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SINTESI IN PRIMO PIANO – 27 settembre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– No al salario minimo per legge, sì al rafforzamento della contrattazione nazionale. Confindustria e sindacati concordano.
– Fisco, obiettivo riordino delle flat tax. Le imposte sostitutive dell’Irpef contano oggi otto diverse aliquote.
– Il dopo Merkel si annuncia difficile. I due leader divisi da meno di due punti. Tempi lunghi per il governo.
– Testa a testa tra Spd e Cdu. Scholz e Laschet rivendicano entrambi il diritto di formare un governo. Verdi e liberali appaiati.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Labate Tommaso 
Titolo: «Un test? Macché» La tattica dei politici che ora temono il voto dei Comuni
Tema: Le elezioni amministrative

«Le amministrative sono il test di un bel niente», ha sostenuto l’uno nella pausa di una registrazione di Porta a Porta, concetto poi ribadito a Bruno Vespa anche a telecamere accese. «Le amministrative non sono un test», ha argomentato a più riprese l’altro durante il tour elettorale. Non ci sarebbe nulla di strano se l’uno e l’altro, che in vista del voto della settimana prossima dicono quasi con le stesse parole la stessa identica cosa, non fossero attualmente le pedine più distanti della scacchiera politica italiana. Matteo Renzi e Giuseppe Conte affrontano la tornata elettorale del 3 e 4 ottobre con lo stesso piglio di chi, a una vigilia di amministrative affrontata col paterna di sondaggi non proprio esaltanti, ha storicamente liquidato il voto locale come una specie di orpello; un accessorio importante a ridisegnare degli assetti ma rigorosamente a livello periferico; e, soprattutto, ininfluente a determinare la forza di un leader o di un partito a livello nazionale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Giannattasio Maurizio 
Titolo: Berlusconi avverte: non si vince senza Forza Italia
Tema: Le elezioni amministrative

Da una parte rassicura gli alleati sul futuro: «Stare al governo è una soluzione eccezionale a cui partecipiamo con senso di responsabilità». Dall’altra rivendica con forza il ruolo degli azzurri: «Forza Italia è insostituibile ed è essenziale per un centrodestra capace di vincere e di governare». Che le amministrative del 3 e 4 ottobre rappresentino il vero banco di prova per la tenuta del centrodestra l’aveva già fatto capire Giorgia Meloni con il suo comizio in piazza Duomo. Ieri l’ha confermato Silvio Berlusconi, prima con un intervento su il Giornale, poi con la telefonata in diretta alla manifestazione di chiusura della campagna a sostegno di Luca Bernardo. Alle Stelline c’è il gotha di FI. Tajani, Gelmini, Moratti, i due coordinatori Salini e Rossello. Nonostante i sondaggi negativi l’ottimismo non manca. Come quando Rossello annuncia l’arrivo in sala di Bernardo. «Ecco il sindaco». Meno sei giorni al voto e il centrodestra spara tutte le sue cartucce. Ieri è toccato a Berlusconi lanciare la volata al pediatra: «Milano ha bisogno di una svolta» dice il leader di FI. Attacca la Milano di Sala: «La città deve tornare a essere accogliente e solidale, in grado di accogliere la sfida delle altre grandi metropoli non solo nelle zone di lusso ma anche nei quartieri».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Colaprico Piero 
Titolo: La rincorsa di Milano Bernardo cerca i partiti ma Sala resta in fuga
Tema: Le elezioni amministrative

