Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 30 aprile 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Fase 2: scontro tra Governo e Regioni;
– La linea del Colle sull’attività del Governo nel gestire l’emergenza;
– Def e deficit extra: sì di Montecitorio; decreto “Aprile” slitta a maggio;
– Saper gestire le risorse: il ruolo dello Stato imprenditore;
– Usa: 60mila morti per Covid-19, l’America supera il Vietnam;
– Cina: Congresso di Pechino convocato il 22 maggio.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  M.Gu. 
Titolo: Regioni cli centrodestra all’attacco E Salvini «occupa» il Parlamento
Tema: Fase due: scontro fra Governo e Regioni

I «governatori» vogliono le mani libere. Palazzo Chigi vuole frenare altre fughe in avanti. Da questa opposta visione della fase 2 nasce l’ennesimo scontro tra territori e Stato centrale, che nel corso di una turbolenta cabina di regia Francesco Boccia ha provato a placare con appelli all’unità delle istituzioni. «In base al monitoraggio delle prossime settimane ci potranno essere dal 18 maggio scelte differenziate tra le Regioni», ha aperto il ministro, ricevendo in cambio uno sgarbo che non si aspettava. I dodici presidenti delle Regioni governate dal centrodestra, più la Provincia di Trento, hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La salute è il primo obiettivo, ma non può essere l’unico… Con il protrarsi delle chiusure i consumi rischiano un crollo generalizzato». E ancora: «E’ necessario un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione». A Palazzo Chigi lo sanno bene, ma visto l’umore nero che c’è in tante aree del Paese, Giuseppe Conte teme che le riaperture in ordine sparso portino dritto al caos. Da qui la proposta del ministro degli Affari regionali per arrivare a una «soluzione condivisa» che scongiuri una guerriglia normativa. Boccia ha chiesto che le ordinanze dei «governatori» siano coerenti con il Dpcm del premier per il 4 maggio. Qualora non lo fossero, il ministro invierà una lettera di diffida chiedendo di rimuovere le «parti incoerenti», che prevedessero un allentamento delle misure del governo. A quel punto, se il presidente di Regione tirasse dritto, scatterebbe l’impugnativa al Tar o alla Consulta. E l’ipotesi estrema, perché il governo non ha interesse a far deflagrare il conflitto tra istituzioni.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Francesco Boccia – «Non soffino sul fuoco» – «Governatori e Lega non soffino sul fuoco Critiche pd a Conte? I nostri sono consigli»
Tema: Fase due: scontro fra Governo e Regioni

D: E’ arrabbiato per la lettera dei governatori di centrodestra al presidente Mattarella, ministro Francesco Boccia? R: «Abbiamo passato tutta la giornata insieme e non ci hanno detto nulla, l’ho appreso dalle agenzie di stampa». D: E la Lega di Salvini presidia il Parlamento… R: «Spero che nessuno soffi sul fuoco. Tutte le Regioni che hanno scritto al Quirinale, hanno avuto dallo Stato un sostegno senza precedenti». D: I commercianti voglio alzare le saracinesche e il Dpcm di Conte ha deluso mezza Italia. Troppi pasticci, non crede? R: «Non lasceremo indietro nessuno. E poi sfido a trovare in questa fase un provvedimento che, in qualunque parte del mondo, accontenti tutti. Se per pasticci poi s’intendono difformità di interpretazioni sul contenuto illustrato dal premier, ci sono regolamenti attuativi che sciolgono i dubbi». D: Conte ha violato la Costituzione? R: «Nessuna violazione. In situazioni di emergenza si agisce con l’emergenza anche normativa, sempre nel rispetto della Costituzione». D. Le critiche a Conte arrivano anche dal Pd. II premier balla da solo? R: «II Pd si è sempre messo sulle spalle le responsabilità più impegnative dall’inizio della vita del governo e continua a farlo. Ogni consiglio del segretario Zingaretti è teso a rafforzarlo». D: Conte teme il Parlamento? R: «II presidente teme solo che torni il numero record di contagi, che non ci sia più posto in terapia intensiva, che la gente non abbia da mangiare. II Pd sostiene lealmente il governo. E avanzare una proposta o una critica è una cosa normale nella dialettica politica».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Fase 2, la rivolta del Sud – Scontro sulla fase 2 tra governo e Regioni Boccia: pronte diffide
Tema: Fase due: scontro fra Governo e Regioni

Durante la videoconferenza con il governo, i presidenti delle Regioni italiane hanno per lo più ascoltato. Promettendo collaborazione, unità, propositi di mediazione che evitino uno scontro diretto con lo Stato e con la gestione dell’emergenza da parte dell’esecutivo. Subito dopo aver incontrato i ministri degli Affari regionali Francesco Boccia e della Salute Roberto Speranza, pero, tutti i governatori di centrodestra hanno diffuso il testo di una lettera mandata al presidente del Consiglio e al capo dello Stato. Dal lombardo Attillo Fontana al veneto Luca Zaia, dal siciliano Nello Musumeci al piemontese Alberto Cirio, dal ligure Giovanni Toti alla calabrese Jole Santelli, i presidenti che fanno capo a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia chiedono che lì dpcm del 26 aprile cambi, che dia «la possibilità di applicare nei territori regole mello stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali stretta mente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva». Una rivolta scritta nel nome del titolo V della Costituzione e direttamente ispirata – secondo il governo – da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, pronti a raccogliere la palla lanciata da Renzi e a lamentare un eccesso di dirigismo da parte del premier. Giuseppe Conte, sebbene non direttamente, risponderà oggi in aula: «Non c’è niente di incostituzionale in quanto fatto finora dal governo», scandirà in Parlamento. Chiarendo che non c’è un uomo solo al comando e che tutti i provvedimenti assunti sono il frutto di decisioni collettive: «Abbiamo sempre discusso tutto nelle riunioni di maggioranza e nei consigli dei ministri», dirà il presidente del Consiglio ribattendo così anche alle critiche di una parte del Pd, che chiede un maggior coinvolgimento delle Camere. Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Colonnello Paolo 
Titolo: Intervista ad Attilio Fontana – Fase 2, nuova lite governo-Regioni Parla Fontana: Mattarella ci aiuti – “Regole precise e uguali per tutti Aprirà solo chi può rispettarle”
Tema: Fase due: scontro fra Governo e Regioni

D: Governatore, cosa c’è che non va nella riapertura voluta da Conte? R: «Sia chiaro: noi cercheremo di dare a tutti la possibilità di riaprire nel rispetto delle regole. Anche se come governatori di centrodestra abbiamo scritto a Mattarella e proposto di invertire ilparametro fin qui seguito da Roma: non fare più riferimento ai codici “Ateco” che fanno differenza tra le diverse categorie merceologiche ma investire sulla responsabilità dei singoli». D: Ovvero? R: «Vogliamo regole precise e sicure che valgano per tutti. Dopodiché apre chi è in grado di garantire queste regole. E rimane chiuso chi ancora non è in grado di adeguarsi. In questo modo saremo più simili a Germania o Svizzera». D: Quindi come riaprirà in concreto la Lombardia? R: «Per il momento se il governo non cambia le sue direttive non potremo che andare verso l’applicazione del decreto di Conte. Quello che posso anticipare è che quella parte di regole più restrittive che avevo applicato nella precedente fase non le ripresenterò: quindi alberghi aperti, studi professionali aperti, negozi aperti. Più aperture possibile. Tutti però dovranno rispettare le regole delle distanze e delle mascherine. Cercherò di impedire solo la riapertura del gioco d’azzardo». D: Riapertura anche delle Chiese che Conte aveva escluso? R: «Abbiamo semplicemente raccolto, insieme a Comune e Prefettura, le richieste dell’Arcivescovado che ha presentato un piano molto articolato e ci ha chiesto di farci portatori di que II rispetto del lockdown ha abbassato la soglia del contagio in maniera notevole ste proposte che noi abbiamo valutato positivamente».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Lo scudo di Mattarella sui decreti di Conte per l’emergenza virus – L’ombrello del Quirinale sui decreti di Conte “Costituzione rispettata”
Tema: La linea di Mattarella sull’utilizzo dei Dpcm

