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SINTESI IN PRIMO PIANO – 3 ottobre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Alle urne per i Comuni e per la Calabria 12 milioni di italiani. Vigilia di tensioni;
– Neonazi in Fdi, Meloni fa muro. Il barone: non provate a scaricarmi;
– Cartelle, il Governo punta a incassare 7 miliardi nel 2021;
– Pre-Cop26. Stop “obbligatorio” al carbone la strada segnata per salvare il clima;
– Scholz: «I tedeschi vogliono la svolta, sarà una coalizione senza la Cdu»;
– Negli Stati Uniti 600 cortei per difendere l’aborto;
– Taiwan accusa la Cina: «Aerei da guerra nei nostri cieli».

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: Città al voto, sfida sui sindaci – La partita (e l’asticella) dei leader Chi potrà dire di avere vinto?
Tema: Elezioni amministrative

Stavolta l’asticella è mobile. Capire chi ha vinto e chi ha perso, domani sera, sarà un sudoku. E la ragione è semplice: si vota con il sistema elettorale più maggioritario che ci sia in un clima politico che più proporzionale non si potrebbe. Le coalizioni o non sussistono (quella giallorossa tra Conte e Letta si è fermata a Roma, per un’ironia cromatica del destino) o sono finte (quella di centrodestra è più una competizione che una coalizione). Il voto a doppio turno complica l’analisi: domani sera si festeggeranno anche vincitori del primo turno che rischiano di finire secondi al secondo. Tra il 1993, anno in cui fece il suo esordio in Italia l’elezione diretta dei sindaci, e l’oggi, c’è una distanza politica paragonabile a quella tra paleozoico e mesozoico in geologia. Salvini Partiamo da Salvini. L’asticella ha provato a farsela da sé. Alla chiusura di Roma ha detto che vincerà chi avrà più sin, daca in tutti i comuni al voto. E chiara la linea Maginot su cui si assesterà da domani la Lega ufficiale: sommare così tante Alzano Lombardo, Inzago e Palazzago da pareggiare una eventuale sconfitta a Roma, Milano e Napoli. Perché stavolta è Salvini, insieme al suo arci-nemico Conte, a rischiare di più. I resti di quella che fu una delle più potenti macchine da guerra mediatica della politica italiana risalgono in disordine le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. E se in principio fu la sconfitta in EmiliaRomagna, e poi quella in Toscana, un fallimento della scalata alle tre capitali d’Italia certificherebbe che la Lega è Nord, la guerra di sfondamento della linea gotica non è riuscita, e per la guerra di posizione Salvini è il leader meno adatto. Un cinque a zero sarebbe un cappotto bestiale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Alle urne per i Comuni e per la Calabria 12 milioni di italiani Vigilia di tensioni
Tema: Elezioni amministrative

Dodici milioni di italiani alle urne, si eleggono i sindaci di 1.192 Comuni e il governatore della Calabria: i seggi apriranno questa mattina alle 7 (fino alle 23) e chiuderanno domani alle 15 (aperti dalle 7). Subito dopo comincerà lo spoglio. In caso di ballottaggio, appuntamento tra due settimane. Sono un test importante per i partiti e i loro leader, queste Amministrative 2021, ma soprattutto un voto per disegnare il futuro delle città. Non sarà necessario il green pass per accedere ai seggi, ma si dovranno rispettare tutte le norme anti-Covid. Le sfide clou vedono in campo 6 capoluoghi di regione: Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste. E 13 capoluoghi di provincia: Benevento, Caserta, Cosenza, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Pordenone, Ravenna, Rimini, Salerno, Savona e Varese. Vigilia carica di tensioni e polemiche: «II sistema elettorale della Capitale è nel caos, mancano presidenti di seggio e scrutatori», l’accusa del coordinatore regionale di FdI Paolo Trancassini. Dietro i forfait la possibile paura del Covid. Ma la replica del Campidoglio è netta: «Alle 21.43 su 2.600 seggi ne sono già costituiti 2.550, tutto regolare». Problemi anche a Napoli e Torino, per le rinuncia dei presidenti di seggio: addirittura 635 su 919 sezioni a Torino e 282 a Napoli. E non sono mancate violenze e minacce. In Calabria, a Cetraro, un falso pacco bomba è stato rinvenuto sotto l’auto di Giuseppe Aieta, candidato del Pd al Consiglio regionale. Conte ha parlato di «episodi di gravità inaudita» commentando le aggressioni denunciate dalla deputata M5S Iolanda Di Stasio ad Afragola e dal candidato Tiziano De Pirro a Nardò. «Clima insostenibile», ha aggiunto Di Maio. «Questi episodi vanno condannati da tutti i partiti», le parole condivise del presidente della Camera Roberto Fico e di Francesco Boccia, responsabile Enti locali del Pd.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fasano Giusi – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Caso Morisi, nelle chat la verità su quella notte – Caso Morisi, le chat su WhatsApp con i messaggi scambiati quella notte
Tema: Caso Morisi

