In evidenza sui principali quotidiani :
– Vaccinazioni, il piano di Draghi: fino a 200 mila al giorno;
– Pd: Assemblea Nazionale il 13 e 14 marzo, la Vice sarà donna;
– Fisco e lavoro: i primi provvedimenti in materia economica;
– Il dossier Alitalia: martedì videocall con la Commissaria Ue Vestager;
– Il caso dell’ambasciatore Attanasio: versioni diverse tra Roma e Kinshasa;
– Usa: piano di 1.900 mld per aiuti Covid; per Biden gli ideali prima degli affari.
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Galluzzo Marco
Titolo: Il nuovo piano per i vaccini – Il piano con la Protezione civile «Oltre 600 mila dosi al giorno»
Tema: Vaccini, il piano di Draghi
Coinvolgere una buona parte dei 300 mila volontari della Protezione civile nazionale nell’accelerazione del nuovo piano di vaccinazione che potrebbe scattare da fine marzo. Diverse migliaia sarebbero i medici e i sanitari aggiuntivi che potrebbero affiancare quelli delle Regioni. Per arrivare a moltiplicare per cinque o per sei l’attuale media di vaccinazione, con l’obiettivo a regime di riuscire a somministrare oltre 600 mila dosi al giorno. La nomina di Fabrizio Curcio a capo della Protezione civile è nelle intenzioni del governo un tassello di un piano più ampio, in cui il Dipartimento della Presidenza del Consiglio con la sua capillarità sul territorio nazionale, la sua esperienza, i suoi strumenti di governance e di raccordo nazionale, potrebbe imprimere una svolta contro il Covid, le sue varianti e soprattutto ridisegnare o modificare in meglio e potenziare i singoli piani regionali di vaccinazione. Ad oggi in Italia sono state somministrate 4,2 milioni di dosi, sono stati vaccinati (con due dosi) quasi 1,4 milioni di italiani, la media nazionale di somministrazione della dosi disponibili è del 72 per cento, con alcune Regioni che vanno più spedite e altre che procedono in modo più lento. L’ingresso in campo della Protezione civile dovrebbe servire anche a rendere omogenea su tutto il territorio nazionale la velocità del piani di prevenzione. Curcio non si è ancora insediato nel suo ufficio, ma alcune proiezioni ed elaborazioni sono state già fatte. La Protezione civile potrebbe affiancare le Regioni, ma potrebbe anche prevedere e coordinare un Piano unico nazionale. Ovviamente sarà Mario Draghi ad avere l’ultima parola nella formazione del piano dei prossimi giorni, ma alcuni punti fermi possono già delinearsi.
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Testata: Repubblica
Autore: Lauria Emanuele
Titolo: Vaccinazioni, il piano Draghi per salire a 200 mila al giorno – E ora il governo punta a raddoppiare le iniezioni “Duecentomila al giorno”
Tema: Vaccini, il piano di Draghi
Il raddoppio del numero di vaccinazioni giornaliere nel giro di un mese, il traguardo dell’immunità di gregge entro la fine dell’estate. Alla fine della settimana in cui ha battuto (metaforicamente) i pugni sul tavolo di Bruxelles, Mario Draghi traccia un piano aggressivo per raggiungere e superare il virus (e le sue varianti) in fuga. Eccolo, il cronoprogramma, con obiettivi e date. La parola d’ordine che il premier ha consegnato ai suoi collaboratori è immodificabile: accelerazione. Si gioca tutto e subito, il governo: marzo sarà decisivo per la campagna di vaccinazione. Il piano, che viaggia insieme al nuovo Dpcm che prenderà forma nei prossimi giorni, ha un primo obiettivo: passare in un mese dalle attuali 100 mila dosi somministrate quotidianamente a 200 mila. Non siamo ancora alle 300-400 mila indicate qualche settimana fa dal commissario Domenico Arcuri ma questo incremento dovrebbe essere il segnale di un deciso scatto in avanti. Molto ruota attorn o al via libera dell’agenzia europea del farmaco al vaccino di Johnson&Johnson, previsto per l’11 e il 12 marzo. Un ok al quale è legato l’arrivo in Italia di una dose massiccia di dosi: 7,3 milioni nel giro di 15 giorni, altri 19 milioni nei due successivi trimestri. I robusti rinforzi di J&J si sommano ai quantitativi che le aziende che già forniscono i vaccini al nostro Paese continueranno a far pervenire. Nel mese di marzo. Pfizer, Moderna e Astrazeneca dovrebbero garantire sei milioni di vaccini. Le pressioni che Draghi sta facendo sull’Ue per vincolare le imprese farmaceutiche agli impegni presi ma anche, sul piano nazionale, l’utilizzo dei medici di base per la somministrazione dei vaccini sono altri elementi sui quali si basa la fiducia dell’esecutivo. Il piano, sia chiaro, resta molto ambizioso: ha come traguardo le 12-13 milioni di dosi entro il primo trimestre dell’anno ma oggi, quando manca un mese a quella scadenza e sono passati 60 giorni dall’inizio della campagna vaccinale, il bilancio non supera i 4,2 milioni di dosi.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Cremonesi Marco
Titolo: Intervista a Luca Zaia – «Mi appello al premier Meglio un breve stop per tutte le superiori che una lunga agonia»
Tema: Intervista al Governatore del Veneto
«Faccio appello al presidente Draghi affinché valuti con la sua obiettività scevra da retaggi ideologici l’apertura o la chiusura delle scuole, l’obiettivo deve essere la salute». Luca Zaia, come governatore, è il responsabile della sanità pubblica in Veneto. E ora si trova a dover fronteggiare una decisione tra le più delicate: la possibile chiusura delle scuole superiori. Ieri sera il Cts ha sancito la chiusura nelle zone rosse e nelle aree in cui i contagi superino i 250, casi ogni 100 mila abitanti. E’ d’accordo? «Quel parere l’avevo chiesto io. Però, il Cts ammette la relazione tra scuole e contagi, con la previsione di chiudere da qualche parte. Ma il problema c’è o non c’è? Pensare che si possa chiudere a macchia di leopardo, sapendo che il virus non conosce confini, alla fine ci porterà a chiudere ovunque. Meglio una chiusura breve ora che un’agonia trascinata per settimane». Ma c i sono aree in cui il virus è meno aggressivo… «In questo momento è fondamentale guardare in faccia alla realtà. Si fa un gran parlare di una possibile terza fase ed è indubbio che l’Italia si stia ricolorando di arancione e di rosso. I dati epidemiologici ci parlando una situazione sotto pressione e, anche se in Veneto dal primo di gennaio si è in calo di ricoverati, basta guardarsi in giro…». Parla delle regioni confinanti? «Pensi alla provincia di Brescia e all’Emilia. Ma il problema è vasto: la Germania è praticamente chiusa da novembre, in Inghilterra sono al terzo lockdown, in Francia al secondo. Alla prima riunione della Conferenza Stato Regioni con il nuovo governo, ho posto alcune questioni».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Meli Maria_Teresa
Titolo: «Con la Lega si dialoga» Da Bonaccini a Delrio, quelli che simpatizzano col «nemico» dei dem
Tema: PD
