conoscono: la Repubblica dei vecchi partiti spazzata via. Un terremoto, con la prima scossa che arriva con l’arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio 1992, un lunedì. Solo che qualcuno già sapeva come si sarebbe sviluppata la storia.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo – Di Matteo Alessandro 
Titolo: “Ci negano la corona all’Altare della Patria” Meloni e Salvini aprono un caso sul 2 giugno
Tema: Festa della Repubblica

Al cerimoniale dello Stato hanno strabuzzato gli occhi quando hanno letto la lettera su carta intestata di Fratelli d’Italia e firmata da Giorgia Meloni: «Con la presente sono a comunicare che, in occasione della Festa della Repubblica, è intendimento dei rappresentanti del centrodestra italiano, deporre una corona d’alloro al Sacello del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria nel giorno di martedì 2 giugno p.v. alle ore 11.00 del mattino». Poche righe, una prosa in stile molto “burocratese”, per una richiesta che finora non era mai stata fatta: andare a depone una corona di fiori al Milite ignoto, il 2 giugno, come fa normalmente solo il Capo dello Stato. Meloni, Salvini e Tajani avevano pensato di celebrare così la festa della Repubblica, in assenza della parata dei Fori imperiali annullata per il Coronavirus. Ma il governo ha detto no ed è scoppiata la polemica. Quando al ministero della Difesa hanno letto la mail della Meloni l’hanno subito girata a palazzo Chigi, al cerimoniale di Stato che «ha fatto una valutazione tecnica negativa, in base alla normativa vigente», spiegano fonti di governo. Di fatto, viene riferito, la lettera è stata accolta con «sconcerto e disapprovazione» dalle strutture della presidenza del Consiglio, perché ritenuta uno sgarbo al galateo istituzionale che prevede che sia solo il capo dello Stato a rendere omaggio all’altare della Patria.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Le imprese: usare i fondi europei, servono anche quelli per la sanità – Le imprese al Governo: usare subito tutte le risorse europee
Tema: Fondi europei, l’appello delle imprese

Bisogna utilizzare tutte le risorse messe a disposizione dalla Ue, a partire da quelle per l’emergenza sanitaria. Non farlo sarebbe una «grave responsabilità», visto lo stato drammatico dell’economia. Il piano di rilancio presentato dalla Commissione europea «è rilevante e positivo», anche considerando «le risorse che potrebbero essere destinate all’Italia». Ma la disponibilità non è immediata, per i passaggi formali in sede europea e la necessità da parte dei paesi di preparare un piano di riforme per accedere ai fondi. È, in sintesi, l’appello che le organizzazioni imprenditoriali italiane hanno rivolto al governo, al Parlamento e alle forze politiche. Confindustria, Abi, Alleanza delle cooperative italiane, Ance, Cia – Agricoltori italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi e Copagri hanno messo nero su bianco un testo breve e diretto per esortare appunto «il governo, il Parlamento e le forze politiche a utilizzare fin da subito tutte le risorse e gli strumenti che l’Europa ha già messo a disposizione, a partire dai fondi per sostenere i costi diretti e indiretti dell’emergenza sanitaria».  Non farlo, continua il documento, «sarebbe una scelta non comprensibile e comporterebbe una grave responsabilità verso il paese, i suoi cittadini, le sue imprese». La riflessione del mondo imprenditoriale è che le risorse del piano di rilancio europeo non arriveranno in tempi rapidi. «Il negoziato – è scritto nel comunicato – richiederà ancora alcuni mesi, così come sarà necessaria la presentazione da parte del nostro governo di un solido e credibile piano di riforme per accedere alle risorse». C’è bisogno invece di tempestività: «lo stato drammatico e le prospettive molto incerte della nostra economia – dice ancora il testo del comunicato – richiedono interventi forti e immediati per sostenere la domanda delle imprese e famiglie e rilanciare gli investimenti pubblici».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Appello delle imprese al governo: «I fondi Mes vanno usati subito»
Tema: Fondi europei, l’appello delle imprese