Ci sono chat registrate su WhatsApp che potrebbero aggiungere nuovi dettagli all’inchiesta che vede indagato per cessione di stupefacenti Luca Morisi, l’ex responsabile della comunicazione social di Matteo Salvini. E svelare quali accordi furono presi con i due rumeni che trascorsero la notte del 14 agosto nella sua casa di Belfiore, in provincia di Verona. Ne ha parlato Petre, 20 anni, uno dei due escort adescato in Rete e anche lui indagato per lo stesso reato visto che nello zaino aveva un flacone di drogá liquida. Per l’indagine i prossimi giorni saranno decisivi. Morisi Potrebbe essere interrogato già la prossima settimana. II suo avvocato Fabio Pinelli ha presentato richiesta alla Procura di Verona. Aprendo così la strada per il confronto con i due escort che il 14 agosto trascorsero con lui una notte di sesso a pagamento e cocaina. La partita giudiziaria si gioca su quel flacone. L’esito degli accertamenti di laboratorio sul contenuto del flacone sequestrato, quel «liquido trasparente» che Petre «asseriva essere della droga da stupro (Ghb)». I magistrati hanno indagato sia Morisi sia Petre per la cessione di Ghb. «Quel flacone di droga liquida non era mio. Posso provarlo e lo farò», ripete Morisi al legale anticipando quanto dichiarerà di fronte ai magistrati. Petre sostiene il contrario. Ma se davvero si dimostrerà che a portare la «droga dello stupro» è stato il giovane rumeno, quell’accusa contro Morisi potrebbe essere archiviata, mentre rimarrà la segnalazione al prefetto per il consumo di uso personale di cocaina.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Rossi Giampiero 
Titolo: Veleni, goliardia, minacce I segreti del «barone nero» – Veleni, goliardia, minacce Il mondo del «Barone nero» che mette in guardia i partiti
Tema: Inchiesta su Fdl

Il giorno dopo la bufera è anche il giorno prima del voto. Così i buoni motivi per evitare di rispondere alle domande che suggeriscono le immagini dell’inchiesta di Fanpage sono almeno due: il silenzio elettorale (imposto dalla legge) e la prudenza giudiziaria (raccomandata dai rispettivi avvocati). Così i tre protagonisti principali del videoracconto del giornalista travestito da imprenditore che per tre anni ha frequentato alcune figure della destra milanese, almeno per il momento, non forniscono una loro interpretazione autentica di frasi e dialoghi che spalancano la strada a pesanti dubbi politici e a un’iniziativa della magistratura e della Guardia di finanza milanese per fare luce su presunti canali illeciti di finanziamento della campagna elettorale. Tace Carlo Fidanza, eurodeputato e punto di riferimento importante di Fratelli d’Italia a Bruxelles, a Milano e a Roma. Non risponde Chiara Valcepina, la candidata per un posto da consigliere comunale a Milano attorno a cui gravita il gruppo avvicinato dal falso imprenditore. Dice di non poter parlare, ma fa partire una raffica di comunicati e messaggi (anche trasversali), Roberto Jonghi Lavarmi, detto «il Barone nero», che nelle immagini appare molto attivo accanto a Fidanza nella campagna a sostegno dell’avvocato Valcepina. «Sono assolutamente indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che rappresento», posta su Instagram, accanto alle foto che lo ritraggono con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Neonazi in Fdi, Meloni fa muro. Il barone: non provate a scaricarmi – FdI, Meloni si arrocca “Polpetta avvelenata” Il Barone: se parlo io…
Tema:  Inchiesta su Fdl

L’avvertimento di Roberto Jonghi Lavarini non lascia spazio a molte interpretazioni. Perché, dice lui a Repubblica, «mi sono iscritto al Msi nel 1986 e conosco tutti e i cacchi di tutti. All’epoca da militante cominciai a lavorare alla campagna di Ignazio La Russa per diventare consigliere in Regione Lombardia…». Perciò «stiano tutti calmi e non facessero troppo lo scaricabarile». Il riferimento è a chi in Fratelli d’Italia dopo l’inchiesta pubblicata da Fanpage ha cercato di minimizzare il suo ruolo politico, da esterno ma fiancheggiatore, nel mondo dell’estrema destra. Per rendere ancor più chiaro il concetto il “Barone nero” sui propri profili social ha allegato due foto: una con Meloni e un’altra con Matteo Salvini. Didascalia: «Sono indipendente e apartitico ma nessuno faccia finta di non conoscermi o, peggio, si permetta di offendere gratuitamente me e la comunità di veri patrioti che rappresento. Il 5% di voti della destra radicale fa gola a tutti ed è indispensabile per vincere qualunque sfida bipolare». Così Jonghi Lavarini annuncia azioni legali contro la testata e nega ci sia stato alcun passaggio di soldi. Che comunque sia stato frutto del suo avviso o meno, dopo una giornata di grande imbarazzo e una generica promessa di prendere eventualmente provvedimenti nei confronti degli iscritti al partito per la dimostrazione della propria aperta vicinanza al fascismo e la richiesta di fondi in nero per la campagna elettorale milanese di Fdi, Giorgia Meloni in Sicilia ritira fuori il classico e intramontabile teorema del complotto. «Tre anni di giornalista infiltrato per mandare in onda dieci minuti di video nell’ultimo giorno di campagna elettorale e sulle pagine dei giornali nel giorno del silenzio, in uno stato di diritto non sarebbe mai accaduto. Continuo a chiedere le oltre 100 ore di girato per capire come si comportano i miei dirigenti», spiega la leader. Quindi, si tratta di una «polpetta avvelenata».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sorgi Marcello 
Titolo: Il governo Draghi. Il rischio delle Camere bloccate – La posta in gioco – La paura per le elezioni anticipate e il Parlamento bloccato
Tema: Elezioni