I principi fondamentali della Costituzione non sono messi in discussione. Le procedure seguite fino ad ora, sebbene dettate dall’emergenza, non costituiscono una trasgressione dei dettami sanciti dalla nostra Carta fondamentale. Il dibattito che si è aperto nelle ultime settimane sui provvedimenti adottati dal governo per affrontare l’emergenza Coronavirus non sembra allarmare il Quirinale. II caso, anche negli ultimi giorni, è esploso intorno all’uso ricorrente da parte del governo dei cosiddetti Dpcm, ossia I decreti della presidenza del consiglio. Si tratta di misure amministrative e non legislative. Che hanno suscitato le reazioni di alcune forze politiche, ín particolare dell’opposizione, e provocato le valutazioni di diversi costituzionalisti. Che, come spesso accade, si sono divisi su questo argomento. Non avendo forza di legge – è l’accusa principale – non possono essere imposti ai cittadini: la loro validità rischia di essere compromessa, in modo specifico per quanta riguarda le disposizioni penali. Una tesi contestata da Palazzo Chigi e soprattutto non avallata dal Quirinale. Così, anche l’interpretazione da dare alle parole pronunciate l’altro ieri dalla presidente delta Corte Costituzionale, Marta Cartabia, non è stata univoca. E di certo, è la linea del Colle, la relazione presentata martedì scorso alla Consulta non può essere considerata frutto di un suggerimento del Capo dello Stato. Al di là delle diverse interpretazioni date alle parole di Cartabia, il presidente della Repubblica ha sempre evitato negli ultimi due mesi di intervenire sul ricorso al Dpcm. È evidente che governo, Parlamento e Presidenza della Repubblica si stiano trovando dinanzi ad una situazione del tutto eccezionale. L’epidemia del Covid 19, e soprattutto gli effetti che sta determinando, sono senza precedenti. E le risposte non possono che avere un carattere di novità, anche nella forma.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Breda Marzio 
Titolo: L’analisi – L’ansia di Mattarella per le manovre destabilizzanti che si moltiplicano
Tema: La linea di Mattarella sull’utilizzo dei Dpcm

Sergio Mattarella è l’indecifrabile convitato di pietra di molte discussioni politiche di questi giorni. Una presenza scontata, visto che toccherebbe a lui sbrogliare un’eventuale crisi dalla quale dovrebbe nascere in fretta un nuovo governo «di salute pubblica». Ci si chiede: come si comporterà, il presidente della Repubblica, nell’ipotesi che la maggioranza giallorossa si sbricioli per le tensioni esterne e interne? Allargherà  la “fisarmonica” dei suoi poteri, come fece ad esempio Napolitano nel novembre 2011, quando diede a Mario Monti l’incarico di premier, favorendo la nascita di un esecutivo di larghe intese, in nome dell’emergenza economica? E nel caso, a chi affiderebbe il ruolo di nocchiero? Su quale programma? Con il sostegno di quali alleati? Sono le domande di quanti (da Renzi a Salvini, i più esposti ma non gli unici) sognano di spodestare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi e costruire una maggioranza alternativa. Interrogativi che al Quirinale non trovano udienza. Certo, le fibrillazioni e il clima da guerra di tutti contro tutti preoccupano il capo dello Stato. Il quale però, per come interpreta il ruolo, non si lascia condizionare dalla babele quotidiana di diktat e dalle manovre, né tantomeno predispone lui qualche piano B. Perché non gli compete. Dunque non è questo per lui il momento in cui entrare in campo. Almeno fino a quando il governo avrà la fiducia del Parlamento. Per Mattarella, insomma, chiunque aprisse oggi una crisi senza la prospettiva di formare una nuova compagine, e dunque al buio, si assumerebbe una responsabilità enorme. L’Italia infatti è sotto l’incubo di un triplo default. Sociale, politico ed economico.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Così la app contro i contagi – C’è il decreto per la app che traccerà i contagi
Tema: La app “Immuni”

Nessun obbligo di scaricarla e nessuna limitazione per chi non lo farà, come pure si era pensato di fare a un certo punto per spingere in alto la percentuale di adesioni. Nessun braccialetto per armolare alla causa chi non ha uno smartphone, in sostanza le persone anziane, che in media sono meno tecnologiche ma anche più vulnerabili davanti al virus. E, soprattutto, la garanzia che i dati saranno usati solo per avere un’arma in più contro il Coronavirus, non per altri fini, e che saranno tutti distrutti quando finalmente saremo fuori dall’emergenza. È l’articolo sei del decreto legge approvato nella notte dal consiglio dei ministri, l’ennesimo in videoconferenza, a stabilire le regole fondamentali di Immuni. Si tratta della App per il tracciamento dei contatti che il governo considera uno strumento fondamentale per la Fase due, perché consentirà di avvertire chi è entrato in contatto con un soggetto positivo al virus in modo che si possa sottoporre ai controlli del caso. II decreto disegna la cornice giuridica, traccia i principi fondamentali che rispettano i paletti fissati nei giorni scorsi dal Garante della privacy, Antonello Soro. Ma prima che Immuni compaia sui display dei nostri cellulari, scaricabile gratis, serve un altro passaggio. Sempre il Garante della privacy dovrà dare il via libera alla normativa tecnica che scenderà nei dettagli dell’applicazione. Una valutazione d’impatto, tecnicamente si chiama così, che dovrebbe arrivare la prossima settimana. Ma quali sono i principi fissati dal decreto legge? II consenso informato, come dal medico: chi vorrà scaricare l’app riceverà «informazioni dettagliate e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza sulle finalità e sulle operazioni di trattamento».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  De Carolis Luca 
Titolo: Intervista ad Alfonso Bonafede – “Chi decide sui boss passa dall’Antimafia” – “Sui boss fuori non ho colpe Ora parere dei pm antimafia”
Tema: Decreto contro le scarcerazioni

