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SINTESI IN PRIMO PIANO – 27 luglio 2021

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RASSEGNA STAMPA DEL 27 LUGLIO 2021

In evidenza sui principali quotidiani:
– Scuola, vaccini obbligatori per tutti i prof
– Fisco, criptovalute e digitale sotto tiro
– Giustizia, via dalla riforma i reati di mafia e terrorismo
– Vertice Fao, l’appello di Draghi: “Un piano globale per battere la fame”
– Tunisia: scontri di piazza. Il presidente mobilita l’esercito

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Scuola, la spinta di Draghi – Draghi non ha dubbi: costi quel che costi la scuola deve ripartire in presenza da settembre
Tema: scuola

«Costi quel che costi a settembre la scuola deve ricominciare in presenza». Mario Draghi non ha dubbi e ne ha discusso anche ieri a Palazzo Chigi con il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. I dati sui risultati della Dad, rimarcano a Palazzo Chigi, «sono catastrofici»: per il presidente del Consiglio dunque quella della didattica a distanza, nonostante tutti gli sforzi fatti negli ultimi mesi da studenti e professori, è un’esperienza che deve considerarsi chiusa e irripetibile. I dati degli ultimi test Invalsi raccontano che i livelli di apprendimento degli alunni sono crollati. Anche con questo punto fermo il capo del governo sta avendo una serie di confronti per preparare il prossimo provvedimento sull’utilizzo del green pass: obbligatorio o meno, e con quali modalità, non solo nel mondo della scuola, ma anche del lavoro e dei trasporti, tre settori che sono rimasti fuori dalle misure previste nel decreto della settimana scorsa. Dopodomani è previsto un Consiglio dei ministri, è possibile che i tasselli mancanti sulle modalità d’uso del certificato digitale saranno definite in quella sede, ma per il governo c’è comunque tempo sino al 6 agosto. E dunque possibile che tutto slitti alla prossima settimana. Di sicuro ci vorrà una cabina di regia che si faccia carico di incrociare, come sempre, i dati scientifici con le differenze politiche dei partiti che sostengono la maggioranza. L’ipotesi di un’obbligatorietà del certificato vaccinale per i docenti al momento è solo un’opzione. Il ministro dell’Istruzione Bianchi ha detto al capo del governo che è aperto a qualsiasi soluzione, mentre i partiti hanno posizioni diverse. Sul punto sono favorevoli o possibilisti sia Forza Italia che il Partito democratico, mentre la Lega di Matteo Salvini e il Movimento Cinque Stelle sono contrari a rendere il green pass obbligatorio per tutti i docenti e il personale scolastico. Non è nemmeno oggetto di discussione invece l’obbligatorietà per gli studenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santarpia Valentina 
Titolo: Figliuolo: no a un anno in Dad Ma i presidi lanciano l’allarme
Tema: scuola
«Le indicazioni del verbale del Cts del 12 luglio sono ambigue e rese sulla base di un presupposto — il raggiungimento del 60% di vaccinati tra il personale e la popolazione scolastica over 12 a settembre — ad oggi di incerta realizzazione», scrive irritato il capo dei presidi, Antonello Giannelli, al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Due i nodi che, secondo Giannelli, dovrebbero essere sciolti per sottoscrivere il protocollo sulla sicurezza: il distanziamento, ma soprattutto l’obbligo vaccinale del personale scolastico, che i dirigenti sostengono, e su cui anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha ammesso che «è in corso una valutazione». Se logisticamente il metro di distanza non può essere mantenuto, infatti, bisognerà ricorrere ancora una volta al reperimento di spazi, all’obbligo di mascherina in classe, all’organico Covid. Si tratta di «margini di incertezza» che in parte verranno affrontati oggi, in due distinte riunioni al ministero. Ma quanto manca per parlare di rientro in sicurezza? Secondo Figliuolo quando riapriranno le classi ci sarà il 60% di over 12 vaccinati, e se si continua a questo ritmo entro il 30 settembre tutti i vaccinabili saranno stati raggiunti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Dopo la giustizia, scuola e lavoro i nodi d’agosto di Palazzo Chigi
Tema: scuola

