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SINTESI IN PRIMO PIANO – 28 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Coronavirus: salgono i contagi; Roma e Milano a rischio chiusura
– Rivolte contro il Covid: necessario distinguere tra proteste legittime e agitatori
– Coronavirus: ospedali vicino al collasso in Lombardia
– Stati Uniti verso le elezioni

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: Errori e ritardi che ora pesano – Gli errori e i ritardi ora pesano
Tema: Nuovo Dpcm

Ha una strana eco, la parola «ristoro» applicata all’ennesimo decreto di Palazzo Chigi. Non si capisce se vada declinata come sinonimo di sollievo, o possa diventare un toccasana per le attività delle quali il governo ha deciso la chiusura parziale o totale. E’ forte il sospetto che si tratti di una misura riparatrice, almeno nelle intenzioni, per errori e ritardi accumulati in questi mesi. Il decreto rischia dunque di rivelarsi una fonte di ulteriore confusione, e dunque di scontento e di protesta in un’Italia ormai non solo scettica ma sconcertata. Sarebbe inopportuno ironizzare sul lessico utilizzato dagli uffici del premier Giuseppe Conte per comunicare provvedimenti giustificati dall’emergenza del coronavirus: la questione è tremendamente seria. Riesce difficile, tuttavia, non osservare che a sottovalutarla da metà maggio a oggi è stato proprio l’esecutivo. Registrare l’ennesimo cortocircuito nella maggioranza e gli smarcamenti strumentali di questo o quell’alleato serve a poco: anche perché sono mosse delle quali è difficile vedere uno sbocco politico. Sono segnali di frustrazione, non strategie alternative.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Campi Alessandro 
Titolo: L’editoriale – La coesione necessaria per superare l’emergenza
Tema: Coesione nel Governo necessaria

Sull’Italia non soffia alcun vento di rivolta. Non ci sono moltitudini (un tempo chiamate masse) tumultuanti per le strade. Non c’è un intero popolo pronto all’insurrezione. E non parliamo poi della possibilità che da piccole e sparse esplosioni di rabbia nelle piazze possa scaturire una rivoluzione liberatrice: anche se non mancano, al lavoro in qualche Dipartimento universitario a spese dello Stato, quelli convinti che grazie al Covid la resa del conti ideologica col Capitalismo e col Potere stia per cominciare. Sta accadendo in realtà una cosa al tempo stesso facile da intendere e difficile da gestire. Da un lato, abbiamo la protesta legittima e largamente spontanea di appartenenti alle categorie che si ritengono quelle economicamente più colpite dalle ultime restrizioni imposte dal governo: vogliono soldi e agevolazioni in cambio dei sacrifici che debbono sopportare. Dall’altro, come sempre nei momenti di crisi economica e sociale, abbiamo la mobilitazione organizzata di frange radicali o marginali interessate, anche se per ragioni diverse, alla provocazione e al disordine: ultradestra fascistizzante, centri sociali, manovalanza criminale, ultras da stadio che spesso coincidono con l’estremismo politico rosso-bruno, anarco-insurrezionalisti, bande di spacciatori, professionisti della contestazione al sistema.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Giannattasio Maurizio 
Titolo: Nuovo blocco, i timori di Milano – Ansia per Milano «Diventi zona rossa» Ma Fontana respinge l’idea del lockdown
Tema: Milano e Napoli a rischio