La città esce ammaccata dal Covid, ma già il successo del Supersalone del Mobile, poi le folle nelle gallerie di MiArt, adesso l’euforica settimana della moda e le prime code ai taxi dell’aeroporto di Linate suggeriscono che “stiamo” rialzando la testa. E questa Milano che ha riacceso i motori di quale carburante ha bisogno? Nella città-locomotiva del Paese ci sono spinte particolari che hanno obbligato sia lo sfidante, Luca Bernardo, partito in salita e in ritardo, sia Beppe Sala, il sindaco-manager che cerca la riconferma, ad attuare strategie opposte, e non solo per quanto riguarda la comunicazione elettorale. La prima macroscopica divergenza è che Bernardo procede a strappi, per eventi isolati e cerca la conferma nella piazza. Viceversa Beppe Sala in questi giorni sta incontrando le varie comunità di cittadini di origine straniera, che lo conoscono dalla grande manifestazione multietnica “Milano senza muri”. E domani è l’ospite dell’incontro dei sindaci pugliesi, in trasferta per appoggiarlo con una fortissima aggregazione socio-elettorale (celebre la battuta: “Si ringrazia la regione Puglia per aver fornito i milanesi a Milano”).
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: Il retroscena – Letta ad Appendino “Uniti ai ballottaggi vinciamo ovunque”
Tema: Le elezioni amministrative

Se il leader Pd, Enrico Letta, con i suoi interlocutori, è fiducioso su una convergenza dopo il primo turno con i 5stelle, «se arriviamo ai ballottaggi, con loro possiamo vincere ovunque, anche a Torino», nel suo inner circle c’è chi ci va giù più duro: «Figuriamoci poi se gli elettori grillini daranno retta ad una sindaca uscente che non si è candidata, anche se lo poteva fare…». Più chiaro di così. Tra i dem sono pochi quelli che pensano – come sostiene la Appendino – che sotto la Mole non si possa celebrare un matrimonio giallorosso al doppio turno. Del resto, che il Pd confidi in accordi ai ballottaggi a Roma e in tutte le città, lo dimostra non solo Letta («puntiamo a vincere almeno in 4 città»), ma pure un politico misurato come il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: che l’altra sera in Calabria, ha ricordato che «alle comunali c’è il doppio turno, quindici sarà la possibilità di realizzare le convergenze che non si sono riuscite a chiudere al primo».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Prodi Romano – Letta Enrico – Renzi Matteo – Gentiloni Paolo 
Titolo: Forum – «Noi e Angela» Gli ex premier – Angela e noi
Tema: Il voto tedesco visto dall’Italia

Angela Merkel raccontata da 6 degli 8 presidenti del Consiglio italiani che l’hanno sentita e vista in azione nei suoi 16 anni da leader della Germania. Aneddoti, giudizi, racconti dietro le quinte, parole riconoscenti, frecciate: un mosaico di ritratti molto speciale per una donna che comunque la pensiate ha lasciato un segno nella storia dell’Europa nella prima parte di questo millennio. Con il suo stile pragmatico, raramente spigoloso, che in certe situazioni è parso saggio o riluttante. Dalle testimonianup degli «omologhi» italiani (tutti uomini, sia detto con un certo imbarazzo paritario) esce la figura di una Cancelliera comunque pronta ad ascoltare, talvolta a ripensarci. Che si tratti di nomine o visioni strategiche, di debito condiviso o di un balletto del Bolshoi, Angela Merkel ha fatto la sua parte. E se persino Trump, che l’affrontava con foglietti pieni di cifre urticanti (come racconta Paolo Gentiloni) l’ha considerata un osso duro, vuole dire che un po’ ci mancherà di sicuro.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Il voto tedesco visto da Roma
Tema: Il voto tedesco visto dall’Italia

