Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 3 gennaio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Covid-19. Brusaferro: “Per la normalità è troppo presto”; Arcuri: “Vaccini a rilento”;
– Duello Renzi-Conte: durata del Governo e tenuta della Legislatura;
– Manovra: 176 decreti attuativi, rottamazione e bonus per auto elettriche;
– Conti pubblici e Recovery Plan: i nodi sul debito del 2021;
– Usa: Biden al test del nuovo voto in Georgia;
– Iran: corsa all’arricchimento dell’uranio al 20%.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Cuppini Laura
Titolo: Quanto tempo resta per fermare il virus – La rincorsa dei vaccini al virus Ma quanto tempo c’è?
Tema: Vaccino anti-Covid
Il virus corre sempre più velocemente e la sensazione è quella di non riuscire a stargli dietro, nemmeno adesso che ci sono i vaccini. Con 82 milioni di contagi da inizio pandemia (di cui quasi 36 milioni in America e 26 milioni in Europa) e oltre 1,8 milioni di morti nel mondo, la pressione per arrivare quanto prima alla cosiddetta «immunità di gregge» è fortissima. Ma l’obiettivo si potrà raggiungere solo quando il 70% dell’intera popolazione avrà ricevuto le due dosi previste. Un obiettivo che oggi sembra lontanissimo. Anche perché, dei sei vaccini prenotati dalla Commissione Ue, al momento abbiamo solo Pfizer/BioNTech. La stessa azienda tedesca ha fatto un appello perché ne vengano approvati altri. Quale è la situazione in Italia? Ad oggi (2 gennaio) i vaccinati sono circa 52 mila. Arriveremo all’immunità di gruppo quando 42 milioni di persone, ovvero il 709 della popolazione, avranno ricevuto due d osi di vaccino. In totale quindi servono 84 milioni di dosi: 27 milioni arriveranno da Pfizer (saranno in realtà 31, dato che ogni flacone contiene 6 dosi anziché le 5 già note) e 12 milioni da Moderna (il via libera in Europa è previsto per il 6 gennaio). Per le restanti dosi si confida negli altri vaccini prenotati dagli Stati europei: quelli di AstraZeneca appunto, Johnson&Johnson (che sta terminando la fase 3), CureVac (atteso per l’autunno) e Sanofi, che a causa di un problema nei dosaggi ha subito un forte ritardo e sarà pronto solo nel 2022. La speranza è che, entro pochi mesi, Johnson&Johnson possa consegnare all’Italia almeno 30 milioni di dosi (dei 54 milioni opzionati), per arrivare, alla fine, vicini alla quota totale. Per i restanti 11 milioni si confida in AstraZeneca e CureVac, che lavora su un vaccino a base di Rna messaggero (stessa tecnica di Pfizer e Moderna) e che dovrebbe diffondere i primi dati di sicurezza ed efficacia verso aprile. Per avvicinarci all’immunità di gregge a fine 2021, ammesso che ci siano gli 84 milioni di dosi disponibili, andrebbero effettuate, a partire da oggi e fino al 31 dicembre almeno 225 mila somministrazioni ogni giorno (festivi inclusi). Una sfida enorme, ma non impossibile.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  De Bac Margherita
Titolo: Intervista a Silvio Brusaferro – «Normalità? E’ troppo presto» – «Ospedali sotto stress È una fase delicata: ogni violazione si paga a caro prezzo»
Tema: Intervista al Presidente ISS
Professor Silvio Brusaferro, il 7 gennaio cosa succede? Riprenderemo la vita normale? «Andiamoci piano. Come si può parlare di ritorno alla vita normale! Viviamo in una pandemia, il virus circola diffusamente nel nostro Paese e i servizi sanitari sono sotto stress». Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, componente del Comitato tecnico-scientifico, parla da Udine dove il maltempo imperversa. Come i contagi. E quindi cosa dobbiamo fare? «Non è il momento di rilassarsi. Tutti i dati mostrano che l’epidemia non è finita, è ancora in una fase molto pericolosa. Abbiamo però imboccato la strada per controllarla grazie ai vaccini». Descriva questa fase. «L’andamento dell’Rt, che indica la velocità di riproduzione del virus, sta di nuovo risalendo e il numero dei nuovi positivi rimane elevato. Vediamo inoltre che lo stesso avviene negli altri Paesi europei dove le curve sono in crescita e questo mal comu ne deve metterci in guardia. Non possiamo illuderci di stame fuori. Dunque la situazione generale richiede grande attenzione». Qual è la parola d’ordine? «Evitare che la curva riparta e questo si può fare adottando con rigore e sistematicamente le misure di prevenzione che ormai gli italiani conoscono: mascherina, distanziamento, igiene delle mani, no assoluto agli assembramenti». Ma come, arriva il vaccino e si pretendono ulteriori sacrifici? «Appunto, il vaccino è un segnale positivo di grande speranza però per i prossimi mesi dovremo continuare a mantenere uno stretto controllo dei comportamenti individuali e sociali. il ragionamento “vabbè, ora c’è il vaccino e allora posso riprendere a fare come prima” non è corretto. Al contrario, pensarla così finisce per favorire la circolazione del virus».
Leggi da:  PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica
Autore:  Brera Paolo
Titolo: Scontro Stato-Regioni sulle vaccinazioni a rilento – Vaccini, Arcuri striglia le Regioni “Fatene 65 mila al giorno o sarà flop”
Tema: Vaccini, percorso a rilento
«Se vaccineremo meno di 65mila persone al giorno la campagna vaccinale sarà un fallimento», dice il commissario straordinario Domenico Arcuri, ma dopo tre giorni di inoculi siamo a 67.341 su 479.700 dosi disponibili, secondo i dati ufficiali alle 23 di ieri: 17mila ieri, un abisso dall’obiettivo e alla vigilia del prossimo lotto in arrivo martedì. Senza contare che non esiste ancora neppure «l’elenco completo dei centri di somministrazione del vaccino». Zeta-Luiss, la testata della scuola di giornalismo romana, lo ha chiesto al Commissario. «Ancora in divenire», ha risposto. Sognavamo e aspettavamo l’arma letale per combattere il virus, ma ora che c’è la stiamo somministrando col contagocce, e i rapporti tra il Commissario e le regioni lumaca sono in tempesta. Ieri Arcuri ha trascorso la giornata al telefono: le ha chiamate una a una per verificare le criticità e chiedere conto dei ritardi. Non tutte: «Alcune ci ha nno sorpreso partendo bene, come il Lazio – dice – altre sono disorganizzate», e tre in particolare lo hanno fatto infuriare: Lombardia, Molise e Calabria, dove le vaccinazioni sono al palo, hanno risposto con serenità che i loro piani vaccinali semplicemente «non sono ancora iniziati». Cominceranno domani, e la Sardegna il 7, a feste finite. Sconfiggere il Covid non è così urgente.
Leggi da:  PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa
Autore:  Schlein Elly
Titolo: L’intervento – Il dovere civile di vaccinarsi – Il benessere degli altri è una responsabilità di tutti
Tema: Vaccino, dovere civile
Non c’è spazio per toni trionfalistici, perché la strada sarà ancora lunga, e nel frattempo non possiamo abbassare la guardia e bisogna continuare a rispettare le misure di contenimento dei contagi, altrimenti si rischierebbe non solo di vanificare gli sforzi fatti, ma anche di compromettere la stessa campagna vaccinale. Inoltre, gli sforzi della ricerca devono proseguire sul versante delle cure e terapie pïù efficaci per chi si ammala. Nella tabella del bollettino che ci ragguaglia quotidianamente sui dati dell’epidemia, dal 27 dicembre si è finalmente aggiunta un’altra colonna, il numero di vaccinati. A quelle cifre, senza trascurare le altre, dovremo prestare particolare attenzione perché contengono almeno due dei tre criteri attraverso i quali valutare l’esito della campagna: la rapidità e l’efficienza, cui si affianca l’equità. La rapidità è strettamente legata all’efficienza della struttura organizzativa che il governo centrale e le regioni stanno predisponendo sin dai mesi scorsi, in Emilia-Romagna siamo pronti a questo sforzo. Sarà fondamentale reperire un quantitativo sufficiente di dosi per l’Italia e assumere tutto il personale necessario alla campagna. Il principio di equità ispira già il piano di priorità stabilito dal ministero della Salute, che nella prima fase prevede la somministrazione delle dosi ai soggetti più esposti, come operatori e operatrici della sanità, persone anziane ospiti delle strutture residenziali e over 80. Tra le prime da tutelare non dimentichiamo anche le persone con disabilità. Mentre nella seconda fase sarà indispensabile che il vaccino sia accessibile a tutti -un bene comune- disponibile anche per le fasce più fragili della comunità.
Leggi da:  PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Guerzoni Monica
Titolo: Crisi più vicina, Conte gioca la carta Recovery – Le ultime traltative per un Conte ter o un nuovo esecutivo
Tema: Tenuta Governo e durata Legislatura
Il governo è appeso alle mosse di Matteo Renzi. A Palazzo Chigi hanno letto le ultime dichiarazioni del fondatore di Italia viva come la conferma che l’ex premier andrà «fino in fondo». Il che vuol dire che già da domani ogni giorno è buono perché il senatore toscano ritiri la sua delegazione e apra la crisi. Uno strappo che potrebbe portare a un «rimpastino», a un Conte ter o a un nuovo governo. «Renzi vuole aprire la crisi e solo dopo trattare il nuovo assetto», e l’idea che prevale tra idem. Ma dentro Italia viva gli umori sono bellicosi: «Se le nostre ministre lasciano non c’è nessun ter, per noi con Conte è chiusa». Il dopo, per Renzi, non è certo il voto anticipato, ma un altro premier, che nei suoi disegni avrebbe il volto di Dario Franceschini, con Luigi Di Maio come vice ministro degli Esteri si tiene lontano dal braccio di ferro e spera che Conte trovi una strada per ricu cire con Renzi, perché, come ha confidato ai suoi, «il Paese non ci perdonerà mai di averlo abbandonato in piena emergenza». Nel Pd sperano che Conte in extremis tiri fuori una carta dal taschino. «La partita è nelle sue mani», concordano i ministri del Pd e si augurano che il premier si arrenda e apra all’odiato «rimpastino». Che poi tanto «ino» non sarebbe, se è vero che nell’entourage del capo del governo si sta valutando di sacrificare la ministra tecnica Luciana Lamorgese per offrire a Renzi gli Esteri spostando Di Maio all’Interno. Il premier appare immobile e asserragliato ai piani alti di Palazzo Chigi. Zingaretti e compagni lo difendono, ma le cose devono cambiare, nel senso di una maggiore concretezza e condivisione. La prima contromossa di Conte è il tentativo di accelerare sul Recovery.
Leggi da:  PC/Tablet    SmartPhone   

Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Il retroscena – Se si vota, 5S d’accordo: via libera al terzo mandato E cresce il partito di Conte
Tema: Tenuta Governo e durata Legislatura

Se Italia Viva pensa davvero che i dirigenti del Movimento 5 stelle abbiano paura di tornare al voto, per via del limite dei due mandati che molti di loro hanno raggiunto, non ha ancora capito di che pasta è fatta la creatura di Beppe Grillo. «ll Movimento può essere concavo e convesso», ha detto il fondatore qualche anno fa. Prevedendo le giravolte necessarie a farsi forza di governo e a cercare di restare tale. Così ci sono già pronte due strade, in caso la legislatura precipiti verso le elezioni anticipate per mano di Matteo Renzi e della voglia di Giuseppe Conte di non cedere alle sue pressioni. La prima è quella di una deroga visto-che il secondo mandato – se ci fossero elezioni in primavera – non sarà certo completato. «Ne hanno già parlato, è cosa fatta», dice una fonte di governo. «Sono favorevoli anche Grillo e Alessandro Di Battista, su questo non ci sarebbero problemi, anche perché non ci sarebbe il tempo di rifare le liste daccapo». Non è un caso, che nelle loro dichiarazioni ufficiali tutti i dirigenti MSS continuino a parlare di un massimo di «10 anni nelle istituzioni»: il salvacondotto è pronto da tempo e in pochi si metterebbero di traverso. Del resto, del rischio che si possa accelerare la crisi e arrivare al voto Giuseppe Conte ha parlato sia con il segretario pd Nicola Zingaretti che con uno del suoi consiglieri, Goffredo Bettini. E quel che era cominciato come un modo per far paura a Matteo Renzi e alle sue truppe parlamentari, ha iniziato a prendere le forme di una prospettiva concreta.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa
Autore:  Martini Fabio
Titolo: Conte-Renzi frenata prima dello scontro Pontieri in azione per salvare il governo – Il premier rallenta e prova l’ultima trattativa Renzi: “Sbaglia se pensa di far finta di nulla”
Tema: Tenuta Governo e durata Legislatura