Tra gli interrogativi della vigilia, certo, c’è anche il se e il come il risultato di domani potrà influire sulle sorti del governo. Draghi ha già scontato un rallentamento dell’attività dell’esecutivo dovuta ai dubbi dei leader in corsa sulle conseguenze elettorali di ogni cambiamento. Ed è possibile che la stagione dei rinvii continui, il Parlamento essendo impegnato nella sessione di bilancio che solitamente blocca tutto, e i partiti in attesa della partita vera del Quirinale, che potrebbe ridisegnare i contorni della larga maggioranza che sostiene il governo. Supponiamo che domani finisca come tutti o quasi si affannano a prevedere da giorni: 4 a 1 o addirittura 5 a 0 per il centrosinistra nelle grandi città ed elezione con buon margine di Letta nelle suppletive di Siena. Preventivabile un affacciarsi della voglia di voto anticipato nello schieramento vincente e un corrispondente rallentamento dello stesso desiderio nel centrodestra. I parlamentari inoltre, per votare questo o quel candidato al Colle, pretendono assicurazioni sul raggiungimento della scadenza naturale della legislatura, 2023, o almeno del superamento della boa di ottobre 2022, termine per il raggiungimento delle pensioni per i tanti che già sanno che non torneranno a Montecitorio o a Palazzo Madama. Quanto al centrodestra eventualmente sconfitto in quest’ipotesi, difficile immaginare una resa dei conti interna. Ognuno ha i suoi guai: Salvini ha Morisi con i festini a base di droga con gli escort gay; Meloni ha i filo-fasci e filo-nazi filmati da “Fanpage” mentre si dichiarano a favore di finanziamenti illeciti al partito; Berlusconi ha un’intera gamma di guai giudiziari che non finiscono mai. In due parole: altro a cui pensare. L’ipotesi opposta, vittoria a sorpresa del centrodestra malgrado i rivolgimenti degli ultimi giorni non è all’ordine del giorno.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Salvaggiulo Giuseppe 
Titolo: La sentenza Lucano divide i magistrati le toghe rosse attaccano i giudici di Locri
Tema: Magistratura

Il caso Lucano segna l’avvio della lunga competizione elettorale anche nella magistratura. Del nuovo Csm non si sa ancora quando sarà eletto (metà 2022, ma c’è l’ipotesi di una proroga) né come, ma il processo di Locri è l’occasione giusta per aprire i giochi. Dentro l’Associazione nazionale magistrati si è discusso a lungo nel weekend. Alcune componenti avrebbero voluto una presa di posizione ufficiale in difesa dei magistrati di tribunale di Locri. Ma alla fine è prevalsa la prudenza, dettata soprattutto dalla coincidenza con la chiusura della campagna delle elezioni amministrative e dal fatto che Lucano è candidato alle regionali in Calabria. È stata soprattutto la corrente di centrosinistra Area, non a caso ieri vigile ma silente, a spingere per questa linea minimalista. A urne chiuse, domani o al più tardi martedì, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia (anch’egli di Area) si esprimerà con il solidale comunicato di prammatica. Tardivo, lamenta Autonomia&Indipendenza, che reclamava tempestività per rintuzzare «il sostanziale disprezzo, da parte di autorevoli esponenti del mondo politico, del basilare principio» di indipendenza della magistratura, accusata di «indebita» invasione di campo.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Cartelle, 7,2 miliardi al Fisco nel 2021 Lettere antievasione, 2,5 milioni nel 2022 – Cartelle, il Governo punta a incassare 7 miliardi nel 2021
Tema: Riscossione