Da Berlino a Roma: sulle rive del Tevere ieri sera c’era la massima attenzione per i risultati tedeschi e sarebbe strano il contrario. Quello che muta nella più potente nazione europea ha un’influenza diretta e indiretta nel resto del continente e in particolare a sud delle Alpi. Si è detto più volte che la transizione post-Merkel in Germania offre un’opportunità irripetibile a una personalità ovunque stimata come Mario Draghi per svolgere un ruolo di primo piano nell’Unione. Il come e il quando, ossia in che termini e con quali prospettive, tocca le caratteristiche del nuovo assetto di potere che si definirà nei prossimi tempi a Berlino. A giudicare dai dati elettorali, il processo non sarà né facile né breve: il che manterrà Angela Merkel alla Cancelleria ancora per qualche mese. Ma per gli italiani conta soprattutto valutare quali potranno essere i riflessi del voto in casa nostra. In primo luogo, è chiaro che i tedeschi hanno cercato la continuità con l’era Merkel. Una continuità ravvivata da un pizzico di novità — il successo di misura del socialdemocratico Scholz — ma dentro binari sicuri. Vale a dire che la politica europea come l’abbiamo conosciuta negli ultimi lustri è stata confermata: europeismo con un’ovvia tendenza a marcare gli interessi tedeschi, non senza qualche diffidenza verso i popoli mediterranei, compresa l’Italia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cappellini Stefano 
Titolo: Intervista a Enrico Letta – Letta “La lezione di Scholz dalla crisi si esce a sinistra Anche qui si può vincere”
Tema: Il voto tedesco visto dall’Italia

«Ora abbiamo la prova che di ció che ho sempre pensato e che è una delle ragioni fondamentali che mi hanno spinto a tornare e assumere la guida del Partito democratico: dalla pandemia si esce a sinistra». Enrico Letta, dopo una giornata di comizi e incontri nel collegio di Siena dove è candidato alle suppletive per la Camera dei deputati, ha accolto i primi dati dello spoglio tedesco con grande soddisfazione. «Si tratta — spiega a Repubblica — di un risultato clamoroso, e di una conferma molto importante dal punto di vista culturale. Hanno prevalso i valori di solidarietà, i diritti del lavoro, l’attenzione al sociale e alla riduzione delle diseguaglianze». Segretario Letta, lo scrutinio sta restituendo però un quadro ancora incerto. Scholz chiede per sè il ruolo di cancelliere ma il distacco dalla Cdu è contenuto e il quadro frammentato. Sicuro si tratti di una vittoria così chiara? «Il cancelliere sarà Scholz, non ho alcun dubbio su questo. E lo sarà perché è stato capace di strappare alla Cdu l’eredità positiva dell’era Merkel».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Bac Margherita – Logroscino Adriana 
Titolo: Ecco come si evolve la pandemia Un contagiato su quattro è under 18
Tema: La pandemia

Vaccini efficaci nel prevenire l’infezione (tra il 70% nei più piccoli e l’86% negli over 80), la malattia grave e il ricovero in ospedale. Lieve aumento dei contagi fra i bambini (3-5 anni) che però non hanno bisogno di cure in ospedale. Italia sempre più «libera» dal virus pandemico. II dossier dell’Istituto superiore di Sanità fotografa lo stato della pandemia in Italia, aggiornato a venerdì. La situazione volge al bello anche se esistono segnali da monitorare.
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Testata:  La Verita’
Autore:  Belpietro Maurizio
Titolo: Siamo sempre prigionieri di Speranza – Promettono immunità per tenerci prigionieri
Tema: La pandemia

«Siamo vicini all’immunità vaccinale», ha annunciato con un certa enfasi sabato scorso il ministro della Salute, Roberto Speranza, lasciando intendere che presto potremo lasciarci alle spalle la pandemia, assieme a tutte le limitazioni che negli ultimi due anni ha portato con sé. In realtà, se dovessimo badare a ciò che gli esperti ci raccontavano fino a qualche settimana fa, quando la percentuale indicata per il raggiungimento dell’80 per cento di vaccinati era ancora lontana, l’ immunità di gregge dovremmo averla già conquistata e dunque la maggioranza della popolazione dovrebbe essere stata messa in sicurezza. Cito i dati che vengono diffusi dall’Istituto superiore di sanità e che vengono pubblicati quotidianamente sul sito del governo e dei principali organi d’informazione. Al momento, nella fascia degli ottuagenari, quella ritenuta più a rischio, ad aver ricevuto la prima e la seconda dose del siero è il 92,59 percento della popolazione. Considerando chi si è sottoposto a una sola iniezione, all’appello manca dunque il 5,30 per cento della popolazione di ultra ottantenni. Se invece si tiene conto degli italiani che hanno più di settant’anni, la percentuale di vaccinati scende all’89,62 per cento e quella dei renitenti al vaccino all’8,39 per cento. Parlando poi di chi ha più di sessant’anni, il numero di persone che hanno completato il ciclo di immunizzazioni si assesta sopra l’85 per cento, mentre quello di chi punta i piedi e rifiuta di sottoporsi all’iniezione è al di sotto del 12 per cento.
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Economia e finanza