E’ accaduto tutto – e non è poco – nel giro di una mattinata. Di colpo, e per la prima volta, il presidente del Consiglio dei ministri ha realizzato che la sua storia a palazzo Chigi nel giro di qualche giorno potrebbe finire traumaticamente. Conte lo ha capito, mettendo assieme due novità. La prima è sopraggiunta a metà mattinata: Matteo Renzi gli ha fatto sapere che lui non scherza ed è pronto, già domani, a ritirare dal governo le due ministre di Italia Viva. Dopo tanti penultimatum, sarebbe l’apertura formale della crisi di governo. E Conte nelle stesse ore ha capito pure un’altra cosa, altrettanto seria: che l’operazione-responsabili non sta in piedi. Dopo aver accarezzato nei giorni scorsi la suggestione di una prova di forza, sostituire in corsa Renzi con una pattuglia di transfughi provenienti dall’opposizione, si è sentito sconsigliare dai Dem e dai Cinque stelle. «Presidente lascia perdere», gli ha detto un minist ro del Pd che gli vuole bene. Zingaretti e Di Maio sono d’accordo: l’operazione-trasformisti, più che contronatura, è una provocazione rischiosa. E Conte, a conclusione di un sabato consumato con i suoi consiglieri, ha cambiato del tutto il suo programma. Risultato: ieri sera Conte ha deciso di fermare le macchine. E dunque rinviare la convocazione del Consiglio dei ministri, avviare in prima persona una trattativa vera sui dossier aperti e, se proprio Renzi vorrà il passaggio formale della crisi, bere il calice amaro e a quel punto puntare a un “ter”. Un ribaltamento di strategia che contempla, nei piani di Conte, un lieto fine. Matteo Renzi glielo consentirà? E a quale prezzo politico?
Leggi da:  PC/Tablet    SmartPhone

Testata:  Espresso 
Autore:  Damilano Marco 
Titolo: Stato di crisi – Nonostante tutto
Tema: Tenuta Governo e durata Legislatura

Il Ventuno si apre con il Paese sfidato da tre emergenze. Parola ambigua infinitamente per la politica, perché l’emergenza abbatte, ma l’emergenza stabilizza. La prima emergenza 2021 è sempre quella sanitaria: il sorriso sotto la mascherina dell’infermiera dell’ospedale romano Spallanzani che si è vaccinata il 27 dicembre, è il simbolo di una speranza di ripartire nell’Italia delle 70mila vittime da covid, accanto alla complessiva dimostrazione di compostezza e di responsabilità offerta da una parte consistente della società italiana durante le feste natalizie. La seconda è l’emergenza economica: sono 300mila le aziende costrette a chiudere per la pandemia durante il 2020, secondo i dati di Confcommercio, bar e ristoranti, abbigliamento e tempo libero (una impresa su tre è sparita), cui vanno aggiunti 200mila lavoratori autonomi che hanno interrotto le loro attività. C’è poi una terza emergenza, nascosta perch é non si misura in percentuali e che è destinata a pesare in misura crescente nei prossimi mesi. È l’emergenza politica che in assenza di interventi rischia di trasformarsi in emergenza istituzionale. Il vuoto della classe dirigente che è stato messo in secondo piano dalle altre due emergenze e dallo stato di necessità provocato dal virus. E che ora riemerge in tutta la sua gravità. Il 21 dicembre il premier Giuseppe Conte ha presentato al Consiglio dei ministri la bozza di Next Generation Italia, il Piano nazionale di Ripresa e di Resilienza. Alla fine della lettura delle 133 pagine del documento riservato si resta con un senso di smarrimento. La riforma della giustizia, la riforma della pubblica amministrazione, l’economia della conoscenza, le infrastrutture, le periferie, dove abbiamo già letto tutto questo?
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Scalfari Eugenio 
Titolo: Editoriali – Riflessioni sull’Io e sul giornalismo
Tema: L’Io e il Giornalismo

Ricordo (pensate un po’) uno dei dialoghi tra Socrate, Platone e gli altri suoi discepoli nei quali Socrate parlava della propria filosofia e assegnava ad alcuni dei giovani che seguivano le sue conversazioni di approfondlrne l’eventuale significato. All’epoca, frequentavo il Liceo a Sanremo dove abitavo, e la storia di Socrate, Platone e degli altri suoi giovani seguaci era uno dei temi centrali. Noi eravamo molto colpiti da quelle discussioni filosofiche che cercavamo di approfondire dal nostro punto dl vista, guidati da un maestro della massima bravura. Ho raccontato più volte questa mia storia di liceale e quindi non sto a ripetermi, ma è utile per vedere come si comporta l’Io e qual è effettivamente la sua funzione. Come abbiamo detto la nostra Specie è dotata dell’Io, come ovvio, e tuttavia questo solleva un immenso problema: l’Io è un’entità unica ed è mia, e tuttavia fa parte di una specie nella quale il mio Io non è sos tituibile con gli altri. Dunque e di nuovo: la Specie allora in che cosa consiste? È una sorta di tribù di Io? Certo, questo è uno dei significati. Coloro che rivendicano il proprio Io si sentono in qualche modo simili e appartenenti ad una sorta di tribù che tuttavia non è affatto necessariamente e fisicamente analoga. Le persone sono distinte sia nel fisico sia nella morale. La moralità indica il bene e il male che quel gruppo di persone amiche tra di loro considera un valore. Morale e moralità. La morale è creata dal bene e dal male: due valori che dovrebbero essere conformi per quel gruppo di amici che vivono in comunanza di valori. Ma la moralità non può essere comune: ciascuno ha la propria e tutto si moltiplica.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cherchi Antonello – Marini Andrea – Paris Marta 
Titolo: Manovra, 176 decreti per attuarla – Manovra, il Parlamento raddoppia i decreti Ora ne servono 176
Tema: Legge di Bilancio