Dalle cartelle esattoriali il Governo conta di incassare 7,2 miliardi. L’obiettivo 2021 che l’agenzia Entrate-Riscossione (Ader) dovrà centrare entro il 31 dicembre è stato fissato dall’atto aggiuntivo alla convenzione che ogni anno il ministero dell’Economia stipula con le Entrate. Atto che, come prevede la legge, deve ottenere l’ok delle commissioni Finanze di Camera e Senato. Proprio mentre la maggioranza non perde occasione di chiedere sospensioni delle notifiche, rinvii dei versamenti o remissioni in termini per chi è decaduto dai piani di rateizzazione, la stessa maggioranza è chiamata a dare il via libera al piano di azione dell’agente pubblico della riscossione. Un intreccio reso ancora più delicato sia dalla risoluzione proprio delle due commissioni Finanze sullo stato della riscossione e sulle misure da adottare per riscrivere il sistema, sia dall’annunciato via libera al prossimo Consiglio dei ministri della delega fiscale, dove troverà posto anche l’indicazione sul riordino del recupero coattivo di multe, imposte e contributi. Due appuntamenti in calendario questa settimana
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.Pog. 
Titolo: Frena l’industria nel 3° trimestre, ma migliorano attese e fiducia – Frena l’industria ma vanno meglio attese e fiducia
Tema: Dati Confindustria

Rallenta la crescita della produzione industriale italiana nel terzo trimestre, segnando un incremento dello 0,5%, un livello inferiore rispetto a quello rilevato nei primi due (quando aveva segnato, rispettivamente, +1,2% nel secondo e +1,5% nel primo trimestre). Lo evidenzia l’indagine rapida sulla produzione industriale Centro Studi Confindustria che mette in luce come le prospettive rimangono positive, alla luce del miglioramento delle attese sull’andamento dell’economia nei prossimi tre mesi. La domanda, infatti, si conferma forte e si è attenuata l’incertezza sulle possibili ricadute economiche di eventuali restrizioni dovute alla pandemia. In particolare si ferma la salita della produzione industriale ad agosto, quando si registra una flessione dell’attività dello 0,2% (dopo l’aumento dello 0,8% di luglio), e a settembre che segna un calo dello 0,3% (su cui pesa la scarsità di alcune componenti e materie prime e il rallentamento produttivo dei principali partner commerciali nel secondo trimestre). Ma i livelli di attività sono stati superiori di oltre l’1% rispetto alla media dei primi sette mesi dell’anno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Visco: prezzi, rialzo temporaneo ma va monitorato
Tema: Inflazione

«Le pressioni sui prezzi alla produzione dovrebbero rivelarsi temporanee e non tradursi in un rialzo persistente dell’inflazione». La rassicurazione viene dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenuto ieri alle «Giornate di economia Marcello De Cecco». Ma non bisogna abbassare la guardia. «Dai cambiamenti indotti dalla pandemia, dal progresso tecnologico e dalla transizione ecologica possono derivare effetti non solo sull’attività economica, ma anche sulla configurazione dei prezzi relativi e, almeno temporaneamente, sui tassi di inflazione. Le implicazioni di questi cambiamenti devono pertanto essere attentamente valutate». Così, «se il recente rialzo dell’inflazione appare essere in gran parte dovuto a fattori temporanei», ha aggiunto Visco, il rischio di un’inflazione più elevata e persistente di quanto attualmente previsto va attentamente monitorato». Per ora, ha detto il governatore, anche «sulla base dell’esperienza dell’ultimo decennio», la Bce ha deciso di confermare «l’attuale orientamento, particolarmente espansivo, della politica monetaria», che «si manterrà accomodante fino a quando necessario». Secondo Visco, «l’Eurosistema continuerà a garantire il necessario supporto all’economia finché il mercato del lavoro resterà debole e il grado di capacità inutilizzata si manterrà elevato».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: Le garanzie sui prestiti verso il doppio binario: 80% solo agli investimenti – Prestiti, verso il doppio binario Più garanzie agli investimenti
Tema: Prestiti alle imprese

Il ministero per l’Economia sta studiando come prorogare le garanzie sui prestiti per supportare le imprese dopo la pandemia. L’obiettivo è introdurre quegli strumenti di selettività che la Commissione europea ha auspicato nella bozza di consultazione varata nei giorni scorsi al fine di mantenere in essere fino a giugno 2022 il Temporary Framework sugli aiuti di Stato. Adesso non è più la fase del sostegno indiscriminato a tutti, ma bisogna iniziare a fare le distinzioni necessarie per far andare avanti le imprese sane e meritevoli. La questione è decidere quali strumenti usare: non potendo facilmente fare distinzioni tra i diversi settori dell’economia che, come si è visto, hanno camminato a velocità diverse a secondo dell’intensità dell’impatto subito a causa dei lockdown, la strada resta quella di rimodulare la percentuale garantita. Una delle ipotesi più concrete al momento è che si mantenga una copertura più alta per i prestiti destinati a investimenti, mentre sia ridotta la copertura per le operazioni di liquidità. Il risultato potrebbe essere quello di lasciare all’80% la garanzia per i prestiti destinati agli investimenti oltre i 30 mila euro e ridurre invece al 60% la garanzia sui finanziamenti a supporto della liquidità. Le misure prorogate dal 30 giugno fino a fine anno prevedono l’80% per tutti i finanziamenti sopra i 30 mila euro e il 90% quelli al di sotto dei 30: anche per questi ultimi il livello di copertura potrebbe essere ridotto sensibilmente.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Talignani Giacomo 
Titolo: “Stop al carbone” ma la svolta verde è in difficoltà – Stop “obbligatorio” al carbone la strada segnata per salvare il clima
Tema: Pre-Cop26