Chiudere o non chiudere? Milano è al bivio. Regione e Comune, per una volta d’accordo, Io escludono. «Non ci sono le condizioni per un nuovo lockdown», dice il governatore lombardo Attilio Fontana a cui fa eco il sindaco Beppe Sala. Ma per un certo numero di esperti — anche se ci sono posizioni contrarie — la battaglia di Milano, almeno per quanto riguarda il contenimento della malattia, è già persa e bisogna correre subito ai ripari per evitare la disfatta completa. Anche il premier non esclude a priori la chiusura: «Se rispettiamo le norme abbiamo buone chance di affrontare dicembre con serenità, in caso contraro ci sarà il lockdown» ha ammonito Conte, che ha ricordato anche la possibilità di intervenire a livello territoriale. «Il Dpcm rende possibili i lockdown». Asticella sempre più in alto, giorno dopo giorno, come se quello deciso fino a un momento prima fosse già superato. È di domenica la firma del Dpcm che fissa i nuovi divieti — più severi a Milano e in Lombardia per via del coprifuoco alle 23 e della didattica a distanza al 100% — che è già ripartita la richiesta pressante di chiudere la città e trasformarla in zona rossa. Stesso discorso per Napoli.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Poletti Fabio 
Titolo: “Contagi fuori controllo” A Milano e Napoli l’incubo del secondo lockdown
Tema: Milano e Napoli a rischio

Uno spettro si aggira su Milano, e pure su Napoli. Quello di un ritorno al lockdown, come a marzo e ad aprile, in tempi brevi, per qualcuno pure brevissimi. A lanciare l’allarme è Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Sanità Roberto Speranza, docente di Igiene all’Università Cattolica di Milano, che già qualche settimana fa, quando si era ancora ben lontani dai numeri della pandemia che vediamo oggi, vaticinava sulla necessità di chiudere tutto. Ora Walter Ricciardi rilancia: «Ci sono delle aree del Paese dove la trasmissione è esponenziale e le ultime restrizioni adottate, che possono essere efficaci nel resto del territorio, in quelle zone non bastano a fermare il contagio. A Milano e Napoli uno può prendere il Coronavirus entrando al bar, al ristorante, prendendo l’autobus. Stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre no». L’uscita di Walter Ricciardi, appena il giorno dopo il Dpcm del governo, spiazza molti e raccoglie da Milano e Lombardia un coro di no. Il Governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana, che in serata emette una nuova ordinanza regionale per allinearsi all’ultimo Dpcm governativo, è perentorio: «Escludo che ci siano le condizioni per prevedere ipotesi di questo genere. Anzi, tutti i nostri interventi vanno nella direzione di evitare ogni tipo di lockdown». Contro la serrata totale si schiera pure il sindaco di Milano Giuseppe Sala: «A Milano per il momento non è necessario un nuovo lockdown».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Mangani Cristiana – Tagliapietra Riccardo 
Titolo: Oltraggio nel centro di Roma bombe carta e devastazione – Scontri e bombe carta Roma ad alta tensione
Tema: Rivolte anti-Covid

Ieri è toccato a Roma: cassonetti bruciati, bombe carta, molotov, fumogeni, in 250 circa tra ultrà ed estrema destra di Forza nuova: anime “nere” della protesta, chiamate a raccolta con un tamtam sui social, per questo autunno che si annuncia sempre più caldo. Il decreto ristoro è stato votato, ma il livello di tensione resta molto alto, con la tifoseria estrema che – in assenza di uno stadio e di partite dove esercitare violenze e teppismo – sceglie le piazze per tenersi in esercizio. A Roma, dopo i disordini scoppiati lunedì a Milano e Torino, sono arrivati un gruppo di estremisti, con felpe nere, cappucci calati e mascherine sul viso. Armati di bombe carta e fuochi d’artificio, infiltrati a margine di una manifestazione pacifica contro l’ultimo decreto del governo, usata ad hoc per conquistare il presidio a piazza del Popolo. E una volta dentro è scoppiato l’inferno. Un’azione pianificata a tavolino, spiegano gli investigatori. Mezz’ora di guerriglia che ha mandato in tilt il cuore della città. Ma dopo le cariche di polizia e carabinieri, dalle finestre dei palazzi si sono levati gli insulti dei residenti ai teppisti in fuga che si sono ritirati lasciando dietro di loro la desolazione, tra le strade di piazza Risorgimento. Dodici, tra ultrà e militanti di Forza Nuova, sono stati fermati. In questi giorni, i professionisti del disordine si sono uniti dal Nord al Sud, con una regia comune che si è mischiata alle proteste dei lavoratori in nero ormai senza reddito; della criminalità organizzata che vede alcune piazze di spaccio e di furti off limits; e anche dei centri sociali, più attendisti in questa fase, ma sempre pronti a spaccare vetrine e sfasciare bancomet. Il livello di allerta è elevatissimo, anche il Quirinale sta mostrando preoccupazione. E la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, di ritorno dal Colle, dove si è svolto il Consiglio supremo di Difes, ha indetto questa mattina un Comitato per l’ordine e la sicurezza.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grignetti Francesco 
Titolo: Lamorgese: fermiamo i violenti – L’appello di Lamorgese “I cittadini prendano le distanze da chi devasta”
Tema: Rivolte anti-Covid

