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SINTESI IN PRIMO PIANO – 3 febbraio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Fallito il tentativo di un Conte ter. Mattarella eslude il voto e incarica Mario Draghi.
– Navalny condannato a due anni e otto mesi. La protesta dell’occidente.
– Lo scontro con Arcuri. La Lombardia scatta con il piano di Bertolaso, le Regioni seguono: “Sul vaccino facciamo da soli”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Breda Marzio 
Titolo: Governo, il Colle chiama Draghi – L’appello di Mattarella ai partiti Serve un governo di alto profilo»
Tema: Crisi di governo

Ha un’espressione tirata ed è scuro in volto, Sergio Mattarella, quando a tarda sera annuncia che farà un governo «di alto profilo e che non debba identificarsi con alcuna formula politica». Un governo del presidente. Dunque suo. Guidato da Mario Draghi, l’estrema e la più autorevole risorsa del Paese, atteso già oggi a mezzogiorno al Quirinale. La crisi aperta 20 giorni fa con il ritiro della delegazione di Italia viva dalla maggioranza si chiude nel peggiore dei modi, per le attese di stabilità cui il capo dello Stato sperava di non dover rinunciare. O meglio, nel migliore dei modi soltanto per Matteo Renzi, il rottamatore in servizio permanente, che a questa tabula rasa mirava fin dall’inizio. E che ha fatto di tutto per vanificare le consultazioni sul Colle e la successiva esplorazione di Roberto Fico. A questo punto a Mattarella restavano solo «due strade tra loro alternative» e le spiega puntigliosamente davanti alle telecamere, per far capire com’è maturata la sua scelta e sgombrare eventuali recriminazioni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: Zingaretti: il Quirinale rimedia a un disastro Ora bisogna garantire il bene del Paese
Tema: Crisi di governo

Alle 22.50 Nicola Zingaretti rompe il silenzio: «Abbiamo fatto davvero di tutto per ricostruire una maggioranza, in un momento difficile». E il giorno più lungo da quando è segretario del Pd. E ancora scosso, Zingaretti, da quello che si è consumato nelle ore precedenti, da una trattativa estenuante nel cor so della quale il gruppo dirigente dei democratici ci ha provato fino in fondo, compatti attorno a Giuseppe Conte, definito «il punto di equilibrio della coalizione». Ma ora inizia una nuova fase. Sergio Mattarella ha evocato un governo di alto profilo che sarà guidato da Mario Draghi. «Il capo dello Stato — continua Zingaretti — che ringraziamo, con la sua iniziativa ha posto rimedio al disastro provocato dalla irresponsabile scelta della crisi di governo. Da domani saremo pronti al confronto per garantire laffermazione del bene comune del Paese». Non sarà certo un caso se nelle parole del segretario non c’è alcun riferimento all’ex governatore della Bce. Vada sé, che dal Nazareno la stima nei confronti di Draghi è riconosciuta a tutti livelli. Ma è altresì evidente che la delusione resta tanta per il passaggio che si è appena consumato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: La soddisfazione di Renzi: l’avvocato ha giocato male, non è un politico e si vede
Tema: Crisi di governo

«So che nel Pd e dentro i 5 Stelle c’è un certo subbuglio, però quando domani (oggi per chi legge, ndr) Sergio Mattarella farà un governo del presidente, dando l’ incarico a Una personalità come Mario Draghi, chi di loro gli dirà mai di no?»: a sera Matteo Renzi è stanco ma soddisfatto, con la sua piccola pattuglia di parlamentari e il due per cento nei sondaggi è arrivato lì dove voleva arrivare. A un governo sorretto da una maggioranza Ursula (cioè con Forza Italia dentro) che magari si appoggia anche sull’astensione della Lega. E ai suoi confessa: «Si vede che Conte non è un politico perché ha :giocato male la partita sin dall’inizio, ha tentato la prova di forza senza avere la certezza di poterla vincere».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Guerzoni Monica
Titolo: Lo stop di Italia viva, l’ira degli ex alleati L’ultimo psicodramma Poi cala il sipario
Tema: Crisi di governo