La strada per affrontare la “sfida del secolo” è tracciata. Decarbonizzazione «obbligatoria», almeno 100 miliardi di dollari l’anno dai paesi più potenti a quelli più vulnerabili e poveri per fronteggiare la crisi climatica, fondi che dovranno diventare trilioni dal 2025 grazie al coinvolgimento di investimenti privati. E poi l’ampliamento delle rinnovabili e la creazione di milioni di lavori green, il coinvolgimento permanente dei giovani nelle trattative sul clima e un impegno più coraggioso, con la ridefinizione dei piani climatici locali, nell’evitare un aumento delle temperature sopra gli 1,5° rispetto ai livelli preindustriali e fissato dall’Accordo di Parigi. A Milano, dopo tre giorni di confronti serrati fra 50 ministri di tutto il mondo, si è conclusa la Pre-Cop26, anticipazione della Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite che si terrà a Glasgow a novembre, evento «del secolo per le sorti del Pianeta», ha detto John Kerry, inviato Usa per il Clima, e su cui «tutto il mondo avrà focalizzata l’attenzione», ha dichiarato la Regina Elisabetta. I potenti riuniti al MiCo avevano due compiti: ascoltare la voce dei ragazzi – i 400 delegati da tutto il mondo che hanno dato vita allo Youth4Climate e un documento condiviso con le loro richieste – e al tempo stesso trovare le prime intese in direzione della Cop26. Come ha detto il ministro della Transizione Energetica Roberto Cingolani, che ha guidato la PreCop, «ascolteremo la voce dei giovani e la porteremo sempre in mente. La decarbonizzazione dovrà essere obbligatoria e tutti siamo concordi in azioni condivise per limitare l’aumento delle temperature».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Manca Daniela 
Titolo: Intervista a Roberto Cingolani – «Non è stato bla bla bla E i prezzi scenderanno» – «Clima, non è stato bla bla bla, aperto il dialogo con i giovani E il confronto con la Cina »
Tema: Pre-Cop26

I giovani hanno dialogato con cinquanta ministri arrivati da tutto il mondo «e non è stato un bla bla bla» dice il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. «Greta Thunberg ci accusa di non aver fatto abbastanza, ma la differenza rispetto a prima è che i due mondi, Cina compresa, adesso si sono parlati per la prima volta». «La transizione ecologica farà bene all’economia». Parola di John Kerry, l’inviato per il clima di Joe Biden. Quelle frasi scandite a Sara Gandolfi e Viviana Mazza nella conversazione riportata dal «Corriere» di ieri sembravano fossero al cuore della Pre Cop 26 di Milano. Ma quello accaduto in quei saloni e salette della Fiera di Milano è molto di più. Un cambio di passo e di approccio alla questione ambientale mai accaduto prima. E non solo perché i lavori preparatori della riunione di Glasgow di novembre (Cop26 l’assemblea dell’Onu sul clima) saranno alla base degli impegni dei governi e delle imprese nella riunione in Scozia. Anche perché tra le manifestazioni con Greta Thunberg e i 400 giovani che alla Fiera di Milano hanno steso richieste e indicazioni per i Paesi, il lavoro del governo italiano si è ritrovato a essere quello al quale in questi mesi si sta guardando per la «svolta green». Davvero tutto questo è successo a Milano… «Vede, facciamo fatica a volte a essere consapevoli di quanto il nostro Paese in questi mesi sia stato decisivo. Per la prima volta la Youth4Climate (Y4C), i giovani per il clima, hanno potuto dialogare con 50 ministri arrivati da tutto il mondo, dall’America alla Cina. Sia detto per inciso, i principali emettitori di anidride carbonica, CO2, al mondo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Effetto navigator sui disoccupati Uno su quattro avviato al lavoro
Tema: Navigator

Cosa hanno fatto in questi due anni i navigator? Risponde per la prima volta la Corte dei Conti con una ricca tabella inserita nel recente rapporto sul funzionamento dei centri per l’impiego in Italia. I numeri raccontano un apporto non trascurabile di questi 2.980 “assistenti” degli operatori dei centri – ma ora si sono ridotti a 2.487 – creati dal governo M5S-Lega tre anni fa per seguire i beneficiari del reddito di cittadinanza, entrati poi nel tritacarne politico come emblema dell’inefficacia delle politiche attive per il lavoro. Il loro contratto di collaborazione con Anpal Servizi, prorogato di otto mesi, scade il prossimo 31 dicembre. Nel frattempo hanno fondato un’associazione, Anna. E ora si svelano in un libro dal titolo “Navigator a vista” (Mimesis), in uscita nei prossimi giorni, nel quale raccontano le storie di chi hanno incontrato e seguito, in presenza o a distanza
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: I dilemmi di Bruxelles e Berlino dopo il voto tedesco – I dilemmi di Bruxelles e di Berlino
Tema: Germania

