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SINTESI IN PRIMO PIANO – 27 novembre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Scuola e sci, stop fino a gennaio. No a spostamenti tra regioni;
– Versamenti fiscali, sì unanime delle Camere allo scostamento da 8 miliardi;
– Italia-Francia, linea comune sul Mes: riforma ok;
– Polonia e Ungheria sfidano la Ue: togliere i vincoli sui fondi;
– Trump pronto a lasciare la Casa Bianca “Se verrà ufficializzata la vittoria di Biden”;
– Regeni, i nuovi testimoni: “Lo abbiamo visto al Cairo nella caserma degli 007”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Scuola e sci, stop fino a gennaio – No a spostamenti tra regioni e scuole chiuse un altro mese
Tema: Covid-19, le misure per il Natale

Il rischio che la Befana porti con sé la terza ondata del virus fa paura, eppure il governo sta pensando di non imporre un numero massimo di persone alla tavola di Natale. Il confronto riprenderà oggi e la strada che i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza hanno indicato a governatori e sindaci in vista del Dpcm del 4 dicembre è «tirare il freno, per scongiurare la terza ondata mentre si cerca di vaccinare le persone». Nel periodo delle festività gli spostamenti tra regioni saranno vietati, anche in fascia gialla. E a dispetto del parere degli scienziati le scuole superiori torneranno in presenza soltanto dopo il 7 gennaio. «Altri sacrifici sono necessari — chiede pazienza Giuseppe Conte —. Sarà un Natale diverso, o a gennaio rischiamo un alto numero di decessi». Il sistema di monitoraggio rimane impostato su tre fasce di rischio, finché il tavolo tra governo e Regioni non avrà messo a punto le modifiche. Sulla base dei criteri del Dpcm del 3 novembre oggi Lombardia e Piemonte potranno lasciare la zona rossa per quella arancione. Il tema di cui Conte ha discusso con i capi delegazione è come dosare le nuove restrizioni, necessarie a scongiurare una nuova esplosione di contagi. La linea di Speranza di «potenziare la zona gialla» è condivisa dai sindaci. «Il sistema delle zone sta funzionando, ma bisogna tenere duro», sprona il presidente dell’Anci Antonio Decaro.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Natale, si tratta con la Cei per anticipare le messe. Sci e licei a gennaio – Anticipare di qualche ora la messa di Natale il governo tratta con la Cei
Tema: Covid-19, le misure per il Natale

Anticipare di qualche ora la messa di Natale, in modo da non mettere a repentaglio il coprifuoco serale delle 22 che il governo intende far valere durante tutte le feste. Ecco un’altra delle conseguenze della linea dura che ha in mente l’esecutivo per provare ad arginare maxi cenoni natalizi e feste di fine anno. E toccato a Francesco Boccia, ieri, tirare fuori il problema durante un vertice con le Regioni: «Lo dico da cattolico, non è un’eresia far nascere Gesù bambino due ore prima e immaginare di anticipare di un paio d’ore le messe». L’ex ministro Maurizio ha replicato: “Boccia aspira alla dottrina della fede?”. Il ministro dice due ore. Intende in realtà qualcosa più, in modo da far svolgere le celebraxioni tra le 18 e le 20, rispettando il coprifuoco. La Conferenza episcopale non ha ancora ricevuto comunicazioni ufficiali da Palazzo Chigi. Difficile che passi l’idea degli “aperturisti” dl posticipare alle 22 la chiusura dei negozi, o di allentare le restrizioni sui ristoranti. Boccia, invece, può già consegnare in dote a Conte la richiesta unanime delle Regioni di mantenere il coprifuoco alle 22 e fissare comunque – anche per le zone gialle – il divieto di movimento interregionale, che blocca chi non è residente e vorrebbe tornare nella Regione di origine per le feste. «Bisogna tenere duro», sintetizza Antonio Decaro (Anci). Un nodo delicato, infine, è quello della chiusura degli impianti sciistici. Per Boccia, il blocco va mantenuto di certo fino alla conclusione delle festività. Dal presidente della Provincia di Bolzano ai governatori del Nord è partita unanime la richiesta di pianificare la riapertura dal 7 gennaio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: La tela di Berlusconi Il centrodestra unito vota sì sul Bilancio – Così Berlusconi ha convinto gli alleati Sul bilancio il centrodestra ha detto sì
Tema: Scostamento di Bilancio