Il sipario sulla crisi più incomprensibile degli ultimi decenni lo tira giù il presidente Mattarella, con il tono grave delle occasioni mancate. Adesso basta, è il senso di un appello che gronda angoscia e chiama alla responsabilità nazionale i partiti, perché «conferiscano fiducia a un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna forza politica». Basta scontri, sospetti, trattative, giochi al rialzo. Basta veti e controveti. Alle 12 Mario Draghi salirà al Quirinale e i protagonisti della crisi, Conte, Renzi, Zingaretti, Franceschini, Di Maio, Crimi, Boschi, Bonafede, dovranno fare un passo indietro.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: I partiti sorpresi Da M5S a Forza Italia divisioni e aperture – L’apprezzamento di Berlusconi Meloni: lavoreremo per la nazione
Tema: Crisi di governo

Adesso bisognerà cercare di «restare uniti», come per tutto il giorno ha predicato Matteo Salvini al telefono con tutti gli alleati. Prendere assieme una posizione che non faccia saltare per aria il centrodestra, oltre alla maggioranza giallorossa. Bisognerà rispondere all’appello drammatico del capo dello Stato, e non sarà facile mantenere una posizione unitaria, come sarà difficile dire no alla chiamata alla responsabilità. Perché è un governo di vera salvezza nazionale quello per il quale Mattarella chiede sostegno, e l’impresa è affidata a quel Mario Draghi che lo stesso Salvini aveva in passato evocato come autorevole e impeccabile profilo di un ipotetico governo di tutti. Per il voto si schiera ancora, nettamente, Giorgia Meloni. Che assicura però un atteggiamento non ostile a un futuro governo, – anche «dall’opposizione», per il bene del Paese: «Non penso che la soluzione ai gravi problemi sanitari, economici e sociali della Nazione sia l’ennesimo governo nato nei laboratori del Palazzo e in mano al Pd e a Renzi. In una democrazia avanzata i cittadini, attraverso il voto, sono padroni del proprio destino. Anche quando la situazione è difficile. Soprattutto quando la situazione è difficile».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Labate Tommaso 
Titolo: Conte lascia con amarezza: ho sbagliato a dimettermi, forse se non lo avessi fatto…
Tema: Crisi di governo

«Era tutto già scritto. Renzi aveva già un accordo col centrodestra. Salvini e Berlusconi gli hanno garantito che ci staranno, altri non potranno che accodarsi. A me era chiaro sin da subito, a qualcun altro forse no». Alle dieci di sera, dopo aver ascoltato le brevi comunicazioni del presidente della Repubblica con tanto di convocazione di Mario Draghi per stamattina alle 12, Giuseppe Conte vive il suo personalissimo «game over» con sentimenti contrastanti. Dicono che succede spesso quando si vive una sconfitta cocente, quando si prova una delusione bruciante, nel momento esatto in cui si capisce che il vicolo in cui ti sei infilato non porta da nessuna parte; strano ma vero, nella testa dell’ormai ex presidente del Consiglio — più che l’amarezza e lo sconforto che apparirebbero ovvi e scontati in istanti come quelli — c’è quasi la rivendicazione propria di chi si accontenta, al triplice fischio, di aver fiutato prima di altri quello che stava succedendo. Ai ministri che lo chiamano per manifestargli la propria vicinanza, l’avvocato consegna poche parole. Con un paio di loro si dilunga sulla battuta su Renzi che chissà da quanto tempo aveva sulla punta della lingua, sperando che non arrivasse mai il momento di pronunciarla. «Per citare il poeta, sono sereno…».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Giannini Massimo 
Titolo: L’editoriale – Per l’Italia è l’ultima chiamata
Tema: Crisi di governo

Persino in questa Italia, avvitata nell’emergenza permanente, l’impensabile diventa forse possibile. Oggi Mario Draghi salirà dunque al Colle. Per ricevere l’incarico e salvare un Paese incagliato nelle secche della pandemia e dell’economia. Al fondo di una crisi di governo degenerata in crisi di sistema, il Capo dello Stato ha trovato la soluzione più forte, più alta, più credibile. Dobbiamo essere grati una volta di più a Sergio Mattarella. In due minuti ha spazzato via due mesi di penose e indecorose camarille di una coalizione esausta. E ha indicato la via più convincente per scongiurare elezioni anticipate e mettere in sicurezza la campagna vaccinale e il Recovery Plan. Ci sarà tempo per riflettere sui vincitori e i vinti di questa partita di Palazzo. Su come sia stato possibile che il principale generatore del problema, cioè Renzi, sia stato anche il più abile a suggerire la soluzione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: Il commento – Cosa serve al Paese – Cosa serve all’Italia per ripartire
Tema: Crisi di governo