Le imprese italiane scongiurano «il governo, il parlamento e le forze politiche a utilizzare fin da subito tutte le risorse e gli strumenti che l’Europa ha già messo a disposizione, a partire dai fondi per sostenere i costi diretti e indiretti dell’emergenza sanitaria», cioè i 36 miliardi di euro di prestiti del Mes, il fondo salva Stati, che sarebbero disponibili per l’Italia dal prossimo primo luglio. Una questione che divide la maggioranza (i 5 Stelle sono contrari, il Pd è favorevole) e lo stesso governo, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che frena rispetto ai ministri del Pd, compreso il titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri. ««L’appello delle imprese è giusto e va raccolto», dice il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci. Il pressing delle imprese ha preso ieri la forma di un comunicato congiunto firmato da Abi (banche), Alleanza delle cooperative, Ance (costruttori), Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri (agricoltura) , Confindustria e Confapi (industria). «Lo stato drammatico e le prospettive molto incerte della nostra economia – si legge nell’appello – richiedono interventi forti e immediati per sostenere la domanda di imprese e famiglie e rilanciare gli investimenti pubblici». Il piano di rilancio (Next generation Ue) presentato dalla presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, «è rilevante e positivo, anche considerato l’ammontare delle risorse che potrebbero essere destinate all’Italia», circa 173 miliardi di euro tra finanziamenti e prestiti.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Riforme, il governo accelera sul piano per i fondi Ue
Tema: Fondi europei

Per riportare gli investimenti pubblici ai livelli che precedono la loro brusca caduta serve un’accelerata da 15 miliardi all’anno. Bisogna, in altre parole, aumentare del 36%i ritmi attuali. Un balzo complicato da tentare senza chiamare a raccolta tutti gli strumenti europei disponibili subito, ma indispensabile per provare a contrastare un crollo epocale del Pil che può arrivare al 13% per Bankitalia. Per questo il Mes resta ai piani altissimi dell’agenda dei temi critici per la maggioranza. E per questo il governo punta ad accelerare sulla definizione del Piano nazionale di Riforma, possibilmente già la prossima settimana. In programma per i prossimi giorni ci sono una serie di riunioni con l’obiettivo di trovare le prime intese sulle priorità, dalle infrastrutture alla digitalizzazione e semplificazione delle procedure, anche per rafforzare la posizione italiana nei negoziati a Bruxelles. L’accordo non è impossibile da costruire perché il Piano è fatto appunto di indirizzi, e non di decisioni operative. Ma il documento può tornare utile anche sul piano interno per rilanciare le priorità di una maggioranza percorsa da divisioni multiple, e dovrà fare i conti con i protagonismi presenti nell’azionariato composito del governo. Il punto vero è come fissare basi solide per la ripresa degli investimenti, su cui nei giorni scorsi si è concentrato del resto anche il coro delle istituzioni. Mercoledì il presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Giuseppe Pisauro, in audizione alla Camera sulla manovra anticrisi ha sottolineato l’urgenza di «individuare scelte strategiche per la riattivazione della spesa in conto capitale».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Allarme imprese, due mesi senza tutele
Tema: Proroga del Dl Rilancio

Per i lavoratori dei settori coinvolti dal lockdown a partire dalla prima decade di marzo le 9 settimane di cassa integrazione, comprensive delle ulteriori 5 settimane di proroga del Dl Rilancio, scadranno intorno a metà giugno. Fino al 1 settembre non potranno fruire delle altre 4 settimane di ammortizzatori. E’ già allarme per settori come il turismo termale, le agenzie di viaggi, l’organizzazione di fiere, i parchi a tema, i giochi, con le aziende che denunciano enormi problemi di liquidità e a breve si troveranno senza la copertura di ammortizzatori e con il divieto di licenziare fino al 17 agosto. «La deroga al termine del 1 settembre contenuta nel Dl Rilancio per l’utilizzo delle ulteriori 4 settimane di Cig – spiega Marina Lalli, presidente designata di Federturismo-Confindustria – riguarda solo una parte del settore del turismo, lascia scoperti i settori termali, trasporto-bus turistici, discoteche, impianti di risalita, convegni, parchi a tema, charter nautici solo per citarne alcuni. Questi settori resteranno senza ammortizzatori per luglio e agosto, in molti casi senza che vi siano concrete prospettive di riavvio delle attività. E’ evidente che lo stato di incertezza per un settore che occupa 4,2 milioni di lavoratori avrà ricadute per un periodo di tempo ben superiore a quello coperto dalle misure del Governo». La richiesta di allungare la copertura della Cig e di cancellare il riferimento al 1 settembre arriva anche dalle imprese del gioco pubblico, ancora chiuse per il lockdown, con 57mila dipendenti di un settore che conta circa 150mila addetti, che rischiano di rimanere senza retribuzione per circa due mesi.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Quel mutuo impossibile per 4 famiglie su 10 – Il dramma delle famiglie italiane Il mutuo è impossibile per 4 su 10
Tema: Crollo dei consumi