La prima risposta la dà di pancia: “Se sono amareggiato? Eh, bella domanda…”. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, risponde al Fatto poco prima di entrare nel Consiglio dei ministri che approverà il suo decreto contro le scarcerazioni. La mossa dopo giorni di polemiche perla concessione degli arresti domiciliari ad alcuni boss per motivi di salute, sull’onda del coronavirus. La prima domanda resta quella: amareggiato? Mi amareggia il fatto che la lotta alla mafia venga strumentalizzata per attaccare il governo. Mi stupisce sentire obiezioni da parti della maggioranza ste,innanzitutto dalleopposizioni. È sbagliato mentire, sostenendo che sono usciti con leggi di questo governo, che invece ha risposto con un segnale molto forte. Questo decreto che intendiamo approvare va a rafforzare ulteriormente il contrasto alle mafie nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura. II decreto prevede che i magistrati debbano chiedere il parere non vincolante delle Procure antimafia prima di scarcerare un detenuto sottoposto al 41 bis. Pare svilire il loro ruolo. Niente affatto. Io rispetto profondamente il lavoro dei giudici. L’ulteriore passaggio con le procure distrettuali e la Procura nazionale antimafia è solo un modo per acquisire ulteriori informazioni su casi specifici. Intanto qualche boss è tornatoacasa. Non si sente corresponsabile? Assolutamente no. Basta leggere la Costituzione per capire che i magistrati decidono nella piena autonomia. II risultato in questi casi preoccupa. Non entro certo nel merito delle decisioni, ci mancherebbe. Il mio compito è portare avanti proposte come il decreto e avviare verifiche, come ho fatto in queste ore. Per il resto, voglio ricordare che un detenuto al 41-bis è il più isolato di un carcere, quindi al riparo da possibili contagi.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Giornale 
Autore:  Zurlo Stefano 
Titolo: Bonafede ora corre ai ripari: stretta sui boss scarcerati
Tema: Decreto contro le scarcerazioni

Prova a metterci una pezza. Ma il decreto contro le scarcerazioni facili dei boss accende una mischia d’altri tempi. La magistratura insorge contro il Guardasigilli Alfonso Bonafede che vorrebbe goffamente commissariare i giudici di sorveglianza. Il ministro, sempre più irritato, replica a Montecitorio con toni duri: «Non c’è alcun governo che possa imporre o anche soltanto influenzare le decisioni dei giudici. In questo caso dei giudici di sorveglianza. Punto». Ma le parole non disinnescano la lite, mentre in Consiglio dei ministri arriva il decreto che dovrebbe bloccare le troppe uscite delle ultime settimane: d’ora in poi per i reati gravi si dovrà chiedere un parere preventivo al procuratore distrettuale antimafia e per i detenuti al 41 bis ci vorrà pure la pronuncia, vincolante, del procuratore nazionale antimafia. Risultato: tutti scontenti, anzi infuriati: i magistrati di sorveglianza si sentono nel mirino e invece in molti casi hanno agito nell’unico modo possibile, in mancanza di alternative: davanti all’emergenza Covid, e in assenza di risposte tempestive dal Dap, le toghe hanno messo fuori alcuni personaggi eccellenti. La lista è lunga. Risultato: Bonafede corre ai ripari col decreto nel tentativo di fermare il miniesodo ma così si attira addosso gli strali dell’opposizione, di pezzi della stessa maggioranza, del Csm che si schiera con le toghe. «La mossa di Bonafede – attacca l’ex sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore, oggi renziano – di sottoporre le decisioni dei tribunali di sorveglianza ad altri organi giurisdizionali rischia di comprometterne l’autonomia e l’indipendenza». L’azzurro Enrico Costa accusa a sua volta il ministro di «voler far decidere ai pm le scarcerazioni». Come se non bastasse, tre consiglieri del Csm appartenenti a Magistratura indipendente, chiedono l’apertura di una pratica a tutela dei colleghi.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: La Camera vota Def e deficit extra. Sul Mes si guadagna tempo
Tema: Def e deficit extra: sì di Montecitorio

Un complicato lavoro di lima sul testo della risoluzione al Def ha portato la maggioranza a chiedere al governo di portare avanti una «efficace transizione» dall’emergenza alla ripresa «anche utilizzando gli strumenti appropriati fra quelli resi disponibili» dalle istituzioni Ue. Dietro queste righe, al primo punto della risoluzione approvata ieri dalla Camera, si legge tutta la fatica di trovare una strada che non escluda ii Mes, utile alla causa secondo Pd e Italia Viva, senza citarlo espressamente per non mettere in difficoltà i Cinque Stelle. Il confronto insomma rimane aperto, la maggioranza guadagna tempo in vista del redde rationem sul Salva-Stati, vota la risoluzione e raccoglie anche il «SI» unanime di Montecitorio alla richiesta di deficit extra per 55 miliardi (411 fino al 2032). Oggi si replica al Senato, dove però i numeri sono più problematici. E dove infatti la Lega, che ieri ha annunciato l’intenzione di rimanere a oltranza in Parlamento in attesa delle «risposte di Conte», presenterà una risoluzione propria al Def in cui chiede al governo di evitare «la trappola del Mes». E sempre a Palazzo Madama andrà in scena oggi la prima informativa del premier Conte sulla «fase 2». Ma il calendario punta all’8 maggio quando l’Eurogruppo dovrà dare l’ok definitivo al meccanismo tecnico della nuova linea di credito dedicata alla pandemia, dopo un paio di riunioni preparatorie degli sherpa. Le acque nella maggioranza restano agitate anche per la faticosa composizione dell’immenso puzzle del maxi-decreto Aprile da 155 miliardi, ormai destinato a sconfinare nel mese di maggio. Palazzo Chigi è convinto di superare questi ostacoli e anzi si appella a un atteggiamento responsabile dell’opposizione per uscire dall’emergenza.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: «L’economia va sostenuta, no austerità»
Tema: Def: audizioni di Bankitalia e Upb

L’economia avrà bisogno di un adeguato periodo di sostegno durante il quale politiche di bilancio restrittive sarebbero del tutto controproducenti. Ma al termine di quest’emergenza eccezionale dovrà essere assicurata una «strategia credibile per i conti pubblici e per la crescita, che garantisca nel medio termine un’evoluzione favorevole del differenziale tra la dinamica del prodotto e l’onere medio del debito». È quanto ha affermato ieri il capo del dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia, Eugenio Gaiotti, nel corso dell’audizione sul Def. Una conclusione condivisa dal presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, Giuseppe Pisauro: passata la crisi – ha affermato – servirà una graduale ricostruzione dell’avanzo primario per ridurre nel tempo il debito cumulato. Le due audizioni hanno offerto una lettura convergente su più punti. A partire dall’estrema incertezza che la pandemia in atto determina sul quadro macro. Per l’UpB lo scarto tra estremo superiore e inferiore delle previsioni sul Pil del panel va oltre i tre punti percentuali per quest’anno e ai due punti per il prossimo, mentre Gaiotti ha ricordato che se a novembre le stime di consenso sul Pil 2020 oscillavano in un intervallo di mezzo punto, ora il range si è allargato a 15. Bankitalia e UpBilancio hanno condiviso il percorso prefigurato dal governo sia sul fronte degli interventi di liquidità sia su quello fiscale, compresa la disattivazione completa delle clausole di salvaguardia Iva. Una mossa, ha affermato Pisauro, che renderà più trasparente la programmazione di bilancio futura.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Pd e Iv contro i 5 Stelle il decreto Aprile slitta a inizio maggio
Tema: Decreto Aprile: il voto slitta a maggio

