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SINTESI IN PRIMO PIANO – 29 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:
– Italia, ieri quasi 25mila contagi. Piano per il lockdown “morbido”
– Le Borse europee tracollano, Milano -4%
– Licenziamenti, spunta l’ipotesi di stop selettivo fino a marzo
– Mediobanca, vince la lista del cda
– Charlie Hedbo, Erdogan infiamma l’Islam
– Covid-19, Francia e Germania ordinano le chiusure

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Speranza: «Focus su Milano e Napoli». Salgono i contagi, con il record di tamponi. Borsa giù del 4% – Rischio lockdown, focus su Milano e Napoli
Tema: rischio lockdown
Su Milano e Napoli l’attenzione è massima. La curva del virus si è impennata e non vuole piegarsi. «Focus specifico sulle due città», è la sintesi della lettera che il ministro Speranza ha mandato ai sindaci Sala e de Magistris, che gli avevano scritto allarmati per le parole del suo consulente, Ricciardi («lockdown necessario»). Nel governo il termine inglese che mette i brividi non e più un tabù, anche per il Paese intero. «Aspettiamo Francia e Germania», era il leitmotiv ieri mattina tra il ministero della Salute e Palazzo Chigi. E a sera, dopo che Macron e Merkel hanno annunciato le nuove chiusure, nel governo italiano non si parlava d’altro: «Lockdown». Non ora, non subito. Speranza lavora per evitarlo, ma ha paura che il sistema sanitario non regga. Sul suo tavolo c’è un grafico allarmante che rivela come «il sistema di testing non riesce a reggere al meglio l’impatto dell’aumento dei contagi». Quanto a Milano e Napoli, ai sindaci il ministro. scrive che il sistema di monitoraggio «segnala una tendenza netta che richiede la massima attenzione di ogni livello istituzionale». Zone rosse in arrivo? Il governatore De Luca è infuriato per le valutazioni di Ricciardi e ha scritto a Conte per sottolineare le «sconcertanti affermazioni di consulenti sanitari nazionali relative alla Campania». Anche il premier è preoccupato, ma nel vertice con i sindacati allontana il lockdown nazionale: «Diamo il tempo alle misure restrittive appena approvate di dispiegare appieno i loro effetti». Poche ore prima però, durante il question time alla Camera, lo stesso premier invitava a guardare a Francia e Germania, «costrette ad annunciare severe misure restrittive».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: La strategia di Conte: tre piani di riserva altrimenti sarà lockdown – In un giorno 25mila contagi Conte: evitiamo la catastrofe
Tema: rischio lockdown
I quasi 25 mila nuovi contagi di ieri sanciscono il sorpasso: le persone attualmente positive in Italia, oltre 276 mila, sono ormai di più di quelle fin qui guarite, 275 mila. E soprattutto continuano ad aumentare le vittime, che ieri hanno superato di nuovo la soglia dei 200 (205), i ricoveri in terapia intensiva (+125) dove sono ormai occupati la metà dei 3.000 posti considerati la soglia massima di allarme, e i ricoveri ordinari, 1026 in più. E la fotografia aggiornata di quello che, rispondendo al question time in Parlamento, il premier Conte ha definito «lo scenario di tipo 3», quello nel quale «senza misure severe il virus sfuggirebbe di mano. Misure severe ma assolutamente necessane. E questa la valutazione, «assoutamente condivisa dal Comitato tecnico scientifico», sottolinea Conte, fatta dal governo che resta fermo – nonostante l’onda crescente delle proteste di piazza – sulle chiusure adottate, sperando che l’avanzare ancora esponenziale dei contagi conceda il tempo necessario (almeno due settimane) per valutare gli auspicati effetti positivi delle restrizioni decise. Conte difende il suo Dpcm ribadendo lo sforzo di «ridurre i contagi, da un lato per preservare la tenuta del Sistema sanitario nazionale e dall’altro scongiurare un lockdown generalizzato che ci danneggerebbe ancor di più». Il Dpcm, dunque – spiega il premier – non ha fatto altro che disporre le misure già previste per lo scenario 3: possibilità di interruzione di alcune attività particolarmente a rischio, possibilità di lezioni scaglionate perla scuola, incremento dello smart working per decongestionare i trasporti. I trasporti, appunto. È questo il tallone d’Achille del sistema Italia, Conte lo ammette: «È evidente che ci sia un’oggettiva difficoltà di assicurare che le misure di sicurezza e distanziamento siano rispettate nel corso dell’intera giornata. Le restrizioni adottate sono finalizzate ad alleggerire i flussi, il Mit sta valutando l’incremento del numero di corse negli orari in cui l’afflusso è maggiore». E però Conte richiama le regioni alle loro responsabilità per i mancati interventi nei mesi scorsi per potenziare i trasporti locali nonostante i fondi, 300 milioni di euro, distribuiti dal governo, più di metà dei quali (180 milioni) non sono mai stati spesi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: Boom di contagi in Italia. Ospedali sotto pressione. Attese di tre giorni al pronto soccorso di Genova – Il contagio galoppa, lockdown light in arrivo Il premier: “Aspettiamo 15 giorni, poi si vede”
Tema: rischio lockdown
Il modello è la Francia e quanto ha annunciato Macron potrebbe essere copiato da noi con due settimane di ritardo. Ma attenzione, spiega chi nel governo monitora la crisi, il problema non sono solo i numeri, ma la capacità di reggere del sistema: se si riuscisse ad alleggerire il carico negli ospedali, con i tamponi dai medici di base, magari si potrebbe evitare di richiudere tutto. Se invece la soglia dei contagi salisse troppo, allora si dovrebbe passare al livello 4: chiusi bar, ristoranti, negozi, i confini tra le regioni. Aperti solo fabbriche, uffici e scuole elementari. A chiederlo per primo è Matteo Renzi: «Meglio un lockdown totale che queste mezze misure». Ma anche tra ministri e parlamentari più in contatto con gli scienziati – che fotografano uno scenario in rapido peggioramento – l’ipotesi di un «lockdown light» tra due settimane non viene esclusa. I ministri più rigoristi invitano a guardare alla Francia, «i nostri numeri portano là», dicono. Lo stesso ministro Roberto Gualtieri, nei suoi conversari dice che «la misura migliore per l’economia è contenere la pandemia e qualsiasi cosa si deciderà ci saranno le risorse per sostenerlo». Insomma, citando Draghi, «va fatto tutto quello che è necessario fare». Il solo a frenare sembra essere il premier: «Aspettiamo gli effetti delle misure del Dpcm nei prossimi 15 giorni, poi vedremo», dice al vertice con i sindacati, smentendo un lockdown la prossima settimana.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Il retroscena – Il vertice-processo con i capigruppo: «Così non va bene»
Tema: verifica di governo