La candidatura di Mario Draghi come risposta al fallimento della coalizione tra M5S, Pd e lv e a una deriva elettorale ad alto rischio è l’antidoto più potente che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, potesse scegliere. E l’appello a «tutte le forze politiche» perché appoggino un suo governo «di alto profilo» esprime la gravità della situazione e la volontà di non assecondare manovre di piccolo cabotaggio che avrebbero conseguenze devastanti. Convocando per questa mattina l’ex presidente della Banca centrale europea il Quirinale spedisce un doppio segnale: alle cancellerie occidentali e all’opinione pubblica italiana. È il tentativo di reagire con una risposta al massimo livello alla seconda rottura di una maggioranza in meno di tre anni di legislatura partorita dalla vittoria populista del 2018.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Uno storico cambio di scenario
Tema: Crisi di governo

La rapidità con cui ll capo dello Stato ha dato forma al “governo del presidente” segnala la gravità della crisi dopo il fallimento della pallida esplorazione affidata a Fico. Escluse ancora una volta le elezioni anticipate, restava solo la decisione che ieri sera Mattarella ha annunciato senza indugio. La convocazione di Mario Draghi era nell’aria, ma è avvenuta con una precipitazione quasi drammatica, senza passare attraverso ulteriori consultazioni, ossia senza la liturgia tipica di questi momenti. Con ciò Mattarella ha riconosciuto il carattere eccezionale degli eventi che hanno portato all’estromissione dell’avvocato Conte e alla fine dell’asse privilegiato Pd-5S, almeno in questa fase. Siamo entrati in un territorio sconosciuto perché la crisi, al punto in cui siamo, non assomiglia a quelle del passato. Non è una crisi stile Prima Repubblica, quando i partiti si muovevano su una griglia sperimentata e usavano tra loro codici politici senza misteri. E in fondo non è paragonabile nemmeno a quella del 2011 che segno la fine del governo Berlusconi, travolto dallo “spread”, e l’inizio delle larghe intese affidate a Mario Monti. Ma oggi quasi tutto è più sfilacciato di allora, causa la pandemia e le inquietudini sociali crescenti. Come e più del 2011. esiste il problema di essere credibili in Europa attraverso il buon uso del “Recovery” – e la necessità di affrontare il complesso di problemi che il “virus” ha esasperato, ma le cui radici sono lontane e coincidono con le mancate riforme, l’arretratezza amministrativa, il buco nero della giustizia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: «Ci dica lui che vuole fare E decideremo» – «Non conta il nome ma cosa vuole fare L’ho già detto anche a Draghi»
Tema: Intervista a Matteo Salvini – Crisi di governo

«Il problema, non è il nome della persona. E io l’ho anche detto a questa persona. II punto è che cosa vuole fare e còn chi». Matteo Salvini ha ascoltato il presidente della Camera Fico, il capo dello Stato e gli alleati di coalizione. Poi, posta l’articolo i della Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo…». Un ennesimo promemoria sulla necessità di andare al voto. Però, il drammatico appello del presidente Mattarella, ora la responsabilità è anche nelle sue mani. Non crede? «Noi abbiamo cinque priorità. E su queste decideremo. Come le dicevo, il punto non è il nome della persona. È lui che ci deve dire che cosa intende fare. Per noi, si possono approvare rapidamente i decreti su queste priorità, e poi andare al voto a maggio o giugno. Entro l’u aprile si può concludere il lavoro di approvazione delle misure urgenti per il Paese».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R.R. 
Titolo: Pfizer, dal vaccino 15 miliardi di ricavi Verso un nuovo piano nazionale
Tema: Vaccini