I due fronti caldi di settembre/ottobre già si vedono e chiedono scelte rapide: ripresa del lavoro in presenza e riapertura delle scuole. Proprio ieri il ministro dell’Istruzione Bianchi è stato a Palazzo Chigi e sembra che Draghi sia stato molto netto nel chiedere lezioni in aula ma non sarà semplice. C’è il nodo delle vaccinazioni ai ragazzi – sulle quali si discute molto – e agli insegnati su cui i presidi si sono mobilitati. Il dilemma è l’obbligatorietà che naturalmente fa rima con opportunità politiche. Solo qualche giorno fa Salvini ha fatto sapere di essersi vaccinato con la prima dose e ieri è stato il turno della Meloni ma quel bacino di anti-Vax, che comprende i timorosi, gli scettici e i No-Vax, resta comunque ben presidiato da questo lato della politica. Ed è oggettivamente un problema in più per il premier nel cercare consenso sulla campagna vaccinale e sull’operazione green pass. Soprattutto, lo aspetta una stagione in cui entrano in un collo di bottiglia dossier non solo complicati ma popolari, nel senso che hanno un’incidenza nella vita delle persone, molto più della prescrizione. Il ritorno a scuola, il trasporto locale, il rientro a lavoro e, collegati a questi, l’uso del green pass sono questioni che attraversano la vita di tutti i cittadini e dunque hanno un impatto forte su Governo e partiti.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Milella Liana
Titolo: Giustizia, si media con i 5S, ma FI: riscrivere l’abuso d’ufficio – Giustizia, Draghi e Cartabia mediano ma ora si impunta Forza Italia
Tema: giustizia
Il team Draghi-Cartabia scandisce le mosse sulla giustizia per portare a casa la riforma del processo penale. Da oggi a venerdì, quando è previsto l’approdo in aula alla Camera, il percorso sarà irto di ostacoli. Non se lo nascondo il premier e la ministra della Giustizia negli oltre 60 minuti di colloquio a palazzo Chigi. Entrambi hanno “trattato” per tutta la giornata con i grillini di Giuseppe Conte da una parte, ma anche con Forza Italia dall’altra. Il partito di Berlusconi vuole cambiare le regole dell’abuso d’ufficio, «per tutelare i sindaci e gli amministratori pubblici» come dice il coordinatore Antonio Tajani. Ma anche modificare le figure del pubblico ufficiale e dell’incaricato di pubblico servizio, con un’immediata ricaduta su tutti i reati di corruzione. Al punto che alla Camera, si è aperta la “caccia a quale processo” (magari dello stesso leader di Fi Berlusconi) potrebbe essere favorito da una modifica del codice penale che si applicherebbe ai dibattimenti in corso. Cartabia mette sul tavolo preoccupazioni e passi avanti. La Guardasigilli porta la prima bozza del possibile emendamento da presentare al neo leader di M5S. Se Giuseppe Conte chiede di garantire la conclusione del processo per tutti i reati di mafia, la via è quella di cambiare il comma 8 dell’articolo 14 della riforma, laddove è indicato che i reati da ergastolo non rientrano tra quelli che devono rispettare le regole dell’improcedibilità. Ecco l’emendamento che assegnerebbe una vittoria a Conte. In quel comma, spiega Cartabia, rientrano i reati di mafia, dall’estorsione al voto di scambio, ma anche altri reati gravi che verrebbero graziati. È un lavoro difficile, su cui si stanno misurando i tecnici della Giustizia e di palazzo Chigi. Cartabia sa che da M5S arrivano altre richieste, spostare la data da cui parte il conteggio per i processi d’Appello, nonché quella dell’entrata in vigore per i reati gravi. Oggi Conte incontra i deputati M5S, e sul tavolo ci sarà se l’accordo è una vittoria o una sconfitta.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: Via dalla riforma della giustizia i reati di mafia e di terrorismo – Giustizia, esclusi dalla riforma i processi di mafia e terrorismo
Tema: giustizia
Un binario diverso per i processi di mafia o terrorismo. Con l’obiettivo di non farli rientrare fra quelli che si prescriveranno o che diventeranno improcedibili. E questo il punto di caduta della mediazione su cui stanno lavorando i tecnici di Palazzo Chigi e via Arenula. E se al momento non c’è una bozza, ruota attorno a questo compromesso l’incontro fra Marta Cartabia e Mario Draghi. La ministra della Giustizia varca l’ingresso del portone di piazza Colonna nel primo pomeriggio e ne esce dopo qualche ora. Un confronto che viene definito «tecnico» e di «carattere preliminare». Il tempo, però, scorre e ci si avvicina alla data del 30 luglio quando la riforma del processo penale dovrebbe approdare nell’aula di Montecitorio. Dunque, occorre accelerare per rispettare il timing e le condizioni previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. I due, Draghi e Cartabia, lavorano così a a quell’aggiustamento che possa tenere insieme i mal di pancia del M5S e la forza centrifuga opposta di Forza Italia e Lega. D’altro canto, al mattino quando si riunisce l’ufficio di presidenza della commissione Giustizia il clima è molto teso. Pronti via e la prima decisione salta. La richiesta di Forza Italia di allargare il perimetro della riforma del processo penale ai reati contro la Pubblica amministrazione viene rinviata. Il motivo? Il centrodestra si serve di una mossa che è forse figlia delle indiscrezioni che parlano di una apertura del governo ai 5 Stelle sui processi per mafia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna – Cassano Antonello 
Titolo: Battaglia sui candidati Altolà di Letta a Renzi “No a scambi sui collegi”
Tema: Pd-Iv
Dai nomi dei candidati che durano lo spazio di una giornata ai tentativi di accordo fra Pd e Italia Viva che rischiano di non andare in porto. Si complica il nodo delle candidature per i collegi suppletivi di Siena e di Roma-Primavalle che andranno al voto in autunno. E non più solo perché la candidatura del segretario del Pd Enrico Letta nel collegio senese ha scatenato la protesta dei consiglieri regionali toscani di Italia Viva. Ad agitare il quadro sono le ultime mosse di Matteo Renzi che pure era intervenuto per bloccare gli attacchi a Letta da parte dei suoi esponenti toscani e cercare un accordo su Siena. Lo ha fatto da Bari ponendo due condizioni: la richiesta al Pd di rompere l’intesa con i 5 Stelle e un sostegno dei dem alla candidatura di un renziano a Primavalle, l’altro collegio in palio in autunno. Proprio sul collegio romano pero si consuma un nuovo atto di questa vicenda. Prima viene lanciato il nome di Marco Bentivogli come candidato nel collegio romano. Poi la retromarcia pomeridiana. Poche ore dopo lo stesso Renzi fa retromarcia. «Era un’idea di Calenda, ma non se ne fa nulla» risponde a una domanda sulla candidatura di Bentivogli dopo che lo stesso ex sindacalista aveva fatto sapere di non saperne nulla, anche se aveva ricevuto diverse telefonate sul tema negli ultimi giorni. Una candidatura, dunque, che dura lo spazio di una mezza giornata. A complicare il quadro è evidentemente anche la barra dritta tenuta dal segretario del Pd Enrico Letta, che sul tema dei collegi non pare voglia scendere a compromessi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – La posta in palio nella sfida di Siena
Tema: Pd-Iv