Le scene di devastazione a Napoli e Roma, ora a Torino, il cui centro storico è stato devastato da ore di guerriglia urbana e saccheggi, a Milano, e di nuovo le tensioni nella Capitale ieri sera per una manifestazione non autorizzata di Forza Nuova, spingono Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, a rompere il riserbo e a parlare agli italiani tramite La Stampa. «Rivolgo un appello — dice — a tutti i cittadini che stanno manifestando nelle piazze affinché prendano, nettamente e pubblicamente, le distanze da chi devasta le città e attacca con violenza la polizia». Anche lei, oltre le telefonate a prefetti e questori, s’è resa conto dai resoconti e dai video che si rischia di precipitare in un gorgo di scontri e tafferugli. Si è informata sui protagonisti delle piazze violente. Sintetizza: «Estremisti di destra e sinistra, anarchici, ultras, italiani e stranieri, spesso molto giovani, con precedenti di polizia per reati comuni». Un mix velenoso, dove il fattore comune è l’odio per lo Stato, per le regole, per le restrizioni. Un conto, ci tiene a dire, sono le proteste legittime di chi lavora e si vede con le spalle al muro per le misure sanitarie. Altro sono le strumentalizzazioni. Il tentativo di infiltrarsi nelle contestazioni pacifiche. La voglia di innalzare il livello dello scontro. «A Torino ci sono stati atti criminali contro beni pubblici e proprietà privata. Questo ovviamente non può avere nulla a che vedere con i dissenso delle categorie economiche». Un concetto che rimarca più volte.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Loiacono Lorena 
Titolo: Chi salta le lezioni può perdere l’anno – Lezioni web obbligatorie: chi ne salta una su quattro perde l’anno scolastico
Tema: Scuole

In classe, seduti al banco, si sta composti. E di certo non si può bere il cappuccino e mangiare i biscotti. Lo stesso vale quando la lezione si sposta online e la classe diventa virtuale. Negli istituti superiori, che hanno già ampiamente avviato la didattica digitale integrata arrivando anche alla totalità degli studenti da remoto, devono essere messe nero su bianco le regole di comportamento da seguire anche da remoto. Una sorta di galateo della didattica a distanza che, qualora fosse necessario, andrebbe ovviamente esteso anche agli alunni più piccoli, dalle scuole dell’infanzia alle elementari fino alle scuole medie. La lezione online è didattica a tutti gli effetti quindi sono previste le stesse regole da rispettare in aula: la presenza, innanzitutto. Non bisogna dimenticare infatti che le assenze vengono registrate, ogni giorno, e non deve essere superata la soglia del 25% di lezioni perse durante l’anno: si tratta di una norma che riguarda le lezioni in presenza e viene estesa a quelle da remoto. Salvo serie giustificazioni, legate ad esempio alle difficoltà di connessione, oltre il 25% di assenze si rischia di non essere ammessi agli scrutini finali. Quindi si rischia la bocciatura.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fotina Carmine – Mobili Marco 
Titolo: I rimborsi a fondo perduto – Fondo perduto a 462mila imprese Ristori a metà novembre sui conti
Tema: Ristori