Alla fine tutti si dicono soddisfatti, d’altronde lo scostamento di Bilancio da 8 miliardi è stato votato ieri senza defezioni sia dalla maggioranza sia da Lega, FdI e FI. Ma non è stato indolore, restano scorie e nodi da sciogliere. L’intesa ha rischiato più volte di saltare. Si è arrivati al sì per la ferrea volontà di Silvio Berlusconi, che esce da questo passaggio con quella che Mariastella Gelmini definisce «una nuova centralità» e che a sera rivendica in una nota il recepimento delle «proposte di FI», ma ringrazia gli alleati per il loro «fattivo contributo» alla «posizione unitaria del centrodestra». E chiude, il Cavaliere, auspicando che questo possa essere «il primo passo» verso una maggiore collaborazione «nella distinzione dei ruoli» tra maggioranza e opposizione. E quindi vero che il lavoro di Gianni Letta, Brunetta e Gelmini ha portato a chiudere la trattativa con il governo, ma è altrettanto vero che per non far saltare tutto è servito anche lo sforzo di Salvini nel fare buon viso a cattivo gioco e di Giorgia Meloni nel mediare: per obbligo o per scelta, hanno lasciato il palcoscenico all’alleato pur di non spaccare il centrodestra. Il risultato? L’opposizione ha mantenuto una posizione comune e ha ottenuto dal governo aperture importanti su partite Iva e autonomi; il Pd, che con Zingaretti ha da tempo aperto a FI, ha visto premiati i continui rapporti del ministro Gualtieri con gli ambasciatori azzurri e ora auspica un «cambio di rotta» nei rapporti con l’opposizione. Meno euforia nel M5S: «Chi già vocifera che la collaborazione dimostrata dalle opposizioni in Parlamento sia l’antipasto ad altro si sbaglia o si illude». Conte si rallegra: «È stato dato un segnale importante da tutte le forze poliriche, anche dalle forze di opposizione. La politica ha dato un segno di unità a tutta la comunità nazionale».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cesaretti Laura 
Titolo: Da Conte a Pd e Iv «Grazie Cavaliere, è un miracolo» M5s: «Mai il Mes»
Tema: Scostamento di Bilancio

C’ è chi, come il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, grida al «miracolo di Berlusconi»; e chi, come Dario Franceschini rivolge uno «chapeau» al Cavaliere, che ha costretto il centrodestra al dietrofront unificandolo sulla sua linea. «La scelta di responsabilità di Berlusconi – dice il ministro dem alla Cultura, nonché capodelegazione nel governo – ha politicamente costretto le altre forze di centrodestra a cambiare linea e ad adeguarsi». Persino Gigino Di Maio parla di «segnale di unità e di lealtà istituzionale». Il voto all’unanimità sullo scostamento di bilancio suscita applausi bipartisan e evocazioni di «nuovo clima» sulla scena politica italiana, anche se il seguito che avrà è tutto da vedere. Di certo, dal centrosinistra e soprattutto dal Pd, viene incoronato come trionfatore della giornata il leader di Forza Italia. Ma anche, accanto a lui, il segretario dem Nicola Zingaretti, che della collaborazione con gli azzurri si è fatto attivo promotore, nonostante la freddezza di Palazzo Chigi. Lo sottolinea ad esempio il senatore di lungo corso Luigi Zanda: «Questo importante risultato ha diversi padri. Certamente Berlusconi, e Meloni e Salvini. Ma anche Zingaretti, che ha saputo tenere sempre aperto il filo del dialogo».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Signore Adalberto 
Titolo: Il retroscena – Quirinale in pressing: «Serve unità basta giochini» – Il pressing del Colle su Fico e Casellati «Basta scaricabarile, ora serve unità»
Tema: Scostamento di Bilancio

La soddisfazione di Sergio Mattarella per il primo, concreto segnale di una coesione nazionale a lungo (e invano) invocata è pari alla discrezione con cui il capo dello Stato si è mosso in queste ultime settimane. Al di là degli appelli pubblici, infatti, al Quirinale si è registrato un attivismo come non lo si vedeva da tempo, con il presidente della Repubblica impegnato in prima persona a fare quanto in suo potere per provare a uscire da un clima di conflittualità che stride non poco con il momento di emergenza che il Paese sta vivendo. E proprio sullo scostamento di bilancio aveva puntato Mattarella quando, lo scorso 3 novembre, aveva ricevuto al Colle i presidenti di Camera e Senato. «Sarà quello il passaggio dove si può e si deve dare finalmente un segnale di unità», era stato il ragionamento del capo dello Stato nel faccia a faccia con Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. Una riflessione rivolta soprattutto alla seconda carica dello Stato, forse perché è a Palazzo Madama che i numeri sono più incerti o forse perché più sensibile – per sua storia politica personale – alle ragioni dell’opposizione. In quell’occasione, d’altra parte, il tema della coesione nazionale fu praticamente l’unico argomento di confronto. «Basta rimpalli di responsabilità, basta scaricabarile, basta con una marea di proposte diverse e contrapposte che servono solo a confondere le acque e che non portano a niente», era stato il senso delle parole di Mattarella.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Da Vecchione ad Arcuri il cerchio magico di Conte per resistere al rimpasto
Tema: Sub governo