Testata:  Repubblica 
Autore:  v.co. 
Titolo: Salario minimo Confindustria e sindacati uniti “Non per legge”
Tema: No al salario minimo

No al salario minimo per legge. Sì al rafforzamento della contrattazione nazionale. Confindustria e sindacati, almeno su questo, concordano. Le imprese perché temono un rialzo del costo del lavoro. I sindacati di abdicare al ruolo di mediazione. Sia come sia, il tema non è nell’agenda di Palazzo Chigi. E la posizione espressa ieri dal leader degli industriali Carlo Bonomi, dal numero uno Cgil Maurizio Landini e della Cisl Luigi Sbarra non entra in frizione con questa esclusione, anzi. «La contrattazione va rafforzata perché garantisce tutti, guardate cose succede a Ita», l’ex Alitalia, dice Bonomi a In Mezz’ora in più su Raitre. «Inaccettabile che un’azienda pubblica come Ita, perché nasce con i soldi pubblici, la prima cosa che fa è cancellare il contratto nazionale di lavoro e decidere unilateralmente chi assumere e chi no, anche persone che non vengono da Alitalia», aggiunge Landini parlando a “Futura 2021”, l’evento Cgil di Bologna. Ecco perché per Landini bisogna disboscare la giungla dei 985 contratti pirata contati dal Cnel, di cui solo 200 firmati da Cgil, Cisl e Uil.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Cgil fredda sul Patto per l’Italia «Prima fisco, pensioni e lavoro»
Tema: No al salario minimo

«A me non interessa un accordo politico, una cornice, bensì quale quadro ci mettiamo dentro e che colori usiamo». Con questa metafora il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha confermato la freddezza del suo sindacato rispetto al Patto tra governo e parti sociali proposto qualche giorno fa dal presidente del consiglio, Mario Draghi, all’assemblea della Confindustria. Lo ha fatto rispondendo alle domande del direttore del «Corriere della Sera», a chiusura del convegno di tre giorni che la Cgil ha svolto a Bologna per approfondire i temi cari al sindacato alla luce dei cambiamenti determinati dalla pandemia. Landini ha anche smorzato gli entusiasmi sull’incontro di oggi pomeriggio tra lo stesso Draghi e i segretari di Cgil, Cisl e Uil. La riunione, ha sottolineato, ha all’ordine del giorno la sicurezza sul lavoro, non il Patto sociale, anche se i sindacati si aspettano che il premier indichi loro un calendario di incontri sulle questioni da risolvere con la prossima manovra: fisco, pensioni, ammortizzatori e politiche attive del lavoro, delocalizzazioni, salario minimo. Tutti temi sui quali le distanze con la Confindustria sono forti, ma dove si registrano differenze anche nel sindacato, in particolare tra la Cgil e la Cisl. E’ il caso del salario minimo per legge. Landini vuole discuterne, per arrivare a una legge che misuri anche la rappresentanza sindacale, il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, è contrario. Così come il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che teme un aggravio del costo del lavoro e avverte i sindacati che «dove c’è il salario minimo per legge c’è la tendenza a uscire dalla contrattazione» perché le aziende trovano conveniente attestarsi sul minimo legale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mauro Ezio 
Titolo: L’editoriale – Riscrivere il contratto sociale
Tema: Il Patto sociale