Non è stata una riunione di routine quella che martedì sera ha visto Giuseppe Conte confrontarsi con i capigruppo della maggioranza. Se non si è trattato di un processo al premier poco ci è mancato. I presidenti dei deputati e dei senatori dei partiti della coalizione di governo infatti hanno criticato la gestione dell’emergenza e hanno contestato a Conte la mancanza di un coinvolgimento del Parlamento. Tutti i capigruppo, fatta eccezione per Gianluca Perilli, che guida la truppa grillina al Senato, hanno mosso rilievi e sollevato obiezioni. Nella riunione, che è cominciata verso le dieci di sera ed è andata avanti fino all’una di notte, la più dura è stata Maria Elena Boschi. La capogruppo di Italia viva alla Camera ha esordito con una «provocazione»: «Chiedo la verbalizzazione di questa riunione così non si potrà raccontare che non diciamo le cose nelle sedi opportune». Una frecciata diretta a Conte che aveva criticato la ministra Teresa Bellanova, accusandola di aver fatto retromarcia sul Dpcm dopo aver partecipato a tutte le riunioni. Boschi ha poi chiesto al premier di mostrare tutti «i dati scientifici» in base ai quali si è deciso di chiudere musei e teatri e di limitare l’orario di bar e ristoranti. Conte le ha replicato che quei dati verranno resi noti dal ministero della Salute. I capigruppo nel corso della lunga riunione si sono lamentati del fatto che gli ultimi decreti del governo, quello sulla giustizia e il cosiddetto «decreto Ristori», non siano stati fatti conoscere prima al Parlamento: «Come credete che si possano votare tutti i provvedimenti se prima non li discutete con noi?», è stata l’obiezione mossa al premier.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Intervista a Matteo Renzi – Renzi: il premier non faccia il populista Basta con gli slogan – Renzi “Il Dpcm crea tensioni ma non ferma il virus Conte non faccia il populista”
Tema: verifica di governo
Intervistato da Repubblica il leader di Italia Viva Matteo Renzi invoca «decisioni basate su valutazioni scientifiche e non su emozioni irrazionali. Dovremo convivere con il virus ancora per qualche mese: proprio per questo occorre organizzarsi in modo lucido, non con scelte improvvisate». Cos’è che secondo lei è stato deciso In base alle emozioni? «Il decreto è tecnicamente sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma sulle ansie di alcuni ministri preoccupati. È un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati. Fomenta le tensioni sociali di un Paese diviso tra garantiti e non, crea un doppio binario sui ristori economicamente insostenibile nel medio periodo. L’utilità del dpcm dal punto di vista sanitario è tutta da dimostrare, mentre è certo sia dannoso a livello economico e sociale. E inoltre tradisce una visione ottocentesca della cultura vista come mero divertimento di cui si può fare a meno e non come pilastro – anche economico – della nostra identità: preoccuparsi dei cinema e dei teatri senza aver fatto funzionare trasporti e tamponi è umiliante». Conte la accusa di voler fare “giochini politici” che non può accettare. Certo non in questo momento. «Questo modo sbrigativo di rispondere alle critiche mi sembra più adatto a un populista che a un premier. Che vuol dire giochini politici? Vorrei ricordare che senza i miei giochini politici di un anno fa oggi Conte farebbe il professore all’Università di Firenze e in queste ore si occuperebbe di come funziona la didattica online da Novoli, non di dpcm. Io faccio politica, non giochini. E suggerisco al premier di farsi aiutare dalla sua maggioranza anziché considerarsi depositario della verità. Vogliamo dare una mano, ma fare politica per noi non è una parolaccia, non siamo populisti noi». Il  segretario pd chiede coesione rivolgendosi anche all’opposizione. A chi parla secondo lei? «Credo che voglia dividere Forza Italia da Salvini e Meloni. ll disegno è comprensibile, ma non penso che Berlusconi lascerà la destra, men che mai prima delle elezioni amministrative di Milano e Roma. Sono scettico ma se sono rose fioriranno».
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Testata:  Giorno – Carlino – Nazione 
Autore:  Coppari Antonella 
Titolo: Intervista a Carlo Calenda – «Serve un governo d’unità nazionale Draghi sarebbe il premier ideale»
Tema: verifica di governo

Fuori dai denti: il governo è in grado di gestire una crisi cosi grave o sta inseguendo il virus? «Sono i numeri a dirlo: il governo insegue il virus sia dal punto di vista sanitario che da quello economico». Dunque? Carlo Calenda, leader di Azione ed ex ministro del centrosinistra, non ha dubbi sulla ricetta. «Serve un governo di unità nazionale. L’Italia ha bisogno di un esecutivo formato da persone che abbiano esperienze di gestione nel settore privato o nel settore pubblico. Non un esecutivo che, nell’emergenza, non riesce a far funzionare lo Stato a dovere. Questo governo è indietro su tutto: economia, Recovery fund, sanità, istruzione. Tra retorica e Stati generali si produce ben poco». C’è un problema di risorse? «No. I soldi ci sono. La tesoreria dello Stato in questo momento ha 100 miliardi di euro in cassa che non riesce a spendere. II punto è che non sono in grado di far accadere le cose. Fin dall’inizio dell’epidemia hanno varato Dpcm che servono a spostare il peso del virus dallo Stato ai cittadini». Cosa ci vorrebbe? Lockdown limitati, magari a Napoli e Milano? O totali come In Francia e in Germania? «Premesso che finora non ho mai commentato Dpcm ma solo obbedito, io penso che abbia ragione Walter Ricciardi. Bisognerebbe fare lockdown mirati a Napoli e Milano».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Viminale, l’appello agli esercenti: pronti al dialogo, ma isolate i violenti
Tema: covid e protesta sociale