Consumi crollati. Timori per la tenuta dei redditi e del tenore di vita. E quattro su dieci in difficoltà con il mutuo. Il post Covid non è un problema enorme solo per i più poveri. Nella relazione di venerdì scorso il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha sottolineato come il 20% dei meno abbienti perderà il doppio del 20% più ricco. Eppure basta scorrere la relazione completa per avere la percezione di un disagio che colpirà la gran parte di coloro che stanno fra quei due estremi. Un’indagine condotta da via Nazionale fra fine aprile e inizio maggio su un campione di tremila persone restituisce un quadro drammatico: la metà degli intervistati teme un peggioramento delle condizioni di vita. Se si prendono i soli autonomi, la percentuale sale al 70%. Quasi quattro persone su dieci – precisamente il 38% –  ammettono di avere difficoltà a pagare il mutuo per la casa. La percentuale sale al 52% per chi ha una partita Iva, al 64% per chi lavora nel commercio o nella ristorazione. Per affrontare l’emergenza, il governo ha subito rifinanziato il fondo Gasparrini, dedicato a sostenere chi non è in grado di pagare le rate. Alle banche sono pervenute più di centomila domande, via Nazionale calcola che ne sono state accolte 32mila, ma c’è spazio per concedere altre trecentomila sospensioni. I numeri della crisi e le condizioni di accesso al fondo sono tali da non poter accontentare tutti: per chi è fuori dai requisiti minimi c’è comunque la moratoria firmata da Abi e associazioni dei consumatori.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  N.P. 
Titolo: Mattarella nomina 25 Cavalieri del lavoro – Mattarella nomina i 25 Cavalieri del lavoro
Tema: Cavalieri del lavoro

Da Castagna a Ferragamo, Damiani, Fiasconaro, Allegrini. Il riconoscimento agli imprenditori che hanno contribuito allo sviluppo. I protagonisti dell’Italia che produce e che vince sui mercati. Un messaggio ancora più importante in questo momento di emergenza, con una crisi economica senza precedenti. Sono i 25 nuovi Cavalieri del Lavoro, nominati ieri dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Festa del 2 giugno. L’onorificenza è stata istituita nel 1901 e viene conferita ogni anno a imprenditori italiani che si sono distinti in cinque settori: agricoltura, industria, commercio, artigianato, credito e assicurazioni. I requisiti necessari per essere nominati Cavalieri del lavoro sono aver operato nel proprio settore in modo continuato e per almeno vent’anni con autonoma responsabilità e aver contribuito, con la propria attività d’impresa, alla crescita economica, allo sviluppo sociale e all’innovazione. Considerando le nuove nomine i Cavalieri del Lavoro sono attualmente 626.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Bennewitz Sara 
Titolo: La partita di Mediobanca – Parte l’assalto a Mediobanca Del Vecchio vuole salire al 20%
Tema: Mediobanca