L’alleanza Pd-5S esiste ancora ma ha ridotto le sue ambizioni. Negli ultimi giorni ha dovuto subire le conseguenze di una serie di sconquassi. In primo luogo la lite Conte-Grillo, finita nel modo ambiguo con cui era cominciata. In seguito l’offensiva contro la riforma della giustizia, nella quale Conte ha dimostrato incertezza di leadership e solo a fatica è riuscito — non sappiamo per quanto — a tenere a bada l’ala oltranzista dei 5S che pretende di guidarlo attraverso il giornale di riferimento. Adesso il testo Cartabia si avvia con ogni probabilità a un compromesso che segnerà la vittoria del governo e la sconfitta dei massimalisti. Infine l’incidente alla festa del partito di Bersani e Speranza, che il giorno dopo ha costretto il ministro della Salute a prendere le distanze dagli insulti rivolti al presidente del Consiglio. Insulti che non erano solo la libera espressione del pensiero di un ospite, come si è detto, bensì la manifestazione sprezzante di una linea alternativa al governo in carica, come tale poco compatibile con il sostegno che Art. l garantisce all’esecutivo. Tutto ciò rende gli accordi Pd-Conte poco strategici e anzi piuttosto precari. Non esiste una visione comune del prossimo futuro né un’agenda conseguente. L’orizzonte delle riforme è quello garantito dal governo Draghi, al quale il Pd offre un appoggio un po’ avaro mentre i 5S contiani, come si è visto, lo soffrono con crescente frustrazione. Non stupisce allora che intorno al voto suppletivo di Siena si sia riaccesa la contesa tra Letta e Renzi. Sarebbe sbagliato leggervi solo un gioco di ripicche e rivalse. Sullo sfondo ci sono due aspetti. Il primo riguarda la politica locale: la disputa non nuova intorno all’ampliamento dell’aeroporto di Firenze, una storia di enormi interessi con i renziani favorevoli e il tandem Pd-5S contrario. Il secondo tema è, diciamo così, più alto. Renzi vede indebolirsi sul piano nazionale l’asse con i “grillini” e si sforza di allargare la frattura. Che sarebbe irreparabile nel caso improbabile in cui il segretario del Pd non fosse eletto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: Intervista a Davide Casaleggio – «La mia nuova vita? Camelot dopo Rousseau Ho richieste dall’estero anche da gruppi politici»
Tema: Casaleggio e le critiche al M5S

Davide Casaleggio, com’è la sua nuova vita senza M5S? Nostalgia della politica? «Attraverso le mie competenze di innovazione digitale ho contribuito per 15 anni a costruire un movimento politico che ha raggiunto risultati straordinari andando tre volte al governo e raggiungendo importanti primati a livello mondiale grazie a Rousseau. Grandi successi che non lasciano spazio alla nostalgia perché è un sentimento di chi guarda al passato e ha paura di rimettersi in gioco. Ora occorre rilanciare e portare la partecipazione ad ogni livello, non solo politico». Cosa pensa del litigio e poi della pace tra Conte e Grillo? «Credo si sia perso di vista il Movimento». Le place II nuovo statuto M5S? «Del M5S nello statuto presentato non rimane nulla. A questo punto potrebbe essere apprezzabile che cambiassero anche il nome di questo diverso soggetto politico che si vuole creare. Si è passati da una struttura iperdemocratica ad una struttura iperverticistica in cui nessuno viene votato, nessuno si può candidare, persino i gruppi locali non possono esistere se non battezzati da parte di qualche nominato. Oggi non mi risulta ci sia alcuna forza politica in Italia con un vertice di nominati. La paura della libera competizione tra persone e idee, e del confronto democratico non ha mai portato lontano».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Fazzo Luca 
Titolo: Sentenza Eni: pressione dei pm – Procura di Milano nei guai al Csm I giudici rivelano: manovre dei pm sulla sentenza Eni
Tema: procura di Milano