Le elezioni tedesche di domenica scorsa hanno sollevato due domande cruciali, del tutto trascurate dal dibattito post-elettorale. Quali sono le implicazioni della rinnovata stabilità centrista emersa da quelle elezioni? Perché queste ultime sono state vissute, a Bruxelles come negli altri Paesi dell’Unione europea (Ue), come se avessero una valenza continentale? Partiamo da Berlino. I risultati elettorali rappresentano un esempio di discontinuità nella continuità. La discontinuità è evidente. I due tradizionali partiti centristi (di centro-destra, i cristiano-democratici della CDU-CSU e di centro-sinistra, i socialdemocratici della SPD) hanno ottenuto (insieme) il voto di poco meno della metà dell’elettorato (49,8 per cento), mentre nelle elezioni del 2005 (che condussero al primo governo di Angela Merkel) essi avevano ottenuto (insieme) il voto di più di 2/3 dell’elettorato (69,4 percento). Si è parlato pochissimo di Europa durante la campagna elettorale tedesca, quasi che l’Europa fosse un derivato della politica domestica. Infatti, la campagna elettorale è stata seguita dalle leadership europee e degli altri Paesi dell’Ue come se in gioco d fosse una posta comune (e non tedesca). Comunque la si giri, l’Ue è vista come un’unione intergovernativa. Non solamente dall’accademia ma anche dalla politica e dai media. Se in Germania emergerà un governo da “minimo comune denominatore”, è opinione condivisa che l’Ue dovrà adeguarsi. Berlino dovrà affrontare íl dilemma di un centro che innovi e non solo stabilizzi, Bruxelles quello di un’unione che funzioni indipendentemente dai suoi stati membri, particolarmente dai più grandi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Romano Sergio 
Titolo: L’ago della bilancia – La Germania del dopo Merkel e quella «macchia» del voto nell’Est
Tema: Germania

Lo stile con cui Angela Merkel lascia la scena politica del suo Paese è una impeccabile lezione di democrazia. La donna che ha governato per 16 anni e gode ancora di grande rispetto popolare, cede il passo a una nuova generazione. Ascolteremo ancora i suoi discorsi e leggeremo le interviste che darà alla stampa internazionale durante i suoi viaggi nel mondo, ma soltanto dreostan7e eccezionali potrebbero richiamare Merkel al potere. Ma in questa Germania, per molti aspetti ammirabile e invidiabile, esiste una macchia: i risultati delle ultime elezioni, soprattutto nella Germania Orientale, di un partito politico (Alternative für Deutschland) che sembra oscillare tra le nostalgie naziste e il populismo sovranista da cui sono state afflitte molte democrazie negli scorsi anni. Le elezioni degli scorsi giorni hanno garantito a questo partito alcuni successi elettorali che non sono sufficienti per giustificare il timore di un futuro governo neonazista, ma presentano almeno tre caratteristiche che sarebbe un errore ignorare. In primo luogo le nostalgie naziste sembrano essere più serie di quelle fasciste in Italia e falangiste in Spagna. In secondo luogo il fenomeno della immigrazione ha risvegliato un razzismo, non diverso da quello che abbiamo constatato in altri Paesi europei, ma forse qui più antico e radicato. E in terzo luogo la Germania è meno unita di quanto appaia ad altri Paesi europei.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Scholz: «I tedeschi vogliono la svolta, sarà una coalizione senza la Cdu»
Tema: Germania

“Sarò il nono cancelliere tedesco alla guida di una coalizione tra Spd, Verdi e Fdp”. In attesa dell’avvio di negoziati formali con ambientalisti e liberali, Olaf Scholz si mostra sicuro di sé e fiducioso che la trattativa per una maggioranza «semaforo» andrà a buon fine. Nel più classico (e autorevole) dei format mediatici della politica tedesca, un’intervista a Der Spiegel, il leader socialdemocratico definisce univoco il messaggio emerso dalle elezioni di domenica, dove la sua Spd ha chiuso prima con il 25,7% dei voti: «I tedeschi vogliono un nuovo inizio e la Germania deve osarlo. E ciò che unisce i tre partiti». In questo racconto comune di progresso, spiega Scholz, ognuno ha una sua priorità: «Noi la modernizzazione industriale compatibile con la difesa del clima, i Verdi naturalmente l’agenda climatica, i liberali lo sviluppo tecnologico e i diritti civili». Scholz rassicura i futuri alleati che verranno trattati con rispetto, da pari a pari. Riferendosi al fallimento delle trattative del 2017 tra Cdu, Fdp e Verdi per una coalizione «Giamaica», spiega che allora «c’era l’impressione si trattasse di un negoziato solo tra cristiano-democratici e ambientalisti, con i liberali marginalizzati». L’errore non sarà ripetuto. Scholz non parla male di Angela Merkel, con cui la Spd ha governato insieme per ben 12 anni su 16. Anche perché, spiega, molte delle cose realizzate, «stavano a cuore alla Spd». Ma ora gli elettori hanno detto chiaro «che non vogliono più la Cdu-Csu nel prossimo governo».
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Testata:  Sole 24 Ore
Titolo: Negli Stati Uniti 600 cortei per difendere l’aborto
Tema: Usa