Si allarga fino a 462mila la platea delle imprese ammesse al nuovo contributo a fondo perduto approvato ieri sera dal Governo. L’accredito dei ristori, secondo quanto promesso dal ministro dell’Economia ai rappresentanti delle categorie dei lavoratori autonomi,arriveranno il 15 novembre in automatico sul conto corrente dei contribuenti che avevano ottenuto (senza restituirlo) l’indennizzo a fondo perduto con il decreto rilancio. Per tutti gli altri, ossia quelli che non avevano presentato domanda o che avevano un volume di affari e corrispettivi superiore ai 5 milioni (nella prima edizione questi ultimi non erano ammessi), il bonifico arriverà il prossimo 15 dicembre. Dall’ultima bozza del decreto emerge, poi, che il Governo ha portato da 2 a 2,44 miliardi la dote del fondo perduto allargando la platea a 462mila imprese di cui poco più di 1.500 sono le attività con volume di affari superiori a 5 milioni di euro. Il contributo ha comunque un tetto di 150mila euro. Il decreto, approvato ieri sera in Consiglio dei ministri e atteso per oggi in Gazzetta ufficiale, interviene anche sulla cassa integrazione per le imprese colpite dalle nuove misure, garantisce indennizzi per i lavoratori stagionali dello spettacolo e per i lavoratori dello sport, rilancia il reddito di emergenza e prevede un pacchetto di misure in materia di sicurezza, sanità e per lo svolgimento dei processi da quelli civili e penali a quello tributario.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio – Trovati Gianni 
Titolo: Fraccaro: Recovery Plan entro fine anno per usare l’anticipo dal 1° gennaio
Tema:  Recovery Plan

La ripartizione dei 209 miliardi di Recovery Fund assegnati all’Italia deve avvenire «prima della fine dell’anno, per partire già dal 10 gennaio con gli anticipi». Riccardo Fraccaro, intervenendo al Forum sul superbonus 110% organizzato dal Sole 24 Ore, torna sul tema delicato dei tempi di approvazione del Recovery Plan italiano, spingendo da una parte e rassicurando dall’altra che il governo rispetterà i tempi che si è dato. La sfida dell’approvazione rapida tanto più diventa importante e vincolante – fa capire Fraccaro – in quanto da quel momento parte il percorso per rendere concretamente disponibili e spendibili le risorse dell’anticipo del 1.0% che sarà dell’ordine dei 20 miliardi. Fraccaro segnala poi che fra le priorità ci sia la proroga del superbonus. Qualche giorno fa era stata la portavoce della commissione Ue, Marta Wieczorek, a chiarire che per accedere all’anticipo «gli Stati membri dovranno aver presentato alla Commissione i loro Piani nazionali per la ripresa e la resilienza e i Piani stessi dovranno essere stati approvati dalla Commissione». La stessa Wieczorek aveva detto che gli anticipi del Recovery Fund saranno messi a disposizione degli Stati membri «nella prima metà del 2021».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Panebianco Angelo 
Titolo: I fondi europei da non sprecare – I finanziamenti europei Che non dobbiamo sprecare
Tema:  Recovery Plan

Ha scritto Lucrezia Reichlin che abbiamo necessità di «(…) chiari programmi per il Recovery Fund e un piano per la sanità da finanziare subito con il Mes». Ha ragione ma per quanto riguarda la possibilità di usare il Mes possiamo solo auspicare che la gravità della situazione costringa certi politici a diventare improvvisamente saggi. Resta che, in genere, quando la ragionevolezza entra in rotta di collisione con le esigenze della politica, la ragionevolezza esce sconfitta. Per quanto assurde possano apparirci quelle esigenze. Però non costa nulla sperare ancora in un miracolo. Restano (sempre che restino) le risorse del Recovery Fund e si spera di sopravvivere economicamente fino a quando — tra parecchio tempo — se ne potrà disporre. Si auspica che quei fondi vengano impiegati intelligentemente per superare distorsioni antiche e per rimettere in moto il Paese. Se intelligenza nell’uso di quei fondi ci fosse, magari il nostro Paese potrebbe conoscere un secondo miracolo economico.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cavalcoli Diana 
Titolo: De Micheli: infrastrutture, 10 miliardi per ponti, gallerie e strade provinciali
Tema: Infrastrutture