Tutto era cominciato con l’idea che non dovessero mai governare insieme. Almeno così diceva il Pd, quando sperava di non dover coabitare con la Lega di Matteo Salvini nell’esecutivo Draghi. Poi è finita com’è finita, e adesso i dem provano a vivere da separati in casa con il Carroccio. Ma non è facile. Come sa bene Nicola Zingaretti, che a metà febbraio ha avuto un colloquio a tu per tu con Salvini. Mezz’ora in tutto. Ma subito dopo il leader dem ha tenuto a precisare che «Pd e Lega sono alternativi». E nei giorni seguenti lo ha rimarcato più volte, fino ad arrivare allo scontro diretto con il gran capo della Lega sulle chiusure pasquali. Il secondo, manco a dirlo, era contrario, il presidente della Regione Lazio, invece, le caldeggiava. E ancora qualche giorno fa, nella riunione della Direzione dem richiesta dalle donne, dopo che erano state fatte fuori dalla guida di tutti i dicasteri, il segretario ha ricordato con enfasi che & egrave; stato grazie al Pd che i decreti sulla sicurezza, voluti da Salvini nel primo governo Conte, sono stati modificati. Marcare le distanze è l’imperativo della dirigenza dem, tanto più che le elezioni amministrative, benché spostate in autunno, vedranno inevitabilmente scontrarsi centrosinistra e centrodestra. Ma poi c’è la vita parlamentare di tutti i giorni, per esempio, e lì la faccia dell’arme non serve. Anzi complica non poco le cose . Per questa ragione un esponente dem lontano anni luce dalla cultura leghista, come Graziano Delrio, adotta nei confronti del capo del Carroccio un linguaggio assai più cauto. Che lo spinge a dire: «Salvini ora ha fatto delle scelte responsabili e ha sicuramente fatto dei passi avanti». Il capogruppo del Pd alla Camera ammette che «con loro» – ossia i leghisti – «su determinati argomenti il dialogo in Parlamento non è stato difficile».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Falci Giuseppe_Alberto
Titolo: Il Pd e la scelta della vice donna In pole D’Elia e Serracchiani
Tema: PD
L’appuntamento è fissato il 13 e il 14 marzo quando si terrà l’Assemblea nazionale del Pd. In quei giorni il Nazareno avrà una vicesegretaria donna. E la novità è che è già partito un derby fra Cecilia D’Elia, di origine lucana, portavoce della Conferenza delle donne democratiche e assai vicina a Nicola Zingaretti, e Debora Serracchiani, oggi deputata e presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, ma espressione della minoranza essendo stata una delle animatrici, al precedente congresso, della candidatura di Maurizio Martina. Di certo tutto dipenderà dalle valutazioni che farà il segretario. Toccherà a Zingaretti, infatti, decidere se avere accanto una vicesegretaria vicina alle sue posizioni o pacificare il partito e scegliere una numero due che rappresenti le minoranze. Nel primo caso la scelta è probabile che ricada sulla D’Elia, ma circolano anche i nomi di Marianna Madia, Roberta Pinotti e Paola De Micheli. Per la minoranza la favorita sembra essere Serracchiani, in subordine Alessia Morani, infuriata per la non riconferma nella squadra di sottogoverno. Non a caso Morani lamenta: «Orlando non può rimanere al suo posto». Un pezzo di partito e le donne in testa continuano a sollevare la questione del doppio incarico di Andrea Orlando, vicesegretario e ministro del Lavoro, blindato da Zingaretti. «A suo tempo la De Micheli si è dimessa, non vedo perché non debba farlo anche Orlando» insiste Morani. Sbotta anche Giuditta Pini, fedelissima di Matteo Orfïni: «Perché Orlando non ritiene opportuno che si apra almeno il dibattito? Detto questo, c’è un’altra questione: statuto alla mano, solo uno dei vicesegretari ha funzioni vicarie…». Al Nazareno si preferisce non rispondere. Anche perché le questioni aperte sono diverse: la vicesegreteria, la guerra fra le correnti, il congresso.
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Testata: Repubblica
Autore: Casadio Giovanna
Titolo: D’Elia in pole come vicesegretaria Pd Guerini offre la tregua: gestione unitaria
Tema: PD
A chi lo attacca chiedendogli di dimettersi da vice segretario dem, Andrea Orlando ha replicato: «Me lo ha detto Zingaretti di rimanere per essere raccordo tra il partito e il governo, non ho smanie di alcun tipo». Ma alla vigilia della direzione di domani – convocata per parlare di parità di genere e che virerà verso i nodi politici sul tappeto – sono tanti i fronti aperti nel Pd. Orlando interverrà e spiegherà la sorpresa del fuoco di fila nei suoi confronti. Il sospetto del Nazareno, la sede dem, è che si attacchi il vice per logorare il segretario. Ormai lo contro con gli ex renziani è aperto. Zingaretti è pronto a rispondere colpo su colpo. Ha già anticipato il suo ok alla proposta presentata da Cecilia D’Elia, la responsabile della conferenza delle donne: si a una vice segretaria donna. Ci vuole? Certo, e ci sarà. Però sarà un tandem, come all’indomani della vittoria del segretario nel 2019 con Orlando e Paola De Micheli entrambi vice. Quindi resta Orlando e sarà affiancato da una donna, probabilmente la stessa D’Elia, perché maggiore sia il significato simbolico della scelta. Circolano anche i nomi di Roberta Pinotti (che però qualcuno vedrebbe bene capogruppo al Senato al posto di Andrea Marcucci) e di Debora Serracchiani. L’argomento sarà all’ordine del giorno dell’Assemblea dei mille il 13 e 14 marzo, tuttavia domani si buttano le basi politiche votando il documento D’Elia, dove è scritto: «Parità nelle cariche apicali a cominciare da una vice segretaria donna». Però è sull’alleanza politica in vista delle prossime amministrative nelle grandi città, che il braccio di ferro con gli ex renziani della corrente Base riformista di Lorenzo Guerini e Luca Lotti, è ormai esploso. Un fronte di amministratori si è saldato, sostenendo la leadership di Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna, possibile sfidante di Zingaretti, se il segretario deciderà di mettersi in gioco evitando lo stillicidio delle contestazioni. Leggi da: PC/Tablet SmartPhone
Testata: Repubblica
Autore: Cuzzocrea Annalisa
Titolo: Intervista a Stefano Patuanelli – Patuanelli “I 5S forza di governo l’ex premier è il leader naturale”
Tema: M5S
«Giuseppe Conte è il leader naturale del Movimento». Stefano Patuanelli lo dice senza tradire dubbi. Nel nuovo ufficio dai soffitti affrescati, in via XX settembre, il ministro delle Politiche agricole traccia il percorso che – secondo lui – dovrebbero compiere i 5 stelle: una rifondazione guidata dall’ex premier, «l’unico in grado di unirci». La leadership di Conte è ineluttabile? «Lo dico non solo per quello che ha fatto in questi tre anni da presidente del Consiglio, ma seguendo un ragionamento che mette al centro il percorso del Movimento in questa legislatura. I 5 stelle sono passati da forza di opposizione a forza centrale su cui costruire tre governi. Questo passaggio non ha un ritorno. Conte ha il profilo giusto per una rifondazione, non per una manutenzione straordinaria». Cosa intende per rifondazione? «II Movimento è nato ufficialmente nel 2009, ma in realtà il progetto dei 5 stelle esisteva – graz ie ai meetup – dal 2005. Sono passati 15 anni e abbiamo sempre guardato al futuro. Quindi, quello che c’era va rinnovato. Serve una fase costituente». Conferma quindi che il campo per lei è il centrosinistra? Che indietro, con la destra, non si torna? «Faccio un ragionamento più ampio: perchéècaduto il Conte due? Perché Renzi aveva due obiettivi: il primo era non consentire a Conte di occupare uno spazio politico che vuole occupare lui alle prossime elezioni, il secondo rompere l’asse tra MSS, Pd e Leu. Non dobbiamo consentire che questo secondo obiettivo venga raggiunto. È evidente che l’intesa deve rafforzarsi a ogni livello, locale, parlamentare, europeo». L’intergruppo al Senato ha creato soprattutto malumori. «Io penso invece che l’intergruppo sia un buon primo passo, ma che ne servano altri».