Se a Napoli, con i tumulti di venerdì sera, s’è accesa la fiamma che in altre città ha incendiato le proteste contro le misure anti-Covid del governo, Napoli può anche rappresentare l’esempio opposto: manifestazioni pacifiche sebbene «arrabbiate», tese, spinte al limite della legalità ma senza sfociare in scontri e violenze. Con le forze dell’ordine che, anziché reprimere e impegnarsi nei caroselli contro le bande di assalitori, mostrano tolleranza, comprensione e finanche «protezione» per le rivendicazioni di piazza. Sia pure in tenuta antisommossa. E successo ancora ieri, come nei giorni precedenti, quando gli operai della Whirpool, impegnati contro la chiusura della fabbrica decisa per il prossimo 31 ottobre, hanno occupato un pezzo di autostrada. Dal Viminale non sono partiti ordini di sgombero, bensì telefonate a Palazzo Chigi affinché il presidente del Consiglio intervenga nella vertenza con i vertici della multinazionale. Per farsi carico al più alto livello del disagio che in quel momento stava bloccando la circolazione alle porte della città. E un fotogramma che indica il «doppio binario» con il quale la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, e a scendere il capo della polizia insieme ai prefetti e ai questori calati nelle singole realtà locali, stanno cercando di affrontare l’emergenza che da sanitaria ed economica è diventata sociale, con il rischio di serie conseguenze sull’ordine pubblico: da un lato la denuncia e la reazione ferma contro i devastatori, dall’altro il dialogo e la duttilità con chi protesta legittimamente.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Di Maio Luigi 
Titolo: Lettera. L’appello di Di Maio: il governo ha l’obbligo di ascoltare le piazze – “Il governo ascolti le piazze La politica troppo divisa non dia colpe ai cittadini”
Tema: covid e protesta sociale
Ci sono proteste ovunque, non solo in Italia. Anche in Germania, Spagna, Francia e Regno Unito – dove i contagi sono quasi il doppio dei nostri – le persone scendono in strada. C’è rabbia, incredulità, sofferenza. È naturale. Sono stati d’animo figli dell’incertezza. Di fronte a tutto questo l’obbligo di un governo è quello di reagire e di ascoltare, ma soprattutto è quello di assumersi le proprie responsabilità. I vandali vanno fermati, ma le piazze vanno ascoltate. Sono un segnale che il governo non può trascurare. Anche gli umori hanno un peso in una situazione come questa. Non possono essere ignorati, bensì vanno condivisi e devono essere compresi. Non basta liquidare le proteste come se le proteste fossero tutte uguali, perché tutte uguali non sono. E allora fermiamoci un attimo a pensare. Guardiamoci intorno e come rappresentanti delle istituzioni cerchiamo di capire che oggi uno dei messaggi più divisivi e conflittuali, forse, lo sta dando proprio la politica. C’è un’Italia spaccata a metà, è vero, perché ad essere frammentato è l’intero arco parlamentare. Dobbiamo essere sinceri prima di tutto con noi stessi. C’è una maggioranza che continua a pestarsi i piedi giorno dopo giorno, le opposizioni che non perdono occasione per soffiare sul fuoco del conflitto e c’è chi riesce a contestare un decreto che ha contribuito a realizzare. È inutile cercare ragioni in questo caos. È più opportuno invece porsi delle domande. Ad esempio: come può in questa fase così delicata prevalere l’ambizione del singolo all’interesse collettivo? Come può la politica anteporre i propri colori al bene comune? Abbiamo dei doveri questa volta inderogabili, doveri che rievocano il senso di unità, fraternità, umanità. Ognuno di noi di fronte allo scontro, d’ora in avanti, dovrà trovare la forza di fare un passo indietro e rinunciare. Rinunciare al conflitto per dedicarsi alla Nazione.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Lops Vito 
Titolo: L’Europa trema, le Borse tracollano – Il Covid fa tremare i mercati Borse europee ai livelli di maggio
Tema: crollo delle Borse

Un film già visto. Petrolio giù. Borse al tappeto, capitali messi al riparo verso dollaro, yen e Bund tedesco. Con l’oro sempre meno bene rifugio e sempre più asset agganciato ai tassi reali, in sofferenza quando il biglietto verde si rafforza. Il tutto condito da un’impennata della volatilità con l’indice Vix (ovvero quanto costa assicurarsi da cali delle società a Wall Street) balzato nell’ultima seduta di quasi il 20%, con picchi superiori a 40 punti, il triplo rispetto ai livelli di normalità. Gli strumenti finanziari si sono mossi in modo armonico, a tratti scontato, nelle ultime ventiquattr’ore: quelle in cui gli investitori hanno iniziato senza più alibi a scontare uno scenario da lockdown. I mercati hanno smesso di credere all’idea di lockdown leggeri o parziali propendendo verso misure più rigide, già da novembre, per provare a preservare la naturale spinta dei consumi delle famiglie a Natale, che solo in Italia valgono circa 25 miliardi di euro. Ma è chiaro che in queste situazioni di profonda incertezza, il nemico numero uno per un investitore, non si va per il sottile e si guarda al peggio, al “worst scenario” da cui proteggere i propri investimenti. E così ieri le Borse europee hanno vissuto la peggiore seduta dal 21 settembre, con i principali indici tornati di colpo ai livelli di fine maggio: l’indice Eurostoxx5o ha perso il 3,6%. Le blue chips a Piazza Affari hanno ceduto il 4%, peggio ancora le big di Francoforte (-4,2%). Trai settori più colpiti auto (-4,8%), energetici e banche (-3,5%), insieme ai trasporti (-2,8%). Forti vendite anche a Wall Street con l’S&P 500 in calo di oltre due punti percentuali. Per larghi tratti della seduta ha fatto addirittura peggio il Nasdaq, che è arrivato a cedere oltre tre punti percentuali. L’avversione al rischio ha spinto i flussi verso il dollaro, che nonostante un deficit Usa vicino al 20% e un debito pubblico che va verso il 135% del Pil, continua ad essere considerato il bene rifugio di ultima istanza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Pica Paola 
Titolo: La pandemia spaventa le Borse Milano perde il 4%, sale lo spread
Tema: crollo delle Borse