Sfruttare le risorse in arrivo dal Recovery fund per potenziare e prendersi cura delle infrastrutture italiane, ridurre le disuguaglianze tra i territori. Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha aperto la seconda giornata degli Online Energy talk organizzati da Rcs Academy e Corriere della Sera. Lo ha fatto parlando della complessità di ripensare i trasporti in fase pandemica e sottolineando la necessità di sfruttare le risorse in arrivo da Bruxelles per rilanciare il Paese. «Immaginare l’Italia del futuro – ha spiegato – significa fare una grande battaglia alle disuguaglianze infrastrutturali. Abbiamo due grandi disuguaglianze: una tra Nord e Sud e l’altra tra Est e Ovest. In Italia Veloce, il piano che sarà asse portante delle richieste di finanziamento che faremo sul Recovery fund, interverremo sul fronte ferroviario e stradale su un arco di io anni». Dalle grandi opere, come l’Alta velocità Messina-Catania- Palermo, alle medie e piccole, come l’intermodalità tra gli aeroporti di Milano o la manutenzione delle arterie minori, il tema è selezionare gli investimenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza – Voltattorni Claudia 
Titolo: Tutte le accuse al nuovo Dpcm – Lavoro, istruzione eventi e trasporti: le contestazioni al nuovo decreto
Tema: Nuovo Dpcm

II Dpcm entrato in vigore lunedì 26 ottobre per contenere i contagi da Covid-19 continua a provocare proteste e contestazioni di lavoratori e associazioni di categoria, ma anche degli imprenditori. In vista della ripartenza tutte le categorie hanno firmato con il governo linee guida e protocolli molto onerosi con la garanzia che sarebbero state salvaguardate le attività. E invece, denunciano, «si è scelto di non tenere conto di quanto fatto e soprattutto dei rischi bassi di contagio in alcuni luoghi» mentre non si è intervenuti «dove forte è la probabilità di entrare in contatto con persone “positive” come i trasporti pubblici». E non si è potenziata la rete del tracciamento e della diagnostica.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lepri Stefano 
Titolo: L’obbligo di pensare al futuro
Tema: Futuro Post-covid

Individuare le categorie danneggiate dalle nuove chiusure non era arduo. Stanziare parecchio denaro per risarcirle era necessario e in questa fase appare possibile. L’interrogativo è se funzioneranno le nuove procedure del decreto di ieri, più rapide, per versare i «ristori». Perché o l’Italia coglie l’occasione per risolvere quel problema, o non andrà avanti. L’estrema inefficienza delle strutture pubbliche ha reso naturale essere scettici sulle promesse di ogni governo. Ha intaccato la fiducia nel futuro. Così le proteste dei danneggiati si concentrano sull’oggi, diventano forzatamente miopi, chiedono vantaggi immediati che causerebbero un maggior danno domani, talvolta giocano irresponsabilmente al rialzo.
Se le procedure rapide funzioneranno, è possibile che ricevano soldi anche alcuni che non ne hanno bisogno. Nell’emergenza meglio questo errore che l’opposto. Ma siamo sempre all’interno della solita alternativa fra procedure straordinarie a forte rischio di pasticci e procedure ordinarie che durano troppo. Occorrerà imparare dall’esperienza per far meglio
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Testata:  Foglio 
Autore:  … 
Titolo: Editoriale – I ristori non bastano
Tema: Ristori