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Testata: Stampa
Autore: Capurso Federico
Titolo: Capo politico o primus inter pares? Il dilemma del vertice Conte-Grillo
Tema: M5S
Il vertice nella villa toscana di Beppe Grillo, alla presenza di Giuseppe Conte e dei big MSS, si dovrebbe tenere oggi. Condizionale d’obbligo, perché fino all’ultimo il fondatore – che raccontano ancora furibondo per la fuga di notizie sulla riunione – prova a tenere in bilico l’appuntamento. Vuole evitare i riflettori, la stampa, le telecamere, ed è per questo che nella giornata di ieri è stata avanzata l’ipotesi di vedersi in videoconferenza, lontani da occhi indiscreti: il contrappasso dello streaming. Un conclave per 12 persone, con Grillo, Conte e gli uomini di riferimento della galassia grillina – Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Alfonso Bonafede — chiamati innanzitutto a sciogliere il nodo sull’ingresso dell’ex premier nel partito. Tra i parlamentari di peso, proseguono le spinte in favore di un suo impegno. Stefano Buffagni si dice «convinto che la sua figura debba essere centrale nel progetto di rilancio del M5S». E Vincenzo Spadafora fa un passo in più: «Un leader – sostiene – è fondamentale perché serve qualcuno che guidi i processi, non che li subisca». L’ex premier nutre ancora qualche dubbio, ma sarebbe orientato ad accettare l’impegno. In che veste portarlo, però, al timone del Movimento? Di Maio preferirebbe vederlo come uno dei cinque membri della segreteria politica appena varata dagli iscritti, in un ruolo di primus inter pares, senza dare limiti temporali troppo stretti all’incarico.
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Testata: Stampa
Autore: Di Matteo Alessandro
Titolo: Caso Khashoggi, Pd e 5S contro Renzi Lui: necessario avere rapporti con Riad
Tema: Rapporti Renzi-Bin Salman
In gergo militare si parlerebbe di “danni collaterali”, addirittura di “fuoco amico”. Il rapporto della Cia – diffuso dall’amministrazione Biden per lanciare una serie di messaggi ai principali protagonisti dello scacchiere medio-orientale – finisce per trascinare, di nuovo, nella bufera Matteo Renzi, che pure vanta buoni rapporti con il neo-presidente Usa e con il suo principale sostenitore, Barack Obama. Ad attaccare è Sinistra italiana, ma anche MSS e lo stesso Pd, cioè gli ex alleati del Conte bis. Il problema, per il leader di Iv, è che quelle quattro pagine della Cia chiamano in causa direttamente il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, per il brutale omicidio del giornalista Jamal Kashoggi. Proprio quel Bin Salman pubblicamente omaggiato da Renzi durante una conferenza a Ryad a fine gennaio, quando definì l’Arabia il teatro di un possibile «nuovo rinascimento». Evento per il quale il leader Iv ha anche percepito un compenso d i decine di migliaia di euro come oratore. Tutto regolare, per l’ex premier. Ma non per i suoi ex compagni di coalizione. Ad affondare i colpi, stavolta, è anche il Pd. Gianni Cuperlo incalza: «Il senatore Renzi aveva annunciato che, una volta archiviata la crisi di governo, avrebbe offerto le motivazioni di quella sua iniziativa. È opportuno che lo faccia. Se possibile presto».