Ha una squadra, Giuseppe Conte, che porta avanti e difende a rischio di fare mosse scomposte. Una schiera di fedelissimi che appaiono sempre più – agli occhi dei partiti – come una sorta di governo ombra. Ingombrante. Inafferrabile. Lontano dalle logiche della politica, vicino alle esigenze del presidente del Consiglio. Esiste però un apparato il cui ruolo sta diventando sempre più pervasivo. Non è un caso che una delle ragioni principali di tensione – in questo momento – con il Pd e con il M5S, sia la volontà di accentrare le decisioni sui progetti di Next generation Eu in una cabina di regia a Palazzo Chigi. Con dentro probabilmente il suo capo di gabinetto, Alessandro Goracci, figlio di Carlo, ex vicesegretario generale della Camera quando a capo di Montecitorio c’era Ugo Zampetti, ora consigliere del Colle. Goracci è considerato l’ombra del premier, tanto sconosciuto alle cronache quanto vicino ai mille dossier. Sempre al Recovery, potrebbe lavorare il consigliere economico Riccardo Cristadoro, senior director del dipartimento di Economia e Statistica alla Banca d’Italia, già membro della commissione Colao insieme a un’altra consigliera, l’economista Mariana Mazzucato. Affidare scelte strategiche per il Paese ai tecnici e ai consulenti di Chigi non è però una condizione che Pd, 5 stelle e Italia Viva intendono accettare. È uno dei terreni dello scontro. È uno dei motivi per cui – nelle voci di rimpasto che ormai corrono su ogni linea telefonica del governo – si torna a parlare di affiancare a Conte due vicepremier politici: uno dei due, dovrebbe essere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Iacoboni Jacopo 
Titolo: Il retroscena – Dalla lobby del tabacco soldi alla Casaleggio Ecco la lista delle fatture
Tema: Indagini sulla Casaleggio associati

Poco meno di due milioni e quattrocentomila euro lordi sarebbe la cifra pagata in consulenze dalla Philip Morris, la multinazionale del tabacco, alla Casaleggio associati, l’azienda guidata da Davide Casaleggio, il quale presiede anche la piattaforma web su cui vengono decise politiche e candidature parlamentari nel Movimento. Il caso è esploso ieri dopo un articolo del quotidiano Il Riformista sul presunto lavoro lobbistico svolto dalla Casaleggio associati. L’azienda avrebbe incassato due milioni a titolo di consulenza in tre anni, nel periodo in cui sono state drasticamente abbassate dal Parlamento le tasse sulle sigarette elettroniche. Casaleggio ha risposto a questa connessione annunciando querela al Riformista e parlando di «teorie fantasiose», «ho già dato mandato ai miei legali di procedere con una querela nei confronti di chi ha diffamato me e la società». Il manager milanese ha spiegato che non esiste conflitto d’interessi perché «io non firmo decreti, né voto leggi, e non ho mai fatto ingerenze. Questi sono i fatti». Ha invitato a guardare semmai in Parlamento: «Affrontiamo pure il tema del conflitto di interesse, a partire dai 120 parlamentari che possiedono un’azienda e firmano leggi». La storia però non sembra concludersi così. Intanto Piero Sansonetti nel pomeriggio ribadisce: «Casaleggio conferma di avere preso i soldi» e «non poteva fare altro». La Stampa è venuta a conoscenza di date, importi e successione di questa serie di fatture che sarebbero state pagate a Casaleggio Associati dal 30 settembre 2017 al 30 ottobre 2020.
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Testata:  Domani 
Autore:  Fittipaldi Emiliano – Tizian Giovanni 
Titolo: Ecco tutte le inchieste che imbarazzano la presidente Casellati
Tema: Inchieste

Gli scandali che coinvolgono il Consiglio superiore della magistratura sembrano germogliare senza sosta. Alcuni di questi lambiscono la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. E coinvolgono direttamente un suo ex collaboratore, il funzionario del ministero dell’interno, Filippo Paradiso. La seconda carica dello stato non è indagata né a Roma né a Potenza, ma il suo nome è nelle carte dei due procedimenti, che hanno gli stessi nomi e protagonisti La nomina di Capristo Casellati, già membro laico dell’organo di autogoverno del potere giudiziario, è stata sentita a luglio dai pm di Roma come persona informata sui fatti in merito a un’indagine su Paradiso e l’avvocato Piero Amara. Gli inquirenti accusano entrambi di traffico di influenze illecite: Amara avrebbe girato denaro e utilità al funzionario per sfruttare le relazioni che Paradiso aveva con magistrati della Corte dei Conti e del Csrn, «in particolare con la consigliera Elisabetta Casellati». Interrogata dal sostituto Paolo Telo, la fedelissima di Berlusconi ha spiegato l’origine dei suoi rapporti con il poliziotto, e i motivi che nel 2018 la hanno indotta a nominarlo suo consigliere al Senato. Ha detto di non ricordare se avesse mai incontrato – attraverso la mediazione di Paradiso – Giancarlo Longo, un pm vicino ad Amara poi arrestato per corruzione. Leggendo il verbale di assunzione di informazioni, però, si scopre che la procura di Roma le ha domandato anche della nomina di Carlo Maria Capristo: amico di Paradiso ed ex procuratore capo a Taranto, il magistrato è stato arrestato qualche mese fa dalla procura di Potenza ed è ora a processo per tentata concussione. .
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Italia-Francia, linea comune sul Mes: riforma ok – La Ue «richiama» l’Italia sul Mes: Gualtieri e Le Maire: «Riforma ok»
Tema: Incontro Italia-Francia