Non basta quell’articolo unico che si snoda lungo isso commi: la legge di Bilancio appena approvata ed entrata in vigore l’altro ieri per diventare pienamente operativa ha ancora bisogno di 176 decreti attuativi Tanti sono dopo il passaggio parlamentare. Nonostante l’esame delle Camere sia stato a un’unica corsia, con il Senato che si è limitato, per via dei tempi, a dare il via libera a un testo arrivato blindato da Montecitorio, i provvedimenti applicativi sono comunque lievitati: erano 83 quelli previsti dalla manovra approvata dal Governo il 18 ottobre, ai quali se ne sono aggiunti 93 durante l’iter parlamentare. Un incremento che ha portato la legge dibilancio 2021 a sfiorare il record delle ultime due legislature, detenuto da quella varata dal governo Gentiloni per il 2018 (189 atti). Dei nuovi decreti attuativi, 57 hanno una scadenza e si vanno a sommare ai 37 del testo originario: dunque, 94 provvedimenti devono essere pronti entro i primi mesi di quest’anno. Alcuni gi à prima della fine di gennaio. È il caso, per esempio, del bonus del 40% per l’acquisto di auto elettriche da parte di famiglie con un Isee inferiore a 30mila euro: il ministero dello Sviluppo deve predisporre entro il 31 gennaio il deaeto con i criteri di erogazione del contributo. Per rimanere ai bonus, di cui questa manovra – fra conferme e nuovi ingressi – è ricca, quello di mille euro per l’acquisto di rubinetti o altri apparecchi con limitazione del flusso dell’acqua ha solo un mese in più: il provvedimento attuativo deve arrivare entro il 2 marzo. Analoga scadenza è prevista per il bonus digitalizzazione.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Bisozzi Francesco 
Titolo: Rottamazione e bonus per comprare ma arriva il rincaro sulle revisioni
Tema: Legge di Bilancio

La manovra destina 370 milioni di euro ai bonus per l’acquisto di veicoli nuovi a basso impatto ambientale. Chi comprerà un’auto con emissioni tra 0 e 20 g/km, dunque un’elettrica o una ibrida ricaricabile, beneficerà di un bonus di 10 mila euro se rottamerà contestualmente una vecchia auto o di 8 mila euro senza rottamazione. Per i veicoli con emissioni tra 21 e 60 g/km, quelli insomma con motore ibrido ricaricabile, l’incentivo arriverà a 6500 euro con rottamazione e a 3500 euro senza. Infine, per le auto con emissioni tra 61 e 135 g/km, anche con motore termico, ci sono in palio 3500 euro a patto di rottamare la macchina vecchia (senza rottamazione in questo caso non si ha diritto al bonus). Buone notizie per i nuclei con un Isee inferiore a 30 mila euro che sognano di acquistare un’auto green: lo sconto sul prezzo di listino per loro sarà del 40 per cento. I veicoli però dovranno essere elettrici al 100 per cento, con una potenza massima inferiore a 150 Kw. Inoltre il prezzo di listino non dovrà superare il tetto dei 30 mila euro, Iva esclusa. L’agevolazione sarà valida fino al 31 dicembre di quest’anno o fino a esaurimento delle risorse. Disponibile un fondo con 20 milioni di euro nel serbatoio. Le modalità di erogazione del contributo verranno definite entro la fine del mese. II contributo sarà valido anche per l’acquisto di veicoli in locazione finanziaria (leasing).
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Pons Giovanni 
Titolo: Intervista a Giovanni Gorno Tempini – Il presidente di Cdp: “Così ripartirà il Paese” – Gorno Tempini “Sono pronti 44 miliardi per le imprese private Così l’Italia nel 2021 ripartirà”
Tema: Intervista al Presidente di Cdp

II 2020 è stato unanno difficile sotto il profilo sanitario ma anche economico. Nel 2021 le principali istituzioni, a partire dal governo, prevedono una crescita importante. Giovanni Gorno Tempini, dal suo osservatorio di presidente della Cassa depositi e prestiti, come vede la situazione europea e Internazionale? «A livello macroeconomico sarà l’anno del rimbalzo, anche se molto dipende dai tempi di uscita dal Covid. Man mano che il vaccino verrà diffuso vi sarà un’accelerazione verso la normalità. A livello microeconomico la pandemia ha spinto importanti novità quali il ricorso al digitale, allo smartworking agli acquisti online. Tomare alla normalità non vorrà dire tornare alla situazione precedente, e la crescita dipenderà da come i diversi settori dell’economia sapranno impadronirsi delle nuove tendenze». Le risorse stanziate dal Recovery Fund per l’italla sono ingenti, lei ha una ricetta per spender e bene questi 209 mIliardl? «Il 2020 è stato un anno chiave nella storia dell’Unione Europea, per la prima volta si è parlato di progetti comuni e di debito comune. Il Recovery Fund è il punto centrale della nuova strategia europea e la Commissione ha voluto indicare due temi sopra gli altri: il digitale e la green economy. Le risorse del Recovery andranno almeno per il 20% al digitale e per il 37% alla green economy, in pratica più della metà delle risorse sono già indirizzate. Ora spetta agli Stati membri dire come vorranno spenderle tenendo presente altri temi cruciali come le infrastrutture materiali, immateriali e sociali, la sanità, l’istruzione e la ricerca. E la cultura, anche nei suoi aspetti digitali. Le grandi priorità sono note, la vera sfida sarà declinare i progetti e portarli a tennine, nell’orizzonte temporale del Recovery che è pluriennale».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Crescita bassa, virus e ristori insufficienti: i nodi sul debito – Crescita, ritorno Covid, ristori: tre incognite sul debito 2021
Tema: Conti pubblici e Recovery Plan

L’ultima revisione del Recovery Plan che dovrebbe arrivare domani a Palazzo Chigi punta ad aumentare la concentrazione di risorse sugli investimenti. Perché gli investimenti, è la convinzione del Mef supportata dai modelli macroeconomici, sono la leva più efficace per spingere la crescita. E di crescita l’italia ha bisogno come il pane per cominciare il prima possibile a invertire la marcia di un debito/Pil spinto dal Covid alle soglie del 160%. Proprio l’esigenza di alleggerire il peso del debito è il punto «non negoziabile» che anima il non possumus opposto dal ministro dell’Economia Gualtieri alla proposta di Italia Viva di utilizzare per interventi aggiuntivi rispetto ai saldi di finanza pubblica tutti i prestiti della Recoveryand Resilience Facility, che il Mef vuole invece riservare per quasi il 60% (75 miliardi) al finanziamento di misure già previste nei tendenziali. Anche perché è complicato ipotizzare una crescita ancora più robusta di quella prevista dall’ultimo programma governativo, che ipotizza un aumento del Pil reale vicino al 3% annuo nella media dei prossimi sei anni. A questa corsa, inedita per l’Italia degli ultimi trent’anni, è agganciato l’obiettivo di far scendere di 2,4 punti il debito/Pii già quest’anno, per portarlo sotto al 145% entro il 2026, data di scadenza del Recovery, e sotto al 135% nel 2031. È una scommessa obbligata per contenere gli allarmi sul debito italiano sui mercati e fra i partner Ue.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Fondi Ue, l’Italia recupera e raggiunge gli obiettivi di spesa
Tema: Fondi Ue