Una proposta che nasce da un’ambizione e da una preoccupazione: il sistema politico da solo non riesce a garantire il percorso, i tempi e la portata del piano di riforme indispensabili per usufruire del Recovery Fund; bisogna dunque cercare forze di sostegno e di propulsione nel sociale, anche per organizzarlo e non lasciarlo in balia delle dinamiche del virus, che ha scaricato proprio qui i suoi effetti di trasformazione, convertendo la paura nella ribellione dei No Vax. È l’atto di passaggio da un governo tecnico a un governo politico. La pandemia non agisce soltanto sul fronte della salute, ma investe l’economia, il lavoro, la scuola, l’autonomia degli individui, i loro ambiti di relazione, gli spazi di movimento, la libertà. Dopo il vaccino, l’azione di contrasto a questa forza cieca del Covid può venire solo da un progetto che non punti esclusivamente a tamponare le debolezze del sistema ma ridisegni il suo profilo modernizzandolo, spostando la sfida sul terreno dell’innovazione.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Il retroscena – Nel patto di Draghi c’è prima la crescita “Adesso aumentiamo la produttività”
Tema: Il Patto sociale

Negli appunti di Mario Draghi per l’incontro di oggi con i tre leader sindacali c è un numero che avevamo perso di vista: 2,1 per cento, l’ultimo aumento dei prezzi certificato dall’Istat in agosto. E’ il segnale che la stagione eccezionale del Covid è finita e che l’economia è ripartita. Vola la domanda di materie prime, di energia e semiconduttori, e l’offerta è scarsa. L’Asia cresce a ritmi vertiginosi e crea scompensi alla catena del valore globale. Il contesto in cui nel 1993 venne firmato l’accordo sui redditi fra governo e sindacati era radicalmente diverso. Nel discorso della scorsa settimana davanti alla platea degli industriali c’è un passaggio del premier passato in secondo piano. «Non sappiamo ancora se la ripresa dell’inflazione sia transitoria o permanente. Se dovesse rivelarsi duratura, sarà particolarmente importante incrementare il tasso di crescita della produttività per evitare il rischio di perdita di competitività internazionale». E ancora: «Il rafforzamento dell’economia passa attraverso l’apertura dei mercati e non la difesa delle rendite». Il messaggio dell’ex banchiere centrale si può riassumere così: cari sindacati, l’era del denaro facile sta per finire. Se non vogliamo essere condannati ad un declino inarrestabile, dovete mettervi in gioco voi per primi. E’ la precondizione del «patto» proposto dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi e fatto proprio da Draghi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Aquaro Dario – Dell’Oste Cristiano 
Titolo: Fisco, obiettivo riordino delle flat tax – La riforma allinea le sostitutive: nel mirino 8 aliquote fino al 26%
Tema: Fisco

Le imposte sostitutive dell’Irpef contano oggi otto diverse aliquote. Dal 5% dei vecchi minimi (e dei forfettari start up) al 26% dei redditi di capitale. Nell’atto d’indirizzo al Governo sulla riforma fiscale le commissioni parlamentari suggeriscono il riordino delle tante flat tax con un «modello tendenzialmente duale» che avvicini le aliquote dei regimi sostitutivi al primo scaglione dell’Irpef (23%), agendo sull’imponibile per evitare rincari e salvaguardando il regime forfettario delle partite Iva. Tutti nodi che dovranno essere sciolti nel disegno di legge delega per la riforma fiscale atteso domani in Consiglio dei ministri. Tra gli altri possibili interventi, anche la creazione della nuova categoria dei redditi finanziari, per superare le attuali iniquità nell’applicazione della ritenuta del 26 per cento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gabanelli Milena – Querzè Rita 
Titolo: Dataroom – I 123.697 furbi del reddito di cittadinanza – Reddito di cittadinanza Dove va riformato
Tema: Reddito di cittadinanza