Il «day after» della Procura della Repubblica di Milano, dopo la ribellione di quasi tutti i pubblici ministeri contro il capo Francesco Greco e in difesa del collega Paolo Storari, racconta anche visivamente come si sia toccato il punto di non ritorno. L’ufficio del procuratore Greco è chiuso e buio, buie le stanze dei pochi magistrati che gli sono rimasti vicini, quelli del «cerchio magico» contro cui durava da mesi il mugugno che il «caso Storari» ha scatenato. La partita, ieri e oggi, si gioca 500 chilometri più a sud, nella sede del Consiglio superiore della magistratura, investito in pieno dal ciclone dei verbali del «caso Amara» e dai veleni della Procura milanese. Davanti al Csm oggi sfileranno una lunga serie di toghe milanesi: compresi i leader della protesta, il capo dell’Antiterrorismo Alberto Nobili e la giovane pm Francesca Crupi. Ma già ieri è stato sentito il magistrato che di questa vicenda è incolpevolmente al centro: Marco Tremolada, il giudice del caso Eni che il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale (con la benedizione o almeno la tolleranza di Greco) ha cercato di infangare usando i verbali di Amara, per impedirgli di assolvere gli imputati. È stato quello il primo errore del «cerchio magico». L’interrogatorio di Tremolada dura poco più di mezz’ora. Avviene a porte chiuse, i verbali sono secretati. Ma si apprende che sia Tremolada che il suo superiore diretto, il presidente del tribunale Roberto Bichi, hanno confermato il dato cruciale, quello da cui nasce tutto: le pressioni della Procura per condizionare l’esito del processo Eni.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Fisco, criptovalute e digitale sotto tiro – Lotta all’evasione 2021, sotto tiro economia digitale e criptovalute
Tema: fisco
La lotta all’evasione mette nel mirino le nuove forme dell’economia. L’atto di indirizzo del Mef 2021-2023 raccomanda, infatti, di andare alla ricerca del sommerso collegato al mondo delle criptovalute e dell’economia digitale. Tenendo conto non solo dei rischi di riciclaggio ma anche di quelli di occultamento della base imponibile e di trasferimento di capitali all’estero. Massima attenzione, inoltre, al recupero delle perdite riportate fittiziamente in avanti da parte di soggetti che hanno già subito controlli. Nell’atto d’indirizzo del ministro dell’Economia Daniele Franco spinta alla compliance e al recupero di perdite per chi ha già subito controlli. Rilancio della riscossione con azioni mirate per il recupero dei crediti anche per  evitarne la prescrizione.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Aldrighetti Antonella 
Titolo: Fisco, arriva la tregua di Ferragosto E rottamazione a rate
Tema: fisco

Il decreto Sostegni bis, convertito in legge, fa tirare un sospiro di sollievo ai contribuenti vessati dalla pandemia, che vedranno rimodulati i termini entro i quali effettuare il pagamento delle rate sospese nel 2020 e mantenere i benefici della cosiddetta «Rottamazione-ter». Mentre per le rate del 2021 c’è tempo fino al prossimo 30 novembre. Quanto alla sospensione delle attività di notifica delle nuove cartelle esattoriali, 60 milioni di nuovi atti tra avvisi, solleciti, altre competenze dell’Agenzia delle entrate e riscossioni, la legge congela l’invio fino al 31 agosto. Ma non si esclude che a settembre si possa innescare un ingorgo dovuto allo stand by dei versamenti. Inoltre l’istituto diretto da Ernesto Maria Ruffini sospende anche le procedure cautelare esecutive di fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti sempre con termine 31 agosto. Si tratta di misure necessarie urgenti, connesse all’emergenza sanitaria, per favorire il lavoro e la ripartenza di imprese e professionisti che vedranno un aggiustamento temporale dei termini di pagamento. Ovvero la quota parte della rottamazione e del saldo e stralcio non pagata nel 2020 si potrà suddividere nei mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre 2021, senza perdere le agevolazioni già previste nel provvedimento primario. Per fare un esempio il primo appuntamento è per il prossimo 31 luglio ma, essendo un sabato, slitterà al 2 agosto. Data in cui i contribuenti dovranno ottemperare alle rate scadute il 28 febbraio 2020 per la rottamazione-ter pena la perdita del beneficio, e il 31 marzo 2020 per il saldo e stralcio.
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Testata:  Sole 24 Ore 

Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Forte rimbalzo del Pil, ma è allarme varianti – Forte rimbalzo Pil a giugno, rischi da contagi
Tema: Confindustria
L’Italia è ripartita in modo robusto, spinta dal forte recupero dei servizi, dal rimbalzo dei consumi e dalla crescita che prosegue su ritmi stabili nell’industria, anche se si è indebolito il traino dell’export. Ma sulle prospettive pesano ancora alcune nubi che possono compromettere la ripresa: l’incertezza nell’Eurozona per i possibili effetti della variante delta Covid, gli Usa che si stanno assestando su ritmi di crescita meno elevati, i prezzi alti e la scarsità delle materie prime. È la fotografia scattata dall’ultimo rapporto del Centro studi Confindustria, che evidenzia «il rimbalzo del Pil forte nel 2° trimestre 2021, meno nel 3° e 4° trimestre». A giugno si è irrobustita la ripresa per effetto dell’accelerazione delle vaccinazioni e delle minori restrizioni, ma l’aumento dei contagi a livello europeo registrato a luglio rischia di compromettere l’attività economica, specie nel turismo nel mese di agosto. Tutto ciò in un contesto caratterizzato dal forte recupero dei servizi nel 2° trimestre: a giugno l’indice Pmi che monitora l’andamento del settore dei servizi è salito ancora, a 56,7 punti (da 53,1 di maggio), e dovrebbe continuare a salire nel 3° trimestre. Per gli investimenti prosegue la dinamica favorevole dei mesi primaverili, con ordini in aumento, per la spesa delle famiglie si stima un recupero, grazie alla maggiore mobilità. L’indice dei consumi Confcommercio mette in luce un recupero a maggio-giugno più accentuato nei servizi, grazie alla ripresa di viaggi e spese fuori casa. E le attese sono positive: gli ordini interni dei produttori di beni di consumo nel 2° trimestre sono saliti di 6 punti, la fiducia delle famiglie è oltre i livelli pre-crisi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  F. Mas. 
Titolo: Confindustria: crescita robusta, ma rischi dai contagi
Tema: Confindustria