Leonardo Del Vecchio va avanti con il progetto di diversificazione delle sue attività. E attraverso Banca d’Italia inoltra alla Banca centrale europea la richiesta di autorizzazione per salire fino al 20% di Mediobanca. Mr Luxottica è il primo imprenditore italiano nella classifica di Forbes ed ha già rilevato il 9,9% di Piazzetta Cuccia, la più grande banca d’affari tricolore, nonché lo storico garante delle Assicurazioni Generali (di cui Mediobanca ha il 13%). l’imprenditore francese Vincent Bolloré e Unicredit) erano pronti ad uscire da Mediobanca, Del Vecchio ha studiato l’investimento insieme ai suoi consulenti, Vittorio Grilli di Jp Morgan per la parte finanziaria e l’avvocato Sergio Erede per quella legale. E ha deciso di colmare il vuoto che si sarebbe creato per ricostruire un polo italiano della finanza tricolore. E così l’istituto fondato da Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia nel Dopoguerra, che doveva essere super partes rispetto a banche e imprenditori e portare avanti le privatizzazioni del Paese, presto potrebbe trovarsi sotto l’egida di un solo socio forte. Mediobanca negli anni ha fatto spazio nell’azionariato alle migliori famiglie del capitalismo italiano, dagli Agnelli ai Pirelli. Ancora oggi ha nel libro soci famiglie come i Berlusconi, i Benetton, Doris, Della Valle e Gavio, ma in tempi più recenti il management guidato da Alberto Nagel ha cercato di traghettarla verso un modello più vicino a una public company e nell’ultimo biennio si è trovata senza “patto di sindacato” e azionisti di peso. A eccezione di Del Vecchio, appunto, che a differenza dei partner storici non è stato invitato a investire su Mediobanca, ma ha deciso di farlo in autonomia.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Pons Giovanni 
Titolo: L’analisi – Mister Luxottica punta a blindare il colosso Generali Ma Nagel non ci sta
Tema: Mediobanca

Non è facile spiegare cosa mai avrà spinto un imprenditore di successo come Leonardo Del Vecchio, a 85 anni suonati, a premere sull’acceleratore per salire al 20% di Mediobanca e per questa via scombussolare gli equilibri che da circa sette anni si sono formati tra i principali gruppi bancari e assicurativi del Paese. La giustificazione iniziale era stata quella della diversificazione finanziaria, avendola lussemburghese Delfin, cassaforte della famiglia Del Vecchio e custode del 32% di EssilorLuxottica, del 27,3% di Covivio (immobiliare) e del 4,9% di Generali, necessità di trovare un buon rendimento alla sua cospicua liquidità. E in effetti il titolo Mediobanca, al momento dell’acquisto del primo 8% da parte di Del Vecchio, aveva un ottimo rendimento, circa il 5%, garantito dalla crescita degli utili ottenuta negli ultimi anni dalla buona gestione del suo ad Alberto Nagel. Tuttavia il secondo passo era nell’aria ed è quello che si sta verificando oggi, con Del Vecchio che vuol salire fino al 20% di Mediobanca, configurando un nuovo assetto della merchant bank il cui controllo, da qualche tempo si è indebolito.  Il primo socio, Unicredit, è uscito il 6 novembre scorso vendendo sul mercato il suo 8,4% e incassando 800 milioni. Mentre il secondo, Vincent Bolloré, dopo essere uscito dal “patto di sindacato”, sta progressivamente cedendo sul mercato il suo 7,8% iniziale, ora ridotto al 5,7%. Quindi Del Vecchio già dalla fine del 2019 è il primo azionista di piazzetta Cuccia con il 9,89%, seguito da Bolloré e dal gruppo Mediolanum con il 3,28%, senza alcun “patto di sindacato” a fare da collante. Una compagine debole per difendere da eventuali attacchi dall’estero quella che da sempre è considerata la porta d’accesso, a sconto, al gruppo Generali.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Trump mobilita la polizia militare
Tema: Le proteste negli Usa