Le Borse anticipano i lockdown dei paesi europei e la gelata sulla ripresa delle grandi economie archiviando una giornata nera ma con lo sguardo già puntato sulla riunione della Bce oggi a Francoforte. La presidente Christine Lagarde giunta al suo primo anno di mandato affronta la sua sfida più dura e secondo le previsioni della vigilia potrebbe sorprendere i mercati aprendo «con decisione» la nuova tornata di acquisti a sostegno delle economie dell’Eurozona. L’epicentro della crisi dei listini ieri è stata proprio qui, dove Parigi e Berlino si avviano a restrizioni severe. Nel mirino degli investitori anche l’Italia e, in particolare, si valuta cosa potrebbe accadere nella capitale finanziaria e industriale del Paese, Milano. Nella sua home page, nel primo pomeriggio di ieri, il «Financial Times» segnalava la possibilità della chiusura a zona rossa del capoluogo lombardo. Piazza Affari ha scontato la tensione con un tonfo del 4% e poco hanno potuto sparuti tentativi di resilienza dei titoli farmaceutici. I mercati sembrano per ora prudenti su «il vaccino entro Natale» o in somministrazione in tempi brevi, o forse ne avevano già inglobato la spinta nei recenti rialzi. Wall Street, che ieri ha chiuso con lo S&P 5oo in calo dei 3,5%, aveva raggiunto in agosto i massimi di sempre accompagnata dalla corsa delle big tech. Ieri, però, l’unico indice al rialzo era il poco noto Vix che misura nervosismo e volatilità dei mercati, detto «l’indice della paura»: +18,17% a 39,41 punti,
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: «Occorrono decisioni condivise ma non le vedo»
Tema: Confindustria critica il governo
«Servono decisioni serie, rapide e condivise. Non le vedo». Carlo Bonomi incalza il governo: bisogna chiedere il Mes, rilanciare gli investimenti, «fare un’operazione verità e dire agli italiani cosa serve». Con scelte condivise: «bisogna lavorare insieme per ricostruire la fiducia. Altrimenti possiamo stanziare tutti i miliardi che vogliamo, ma non avranno effetti sull’economia. La prova è che i decreti emergenziali si sono tradotti in risparmio e non in più domanda e consumi», ha detto il presidente di Confindustria, ai microfoni di SkyTg24 Economia. In molte città le categorie colpite dall’ultimo Dpcm stanno manifestando: «Questa frattura della coesione sociale arriva perché gli italiani ritengono di aver fatto un grosso sacrificio dando una dimostrazione di grande senso civico, rovinato da errori e ritardi di governo e regioni». Serve un’operazione verità: «Gli italiani non capiscono più la direzione del paese e non sono disposti ad accettare determinati sacrifici se non gli viene raccontato cosa sta succedendo e quali sono i passi che faremo in base alle situazioni che si verranno a creare». La prima ondata era inaspettata, ha sottolineato Bonomi. «Ma si sapeva, e noi stessi l’avevamo detto, che sarebbe arrivata la seconda. Il governo si è mosso con molto ritardo, ed ha commesso errori su sanità, trasporto pubblico locale, scuola». Per Bonomi il governo avrebbe dovuto dire agli italiani: se succedono alcuni fatti, i passi che faremo sono questi. Invece c’è incertezza. Ci sono i soldi del Mes da prendere: «Ne abbiamo bisogno subito e invece siamo ostaggio dell’ideologia politica. Sul decreto Ristori abbiamo messo 5 miliardi, con il Mes potevamo metterne 37 perché copre anche i danni indiretti sanitari», ha incalzato il presidente di Confindustria, denunciando una classe politica interessata «più al dividendo elettorale che al futuro del paese».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio 
Titolo: Bonomi: il blocco dei licenziamenti non può essere infinito – Licenziamenti, spunta l’ipotesi di stop selettivo fino a marzo
Tema: blocco dei licenziamenti
Blocco generalizzato dei licenziamenti fino al 31 gennaio 2021, in corrispondenza con la fine dello stato d’emergenza. Un ulteriore blocco “selettivo” esteso fino a marzo 2021, ovvero fino alla durata della proroga della cassa integrazione che ci sarà in legge di Bilancio, ma solo per le imprese dei settori in crisi che utilizzano la cassa Covid-19 gratuitamente. Avvio di un tavolo con le parti sociali sulle politiche attive del lavoro. Sono le ipotesi proposte dai ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri e del Lavoro Nunzia Catalfo, nell’incontro di ieri alla presenza del premier Giuseppe Conte con i leader di Cgil, Cisl e Uil. Il videoconfronto durato cinque ore ha avuto un carattere interlocutorio; i sindacati hanno chiesto di prorogare il blocco generalizzato fino alla scadenza delle 18 settimane di cassa Covid. Domani è previsto un nuovo incontro. II governo è intenzionato a convocare anche le imprese; si sta ragionando di distinguere tra i settori, svincolando dal blocco i comparti in ripresa che potrebbero gradualmente tornare ad utilizzare la cassa integrazione ordinaria, e portare a termine i processi di ristrutturazione e riorganizzazione finora bloccati..Ma i sindacati sono stati irremovibili. «Vanno previste almeno 18 settimane di cassa integrazione con il contestuale blocco dei licenziamenti, per arrivare a dare una copertura ai lavoratori fino alla fine dell’inverno – ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -. Bisogna dare un messaggio positivo di fronte al rischio di emergenza sociale». Proprio al tema della tenuta sociale ha fatto riferimento la leader della Cisl, Annamaria Furlan, che ha lanciato un appello a Conte: «In un momento complicato come questo non trovare un’intesa sul blocco dei licenziamenti sarebbe nefasto per il destino del Paese – ha detto -. Diventerebbe socialmente ingestibile, soprattutto per quello che può accadere nelle piccole imprese. Non abbiamo ancora riformato gli ammortizzatori sociali e non abbiamo ancora quelle politiche attive che accompagnino il lavoratore da una occupazione ad un’altra».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo, ma solo per le aziende più colpite
Tema: blocco dei licenziamenti
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando a Sky Tg24, ha bocciato la proroga:«Il blocco dei licenziamenti non può andare avanti all’infinito». Conte sentirà le associazioni imprenditoriali e domani di nuovo i sindacati . Il nodo potrebbe essere sciolto con la legge di Bilancio, approvata «salvo intese» e non ancora presentata in Parlamento. Per ora una proroga per così dire provvisoria è stata decisa dal governo con il decreto legge Ristori approvato l’altro ieri. Nel provvedimento vengono concesse altre sei settimane di cassa integrazione Covid, che le aziende potranno utilizzare fino al 31 gennaio 2021, data fino alla quale viene prorogato il blocco dei licenziamenti per quelle imprese che utilizzeranno effettivamente la cassa (non basta più che la cig sia stata solo autorizzata dall’Inps). Secondo Bonomi, è sbagliato prolungare ancora (va avanti dal 23 febbraio scorso) lo stop ai licenziamenti. «Se l’obiettivo è fare un patto fra Stato e imprenditori — dice il presidente di Confindustria —quindi io ti do la cassa integrazione Covid e ti chiedo la salvaguardia occupazionale, siamo d’accordissimo. Ma se le imprese non fanno ricorso alla cassa integrazione Covid o fanno ricorso solo alla cassa integrazione ordinaria, che paghiamo noi, non mi puoi mettere il blocco dei licenziamenti».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Catalfo Nunzia – Dìaz Yolanda 
Titolo: Salari minimi equi nell’Ue questa è la strada giusta
Tema: lavoro
La ministra del Lavoro italiana e la sua omologa spagnola scrivono che “l’Unione ha bisogno di strumenti operativi comuni per perseguire una convergenza sociale verso l’alto ed assicurare ai suoi cittadini pari opportunità di accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro giuste, un’adeguata protezione ed inclusione sociale. Le conseguenze della pandemia Covid-19 hanno fatto emergere con ancora maggiore evidenza le fragilità delle nostre reti di protezione sociale, già messe a dura prova dalla crescente frammentazione dei nostri mercati del lavoro in termini di protezione sociale e tutela del lavoro. Ciò, anche in ragione del diffondersi di nuove forme di lavoro. Questa frammentazione rappresenta una sfida anche per il ruolo della contrattazione collettiva, la cui capacità di copertura sta calando in maniera preoccupante nell’Unione Europea. I giovani, le donne ed i lavoratori con basse competenze sono spesso impiegati tramite contratti atipici che mancano di un’adeguata protezione sociale. Per questo motivo, l’Italia e la Spagna accolgono molto favorevolmente la proposta di Direttiva dell’Unione Europea per la definizione di un quadro di riferimento per l’introduzione di salari minimi equi, lanciata il 28 ottobre dalla Commissione: L’iniziativa contribuirà significativamente a far compiere passi in avanti verso un’Unione sociale più forte, e stimolerà un nuovo dinamismo politico per fare progressi nell’attuazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Olivieri Antonella 
Titolo: Mediobanca: vince la lista del cda, Delfin vota per Assogestioni – Mediobanca Vince la lista di Nagel, Del Vecchio sta con Assogestioni – Mediobanca, vince la lista del cda Ad Assogestioni i voti di Del Vecchio
Tema: assemblea Mediobanca