Circa il buon andamento del secondo trimestre Csc evidenzia che gli ordini interni dei produttori di beni di consumo sono saliti di 6 punti e la fiducia delle famiglie, oltre i livelli pre-crisi, porta a spendere i risparmi accumulati in lockdown. Segnali positivi anche dall’occupazione: i contratti a tempo determinato sono sopra i livelli pre-crisi (a maggio +6o mila) ma sono ancora fermi gli indeterminati e va assorbito «l’eccezionale aumento di inattività (ancora quasi +400 mila)». I dati sui consumi elettrici confermano la ripresa: a giugno 27,4 miliardi di kWh, +1,9% su maggio +13,8% su giugno 2020. La spinta alla ripresa passa dagli Stati: in Italia varrà il 6% del Pil 2021, stima Csc. Ma i Recovery plan vanno prima approvati dalla Ue in tutta Europa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Palazzo Chigi stringe i controlli sulla attuazione del Recovery
Tema: Recovery
Sarà l’Ufficio per il programma di governo a tenere sotto controllo il processo di attuazione del Recovery Plan. Per garantire questa funzione, Palazzo Chigi ha preparato il testo che modifica l’ordinamento delle strutture generali della presidenza del Consiglio, inserendo all’articolo 25 del Dpcm del 1° ottobre 2012 «l’attuazione dei provvedimenti legislativi contenuti nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza» nell’elenco dei compiti previsti per la «struttura di supporto al Presidente del Consiglio». La scelta completa la rimessa a punto sul controllo nell’attuazione dei provvedimenti che Draghi ha posto fin dall’inizio fra le priorità del governo, affidando il dossier al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. La mossa è tecnica, ma traduce sul piano operativo l’architettura della governance disegnata dal decreto Recovery ora alla ratifica del Senato, che concentra a Palazzo Chigi le leve di comando e di controllo sul Pnrr. Nell’agenda dei governi dei prossimi anni, del resto, i provvedimenti collegati al Recovery rappresenteranno l’ingrediente dominante, sia sul terreno delle riforme sia su quello delle norme settoriali e degli aggiustamenti legislativi che si renderanno necessari per provare a superare ostacoli e strozzature. In questo scenario, sarebbe stato complicato separare il controllo sull’attuazione del Piano da quello sull’ordinaria amministrazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Intervista a Giuseppe Busia – «Il controllo degli appalti resti all’Anac»
Tema: Anac