Nessun ritardo, nessun disimpegno automatico dei fondi. L’Italia ha superato i target di spesa previsti per fine anno relativi all’uso dei fondi strutturali del bilancio Ue 2014-2020. «ll nostro Paese non perde risorse e i tempi di spesa sono quelli concordati con la Commissione europea», osserva Massimo Sabatini, direttore generale dell’Agenzia per la Coesione. Tutti 151 Programmi operativi cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse) hanno presentato entro il 31 dicembre la certificazione delle spese sostenute e la relativa domanda di rimborso alla Commissione Ue, superando gli obiettivi previsti. «La spesa complessivamente certificata alla Commissione – spiega in un comunicato l’Agenzia di Coesione – è risultata pari a circa 21,3 miliardi di euro, con un Incremento di 6,1 miliardi rispetto all’importo di 15,2 miliardi conseguito al 31 dicembre 2019 e raggiunge il 42,1% del totale delle risorse prog rammate pari a 50,5 miliardi di euro». Ad ottobre si era parlato di ritardi, però è un copione che si ripete praticamente ogni anno. «Spesso la certificazione avviene in un’unica soluzione a dicembre», spiega Sabatini. Già a novembre la commissaria per la Coesione, Elisa Ferreira, aveva detto in un’intervista all’Ansa che «l’Italia è circa al 40% della spesa e ha fatto progressi sostanziali negli ultimi tempi», ma aveva anche osservato che «ll resto d’Europa ha una media un po’ più alta» e che «l’Italia ha per tradizione un certo ritardo». Con Next Generation Eu arriveranno allltalia circa 209 miliardi, a cui si aggiungono circa 50 miliardi del bilancio Ue 2021-2027: spendere bene è «una sfida, ma anche un’enorme opportunità».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Lavoro: Cassa Covid verso la proroga (per terziario e Pmi) – Cig in deroga, proroga selettiva Naspi rafforzata o allungata
Tema: Welfare, cassa Covid verso la proroga

Al tavolo del 15 gennaio con imprese e sindacati, convocato dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, si inizierà ufficialmente a discutere dell’uscita dalle misure emergenziali, 12 nuove settimane di cig gratuite per tutte le aziende e bloccodei licenziamenti, invigore fino al 31 marzo. ll tema è delicato, e il governo,accanto alle disposizioni inserite in manovra – contratto di espansione, fondo nuove competenze, assegno di ricollocazione e nuovo programma di politiche attive – sta ragionando su altri possibili interventi. Il primo, è un’uscita più graduale dagli ammortizzatori emergenziali, cioè non onerosi per i datori, che potrebbero proseguire, ma nella sola componente in deroga, per assicurare un sostegno al reddito ai settori del terziario, turismo e piccolissime imprese del commercio in testa (a regime il Fis non copre le aziende sotto i 5 dipendenti, ndr). Per questi settori e imprese, colpiti forte dalla crisi, si starebbe ragionando su una nuova tranche di cig in deroga (un numero esatto ancora non è stato stabilito) con un costo stimato intorno ai 5 miliardi di euro, che rafforzerebbe l’attuale cig in deroga Covid-19, che, in base alla manovra, può essere richiesta dal 1° gennaio al 30 giugno (creando una disparità con la dg ordinaria Covid-19 che invece finisce il 31 marzo). Le nuove settimane di cig in deroga sarebbero però collegate a una ripresa parziale dell’attività: in sintesi l’ammortizzatore pagato dallo Stato coprirebbe solo una percentuale di inattività dell’azienda in difficoltà (si ipotizza un tetto del 30-40%). Il ministro Nunzia Catalfo, al tavolo del 5 gennaio con le parti sociali tratteggerà poi la strategia per il decollo del piano nazionale sulle nuove competenze, il cui primo tassello, il fondo nuove competenze, in poco più di un mese ha coinvolto oltre 48mila lavoratori chiamati a svolgere 4,5 milioni di ore di formazione per aggiornarsi e aumentare la loro occupabiltà.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Furlan Annamaria 
Titolo: Intervento – Ripartire da lavoro, industria e innovazione – Recovery, per accelerare governance partecipata dalle parti sociali
Tema: Furlan, riapartire da lavoro

Caro Direttore Ricostruire il nostro Paese è oggi una sfida senza precedenti che richiede il massimo di unità, responsabilità ed il coinvolgimento di tutti i soggetti come ha sottolineato, giustamente il Presidente della Repubblica, Mattarella, nel suo messaggio di fine d’anno. La diffusione più ampia e capillare del vaccino sarà sicuramente un”arma fondamentale per sconfiggere il Covid che, purtroppo, semina ancora ogni giorno sofferenza, dolore, morte. Così come dobbiamo far tesoro, in questo necessario sforzo collettivo, della stagione di netta discontinuità che si è aperta a livelloeuropeo nella società, nell’economia, nella politica. Dopo tanti anni di rigore economico, il Next Generation EU rappresenta lo sforzo più rilevante dell’Unione Europea per fronteggiare la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia. È un messaggio di speranza e fiducia nel futuro. Ma questo risveglio dell’Europa r eclama nei singoli Paesi, a cominciare dall’Italia, l’avvio di una stagione nuova fatta di innovazioni vere, profonde, in grado di sciogliere le incrostazioni storiche del nostro sistema di crescita e di edificare un modello di sviluppo che coniughi solidarietà e competitività, partecipazione e produttività. La sfida è propria questa: tornare a pianificare il nostro domani con coerenza e serietà. Partiamo da una griglia europea che ci indica tre direttrici fondamentali su cui definire le priorità e gli obiettivi: sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, coesione sociale.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Amato Rosaria 
Titolo: Un nuovo statuto per il lavoro agile – Arriva il bonus spese per chi lavora da casa
Tema: Lavoro agile