Il premier Conte, nella presentazione del decreto “Ristori”, ha evocato lo spettro di un lockdown generalizzato, da “evitare e scongiurare” ovviamente. Il decreto mobilita 5 miliardi per indennizzare le attività costrette a sospendere o interrompere il proprio lavoro: cinema, sale gioco, sale bingo, palestre, piscine, bar, ristoranti, guide, agenzie viaggio. L’intenzione del governo è quella di offrire dei “ristori” rapidi e immediati – entro metà novembre ha dichiarato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – alle categorie che sono state fortemente penalizzate e che già soffrono i morsi della crisi dall’inizio della pandemia. Per questo si userà un sistema, già collaudato durante il primo lockdown, che prevede attraverso l’Agenzia delle entrate (AdE) l’erogazione direttamente sul conto corrente del beneficiario di un contributo a fondo perduto modulato sulla base della perdita di fatturato. Il meccanismo ha funzionato bene in primavera – meglio delle erogazioni passate dall’Inps – e dovrebbe funzionare meglio questa volta, visto che l’AdE ha già a disposizione i dati necessari.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cerretelli Adriana 
Titolo: L’analisi – L’arroganza del raìs che spinge l’Europa ad aprire gli occhi
Tema: Contrasto Turchia- Francia

Per la terza volta in un solo mese, domani ci sarà un nuovo vertice europeo tutto dedicato all’emergenza Covid fuori controllo. Quasi certamente però, perla terza volta, si finirà a parlare ancora della Turchia sempre più aggressiva di Recep Erdogan. Dopo la sfida aperta alla sovranità Ue, per interposte Grecia e Cipro, sulle acque territoriali del Mediterraneo orientale ricche di idrocarburi, dopo gli interventi militari in Siria, Libia e Nagorno-Karabakh inseguendo il ruolo di potenza regionale, il sultano di Ankara punta la Francia di Emmanuel Macron con inusitata violenza. Promuovendosi grande protettore dei credenti lo accusa, dopo averne messo in dubbio la «salute mentale», di riversare sui musulmani di tutto il mondo le peggiori nequizie della storia: razzismo, fascismo, islamofobia, antisemitismo di marca nazista… Invita i turchi a boicottare i prodotti francesi e gli altri paesi islamici a far sentire la loro indignazione. Pakistan e vari Paesi di Golfo, Medio Oriente e Nordafrica hanno risposto all’appello. IndIgnazione perché? Due i motivi. I presunti eccessi della reazione del presidente francese alla decapitazione, per mano di un giovane musulmano ceceno, di un professore di liceo che, durante una lezione sulla libertà di espressione, aveva mostrato agli studenti alcune vignette su Maometto riprese da “Charlie Hebdo”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Il mondo islamico con Erdogan Cresce la marea contro Macron
Tema: Contrasto Turchia-Francia

La marea anti-francese cresce di giorno in giorno, dilaga nel mondo musulmano e anche Paesi alleati dell’Occidente si allineano nella condanna delle vignette su Maometto e degli «abusi della libertà di espressione» che Emmanuel Macron avrebbe avallato. E’ un’ostilità incontenibile che rischia di isolare Parigi in un vasto arco che va dal Marocco al Bangladesh, e potrebbe spingere a nuovi attacchi, come quello che è costato la vita al professore di storia Samuel Paty. Parigi ha già chiesto «maggiori precauzioni» ai suoi cittadini che vivono o sono in viaggio in Paesi a maggioranza musulmana e ha rafforzato la sicurezza attorno ai siti religiosi in patria. L’insurrezione delle masse dietro il vessillo del Profeta segna un punto a favore di Recep Tayyip Erdogan, il primo a cavalcare l’onda, e adesso inseguito da altri governi e autorità nella regione, che temono di passare per «anti-islamici». La giornata di ieri è cominciata con una massiccia manifestazione a Dacca, capitale del Bangladesh, dove 40 mila persone hanno brandito caricature di Macron, dipinto come un demonio, e hanno chiesto la cacciata dell’ambasciatore francese. Sui cartelli si leggeva «Stop all’islamofobia», «Boicottiamo la Francia», «Assediamo l’ambasciata», il punto di arrivo del corteo. Il leader del gruppo integralista Andolan Bangladesh, Atiqur Rahman, ha ripreso le parole di Erdogan e ribadito che il leader transalpino ha bisogno «di cure mentali», oltre a essere «un adoratore di Satana».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: Trump e Biden a caccia di voti negli Stati più imprevedibili
Tema: Stati Uniti verso le elezioni