La civiltà di un paese si misura anche dalla sua capacità di non abbandonare i poveri a loro stessi. Per il redJdito di cittadinanza spendiamo circa 7,2 miliardi l’anno per sostenere 1,37 milioni di famiglie su 2 milioni di famiglie povere totali. Questo strumento però è nato con molti limiti, che vanno urgentemente corretti, cominciando col non darlo a chi non ne ha diritto. Quanti furbi sono stati scovati Al 31 agosto scorso, su 3.027.851 persone che avevano ottenuto il reddito di cittadinanza, a 123.697 è stato revocato l’assegno per dichiarazioni false. Le più frequenti riguardano la composizione del nucleo familiare, il reddito, la mancata dichiarazione dello stato detentivo, o della presenza di condanne di particolare gravità, come l’associazione mafioso. Certo è molto complicato controllare tutte le richieste di poveri veri e presunti, ma potenziare l’incrocio dei dati, a partire dall’anagrafe nazionale, consentirebbe di individuare a monte chi non ha diritto, prima di fare il versamento.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bruno Eugenio – Melis Valentina 
Titolo: Il green pass per il lavoro: scelte e dubbi tra Pa e privati
Tema: Effetto Green Pass

Da lasciapassare nato prima dell’estate per viaggi e spostamenti a strumento indispensabile per lavorare. È la parabola compiuta dal green pass anti Covid-19 negli ultimi cinque mesi: grazie a tre distinti decreti arrivati da fine luglio in poi, ben otto disposizioni sono andate ad aggiungersi alla norma base, l’articolo 9 del Dl 52/2021. Il punto di arrivo è che, dal 15 ottobre, quasi 23 milioni di lavoratori dovranno avere la certificazione verde – che attesta la vaccinazione, la guarigione dal Covid o un tampone negativo – per poter accedere ai luoghi dove lavorano.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cherchi Antonello 
Titolo: Pa digitale a tutto Spid ma solo per i cittadini – Passaggio allo Spid in due tappe
Tema: Passaggio allo Spid

Da venerdì i servizi in rete delle pubbliche amministrazioni saranno accessibili solo con il sistema pubblico di identità digitale (Spid), la carta d’identità elettronica (Cie) o la carta nazionale dei servizi (Cns). Tutte le altre credenziali utilizzate finora non funzioneranno più. Un passaggio che vale per i cittadini, ma non per i professionisti e le imprese. Anche per questi ultimi, però, la prospettiva è la stessa, ma la data del cambio di chiavi non è stata ancora definita. Nel frattempo, le vecchie credenziali continueranno a essere operative, ma questo non impedisce agli studi di iniziare a pensare alla password – tra le tre destinate a restare – a loro più congeniale. È, infatti, certo che il momento del passaggio da vecchie a nuove credenziali prima o poi arriverà. La certezza è ritornata da qualche settimana e, a meno di nuovi pasticci legislativi, è ora nuovamente scritta nero su bianco.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Tebano Elena 
Titolo: Germania, la Spd prima per un soffio Scholz: tocca a noi (ma la Cdu non cede)
Tema: Il voto in Germania

Per la prima volta nel Dopoguerra i due maggiori partiti tedeschi sono entrambi sotto il 30%. Per l’Unione, la federazione formata dai partiti gemelli Cdu e Csu che sotto la guida di Angela Merkel ha vinto le ultime quattro elezioni politiche, è il peggior risultato di sempre. Per i socialdemocratici della Spd, fino a pochi mesi fa 20 punti sotto l’Unione, un successo relativo, perché senza un mandato schiacciante per governare. Per i Verdi il miglior risultato di sempre, ma comunque una delusione. Mai il panorama politico in Germania era apparso così frammentato e soprattutto imprevedibile, una parola che ai tedeschi piace pochissimo. Ieri sera le proiezioni davano la Spd al 25,9%, la Cdu/Csu al 24,1%, i Verdi al 14,7%, i liberali di Fdp all’u,5% l’estrema destra AfD al 10,4%, la sinistra radicale Linke al 5%, con la possibilità che non riesca a superare lo sbarramento.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Valentino Paolo 