George Floyd, 46 anni, in Minnesota. Poco prima Ahmaud Arbery, 25 anni, in Georgia. E Brionna Taylor, 26 anni, in Kentucky. Sono i volti delle vittime dell’altro virus che devasta l’America. La pandemia delle lacerazioni razziali.Un virus antico e profondo, oggi tornato con violenza alla ribalta intrecciandosi inestricabilmente alle diseguaglianze sociali e alla disperazione aggravate dal Covid-19. Manifestazioni e proteste in nome di Floyd, Arbery e Taylor, uccisi nel giro di tre mesi da poliziotti o da ex poliziotti e vigilantes bianchi ora agli arresti o sotto inchiesta, si sono diffuse con la rapidità degli incendi che hanno divorato i centri cittadini. Da cortei pacifici contro razzismo e impunità delle forze dell’ordine, sono degenerate ripetutamente anche in rabbia e caos, con disordini, scontri e saccheggi da una costa all’altra del Paese. Da Minneapolis a New York, da Washington, davanti alla Casa Bianca, a Dallas e Los Angeles. In Kentucky, durante le proteste, sette persone sono rimaste ferite da proiettili. Sparatorie hanno fatto due morti, a Detroit un dimostrante e a Oakland la guardia di un edificio federale. La contea di Fulton che comprende Atlanta ha dichiarato lo stato di emergenza. Il segno più chiaro del precipitare della crisi è arrivato dal Pentagono: ha ricevuto ordine dalla Casa Bianca di mobilitare unità di polizia militare in numerose basi nel Paese per possibili interventi. In particolare i militari si preparano a pattugliare quello che è stato finora l’epicentro della tragedia, Minneapolis.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Spari e morti nelle città Usa Soldati pronti – Minneapolis fa esplodere l’America Paura di agitatori infiltrati
Tema: Le proteste negli Usa
Il governatore del Minnesota, il democratico Tim Walz è certo: «Quello che sta accadendo a Minneapolis non ha più niente a che vedere con le proteste per la morte di George Floyd». Ci sarebbero forze con piani e obiettivi che non hanno nulla a che fare con l’indignazione per gli ultimi otto minuti nella vita di George, schiacciato sotto il ginocchio e i 90 chili di Derek Chauvin, ex poliziotto ora in galera con l’accusa di omicidio colposo. La famiglia ha chiesto un’autopsia indipendente, perché non è soddisfatta del referto medico che non stabilisce una correlazione diretta tra l’azione violenta di Chauvin e la morte per asfissia. Tra i manifestanti, aggiungono le autorità, «si sono infiltrati gruppi di suprematisti bianchi». Ieri mattina Minneapolis emerge a fatica da un’altra nottata di fiamme. Il governatore Walz si getta all’inseguimento di uno scenario che finora non è riuscito a controllare. Adesso Walz rilancia e mobilita la Guardia Nazionale «a pieno organico»: praticamente in assetto da guerra. Il governatore è nella posizione più scomoda che si possa immaginare. Le pressioni sono tremende. II Pentagono ha fatto sapere di essere pronto a mandare l’esercito e squadre specializzate nella guerriglia urbana. Minneapolis come Bagdad, scrivono molti giornali. E poi Dallas, Philadelphia, Los Angeles, Phoenix, Denver. Praticamente proteste ovunque. A Washington, Donald Trump ha commentato i disordini dell’altra sera davanti alla Casa Bianca. Diverse centinaia di giovani hanno impegnato per qualche ora i servizi segreti schierati a protezione della residenza presidenziale. «Se avessero superato il recinto — ha twittato Trump — avrebbero trovato cani feroci e armi micidiali ad accoglierli». A sindaci e governatori: «Siate più duri».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Scontri in venti città E ora Trump preallerta anche i reparti militari
Tema: Le proteste negli Usa

L’America è in fiamme. Venti città sono teatro di proteste di massa contro le violenze della polizia sui neri. Donald Trump mobilita la polizia militare e intima a governatori e sindaci: «Fatevi duri». È una nuova tappa drammatica nell’escalation tra i manifestanti e le forze dell’ordine, in molti casi queste hanno perso il controllo della situazione. Minneapolis nel Minnesota resta l’epicentro, ma scontri violenti tra polizia e manifestanti si estendono a New York, Atlanta, Detroit, Washington, Los Angeles, Houston e altri centri, con migliaia di arresti, commissariati assediati, auto della polizia incendiate. Nei cortei i manifestanti scandiscono «I can’t breathe», «Non posso respirare», l’ultima frase di George Floyd agonizzante mentre un poliziotto lo soffocava, e anche di altri neri morti in circostanze simili in passato. Non è bastata l’incriminazione per omicidio preterintenzionale dell’agente Derek Chauvin per placare la rabbia di Minneapolis. Non sono bastate le parole di solidarietà verso la comunità afroamericana del governatore del Minnesota Tim Walz, democratico. Da una sera all’altra le manifestazioni crescono, e con esse pure le violenze, i saccheggi, le rapine e i vandalismi perpetrati da frange estreme: sono apparsi in azione suprematisti bianchi di destra e il radicalismo nero dove si mescolano ideologie violente e ambienti criminali. Walz è parso superato dagli eventi, angosciato. «C’è una violenza cieca che si scatena, dobbiamo decimarli al più presto», ha detto il governatore riferendosi alle bande che devastano la città. Ha denunciato l’infiltrazione di forze “esterne al nostro Stato”, un riferimento ad estremisti organizzati.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Dusi Elena 
Titolo: Il missile di Musk fa felice la Nasa dopo nove anni – Gli Usa in orbita col razzo di Musk “Facciamo la storia”
Tema: Usa – Ritorno nello spazio