Giuseppe Busia, 52 anni, nominato presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione dal governo di 5 Stelle e Pd, ha molti dubbi. Non è convinto da ciò che filtra delle semplificazione degli appalti che dovrebbe essere contenuta in un disegno di legge da varare entro l’anno. È perplesso all’idea che circola di abbreviare e semplificare il codice degli appalti, per renderlo più adatto a un Paese impegnato a investire oltre 200 miliardi di fondi europei in cinque anni. Presidente Busia, il codice degli appalti ha 220 articoli: il doppio del corrispondente testo tedesco. Troppi? «Dipende. Si può introdurre molta complicazione in un solo comma e molta semplificazione in cento articoli. Non credo che il codice degli appalti possa essere riscritto completamente, come si legge, perché in gran parte è l’attuazione di una direttiva europea». Con molte aggiunte, però. «Sarebbe stato meglio un regolamento europeo direttamente applicabile. Ma in questo modo, ad esempio, l’Italia ha potuto adattare le regole al contesto nazionale, fatto di piccole e medie imprese». Il governo sembra orientato a ridimensionare il ruolo dell’Anac, non nella prevenzione della corruzione ma come regolatore dei contratti pubblici. In effetti non sembra quello Il ruolo di un’autorità come la vostra, no? «Lo è, invece. Noi nasciamo dalla fusione con l’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, la quale deve applicare le direttive europee. Siamo l’autorità che garantisce la concorrenza dei contratti pubblici. E la concorrenza è ciò che serve perché le imprese migliori possano crescere».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Galullo Roberto – Mincuzzi Angelo 
Titolo: Il riciclaggio vale l’1,2% del Pil, ma l’Europa non ha ancora una linea comune di contrasto – L’Europa cerca un’arma comune per combattere il riciclaggio
Tema: criminalità finanziaria
L’Europa della lotta al riciclaggio è una Babele di regole e di authority sottodimensionate che spesso non si parlano tra loro, quando addirittura non entrano in conflitto. Combattere la criminalità internazionale con queste armi è come cercare di svuotare il mare con un cucchiaio. In Germania la vigilanza antiriciclaggio del settore non finanziario è affidata a soli 15 specialisti, che devono supervisionare oltre un milione di entità. In Croazia è un’unica persona a occuparsi della sorveglianza del settore immobiliare mentre in Olanda – dove il comparto è in espansione da anni – gli specialisti sono 10, come in Belgio. Per non parlare del settore finanziario. Qui le disparità sono evidenti anche solo se si confrontano due Stati membri dell’Unione Europea che hanno un comparto finanziario di dimensioni simili: in Finlandia il personale dell’autorità di vigilanza dedicato all’antiriciclaggio è composto da 10 dipendenti, in Austria sono 27. Ogni Paese sembra andare per la propria strada. Fino al 2019 l’Autorità bancaria europea (Eba) impiegava meno di tre persone a tempo pieno nell’antiriciclaggio. Poi, il piano d’azione del Consiglio Ue ha deciso di rafforzare lo staff con altre quattro risorse dal gennaio 2020 e ulteriori quattro dipendenti dall’inizio del 2021. Ancora troppo poco per chi ha il complesso compito di supervisionare tutte le authority bancarie dei 27 stati della Ue. E l’Eba stessa non è in grado di conoscere il numero delle risorse umane che i singoli Paesi impiegano per contrastare il lavaggio di denaro sporco.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Veronese Luca 
Titolo: Orban rimandato a settembre: il recovery plan è da rivedere
Tema: Ungheria
L’Ungheria di Viktor Orban dovrà aspettare almeno fino a fine settembre per vedere approvare il piano di ripresa nazionale. E anche per la Polonia la procedura di assegnazione dei fondi europei potrebbe allungarsi di almeno due mesi. E questo nonostante Varsavia, almeno nell’ultima settimana, abbia evitato i toni roboanti di sfida usati invece dall’alleato di Budapest che ha attaccato frontalmente la Commissione di Ursula von der Leyen, dicendosi pronto a fare «senza le risorse europee». Tutto nel nome del sovranismo. I ministri delle Finanze dell’Unione europea, riuniti led in videoconferenza, hanno dato il via libera ai piani nazionali di ripresa e resilienza di altri quattro Paesi membri: Cipro, Croazia, Lituania e Slovenia. Facendo così partire il conto alla rovescia che porterà in tempi rapidi all’erogazione dei prefinanziamenti Ue per i progetti indicati dai singoli governi. Con le quattro approvazioni ufficializzate ieri, sono ormai sedici i piani nazionali accettati da Bruxelles, con tutte le maggiori economie già promosse. Il prossimo passo ora è mettere in atto questi piani e far partire la ripresa dell’economia europea». Lo stesso Dombrovskis ha spiegato che «la Commissione erogherà i prefinanziamenti non appena gli adempimenti tecnici lo permetteranno: una questione di settimane o in alcuni casi, di giorni».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bongiorni Roberto 
Titolo: Tunisia, silurato il premier e sospeso il Parlamento – Prova di forza a Tunisi, Parlamento sospeso A rischio la sola primavera araba democratica
Tema: Tunisia
Tunisia. Dieci anni dopo. Si è tornati al punto in cui tutto era iniziato, dunque aun regime, oppure l’ormai anemica primavera araba, l’unica che aveva avuto un reale seguito democratico, ha avuto un nuovo sussulto? Punti di vista. Per Kais Saied, l’eclettico (e semi-populista) presidente della Repubblica che ieri ha congelato il Parlamento per 30 giorni, ha sospeso l’immunità dei suoi onorevoli, mettendo agli arresti il primo ministro del Governo, Hichem Mechichi (e silurando anche iministri di Difesa e Giustizia), è stato un atto doloroso ma dovuto. Giustificato con l’applicazione dell’articolo 8o della Costituzione che consente questa iniziativa in caso di “pericolo imminente”. Agli occhi di Ennahda, il movimento islamico che rappresenta la spina dorsale dell’Esecutivo, sostiene Mechichi e ha piazzato il proprio leader, Rached Ghannouchi, a capo del Parlamento, non è altro che un pericoloso colpo di Stato. Contro il quale il rimedio più efficace è sempre lo stesso: mobilitare le masse. In passato Ennahda ha dimostrato di saperlo fare bene. Anche altri partiti politici hanno criticato la drastica soluzione del presidente. Il Parlamento ieri ha precisato come tutte le decisioni del presidente siano nulle. Quella che negli anni successivi al 2011 era stata definita la primavera modello, il solo esperimento culminato in una genuina transizione democratica, continua a vivere periodi di grande tensione. Già piagata da una crisi economica senza precedenti, esacerbata da una pandemia particoma in cambio chiede dolorose riforme lannente violenta, la Tunisia ha preso una pericolosa deriva. Nessuna osa fare previsioni.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Caos Tunisia, scatta il coprifuoco Blindati e militari nelle Strade – Tunisia nel caos: scontri di piazza Il presidente mobilita l’esercito
Tema: Tunisia
Gli scontri tra sostenitori del presidente e oppositori guidati in particolare dal partito maggioritario Ennahda (Rinascita), legato alle correnti moderate dei «Fratelli Musulmani», si moltiplicano da Tunisi ai maggiori centri urbani. Di fronte al rischio della perdita del controllo delle piazze e dell’avvitarsi violento in una vera e propria guerra civile, Saied minaccia di fare ricorso all’esercito. Da ieri pomeriggio ha annunciato l’imposizione del coprifuoco dalle 19 alle sei di mattina. I militanti dei due campi si sono presi a sassate presso il Parlamento bloccato dai presidii dell’esercito. Tra i deputati in protesta c’era il leader storico di Ennahda, l’ottantenne Rashid Ghannouchi, che ha denunciato il «golpe gravissimo, un attentato alla nostra democrazia instaurata dopo la rivoluzione del 2011». In serata è stata chiusa la sede locale di Al Jazeera. Saied cerca adesso di gettare acqua sul fuoco. «Non è un colpo di Stato. Queste misure servono a salvare lo Stato, la normalità tornerà non appena l’ordine sarà restaurato», afferma. Ricorre all’articolo 8o della Costituzione (che lui stesso ha contribuito a stilare 7 anni fa), che prevede la possibilità di disporre di questi metodi «nel caso di pericolo imminente per il Paese». Ma minaccia anche rappresaglie dure contro chi dovesse ricorrere alle armi: «Risponderemo ai proiettili coi proiettili». Così, un Paese con meno di 12 milioni di abitanti, che tutto il mondo additava come l’unico successo rilevante delle «primavere arabe» nel 2011, toma adesso a mostrare le sue profonde fragilità. Preoccupazione è stata espressa dalla Farnesina: «LTtalia rivolge un appello alle istituzioni tunisine affinché venga garantito il rispetto della Costituzione e dello stato di diritto» si legge in una nota.
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Testata:  Stampa
Autore:  GIO.STA. 
Titolo: Intervista ad Azedine Beschaouch – “Governo paralizzato e crisi sanitaria questa era l’unica via d’uscita possibile”
Tema: Tunisia
Azedine Beschaouch risponde da Tunisi, dove ha visto in questi mesi precipitare una situazione economica e sanitaria che non esita a definire «drammatica». Per questo approva la decisione del presidente Kais Saied di sospendere il Parlamento e appellarsi all’articolo 80 della Costituzione. «Non c’è nessun golpe, la verità è che questa era l’unica via d’uscita, il presidente ha provato per mesi a convincere le forze politiche a fare qualcosa, ma era tutto paralizzato dai veti contrapposti. E di fronte agli ospedali al collasso che altro poteva fare?». Beschaouch è stato ministro della Cultura nel 2011, l’anno delle grandi speranze, della rivoluzione dei gelsomini. Preferisce però parlare da «cittadino e da storico, non da politico». Il sogno della rivoluzione è forse finito ma adesso le cose più importanti peri tunisini sono «il lavoro e la salute». Ghannouchi parla di «golpe». È così? «Ma quale golpe. Saied da mesi lancia appelli, avverte che non si può andare avanti in questo modo. Come si può tollerare che negli ospedali non ci sia più ossigeno per tenere in vita i pazienti gravi? Il governo non ha fatto nulla e per fortuna sono arrivati aiuti dai Paesi amici, Italia e Francia»
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Del Re Pietro 
Titolo: Viaggio a Cuba che sogna la caduta del regime – “Salute e libertà” Nella Cuba che sogna la caduta del regime
Tema: Cuba