Nel canovaccio già fitto dei rapporti italo-francesi entra anche una proposta comune per un sostegno europeo ai settori più in crisi. Una declinazione continentale dei «Ristori» che stanno impegnando da settimane il governo italiano, che nell’ottica di Roma e Parigi dovrebbe assumere la forma di un sostegno aggiuntivo e parallelo al Recovery Plan. L’incontro mattutino in Via XX Settembre fra il ministro dell’Economia Gualtieri e il suo omologo francese Bruno Le Maire è nato con l’obiettivo di consolidare le posizioni comuni italo-francesi sulla politica economica, anche in vista dell’avvio imminente della presidenza italiana del G20. E per provare ad appianare gli intrecci più complicati sul fronte industriale, dall’affaire Vivendi allo stallo delle nozze fra Fincantieri ed Stx. Ma la scena è stata inevitabilmente occupata anche dagli imbarazzi italiani sulla riforma del Mes. Ad alzare la temperatura è intervenuta ieri anche la presa di posizione di Riccardo Fraccaro (M5S), che in un’intervista a Bloombergha rilanciato l’idea di cancellare o rendere perpetuo il debito Covid, sulla scia delle dichiarazioni rilasciate qualche settimana fa dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Pd), perché «la politica monetaria deve supportare le politiche fiscali espansive degli Stati membri». Ma «la posizione del governo è che i debiti per definizione vanno rimborsati e sono sempre rimborsati», ha spiegato invece Gualtieri, aggiungendo che «la strategia italiana per la cancellazione del debito e la sua riduzione si fa attraverso un percorso di finanza pubblica incentrato sulla crescita». Più o meno le stesse parole usate da Le Maire, con cui l’intesa è piena anche sulla riforma del Mes.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Recovery, timori del ministro francese Le Maire sui ritardi italiani. Il Tesoro: il piano è a Palazzo Chigi – L’allarme di Le Maire sul Recovery Il Tesoro: è un dossier del premier
Tema: Incontro Italia-Francia

«Noi presenteremo il nostro Recovery plan a dicembre, al massimo a gennaio. Voi?». Una frase. Un breve interrogativo. Fatto cadere lì durante l’incontro di ieri con il nostro ministro del Bilancio, Roberto Gualtieri. Dietro quelle parole pronunciate dal “collega” francese Bruno Le Maire, c’è una preoccupazione d cui il ministrò francese si è fatto volontariamente portavoce. Anche perché, sebbene il programma del vertice non lo contenesse, Le Maire è arrivato a Roma con l’obiettivo di assumere informazioni. Di capire quanto fosse pesante il ritardo italiano sulla più grande scommessa compiuta dall’Unione europea. La risposta di Gualtieri, in qualche modo, ha evitato che l'”amico francese” andasse avanti. E non lo. ha fatto fornendo rassicurazioni sulla tempistica. Ma facendo notare che quel dossier è totalmente nelle mani della presidenza del Consiglio. Il titolare del Tesoro non ha avuto alcuna intenzione di scaricare su Conte il quesito dell’alleato. Si è limitato ad una osservazione tecnica. Ma per il tavolo francese è stato sufficiente in quel momento a tirare il freno.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Retroscena – Ma tra Roma e Parigi salgono le tensioni sui salvataggi bancari
Tema: Italia-Francia

Ora la prospettiva dei vaccini, quella del Recovery Fund e l’opportunità di nuove conquiste industriali o finanziarie in una stagione di valutazioni depresse – più tassi zero sulle scalate a debito – sposta gli equilibri. E stende delle ombra. Non è più il momento in cui Roma e Parigi facevano fronte comune per montare le difese contro una recessione apocalittica. In vista di una ripresa da disegnare, certi scogli tornano fuori e la visita ieri del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire al collega Roberto Gualtieri a Roma non Ii ha rimossi. Le differenze sono innegabili. Il governo francese ha già presentato una versione del suo Recovery Plan e non apprezza che l’Italia esiti con il proprio. Parigi ha fretta di portare gli italiani a bordo dei suoi progetti europei: idrogeno, cloud con Gaia-X, rete mobile 5G, sistemi di pagamento. In Francia non si capisce perché il governo italiano esiti, vista la durezza della crisi. Ma a Roma non si capisce perché agganciarsi sempre a progetti francesi in aree dove l’Italia ha già un vantaggio competitivo, per esempio sui sistemi di pagamento. Ci sono poi aspetti più delicati. Giorni fa la Francia ha trovato un terreno comune con la Germania e firmato un documento con l’Olanda, il Paese più rigido. Tema: le banche e la gestione dell’ondata di crediti in default per oltre mille miliardi di euro che questa recessione tornerà a creare in Italia e nel resto dell’area. Riservatamente, fra Parigi e l’Aia si profila l’idea di chiudere tutte le strade aperte dal governo italiano negli ultimi anni per salvare l’operatività delle banche in crisi senza falcidiare investitori e risparmiatori in base ai vincoli europei.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro – Lombardo Ilario 
Titolo: Mes: sì alla riforma, no agli aiuti – Compromesso nel governo via libera alla riforma del Mes ma no ai soldi per la Sanità
Tema: Mes