Titolo: Il commento – Le incognite sui nuovi assetti – Una doppia rivoluzione
Tema: Il voto in Germania

Più che un’elezione è stata una rivoluzione. La Germania ha votato e si è messa alle spalle l’età di Angela Merkel, con il più inedito, straordinario e problematico risultato elettorale della sua storia democratica. Quello che emerge dalle urne è un paesaggio politico dominato dalla frammentazione e nel quale la nascita di una maggioranza di governo si annuncia lunga e complicata. Eppure, comunque vada a finire, le elezioni politiche tedesche hanno un vincitore e uno sconfitto: il primo è Olaf Scholz, il secondo è Armin Laschet. Il candidato socialdemocratico ha resuscitato la Spd, portandola verosimilmente al primo posto dopo un purgatorio durato venti anni e vincendo la scommessa di combinare un messaggio di continuità con Merkel con un programma elettorale decisamente votato al cambiamento. Sul fronte conservatore, Laschet si rivela la pietra al collo della Cdu-Csu, che sprofonda al suo peggior risultato di sempre. Non è solo colpa sua, essendo in parte anche vittima di fuoco amico, ma gli errori e le gaffe della sua campagna resteranno a lungo negli incubi del partito che fu di Adenauer e Kohl e che ha governato la Germania per 50 degli ultimi 70 anni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Intervista a Manuel Valls – Valls: «Comincia l’era delle incertezze Il ruolo di Berlino nella Ue si ridurrà»
Tema: Il voto in Germania

Quali conseguenze per l’Europa? «Vivremo qualche mese complicato, una fase di assestamento tra il nuovo governo a Berlino e l’elezione presidenziale della primavera 2022 a Parigi. Ci sono comunque due tendenze di fondo. La prima è che per quanto la coppia franco-tedesca sia necessaria, senza gli altri grandi Paesi in Europa non può fare nulla. La seconda, che forse non viene abbastanza sottolineata, è che la Brexit ha ridotto la capacità di gioco della Germania. Ai tempi di Schröder e Blair, Berlino si muoveva talvolta tra Parigi e Londra. Ora non è più così, e da questo punto di vista Francia, Germania e Italia possono fare molto».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: La Germania sospesa – Parte il risiko per il governo Duello tra Scholz e Laschet per sedurre Verdi e liberali
Tema: Il voto in Germania

L’urlo si spegne subito. E anche dal balconcino che dà sul cortile interno della sede della Spd, il soniso svanisce nel giro di pochi secondi dalla faccia del ministro degli Esteri Heiko Maas. Dagli schermi appesi a ogni angolo del “Willy-Brandt-Haus” due exit poll a poca distanza l’uno dall’altro danno la Spd in testa. E Pochi secondi dopo, allineata alla Cdu. Comincia così la lunga notte del “Krimi”, come lo battezza il tabloid Bild, il “poliziesco” dell’elezione più incredibile della Germania. E quando intorno alle sette di sera i due favoriti della vigilia si presentano ai microfoni, quasi in contemporanea, ognuno si sente già incoronato cancelliere. Alla prima prova elettorale senza Angela Merkel, la Germania si ritrova non con uno ma con due cancellieri in pectore. E da oggi comincia un lungo e complicato percorso per capire chi riuscirà per primo a formare una coalizione di governo. Non tanto perché i due siano testa a testa; non succede per la prima volta. Ma perché per la prima volta dovranno sedersi al tavolo non con uno, ma con due partiti diversi dal loro per formare un esecutivo
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Draghi teme tempi lunghi a Berlino e guarda a Parigi
Tema: Europa dopo il voto tedesco