Il colosso farmaceutico Usa Pfizer che ieri ha pubblicato i suoi risultati trimestrali stima un incasso di 15 miliardi di dollari solo dalle vendite del vaccino anti-Covid nel 2021. Con il fatturato che potrebbe aumentare se l’azienda dovesse siglare dei contratti aggiuntivi. Il vaccino sarebbe quindi uno dei più grandi successi nella storia dell’industria farmaceutica. Le previsioni arrivano insieme a un stima complessiva tra 59,4 e 61,4 miliardi di dollari per i ricavi di Pfizer nel 2021, il che significa che circa un quarto delle vendite totali attese arriverà dai vaccini anti-Covid. Pfizer stima un margine netto di guadagno del 25-30% sul vaccino, cioè di circa 4 miliardi di dollari. I profitti sono divisi a metà tra Pfizer e l’azienda tedesca Biontech con cui ha sviluppato il farmaco. L’azienda americana conta di consegnare due miliardi di dosi di vaccino nel 2021.I maggiori contratti firmati finora prevedono un prezzo medio di 19 dollari per dose. Anche se il contratto con l’Europa (riservato su questi aspetti) prevederebbe un costo di circa 12 euro. A titolo di confronto sempre i contratti siglati dall’Unione europea prevedono che il vaccino Moderna venga acquistato con un costo di 18 dollari mentre quello di Johnson&Johnson che potrebbe essere autorizzato a marzo costerà circa 8,5 dollari, ma ne servirà una sola dose. Il più economico di tutti invece è quello sviluppato da AstraZeneca che l’Ue si sarebbe assicurata a un costo di 1,78 euro. Intanto l’talia sta riorganizzando la campagna di vaccinazione: oggi incontro tra le Regioni e il ministro Boccia. Bertolaso gestirà la campagna vaccinale in Lombardia
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Testata:  Giornale 
Autore:  Berlusconi Silvio 
Titolo: L’Italia è senza una guida nell’emergenza più grave Ecco il piano vaccinale per battere la pandemia
Tema:  Piano vaccinale

Ancora una volta la classe dirigente del Paese si dimostra lontana dalle esigenze dei cittadini e delle categorie produttive. Non ci sarebbe davvero tempo da perdere: ogni giorno che passa significa nuove vittime, nuovi contagi, nuove aziende che chiudono, nuovi posti di lavoro che vanno perduti, nuovi operatori economici ridotti sul lastrico. Speriamo almeno che le trattative in corso non dimentichino di dare indicazioni concrete, per il contrasto alla pandemia sul piano sanitario ed economico. Visto però come vanno le cose, è lecito dubitarne. Non deve sfuggire a nessuno che la prima risposta dev’essere quella sanitaria. Se non si riesce ad attenuare e in prospettiva ad azzerare la circolazione del virus ogni provvedimento di ristoro sarà insufficiente o addirittura illusorio. Oggi la scienza ci offre un’unica speranza di uscita dalla pandemia in tempi relativamente brevi: il vaccino che da qualche settimana è in distribuzione in tutto il mondo. La campagna vaccinale dovrebbe essere dunque la prima preoccupazione di chi guida il Paese. Altre nazioni, come Israele, stanno dimostrando che è possibile arrivare in poche settimane a coprire una quota significativa della popolazione. Da noi c’è scarsa chiarezza, ci sono notizie e previsioni contraddittorie, si stimano tempi davvero inaccettabili per giungere ad una copertura adeguata della popolazione.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Giannoni Alberto 
Titolo: La Lombardia scatta, le Regioni seguono: «Sul vaccino facciamo da soli» – «A giugno tutti i lombardi vaccinati»
Tema: Piano vaccinale

Vaccinare i lombardi entro fine giugno. È un obiettivo ambiziosissimo quello indicato da Guido Bertolaso, da ieri al timone della campagna vaccinale della regione più popolosa d’Italia. Una campagna destinata a partire in anticipo rispetto a quanto annunciato, con gli ottantenni che cominceranno a essere coperti dal 24 febbraio. Una campagna 24 ore su 24, per 7 giorni alla settimana, governo permettendo. A quattro giorni dalla prima telefonata, ricevuta dal presidente Attilio Fontana e dalla vice, Letizia Moratti, l’ex capo della Protezione civile dunque ha tratteggiato così – nel corso della conferenza stampa a Palazzo Lombardia – i contorni di quella che dovrà essere «la più grande e importante operazione di Protezione civile che si sia mai svolta in Italia». Con toni da leader carismatico, Bertolaso ha fatto appello al lavoro di squadra, e a Palazzo Lombardia, per questa «missione vaccini», sarà posto al vertice di un organismo collegiale composto, oltre che da Fontana e Moratti, anche dall’assessore alla Protezione civile Pietro Foroni. Il suo arrivo è stato salutato con entusiasmo da tutto il centrodestra, ma non solo, e lui ha tenuto a sottolinea *** re il suo profilo di civil servant. Eppure, ha fatto sapere, quando ha chiesto la collaborazione di alcune figure della sua vecchia squadra, a Roma, ha ricevuto solo risposte negative per ragioni di schieramento politico.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: Nel 2020 Pil Italia giù dell’8,8%, +2,3% il dato acquisito sul 2021
Tema: Pil