Slitta a maggio, alla prossima settimana, il decreto d’aprile. Lo ha comunicato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ieri sera in Senato. L’imponente provvedimento da 55 miliardi che sale a 155 con le garanzie per la liquidità delle imprese oggi non sarà al Consiglio dei ministri. “Meglio una cosa fatta bene a maggio che male in aprile”, dice Luigi Marattin, uomo di punta dello schieramento renziano in economia. L’interdizione di Italia Viva è destinata, come si è già visto più volte, verso le proposte di marca grillina. I renziani non vogliono il reddito di emergenza, entrato nel testo quasi definitivo con im miliardo tondo. Dicono che è una replica del reddito di cittadinanza e che l’idea di farlo gestire dall’Inps di Tridico (che ha parlato di 500-600 euro per un milione di famiglie) è sbagliata. L’altra questione è quella dell’intervento a fondo perduto per le imprese che dovrebbe far fronte alle richieste del mondo produttivo in difficoltà per l’epidemia e che, sulla scia di quanto è avvenuto in altri Paesi europei, è stata cavalcata dal ministro dello Sviluppo Patuanelli (M5S) e dalla sottosegretaria Laura Castelli che ha parlato di 10 miliardi. Ed in effetti nella bozza del decreto ci sono circa 10 miliardi a fondo perduto, comprese le erogazioni per gli affitti e le bollette. Sul fondo perduto sono tutti più o meno d’accordo, ma sulle modalità di erogazione le opinioni divergono.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Franceschi Andrea – Trovati Gianni 
Titolo: Le Borse snobbano il downgrade di Fitch – Il BTp dribbla l’effetto Fitch Altro balzo per Piazza Affari
Tema: Le Borse snobbano il downgrade di Fitch

La bocciatura a sopresa di Fitch, annunciata nella serata di martedì, ha pesato sulle quotazioni dei BTp sui mercati secondari. Ma l’impatto è stato tutto sommato contenuto. Dopo una fiammata in apertura a 234 punti base lo spread ha chiuso a quota 227. In rialzo di sei punti rispetto alla alla vigilia del direttivo Bce in programma oggi. Non si esclude infatti che l’Eurotower possa nuovamente intervenire a sostegno dei Paesi più colpiti come Italia e Spagna varando ad esempio un aumento della dotazione del programma straordinario di acquisto titoli Pepp. Il rating “spazzatura” per l’Italia potrebbe provocare vendite obbligate sui BTp da parte dei fondi per 61 miliardi di euro dalla Bank of Japan (Qe illimitato) e della retorica utilizzata ieri dal numero uno della Fed Jerome Powell che, nel giorno in cui si è registrato il tracollo (-4,8%) del Pil americano nel primo trimestre, ha confermato agli investitori la sua volontà di mettere in atto tutte le misure possibili per attenuare gli effetti di una recessione che si annuncia durissima. Le aspettative di un sostegno monetario hanno favorito la propensione al rischio sui listini. in un mercato assetato di buone notizie le dichiarazioni di una fonte autorevole come Fauci hanno offerto il pretesto per un riposizionamento. In scia ai forti rialzi di Wall Street si sono mosse le Borse europee con Madrid (+3,3%) maglia rosa. Dopo un avvio in controtendenza in scia al rialzo dello spread ha chiuso in netto rialzo (+2,2%) anche Piazza Affari che nell’ultima settimana ha recuperato più del 6% e oltre il 16% dai minimi toccati lo scorso 23 marzo.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Mf 
Autore:  Leone Luisa 
Titolo: Intervista a Davide Iacovoni – L’Italia non finirà nella spazzatura – Il Btp Italia raddoppia il premio
Tema: BtP Italia: nella prossima edizione incentivo fedeltà allo 0,8%

Avrà un premio fedeltà raddoppiato dal 4 all’ 8 per mille il nuovo Btp Italia he il Tesoro collocherà dal 18 maggio, con le prime tre giornate dedicate al retail, senza chiusure anticipate. La durata sarà per la prima volta di cinque anni. L’altra novità è che sarà una sorta di Btp patriottico, la cui raccolta sarà destinata a coprire le spese per il contrasto della pandemia. Lo spiega il responsabile del Debito Pubblico del Mef, Davide Iacovoni, che sulla mossa di Fitch, si limita a sottolineare come non abbia avuto impatto sulle aste di ieri, mentre il ministro Gualtieri aveva risposto ribadendo la solidità dei conti italiani Domanda. Perché avete virato sui cinque anni? Risposta. In questa fase riteniamo sia la scadenza più attrattiva, rispetto ad altre più lunghe, dove l’incertezza può farla da padrona. L’orizzonte è adeguato per la gestione del debito e consente comunque una buona solidità di rendimento. A cui si aggiunge anche il raddoppio del premio fedeltà, che è anche un riconoscimento per chi deciderà di contribuire a sostenere lo sforzo in atto per dare risposte al Paese in una fase così delicata. D. Quale sarà la dimensione? R. Difficile dirlo, ci muoviamo davvero in un territorio inesplorato. Ma siamo ragi onevolmente convinti che l’emissione avrà un buon riscontro, e andrà oltre i 6,75 miliardi dell’ultima emissione del 2019. D. Ma un debito al 155,5% del pil è sostenibile? R. Assolutamente sostenibile, certo il valore è alto ma non si può fare un’analisi guardando solo a una variabile. Bisogna considerare che una quota rilevante è in casa, un’altra parte importante nelle mani della banca centrale, e poi il Paese ha un basso debito privato e un ampio stock ricchezza finanziaria e immobiliare, che dà sicurezza agli investitori.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: L’analisi – Il vero scudo anti spread – Maxi-scudo sui conti italiani Così la Bce puntella il debito
Tema: Il declassamento dell’agenzia Ficht non pare giustificato

Il declassamento dei titoli di Stato italiani deciso dall’agenzia di rating Fitch non è certo una bella notizia. Il declassamento abbassa il nostro rating (cioè il nostro “voto”) al livello più basso prima di quelli dei cosiddetti “junk bond” (i titoli spazzatura). La reazione dei mercati finanziari alla notizia è stata moderata. Il tasso di interesse sui Btp decennali è salito di una decina di punti base per poi scendere vicino ai valori precedenti il declassamento. Perché questa reazione moderata? Molti investitori istituzionali esteri evitano, come regola interna, di comprare junk bond per cui un giudizio negativo avrebbe dovuto spaventarli ed avere un impatto negativo sulvalore dei nostri titoli. A rassicurare il mercato può aver influito il fatto che un’altra grande agenzia di rating (Standard and Poor’s) qualche giorno fa aveva confermato il rating dell’Italia. Ma il motivo principale della limitata reazione dei mercati riguarda probabilmente il comportamento della Banca centrale europea (Bce). Qualche giorno fa la Bce aveva infatti deciso che avrebbe accettato come garanzia per ipropri prestiti alle banche anche i junk bond , il che eliminava il rischio che il declassamento dei nostri titoli al livello junk (comunque rilevante solo se deciso da tutte le principali quattro agenzie di rating) complicasse il finanziamento delle nostre banche, con effetti catastrofici sulla stabilità economica. Forse anche più importante di questo è il programma di massicci acquisti di titoli di Stato deciso della Bce. Quest’anno la Bce, tramite la Banca d’Italia, acquisterà circa 220 miliardi di titoli di Stato, alleviando di molto il peso degli acquisti da parte degli operatori finanziari privati.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Intervista a Enrico Giovannini – «Il reddito frena meno del Pil: Green e fondi Ue per ripartire»
Tema: Necessari per ripartire: Sure, Mes e Fondi Ue per il capitale umano