Nuovo consiglio, in continuità, per Mediobanca: tutto come prima con l’eccezione di due consiglieri espressione diretta di azionisti sostituiti con indipendenti. La lista presentata per la prima volta dal consiglio uscente ha ottenuto il voto del 44,16% del capitale, pari al 67,6% del capitale presente (65,35%), a prova di minoranza di blocco anche nelle assemblee straordinarie. La lista – che implicitamente riconferma l’assetto di vertice con il presidente Renato Pagliaro, l’ad Alberto Nagel e il direttore generale Saverio Vinci – si aggiudica così i 13 posti di maggioranza. Assogestioni, che ha riproposto i due consiglieri di minoranza uscenti, ha avuto il sostegno del 19,06% del capitale, pari al 29,17% del capitale presente, raccogliendo anche il voto della Delfin di Leonardo Del Vecchio che non ha arrotondato la sua quota rispetto al 10,16 comunicato a inizio mese. Restano fuori dal board i candidati presentati dal fondo attivista Bluebell che, oltre alle azioni depositate con la Novator del magnate islandese Thor Bjorgolfsson, ha convinto solo un altro 0,5% di capitale ottenendo in tutto i voti dell’1,69% del capitale. In sostanza il management di Mediobanca porta a casa la promozione piena del mercato, che in Piazzetta Cuccia è ormai stabilmente da anni il primo azionista nel suo complesso: 32% il capitale istituzionale all’assemblea di ieri tenutasi a porte chiuse con il rappresentante designato, l’avvocato Dario Trevisan. I fondi si sono comportati come di prassi in presenza di una public company, votando per i due terzi la lista del consiglio e per un terzo quella di categoria.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco 
Titolo: Aiuti alle imprese, rischio restituzione per le regole europee – Rischio restituzione per gli aiuti alle imprese
Tema: aiuti di Stato

Rischio di restituzione degli aiuti di Stato. È quello che si prospetta per le imprese che hanno attinto dal paniere di agevolazioni, esenzioni, ristori e garanzie che lo Stato in questi 8 mesi ha messo in campo nel cosiddetto perimetro comunitario di emergenza disegnato con il Temporary Framework. Tutto nasce dalla condizione posta dal piano temporaneo sull’erogazione di agevolazioni e sussidi alle imprese sotto forma di aiuti: il cumulo delle agevolazioni deve rientrare nel limite degli 800mila euro ad impresa. Oltre questo limite scatta l’obbligo di dover restituire le quote di aiuti utilizzati in eccedenza. L’eccezionalità del momento, le norme adottate anche dal Governo italiano con ivari decreti anti crisi hanno sempre lasciato intendere che il riferimento al tetto di 800mila euro si sarebbe dovuto riferire alla singola impresa. Ma in realtà non è così. Confindustria: il timore è che l’interpretazione fortemente restrittiva del governo al Temporary Framework ora penalizzi il sistema produttivo
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Galvagni Laura 
Titolo: Atlantia, rinviata la scissione di Aspi Nuova offerta di Cdp entro novembre
Tema: dossier Autostrade
Atlantia rinvia l’assemblea per la scissione di Autostrade per l’Italia al più tardi al 15 gennaio 2021. Ma non perchè ha deciso di concedere l’esclusiva a Cdp piuttosto perchè la situazione di incertezza venutasi a creare relativamente ai contenuti del piano economico finanziario (pef) in discussione con il ministero delle Infrastrutture non permette di assumere alcuna decisione definitiva rispetto alla separazione dell’asset. Quanto alla proposta di Cassa arrivata sul tavolo del cda, il board ha ritenuto ancora una volta non adeguati i termini economici. Di conseguenza si è deciso di non concedere alcuna esclusiva all’istituzione finanziaria ma di dare tempo a Cdp e investitori da lei selezionati di presentare un nuova proposta entro il 30 novembre 2020. Nel mentre, però, chiunque interessato potrà farsi avanti. Di fatto dunque si apre nuovamente un percorso competitivo, pef permettendo. E d’altra parte, la scorsa settimana il gruppo Toto, supportato dal fondo Apollo, si era detto pronto a presentare una manifestazione di interesse vincolante nel caso in cui i contatti con Cassa non fossero andati a buon fine. Insomma ancora una volta si va ai tempi supplementari e la chiave di tutto questa volta è il tavolo con il ministero delle Infrastrutture.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mangano Marigia 
Titolo: Fca-Psa, cedola extra più vicina dopo i conti del trimestre – Fca-Psa, cedola extra più vicina dopo i risultati del trimestre
Tema: auto
Fca segna un trimestre in forte crescita con un utile netto di 1,205 miliardi di  euro, in rialzo del 773% rispetto allo stesso periodo del 2019 quando si era registrata una perdita di 179 milioni, e registra un free cash flow industriale che ha raggiunto 6,7 miliardi di euro. «Risultati record» li ha definiti il ceo Mike Manley che in occasione della presentazione dei conti ha fornito aggiornamenti sulla fusione con Psa che darà vita a Stellantis. Nuovi passi sono stati fatti verso l’aggregazione: martedì i consigli di amministrazione di Fca e Psa hanno firmato il progetto di fusione tra i due gruppi, avviando il cantiere per la distribuzione della controllata di Psa, Faurecia, ai soci di Stellantis. In particolare sul fronte dei dati i due gruppi hanno comunicato ieri le trimestrali. Psa ha fornito indicazioni sulle vendite: il fatturato della divisione automobile del gruppo francese è salito a 12 miliardi di euro nel terzo trimestre, in aumento dell’1,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nello stesso periodo, il fatturato del gruppo è invece diminuito dello 0,8%, a 15,45 miliardi di euro dai 15,58 miliardi del 2019. In forte crescita i conti di Fca: il gruppo ha chiuso il terzo trimestre 2020 con un forte balzo dell’utile netto a 1,205 miliardi di euro e l’utile netto adjusted è stato pari a 1,53 miliardi, in aumento del 21% su anno. I ricavi netti sono scesi del 6%a 25,814 miliardi di euro, mentre l’ebit adjusted è stato pari a 2,276 miliardi (+16%), con un margine salito all’8,8%. Le consegne globali cornplessive di auto del periodo sono state pari a 1.026.000 unità, in calo del 3%.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dragoni Gianni 
Titolo: Aeroporti, 2 miliardi di danni «Sparito il 70% dei passeggeri»
Tema: crisi comparto aeroportuale