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio
Titolo: Orlando: subito la Cig più veloce – Lavoro, Orlando accelera: subito pagamenti cig più veloci
Tema: Lavoro
A un mese dalla scadenza del 31 marzo delle misure emergenziali – blocco dei licenziamenti e Cig Covid-, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha aperto ufficialmente il cantiere di riforma degli ammortizzatori sociali, annunciando un primo intervento di semplificazione delle procedure, da inserire nel prossimo decreto Ristori. L’idea del consentirà, ha spiegato Orlando, «una più immediata lavorazione dei dati per i pagamenti». Secondo le stime del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico ci vorranno al massimo 40 giorni contro i 2-3 mesi medi attuali. Si punta ad una maggiore centralizzazione nella gestione delle domande, verrà istituita una «live chat» per i lavoratori che vogliono avere informazioni dirette sullo stato del proprio ammortizzatore, e sul portale Inps sarà introdotta anche una evoluzione dell’applicativo CIP che permetterà ai singoli interessati di consultare lo stato di progressione della relativa doman da. Per la Cigo con causale Covid-19 l’ipotesi allo studio è di semplificare l’attuale procedura, concentrando l’intervento degli operatori sui casi in cui il sistema rilevi delle “anomalie”, che necessitano di una specifica verifica. Si punta a ridurre il rischio di errori, considerando che le verifiche vengono svolte automaticamente dal sistema incrociando i dati presenti nei vari archivi di riferimento. Sul fronte pagamenti, visti i ritardi accumulati nei mesi scorsi, il ministro Orlando ha detto di voler indagare meglio sulle ragioni dello scarso successo della convenzione con Abi e parti sociali, per valutare l’opportunità di un rilancio dell’anticipo forfettario del trattamento di Cig da parte degli istituti di credito.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Mobili Marco – Trovati Gianni
Titolo: Pace fiscale: il Mef stoppa in extremis la scadenza di domani
Tema: Pace fiscale
Il primo atto di politica economica del Governo Draghi è un “comunicato legge”. Il suo obiettivo, anticipato sul Sole 24 Ore ieri, è quello di garantire agli 1,2 milioni di contribuenti interessati alla rottamazione ter e al saldo e straldo, che il mancato rispetto della scadenza di domani per il pagamento delle rate rinviate dai decreti anti crisi non comporterà la decadenza dalla definizione agevolata. Il prossimo decreto con i nuovi aiuti all’economia, che dovrebbe arrivare in settimana in consiglio dei ministri, riscriverà anche il calendario della pace fiscale. Il comunicato legge diffuso nella tarda mattinata di ieri è il classico strumento a cui si ricorre quando laproduzione normativa è in ritardo. Anche in questo caso il comunicato arriva a ridosso della scadenza e ferma solo chi haattesol’ultimo momento confidando nella proroga: in gioco ci sono circa 950 milioni dovuti per le 5 rate della rottamazione ter (4 del 2020 e la prima del 2021) e altre due legate al saldo e stralcio. Complice la crisi di governo del resto la squadra al Mef è stata appena costruita e la nuova, eterogenea, maggioranza che sostiene l’Esecutivo Draghideve ancora def inire il confronto politico sulle tante decisioni da prendere nel prossimo provvedimento finanziato con i 32 miliardi di disavanzo approvati a inizio anno. Tanti di questi interrogativi riguardano il fisco,per esempio che cosa fare sulla ripartenza da domani della riscossione.
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Testata: Repubblica
Autore: Petrini Roberto
Titolo: Rinvio per cartelle e rate della rottamazione
Tema: Fisco
Prima maxi proroga fiscale del governo Draghi per cartelle esattoriali e rate delle sanatorie fiscali: il decreto è atteso per la prossima settimana. L’annuncio di un intervento del governo è arrivato ieri, a poche ore dalla partenza delle notifiche e della scadenza delle rate, prevista per lunedì 1° marzo, il ministero dell’Economia ha emesso una nota ufficiale che annuncia il rinvio dei termini di pagamento per rottamazione ter e saldo e stralcio assicurando che il provvedimento è in «in arrivo». Poche ore dopo la viceministra all’Economia Laura Castelli ha annunciato che si lavora anche al differimento dell’invio delle cartelle esattoriali (riscossioni coattive, accertamenti, pignoramenti, multe). Con tutta probabilità il provvedimento sarà preso la prossima settimana anche perché il governo ha assicurato, almeno per le due sanatorie, che il decreto entrerà comunque in vigore dal 1° marzo anche se sar&agra ve; varato successivamente. Il pacchetto investe una platea enorme di contribuenti, circa 1,2 milioni, che avevano goduto della sospensione delle rate nel 2020 a causa dell’epidemia. Si tratta di cinque rate sospese per quanto riguarda la rottamazione ter dei vecchi debiti iscritti a ruolo (e della prima rata del 2021 come spiega la nota di Via Venti Settembre) e due rate per il cosiddetto “saldo e stralcio” (una sorta di sanatoria parziale destinata a chi è in comprovata difficoltà economica). Se il governo non fosse intervenuto con la proroga attesa il peso per i contribuenti che hanno aderito alle sanatorie sarebbe stato molto alto perché avrebbero dovuto versare in unica soluzione tutte le scadenze sospese per un totale di circa 1 miliardo.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Dragoni Gianni
Titolo: Alitalia, Draghi tratta la discontinuità per avere l’ok della Ue – Il dossier Alitalia nelle mani di Draghi
Tema: Alitalia
Discontinuità e accelerazione. È la linea che il governo intende seguire sul problema dell’Alitalia, preso in carico direttamente dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Ieri mattina a Palazzo Chigi c’è stato un vertice con Draghi, il sottosegretario Roberto Garofoli, i ministri dell’Economia Daniele Franco, delle Infrastrutture Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. L’incontro fa seguito alla riunione di venerdì tra Giorgetti, Giovannini e il Mef. E un nuovo vertice ci sarà nei prossimi giorni. L’intenzione è mettere a punto una proposta «nel segno della discontinuità». Giorgetti, Giovannini e Franco ne parleranno alla commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, in un videcocollegamento previsto mercoledì o giovedì prossiIeri l’incontro con i ministri Giovannini, Giorgetti e Franco. Nessuna decisione è stata presa. L’intenzione, secondo fonti governative, & egrave; presentarsi con un piano credibile, «in discontinuità» rispetto alla gestione precedente del dossier, e con un’accelerazione dei tempi. Alitalia ha esaurito la cassa, non paga i fornitori. Solo domani pagherà gli stipendi di febbraio. C’è il rischio che gli aerei rimangano a terra. L’orientamento è proseguire nella direzione del trasferimento almeno delle attività di volo di Alitalia al “vettore nazionale” Ita, la Newco creata dal Mef, per la quale sono stanziati 3 miliardi. La questione chiave però è con quale procedura e in quanto tempo. Se si dovesse fare una gara, come ha chiesto la Ue, ci vorrebbero 4-5 mesi. Alitalia non ha le risorse per sopravvivere, le servirebbero almeno 200 milioni di euro. II governo non vorrebbe iniettare altri soldi nella compagnia, a parte i circa 50 milioni stimati come residuo indennizzi Covid (che la Ue non ha ancora autorizzato).
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Berberi Leonard
Titolo: «Alitalia, serve discontinuità» Pezzi in vendita e poi rilancio
Tema: Alitalia
Il governo italiano prepara le ultime carte del dossier Alitalia da presentare all’Antitrust Ue per cercare di chiudere una vicenda che si trascina da 46 mesi. Ma oltre alla proposta Roma è intenzionata a sostenere con forza che l’esistenza di una compagnia aerea nazionale è importante per il rilancio dell’economia e del turismo post Covid. Dopo il vertice interministeriale di venerdì le sorti di Alitalia in amministrazione straordinaria e di Italia Trasporto Aereo sono state discusse ieri mattina dal presidente del Consiglio Mario Draghi e il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli con i ministri dell’Economia Daniele Franco, delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Seguiranno poi altri incontri prima della videoconferenza con la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager nella seconda metà della settimana (fino a ieri non risultava ancora calendarizzato). Due fonti istituzionali spiegano che lo schema che sarà presentato a Bruxelles propone la vendita con trattativa diretta del ramo «aviation» di Alitalia (con la cassa prosciugata) a Italia Trasporto Aereo (che ha una dotazione di 3 miliardi di euro). Una procedura che consentirebbe il decollo di ITA tra aprile e maggio, così da sfruttare il periodo estivo quando si registrano i ricavi maggiori. In parallelo Alitalia fornirebbe alla newco i servizi di terra e manutenzione «a prezzi di mercato», spiega un’altra fonte. All’Antitrust Ue verrà chiarito che non si tratterà di un affitto, ma di un accordo commerciale tipico nel settore (Alitalia ha contratti simili con altri vettori a Roma Fiumicino).