Enrico Giovannini porta avanti da tempo l’idea di un dibattito di politica economica che allarghi lo sguardo oltre il dato del Pil. Non in uno slancio utopistico per “misurare la felicità”, ma in una prospettiva concreta promossa prima da ministro e presidente dell’Istat, e oggi da componente del comitato economico sociale e portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Anche per ricavare qualche lezione utile dal passato recente. D: Un Pil che crolla dell’8%, però, è un dato difficile da ignorare. R: Non va ignorato ma completato. Tra 2005 e 2012, in un periodo che quindi abbraccia la crisi del 2008-09, il Pil dell’area euro è cresciuto del 6% mentre il reddito disponibile delle famiglie si è fermato al 2%. Dopo la seconda crisi del 2011-12, poi, il reddito delle famiglie è calato molto più del Pil. Oggi può accadere il contrario. Prometeia, per esempio, ha stimato una caduta del 6,5% per il Pil e dello 0,8% per il reddito delle famiglie. D: Qual è la differenza fra l’ultima crisi e questa? R: La differenza è data dalle politiche fiscali. Perché dopo il 2011 l’austerità ha salvato i conti pubblici schiacciando quelli privati. Oggi sta avvenendo il contrario, e lo sforzo su ammortizzatori sociali, bonus da 600 euro e, spero, su reddito di emergenza sta immettendo una quantità straordinaria di risorse per attutire il colpo. Per la ripresa occorre dare una prospettiva chiara che stimoli la propensione al consumo e gli investimenti privati. D: Ma dopo il deficit aggiuntivo in approvazione, possiamo fare altro debito per questa “Fase 2” dell’economia? R: Qui entra in gioco il ruolo cruciale dei fondi Ue. Sia quelli che, colpevolmente ma fortunatamente, non abbiamo speso della vecchia programmazione, sia soprattutto quelli in arrivo con i nuovi strumenti. Se usiamo tutto il bilancio nazionale per proteggerci dalla crisi, dobbiamo rivolgerci alle risorse Ue per stimolare il rimbalzo.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mazzucato Mariana 
Titolo: Trasformare lo Stato per ripartire – Trasformare lo Stato e il suo ruolo per affrontare le sfide post virus
Tema: Post Covid-19: lo Stato, la trasformazione digitale e la transizione verde

Lo Stato non può limitarsi ad aggiustare i danni economici provocati dalla crisi finanziaria e dall’epidemia Esso deve dare una forma nuova ai mercati, alle organizzazioni produttive e ai rapporti sociali e di lavoro che premi la creazione di valore e la resilienza sociale e ambientale. In linea con le recenti misure adottate nei precedenti decreti (sui temi della Golden power e sulle condizionalità legate ai prestiti garantiti), andrebbe potenziatala capacità dello Stato di dare direzionalità e promuovere il coordinamento degli investimenti e delle filiere produttive individuate come strategiche. Ció deve essere fatto con una intelligente e consapevole logica programmatrice, che eviti la dispersione indiscriminata degli Interventi e che dia coerenza ai diversi livelli di governo. Alcuni di questi interventi gia approvati dal Decreto cura Italia e dal Decreto liquidità vanno nella direzione giusta, ma andrebbe fatto di più, introducendo intelligenti condizionalità legate a politiche industriali green e una direzionalità strategica a livello sistemico. Il tema del digital divide, ha una natura sia sociale (per esempio la possibilità per ogni studente sul territorio italiano di seguire le lezioni a distanza) sia economico-industriale, che si riflette nella difficoltà che le Pmi hanno nell’acquisizione e nell’adozione di nuove tecnologie. Questa rappresenta una delle maggiori leve da azionare per fornire al Paese infrastrutture tecnologiche e favorire l’adozione di nuove tecnologie digitali nelle filiere produttive italiane, che permettano maggiori livelli di competitività sistemica. Per essere efficaci, tali interventi vanno ovviamente inseriti in un quadro più ampio di politica industriale per le regioni del Sud che non sono sono rimaste indietro sul fronte della rivoluzione digitale, ma hanno anche vissuto un impoverimento e una disconnessione delle filiere produttive.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Lupo Mario 
Titolo: Ecco perché servirebbe una nuova Iri – Perché una nuova Iri non guasterebbe
Tema: Il ruolo dello Stato imprenditore

La recessione senza precedenti causata dalla pandemia da coronavirus rende indispensabile l’intervento dello Stato, adeguatamente supportato – si auspica – dall’Unione europea. Uno Stato impegnato a sostegno delle famiglie e delle imprese, con l’obiettivo di scongiurare gli esiziali esiti. Questo intervento ha comprensibilmente assunto, fin qui, la forma di una terapia palliativa, prevalentemente fatta di sussidi e sovvenzioni e dettata dall’urgenza di dare sollievo alle sofferenze e di attenuare le ansie più immediate e gravi della popolazione. Ma ha il limite di non incidere in alcun modo sulle cause della crisi recessiva che ci affligge e comporta il rischio di dare avvio nel Paese a un’economia sovvenzionata che perduri oltre l’emergenza in atto e degradi in un’economia sovvenzionata ad personam. Anche perciò, credo che lo Stato, debba, nel prosieguo, focalizzare il suo impegno sul rilancio degli investimenti, pubblici e privati, nella scuola, nella ricerca, nelle infrastrutture, materiali e immateriali – la cui carenza e obsolescenza penalizza il nostro sviluppo – e nelle iniziative imprenditoriali. Al tirar delle somme, oggi il nostro sistema-Paese non dispone più della forza e della capacità strategica che il colosso Iri le conferiva, ha visto ridursi numero e dimensione delle sue maggiori imprese e non ha più il presidio (visto che non vi operano più imprenditori italiani) di settori chiave dell’economia nazionale (ad esempio le Tlc e la siderurgia dei prodotti piani e degli acciaispeciali): in breve, ha visto notevolmente ridursi la sua competitività internazionale. Tuttavia, nonostante questa grave menomazione, l’Italia ha ancora un’economia mista perché agli imprenditori privati si affiancano imprese (Eni, Enel, Fs, Leonardo, Fincantieri), efficaci e competitive anche a livello internazionale. È la dimostrazione del fatto che lo Stato, se si dota di adeguati presidi manageriali, può e sa fare l’imprenditore.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Foglio 
Autore:  Tria Giovanni – Scandizzo Pasquale_Lucio 
Titolo: I soldi ci sono. Ok? – Le imprese hanno ragione a diffidare dello stato imprenditore
Tema: Riscostruzione: l’ostacolo è la mancanza di gestione efficiente delle risorse