San Antonio de los Baños consiste in un paio di chiese malandate, in poche strade strette tra case lillipuziane color pastello e in un fiumiciattolo che nonostante la stagione delle piogge sembra lo scolo di una fogna. Da due settimane è assediato dalla polizia che ne controlla gli ingressi ed è stato infiltrato da decine di chivatones inviati dalla capitale per estirpare il germe di chi diffonde «falsa narrativa», come ha specificato il presidente Miguel Díaz-Canel, succeduto a Raúl Castro lo scorso 19 aprile anche nella carica di segretario generale del Partito comunista. Dice Juan: «Il giorno dopo la protesta, gli agenti in tenuta anti-sommossa hanno rastrellato casa per casa. Se per reprimere le proteste interne Fidel Castro inviava gli operai, oggi il regime ricorre a poliziotti che somigliano a guerrieri Ninja». Secondo l’attendibile Ong per i diritti umani Cubalex, il cui sito è oscurato da giorni, nel Paese sono state fermate seicento persone. Molte sono già state rilasciate dopo esser state brutalmente picchiate nei commissariati. Le altre, quelle che il regime riconosce come potenziali leader, siano essi giornalisti, blogger o influencer, vengono in questi giorni processati per direttissima e condannati a pene di almeno un anno di galera. Tra questi, figura il giovane fotografo Anyelo Troya, accusato di aver realizzato il video sull’inno della rivolta, Patria y Vida, cantato da rapper cubani storpiando lo slogan con cui Fidel cominciava e chiudeva ogni sua concione, Patria o Muerte.
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Testata:  Avvenire 
Autore:  Marcelli Matteo 
Titolo: Crimine fame – Il Papa scuote il vertice Fao: «La fame è uno scandalo»
Tema: vertice Fao
Anticipo del summit in programma il settembre prossimo a New York, ieri a Roma è iniziato il pre-vertice sui sistemi alimentari della Fao. Una tre giorni di confronto sotto la guida del segretario generale dell’Onu, António Guterres, e la partecipazione, oltre che del premier Mario Draghi, di capi di Stato e di governo di tutto il mondo. Generale l’allarme per la crescita delle persone malnutrite. Papa Francesco ha inviato al summit un messaggio inequivocabile: «Produciamo cibo a sufficienza per tutti, ma molti restano senza il pane quotidiano. Questo costituisce un vero scandalo, un crimine che viola i diritti umani fondamentali. Pertanto, è dovere di tutti sradicare questa ingiustizia attraverso azioni concrete e buone pratiche, e attraverso audaci politiche locali e internazionali». E ancora: «Abbiamo la responsabilità di realizzare il sogno di un mondo in cui pane, acqua, medicine e lavoro scorrano in abbondanza e raggiungano per primi i più bisognosi. Ci vuole una nuova mentalità e un nuovo approccio olistico. Occorrono sistemi alimentari che tutelino la Terra e mantengano al centro la dignità della persona umana — ha insistito Francesco – che garantiscano cibo sufficiente a livello globale e promuovano il lavoro dignitoso a livello locale, che nutrano il mondo oggi, senza compromettere il futuro».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Di Matteo Alessandro 
Titolo: L’appello di Draghi “Un piano globale per battere la fame” – Draghi: contro la fame del mondo restiamo uniti come sui vaccini
Tema: vertice Fao