Intesa tra il Movimento Cinque Stelle e il ministro dell’Economia, Gualtieri, sul Mes: via libera alla riforma, ma niente fondi. L’Italia non ostacolerà la revisione del salva-Stati ma non prenderà il prestito. L’agenda è decisa: lunedì il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri riferirà alla Commissione Finanze. Per evitargli grane non ci sarà nessun voto, solo un passaggio per rendere possibile al ministro di incontrare poche ore dopo i ministri finanziari dell’Unione. Il passaggio più delicato è quello del 9 dicembre, il giorno prima il vertice dei capi di Stato che dovrà mettere l’ultimo sigillo alla riforma. Anche in questo caso il compromesso è pronto. Secondo quanto riferiscono fonti di governo e dei Cinque Stelle, il testo della risoluzione di maggioranza per autorizzare il premier al sì in Europa sottolineerà che l’Italia non ha alcuna necessità – né oggi, né domani – di far uso di quel prestito. Sul fronte Covid, accordo tra governo e Regioni: scuole e sci solo dopo l’Epifania.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara – Rogari Marco 
Titolo: Versamenti fiscali, la proroga al 30 aprile arriverà all’ultima ora – Sì unanime delle Camere allo scostamento da 8 miliardi
Tema: Decreto Ristori quater

Il via libera praticamente unanime di Camera e Senato alla risoluzione di maggioranza che autorizza lo scostamento dal pareggio di bilancio apre la strada al Decreto ristori quater. Che rischia di arrivare solo sabato o domenica sul tavolo del Consiglio dei ministri, dopo l’ennesimo giro di riunioni per trovare l’accordo politico per gestire gli 8 miliardi a disposizione. II cuore del provvedimento sono i rinvii al 30 aprile delle tasse di novembre e dicembre, che potrebbero fermare tino a 7,5 miliardi. Ma la prima scadenza, da 1,7 miliardi, è fissata per lunedì. E per sfruttarla serve un ricalcolo delle perdite. Da segnalare che il governo ha ottenuto la maggioranza dei consensi autonomamente raggiungendo 163 voti. II risultato politico non viene però sottovalutato. E il primo a sottolinearlo è stato Giuseppe Conte. «Un ottimo segnale», ha detto il premier subito dopo il voto auspicando la prosecuzione del dialogo con l’opposizione. Nel pomeriggio il ministro Gualtieri ha riunito a via XX settembre i capigruppo della maggioranza per fare il punto proprio sul decreto Ristori quater, a cui sono destinati gli 8 miliardi di scostamento autorizzati ieri dal parlamento, in vista del Consiglio dei ministri che si terrà domenica. Tra le misure, la più significativa, e alla quale viene destinata gran parte delle risorse, è proprio lo slittamento a fine aprile delle principali scadenze fiscale per imprese e autonomi che abbiano subito una consistente perdita di fatturato. È stato questo il grimaldello che alla fine ha convinto anche Salvini  e meloni al “Sì”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cipolletta Innocenzo – Micossi Stefano 
Titolo: Recovery plan, sistema decisionale da sbloccare – Sblocchiamo i meccanismi decisionali o le risorse sperate non arriveranno
Tema: Recovery Plan, la proposta Assonime

La legge di bilancio appena giunta in Parlamento impegna una parte considerevole dei fondi di Next Generation EU a copertura delle maggiori spese future, circa 120 miliardi, ma mancano tuttora sia una bozza del Piano nazionale sia la struttura decisionale e organizzativa che dovrà elaborare le proposte del governo. In un Rapporto inviato alle massime cariche istituzionali e al Parlamento pubblicato giovedì 25 novembre, Assonime affronta questo secondo aspetto, proponendo una architettura istituzionale adeguata a gestire le decisioni secondo i requisiti richiesti dall’Unione europea. Il potere di proposta e gestione delle decisioni non può che collocarsi primariamente nel Consiglio dei ministri – all’interno del quale proponiamo di dare deleghe formali per la realizzazione del Piano nazionale al Comitato interministeriale per gli Affari Europei; tali deleghe dovranno essere estese anche a tutti gli aspetti di gestione nazionale, sotto il coordinamento del Presidente del Consiglio. Per il lavoro istruttorio che conduce all’individuazione delle componenti del Piano e per assicurare il raccordo con le amministrazioni coinvolte e l’impulso al processo decisionale occorre una figura istituzionale dotata del ruolo politico e del supporto tecnico necessari. La nostra proposta è di istituire un Ministro per il Recovery Fund, supportato da un forte segretariato tecnico presso la Presidenza del Consiglio (Centro di coordinamento RRF). Al Centro di coordinamento spetterebbe la funzione di raccordo con le strutture operative delle amministrazioni centrali, regionali e locali, anche con il supporto dell’Agenzia per la coesione territoriale, e di consultazione con le parti sociali.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Marroni Carlo 
Titolo: «Sul Recovery Plan le deleghe al ministro delle Politiche Ue»
Tema: Recovery Plan, la proposta Assonime