La crisi profonda e senza precedenti che stiamo vivendo è dominata, in Italia, da una potenziale contraddizione che in gran parte rivela dei vizi preesistenti. Da un lato sono necessari fondi cospicui e immediati per soccorrere le imprese e i cittadini durante un periodo di incerta durata in cui le attività economiche sono sospese o severamente costrette da vincoli esterni. Risorse molto maggiori saranno inoltre necessarie per la ripartenza e il rilancio dell’economia. Dall’altro lato, e qui sta la possibile contraddizione, queste risorse non saranno veramente disponibili senza capacità adeguate di gestione, nell’immediato per amministrarle nell’emergenza e poi per indirizzarle efficacemente verso attività di ricostruzione e di ripresa della crescita. In tutti i paesi, in particolare le risorse finanziarie necessarie al rilancio delle economie potranno essere reperite solo attingendo a ulteriori livelli di indebitamento pubblico e privato oltre a quelli generati dagli interventi di emergenza. Questi debiti, nel loro complesso, rischiano di non essere sostenibili se non diretti alla creazione di asset produttivi, ossia a investimenti capaci di rinnovare e aumentare lo stock di capitale pubblico e privato. Anche in Italia, dobbiamo quindi puntare su un rilancio degli investimenti pubblici a fronte del maggior debito. In settori “soft” come la sanità e la Protezione civile che la recente crisi ha portato alla ribalta e in quelli legati alla mobilità sia urbana che extraurbana e alle infrastrutture digitali, questi investimenti dovrebbero partire anche nella fase di emergenza, cioè subito, perché ad essi è in parte legata la creazione delle condizioni di sicurezza sanitaria necessarie alla ripartenza dell’economia.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Ingresso nel capitale delle imprese La carta a sorpresa del fondo Ue
Tema: Oggi si riunisce il Consiglio direttivo della Bce
Il Recovery Fund per sostenere la ricostruzione dei Paesi devastati dall’epidemia resta un cantiere aperto. La Commissione dovrebbe alzare il velo solo 13 maggio sulla sua proposta ai governi europei che, in teoria, vale almeno 1.500 miliardi di euro. La Commissione guidata da Ursula von der Leyen non si limiterà dunque a dosare le quote di prestiti o di trasferimenti a fondo perduto per i Paesi in difficoltà. Prevedere anche ricapitalizzazioni dirette presenta potenzialmente il vantaggio per i contribuenti di far fruttare le loro risorse, rivendendo le azioni quando le aziende coinvolte si siano riprese. Restano però vari punti critici da chiarire e il più importante riguarda la natura delle società su cui intervenire. Si pensa senz’altro alle imprese non finanziarie, anche perché fra i settori colpiti figura l’aristocrazia industriale europea: la filiera dell’auto, l’aeronautica, le compagnie aeree, le società di infrastrutture. Oggi si riunisce il consiglio direttivo e Christine Lagarde, la presidente, darà la sua prima conferenza stampa dopo la «gaffe» che fece esplodere il costo del debito italiano. Da allora l’istituto di Francoforte ha cambiato linea: ha varato un nuovo piano straordinario di acquisti di titoli per la pandemia da 750 miliardi di euro, ha iniziato a comprare bond greci con rating «spazzatura», ammette in garanzia titoli che saranno declassati a «spazzatura» e per ora concentra gli acquisti sul debito dei Paesi più fragili. Con interventi totali circa 25 miliardi al mese, la Banca d’Italia oggi pesa per circa il 35% delle operazioni – comprando solo bond italiani – benché l’Italia partecipi al capitale della Bce per appena il 15,6%. L’unico vincolo è che alla fine del programma la quota riservata alla carta di Roma sia scesa effettivamente al 15,6%, dunque in estate l’attuale rete di sicurezza verrà meno.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Il retroscena – “Vigilanza rafforzata” Nel Mes spuntano i controlli sull’Italia – Nel Mes spunta la “sorveglianza rafforzata” Commissione e Bce controlleranno Roma
Tema: Al vaglio il “Pandemic Crisis Support” del Mes

Da un lato l’assenza di condizionalità, come chiesto dall’Italia. Dall’altro una pericolosa “sorveglianza rafforzata” da parte di Commissione e Bce. È pronto il contratto standard del Mes sanitario, le regole per l’attivazione del Meccanismo europeo di stabilità contro la crisi pandemica. In totale 240 miliardi accessibili a tutte le capitali della zona euro. Per l’Italia, se il governo deciderà di accedervi, 36 miliardi. Il “Term sheet” preparato dal direttore generale dell’istituzione, il tedesco Klaus Regling, è stato recapitato ieri sera in via riservata alle Cancellerie dell’eurozona. Una cartella e mezzo divisa in tredici paragrafi che sarà negoziata dai governi fino all’8 maggio, giorno nel quale i ministri delle Finanze saranno chiamati al via libera finale. Le trattative partono oggi, con la prima riunione degli sherpa dei ministeri nazionali. Il 7 maggio ci sarà un nuovo incontro a livello tecnico, proprio alla vigilia dell’Eurogruppo. Come deciso il 9 aprile dai titolari delle Finanze e confermato il 23 dai leader Ue, il nuovo “Pandemic Crisis Support” del Mes non prevede condizionalità macroeconomiche di accesso. Come emerge nel capitoletto sui vincoli di accesso: «I partner che richiederanno l’attivazione si devono impegnare a usare i fondi per finanziare i costi sanitari diretti e indiretti, cure e prevenzione» relativi al Covid. Queste gli unici vincoli, ben lontani da quelli applicati alla Grecia. Si tratta della formulazione frutto del compromesso tra il ministro Gualtieri e l’olandese Hoekstra all’Eurogruppo di aprile: nessuna condizionalità, ma un uso dei soldi solo per la sanità.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Coronavirus, il Pil americano crolla del 4,8% nel 1° trimestre
Tema: Usa

Shock da coronavirus per l’economia americana: il Pil della principale potenza mondiale, schiacciato dal crollo dei consumi e degli investimenti delle imprese, si è contratto del 4,8% durante primo trimestre dell’anno, superando previsioni medie attorno al 3,5% e facendo registrare il peggior declino dalla crisi del 2008. È una flessione che, secondo gli analisti, potrebbe in realtà essere rivista a percentuali quasi doppie, una volta tenuto conto di dati completi e definitivi. Foriera di danni molto più pronunciati nei tre mesi in corso: i pronostici negativi vanno dal 25 al 40% per il secondo trimestre, una delle più gravi e repentine recessioni nella storia degli Stati Uniti, capace di interrompere oltre dieci annidi espansione continua. Il crollo ha fatto scattare nelle ultime settimane aggressivi interventi del Governo, coadiuvato dalla Federal Reserve. Ma se Casa Bianca e Congresso hanno stanziato oltre tremila miliardi, l’efficacia degli sforzi è in discussione, allungando pesanti ombre sulla leadership economica oltre che sanitaria nella risposta alla pandemia: un cruciale programma a sostegno delle piccole aziende, con lo stanziamento in due tranche di circa 750 miliardi, ha visto i fondi troppo spesso finire in mano a grandi aziende (ultima la miliardaria squadra di pallacanestro dei Los Angeles Lakers), tanto da spingere il Tesoro a chiedere l’immediata restituzione degli aiuti. La disoccupazione, nel frattempo, si è impennata, con 26 milioni di domande di sussidi in sole cinque settimane e un tasso di senza lavoro che potrebbe superare il 15 o il 20% in aprile. Il Pil, davanti a crisi di fiducia, licenziamenti e riduzioni del reddito, ha risentito di un crollo del 7,6% nei consumi, che rappresentano due terzi dell’attività economica Usa.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Sessantamila morti L’America supera la “soglia Vietnam”
Tema: Usa

Più morti americani della guerra del Vietnam. Ieri il bilancio delle vittime del coronavirus ha raggiunto i sessantamila. Sono deceduti più americani in questi due mesi che in venti anni di conflitto nel Sudest asiatico. Il numero di contagi accertati ha sorpassato la soglia del milione. Ma sono tutte cifre provvisorie, sempre destinate a subire correzioni in un senso solo: al rialzo. Da un lato perché la pandemia sta rallentando in alcuni focolai (New York) ma sta peggiorando in altre zone. Inoltre il bilancio reale viene continuamente aggiornato perché le statistiche ufficiali sottostimano i decessi, soprattutto a causa dei ritardi nel conteggiare pazienti che muoiono a casa anziché negli ospedali. Ieri sono stati aggiunti novemila morti che non risultavano nei dati. A New York i paragoni con la mortalità di un anno fa a quest’epoca, indicano che il numero di decessi è da triplo al sestuplo del normale. In mezzo a questa ecatombe continua, ieri si è accesa una speranza. L’esperto sanitario della Casa Bianca, il dottor Anthony Fauci, si è detto ottimista sui risultati del Remdesivir, il medicinale prodotto dall’azienda biotecnologica Gilead Sciences. Il Remdesivir non è un vaccino ma i test clinici condotti sotto la direzione del National Institute of Allergy and Infectious Diseases stanno dando risultati positivi, sulla sua capacità di curare i malati coronavirus. Era stato già usato contro un altro virus, Ebola. «Abbiamo riscontrato – ha detto Fauci – degli effetti sostanzialmente positivi e misurabili nel diminuire i tempi di recupero. Si sta aprendo una porta, su una capacità di cura».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: La giornata – Pechino convoca il Parlamento Attesa per gli obiettivi di crescita
Tema: Cina