Gli aeroporti italiani si avviano a chiudere il 2020 con una perdita di ricavi di circa due miliardi di euro. E la stima di Assaeroporti, fatta con la diffusione dei dati di traffico dei primi nove mesi dell’anno. In settembre i passeggeri sono stati 5,738 milioni, il 69,7% in meno dello stesso mese del 2019. Assaeroporti fa notare che le cifre «riportano il settore indietro di 25 anni, ai livelli del 1995». Nei primi nove mesi di quest’anno i passeggeri totali sono stati 45,449 milioni, -69,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’associazione degli scali stima che il 2020 potrebbe chiudersi con 58 milioni di passeggeri, il 70% in meno rispetto ai 193 milioni dell’anno scorso. Come dire una perdita di 135 milioni di passeggeri. I più colpiti sono i voli extra-Ue, con un calo del 91% dei passeggeri «riconducibile soprattutto alle quarantene e alle restrizioni imposte dai singoli Stati ai viaggi aerei», osserva Assaeroporti. Per il traffico all’interno della Ue -78%, mentre nei voli nazionali c’è un sostanziale dimezzamento (-46%). I movimenti aerei (atterragi e decolli) sono dimezzati (-50%), per le merci il calo è del 23,4 per cento. Nei primi nove mesi gli scali con maggior traffico sono stati Roma Fiumicino con 8,6 milioni di passeggeri (-74,4%), Milano Malpensa 6,39 milioni (-70,9%), Bergamo 3,27 milioni (-68,9%).
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Morino Marco 
Titolo: Tunnel del Brennero, saltano lavori per 1 miliardo – Tunnel del Brennero, saltano maxi lavori per 1 miliardo
Tema: grandi opere
I lavori per la costruzione del nuovo tunnel di base del Brennero, la futura galleria ferroviaria più lunga del mondo, subiscono un inatteso stop, che potrebbe allungare i tempi di realizzazione dell’opera, la cui ultimazione è prevista nel 2028. Ora si teme che il maxi tunnel non sarà completato prima del 2030 e forse anche oltre. La lite ha visto contrapposti da un lato Bbt Se, la società pubblica italo-austriaca incaricata della costruzione della galleria ferroviaria e, dall’altro, il consorzio di imprese Porr, vincitore dell’appalto da 966 milioni di euro sul versante austriaco del cantiere. I dissidi sono nati per presunti errori nella realizzazione della copertura esterna del tunnel.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Basso Francesca
Titolo: Le chiusure di Francia e Germania – Francia e Germania ordinano le chiusure
Tema: Covid-19 in Europa
 I numeri dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano l’emergenza: in Europa ci sono stati 1,3 milioni di nuovi casi di Covid-19 negli ultimi sette giorni, quasi la metà dei 2,9 milioni registrati a livello mondiale, con 11.700 morti, aumentati del 37% nell’ultima settimana. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato, ieri, di «una crescita esponenziale di contagi» in Germania. Ma la situazione è drammatica anche in Francia e Spagna. Austria e Svezia hanno registrato un nuovo record di casi. La seconda ondata di contagi sta travolgendo tutti i Paesi europei. E i governi hanno cominciato a introdurre nuovi lockdown, in forme più o meno soft, come Francia e Germania che hanno deciso di chiudere per un mese salvando però le scuole. Ma anche Svizzera e Slovacchia hanno introdotto nuove restrizioni. L’uscita dalle misure di contenimento da parte dei Paesi europei al termine della prima ondata sono state «parzialmente troppo rapide e le misure sono state allentate troppo presto», ha ammesso la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha presentato ieri una nuova proposta per rafforzare il coordinamento tra gli Stati membri nel combattere il Covid da sottoporre ai 27 leader Ue che oggi pomeriggio ne discuteranno durante la videoconferenza organizzata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel su proposta della cancelliera Merkel. «Nelle prossime settimane ci aspettiamo un rapido aumento dei contagi — ha detto von der Leyen —. Attualmente l’occupazione media Ue delle terapie intensive è all’incirca dei due terzi, rispetto al picco di primavera, ma è prevedibile che con l’aumento dei contagi e l’influenza stagionale, il numero aumenti».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Ma la frenata di Macron risparmia le scuole Case di riposo «visitabili»
Tema: Covid-19 in Francia
Bar, ristoranti e negozi (tranne gli alimentari) chiudono da questa mezzanotte fino almeno al 1° dicembre, tornano le autocertificazioni per uscire di casa, il secondo confinamento è simile al primo ma con due differenze di peso: le scuole rimangono aperte, licei compresi, e gli anziani nelle case di riposo potranno essere visitati dai famigliari. «Qualcosa abbiamo imparato», dice Macron. Per mesi il presidente ha ripetuto che avrebbe fatto di tutto per non confinare una seconda volta, giudicando il lockdown uno strumento primitivo, «medievale». Così ieri, quando si è trattato di annunciare ai francesi una marcia indietro che fino a pochi giorni fa era impensabile, Macron ha fatto una premessa di oltre 15 minuti per spiegare che la situazione è drammatica, che la seconda ondata «è più grave e mortifera della prima», che il coprifuoco non basta e che tutte le alternative — confinamento locale, limitato agli anziani, immunità di gregge, test e tracciamento — non funzionerebbero. Con il 58 per cento dei letti in rianimazione già occupati l’obiettivo è passare dagli attuali 40 mila nuovi casi al giorno a cinquemila, cifra che riporterebbe l’epidemia sotto controllo. Per riuscirci, i francesi sono chiamati a restare in casa, tranne per le brevi uscite già previste in primavera per motivi come andare al lavoro (quando lo smart working è impossibile), fare la spesa, andare all’ospedale o in farmacia, fare sport vicino al domicilio, aiutare un parente o portare fuori il cane. Il dettaglio delle misure sarà illustrato oggi nel corso di una conferenza stampa del primo ministro Castex, ma fa già discutere l’inevitabile chiusura di bar e ristoranti, i cui titolari sono furibondi perché in questo modo rischiano la rovina definitiva, dopo avere fatto investimenti per adattare i locali al distanziamento e alle altre misure barriera.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Merkel salva il business: alle aziende piccole pagato il 75% degli incassi
Tema: Covid-19 in Germania