Nessuno può far finta di nulla. Neanche Mario Draghi. Per mesi ha investito energie per costruire con Emmanuel Macron un nuovo asse italo-francese. E adesso che l’uscita di scena di Merkel rischia di generare un lungo stallo a Berlino, il premier si prepara a consolidare il rapporto con Parigi per “salvare” le riforme programmate negli ultimi mesi. E per far sì che l’Europa non si perda dietro alla formula politica con cui la Germania prova a costruire il futuro dopo i 16 anni della Cancelliera. È evidente che con il voto di ieri bisogna fare i conti. Inciderà sull’agenda dei Ventisette. Senza la Germania, l’integrazione a cui lavorano Roma e Parigi diventa un affare ancora più complesso. E quindi, “attesa” è la parola chiave. Non tanto — o non solo — per i nuovi equilibri a Berlino, visto che le frange estreme sembrano comunque all’angolo. Piuttosto, per la tempistica della formazione del governo. Ci vorranno mesi. La grande paura, in queste ore, è che una lunga vacatio tedesca congeli l’Unione, proprio quando sarebbe necessario correre. Bloccando alcune riforme cruciali che il premier ha a cuore: l’immigrazione, la difesa comune e il nuovo Patto di stabilità
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Lo stallo a Berlino blocca l’Europa su debito e difesa
Tema: Europa dopo il voto tedesco

Rischio paralisi. Perché quel che accade a Berlino si riflette direttamente a Bruxelles. Il probabile stallo tedesco, allora, può diventare il grande stallo europeo. Nei primi contatti che i reponsabili politici delle istituzioni europee, il risultato delle elezioni in Germania si è immediatamente trasformato in un spauracchio. Nel timore che la legislatura comunitaria, ormai arrivata a metà mandato, possa essere di fatto — non formalmente — finita. Con altri trenta mesi di attività senza profitto. Certo, i risultati sono ancora provvisori e quindi ogni valutazione nella Commissione, nel Consiglio e nel Parlamento europeo viene rinviata ai prossimi giorni o addirittura alle prossime settimane. Ma ieri sera un sottile brivido è corso lungo la schiena dei “big” dell’Unione. Se le trattative per il governo tedesco dovessero protrarsi troppo a lungo, magari fino a gennaio o febbraio, tutti i principali dossier dell’Ue rischierebbero di entrare in un gigantesco cono d’ombra.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: I timori dell’Europa
Tema: Europa dopo il voto tedesco

Sette mesi di paralisi. È questo lo spettro che si aggira per l’Europa, destinata a mettere nel congelatore i principali dossier. La riforma del Patto di Stabilità e quella del diritto d’asilo, ma anche e soprattutto il Green Deal, le nuove regole peri colossi del digitale, le questioni aperte con Ungheria e Polonia sullo Stato di diritto, la Difesa europea, per non parlare della Conferenza sul futuro dell’Ue: senza un governo a Berlino, è impensabile muovere un solo passo su questi sentieri di riforma. Il problema è che la finestra tra il voto tedesco e quello francese di fine aprile rischia di essere troppo larga e così, quando la Germania avrà finalmente un nuovo cancelliere e una nuova coalizione, la Francia sarà in piena campagna elettorale. E dunque tutto resterà sospeso per almeno sette mesi. Uno scenario simile a quello che si era presentato nel 2017, anno in cui le elezioni all’Eliseo precedettero di pochi mesi quelle tedesche. Scansato il “rischio” di ritrovarsi Marine Le Pen alla guida della Francia, l’Ue aveva trovato una nuova spinta dalle proposte di Emmanuel Macron, ma si era dovuta fermare fino al marzo del 2018 per attendere la fine dei negoziati di coalizione a Berlino.
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