È salito a 800 milioni il numero di persone che soffrono la fame nel mondo, 130 milioni in più rispetto al 2019 e la causa è la crisi scatenata dal Coronavirus. Mario Draghi lancia l’allarme parlando al pre-vertice dell’Onu sui sistemi alimentari, ospitato dal governo italiano alla sede romana della Fao. Il premier italiano riassume i numeri dell’emergenza e chiede a tutti i governi uno sforzo simile a quello messo in campo per i vaccini perché – avverte – «la piaga della malnutrizione si sta diffondendo. La malnutrizione in tutte le sue forme è diventata la causa principale di malattie e di morte». Un monito simile a quello che arriva dal Papa, che manda un messaggio al vertice Fao: «Produciamo cibo a sufficienza per tutti, ma molti restano senza il pane quotidiano. Questo costituisce un vero scandalo, un crimine che viola i diritti umani fondamentali». La pandemia, sommata agli effetti del cambiamento climatico, è stata devastante, spiega il premier: «Condizioni meteorologiche estreme e interruzioni degli approvvigionamenti hanno contribuito all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari». Mangiare diventa sempre più un lusso, sottolinea Draghi, «l’indice dei prezzi delle materie prime agricole registra un incremento del 30 % rispetto al mese di gennaio 2020 ed è prossimo ai livelli massimi degli ultimi otto anni». Il risultato è che «la crisi globale ha spinto milioni di persone al di sotto della soglia di povertà». E in generale «quasi 3 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso a regimi alimentari sani». Per questo – insiste Draghi – serve uno sforzo eccezionale, come si è fatto sui vaccini per evitare che la parte povera del mondo restasse senza siero anti-Covid. «Abbiamo assunto impegni per garantire che i vaccini siano disponibili per i più poveri del mondo. Dobbiamo agire con la stessa determinazione per migliorare l’accesso ad una quantità adeguata di approvvigionamenti alimentari». Servono soldi, dice chiaro e tondo il presidente del Consiglio, ci vogliono «maggiori finanziamenti» sia «da parte dei governi» che dalle «banche di sviluppo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bellinazzo Marco 
Titolo: Tokyo 2020, giro d’affari da 10 miliardi di dollari messo a rischio dal Covid
Tema: Olimpiadi

Più che dal motto ufficiale “United by emotion”, i Giochi di Tokyo dovrebbero essere rappresentati dallo slogan “United by money”. Per il Cio e il Comitato organizzatore giapponese, in un’edizione che definire infausta appare eufemistico, allo sforzo di far quadrare il conto economico di una manifestazione già di per sé imponente, si è aggiunto quello di assorbire prima il rinvio di un anno causato dalla pandemia di Covid-19 e poi il suo svolgimento tra restrizioni sempre più ingombranti, culminate con l’embargo per il pubblico straniero e la disputa delle gare a porte chiuse. Il deficit di consenso popolare e le polemiche per il rischio di aggravare l’emergenza sanitaria in un paese per tre quarti non ancora vaccinato sono state perciò derubricati per salvare i conti ed evitare un disastroso default. A fronte di costi che per il paese del Sol levante hanno raggiunto ufficialmente quota 15,4 miliardi di dollari ma con lo spettro di un consuntivo a cui sommarne almeno altri 10 – l’imperativo del Cioe del Comitato organizzatore è stato quello di ridurre il più possibile il decremento di un giro d’affari che sulla carta era di 10 miliardi di dollari di dollari.
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