La sessione-chiave di quest’anno avrebbe dovuto tenersi il 5 marzo: dopo il rinvio a causa del coronavirus, è stata convocata per il 22 maggio, in un nuovo segnale di fiducia nel contenimento dell’epidemia e nel progressivo ritorno alla normalità. Il Congresso nazionale del popolo (il Parlamento cinese) riunirà a Pechino tra tre settimane circa 3mila delegati provenienti da tutta la Cina. Nell’occasione, oltre all’approvazione di una serie di misure legislative e del budget, saranno delineati gli obiettivi di crescita economica per quest’anno. Molti analisti si attendono il varo di nuove misure di stimolo a un’economia che ha subìto una forte contrazione nel primo trimestre (-6,8%) e che secondo il Fondo monetario potrebbe quest’anno limitare l’espansione all’1,3%. Non è chiaro quanto durerà la sessione, che potrebbe essere ridotta rispetto ai normali dieci giorni. Ieri è stato annunciato un allentamento delle restrizioni in vigore a Pechino: non saranno più necessari, ad esempio, 14 giorni di quarantena per chi arriva da regioni del Paese a basso rischio. La capitale ha registrato solo 13 contagi in aprile (nessuno delle ultime due settimane). Ieri nell’intera Cina sono stati confermati 22 nuovi casi di coronavirus. Il totale dei contagi dichiarati sale a 82.858, con 4.633 morti accertati.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Il Congresso di Pechino dichiarerà vittoria (il 22)
Tema: Cina

Si chiama «Lianghuì», Due Sessioni. E In gergo politico mandarino identifica la convocazione annuale a Pechino delle due assemblee parlamentari, quella Consultiva e quella dei Delegati politici, che fanno le leggi (controfirmano le norme progettate dal Partito-Stato). È il momento più spettacolare e trasparente della «democrazia con caratteristiche cinesi», dunque. Il Congresso nazionale del popolo sarà inaugurato il 22 maggio. Ma questa volta il « Lianghuì» segna la fine della grande quarantena della Cina e l’inizio della Fase Tre nella gestione Covid-19 a Pechino. Le Due Sessioni si sarebbero dovute tenere a inizio marzo, come ogni anno, ma in quei giorni anche Xi Jinping usciva pochissimo dal suo comando di Zhongnanhai, accanto alla Città Proibita (anch’essa chiusa ai turisti) e sempre con la mascherina. L’appuntamento è stato rinviato: non si potevano far affluire in sicurezza sanitaria nella capitale 5 mila delegati da tutte le province dell’impero. Troppo pericoloso, in piena epidemia, allestire la grande coreografia. II governo cinese può essere confortato dall’andamento della guerra al coronavirus. Però, manca una data per la Proclamazione della Vittoria, che in qualche forma dovrà esserci, perché Xi Jinping ha dichiarato guerra al coronavirus a fine gennaio e il Partito-Stato ha un grande bisogno di segnalare all’interno e al mondo di aver sconfitto «il demone nascosto» (copyright retorico di Xi).
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Zafesova Anna 
Titolo: Contagi, fame e petrolio a picco: lo zar Putin nel suo labirinto – Petrolio, consensi e Covid La tempesta perfetta che fa tremare lo zar Putin
Tema: Russia

A Mosca gli ospedali sono all’avanguardia ma nel resto del Paese è strage di medici narka, quello che è stato visitato da Vladimir Putin impacchettato in una tuta di protezione totale giallo canarino, quando all’inizio dell’epidemia la linea ufficiale del governo era ancora quella che tutto fosse sotto controllo. Oggi, con 100 mila contagiati e 972 morti ufficiali, il presidente russo ammette, in videoconferenza, che «ci manca tutto» e che il picco dell’epidemia deve ancora arrivare. L’epidemia di Covid-19 ha gettato una luce spietata su quello che già si sapeva: l’«ottimizzazione» della sanità non ha solo dimezzato i posti letto del capillare ed elefantiaco sistema ereditato dal socialismo sovietico, ha fatto strage di medici. Mentre nella benestante Mosca ci sono ospedali all’avanguardia, dal resto del Paese arrivano notizie disperate. I nosocomi diventati focolai di contagio sono decine, i malati e i medici che hanno preso il virus centinaia, mentre già nella regione di Mosca le autorità invitano i cittadini e i dottori a cucirsi le mascherine (di semplice garza) con le loro mani. Molti medici si licenziano per protesta, altri si «bruciano» di fatica e disperazione come Elena Nepomsnyaschaya. Ma l’impressione è che a «bruciarsi» emotivamente siano stati anche i loro potenziali pazienti, i russi costretti a un lockdown che non viene chiamato tale: il presidente, dopo una lunga esitazione, ha proclamato dei «giorni non lavorativi» fino all’11 maggio, a spese dei datori di lavoro. Sono i sindaci e i governatori a decidere come far restare a casa i russi, in un federalismo inedito quanto privo di strumenti e mezzi. Poteri che comunque verranno ritirati, come ha appena annunciato il Cremlino: «Non gli serviranno più, finita la pandemia», ha spiegato il portavoce del presidente Dmitriy Peskov. Resta da vedere se i governatori vorranno tornare zucche o, peggio, assumersi le colpe degli inevitabili disastri di un sistema «bruciato».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa – Nigro Vincenzo 
Titolo: Intervista a Luigi Di Maio – Di Maio: “In Libia deve finire il blocco dei pozzi di petrolio” – Di Maio “L’Italia non permetterà che in Libia vincano le armi –
Tema: Libia

Ministro Di Maio, l’altra notte in tv Haftar ha annunciato un nuovo golpe politico, si fatto assegnare “tutti I poteri dal popolo”. Come interpretate la sua mossa? «Il governo italiano ha registrato con preoccupazione le dichiarazioni di Haftar. Abbiamo apprezzato la presa di posizione europea e, per parte nostra, abbiamo preso posizione La popolazione è alla fame, vanno sbloccati i pozzi petroliferi, l’Italia non rinuncia a difendere i suoi asset geostrategici anche in favore delle istituzioni libiche legittime e riconosciute dalla comunità internazionale. Per noi il dialogo politico indicato dalla conferenza di Berlino rimane l’unica opzione concreta per superare la crisi libica». L’attacco militare di Haftar a Tripoli dura da più di un anno. Seguendo un principio di realpolitik, lei era andato a incontrarlo a Bengasi. Crede oggi che Haftar abbia possibilità di vincere maitarmente? Haftar è ancora parte della soluzione in Libia? «Non voglio spingermi a fare previsioni, ho ripetuto più volte e lo dissi anche ad Haftar che un conto è provare ad entrare a Tripoli, un conto è governarla. Sono due cose ben diverse. Tutte le realtà territoriali libiche e rappresentative del popolo libico sono parte della soluzione. L’Italia sostiene una Libia unita, integra e sovrana. Il primo passo da compiere è fermare l’ingresso delle armi, arrestare questa guerra per procura usando i tempi e i mezzi della diplomazia». Quali sono i vostri timori? «Il timore è quello di una nuova escalation che rischi di deflagrare in un altro conflitto. Non può permetterselo la Libia, non potrebbe sostenerlo il popolo libico, ma non possono permetterselo nemmeno l’Europa el’talia».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Manifesto 
Autore:  Miraglia Filippo 
Titolo: L’Ue non finanzi le prigioni libiche ma l’accoglienza
Tema: Libia