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Testata: Stampa
Autore: Zatterin Marco
Titolo: Intervista ad Enrico Giovannini – Giovannini: il mio piano per il Recovery – Il piano Giovannini per riaprire i cantieri “Cinque team al lavoro sui nuovi progetti”
Tema: Intervista al Ministro delle Infrastrutture
Cosa pensa di fare? R. «Il tema dei cambiamenti climatici, con il relativo adeguamento dei sistemi infrastrutturali e trasporto, avrà implicazioni cruciali. Per questo sto creando una commissione guidatada Carlo Carraro, ex rettore a Venezia e membro del Board dell’Intergovernamental Panel on Climate Change. Dovrà aiutarci a capire come la sostenibilità impatta sulla pianificazione delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto, nonché sui porti e le reti idriche. È un primo passo». Non le pare che le ambizioni del governo Draghi si siano scontrate con la realtà della italoburocrazia? R. «Nel ministero ho trovato personale qualificato e, non a caso, ho confermato molti dirigenti. Con loro e con nuove professionalità ho creato un team dedicato al Recovery Plan. Sarà attivo su cinque dimensioni». Quali? «Il primo gruppo si occuperà dei progetti e del confronto con la Commissione Ue. Il secondo studierà le innovazioni normative necessarie per garantire l’attuazione rapida dei progetti. Il terzo si focalizzerà sull’innovazione interna al ministero, per aumentarne efficienza e rapidità. Il quarto sui sistemi informativi per assicurare lo scambio dei dati necessari per monitorare la realizzazione dei progetti approvati. Infine, un team trasversale lavorerà sull’impatto economico, sociale e ambientale del Piano, perché la Ue non chiede solo quando e quanto spendiamo, ma anche informazioni precise sui risultati finali attesi e sul rispetto del principio di non danneggiare significativamente l’ambiente. Il piano italiano deve essere pronto entro aprile. Ma poi, ricordiamolo, va attuato». Quanto vale il Recovery Plan per le infrastrutture e i trasporti? R. «Sono circa 48 miliardi la cui utilizzazione, sia chiaro, non dipende da un unico ministero. Si tratta di una strategia complessiva, sistemica. E non ha quindi senso dire che si è responsabili solo per determinati progetti».
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Testata: Avvenire
Autore: Iasevoli Marco
Titolo: Intervista ad Enrico Giovannini – Giovannini: renderemo sostenibile il trasporto – «Trasporti “verdi” per creare lavoro»
Tema: Intervista al Ministro delle Infrastrutture
Come fare in modo che l’aggettivo “sostenibili” non sia solo una buona intenzione? R. “Non siamo all’anno zero. Il ministero, Ferrovie, Anas, i porti, solo per citare alcuni dei soggetti-chiave, stanno già andando in questa direzione. Inoltre, il sistema privato si sta muovendo: penso ai nuovi materiali per la realizzazione di infrastrutture e abitazioni, ma anche agli investimenti sui sistemi di trasporto e di logistica per ridurre le emissioni. La stessa finanza sta cambiando passo: vale come esempio il fatto che la Banca europea degli investimenti, che ha erogato finanziamenti per l’Alta velocità Napoli-Bari, abbia smesso di sostenere progetti basati su energie fossili. E il Tesoro ha annunciato nei giorni scorsi l’emissione di Btp green. Ma è importante ricordare che il riferimento alla sostenibilità non ha nulla a che fare con la “decrescita felice” perché il Green deal europeo è una strategia di sviluppo economico all’interno dei limiti ecologici. Con il cambio del nome sarà più facile far capire agli investitori nazionali e internazionali che l’Italia ha imboccato decisamente questa strada piena di opportunità anche perle imprese, oltre che per il miglioramento della qualità della vita delle persone”. Quali i primi passi concreti? R. “Cito 4 aspetti su cui vorrei agire subito. Per preparare l’Italia alle conseguenze dei cambiamenti climatici sulle infrastrutture e i sistemi di mobilità – penso ai porti, innanzitutto – costituirò una commissione che sarà guidata da Carlo Carraro della Ca’ Foscari di Venezia e membro del board dell’International panel on climate change. Intendo inoltre spingere sulla rivoluzione digitale: ad esempio, penso alla sensoristica per il monitoraggio preventivo delle infrastrutture per aumentare la sicurezza degli utenti. E poi c’è da accelerare la conversione del parco auto privato, degli autobus e dei mezzi pesanti, stimolando la nascita di campioni nazionali, per evitare che eventuali incentivi stimolino unicamente le importazioni. Infine, ma non meno importante, è il miglioramento della condizione abitativa, accelerando il piano per la qualità dell’abitare”.