Migliaia di donne hanno invaso le strade delle maggiori città americane per difendere il diritto all’aborto e la storica sentenza della Corte Suprema che lo ha di fatto legalizzato nel Paese. Sono state circa 600 le manifestazioni organizzate in varie città degli Stati Uniti. La più imponente si è svolta a Washington. Donne di tutte le età hanno chiesto che le loro voci siano ascoltate, soprattutto dalla politica alla quale chiedono di difenderle a spada tratta. Le manifestanti si oppongono alle minacce che arrivano da più parti. La prima è la legge shock del Texas, che vieta le interruzioni di gravidanza dopo la sesta settimana anche in caso di stupro e incesto. La norma è entrata già in vigore e finora i tentativi legali per fermarla non hanno avuto successo. C’è poi la più complessa e pericolosa partita della Corte Suprema: i saggi americani ascolteranno il 1°dicembre le argomentazioni contro la legge sulle interruzioni di gravidanza del Mississippi, una delle più stringenti d’America, in quello che è il caso a più importante sull’aborto sul quale la Corte interviene dal 1992.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Zonca Giulia 
Titolo: Il commento – Calcio, aborto e nuovi diritti La battaglia delle donne Usa – Calcio e diritti la battaglia per cancellare l’eredità di Trump
Tema: Usa
Il vuoto degli stadi americani dove di solito le ragazze del calcio fanno il pienone e la folla nelle strade degli Usa dove le donne manifestano per difendere il diritto all’aborto. Vuoto e pieno, due immagini opposte per lo stesso disagio. Da una parte c’è un dolore muto, una frustrazione insostenibile che ha bisogno di sottrarsi dagli occhi altrui. Serve tempo per elaborare. Il campionato femminile degli Stati Uniti si ferma dopo le denunce di abusi che scoperchiano anni di violenze. Fisiche e morali. Una ex giocatrice ha fatto accuse precise contro un famoso tecnico, nomi e squadre circolano, non sono noti in Italia e c’è un’indagine aperta con molti condizionali e fin troppi dettagli. Non è un caso isolato. La prima rivelazione ha portato ad altre confessioni, a nuovi tormenti, in diversi club. Di certo il North Carolina Courage ha esonerato il tecnico Paul Riley, al centro dello scandalo.  Lo stesso squallore già visto in troppe altre occasioni: i sospetti che non vengono considerati, il malessere che si fa sempre più invadente e l’ambiente che tollera ogni ombra. Dal Metoo in poi, gli Usa non hanno fatto che vomitare cattiva condotta e un pensiero imperante, l’inchiesta appena aperta sul caso calcistico lo definisce «predatorio». L’altro lato della protesta è rumoroso, inquieto e frenetico. Non è proprio il momento di stare zitti e zitte davanti al rischio di una libertà negata. È la prima manifestazione post Trump e tenta anche di prevenire il suo ritorno.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Biden ritrova sulla sua strada l’incubo del default Usa
Tema: Usa