Arci, Asgi e Glan (Global Legal Action Network) hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti dell’Unione europea per le risorse, 90 milioni di euro, con le quali la Commissione europea, di fatto, fornisce supporto finanziario a progetti che sostengono il respingimento di persone verso la Libia. Un Paese in guerra, dove migliaia di persone subiscono terribili abusi. Risorse che l’Ue dovrebbe destinare allo sviluppo e alla cooperazione, ma che in realtà, in violazione degli obblighi di legge, contribuiscono a perpetrare gravi violazioni dei diritti umani. Con l’esposto presentato si chiede alla Corte dei conti di dare inizio a una special review (analisi) del programma di gestione integrata delle frontiere (Integration Border Management, km) finanziato attraverso il Fondo Fiduciario per l’Africa e di assicurarsi che la Commissione europea sospenda il programma in attesa delle revisioni necessarie, come richiesto dal diritto dell’Ue. Un’Europa che contribuisce a gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale attraverso l’utilizzo distorto dei fondi destinati allo sviluppo, è un’Europa che manca ai suoi impegni e mina le sue fondamenta. Mentre la società civile delle due sponde del Mediterraneo, insieme ad autorevoli istituzioni internazionali, chiede a gran voce lo svuotamento dei centri di detenzione libici, la cooperazione dell’Italia con la Libia, sostenuta dall’Ue, finanzia respingimenti illegali di uomini, donne e bambini, verso l’inferno libico, anziché assicurargli salvezza e riparo in un porto sicuro.  In assenza di una volontà politica a livello nazionale e dell’Ue, di mettere in campo alternative giuste e praticabili, il ricorso alla magistratura contabile può essere uno strumento efficace per fermare il processo di esternalizzazione delle frontiere e di distorsione dei fondi per la cooperazione. La risposta della Corte dei Conti dell’Ue è attesa per la metà di maggio.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Germania, in arrivo la recessione peggiore dalla II Guerra mondiale
Tema: Germania

La Germania subirà nel 2020 la sua peggiore recessione dalla Seconda guerra mondiale, dopo dieci anni di crescita, con un crollo record del Pil pari a -6,3% e con un’economia travolta dalla pandemia del coronavirus nei consumi delle famiglie (-7,4%), negli investimenti fissi lordi (-5%), nella domanda interna (-4,5%), nelle esportazioni (-11,6%). La disoccupazione sale al 5,8%. Queste le nuove stime del ministero dell’Economia tedesco, annunciate ieri. Per quanto la crisi del Covid-19 sia devastante, eccezionale e imprevedibile nella severità e durata degli impatti più negativi, la Germania non intende perdere la fiducia nella sua capacità di reazione e di recupero, anche di fronte a uno scenario pesantissimo. Così ieri, il ministro Peter Altmaier, nel rivedere i pronostici che a gennaio davano il Pil 2o2o a +1,1%, ha tracciato all’orizzonte un consistente rimbalzo, dopo il crollo di quest’anno: crescita del 5,2% già nel 2021 e Pil che torna «sui livelli pre-pandemici» a inizio 2022. Il ritorno alla normalità, per un’economia che vale 3.400 miliardi, tiene conto delle proiezioni globali (Pil mondiale in calo del 2,8% e al rialzo del 5,7% nel 2021), ma si basa anche sulla capacità dello Stato tedesco di intervenire subito con liquidità e garanzie e poi di potenziare investimenti e consumi con incentivi fiscali.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Degli Innocenti Nicol 
Titolo: Coronavirus e Brexit, due sfide che Johnson non può gestire insieme
Tema: Gran Bretagna

Boris Johnson ha un dilemma da risolvere: il lockdown e Brexit, i due pilastri della sua strategia, sono in contrasto uno con l’altro. Il premier britannico – guarito dal coronavirus giusto in tempo per assistere alla nascita, ieri a Londra, del bimbo avuto dalla compagna Carrie Symonds – è tornato in pista con un messaggio molto chiaro ai cittadini.Le misure restrittive imposte il 23 marzo resteranno in vigore perché allentarle sarebbe rischioso e irresponsabile. Nel dibattito all’interno del governo sulla scelta tra economia e salute, Johnson si è schierato senza equivoci. «Salus populi suprema lex esto», ha declamato citando Cicerone. La ripresa dell’economia può attendere, quindi. La Gran Bretagna, che ha imposto la chiusura tardivamente, sarà uno degli ultimi Paesi europei a riaprire e a ripartire. Johnson, che all’inizio aveva minimizzato l’impatto del coronavirus, ha poi cambiato registro adattando la propria strategia alle mutate circostanze, come ha fatto più di unavolta nella sua carriera politica. Su Brexit invece il premier resta inamovibile. Esclude un rinvio del periodo di transizione oltre il 31 dicembre e insiste che la Gran Bretagna lascerà l’Unione Europea definitivamente e per sempre il 1°gennaio, che vi sia un accordo o meno. Anzi, ora che è rientrato al lavoro intende prendere personalmente il comando per dare nuovo impulso ai negoziati e fare pressioni su Bruxelles. Le trattative bilaterali non stanno andando bene.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Foglio – Inserto 
Autore:  Gambardella Luca 
Titolo: Intervista a Giuseppe De Giorgi – Che impatto ha il Covid sulle missioni nel Mediterraneo? Ce lo spiega l’amm. De Giorgi
Tema: Missioni nel Mediterraneo

Da anni nel Mediterraneo non si assisteva a tanto movimento: il lancio di una missione navale europea, il flusso di migranti, il traffico di armi verso la Libia, le provocazioni tra Grecia e Turchia. E a complicare il tutto si è messa anche l’epidemia di Covid-19. Oltre al caso della portaerei americana Theodore Roosvelt, l’impatto del coronavirus sull’operatività delle marine militari non è stato uguale in tutta Europa. In Francia, il 60 per cento dell’equipaggio della nave ammiraglia Charles de Gaulle è rimasto contagiato, con un grave danno operativo e di immagine; in Italia invece i casi riscontrati sono stati meno eclatanti. Alle due navi anfibie San Giorgio e San Giusto, finite in quarantena a Brindisi il mese scorso, si è aggiunta due giorni fa Fregata Margottini, ferma al porto di La Spezia con tre membri dell’equipaggio positivi al virus. Non c’è nessun pericolo, ha fatto sapere la Marina militare italiana: “Sono stati attuati tutti i controlli preventivi previsti dal protocollo sanitario per le navi e i sommergibili destinati a condurre operazioni fuori area e volti a garantire la massima tutela possibile degli equipaggi”. Il protocollo prevede che prima di ogni operazione l’equipaggio delle navi sia sottoposto al tampone. Se qualcuno è positivo si resta fermi in quarantena per due settimane. Finora, su circa 16 mila componenti della squadra navale italiana, gli infetti sono stati appena una ventina.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

CORRIERE DELLA SERA
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

LA REPUBBLICA
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

LA STAMPA
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

IL MESSAGGERO
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

IL GIORNALE
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

SCARICA L'APP