Tutti i sondaggi nazionali danno in testa da mesi Joe Biden. Ma none detto che vinca. Il voto popolare nel sistema americano non decide chi va alla Casa Bianca. Contano i grandi elettori conquistati, ogni stato sul quale si riesce a piantare la bandierina. Ce ne vogliono 270 per vincere la presidenza. Oltre ai sondaggi vanno considerate le interazioni sui social network che raccontano un’altra storia. Negli ultimi 30 giorni la pagina Facebookdi Donald Trump ha avuto 130 milioni di “mi piace”, commenti e condivisioni. La pagina di Biden ha registrato 18 milioni di interazioni. Su Instagram, il social più frequentato dai millennial, Trump ha registrato 60 milioni di interazioni, Biden si è fermato a 13 milioni. Su YouTube i video di Trump hanno avuto 207 milioni di visualizzazioni, quelli di Biden 29 milioni. Ci sono otto stati in bilico, dove il distacco tra i due è contenuto, che saranno determinanti perla vittoria. A partire dalla Pennsylvania, stato tradizionalmente blu.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Garton Ash Timothy 
Titolo: Gli Usa verso l’elezione più contestata di sempre – America, il voto più lungo
Tema: Stati Uniti verso le elezioni

Le democrazie ovunque nel mondo devono prepararsi all’eventualità che l’esito delle elezioni statunitensi più importanti a memoria d’uomo venga contestato. Tenendo conto del caos scoppiato attorno all’elezione contestata del 2000 farebbero bene ad assumere un atteggiamento comune. Affidandosi agli osservatori internazionali dovrebbero attendere pazientemente il tempo necessario perché il sistema statunitense, decentrato e straordinariamente complesso, giunga ad un esito elettorale chiaro. L’atteggiamento misurato e lucido da parte delle altre democrazie pub contribuire, ai margini, a garantire un processo elettorale più civile negli Usa e, più in concreto, a distendere l’atmosfera internazionale attorno a questa competizione febbrile. Nel 2000 i leader stranieri erano andati in confusione. Tra gli altri il presidente tedesco inizialmente si era congratulato con il candidato George W. Bush, per poi fare marcia indietro. Ci vollero cinque settimane e la sentenza della Corte suprema nel caso Bush contro Gore per fare chiarezza. La situazione oggi è molto peggiore rispetto al 2000.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Tortello Letizia 
Titolo: Spagna, medici in rivolta “Mesi per organizzarsi ma il governo ha fallito”
Tema: Covid-19: situazione in Spangna

Esausti dopo otto mesi di pandemia, i medici del sistema sanitario pubblico spagnolo hanno iniziato ad alzare la voce. È la prima volta da 25 anni. Camici e mascherine bianche, cartelli con scritto «Sciopero nazionale, salviamo la salute», dottori e infermieri sono scesi in piazza e hanno inscenato un flashmob per manifestare contro il governo, «incapace e inadeguato nel gestire l’emergenza», dicono. Ha incrociato le braccia l’85% dei 276mila professionisti, anche se per non violare le norme anti-Covid solo una cinquantina di loro si è riunita davanti al Parlamento a Madrid. «Non smetteremo di farci sentire fino a che non avremo risposte migliori – hanno spiegato -. La protesta va avanti ogni ultimo martedì del mese, a oltranza». L’appello è partito dal principale sindacato dei medici (Cesm). Le ragioni che hanno portato i professionisti in piazza sono le cattive condizioni di lavoro e il fatto che l’esecutivo di Pedro Sanchez, a loro giudizio, non ha saputo potenziare il sistema sanitario nazionale in questi mesi: «Non è più emergenza, ma cattiva gestione», è lo slogan. La Spagna sta affrontando un’escalation di contagi che ha portato le autorità a impone un coprifuoco notturno e uno stato di allarme in quasi tutto il Paese, dopo aver superato un milione di casi positivi e 35mila morti.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Intervista a Charles Michel – Michel: l’Ue collabori per evitare le rivolte -Michel: “La Ue deve agire compatta per evitare disordini e rivolte sociali”
Tema: Charles Michel mette in guardia contro le rivolte