Una «governance» forte e strutturata, con chiarezza delle responsabilità, per l’utilizzo dei 209 miliardi che la l’Unione renderà disponibili per l’Italia. ll Governo deve predispone il Piano nazionale, che è già in via di definizione, ma che dovrà essere presentato tra febbraio e marzo, con impegni di spesa completati entro il 2023 e risorse impiegate entro il 2026. Un «impegno amministrativo e gestionale senza precedenti, che non potremo affrontare senza predispone strutture adeguate per la fissazione delle priorità, la selezione dei progetti e l’attuazione operativa del Piano nazionale» scrive Assonime nel Rapporto “Quale assetto istituzionale per l’impiego dei fondi di Next Generation EU” inviato oggi alle istituzioni. Per questa sfida – propone l’associazione presieduta da Innocenzo Cipolletta – serve un ministero ad hoc senza portafoglio per il Recovery fund, maggiore convergenza possibile fra maggioranza e opposizione in Parlamento per votare le linee guida deliberate dal governo e la costituzione di due livelli, gestionale e operativo. Certo, ha spiegato Cipolletta nel corso della presentazione, non «serve creare un nuovo ministro ma nuove deleghe che potrebbero essere assegnate al ministro degli Affari europei, anche se non spetta a noi dirlo». Assonime chiede quindi di «adottare una sequenza temporale nei progetti di spesa» per il Recovery Fund «che consenta un impatto rapido sulla domanda aggregata: iniziando dalle spese per manutenzione di infrastrutture a rete e efficientamento (anche energetico) del patrimonio edilizio».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R. Es. 
Titolo: Polonia e Ungheria, rimane la linea dura sul bilancio Ue – Polonia e Ungheria sfidano la Ue: togliere i vincoli sui fondi
Tema: Recovery Plan

Polonia e Ungheria hanno ribadito ieri il loro veto all’approvazione del bilancio pluriennale Ue 2021-2027 continuando in questo modo a bloccare anche le risorse del Recovery Fund destinate ad attenuare l’impatto della pandemia sulle economie europee. Non solo: chiedono che venga addirittura eliminato il meccanismo che stabilisce il legame tra erogazione dei fondi comunitari e rispetto dello Stato di diritto. Lo scontro con il resto dell’Unione ha così toccato un nuovo apice ed è al momento difficile immaginare quale possa essere la soluzione. I premier dei due Paesi si sono incontrati ieri a Budapest non solo per confermare il loro no, ma per alzare la posta in gioco, ribaltando i termini della vicenda che li oppone al resto d’Europa. Il premier polacco Tadeusz Morawiecki ha incontrato il collega ungherese Viktor Orban e al termine dei colloqui è stato diffuso un comunicato nel quale si scaricano le responsabilità sull’accordo raggiunto tra Consiglio Ue e Europarlamento che vincola la concessione dei fondi europei e il rispetto dello Stato di diritto. Tale accordo, si legge nel comunicato, «non è conforme a quanto deciso tra i capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo di luglio». Orban ha confermato di avere in questo il pieno appoggio della Polonia e il premier polacco ha detto che quello del veto «resta lo scenario base che abbiamo discusso con l’obiettivo di cambiare la dinamica negativa che ci è stata imposta».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: Trump e Biden, messaggi opposti per Thanksgiving
Tema: Stati Uniti

In un Paese che registra più di 250mila morti per coronavirus, anche la festa del Ringraziamento all’ombra della pandemia riflette il conflitto tuttora in corso tra Donald Trump e il presidente eletto Joe Biden, che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio prossimo. «Ho appena visto il conteggio dei voti – ha twittato ieri Trump, rilanciando le accuse di brogli -. È impossibile che Biden abbia ricevuto 80 milioni di voti! Le elezioni sono state truccate al 100%». La soglia degli 80 milioni di voti, oltrepassata dal ticket Biden-Harris mentre il contagio delle presidenziali non è ancora del tutto terminato, è un record assoluto per un presidente americano. Mentre Trump, con più di 73 milioni di voti, è al secondo posto assoluto. A differenza di Biden, che ha raccomandato agli americani di celebrare il giorno di Thanksgiving con grande prudenza, evitando le riunioni di famiglia troppo affollate, Trump li ha incoraggiati a ritrovarsi, «nelle case e nei luoghi di culto, per offrire una preghiera di ringraziamento a Dio per le nostre numerose benedizioni».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Il Covid non ferma il Thanksgiving
Tema: Stati Uniti

Thanksgiving è più forte del Covid. Quasi cinque milioni di americani hanno preso un volo per riunirsi con familiari e amici lontani, e celebrare la festa del Ringraziamento insieme. Dieci volte più numerosi, circa cinquanta milioni, sono quelli che hanno usato l’auto per spostarsi. Il traffico aereo è stato del 45% inferiore al ponte di Thanksgiving 2019, però molto superiore alle aspettative. Una sfida ai richiami dei medici che avevano bombardato la nazione di avvertimenti: cancellate Thanksgiving, quest’anno restate a casa, salutate. i parenti lontani in videoconferenza. La disobbedienza di massa non ha colore politico, è bipartisan. In molti hanno ignorato i ripetuti avvertimenti del dottor Anthony Fauci e di tutte le autorità sanitarie, sul pericolo dei viaggi. Il tentativo di cancellare Thanksgiving è parzialmente fallito, ma non per qualche trama del presidente uscente. E nonostante alcuni Stati impongano quarantene a chi arriva dai focolai più colpiti dal contagio. La politica si è comunque intrufolata in questo Thanksgiving. La Corte Suprema ha bocciato alcune regole del lockdown di New York: il governatore democratico Andrew Cuomo non ha il diritto di imporre restrizioni alle cerimonie religiose. Le sue regole calpestano il Primo Emendamento della Costituzione, quello che insieme alla libertà di espressione protegge anche la libertà di culto.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Trump pronto a lasciare la Casa Bianca “Se verrà ufficializzata la vittoria di Biden” – Trump pronto a lasciare la Casa Bianca
Tema: Stati Uniti