L’Italia, il primo paese occidentale colpito dalla pandemia Covid-19, ha chiuso il 2020 con una caduta del prodotto interno lordo del 8,8% (-8,9% nella media dei dati trimestrali corretti per i giorni lavorativi). Una perdita di reddito nazionale senza precedenti nella storia recente che poteva essere ancor peggiore se non ci fosse stata la sostanziale tenuta dell’industria e della manifattura. Nell’ultimo trimestre il calo del Pil e stato del 2% su basi congiunturali, una variazione migliore delle attese ma che ha determinato un ampliamento del calo tendenziale da -5,1% del trimestre precedente a -6,6%. Istat nella stima preliminare ieri collega la nuova contrazione dell’economia, dopo il rimbalzo estivo del 16%, alle nuove misure di contenimento dell’emergenza sanitaria decise dal governo e al netto peggioramento della congiuntura dei servizi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Pil, per l’Italia un calo dell’8,9% Recovery, in bilico 26 miliardi
Tema: Pil

I dati della decrescita dell’Italia e del resto d’Europa sono arrivati ieri, appena più clementi di quanto si pensasse. L’Italia nel 2020 perde l’8,9% di prodotto lordo, registra l’Istat. Solo negli ultimi tre mesi dell’anno perde il 2% rispetto al trimestre precedente. Secondo l’Eurostat, l’area euro cala del 6,8% in tutto l’anno e dello 0,7% nell’ultimo trimestre. Ma neanche questa sorpresa, marginalmente positiva rispetto alle attese, può mascherare la sostanza: l’Italia oggi è un vaso di coccio, inserita in un altro vaso di coccio che è l’Europa, e in mano a politici di coccio. Questi ultimi non lo sono solo per la fragilità del sistema dei partiti in piena crisi di governo. Lo sono anche nel senso a loro familiare che si usa a Roma: non capiscono; si affidano a poche ma fasulle certezze mentre il resto del Paese vive una transizione drammatica. La prima è che ci sia ancora molto tempo per presentare un Recovery plan, perché comunque lo si potrà mandare a Bruxelles entro inizio maggio. E’ la data della scadenza ultima, in effetti. Ma pochi a Roma sembrano aver capito che, se aspetta fino ad allora, l’Italia rischia di perdere accesso all’acconto di 26 miliardi previsto in pagamento già quest’anno.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Orlando Luca – C.Cas. – I.Ve. 
Titolo: L’industria argina il crollo economico
Tema: Industria

«Pensavamo di perdere il 25-30% e invece alla fine chiudiamo l’anno con un milione di ricavi in più: chi l’avrebbe mai detto?». Non a tutti è andata così ma il racconto di Maria Vittoria Falchetti, terza generazione imprenditoriale nella componentistica auto, offre una sintesi interessante. Perché il suo gruppo, Mta di Codogno, è stato il primo grande componentista a cadere nella voragine del lockdown. Prima simbolo dell’impasse della manifattura, ora icona della sua rinascita, con ricavi (157 milioni) che quasi insperabilmente in Italia superano i livelli del 2019 e prospettive ancora migliori, con ordini oltre le attese e una produzione che perla prima volta nella storia dell’azienda è stata attiva anche il giorno di Natale. Racconto che con i dovuti aggiustamenti e con scale di valori diverse vale per gran parte della manifattura, abbattuta dal Covid a marzo e aprile ma in grado di risalire la china oltre le stime.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bricco Paolo 
Titolo: L’analisi – Le fabbriche hanno colmato il tonfo del 15% previsto a marzo
Tema: Industria