«I lockdown hano conseguenze pesantissime sul fronte politico, sociale, economico  e persino democratico. Molti Paesi stanno prendendo misure restrittive per frenare i contagi ma se vogliamo evitare nuove chiusure serve un maggior coordinamento europeo sui test, sul tracciamento, sui piani per la vaccinazione e sulle regole per la quarantena». Per questo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha convocato per domani un vertice straordinario in videoconferenza per discutere della seconda ondata della pandemia: «Dobbiamo evitare una tragedia». In alcuni Paesi la curva dei contagi è ormai fuori controllo: non rischiamo di essere già in ritardo con il tracciamento? «Dobbiamo dire la verità: la situazione in Europa è grave e allarmante. Dobbiamo agire e con urgenza. Tutti gli Stati stanno facendo il possibile per affrontare questa crisi, ma dobbiamo essere più efficienti. C’è un legame tra il livello di intensità delle misure restrittive che sono necessarie in molti Paesi e l’efficacia della nostra comune strategia per i test e il tracciamento dei contatti». Arrivati a questo punto, i lockdown e le chiusure non sono inevitabili? «Si tratta di una questione di competenza nazionale. Il mio lavoro è quello di sviluppare un’azione europea comune per creare un valore aggiunto per esempio nel campo dei test, del tracciamento e dei vaccini. Tutti capiamo benissimo che la priorità è salvare vite e garantire la salute dei cittadini, per questo in molti Paesi sono in vigore diversi livelli di lockdown. La diffusione del virus è estremamente aggressiva, ma non dobbiamo mollare. Serve più efficienza nell’intercettarlo prima che i cittadini si contagino l’uno con l’altro. Serve una forte pianificazione, altrimenti nei prossimi mesi avremo sistematicamente dei lockdown più o meno intensi. Si tratta di misure che producono effetti solo dopo due-tre settimane, con conseguenze economiche e sociali pesantissime».
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Testata:  Italia Oggi 
Autore:  Oldani Tino 
Titolo: Basta col voto all’unanimità nella Ue. La Germania progetta un nocciolo di pochi paesi fidati. E l’Italia? – Basta col voto all’unanimità nella Ue. La Germania progetta un nocciolo europeo di pochi paesi fidati. L’Italia ci sta? Mah!
Tema: Ue

In Germania hanno tratto il dado. E che dado! Basta con le decisioni prese all’unanimità dai 27 paesi dell’Unione europea. Basta con un sistema di voto che rende l’Europa sempre più debole sulle questioni strategiche a livello globale, un vaso di coccio tra Usa e Cina. Se finora questo indirizzo circolava sottovoce in alcuni centri studi tedeschi, ora sono i politici di peso a dirlo chiaro e tondo. Settimana scorsa, rivela l’autorevole German Foreign Policy, Florian Hahn, esponente della Cdu, nonché portavoce per la politica europea del partito di Angela Merkel al Bundestag (il Parlamento tedesco), ha chiesto che in materia di «politica estera e di sicurezza» l’Ue passi a un sistema di voto a maggioranza. «Il principio dell’unanimità», sostiene Hahn, osta raggiungendo i suoi limiti e mostra tutte le debolezze dell’Unione europea quando si tratta di imporsi come attore serio nella politica e sulle questioni geostrategiche globali». Anche il governo tedesco, chiosa la rivista, sostiene da tempo la stessa linea, sia pure in modo molto felpato. Se pensate che questo nuovo indirizzo della Germania sia stato causato dai recenti dissidi dei paesi Ue sul Recovery Fund, siete fuori strada. Tutto è iniziato nel 2014 a Monaco di Baviera, dove si tenne l’annuale conferenza sulla sicurezza. In quella occasione, l’allora presidente della repubblica federale Joachim Gauck, il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier (e l’allora ministro della Difesa, Ursula Von der Leyen, si pronunciarono concordi a favore di una politica globale più aggressiva.
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