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Testata: Giornale
Autore: Meoni Cinzia
Titolo: Leonardo e Fincantieri, parte la fase 2
Tema: Difesa
La difesa e le infrastrutture tricolori puntano sull’innovazione tecnologica e sostenibile dei due big italiani pubblici, Fincantieri (controllata al 71% dalla Cdp) e Leonardo (partecipata dal Tesoro con il 30%) anche, probabilmente, in vista dei fondi europei del Next Generation Eu. Lo dimostrerebbe la stessa nomina al ministero della Transizione ecologica di Roberto Cingolani, ex numero uno dell’Istituto italiano per la tecnologia e chief technologies e innovation officer di Leonardo. Il ministero si troverà a gestire una parte cospicua dei 207 miliardi di Recovery Fund attesi a Roma da Bruxelles. Pochi giorni prima della sua nomina, Cingolani era intervenuto alla Camera nelle audizioni per Piano nazionale di ripresa e resilienza, spiegando come intelligenza artificiale, cloud computing e materiali innovativi applicati all’industria, possano sostenere il rilancio del Paese. Aspetti legati all’innovazione tecnologica che accomunano i due campioni della sicurezza italiana rece ntemente uniti da un contratto nel settore dei sottomarini. Più in dettaglio Fincantieri ha firmato un contratto da 1,35 miliardi perla costruzione di due sottomarini per la Marina Militare Italiana. «Compiremo un autentico salto tecnologico, a partire dalla progettazione e dal sistema di combattimento, sviluppato insieme a Leonardo» ha detto l’ad Giuseppe Bono. A sua volta Leonardo ha firmato accordo da 150 milioni con Fincantieri per la fornitura dell’equipaggiamento. Il contratto per Fincantieri è una conferma delle previsioni incoraggianti sui prossimi mesi. Bono ha previsto per il 2021 un ritorno all’utile (dopo il rosso di 245 milioni del 2020), un miglioramento della marginalità e una crescita di oltre il 25% garantita dall’elevato numero di ordini. «Con un portafoglio ordini totale di 35,7 miliardi, entriamo nel 2021 con un backlog intatto e robusto», ha sostenuto Bono.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Soldavini Pierangelo
Titolo: Con il bitcoin record esplode l’economia italiana delle cripto
Tema: Criptovalute
«Avevamo anche noi otto schede grafiche da cui ricavavamo 80-100 bitcoin al mese, ci fermavamo quando scendeva sotto i 10 dollari», ricorda Andrea Medri. Oggi la criptovaluta è arrivata a quasi 58mila di dollari, ieri ne valeva iomila in meno. Intanto in Italia, sull’onda di un crescente riconoscimento del mondo aziendale e finanziario più istituzionale, il bitcoin ha sviluppato un’economiafatta anche di un’industria con eccellenze e opportunità potenziali. Medri ne è un esempio concreto. Bitcoin lo ha scoperto per caso in Second Life grazie a Davide Barbieri: nel 2013 hanno fondato The Rock Trading, exchange che oggi è il più longevo al mondo. All’inizio la sede legale era a Malta, nel 2017 è rientrata in Italia e si divide tra Milano, Genova e Padova. The Rock Trading è reduce da un equity crowdfunding con una valutazione da 15 milioni di euro: «Puntiamo su una proiezione europea e a una quotazione entro l’an no, su Euronext o in Usa». «Le banche iniziano a offrire le cripto e la domanda crescerà: oggi l’ha in portafoglio solo l’1% dei potenziali investitori, domani potremmo arrivare al 25-30%», spiega Christian Miccoli, cofounder di Conio. In Conio ha investito anche Banca Generali sulla base di una valutazione di 70 milioni di euro, secondo le indiscrezioni «I fondi saranno utilizzati per l’espansione internazionale, aprendo il nostro servizio alle banche. Per ora siamo fermi a bitcoin, ma non è escluso che apriremo ad altre cripto».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Minenna Marcello
Titolo: L’inflazione in ripresa e i timori Ue – Perché il ritorno dell’inflazione in Europa non spaventa
Tema: Inflazione in Ue
Il prossimo rialzo dell’inflazione sarà di breve termine senza un vero effetto di trasmissione dagli Usa. A livello geografico la dinamica dei prezzi nell’area Euro è ovviamente molto differenziata. I Paesi core dell’Europa centrale viaggiano a un +1,6% annuo mentre buona fetta della periferia resta in marcata deflazione; spicca il caso della Grecia che sta sperimentando una caduta dei prezzi (-2,4%) ai livelli della crisi dei 2015. A guidare l’improvviso rialzo dei prezzi di gennaio 2021 è stato il prezzo del petrolio, passato da 50 a 60 $ al barile (+20%) in un mese. Si tratta di un fenomeno globale che ha colpito in maniera simmetrica tutte le economie industrializzate. Le cause sottostanti la fiammata dei prezzi dei beni industriali e dei servizi sono invece regionali. A gennaio è scaduto lo sconto Iva promulgato dal governo tedesco; da luglio a dicembre 2020 le aliquote Iva su beni e servizi sono state calmierate rispettivamente al 16% (19%) e al 5% ( 7%). Inoltre, la stagione dei saldi in Francia è stata posticipata a febbraio 2021 per esigenze di contenimento della pandemia; a gennaio quindi non c’è stata la periodica compressione dei prezzi dei beni di consumo. C’è inoltre un “effetto ottico” di natura statistica che farà salire il tasso di inflazione: poiché si tratta di variazioni percentuali annuali, tra marzo e maggio il livello dei prezzi verrà rapportato con il periodo nero dello shock pandemico, caratterizzato da un’improvvisa caduta della produzione e dei prezzi a causa dei lockdown generalizzati. Al di là di questi effetti temporanei e cosmetici, non c’è una spinta strutturale al rialzo dei prezzi. Nei prossimi mesi l’economia attraverserà la fase più profonda della recessione c.d. double dip, mentre un trend di reflazione dovrebbe essere sostenuto da un rafforzamento del mercato del lavoro e da un aumento dei salari.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Martina Maurizio
Titolo: Scelte agricole e lotta alla fame
Tema: Iniziative della Fao
Scrive il Vice Direttore Generale della Fao: “Caro direttore, secondo l’ultimo indice dei prezzi alimentari della Fao, i beni agricoli primari a gennaio sono aumentati per l’ottavo mese consecutivo. Anche il listino del Chicago Board of Trade, la principale borsa merci per le commodities, fotografa quello che sta avvenendo in particolare con i costi di grano, soia e mais cresciuti sensibilmente. Sono aumenti con immediate conseguenze anche su filiere strategiche come quelle zootecniche, che riducono I ricavi, già difficili, soprattutto per i piccoli produttori. Ma finita la pandemia, la corsa dei prezzi delle materie prime agricole è destinata a rientrare, oppure questi rialzi non sono che la registrazione di un cambiamento di paradigma nella supply chain alimentare globale? Dall’altra parte è innegabile l’aumento delle rendite dei futures sui beni agricoli che hanno raggiunto performance mai realizzate. Si tratta di finanza che scommette sul prezzo di beni essen ziali, dove la grande maggioranza delle transazioni non si traduce in una effettiva vendita materiale. Dunque, economia virtuale che, con le piattaforme digitali, ormai non è più solo appannaggio dei grandi fondi, ma anche di migliaia di piccoli investitori. È dunque possibile pensare all’aumento dei costi delle derrate agricole come all’eterna tendenza a speculare sui beni di prima necessità nei momenti di crisi. Ma anche un’altra lettura è ipotizzabile. E cioè che l’aumento dei prezzi anticipi futuri scenari. Di cosa parliamo? Del fatto che, stante gli attuali tassi di crescita della popolazione mondiale, i cambiamenti climatici in atto e, non ultima, la tendenza a regimi alimentari ad alto valore proteico, anche le più ottimistiche proiezioni di crescita del Pil e della produttività agricola ben difficilmente saranno in grado di garantire cibo per tutti”.