Conto alla rovescia per lo smart working “semplificato”, disposto dal datore di lavoro senza necessità di accordo con i dipendenti per via della pandemia. Dall’1 febbraio, a meno che non venga ancora prorogato lo stato di emergenza, si tornerà a quanto dispone la legge 81/2017 sul lavoro agile, cioè all’obbligo di accordo. Un accordo che può essere l’occasione per ridisegnare da cima a fondo non solo l’organizzazione del lavoro per obiettivi, dagli orari al diritto di disconnessione, ma anche le voci che compongono i salari. La legge dispone che il trattamento economico di chi lavora in modalità agile debba essore identico a quello di chi lavora in modalità tradizionale. Il problema è che molti lavoratori hanno subito decurtazioni di fatto, dalla perdita del buoni pasto a quella degli straordinari, per non parlare delle maggiori spese dovute alle utenze che corrono veloci quando si lavora a casa. D’altra parte chi lavora a casa ri sparmia rispetto a chi va in ufficio in termini di spostamenti, dal costo della benzina a quello dei biglietti dei mezzi pubblici, e in termini di tempo. Sindacati e giuslavoristi sono già al lavoro per trovare soluzioni eque. Se buoni pasto e straordinari si adattano a un lavoro che abbia un orario rigido, per chi lavora prevalentemente in modalità agile si pub pensare a un rimborso forfettizzato delle utenze, o a un buon pacchetto welfare che tenga conto di guadagni e perdite e garantisca al lavoratore benefici di altro tipo rispetto a quello dei salari standard.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sabella Marco 
Titolo: Il guadagno record del Btp Italia: 6% in otto mesi per i risparmiatori
Tema: Btp Italia

A maggio del 2020 – con l’obiettivo di raccogliere fondi tra le famiglie italiane da destinare alle spese necessarie per fronteggiare la pandemia da Covid-19 – il Tesoro italiano lanciava la sedicesima edizione del Btp Italia, il cui rendimento è agganciato al tasso di inflazione. Otto mesi dopo, questa emissione si è rivelata lo strumento obbligazionario più redditizio di tutto il 2020 per i risparmiatori italiani. Su questo bond, infatti, i sottoscrittori hanno guadagnato in otto mesi circa il 6%. E questo non tanto grazie al rendimento cedolare – che è composto da una quota fissa e da una parte legata, appunto, all’andamento dell’inflazione italiana – quanto in conseguenza dell’incremento di valore dell’emissione. Il titolo infatti era stato collocato alla pari a un prezzo di ioo mentre quota oggi sul mercato telematico dei titoli di Stato 105,84. In pratica, chi avesse investito a maggio 10 mila euro nel Btp Italia con scadenza magg io 2025, rivendendo alle quotazioni attuali realizzerebbe circa 600 euro di guadagno (al lordo dell’imposta al 12,5%). Ma non si tratta di un caso isolato. Nella fortunata serie dei Btp Italia, che ha preso il via nel 2012 e che in 16 emissioni ha ricevuto sottoscrizioni per oltre 170 miliardi di euro – una raccolta che ha contribuito in modo determinante alla stabilità del debito pubblico italiano – anche altri bond quotano sopra la part: come il titolo con scadenza novembre 2022, a 103,4 oppure come l’emissione che verrà rimborsata a ottobre 2027 a 103,2 (dati di fine anno). In generale, nell’anno in cui la pandemia da Coronavirus ha fatto precipitare le Borse, poi risalite negli ultimi mesi, l’investimento in titoli di Stato non ha deluso i risparmiatori italiani.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Mancini Umberto 
Titolo: Intervista ad Antonio Patuelli – Patuelli: «Un danno la stretta della Ue sui conti correnti» – «La stretta Ue sui conti correnti mina l’economia e va corretta»
Tema: Intervista al Presidente Abi

Come bisogna muoversi per evitare di finire tra i cattivi pagatori e vedere bloccate utenze, rate del mutuo e versamenti? «Anzitutto riepiloghiamo la novità: dal 17 gennaio sono entrati in vigore i nuovi, più corti, limiti europei per la classificazione dei debiti come deteriorati con l’automatica classificazione in default di imprese e cittadini che abbiano ritardi di pagamenti superiori ad oltre 90 giorni rispetto alle scadenze concordate con le rispettive banche. Dunque, servirà maggiore attenzione. Da un lato nel rispetto delle scadenze concordate onde evitare di accumulare pagamenti arretrati; dall’altro bisognerà verificare meglio le entrate e le spese mensili e, altro fronte, controllare con attenzione il conto e le spese anche con carte di credito e bancomat». Ma le banche possono fare qualcosa per attutire il colpo? Il timore è che una stretta di questo tipo, in un momento particolarmente difficile, penalizzi l’economia… &laqu o;Gli italiani hanno normalmente abitudini più flessibili rispetto a quelle del nord Europa: le banche dovranno accentuare le attività preventive per segnalare possibilmente in anticipo ai clienti quando si avvicineranno al default, per evitare che ciò avvenga. Si tratterà, quindi, di operazioni che implicheranno procedure tecnologiche e umane più attente e tempestive e la diligenza di clienti e banche».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Usa, Biden al test del nuovo voto in Georgia – La Georgia ritorna alle urne, in palio l’intera agenda di Biden
Tema: Usa

Da un lato della barricata ci sono gli sfidanti democratici. Il giovane documentarista d’assalto, il 33enne Jon Ossoff. E Raphael Warnock, pastore della chiesa afroamericana di Atlanta Ebenezer Church che fu di Martin Luther King. Dall’altro gli incumbent, i repubblicani in carica. L’ex top executive di colossi retail quali Reebok e Dollar General ed erede di dinastie politiche, David Perdue, che vive in un’isola privata. E il più ricco membro del Congresso, Kelly Loeffler, sposata al fondatore del gruppo che controlla il New York Stock. Sono i protagonisti della battaglia all’ultimo voto che deciderà la coppia di seggi del Senato in Georgia, il 5 gennaio. Quella Georgia oggi divenuta la più contesa frontiera della politica americana. Stato meridionale della Bible Belt, la cintura della Bibbia, con indiscusse radici conservatrici. Che sta però cambiando, spinto da trasformazioni demografiche e sociali. A novembre, segno dei tempi, è stato conquistat o per la prima volta dal 1992 d’un soffio, 13mila voti, dal candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden. Il voto è un ballottaggio, dopo che nessuno dei contendenti aveva raggiunto il prescritto 50% dei consensi alle elezioni generali. I repubblicani devono difendere almeno una delle due poltrone per mantenere la maggioranza al Senato; i democratici, già in vantaggio alla Camera, strapparle entrambe per avere la leadership del Congresso. In palio con i seggi sono così equilibri di potere e destino dell’intera agenda che Biden potrà spingere in Parlamento
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Dodici senatori contro l’elezione di Biden
Tema: Usa