ll razzo Falcon X è decollato. Il primo volo spaziale di un’azienda privata, la SpaceX, ieri sera ha portato due astronauti in orbita. Il lancio è andato liscio nonostante le nuvole ammassate sopra la rampa di lancio. E un presagio inquietante: l’esplosione del razzo sperimentale Starship, il fratello del Falcon progettato per Marte, venerdì in un test dei motori in Texas. Per Elon Musk, proprietario di SpaceX e nuovo padrone del cielo negli Usa, il risveglio di ieri non era stato deipiù sereni. Ma all’ora prevista il Falcon e la capsula Crew Dragon, che accoglieva i due astronauti, hanno tagliato il cielo diretti verso la Stazione Spaziale Internazionale, che li aspettava in orbita a 400 chilometri di altezza. É la prima volta dal 2011, quando sono andati in pensione gli Space Shuttle, che l’America fa volare degli uomini con le sue navicelle. Ed è la prima volta in assoluto che le navicelle hanno una targa privata. Quella di SpaceX. Dal 2002, anno in cui ha fondato la sua azienda, l’imprenditore della Silicon Valley Elon Musk ha capito subito che la missione non sarebbe stata una passeggiata. Mercoledì scorso – la prima data prevista per il lancio – era pronto a pronunciare la frase che tratteneva sulle labbra da tempo: «Oggi si avvera un sogno». “Inizia una nuova era, oggi facciamo la storia” il tweet partito dalla Nasa al decollo. Soddisfatto Trump, anche ieri a Cape Canaveral. “Ho la pelle d’oca” ha commentato con un tweet l’astronauta italiano Luca Parmitano.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Messaggero 
Autore:  Ricci Bitti Paolo 
Titolo: L’America di Trump in orbita con il razzo di Musk – SpaceX vola oltre il lockdown gli Usa tornano nello spazio
Tema: Usa – Ritorno nello spazio
Decollo puntuale per SpaceX. Stati Uniti, prima missione dopo 9 anni di dipendenza dai russi. “America first” anche nello spazio. Di nuovo, dopo 9 anni di traversata del deserto, di orgoglio nazionale sotterrato, di passaggi per gli astronauti della Nasa comprati a carissimo prezzo proprio dal russi. Dalle 21.22 di ieri la bandiera a stelle e strisce è stata piantata su un nuovo capitolo dell’esplorazione spaziale con astronauti americani che sono volati in orbita su un’astronave americana decollata dal suolo americano. Gli occhi del presidente Trump, ospite d’onore al Kennedy Space Center con la moglie Melania, fiammeggiavano come i motori a cherosene, metano e ossigeno del razzo Falcon 9 alto 70 metri che si è issato fragorosamente in cielo svettando su un mare di fuoco. Addio vetuste Soyuz, addio steppe del Kazakhstan: l’ombelico del cosmo torna a essere Cape Canaveral, la cara vecchia, commovente rampa 39-A da dove sono partite le missioni degli Apollo e degli Shuttle, quando nessuno poteva contestare il predominio cosmico degli Stati Uniti d’America e della Nasa, l’ente governativo che però questa volta si affidata e fidata dl Elon Musk, sudafricano-canadese creatore di Tesla e SpaceX, del razzo Falcon 9 e della capsula Crew Dragon. Nelle sue mani non solo la pelle di due astronauti della Nasa, ma anche Il rilancio del sogno americano della frontiera spaziale.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Tensioni sulla Nato e la Cina è gelo tra Merkel e Trump
Tema: G7