Donald Trump è pronto a lasciare la Casa Bianca. Il presidente americano dice di essere disposto a fare un passo indietro se il Collegio elettorale voterà per Joe Biden. In base alla legge e alla costituzione, entro la fine di novembre gli Stati devono certificare i risultati delle elezioni da cui Biden è uscito vincente, e compilare entro l’8 dicembre le liste dei grandi elettori. Il 14 dicembre il Collegio deve votare il 46 esimo presidente degli Stati Uniti. Se sarà ufficializzata l’elezione del candidato democratico, Trump sarà pronto a passare il testimone, mettendo fine alla resistenza opposta per mezzo di azioni legali basate sulle accuse di brogli. L’annuncio arriva nel giorno delle celebrazioni del Ringraziamento in una Casa Bianca dove il presidente è arroccato da tre settimane nell’estremo tentativo di contestare la sconfitta. Nel frattempo, Trump potrebbe sfruttare questo tempo per graziare i suoi fedelissimi e cercare di essere “salvato” a sua volta. L’attuale inquilino della Casa Bianca ha già concesso, mercoledì sera, la grazia all’ex consigliere perla Sicurezza nazionale Michael Flynn, e a breve sono attesi altri atti di clemenza nei confronti di amici ed ex collaboratori.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Regeni fu visto vivo nella sede degli 007 – «Era vivo nelle mani dei Servizi» Nuovi testimoni sul caso Regeni
Tema: Caso Regeni

C’è chi ha visto Giulio Regeni vivo in una caserma della National security del Cairo, dopo che è uscito di casa la sera del 25 gennaio 2016 e prima che ricomparisse cadavere il 3 febbraio lungo una strada che porta ad Alessandria d’Egitto. Negli ultimi mesi la Procura di Roma ha raccolto tre o quattro testimonianze, ritenute attendibili, da cui si evince che il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso quasi quattro anni fa è finito nelle mani delle forze di sicurezza locali, e che rafforzano il quadro d’accusa contro i cinque funzionari indagati dagli inquirenti italiani. Si tratta di racconti che contengono particolari (veri) che non erano usciti sui giornali né svelati dai siti Internet, e che dunque hanno un alto grado di credibilità. Questo hanno spiegato il procuratore della capitale Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco al colleghi egiziani nell’incontro tra magistrati che s’è svolto venti giorni fa, il 5 novembre; nel quale è stata ribadita, anche sulla base di queste importanti novità, l’esigenza di chiudere le indagini, mettere gli atti a disposizione delle difese e poi chiedere – se non arriveranno elementi altrettanto forti in senso contrario – il rinvio a giudizio per gli indagati del rapimento di Giulio. Per consentire le notifiche l’Egitto dovrebbe comunicare l’elezione di domicilio dei cinque militari individuati con nomi e cognomi (il generale Sabir Tareq, il maggiore Magdl Abdlaal Sharif, il colonnello Ather Kamal, il capitano Osanlielmy e il suo collaboratore Mahmoud Najem), ma se anche dal Cairo non arrivasse la risposta che manca da un anno e mezzo, il codice di procedura penale consente ai magistrati italiani di andare ugualmente avanti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Foschini Giuliano 
Titolo: “Abbiamo visto Regeni entrare nella caserma degli 007 al Cairo” – Regeni, i nuovi testimoni “Lo abbiamo visto al Cairo nella caserma degli 007”
Tema: Caso Regeni

Giulio Regeni è stato sequestrato da agenti della National Security, il servizio segreto civile egiziano. È stato portato in almeno due caserme, dove è stato picchiato e torturato. La procura di Roma ne è certa. Perché qualcuno gliel’ha raccontato. La novità giudiziaria che mette, senza possibilità di smentita, con le spalle al muro l’Egitto di Al Sisi è questa: nell’indagine del sostituto procuratore Sergio Colaiocco ci sono alcune testimonianze, precise e concordanti, di uomini che raccontano dl aver visto Giulio essere rapito da agenti della National Security. E che lo collocano nelle ore successive in almeno due caserme: quella vicina alla metropolitana dl Dokki, dove Giulio fu preso il 25 gennaio. É una seconda dove solitamente venivano portati i cittadini stranieri. Non c’è, quindi, più alcun dubbio secondo la procura di Roma che siano stati gli agenti della National Security a rapire Giulio. E che sia stato torturato e ucciso nelle caserme e nei palazzi dello Stato, a pochissima distanza dagli uffici dell’allora ministro degli Interni, Magdi Abdel Ghaffar, che giurò in conferenza stampa pochi giorni dopo il ritrovamento di Giulio: «Non sappiamo cosa sia successo. Non sapevamo chi fosse». Una bugia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Degli Innocenti Nicol 
Titolo: Il Regno Unito adotta i lockdown regionali, Londra zona arancione
Tema: Regno Unito – Strategie anti-Covid