Undici senatori repubblicani, tra cui Ted Cruz, sarebbero pronti a raccogliere l’invito del collega Josh Hawley e non riconoscere i voti del collegio elettorale che hanno assegnato la presidenza degli Stati Uniti a Joe Biden. Lo ha fatto sapere il corrispondente della Cnn da Washington, Jake Tapper, riferendo un’ indiscrezione da una fonte nel partito repubblicano. Una simile presa di posizione andrebbe contro le indicazioni del leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, ma raccoglierebbe l’appello del presidente uscente, Donald Trump, che ha chiesto al suo partito di contestare l’esito delle elezioni. I senatori, se dovessero portare avanti la protesta e non riconoscere la vittoria di Biden, non avrebbero comunque alcuna chance dl cambiare l’esito delle elezioni.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: La sfida degli ayatollah a Biden “Uranio arricchito fino al 20 per cento”
Tema: Iran

L’Iran ricomincerà ad arricchire uranio fino al 20%, cioè a livelli tali da poter costruire una bomba atomica, «il più presto possibile». L’annuncio arriva da Teheran nell’anniversario dell’uccisione del generale iraniano Soleimani da parte degli americani, mentre tutte le forze militari nel Golfo Persico sono in stato di allerta. L’annuncio fa salire la tensione ai massimi e viene interpretato come un segnale a Joe Biden. Il regime degli ayatollah mette sotto pressione il prossimo presidente a due settimane dal suo insediamento, perché annunci il ritorno degli Stati Uniti nell’accordo nucleare e quindi la levata delle sanzioni. Intanto la previsione di un atto di vendetta nell’anniversario dell’uccisione di Soleimani, induce gli Stati Uniti a lanciare un monito a Teheran: «Nessuno deve sottovalutare – dice il comandante capo delle forze Usa in Medio Oriente, generale Frank McKenzie – la nostra capacità di reagire a qualunque attac co». Il Pentagono ha mandato due bombardieri strategici R-52 a sorvolare l’area del Golfo Persico. È diretto nel Golfo anche un sottomarino Usa dotato dl missili Tomahawk. Ma in un gesto di segno opposto, il segretario alla Difesa Christopher Miller ordina il rientro negli Stati Uniti della portaerei Nimitz. Annunciato alla vigilia dell’anniversario della morte di Soleimani, il ritorno a casa della Nimitz viene interpretato come un gesto di “de-escalation”, per non fornire pretesti agli iraniani e ridurre l’ampiezza dei possibili bersagli americani.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: L’Iran rilancia la corsa atomica e minaccia “Se Israele attacca, colpiremo i Paesi arabi”
Tema: Iran

L’Iran annuncia l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento e avverte Donald Trump a «non cadere nella trappola» di un attacco ai suoi siti nucleari, che avrebbe conseguenze «disastrose» per le forze statunitensi e gli alleati arabi. Alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Qassem Soleimani, colpito da un drone lo scorso 3 gennaio a Baghdad, la Repubblica islamica mostra il suo lato più aggressivo e persino il ministro degli Esteri Javad Zarif, leader dell’ala dialogante, cede alcornplottismo e accusa Israele di «preparare attentati» in Iraq per indurre una reazione americana. L’esibizione di muscoli rende più difficile la strada per Joe Biden, che puntava a rientrare nell’accordo sconfessato da Trump. La giornata di ieri si è aperta con le dichiarazioni di Ali Akbar Salehi, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana: «Siamo come soldati e le nostre dita sono sui grilletti. Produrremo uranio arricchit o al 20 per cento il prima possibile». La decisione è stata comunicata all’Aiea e segue il sì del 17 dicembre a una risoluzione in questo senso del Parlamento. L’intesa firmata nel 2015, quando Biden era vicepresidente, prevedeva limiti anche al livello di arricchimento, che non doveva superare il 3,65 per cento. Sufficiente a produrre combustibile per le centrali ma non la bomba, è una via di mezzo, una risposta all’uscita di Trump dal trattato, nel 2018. Da allora è stata un’escalation continua. L’Iran ha riavviato le centrifughe negli impianti di Fordo e in quello di Natanz, poi distrutto da un’esplosione, con tutta probabilità opera del Mossad. I Pasdaran hanno rilanciato con la costruzione di una «città sotterranea» dove piazzare nuove centrifughe.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Martella Andrea 
Titolo: La Lettera – Ascoltiamo il grido dei migranti al gelo. La libertà di stampa e i profughi in Bosnia
Tema: Migranti, l’impegno del Sottosesgretario Martella

La libertà di stampa e i profughi in Bosnia sionalità, ha rotto uno dei troppi tetti di cristallo che ancora pesano sul nostro tempo. E se proprio grazie al lavoro giornalistico d’inchiesta si registrano prese di posizione di autorevoli personalità della società civile, delle istituzioni, ecco uno dei segni migliori della straordinaria importanza di quell’articolo 21 della nostra Carta che i costituenti ci hanno consegnato. L’auspicio è che aver squarciato questo velo aiuti l’Europa a individuare le giuste e necessarie soluzioni. Se questo accadrà anche grazie ad un’opinione pubblica sensibilizzata dalla stampa, avremo una dimostrazione concreta che le nostre democrazie sono forti perché i principi della libertà e del pluralismo dell’informazione sono fondamentale patrimonio comune di un’Europa che non dimentica la sua storia e sta ritrovando, ci auguriamo, la sua anima.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Romano Sergio 
Titolo: L’ago della bilancia – La Gran Bretagna dopo la Brexit? Un piccolo regno del Nord Europa
Tema: Brexit