«È un giorno difficile per chi ha responsabilità politiche. Ma dobbiamo agire e farlo adesso». Usa uno spartito drammatico ed emotivo a lei non familiare, Angela Merkel, per annunciare il nuovo lockdown di 4 settimane in tutta la Germania, deciso ieri nel vertice tra il governo federale e i premier dei sedici Länder. Di fronte allo sviluppo dei contagi la cancelliera riesce finalmente a imporre ai riottosi leader regionali la sua linea dura, tesa a limitare quanto più possibile i contatti fra le persone, varando misure che lei stessa ammette saranno «pesanti per l’intero Paese». «Il nostro sistema sanitario oggi può ancora reggere con questa sfida», spiega Merkel, «ma a questo ritmo di nuove infezioni raggiungeremo i limiti delle nostre capacità in poche settimane». Così, dal 2 novembre dovranno nuovamente chiudere ristoranti, bar, cinema, teatri, sale da concerto, saloni di bellezza, palestre, piscine e bordelli. I gastronomi potranno tuttavia tenere aperto il servizio da asporto. Gli alberghi non potranno più ospitare turisti ma soltanto persone in viaggio per lavoro o affari, mentre il governo sconsiglia fortemente ogni spostamento non urgente o necessario. Secondo il ministro-presidente della Baviera, Markus Söder, il più forte sostenitore della linea della cancelliera, quella approvata ieri «è una terapia di quattro settimane, speriamo sia la dose giusta».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Colarusso Gabriella 
Titolo: Erdogan su Charlie lo scontro s’infiamma “Sono delle canaglie”
Tema: Ankara-Parigi, tensione alle stelle

Tra l’offesa e lo scandalo, Charlie Hebdo sceglie la satira. Con il titolo: “In privato, Erdogan è molto simpatico”, la rivista francese ha messo in copertina il presidente turco, sprofondato sul divano con una birra in mano mentre alza la gonna di una donna con l’hijab ed esclama “Ouuuh, il profeta!”. Nei giorni scorsi Erdogan aveva accusato Macron di islamofobia per aver difeso la libertà di satira, e di espressione, in Francia, dopo che un professore, Samuel Paty, è stato decapitato proprio per aver mostrato in classe ai suoi alunni le vignette di Maometto pubblicate da Charlie Hebdo. «Sappiamo che l’obiettivo non è la mia persona, mai nostri valori», ha risposto il presidente turco che ha definito la vignetta un attacco «vile» e i redattori del settimanale «canaglie». La procura della Repubblica di Ankara ha anche annunciato di aver aperto un’inchiesta per diffamazione, il portavoce della presidenza turca parla di «razzismo culturale», e lo scontro diventa carburante per la campagna di boicottaggio dei prodotti francesi in corso da giorni in alcuni Paesi musulmani. La diplomazia francese fa muro. Gabriel Attal, uomo di fiducia dell’Eliseo, ribadisce che la Francia «non rinuncerà mai ai suoi principi e ai suoi valori», malgrado «i tentativi di destabilizzazione e di intimidazione», mentre íl segretario di Stato per gli Affari Europei, Clément Beaune, chiede che l’Europa «adotti forti misure compreso il possibile strumento di sanzioni» contro la Turchia al Consiglio europeo di dicembre.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ricci Sargentini Monica 
Titolo: E adesso Erdogan querela «Charlie»
Tema: Ankara-Parigi, tensione alle stelle

II «Sultano» Erdogan ha presentato una querela per vilipendio e diffamazione nei confronti del direttore, del caporedattore e del caricaturista autore della vignetta a cui si è aggiunta l’apertura di un procedimento penale d’ufficio da parte della Procura di Ankara. La replica dell’Eliseo non si è fatta attendere. La Francia «non rinuncerà mai ai suoi principi e ai suoi valori», malgrado «i tentativi di destabilizzazione e di intimidazione», ha dichiarato il portavoce del governo Gabriel Attal. II settimanale francese è da anni nel mirino dell’Islam radicale per la sua satira su Maometto e nel 2015 ha subito un attentato in cui morirono 12 persone. Dopo il brutale assassinio del professor Samuel Paty, il 16 ottobre, Macron aveva promesso una guerra senza quartiere ai «nemici della Repubblica». Ieri, durante il Consiglio dei ministri, è stata dissolta l’associazione musulmana BarakaCity e i suoi dirigenti hanno subito dichiarato di voler chiedere asilo in Turchia. Nei giorni scorsi Erdogan aveva accusato il suo omologo francese di avere «problemi mentali» e paragonato la persecuzione dei musulmani in Europa a quella degli ebrei durante il nazismo. Dichiarazioni forti che, ieri, ha reiterato: «La Francia e l’Europa non meritano politici come Macron e quelli che condividono la sua mentalità», che «vorrebbero rilanciare le Crociate contro l’Islam». Ora Parigi chiede alla Ue di preparare sanzioni contro Ankara in vista del Consiglio europeo di dicembre. Intanto a Parigi il delegato interministeriale francese per la lotta al razzismo ha denunciato alla giustizia il tweet del sottosegretario turco alla Cultura Serdam Can che aveva definito «bastardi» i giornalisti di Charlie Hebdo
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Trump, Biden e i giovani strateghi per il rush finale
Tema: elezioni Usa