In Inghilterra finisce il lockdown nazionale ma iniziano le restrizioni regionali, con oltre venti milioni di persone nelle zone rosse. Il Governo ha annunciato ieri che dopo il 2 dicembre, quando finirà il secondo lockdown nazionale durato un mese, l’Inghilterra verrà divisa per zone con restrizioni differenziate in base alla fascia di rischio contagio da coronavirus. «Dobbiamo ancora superare un inverno difficile, ma le nuove regole sono equilibrate e meno invadenti delle attuali», ha detto il premier Boris Johnson ieri, sottolineando che le misure sono meno restrittive di quelle in vigore in Italia, Francia e altri Paesi europei. Il Parlamento voterà martedì, il giorno prima dell’entrata in vigore del nuovo sistema. il partito conservatore è diviso e molti deputati potrebbero ribellarsi, costringendo il Governo a contare sui voti dell’opposizione laburista per far approvare le misure. Molti deputati conservatori sono preoccupati per l’impatto sul business nelle circoscrizioni elettorali che rappresentano. Un gruppo di Tories contrari al lockdown ha formato il Covid Recovery Group, che ieri ha chiesto al Governo di dimostrare «dati alla mano che le restrizioni salvano più vite di quante ne costino».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Il mosaico tedesco: restrizioni nei focolai, chi migliora allenta
Tema: Germania – Strategie anti-Covid

«L’inverno sarà duro, ma finirà». Così Angela Merkel si è rivolta al Parlamento ieri per illustrare un complicato mosaico fatto di restrizioni anti-coronavirus e allentamenti temporanei o circostanziati, di misure di contenimento passate, nuove e prospettiche, di scadenze scritte con la matita, non con l’inchiostro. Semplicemente perché «i numeri dei nuovi contagi restano troppo alti», pur se la crescita esponenziale della seconda ondata si è arrestata e il sistema sanitario non è sovraccarico: «Se aspettiamo di intervenire quando i letti in terapia intensiva saranno tutti occupati, sarà troppo tardi», ha ammonito Merkel, che più di tutto guarda alle statistiche provenienti dagli ospedali. Qualche successo il lockdown iniziato il 2 novembre lo ha avuto, ha convenuto la cancelliera mettendo in evidenza un calo del 40% dei contatti, ma il miglioramento non è abbastanza (ieri i nuovi casi sono stati 22.268, i deceduti 389 subito dopo il record di 41o); il plateau della stabilizzazione è troppo elevato, non c’è stata inversione di tendenza e dunque il traguardo dei 5o nuovi contagi per 100mila abitanti in una settimana resta, perché per Merkel «solo così si riesce a spezzare la catena delle infezioni». Visto però che quota 50 è realisticamente ancora molto lontana, il governo federale ha introdotto ieri un nuovo criterio di misurazione della pandemia, questa volta in negativo: le zone che registrano 200 e oltre nuovi casi per ioomila abitanti a settimana rientreranno nella categoria degli hotspot, dei focolai, e a queste verranno riservate le misure più restrittive.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  G.Per 
Titolo: Turchia, tentato golpe: oltre trecento ergastoli per i militari infedeli
Tema: Turchia

Oltre trecento condanne all’ergastolo. E 75 assoluzioni. Si è chiuso così, ad Ankara, uno dei principali maxi-processi per il tentato golpe andato in scena in Turchia la notte tra il 15 e il 16 luglio del 2016. Alla sbarra 450 tra militari e civili, che hanno dovuto rispondere, tra le altre accuse, di tentato rovesciamento dell’ordine costituzionale e tentato omicidio del presidente della Repubblica. Nell’attacco al cuore del paese morirono oltre 250 persone e quasi 2.200 rimasero ferite. Il processo di ieri riguardava le azioni eversive messe in atto alla base aerea di Akinci, alla periferia di Ankara, che fu il vero e proprio quartier generale dei golpisti e dove l’allora capo di Stato Maggiore e attuale ministro della Difesa, Hulusi Akar, venne preso in ostaggio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Battistini Francesco 
Titolo: Cori, resse e incidenti per l’addio a Maradona – Code, canti e scontri di piazza L’Argentina piange Dieguito
Tema: Il saluto a Maradona

Una folla immensa in fila dall’alba per Maradona. Caos e arresti, poi la Casa Rosada viene chiusa e la salma lascia la camera ardente. Sfilano tutti: guevaristi, muratori, mamme imbiancate e ultrà. È il parente di ognuno. Una convocazione nazionale di portenos e bonaerenses – un milione, spara qualche sito – e la gente che arriva dai barrios e da Villa Fiorito, dove nacque la Leyenda. Alle 16 servono i poliziotti antisommossa, ad arginare l’invasione. Troppi che urlano, s’incazzano, spintonano. Qualcuno prova ad entrare con la forza e i disordini, con feriti e arresti, costringono a chiudere la camera ardente, a spostare la salma per motivi di sicurezza. Nessun distanziamento, tifo batte virus dieci a zero e se bisogna sempre succhiare il cuore di un eme finché batte, come recita il poeta, qui (fino allo stop anticipato) si fanno due ore di coda anche solo per arrestarsi due secondi e via, una sosta brevissima come quelle che si fanno nei mausolei delle rivoluzioni.
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