Correva l’anno 2011 quando Standard e Poor’s fece quel che fino ad allora era parso impossibile: declassò per la prima volta in 70 anni il debito americano. Tolse la Tripla A alla superpotenza economica e militare per eccellenza che aveva flirtato troppo da vicino con uno scioccante default. Risultato – tuttora non recuperato, il rating sovrano Usa resta AA+ – di un duro scontro politico tra l’allora presidente democratico Barack Obama e l’opposizione repubblicana, che bloccò quello che era da sempre un affare bipartisan e di routine. Vale a dire l’innalzamento periodico del debt ceiling, il tetto del debito federale. Decisione che spetta al Congresso, negli equilibri tra potere esecutivo e legislativo che affidano al Parlamento il controllo dei cordoni della “borsa” pubblica. Dieci anni più tardi, l’incubo è nuovamente alle porte – un ritorno al futuro. Un’altra amministrazione democratica fa i conti con un debito a stelle e strisce che sbatte ancora una volta contro quel tetto – e con lo spettro di crisi e default. In un momento particolarmente delicato, con il Paese e il mondo in faticosa uscita da una pandemia senza precedenti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fatiguso Rita 
Titolo: Taiwan accusa la Cina: «Aerei da guerra nei nostri cieli»
Tema: Taiwan
Il 1° ottobre, Festa della Repubblica popolare cinese, diventa per Taiwan il giorno dello sconfinamento più grave, in due riprese, nella sua area di identificazione della difesa area di 38 caccia J-16 della People liberation army. Bombardieri entrati dal versante Sud Ovest e, si ipotizza, con a bordo armi nucleari e un mezzo antisommergibile. Ci risiamo, l’ultima volta che è successo Taipei ha schierato la contraerea considerando l’incursione cinese «un’arbitraria aggressione militare, con grave danno per la pace regionale», mentre per Pechino queste operazioni servono a «proteggere la sua sovranità» e a contrastare la «collusione» tra Taiwan e Stati Uniti. Solo che, adesso, l’attrito è ai massimi livelli, Pechino stringe il cerchio intorno all’isola che non c’è, ha costruito un aeroporto su una lingua di terra rivendicata nel mare tra le isole Dasha e Xiaosha, al largo della costa a Est della contea di Pingtan e vuol riportare la provincia ribelle nella casa dell’Unica Cina, con le buone o le cattive.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Modolo Gianluca 
Titolo: Caccia su Taiwan così Pechino risponde a Biden – Caccia nucleari cinesi su Taiwan È la replica ai patti dell’Indo-Pacifico
Tema: Taiwan

Quale modo migliore per festeggiare i 72 anni della fondazione della Repubblica popolare cinese se non quello di mandare 58 caccia a sorvolare la zona di difesa aerea di Taiwan, la “provincia ribelle” al di là dello Stretto di Formosa? Quella che è andata in scena tra venerdì e sabato alza l’asticella rispetto alle incursioni precedenti: mai così tanti aerei dell’Esercito di liberazione si erano alzati in volo vicino all’isola nel giro di così poche ore. E mai esercitazioni così frequenti c’erano state come nelle ultime settimane. Quest’anno siamo già a 500 mezzi: contro i 380 dello scorso anno, che già erano un record. Il motivo ha un nome: anzi, due sigle. L’Aukus, il nuovo patto tra Usa, Regno Unito e Australia, e il Quad – l’alleanza tra Washington, Canberra, New Delhi e Tokyo – con un solo obiettivo: contenere l’avanzata di Pechino nell’Indo-Pacifico. La Cina, nel giorno della sua festa nazionale, fa capire allora che Taiwan è “roba sua”: da riunificare a tutti i costi. Se necessario, anche con la forza. Rispondendo così, pure, a quei “disegni sinistri” della Tra venerdì e sabato 58 jet hanno sorvolato la zona di difesa aerea Taipei: atto di bullismo Gran Bretagna che qualche giorno fa ha mandato una nave da guerra nello Stretto. Un messaggio politico rivolto tanto a Londra quanto a Washington, lo storico rivale e il principale sostenitore della democratica Taipei, che tradotto suona così: non immischiatevi nei nostri affari interni.
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Testata:  Corriere della Sera  
Titolo: Filippine. Duterte il duro lascia la politica Strada spianata per la figlia
Tema: Filippine

Rodrigo Duterte, vulcanico presidente di un arcipelago dove rimane popolarissimo, a fine mandato, il prossimo giugno, si ritirerà dalla politica. Una scelta che spiana la strada alla candidatura della figlia Sara che, se eletta, potrebbe proteggere il padre dalla giustizia per le migliaia di morti causati dalla sua sanguinosa guerra al narcotraffico.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: A Dubai. Le sale vuote all’Expo così l’Afghanistan dice addio all’Occidente
Tema: Expo 2020 Dubai

C’è una fila lunghissima davanti al padiglione dell’Afghanistan all’Expo di Dubai. Il problema è che il padiglione è chiuso, non aprirà mai. E in verità la gente fa la fila per entrare nella porta accanto, quella del ristorante “Al Balk”, una catena che è una specie di McDonald’s saudita. Saltiamo da un ingresso all’altro, quello principale è sbarrato, ma passando nel corridoio d’uscita del Baik, da una porta d’emergenza, si riesce ad entrare. Tutto è rimasto fermo idealmente al 15 agosto, al giorno in cui l’Afghanistan “occidentale” è collassato e i talebani sono tornati al potere a Kabul. Saranno in tutto poco più di 200 metri quadri, sarebbe stato un padiglione piccolissimo e umile, ma sarebbe stato il salone in cui il governo del presidente Ashraf Ghani avrebbe celebrato “Un viaggio tra culture antiche e successi moderni”. Il sito Internet del padiglione su Expo2020Dubai è ancora attivo, era stato preparato da uno dei consulenti inglesi o americani che hanno affiancato Dubai Expo. Il padiglione sarebbe servito a far capire come “le nuove industrie emergenti in Afghanistan abbiano influito positivamente sugli standard di vita degli afghani creando occupazione, accesso all’istruzione e altra crescita sociale”.
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