Due quarantenni dirigono dietro le quinte la battaglia degli ultrasettantenni. Hanno due cose in comune: sono stati chiamati ai comandi nel momento più basso delle rispettive campagne per Donald Trump e Joe Biden; inoltre ambedue conoscono bene il territorio nel battleground States, quegli Stati-contesi dove si deciderà tutto. Lui, il 42enne Bill Stepien, è il direttore della campagna elettorale di Trump da metà luglio, promosso dopo una serie di infortuni come un comizio semivuoto a Tulsa in Oklahoma e altre disavventure che affondarono il suo predecessore Brad Parscale (tra cui un uso disinvolto di fondi elettorali a fini personali e una relazione sentimentale con una favoritissima del presidente, l’ex modella Hope Hicks). Lei, la 43enne Jennifer (Jen) O’Malley Dillon, è subentrata al timone dello staff di Biden a marzo, quando l’ex vicepresidente di Barack Obama sembrava condannato a una ritirata ingloriosa: la nomination gli stava sfuggendo di mano a gran velocità, la stagione delle primarie premiava Bernie Sander, Pete Buttigieg, Elizabeth Warren, tutti fuorché Biden. La sua resurrezione è relegata in un passato che sembra remoto, ma ebbe del miracoloso. Il duello nascosto fra i due registi, Stepien vs Dillon, non si presta all’iperbole. I loro capi sono, ciascuno a modo suo, ingovernabili. Lo stratega inappellabile della campagna Trump è il presidente stesso, un carattere autoritario che licenzia i collaboratori alla velocità della luce, con l’unica eccezione dei familiari stretti: e di quella cerchia fa parte il genero Jared Kushner, la cui amicizia e collaborazione con Stepien è decisiva. In quanto a Biden, è più malleabile del suo avversario solo fino a un certo punto: è alla sua terza campagna presidenziale, al suo 47esimo anno di carriera politica, non un materiale umano plasmabile a piacimento. Però i due quarantenni sono preziosi per la sfida cruciale: quella che si gioca negli Stati operai del Midwest (Pennsylvania, Ohio, Michigan, Wisconsin), più Florida, Georgia, North Carolina, Arizona.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Mazza Viviana
Titolo: Ivanka L’erede cerca il voto delle donne: «Brillante, ma non è suo padre»
Tema: elezioni Usa

Chi entrava al comizio di Ivanka Trump accettava di assumersi «tutti i rischi» in caso di contagio da Covid, c’era scritto sul biglietto. Così la campagna elettorale di suo padre si tutela da eventuali denunce pur moltiplicando gli eventi in Florida, dove Donald deve vincere se vuole restare alla Casa Bianca (e ora è dato in lievissimo vantaggio). Al Bayfront Amphitheatre, un anfiteatro all’aperto sulla costa di Miami, ci si sedeva a posti alternati, separati da cartelli «Make America Great Again». Non appena, però, Los Tres de la Habana hanno cominciato a cantare dal palco il tormentone «Yo voy a votar por Donald Trump», il distanziamento sociale è diventato un lontano ricordo. Tutti a ballare la salsa in questo pomeriggio tropicale, molti senza mascherine. C’era anche la ragazza che, quando Trump fu distrutto in un’intervista televisiva da Savannah Guthrie di Nbc proprio qui a Miami, era seduta dietro il presidente e venne filmata mentre annuiva continuamente: quella giovane era d’accordo con lui. E una cosa così rara in tv — spiegano — che è diventata una piccola icona delle donne trumpiane, anche se nessuno sa come si chiama, è solo la «nodding lady», la signorina che dice di si. Donald Trump continua a pregare le donne di «suburbia» di eleggerlo: «Please like me!, Voglio piacervi! — dice ai comizi —. Ho salvato i vostri maledetti quartieri residenziali dalla criminalità, ok?». Ma la missione impossibile di cercare di fermare il suo crollo dei consensi tra le donne bianche laureate è affidata soprattutto a Ivanka. La figlia prediletta ha fatto una ventina di tappe nell’ultimo mese e mezzo, soprattutto nelle zone residenziali di dieci Stati in bilico, con un messaggio più soft rispetto a quello di papà. Lui definisce gli scienziati «idioti» e il voto postale una «truffa»? Lei parla di gelati, posa con i bambini vestiti per Halloween, fa visita alle imprenditrici locali. Cerca di mobilitare di nuovo quelle che nel 2016 furono definite le «Ivanka Voters», signore che si identificavano con lei più che con lui.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Coccia Massimiliano 
Titolo: Becciu indagato per i fondi versati a Lady Vaticano
Tema: Vaticano

L’ex cardinale Angelo Becciu è indagato nel filone di inchiesta aperto dai promotori di giustizia della Santa Sede in merito all’ingaggio, la remunerazione e il ruolo effettivo esercitato da Cecilia Marogna: lo rivela l’Espresso, citando fonti giudiziarie vaticane, secondo le quali alla donna l’ex porporato fece elargire una serie di compensi per attività di consulenza, intelligence e mediazione Internazionale che, per l’accusa, non sarebbero mai state effettuate («nessuna comunicazione di inchiesta», precisano i legali di Becciu in una nota). La donna, in carcere a San Vittore dallo scorso 13 ottobre, dopo che è stata arrestata a Milano dalla Guardia di Finanza su mandato dell’Interpol, è in attesa della pronuncia circa la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi difensori dello Studio Dinoia, che chiedono la rimessa in libertà per l’assenza di un accordo di estradizione tra litalia e il Vaticano. La Procura Generale ieri ha dato parere negativo alla scarcerazione, ravvisando pericolo di fuga e chiarendo che il Vaticano ha specificato le imputazioni.
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