Angela Merkel non parteciperà di persona al G7 di giugno. «Vista la situazione globale della pandemia», la cancelliera ha deciso di declinare l’invito di Donald Trump, che a sorpresa aveva annunciato la scorsa settimana di voler organizzare il summit dal 10 al 12 giugno a Washington. Merkel, ha chiarito il suo portavoce, Steffen Seibert, «non potrà andare a Washington». Secondo quanto riportato da Politico, il presidente americano sarebbe “furioso”. Ma fonti diplomatiche ricordano  che il coronavirus impone cautela a tutti. «Siamo aperti e andremo se le condizioni lo consentiranno», fanno sapere da Palazzo Chigi: per ora Giuseppe Conte prevede di andare, ma molto dipenderà dall’evoluzione dell’epidemia. ll presidente francese Emmanuel Macron ha sostenuto finora la posizione di Conte e degli altri leader europei, anche se ieri Trump lo ha chiamato per discutere dettagli del summit, e probabilmente per assicurarsi la sua presenza. Il premier giapponese Shinzo Abe dovrebbe andare, quello britannico Boris Johnson ha confermato che ci sarà. Solo il canadese Justin Trudeau non ha ancora sciolto le riserve: «Ci sono significative preoccupazioni che riguardano la salute, nel caso di un incontro di persona».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Giornale 
Autore:  Mosseri Daniel 
Titolo: Lo sgarbo della Merkel al padrone di casa La cancelliera snobba il G7 di Washington
Tema: G7

Per una volta Angela Merkel ha puntato i piedi.  suo portavoce Steffen Seibert ha annunciato che la leader della Germania non ha intenzione di partecipare al vertice del G7 in programma negli Stati Uniti a fine giugno. Annunciata con largo anticipo rispetto alla data dell’evento, la notizia assume l’inevitabile sapore dello sgarbo all’ospite di turno: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I vertici delle sette nazioni più industrializzate del mondo (Usa, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, e Italia) sono dei piccoli direttori globali ai quali, di norma, i leader partecipano ben lieti di essere dentro al club esclusivo. Ovvero sono eventi che si possono saltare quando c’è un’emergenza a casa propria o ancora se il leader invitato e malato non può viaggiare. A oggi, però, Angela Merkel non è trattenuta a Berlino da nessuno di questi due motivi. Il suo staff ha però confermato che la cancelleria non ci sarà «in considerazione della situazione complessiva della pandemia». Una scusa poco elaborata, specchio dei rapporti cordialmente pessimi fra i governi tedesco e statunitense. Da quando ha iniziato il suo mandato, nel lontano gennaio del 2017, il 45esimo presidente degli Usa ha fatto ben capire di non avere alcuna simpatia per la Germania, colpevole di esportare negli Usa e nel mondo molto più di quanto importi, ma anche troppo lenta nell’aumentare le spese per la Difesa fino al 2% del Pil: contributo richiesto dagli Usa, stufi di essere da sempre il primo paese chiamato a sostenere la Nato.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: Le autorità di Hong Kong: «Gli Usa non ci minaccino»
Tema: Usa – Hong Kong

«Non credo che riusciranno a minacciare il governo di Hong Kong: quanto stiamo facendo è giusto». John Lee, ministro per la Sicurezza nell’ex colonia britannica, è tra i primi a rispondere a Donald Trump che venerdì aveva annunciato la decisione degli Stati Uniti di revocare lo status privilegiato e i benefici commerciali concessi alla Regione amministrativa speciale:  dal momento che rischia di non essere più distinguibile dal resto della Cina, ora che le autorità di Pechino hanno approvato l’imposizione su Hong Kong delle leggi che governano la sicurezza nazionale. Tradendo, ha fatto notare il presidente americano, la parola data nel 1997, quando Hong Kong venne restituita dalla Gran Bretagna alla Cina sulla base del principio “un Paese, due sistemi”, e garanzie di autonomia. Trump non ha indicato scadenze precise, ma intanto la comunità degli imprenditori americani promette di impegnarsi perché Hong Kong resti un centro finanziario cruciale: «Questo è un giorno triste», ha comunque spiegato Tara Joseph, presidente dell’American Chamber of Commerce a Hong Kong: «Molti di noi hanno legami stretti con questa città, noi amiamo Hong Kong».
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ricci Sargentini Monica 
Titolo: Dal Regno Unito all’Est Europa Guida ai divieti per chi va in ferie
Tema: Riapertura dei confini