Va avanti cosi da cento anni. E, da cento anni, tutti ne beneficiano e in pochi se ne accorgono. Perché, in Italia, nulla sembra più invisibile delle fabbriche. E niente appare più misconosciuto della nostra identità (profonda) e del nostro (nascosto) orgoglio manifatturiero. Il Paese non crolla perché l’industria italiana ha un nocciolo duro solido, è resistente anche quando è scossa da un disorientamento strategico come quello di oggi, è strutturata per quanto sia quasi separata dal resto della società e non di rado venga osteggiata da ceti dirigenti politici e amministrativi che non sono mai entrati in uno stabilimento. La flessione del Pil del 2% nell’ultimo trimestre del 2020 rispetto al trimestre precedente ha permesso di limitare la caduta del Pil nell’anno del Covid-19 a un drammatico -8,8%, che avrebbe potuto assumere il profilo tragico del -15% stimato, per esempio, da Goldman Sachs all’inizio del caos. In questo caos, un minimo di ordine si è ricomposto grazie alla tenuta di una manifattura che, soprattutto nell’ultimo periodo dell’anno, ha ampiamente compensato il crollo dei consumi interni e l’incognita di servizi della pubblica amministrazione ai tempi dello smart-working di massa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Guterres Antonio – von der Leyen Ursula – Macron Emmanuel 
Titolo: Il multilateralismo aiuterà la ripresa del mondo – Il multilateralismo aiuterà la ripresa globale
Tema: La ripresa

Un appello per una crescita economica più inclusiva, trainata da un commercio basato su regole condivise e standard elevati. È il futuro di un nuovo multilateralismo che non lasci indietro i più poveri, che non alimenti le diseguaglianze e anzi le riduca. La gravi crisi che abbiamo vissuto, la pandemia, il ritorno dei nazionalismi e dei sovranismi insegnano che per plasmare gli anni a venire sono necessarie scelte ambiziose. C’è un importante lavoro da compiere, la ricostruzione del consenso attorno a un ordine mondiale basato sullo stato di diritto. E sulla sostenibilità ambientale. In questo senso gli impegni presi nella lotta al cambiamento climatico dovranno essere intensificati in vista della Conferenza internazionale di Glasgow (Cop26) a novembre. Il mondo post Covid-19 non sarà più lo stesso di prima.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Bce: ora interventi di stimolo più mirati
Tema: Bce

Le misure fiscali adottate dai Paesi nell’area dell’euro nel 2020 per contrastare la pandemia hanno avuto dimensioni senza precedenti e sono state molto più ampie e più omogenee rispetto agli stimoli adottati nella grande crisi finanziaria dei 2oo9. Gli Stati dell’Eurozona hanno risposto in maniera uniforme allo shock del Covid-19 con interventi dettati dall’emergenza per fornire liquidità a imprese e famiglie e proteggere posti di lavoro: e hanno funzionato, hanno contenuto l’impatto della pandemia sull’economia. Per sostenere la ripresa post-coronavirus, tuttavia, servirà un cambio di passo: le politiche fiscali dovranno dare «stimoli mirati e temporanei» adattati alle caratteristiche specifiche della crisi, ai margini di manovra del bilancio dei singoli Stati. Gli investimenti pubblici, accompagnati da un utilizzo veloce del Next Generation EU e dalle riforme strutturali, «giocheranno un ruolo centrale». È questa l’analisi della Bce sulle misure fiscali europee anti-Covid, contenuta nel Bollettino economico e pubblicata ieri a firma di Stephan Haroutunian, Steffen Osterloh e Kamila Slawiriska.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sabatini Giovanni 
Titolo: La lettera – Sì alla bad bank, ma regole Ue troppo rigide
Tema: ‘Lettera’ di Giovanni Sabatini

Caro Direttore, l’articolo di Marcello Minenna pubblicato domenica sul suo giornale per l’importanza del tema trattato merita alcuni approfondimenti. L’articolo nel commentare l’andamento del credito in relazione alle politiche monetarie adottate dalla banca centrale europea indica, tra le determinanti della rallentata trasmissione delle politiche monetarie all’economia, una “elevata cautela delle banche a fronte del rischio di deterioramento della qualità del portafoglio prestiti”. Conclude quindi sull’opportunità di interventi a livello sovranazionale per risolvere il problema di un accumulo di crediti deteriorati (NPL) quale ad esempio la creazione di una “bad bank europea” o “asset management company – AMC” (nel linguaggio del Piano di Azione per gestire gli NPL recentemente lanciato dalla Commissione Europea). Condividendo in pieno la proposta, anche solo nella forma di una “rete” europea di AMC nazionali, gli andamenti osservati nelle grandezze creditizie trovano spiegazione in ulteriori elementi. Dal lato della domanda, il persistere di rilevanti condizioni di incertezza, sia per quanto riguarda l’estensione e la durata della pandemia e delle conseguenti misure restrittive sulle libertà personali ed economiche, sia per quanto riguarda le variabili geopolitiche e macroeconomiche, frena gli investimenti e i consumi delle famiglie come evidenziato dall’enorme crescita dei depositi non solo delle famiglie ma anche e soprattutto delle imprese.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Boeri Tito – Perotti Roberto 
Titolo: Le tre porte del Recovery
Tema: Recovery Plan