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Corriere della Sera
Autore: Battistini Francesco
Titolo: «Il Congo sapeva della missione» – Lo scontro sul viaggio di Attanasio «Il Congo era stato informato»
Tema: Caso Attanasio
Nessuno sapeva niente? Leggete qui. «Ambassade d’Italie. Prot. n: 219. Note verbale…». Diciassette righe che non dicono tutto, ma di sicuro spiegano molto. E’ il documento che la segreteria di Luca Attanasio inviò al ministero degli Esteri congolese una settimana prima dell’agguato. Per informare le autorità di Kinshasa del viaggio che l’ambasciatore stava per compiere nel Nord Kivu. La Farnesina lo fa filtrare mentre troppe verità e molti scaricabarile banalizzano, confondono le ultime ore di Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci. Una bugia su tutte: già lunedì scorso, pochi minuti dopo la sparatoria, il governatore della regione Carly Nzanzu Kasivita s’affrettava a dire che nessuno l’aveva informato della missione italiana. E per tutta la settimana, questa è stata la linea: Attanasio era partito senza informare i congolesi. Invece no: la lettera dell’ambasciata, data 15 febbraio, forniva tutti i dettagli. Chiedendo l’ accesso alla saletta vip dell’aeroporto di Ndjili. Dando i nomi dei viaggiatori (con Attanasio e lacovacci, anche il console Alfredo Russo) e dell’autista di Kinshasa che li avrebbe accompagnati, Floribert Basunga. Indicando date e orari dei voli su Goma. Raccomandando di non toccare il bagaglio diplomatico. E in definitiva chiedendo un’ovvietà – il trattamento riservato a un rappresentante diplomatico – che ora appare semmai una necessità, visti i colpi di kalashnikov che aspettavano Attanasio e i buchi di memoria che scandiscono l’inchiesta.
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Testata: Repubblica
Autore: Foschini Giuliano – Tonacci Fabio
Titolo: Inchiesta sull’agguato Tra Congo e ambasciata le versioni non tornano
Tema: Caso Attanasio
L’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo sono morti per la brutalità dei miliziani che hanno tentato di sequestrarli. E per la superficialità di chi aveva il dovere di vigilare su di loro: il governo del Congo e, soprattutto, il Pam, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite che ha organizzato il viaggio a Goma e Bukavu. In «situazioni di sicurezza allucinanti», come hanno spiegato ai nostri investigatori gli italiani che da anni vivono in quell’area del Congo, una delle più pericolose dell’Africa Centrale. E come sostiene anche la moglie di Attanasio, Zaida Seddiki: «Mio marito è morto perché si è fidato dell’agenzia dell’Onu». È questo il punto di partenza dell’indagine per sequestro con finalità terroristiche e omicidio aperta dalla procura di Roma che, con i carabinieri del Ros, in queste ore sta unendo i punti per ricostruir e i fatti. I pm Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti compiono la prima mossa: sono stati chiesti alle Nazioni Unite, al governo del Congo e all’ambasciata italiana tutti gli atti che documentano i protocolli di sicurezza adottati per il viaggio dell’ambasciatore e del carabiniere. Il loro ultimo viaggio. L’inchiesta si muove su due piani paralleli. Il primo: cercare di capire chi sono gli autori del tentato sequestro e scoprire chi può avere tradito l’ambasciatore. Il secondo – come accadde in quella condotta sui dipendenti uccisi in Libia dell’azienda Bonatti – riguarda, invece, i protocolli di sicurezza. «Inesistenti» dicono i primi accertamenti: il convoglio viaggiava senza una scorta armata, persino senza giubbotti antiproiettili.
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Testata: Stampa
Autore: Perina Flavia
Titolo: L’ultimo messaggio di Attanasio “Viva l’Italia, è sempre avanti” – L’ultimo messaggio di Attanasio
Tema: Caso Attanasio
“Viva l’Italia, sempre un passo avanti”: così Luca Attanasio, poco meno di un anno fa, esultava per essere riuscito a organizzare il rimpatrio dei connazionali rimasti bloccati in Congo. Il messaggio vocale, riascoltato ieri durante i funerali del nostro diplomatico a Limbiate, propone un racconto italiano molto diverso dagli stereotipi che un po’ tutti coltiviamo del Paese lagnoso e malmostoso, pronto più al lamento che all’azione. Racconta la capacità e la voglia di fare, l’impegno, le notti in bianco per risolvere un problema complicato, e infine l’entusiasmo per esserci riusciti mentre tutti dicevano: non si può fare. Era la primavera dei lockdown assoluti. Voli dall’Africa interrotti per qualsiasi destinazione. Gli stranieri in Congo, tutti, in enorme allarme, con pressione collettiva su ogni ambasciata e consolato per tornare a casa, subito, nel timore non solo della malattia ma anche di disordini e violenze. Attanasio è il primo a riuscire ne ll’impresa. Dopo una settimana insonne riesce a organizzare due voli con destinazione Roma per 300 persone, cento italiani e duecento cittadini di diverse nazionalità. “Ci stanno chiamando tutti, tutti, tutti”, dice emozionatissimo nell’audio.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Valsania Marco
Titolo: Usa, sì della Camera a 1.900 miliardi di aiuti – Sì della Camera Usa al piano da 1900 miliardi
Tema: Usa, aiuti Covid
La Camera americana ha approvato il mega-pacchetto di aiuti economici da 1.900 miliardi di dollari voluto da Joe Biden, avvicinando il presidente all’obiettivo prioritario dei suoi primi mesi alla Casa Bianca: un nuovo, ingente sostegno rivolto anzitutto a famiglie, disoccupati, campagne di vaccinazione e località provate dalla crisi da pandemia. Il via libera dei deputati è arrivato nonostante le strenue obiezioni dei repubblicani, che hanno denunciato il piano come eccessivo e affollato di «chimere» progressiste. Il voto, al termine di un dibattitomaratona, è stato di 219 a 212, con due democratici che si sono uniti a tutti i conservatori nell’opporsi al provvedimento. La legislazione arriva adesso al Senato, dove sono previsti emendamenti che porteranno a un successivo vaglio finale della Camera, stando alle intenzioni dei democratici, entro il 14 marzo, quando sono in scadenza precedenti sussidi pubblici. La speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, ha già celebrato l’approvazione, affermando che si tratta di una «grande legge» che sarà varata indipendentemente da correzioni apportate in Senato. Mentre il presidente Biden ha sollecitato il Senato «ad agire velocemente perché non abbiamo tempo da perdere» per battere il virus e «far ripartire l’economia».
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Testata: Messaggero
Autore: Parsi Vittorio_E.