Gli italiani che hanno intenzione di passare le vacanze estive all’estero dovranno accontentarsi di poche destinazioni perché i turisti provenienti dall’Italia non sono al momento «graditi» in più di un Paese europeo, anche all’interno dello spazio Schengen dove, tutti o quasi, sono pronti a riaprire i confini. Tra i no più clamorosi c’è quello della Grecia che, venerdì scorso, ha annunciato la lista dei 29 Stati i cui turisti potranno visitare il Paese dal 15 giugno. L’elenco potrebbe essere aggiornato il primo luglio e quindi si può ancora sperare. Chiudono le porte ai turisti italiani anche altri 22 Stati europei. In cima alla lista c’è l’Austria che dal 15 giugno consentirà la libera circolazione senza alcun controllo alle frontiere con Germania, Svizzera e Liechtenstein ma non con l’Italia, considerata ancora un «focolaio». Anche la Svizzera non vuole gli italiani nonostante sia pronta a consentire la libera circolazione dal 15 giugno e a riaprire campeggi, giardini zoologici, piscine, cinema e teatri. Dal 20 giugno apre al turismo internazionale l’isola di Cipro. Nella lista di 19 Paesi non c’è però l’Italia. Le altre nazioni in cui non potremo andare sono: Danimarca, Germania, Malta, Finlandia, Polonia, Romania, Ungheria, Svezia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Belgio, Bosnia, Polonia, Norvegia, Montenegro, Ucraina e Russia. Bruxelles, fermo restando che i divieti non si applicano mai alla nazionalità ma ai Paesi di provenienza, spinge per una linea comune che sia comunque ispirata a criteri epidemiologici. E, nei prossimi giorni, alcune nazioni, come la Germania, potrebbero tornare sui propri passi.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Messaggero 
Autore:  Evangelisti Mauro 
Titolo: Temperatura, tracciamento e isolamento pronti i controlli per i viaggiatori in arrivo
Tema: Riapertura dei confini

Dal 3 giugno si potrà entrare in Italia da tutti i paesi europei senza l’obbligo della quarantena che, ad esempio, è previsto per chi va nel Regno Unito. E il via libera riguarda, paradossalmente, anche chi arriva dal Regno Unito, la quarta nazione al mondo come numero di contagi. Se non ci saranno cambiamenti in corsa, dal 15 giugno anche chi proviene dal resto del mondo potrà entrare in Italia, pure se è partito, altro esempio, dal Brasile che ormai conta 465mila positivi. Questo si legge nel decreto approvato dal governo, lo stesso che consentirà gli spostamenti tra le regioni. Come si stanno organizzando i controlli negli aeroporti? A Fiumicino, che nelle ultime settimane ha avuto fino al 95 per cento dei passeggeri in meno del solito, inizia la ripresa fin da domani. Il personale usa anche dei futuristici caschi con i quali, in tempo reale, può misurare la temperatura dei passeggeri in attesa nei terminal. Ci sono 200 distributori di gel igienizzate ovunque, «le 1500 vaschette portaoggetti, presso i controlli di sicurezza, vengono sanificate a ciclo continuo con punte di oltre 8.000 al giorno. Vengono disinfettati anche i carrelli portabagagli e tutte le superfici dure dell’aerostazione oltre alla sanificazione del Terminal e delle strade antistanti le entrate agli arrivi e le partenze». Obbligatorio indossare le mascherine e rispettare le distanze. Si tratta di una sfida importante, anche i controlli medici saranno accurati: se il comandante o l’equipaggio, all’atterraggio, segnalano la presenza dl un passeggero con sintomi sospetti, si procede subito con la visita e l’isolamento.
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

CORRIERE DELLA SERA
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

LA REPUBBLICA
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

LA STAMPA
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

IL MESSAGGERO
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

IL GIORNALE
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi da: PC/Tablet   SmartPhone

SCARICA L'APP