Qualunque sia il governo che uscirà dalla crisi, ci sono tre nodi che dovrà affrontare: I) moltiplicare per 30 la nostra capacità attuale di fare vaccini, II) rivedere il blocco dei licenziamenti adeguando gli ammortizzatori sociali e III) superare quota 100. Sono interventi costosi su cui sarebbe opportuno impegnare le risorse del Recovery Fund, anziché disperderle in interventi di dubbia utilità. Questo servirà anche a ridurre la litigiosità politica scatenata dal fiume di denaro europeo che ci ha investiti. In un mese abbiamo vaccinato con richiamo circa 500.000 persone. Come già spiegato su queste colonne, a regime dovremmo vaccinarne almeno un milione e mezzo alla settimana. Quindi per recuperare i ritardi attuali (non imputabili al governo) in futuro potremmo dover iniettare due milioni e mezzo di dosi alla settimana, fino alla fine dell’anno. Uno sforzo logistico immane, senza precedenti. Non siamo sicuri che nel governo ci si sia resi conto della sua portata.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Dragosei Fabrizio 
Titolo: Due anni e otto mesi a Navalny «Putin è un piccolo burocrate»
Tema: Il caso Navalny

Nessuna scusante per il fatto che l’imputato era in Germania ancora in cura per i postumi del gravissimo avvelenamento da Novichok, la potente sostanza nervina che gli era stata infilata nelle mutande ad agosto. Aleksej Navalny ha saltato i controlli di fronte all’autorità penitenziaria e quindi la condizionale viene annullata: dovrà scontare interamente in carcere la condanna inflitta nel 2014. Tre anni e mezzo, ridotti a due anni e otto mesi perché l’imputato aveva già trascorso lo mesi ai domiciliari. Il giudice è rimasto a lungo in camera di consiglio prima di emettere il verdetto. Nel frattempo la polizia provvedeva a blindare il centro di Mosca e di San Pietroburgo in vista della possibile reazione dei sostenitori del principale avversario politico di Vladimir Putin.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Castelletti Rosalba 
Titolo: Navalnyj condannato “Non metterete in cella tutta la Russia”
Tema: Il caso Navalny

Tre anni e mezzo di carcere. Sentenza scontata. Eppure nel silenzio pesante del tribunale di Mosca irrompe come uno squarcio. Aleksej Navalnyj ascolta il verdetto in piedi, calato in una felpa blu, le mani in tasca nei pantaloni beige. Poi sorride, punta il dito verso la moglie Julia e traccia un cuore sul vetro dell’acquario, la gabbia di vetro che lo separa dall’aula. «Andrà tutto bene», le urla mentre le guardie lo portano via. Era tutto scritto. Sopravvissuto al Novichok, l’infaticabile tensore dei circoli del potere che negli ultimi dieci anni si è imposto come il principale oppositore di Vladimir Putin aveva scelto il carcere nel momento in cui il 17 gennaio aveva scelto di tornare in patria dalla Germania dove lo avevano salvato dal coma. La giudice Natalia Repnikova ha impiegato più di due ore per elaborare un verdetto che non ha sorpreso nessuno.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Gli Usa ricompattano l’Europa contro Putin “Rispetti i diritti”
Tema: Il caso Navalny

È subito alta tensione fra Joe Biden e Vladimir Putin, per la condanna dell’oppositore russo Aleksej Navalnyj. Gli Stati Uniti guidano la reazione che viene da tutto l’Occidente. Da Berlino, Londra, Parigi, è un coro unanime, all’insegna della compattezza tra alleati atlantici. Domani il responsabile della politica estera Ue, Josep Borrell, arriva in Russia. Si apre un altro fronte di crisi internazionale perla nuova Amministrazione Usa, che riesce a cementare gli alleati ma deve affrontare un dilemma: che cosa fare, in concreto, per castigare il nuovo inasprimento della repressione in Russia? Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, esprime «profonda preoccupazione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Perché il generale del Myanmar ha rotto il patto con Suu Kyi
Tema: Myanmar