Titolo: Il commento – La rotta di Biden: gli ideali politici prima degli affari – La rotta di Biden: gli ideali politici prima degli affari
Tema: Omicidio Khashoggi
La pubblicazione del rapporto della Cia sull’omicidio Khashoggi conferma quello che tutti sapevano da almeno tre mesi e che si sospettava fin dall’inizio della sanguinosa vicenda: ovvero che dietro il delitto ci fosse il principe ereditario e primo ministro saudita Mohamed bin Salman (MbS). La decisione di desecretare il documento, di cui il re saudita e padre del principe era stato avvisato in anticipo con una telefonata da parte del presidente americano, è tuttavia un gesto di rilevante importanza simbolica: segna il ritorno degli Stati Uniti a una conduzione della politica estera nella quale, accanto agli interessi, anche i valori devono trovare il loro posto. La tradizione americana è del resto questa: un impasto di realismo e idealismo. A ribadirlo, il fatto che, nello stesso giorno in cui si annunciava la pubblicazione del rapporto su Khashoggi, aerei americani colpivano in Siria alcune posizioni di milizie filo-iraniane responsabili di attacchi alle basi american e nel Kurdistan siriano. In poco più di un mese di presidenza, Joe Biden ha ammonito severamente la Russia sul caso Navalny e ha rammentato al Cremlino che la questione dell’annessione della Crimea non è in nessun modo superata. Ha chiarito alla Cina che gli Stati Uniti non tollererebbero pressioni militari su Taiwan. Ha sospeso le forniture di armi all’Arabia Saudita e tolto la propria copertura politica alla guerra in Yemen. Si tratta di uno sforzo importante per la ricostruzione della credibilità degli Stati Uniti come leader di un sistema internazionale ancora fondato sull’adesione a quei principi liberali intorno ai quali Washington ha costruito l’ordine internazionale del Novecento. La capacità americana di presentare la propria egemonia come “il male minore” rispetto a qualunque altra alternativa è del resto una delle ragioni principali dell’opposizione relativamente modesta che essa ha incontrato.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: A.S.
Titolo: Anche la Russia sceglie la transizione verde – Anche la Russia imbocca la lunga strada della transizione verde
Tema: Russia green
Anche la Russia imbocca la lunga strada della transizione verde. Nonostante il Paese affidi ai guadagni assicurati da gas e petrolio buona parte della propria prosperità economica, aumenta la consapevolezza di dover riequilibrare il mix energetico e di dover sviluppare progetti industriali e infrastrutturali sostenibili. Veb è la banca statale di sviluppo a cui il governo ha affidato il nascente mercato della finanza verde in Russia, base di partenza per programmare un’economia più sostenibile. Chiamato a rispondere per le 20.000 tonnellate di diesel riversate nel maggio scorso nelle acque dei fiumi intorno a Norilsk, Artico russo, il capo del gigante dei metalli all’origine del disastro ha annunciato una drastica revisione dell’approccio di Nornickel alla gestione del rischio ambientale, il controllo delle acque, la biodiversità e il cambiamento climatico: «La compagnia aumenterà gli investimenti nella sicurezza industriale e nel rinnovamento delle infrastrutture energetiche», scrive Potanin nel rapporto annuale del gruppo. A metà febbraio un altro colosso russo delle materie prime, Polyus Gold, tra primi produttori mondiali di oro, ha annunciato il passaggio dalle centrali a carbone all’energia idroelettrica nelle sue due miniere più grandi: saranno ora energie rinnovabili ad alimentare il 90% della produzione, riducendo di un terzo le emissioni di gas serra del gruppo.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Romano Sergio
Titolo: L’ago della bilancia – L’Europa e il tassello mancante: un esercito comune per l’Unione
Tema: Esercito Ue
Negli ultimi anni l’Unione europea è stata afflitta da qualche crisi e minacciata da pericolosi avversari. Quasi tutti i suoi membri avevano nel loro sistema politico un movimento sovranista che detestava l’integrazione del continente e che avrebbe fatto il possibile per intralciarne il progresso. A Washington vi era un nuovo presidente, Donald Trump, che non aveva mai nascosto le sue antipatie per le istituzioni di Bruxelles. Nuovi compagni di viaggio (gli ex satelliti dell’Unione Sovietica) entrati nella Ue per trame ogni possibile vantaggio economico e finanziario, erano più nazionalisti che europeisti e consideravano i loro rapporti con Washington molto più importanti di quelli che avrebbero dovuto avere con Bruxelles. Quando la Gran Bretagna, con un referendum, decise di uscire dall’Unione europea, perdemmo soltanto un compagno di viaggio che era entrato nell’allora Cee (1973) soltanto perché la sua organizzazione concorrente (l’Efta, Associazione eur opea di libero scambio) non aveva prodotto gli effetti desiderati. Ma accanto a questo vantaggio esisteva pur sempre il rischio che la Brexit venisse interpretata nel mondo come l’inizio della disintegrazione della Ue. Un altro inconveniente, infine, fu l’effetto prolungato nel tempo della crisi finan7laria del 2008. Politica, economia, Trump: tutto sembrava congiurare contro l’Ue.
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Testata: Repubblica
Autore: Rodari Paolo
Titolo: Intervista a Pierbattista Pizzaballa – Pizzaballa “Il Papa porterà fiducia nelle terre che l’Isis ha distrutto”
Tema: Intervista al Patriarca di Gerusalemme dei Latini
Pierbattista Pizzaballa, 55 anni, patriarca latino di Gerusalemme, commenta con Repubblica l’arrivo di Francesco (5-8 marzo) in Iraq soffermandosi anche sulla situazione mediorientale dopo l’elezione a Washington di Biden. In Israele l’unica soluzione possibile è quella dei due Stati, spiega: «Non si può dire a 4 milioni di palestinesi che il loro futuro è di vivere ospiti nella loro terra». Monsignore, l’Iraq da trent’anni è sotto pressione. Dal 5 all’8 marzo arriva il Papa. Cosa può significare questo viaggio per il Paese? «Ha una grande importanza per tutto il Paese e soprattutto perla comunità cristiana. L’Iraq ha bisogno di tutto, ma soprattutto di essere riconosciuto nella sua dignità. Trent’anni di invasioni, capovolgimenti istituzionali, di divisioni settarie, di dittature religiose, corruzione e quant’altro, hanno distrutto il Paese, decimato la popolazione cristiana e rese sempre più flebili le speran ze di un reale cambiamento e della possibilità di mettersi questo orribile passato alle spalle. La visita del Papa è una forte iniezione di fiducia e di riconoscimento. Certo, non cambierà nulla nella situazione politica e non porterà soluzioni immediate, ma sarà un grande incoraggiamento per tutti, in particolare per ciò che resta della comunità cristiana, ridotta di due terzi e bisognosa più che mai di una parola di sostegno».
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IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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LA REPUBBLICA
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LA STAMPA
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IL MESSAGGERO
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IL GIORNALE
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LIBERO QUOTIDIANO
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IL FATTO QUOTIDIANO
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