Il nazionalismo scozzese esiste nella sua forma più moderna dalla fine della Grande guerra quando un presidente degli Stati Uniti di origine scozzese (Toodrow Wilson) e la scomparsa di tre grandi imperi (austro-ungarico, russo e ottomano) risvegliarono i sentimenti identitari di molti popoli, più o meno oppressi da una maggiore potenza. Da allora la Scozia potè contare sulla simpatia di molte personalità pubbliche fra cui, sino alla sua recente scomparsa, Sean Connery, l’interprete di James Bond in una serie cinematografica di grande successo. Ma i legami con l’Inghilterra restavano molto forti Ogni gruppo etnico delle Isole Britanniche il terzo, dopo inglesi e scozzesi, quello dei gallesi) ha la propria storia nazionale; ma tutti sono stati lungamente uniti da un comune sentimento di orgoglio. Insieme hanno costruito l’Impero britannico, insieme hanno vinto due grandi guerre mondiali e insieme, nelle intenzioni del loro europeisti, avrebbero dato un prezi oso contributo alla costruzione di una nuova Europa. Quando nel settembre del 2014 fu chiesto agii scozzesi di votare sulla loro indipendenza dalla Gran Bretagna, il «no» vinse con il 55,30%. Ma Brexit ha completamente modificato il quadro. Uscendo dalla Ue, Londra rinuncia a portare con sé nell’Europa di Bruxelles il prezioso patrimonio storico del Regno Unito. Diventa un piccolo Stato dell’Europa settentrionale, una sorta di pensionato della Grande politica mondiale e molto più simile ai regni scandinavi (Danimarca, Norvegia e Svezia) di quanto possa assomigliare al più ambiziosi Stati dell’Europa continentale. Una parte consistente della Scozia non vuole condividere questo destino e il prossimo referendum sarà probabilmente alquanto diverso da quello che lo ha preceduto sullo stesso tema.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Zagrebelsky Vladimiro 
Titolo: Vergogna Regeni, Roma denunci l’Egitto all’Onu
Tema: Caso Regeni

La difesa dei propri cittadini, anche all’estero, è dovere del goverro nazionale; menzionare l’Unione europea non può nascondere la propria inettitudine. Il Parlamento europeo è già intervenuto denunciandole prassi egiziane e sollecitando sanzioni contro i funzionari egiziani responsabili. Ma la responsabilità primaria è dell’Italia. Offensiva del buon senso, a questo punto, è poi la chiusura del comunicato, che incredibilmente formula anora l’auspicio che la procura egiziana condivida l’esigenza di verità e fornisca la necessaria collaborazione alla Procura della Repubblica di Roma. Al di là delle apparenze che servivano a trascinare nel tempo l’attività della magistratura italiana e tenerne d’occhio gli sviluppi, le autorità egiziane hanno negato collaborazione. Con la loro recente dichiarazione esse l’hanno chiusa definitivamente. Non vi sarà alcuna collaborazione egiziana nella ricerca della verit à. Del tutto illusorio è che gliagenti egiziani contro iquali pmcede la magistraturaitaliana siano consegnati all’Italia se saranno condannati. E le autorità egiziane non procederanno ad altre indagini per identificare  epunire in Egitto i responsabili delle torture e dell’omicidio. I governi italiani che si sono succeduti nel tempo da cinque anni a questa parte si sono mossi nel quadro dei rapporti politici ed economici con l’Egitto.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais 
Titolo: La Francia ancora più indietro, accuse al governo
Tema: Francia

Una settimana dopo il Vax Day, la Francia è fanalino di coda tra i grandi paesi occidentali nel lancio della campagna di vaccinazione: solo 352 persone hanno ricevuto la prima dose secondo un calcolo non ufficiale. Un dato incredibilmente basso se paragonato con i vicini europei. Le autorità d’Oltralpe non danno cifre ma la stessa Accademia di Medicina ha calcolato solo 100 vaccinati tre giorni dopo il lancio del 27 dicembre quando Mauricette, ospite di una casa di riposo, ha aperto la corsa all’immunità. «È una partenza troppo lenta» lamenta l’Accademia che parla di «prudenze eccessive». «Siamo lo zimbello del mondo intero» tuonano medici in prima linea come Frederic Adnet, capo del pronto soccorso nell’ospedale Saint-Saint-Denis, banlieue a nord della capitale dove l’epidemia ha colpito duro. Sotto accusa la procedura stabilita Oltralpe: visita medica obbligatoria preventiva, cinque giorni di “riflessione” prima di dar e il consenso informato. «Prendiamo il tempo della spiegazione e della pedagogia per conquistare la fiducia» si giustifica il ministro delta Salute, Olivier Véran, che conferma l’obiettivo di un milione di persone vaccinate entro febbraio nelle categorie prioritarie: Rsa e personale medico. La Francia ha il triste record di No-Vax: 6 cittadini su 10 non sono convinti di volersi far vaccinare contro il Covid nonostante gli oltre 64mila morti.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  Maurizi Stefania 
Titolo: Intervista a Kristinn Hrafnsson – “Se Assange viene estradato, paga chi scoprì i torturatori” – “Se estradano Assange negli Usa sarà la morte della libertà di stampa”
Tema: Il caso di Assange

E’ un caso che deciderà il futuro del giornalismo. Domani, un giudice inglese stabilirà se il fondatore di WikiLeaks dovrà essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia una pena di 175 anni. Il Fatto Quotidiano ha chiesto un’analisi al reporter islandese, Kristinn Hrafnsson, direttore dell’organizzazione. Lei ha lavorato per WikiLeaks fin dal 2010: andò a Baghdad a rintracciare i due bambini iracheni feriti in modo gravissimo dall’elicottero americano Apache che si vede nel video Collateral Murder. È proprio per aver rivelato i documenti segreti del governo Usa sulle guerre in Afghanistan, in Iraq, i cablo della diplomazia e i file di Guantanamo che Julian Assange rischia 175 anni di carcere. Le ha mai detto: `voglio smettere, perché il rischio è troppo alto’? R. “No. E avrei capito se l’avesse detto a un certo punto, soprattutto dopo anni in cui è rimasto confinato nell’ambasciata a Londra. Era una battaglia troppo impo rtante per lui”. I documenti sulla guerra in Iraq hanno permesso di rivelare 15mila vittime civili mai emerse prima, mentre i cablo hanno consentito a innocenti come Khaled el-Ma sri – rapito dalla Cia con un’extraordinary rendition per un errore di persona, torturato e stuprato – di appellarsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Eppure, dopo averli pubblicati Julian Assange non ha più conosciuto la libertà. E accettabile? R. “È una vergogna. Alcuni hanno preso posizione in modo fermo contro l’estradizione, ma anche nei media mainstream c’è stata una mancanza di volontà di capire la gravità della situazione, in parte a causa della campagna di delegittimazione contro Julian Assange”.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

CORRIERE DELLA SERA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA REPUBBLICA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA STAMPA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL MESSAGGERO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL GIORNALE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

SCARICA L'APP