«Questa soluzione era inevitabile, dovremo guidare il Paese fino alle nuove elezioni». Non ha dato altre spiegazioni il generale Min Aung Hlaing, comandante dell’esercito birmano e capofila del golpe di lunedì. La dichiarazione è stata pubblicata sulla pagina Facebook di «Tatmadaw», nome ufficiale delle Forze armate del Myanmar (Birmania). In passato, il generale si sarebbe rivolto direttamente ai suoi sostenitori dal suo account personale di Facebook; coltivava i social network perché inseguiva la popolarità e aveva ambizioni presidenziali. Ma nel 2019 la sua pagina è stata oscurata perché «incitava all’odio etnico» (contro la minoranza Rohingya che secondo lui non faceva parte della nazione birmana e doveva essere cacciata con la forza). Non ci sono notizie certe di Aung San Suu Kyi, il volto presentabile anche se solcato da molte rughe politiche, del governo deposto dai militari. La Signora sarebbe sotto sorveglianza nella sua residenza della capitale Naypyidaw «in buona salute», secondo un esponente del suo partito.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Polese Luca 
Titolo: Myanmar, furia militare Centinaia di parlamentari in manette dopo il golpe
Tema: Myanmar

Durante il golpe militare di lunedì mattina in Myanmar, oltre al presidente Win Myint e Aung San Suu Kyi, sono stati arrestati un centinaio di esponenti di spicco – sia a livello nazionale, sia a livello regionale – della National Leaguefor Democracy (N1d) e diversi noti attivisti politici. Pur non avendo conferme ufficiali, sembrerebbe che molti siano stati rilasciati nella giornata di ieri. Alcuni, invece, si troverebbero agli arresti domiciliar*. E altri, compresi Win Myint e Aung San Suu Kyi, sarebbero ancora detenuti dalle forze armate in un luogo che non è stato reso pubblico. «Chiediamo la liberazione della nostra leader e di tutte le persone arrestate, il riconoscimento delle elezioni e di consentire al nuovo parlamento di riunirsi», ha scritto sul suo account personale May Win Myint, membro del Comitato centrale dell’Nld, che conosce molto bene la repressione del Tatmadaw – il potente esercito del Myanmar – e che ha passato sette anni nelle galere del Paese proprio per aver tentato di incontrare furtivamente la Suu Kyi, che anche all’epoca era agli arresti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Sull’immigrazione Biden cancella Trump “Un sistema più umano”
Tema: USA

Aiutiamoli a casa loro, diventa un motto di Joe Biden. Nella giornata dedicata all’immigrazione, il nuovo presidente cambia filosofia rispetto a Donald Trump, ma non cancella tutte le misure del suo predecessore. Il messaggio è inclusivo, accogliente e rassicurante, le azioni sono ben più caute. «L’America – dice Biden – è più forte, più sicura e più prospera con un sistema d’immigrazione umano, ordinato e regolato. Un sistema che accoglie gli stranieri, tiene unite le loro famiglie, consente a tutti – immigrati recenti e coloro che sono qui da generazioni – di contribuire pienamente al benessere del nostro Paese». Le conseguenze concrete non sono una rivoluzione totale. Molti controlli alle frontiere introdotti da Trump resteranno in vigore, perché Biden ha firmato un ordine esecutivo che ne dispone un “riesame”, non un’abrogazione
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sar. 
Titolo: Gli avvocati di Trump: processo incostituzionale
Tema: USA

Gli avvocati di Donald Trump, David Schoen e Bruce Castor, hanno presentato ieri la prima memoria difensiva al’ Senato. Nel documento di 14 pagine vengono respinte le accuse fatte nell’impeachment. l due legali sottolineano come la Costituzione non consenta di mettere sotto processo un’ex presidente. Un’interpretazione, però, non condivisa dalla maggior parte della comunità giuridica americana. Schoen e Castor rigettano anche íl merito dell’addebito principale: Trump non ha mai incitato all’insurrezione. Era, invece, suo diritto «esprimere un’opinione», contestando il risultato delle elezioni. Conclusione: il Senato «non ha giurisdizione sull’ex presidente».
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